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NONA SERIE

AVVERTENZA

1. Il presente volume, nono della serie nona, comprende il materiale relativo al periodo intercorrente tra l'indomani del ritorno di Mussolini a Roma dal viaggio in Africa Settentrionale (21 luglio 1942) e il mutamento ministeriale che portò anche alla sostituzione di Ciano nella carica di ministro degli Esteri (6 febbraio 1943). Sono questi i mesi in cui si verifica la svolta delle sorti militari del conflitto per effetto delle battaglie di El Alamein e Stalingrado e dello sbarco anglo-americano in Africa del Nord. I tre avvenimenti, che si succedono tra il settembre 1942 e il gennaio 1943, danno la precisa sensazione che i paesi dell'Asse si avviano verso la sconfitta. Mussolini ne è pienamente cosciente e la sua reazione si concreta nella proposta, che egli fa a Goering il 6 dicembre, di concludere la pace con l'Unione Sovietica per concentrare tutte le forze dell'Asse nella difesa dell'Europa e del Nord-Africa. Il 18 dicembre, in visita al Comando Supremo tedesco, Ciano illustrò tale proposta personalmente ad Hitler che la respinse decisamente. Mussolini, per il momento, si rassegnò. Ciano, invece, rimase convinto della necessità per l'Italia di uscire in ogni modo dal conflitto. Di qui l'esclusione dal governo sua e di quanti condividevano la sua opinione.

Il materiale relativo a questo problema è stato inserito con notevole larghezza, come pure quello, strettamente connesso, riguardante le relazioni italotedesche, che continuano ad essere improntate alla consueta subordinazione, tendente ormai a divenire rassegnata obbedienza. Tale situazione si riverbera anche nei rapporti dell'Italia con gli altri paesi europei del Tripartito, in particolare l'Ungheria e la Romania, dove si manifestano fermenti analoghi a quelli esistenti a Roma, specialmente nell'ultima fase della battaglia di Stalingrado. Nessuna iniziativa viene presa che discosti l'atteggiamento italiano da quello adottato nei loro confronti dai tedeschi: si rifiuta persino di ricevere le visite, già concordate per il novembre-dicembre 1942, dei presidenti del Consiglio ungherese e romeno, adducendo in via ufficiale il motivo dei molti impegni derivanti dalla situazione militare creatasi con lo sbarco anglo-americano in Nord-Africa. Uguale rinvio subisce anche la visita di Ante Pavelic che doveva avere lo scopo di discutere sullo stato dei rapporti itala-croati, divenuti assai delicati per il crescere dell'influenza tedesca a Zagabria e per le divergenze createsi sul modo d'affrontare il problema dei cetnici e della resistenza jugoslava in generale.

I rapporti con il Giappone, il secondo grande del Tripartito, non offrono particolari motivi di interesse, ove si eccettuino i discorsi che l'ambasciatore nipponico a Berlino fa con l'italiano Alfieri, improntati a dare l'indiretto suggerimento all'Italia di considerare le possibilità di pace tra l'Asse e l'U.R.S.S. attraverso una eventuale mediazione giapponese. La questione più importante che viene trattata tra Roma e Tokio è la liquidazione della concessione italiana a Tien-tsin in connessione con l'ingresso ufficiale nel conflitto della Cina di Wang Ching-Wei.

IX

Lo stesso dicasi per i rapporti con i paesi neutrali, che si mantengono

ad un livello poco incoraggiante anche per quanto concerne la Spagna, la cui amicizia diviene sempre più formale. Il decisivo mutamento nelle sorti militari del conflitto ha i suoi effetti anche riguardo al sostegno del nazionalismo indiano ed arabo che, con l'occupazione della Tunisia nel novembre 1942, si allarga ai neodesturiani di Bourghiba. Tale sostegno resta, ma è ormai minore la rispondenza che esso riscuote tra gli interessati.

Vanno infine menzionati, tra i temi principali del volume, i rapporti con la Santa Sede, che hanno solo un momento di difficoltà per la missione di Myron Taylor a Roma del settembre 1942, la prima e unica da lui effettuata nel periodo di belligeranza tra Italia e Stati Uniti: i patti lateranensi trovano nella libertà di transito puntuale applicazione, ma è rilevante la differenza delle informazioni fornite sugli scopi della missione rispetto alle visite precedenti. Ciò tuttavia non turba la ripresa del negoziato, che è mediazione vaticana, sul problema dell'« eventuale bombardamento di Roma», il quale giunge ad un primo positivo punto d'arrivo rappresentato da uno scambio di lettere riassuntive che ebbe luogo il 20 dicembre 1942.

Su tutti questi temi, e sugli altri minori qui non menzionati, è stata inclusa la documentazione significativa per identificare la politica italiana secondo U criterio generale cui è ispirata questa raccolta.

2. Quanto allo stato della documentazione archivistica su cui è basato 11 presente volume, come si è detto nelle avvertenze precedenti, esso è soddisfacente, dopo l'opera di restauro e inventariazione dei fondi di Gabinetto, né vi sono lacune che abbiano inciso sulla scelta del materiale, ove si eccettuino i fascicoli «Conflitto europeo» della posizione 1.11/12 dell'Archivio ordinario del Gabinetto.

I fondi dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri da cui provengono i documenti pubblicati sono i seguenti: a) Archivio del Gabinetto del Ministro, sia della sezione ordinaria che di quella segreta; b) Archivio segreto dell'Ufficio di Coordinamento del Gabinetto; c) Archivio dell'Ufficio ArmistizioPace del Gabinetto; d) Archivio generale degli Affari Politici; e) Archivio degli Affari Commerciali; /) Raccolta dei telegrammi delle serie ordinarie (R. e P.R.) e della serie segreta (S.N.D.).

L'Archivio Centrale dello Stato ha consentito di completare in particolare la corrispondenza Mussolini-Hitler attraverso il fondo «Carte della valigia di Benito Mussolini », messo a disposizione, insieme ad altri fondi, con sollecitudine dal sovrintendente dott. Mario Serio e dai suoi collaboratori, che si ringraziano per la cordiale assistenza prestata. Dei documenti da esso forniti si è indicata ogni volta in nota la provenienza.

3. Una parte di questo materiale aveva visto la luce precedentemente nel volume: Hitler e Mussolini: Lettere e documenti, a cura di V. Zincone, Milano, Rizzoli, 1946; nelle memorie di DINO ALFIERI, Due dittatori di fronte, Milano, Rizzoli, 1948; di RENATO BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, Roma, Ruffolo, 1949 e di RAFFAELE GUARIGLIA, Ricordi, Napoli, E.S.I., 1950. Di ciò si è data indicazione nelle note, facendo risaltare, quando esistevano, le differenze con gli originali qui utilizzati, mentre sono state trascurate altre pubblicazioni mi

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norl, e gli studi che hanno riportato brani dai documenti ora pubblicati tn questo volume. Nessun riferimento è stato fatto ai paralleli documenti tedeschi (Akten zur Deutschen auswartigen Politik 1918-1945, Serie E: 1941-1945, voll. III, IV, V), salvo che nel caso di rinvio ad essi per qualche specifico documento, essendo tale raccolta ben nota agli studiosi come pure è nota la sua complementarietà con quella italiana per molti argomenti.

4. Nella preparazione di questo volume sono stato validamente aiutato per la ricerca del materiale dalla dott. Micaela Di Gennaro e dalla dott. Maria Laura Piano Mortari, alle quali si deve anche la preparazione dei documenti per la stampa e la redazione dell'indice-sommario. La dott. Emma Ghisalberti ha rivisto l'intero dattiloscritto e ha predisposto la tavola metodica. La compilazione dell'indice dei nomi è stata opera della dott. Francesca Grispo. La correzione delle bozze è stata effettuata dalla signora Fiorella Giordano e dalle dottoresse Antonella Grossi e Alessandra Raffa. A tutti il mio più sentito ringraziamento.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 4705/358-359 R. Istambul, 21 luglio 1942, ore 14,45 (per. ore 21).

Mi riferisco al mio telegramma 340 del 13 corrente (1).

Ho incaricato il Colonnello Luca di avvicinare suo amico Saracoglu dopo che questi aveva assunto Presidenza del Consiglio e opportunamente sondarlo circa suoi programmi e intenzioni. Ho anche voluto che Colonnello Luca facesse nel suo colloquio precisa allusione ai maneggi di agenti inglesi in Turchia per conoscere le reazioni del suo interlocutore.

Il colloquio si è svolto così.

Saracoglu ha chiesto a Luca mie notizie e in forma generica ha domandato se si era contenti di lui. Luca ha risposto: «non troppo» ed ha aggiunto che continuano le persecuzioni di polizia anche nei confronti dei Turchi che dimostrano simpatia per l'Asse mentre ogni tolleranza è ammessa verso gli agenti inglesi che lavorano in Turchia quasi indisturbati forse perché sanno pagare bene. Saracoglu ha obiettato che i primi non sono simpatizzanti ma vere e proprie spie al soldo dell'Asse, mentre i secondi non esercitano azione spionaggio nei riguardi della Turchia. Avendo Luca ribattuto che gli inglesi sono perfettamente informati delle cose turche dai loro tecnici e istruttori dislocati da per tutto, Saracoglu ha ammesso che ciò può essere vero ed ha subito aggiunto che non nutriva preoccupazione al riguardo essendo perfettamente al corrente dei metodi messi in atto dagli inglesi per attirare verso democrazie la opinione pubblica e la giovane ufficialità dell'esercito. Queste mene saranno stroncate appena se ne presenterà la necessità; comunque, è da escludere in modo assoluto che gli anglo-sassoni ottengano la collaborazione attiva della Turchia nel conflitto mondiale, la Turchia intende rimanere neutrale anche se e quando l'Asse avrà conquistato il Caucaso ed il Canale di Suez. Dati gli impegni assuntisi la Turchia desidera salvare usata cortesia apparenza formale della sua alleanza con l'Inghilterra, ma se questa in seguito alle sconfitte in Russia e in Egitto volesse costituire un altro fronte valendosi della Turchia, la Turchia stessa si difenderebbe con le armi senza neanche chiedere aiuti all'Asse.

Parlando più specialmente dei rapporti fra Turchia e Asse Saracoglu ha detto conviene alla Turchia di stare bene con l'Asse perché cosi ha maggiore

certezza di poter mantenere la sua neutralità fino alla fine della guerra. La Turchia non teme di essere attaccata dalla Germania, non solo perché Von Papen in tutte le sue conversazioni lo ha rassicurato in tal senso ma anche perché pensa che la Germania non ha alcun interesse ad allargare il suo già enorme fronte.

Nel seguito del colloquio Luca ha accennato alla promessa fattagli di trasferire il Generale Salai el Din a Stambul, al che Saracoglu ha risposto nessuna domanda gli era ancora pervenuta ma che vi era sperare in una favorevole definizione di questa faccenda anche perché le nuove direttive che egli intende dare alla politica turca sono intese stabilire una maggiore comprensione e ulteriori contatti con i mussulmani.

E questa è la parte più interessante del colloquio. Saracoglu inoltrandosi difatti nell'argomento ha detto che in previsione di rivolta nelle Indie e negli Stati arabi confinanti con la Turchia, la Turchia stessa non potrà più restare indifferente al movimento arabo: perciò abbandonerà la politica di assenteismo verso gli arabi instaurata da Ataturk. I turchi non possono più disinteressarsi degli arabi mussulmani con cui hanno comuni origini; queste nuove direttive politiche non dovrebbero per altro secondo Saracoglu, dispiacere all'Asse.

Saracoglu ha pregato Luca di tenere assolutamente segreta tutta la conversazione.

(l) T. 4565/340 R. del 13 luglio 1942, ore 15,22, non pubblicato: desiderio turco di una vittoria dell'Asse sulla Russia e di una successiva transazione con le Potenze democratiche che eviti l'instaurazione del dominio della Germania sull'Europa Continentale e dell'Italia sul Mediterraneo.

2

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4737/950-951 R. Buenos Aires, 22 luglio 1942, ore 14,11 (per. ore 1,14 del 23).

Telegramma di V. E. n. 672 e mio 922 (1).

Ho fatto iersera passo prescritto da V. E. col telegramma sopracitato. Analogo passo è stato fatto dal mio collega tedesco questa mane e Ambasciatore del Giappone si propone di effettuarlo nei prossimi giorni. Questo Ministro degli Affari Esteri dopo aver premesso che applicazione noti decreti, dato carattere tecnico, rientra nella specifica competenza Ministero delle Finanze e Banco Centrale, ci ha pregato approfondire esame questione con Ministro Torriani Direttore Generale Affari Commerciali Ministero degli Affari Esteri: ciò che mi propongo di fare tra breve insieme con Consigliere commerciale. Comunque Ministro degli Esteri ha tenuto assicurarmi -in conformità di quanto segnalato col mio telegramma n. 913 (2) -che da un punto di vista generale applicazione decreti non avrà tangibili ripercussioni lesive nostri interessi e che attuale politica neutralità Governo argentino, reiteratamente riaf

fermata recente sessione parlamentare, non consentirebbe eventuali discriminazioni a danno Potenze Tripartito.

All'occasione ho creduto rilevare che primo decreto concerne paesi belligeranti non americani, il secondo tutti gli stranieri compresi americani e il terzo tutti gli stranieri non americani e che quindi ogni altra discriminazione oltre quella di cui al primo decreto avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Dott. Ruiz Guifiazù mi ha risposto che direttive di Governo si ispirano assolutamente obiettività e che nostre legittime aspirazioni saranno sempre amichevolmente esaminate. A questo punto mi sono valso efficace argomento di cui al telegramma di V. E. n. 672 (l) aggiungendo, per quanto concerne favorevole soluzione incidente Rio Tercero, considerazione di cui al mio telegramma n. 925 (2) ed ho felicitato Ministro Esteri per successi da lui riportati nelle recenti discussioni parlamentari sulla politica internazionale. Avendo dettogli che notizia suoi successi personali era giustamente giunta particolarmente gradita V. E., ha mostrato visibile compiacimento ed ha tenuto richiamarsi alle ferme dichiarazioni fatte da lui alla Camera dei Deputati che cioè Governo Castillo mantiene inalterata sua linea condotta «panamericanismo nel quadro dignità sovranità e interessi nazionali».

(l) -Vedi serle IX, vol. VIII, D. 685 e T. 4622/922 R. del 16 luglio 1942, ore 1,34, non pubblicato. (2) -T. 4958/913 R. del 14 luglio 1942, ore 21, non pubblicato.
3

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 22762/018 P.R. Sussak, 22 luglio 1942 (per. il 25).

Telegramma di V. E. n. 25353 (3). Ho avuto con Generale Roatta lungo colloquio confidenziale circa eventualità di un progetto tedesco di intervento nella 3a Zona. Egli mi ha detto:

1° -Che non credeva che, almeno per adesso, tale progetto fosse attuabile giacché truppe germaniche attualmente in Croazia, anche se rinforzate da nuovi contingenti provenienti dalla Serbia, erano già insufficienti mantenere controllo della sola Bosnia Orientale; che l'aggravarsi situazione nel Sirmio e nella Slavonia richiedeva concentramento forze in quella regione per assicurare regolarità traffico importantissima linea ferroviaria e probabilmente nuovi rinforzi germanici erano appunto destinati in quel settore; in queste condizioni non vedeva con quali mezzi i tedeschi potessero pensare estendere operazioni nella 3a Zona.

2° -Che stagione propizia per operare nella 3• Zona era ormai notevolmente inoltrata; sapevamo per nostra esperienza come dopo le prime nevi la regione fosse assolutamente impraticabile per movimenti militari di una certa importanza.

3° -Che tanto accordo militare tripartito di Abbazia (l) quanto recente accordo itala-croato di Zagabria (2) escludevano che senza nostro esplicito consenso truppe tedesche entrassero nella 3• Zona o truppe croate vi operassero sotto comando tedesco.

4° -Che se i tedeschi avevano richiamato attenzione dei croati sulle conseguenze dello sgombero della 3• Zona, con noi non avevano mai mostrato di dare eccessiva importanza alla cosa; a suo tempo essi richiesero solo che garantissimo zona di Foca, ferrovia Mostar-Ragusa e centro di Karlovac (settori che sono sempre occupati e mantenuti sicuri) ma non accennarono mai di essere interessati in altre zone.

5° -Che attuale situazione nella 3a Zona non era poi così grave da giustificare intervento tedesco, comunque non era peggiore di quella di molti settori della zona tedesca. Che anche quando diffuso stato insurrezionale della Bosnia Orientale aveva reso difficile posizione nostri presidi nella 3• Zona, noi non avevamo mai protestato per questo né chiesto di intervenire oltre linea demarcazione; non v'era ragione che tedeschi si comportassero diversamente.

6° -Che egli condivideva completamente punto di vista essere nostro interesse escludere ogni intervento truppe tedesche nella 3• Zona e non transigere su principio che nostra giurisdizione militare estendevasi fino linea demarcazione (principio confermato dal recente accordo Zagabria e dal fatto che, anche dopo sgombero, nostre colonne erano ritornate in centri evacuati per liberare presidi croati o scacciarne ribelli). Se i tedeschi avessero tentato di accennare ad una tale proposta con lui egli avrebbe sostenuto questo punto di vista, pur deferendo naturalmente esame e decisione al Comando Supremo.

7° -Che non riteneva opportuno né facile (data diminuita forza dell'Armata ed operazioni in corso) modificare piano attuale raggruppamento e dislocazione nostre truppe.

(l) -Vedi serie IX, vol. VIII, D. 685. (2) -T. 4650/923-924-925 R. del 16 luglio 1942, ore 21,30, non pubblicato. (3) -Con T. 25353 P.R. del 20 luglio 1942, ore l, non pubblicato, D'Ajeta manifestava l'Interesse Italiano ad escludere l'Intervento di truppe tedesche oltre la linea di demarcazione, poiché si sosteneva che la giurisdizione mllltare Italiana avrebbe continuato ad estendersi fino alla suddetta linea.
4

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. P. (3). Roma, 22 luglio 1942 (4).

Appena tornato dalla Cirenaica desidero informarVi sulla situazione e sulle cause che hanno determinato la sosta a Bir el Alamein. Le cause si riassumono in una sola parola: esaurimento fisico delle truppe, specialmente le

fanterie italiane che hanno sempre marciato a piedi attraverso centinaia di chilometri di deserto. Notate, Fiihrer, che si tratta di uomini molti dei quali sono ininterrottamente in Africa da trenta e talora quaranta mesi. Questo spiega il cedimento di un battaglione della «Sabratha » attaccato alla mattina del 10 Luglio da forze australiane affluite fresche sulla linea. Episodio di scarsa importanza locale e che non ha avuto seguito. Gli attacchi del 15 e del 17 hanno provocato piccole oscillazioni del terreno, né poteva accadere diversamente, perché se le truppe dell'Asse erano stanche il nemico era battuto e non poteva quindi assumere iniziative di qualche rilievo. Prima di partire ho fissato nella carta che ho l'onore di accluderVi (1), le istruzioni ai Comandi per quanto occorre fare.

Di ritorno dalla Cirenaica mi sono fermato alcune ore ad Atene, dove ho ricevuto oltre al Vostro Ministro Altenburg, il Presidente del Consiglio greco e il Ministro delle Finanze Gotzamanis. Essi mi hanno fatto un rapporto, sul quale, Fiihrer, reputo mio dovere richiamare per un momento la Vostra attenzione. La situazione può sintetizzarsi in questa proposizione: la Grecia è sull'orlo della catastrofe finanziaria e quindi economica e politica. Questi dati sono impressionanti: nell'inverno scorso i morti per mancanza di alimenti sono stati 24 mila; le entrate dello Stato raggiungono faticosamente i 30 miliardi di dracme, ma la circolazione è già di 110 miliardi di dracme. I prezzi sono saliti alle stelle. Vi prego di chiederli ai Vostri funzionari residenti ad Atene. La situazione dal punto di vista alimentare è leggermente migliorata, ma quella finanziaria si aggrava di giorno in giorno, malgrado tutte le misure che un saggio ed esperto amministratore quale il Ministro Gotzamanis ha escogitato. A mio avviso, Fiihrer, non v'è che un rimedio: alleggerire le spese di occupazione. Per quanto riguarda l'Italia io ho dichiarato al Capo del Governo greco che sono disposto a ridurle al minimo assolutamente indispensabile (2).

Gli esperti hanno studiato il problema in sede tecnica, ma senza risultato; bisogna risolverlo in sede politica e lasciatemelo dire senza indugio. Perché ogni giorno, anzi ogni ora perduta, è un acceleramento del male verso la fine. Ora, dal punto di vista politico, la Grecia si è tenuta sin qui tranquilla, ma il Ministro Gotzamanis non mi ha nascosto le sue preoccupazioni per il futuro, poiché, egli ha aggiunto «la fa;me è una cattiva consigliera». L'aspetto stesso della città indica la crisi e la popolazione appare in critiche condizioni fisiche.

Ora, mi risparmio di ricordare a Voi ciò che la Grecia ha rappresentato nella storia del mondo, mi limito ad affermare che è nell'interesse dell'Asse di avere una Grecia ordinata e calma che respinga le suggestioni di Londra e non ci dia preoccupazioni.

Voglio sperare, Fiihrer, che pur nel fragore delle grandi battaglie vittoriose delle Vostre armate, Voi Vi soffermerete sul problema greco e vorrete impartire le istruzioni necessarie perché sia nella misura del possibile risolto.

Vogliate, FUhrer, ricevere i miei saluti cordiali e l'espressione della mia cameratesca amicizia. In un momento più calmo, mi riprometto di scriverVi ancora su talune altre questioni di attualità (1).

(l) -Vedi Serle IX, vol. VIII, D. 339. (2) -Vedi Serle IX, vol. VIII, D. 631. (3) -Minuta autografa. (4) -Questa lettera fu inviata con corriere aereo speciale ad Alfieri 11 24 luglio (T.s.n.d. 25742/1057 P.R. del 23 luglio 1942, ore 19,15). Alfieri assicurò di aver personalmente consegnato 11 pllco a Weizsacker (T.s.n.d. 22670/1296 P.R. del 24 lugllo 1942, ore 20) che avrebbe provveduto ad inoltrarlo ad Hitler. (l) -Vedi serle IX, vol. VIII, D. 694. (2) -Questo capoverso e l due seguenti furono da Ciano trasmessi al rappresentante politico ad Atene Ghigi, con istruzioni di darne conoscenza al presidente del Consiglio grecoed al ministro delle Finanze (Telespresso n. l/4178 del 23 luglio 1942). Non sono stati trovati documenti circa l'esecuzione di tali istruzioni.
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IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4744/893 R. Atene, 23 luglio 1942, ore 2 (per. ore 8).

Mio telegramma 887 del 20 corrente (2).

Visita del Duce ad Atene continua qui a suscitare impressioni in profondità.

Notizia tale visita ha vivamente interessato ambiente direttivo e colpita fantasia collettiva. Popolo greco ha intuitivamente considerato avvenimento come un atto di cavalleresca e storica portata ed è rimasto istintivamente compiaciuto per un tale gesto del Duce.

Commenti sono naturalmente numerosi e vari. Misura delle ripercussioni visita Duce, è data da insistenti sforzi ambienti ostili a persuadere popolazione che unico assestamento favorevole Grecia può soltanto scaturire da vittoria anglo-russa. Complesso, invece, tale avvenimento è destinato accelerare evoluzione opinione pubblica ellenica nei nostri riguardi su di un piano logica realistica ed umanamente comprensivo. Persone responsabili attendono ansiosamente dalla visita del Duce salvezza finanziaria per riduzione spese occupazione e tributi oltre provvedimenti per arrestare catastrofe. Si pensa comunque sovente ad una possibile futura e sincera intesa italo-greca.

Visita del Duce ha pertanto provocato ragionevole e proficuo ottimismo in questo Paese duramente vinto, già politicamente ingannato e profondamente provato dalla sconfitta e dalla fame.

6

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 22592/1291 P.R. Berlino, 23 luglio 1942, ore 20,10.

Apprendo da fonte sicura che è in corso il trasferimento in Francia occupata di un contingente di truppe germaniche tratte dal fronte russo.

Sembra trattarsi di una ventina di divisioni inviate a rafforzare il corpo di osservazione esistente, per fronteggiare un eventuale sbarco anglo-americano.

(l) -Quest'ultima frase è stata aggiunta nella minuta datt!loscr!tta. Mussolini non dette però seguito al proposito d! scrivere ancora ad Hitler. (2) -T. 4697/887/20 R. del 21 luglio 1942, ore 2,25, non pubblicato, con !l quale Gh!g! riferiva sull'esito della visita del Duce !n Atene, nel corso della quale Mussolini s'intrattenne con !l ministro del Reich Altenburg, il Generale Tsolakoglu e l'attuale Ministro delle Finanze Gotzamanis.
7

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 4755/159 R. Helsinki, 23 luglio 1942, ore 21 (per. ore 2,30 del 24).

Secondo informazioni da fonte bene informata Ministro degli Stati Uniti ha confidato a Incaricato d'Affari spagnuolo in Helsinki che in recente colloquio tra Stalin ed Ambasciatore degli S.U. ed Ambasciatore d'Inghilterra recatisi a Mosca, Stalin avrebbe posto ultimatum per costituzione immediata secondo fronte, basato su minaccia conclusione trattative con la Germania, che sarebbero già in corso in mediazione Ambasciatore del Giappone a Kuibiscev.

Ambasciatori inglese e americano avrebbero precisato, a parte immediata attuazione secondo fronte, [che] a giudizio esperti anglo-sassoni destino U.R.S.S. appare già segnato.

Condizioni armistizio sarebbero seguenti:

1° -truppe tedesche si ritirerebbero ad ovest linea frontiera anno 1930 tra Paesi Baltici, Polonia e Romania. Finlandia conserverebbe forze militari su territori occupati a titolo garanzia salvo decisione pace generale circa sovranità definitiva su esso;

2° -truppe sovietiche si ritirerebbero ad Est su linea Volga ed a nord su quella determinata presso a poco da 50° meridiano tutta la zona interamente corrente tra due linee, tedesche e sovietiche, sarebbe smilitarizzata;

3° -fino fine guerra si concederebbe Germania in enfiteusi Ucraina e Caucaso. Non sono in grado assicurare se il colloquio tra Ministro degli Stati Uniti e Incaricato degli Affari Spagnuolo mi sia stato riferito con esattezza.

8

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4786/677 R. Santiago, 24 Zuglio 1942, ore 1 (per. ore 15,45 del 25).

Dopo le difficoltà di inizio mese corrente circa posizione Cile innanzi conflitto, sboccate poi in discussione Senato (miei telegrammi n. 581 e 582) (l)

e in sospensione seduta della Camera Deputati -mio telegramma n. 625 (l) sembra che questo Governo viva adesso momentaneamente periodo franco ottimismo.

Personalità politiche che fino a pochi giorni fa giuravano in ineluttabilità prossima rottura delle relazioni diplomatiche con Asse, con consueta leggerezza locale assicurano oggi che ogni pericolo è ormai allontanato e che Cile potrà mantenere immutata sua posizione politica innanzi conflitto. Situazione bellica europea ha certamente influito in tale attitudine partendo realtà posizione alleati; ma ciò non può giustificare completamente eccesso attuale ottimismo poiché Paese trovasi innanzi gravosi problemi finanziari, economici ed anche sociali divenuti di soluzione oltremodo ardua data imprevidenza Governo, che possono almeno indirettamente influire in sua posizione politica internazionale.

Cile comincia mancare molte merci necessarie normale funzionamento sua vita economica quali principalmente carburanti.

Fra non molto non appena saranno terminate scarse riserve Paese mancherà quasi tutto poiché Cile vive quasi esclusivamente merci manifatturate esportazioni.

A parte scarso contributo importazioni sud-americane, quasi totalità materie prime e merci dovranno giungere da Stati Uniti d'America come pure di là dovranno venire contributi per salvare finanze locali oltremodo oberate per sperpero tre anni democrazia fronte popolare e ingenti ruberie molti uomini politici locali. Ma difficoltà produzione inerenti economia interna nord-americana rarefazione trasporti marittimi e cattiva volontà possono ridurre di molto importazioni e concorso finanziario nord-americano e porre questo Paese in critica situazione cosi da renderlo facilmente accessibile ad ogni sopruso esterno.

Può altresì contribuire a tale precaria pericolosa situazione anche potenza e prepotenza partiti locali alla nota dipendenza di Mosca e di Washington, perfettamente organizzati e ormai infiltrati in tutti gli organi produzione nazionale e persino forze armate, che potrebbero da un giorno all'altro e senza difficoltà eccessive sconvolgere organizzazione economica locale.

Ottimismo attuale sembra pertanto esagerato poiché malgrado buona volontà Presidente della Repubblica e alcuni governanti che è certa ed effettiva e volontà massa voler restare aliena conflitto non è da escludere che avvenimento o non prudentemente previsto o insormontabile possa porre Paese mercé S.U.A. del Nord. Ciò che non è scevro pericoli poiché se militarmente come già indicai S.U.A. dovrebbero logicamente fare possibile mantenere Cile lontano conflitto per sfruttarne sicura non belligeranza ai loro fini e necessità, politicamente sono capaci sotto la direzione Roosevelt commettere qualsiasi imprudenza purché atta a dare prestigio alla sua politica all'estero e interno.

(l) T. 4263/581 R. del 25 giugno 1942, ore 14 e T. 4293/582 R. del 25 giugno 1942, ore 19,12, non pubblicati, con l quali De Rossi riferiva circa l risultati della discussione segreta svoltasl al Senato, nel corso della quale 11 Ministro degll Esteri cileno aveva dichiarato «non essere intervenuto sino ad ora fatto nuovo che possa giustificare variazione attuale attitudine Clle innanzi conflitto ».

(l) T. 4496/625 R. dell'8 luglio 1942, ore 23,50, non pubblicato, con Il quale De Rossi riferiva circa la decisione presa dal Presidente della Repubblica cilena, di annullare seduta segreta indetta alla Camera del Deputati, nel timore che si adottasse una risoluzione favorevole alla rottura delle relazioni diplomatiche con l'Asse.

9

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 22938/0116 P.R. Berlino, 24 luglio 1942 (per. il 27).

Come preannunciato con il mio telegramma 1292 in data di ieri (1), Rostow è caduta stamane in mano tedesca e con l'occupazione di questo importantissimo centro si conclude la prima fase dell'attuale campagna di Russia iniziata all'alba del 29 giugno.

La manovra avvolgente ideata dall'Alto Comando Germanico si è sviluppata con estrema rapidità e con grande successo per quanto concerne l'occupazione del territorio. Le parti vitali della grande ansa del Don si trovano infatti ora in mano dei tedeschi che dispongono delle necessarie basi di partenza per l'ulteriore sbalzo verso il Caucaso, e per l'azione, di importanza essa pure fondamentale verso Stalingrado ed il Volga.

Ciò che nella fase testé conclusa é per contro completamente mancato è l'auspicato annientamento delle forze avversarie le quali si sono sottratte con una rapidissima ritirata ai tentativi germanici di avvolgimento.

Queste forze sovietiche che da oltre venti giorni stanno ritirandosi, costituivano una parte sostanziale degli eserciti nemici oppure non erano che una retroguardia? Oltrepassato il Don in direzione del Kuban e del Volga, i tedeschi si troveranno di fronte finalmente l'esercito nemico schierato in battaglia e deciso a resistere oppure constateranno la presenza di una massa di sbandati che sarà facile annientare?

Sono questi i grandi interrogativi che si pongono negli ambienti responsabili germanici nell'attuale momento allorché stà per iniziarsi la fase che può ritenersi veramente decisiva della campagna di guerra dell'anno in corso.

Pur senza minimizzare le difficoltà veramente grandi alle quali dovrà andare incontro, l'Alto Comando Germanico si prepara ad affrontare questa nuova fase della campagna con altissimo spirito e completa sicurezza di riuscire, prima dell'autunno, ad assicurarsi un successo tattico di importanza veramente fondamentale.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. 25993/710 P.R. Roma, 25 luglio 1942, ore 24.

Vostri 942-944 (2).

Alla prima occasione che avrete di intrattenere su altre questioni il Ministro degli Affari Esteri confermategli che il suo ultimo successo parlamentare

su esposrzwne politica estera è stato qui accolto con viva soddisfazione, sia perché rappresenta convalida di fronte esponenti dei partiti di quell'atteggiamento assunto da Governo fin da Conferenza Rio, sia perché prova che gli uomini di Governo che rappresentano atteggiamento stesso si basano su tali doti di capacità e di equilibrio da essere in grado di far tacere se non disarmare gli opponenti. Ditegli che R. Governo, che d'altra parte si rende conto della necessità per l'Argentina di collaborazione interamericana, vede nell'attuale atteggiamento del Governo Castillo il segno più concreto della maturità del popolo argentino e la più sicura presa di posizione per una sua maggiore affermazione avvenire.

(l) -Si riferisce al T .s.n.d. 22591/1292 P.R. del 23 luglio 1942, ore 21, non pubblicato. (2) -Con T. 4699/942-944 R. del 20 luglio 1942, ore 21,08, non pubblicati, Garbacelo riferiva circa le conclusioni del dibattito segreto svoltosi alla Camera dei Deputati argentina. Tale dibattito segna il successo personale riportato dal Ministro degli Esteri argentino Rulz Gulftazu nella difesa dell'atteggiamento di neutralità del suo paese.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4828/972 R. Buenos Aires, 27 luglio 1942, ore 14,05 (per. ore 22).

Gabinetto Segreto.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha fatto sapere in via confidenziale quanto segue:

«Ambasciatore dell'Argentina Madrid Dottor Escobar il quale deve far ritorno Buenos Aires per raggiungere a suo tempo Rio Janeiro dove è stato trasferito ha ricevuto istruzioni recarsi prossimamente Roma prima di rimpatriare. Missione Escobar obbedisce due scopi: visitare ufficialmente Governo Sommo Pontefice e prendere riservatamente contatti con circoli dirigenti italiani riferendo poscia sue impressioni a questo Governo».

Data posizione preminente Ambasciatore Escobar anche campo politica e importanza che potranno avere sue informazioni permettomi segnalare subordinatamente opportunità facilitargli compito offrendogli altresì modo aver colloqui con V. E. e se possibile col Duce. Esco bar sarà accompagnato suo viaggio da scrittore argentino Goyeneche amicissimo Italia e simpatizzante nostre ideologie cui sarebbe opportuno che codesto Ministero d'accordo Micup favorisse contatti con ambienti intellettuali italiani. Questo Ministero degli Affari Esteri è particolarmente interessato a che impressioni Escobar siano ottimiste e amichevoli (l).

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IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 4925/424-425 R. Kabul, 30 luglio 1942, ore 19,50 (per. ore 21,50 del 31).

Principe Nahim, Vice Presidente Consiglio dei Ministri, ha fatto chiamare stamane questo Ministro di Germania e gli ha detto a nome del Primo Mini

lO

stro che questi ritiene giunto il momento cominciare entrare fase concreta collaborazione fra Asse e Afghanistan.

Governo Afghanistan mentre ritiene che in questo momento Russia abbia tutt'altro da pensare ritiene invece che gli inglesi non abbiano ancora rinunziato loro mire su Afghanistan: per questa ragione è necessario da parte nostra massima prudenza nel nostro lavoro informativo qui.

Se sarà necessario però Governo Afghanistan è fermamente deciso combattere. Governo Afghanistan da parte sua si mette a nostra disposizione per darci tutte le informazioni che può procurare circa India, Russia e Paesi vicini.

Vice Presidente ha aggiunto che esercito afghano regolare data mancanza di materiale di guerra e di organizzazione ha scarso valore ma che Afghanistan, compreso frontiere, può offrirei collaborazione di uomini armati e valorosamente adatti sopratutto alla guerriglia.

Azione Rashid Bram è fallita perché sua collaborazione con noi non era stata studiata e organizzata a tempo. Pertanto Primo Ministro vorrebbe cominciare studiare fin d'ora, nelle varie eventualità, quali forme può prendere nostra cooperazione con Afghanistan.

Domanda a questo proposito consigli e istruzioni.

Ha raccomandato al riguardo massima segretezza specialmente nei riguardi dei rappresentanti Afghanistan all'estero.

Passo fatto dal Primo Ministro è naturalmente dettato da impressioni e informazioni che esso ha circa situazione interna Russia, ma è dovuto sopratutto al desiderio di auto conservazione.

Politica seguita da V. E. nei riguardi Amanullah è stata qui capita ed ha avuto il suo effetto; da questo punto di vista ritengo quindi proposta sincera: naturalmente se situazione militare in Russia dovesse cambiare a nostro svantaggio non se ne parlerebbe più.

Per quanto riguarda consigli e collaborazione nel campo militare non so che cosa si potrebbe eventualmente rispondere Governo Afghanistan. Per quanto riguarda invece offerta collaborazione immediata nel campo informativo, Governo Afghanistan può essere certamente molto utile. Esso ha contatti e mezzi di informazione molto superiori a quelli che potremmo aver noi anche con piena libertà di azione e, opportunamente guidato, può essere utilissimo.

Per quanto riguarda l'avvenire resta a vedere naturalmente se l'attuale Governo Afghanistan riuscirà mantenersi all'interno: prendendo tempestivamente posizione conformemente sentimento spirito antiinglese e assumendC' funzione nazionale può anche riuscire in questo campo è estremamente azzardato far previsioni. Naturalmente è da escludere che, almeno per il momento, noi mettiamo al corrente Governo Afghanistan di quanto abbiamo fatto o contiamo fare sulla frontiera o in India, ma accettare collaborazione nel campo informativo non ci limita affatto e compromette invece fortemente Governo Afghanistan.

Comunque, pur senza mostrare affatto che ci gettiamo al suo collo e tenendo presente opportunità fidarsi fino ad un certo punto riterrei opportuno accettare offerta del Governo Afghanistan, lasciando al tempo ed ai primi risultati di questa cooperazione di dimostrarci fino a che punto sia consigliabile andare avanti.

Proposta Primo Ministro ha per scopo difesa contro Amanullah: a questo riguardo è significativo che conversazione sia stata tenuta soltanto con questo Ministro di Germania. A parte altre considerazioni questo Governo è convinto che noi siamo legati ad Amanullah mentre Governo germanico è meno prevenuto per quanto riguarda regime interno Afghanistan; per queste ragioni si è rivolto prima ai tedeschi. Se noi non rispondiamo o rispondiamo negativamente Primo Ministro ne dedurrà che l'Italia e Germania si sono impegnate con Amanullah e allora per disperazione si getterà in braccio all'Inghilterra. Se sarà necessario avremo sempre possibilità influire sulla politica interna Afghanistan.

Sempre sotto questo punto di vista è necessario risposta Governo Afghanistan venga oltre che da parte Governo germanico anche da parte nostra; anzi ai fini personali del Primo Ministro nostra risposta ha importanza maggiore di quella tedesca.

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 16.

13

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 4981/0150 R. Parigi, 31 luglio 1942 (per. il 4 agosto).

Mio telegramma per corriere n. 0131 (l).

L'invio in Germania su larga scala di operai francesi contro la restituzione di prigionieri, continua a procedere in modo insoddisfacente, nonostante l'impressione contraria che si sforzano di dare la stampa e i circoli ufficiosi. Non si riesce, nonostante tutto, a superare le difficoltà d'ordine politico e tecnico ripetutamente segnalate a codesto R. Ministero. Si mettono in giro delle cifre di operai che partono per la Germania con l'intenzione di dimostrare che effettivamente avvengono delle partenze; ma le cifre sono così modeste che appaiono a chiunque controproduce!lti. Quando poi sono cifre globali, non si specifica il numero degli stranieri che vi sono compresi, né quello degli operai francesi che nello stesso periodo sono ritornati in patria per contratto di lavoro terminato. Così pure a fine di accelerare le partenze, si era annunciato tempo fa il prossimo ritorno di un primo scaglione di prigionieri, quale primo risultato tangibile delle partenze stesse, ma il ritorno non è ancora avvenuto, e -ritardando -l'annuncio sta producendo un effetto contrario a quello sperato.

Appare sempre più probabile in questa circostanza il ricorso a mezzi coercitivi di cui al mio telegramma n. 0131, ma è da dubitare anche della loro efficacia ai fini voluti, giacché gli operai di cui la Germania ha veramente bisogno sono quelli specializzati e (a parte la nessuna propensione degli operai

francesi di trasferirsi in Germania), è opinione generale che gli operai spe,cializzati non possono esser inviati fuori di Francia in gran numero senza depauperare le industrie francesi che lavorano per le forze armate germaniche. Si considera infatti che la grande massa di questi operai trovi già largo impiego e non sia quindi disponibile.

Un'altra delle ragioni che ostacolano la riuscita della partenza degli operai è che sta diventando di pubblica ragione il fatto che lo scambio non avverrà, come si era Iasoi.ato credere, nelle proporzioni di un operaio contro un prigioniero, ma, come a suo tempo indicato, di tre contro uno.

Volendosi portare un giudizio complessivo su quello che la campagna per l'invio degli operai francesi in Germania ha dato finora come risultato, credo si possa ritenere che esso abbia di poco aumentato il quantitativo di operai che periodicamente, dalla primavera del 1941, è finito in Germania. Sopratutto, e in ogni caso per ora, non può affatto considerarsi in via di riuscita (e nonostante la grossa inscenatura messa in atto) il tentativo di Lavai di istituire, con un grande apporto di lavoro francese, una forma di collaborazione francogermanica con fini più vasti di quelli economici, come egli si era proposto e tuttora si proporrebbe, ed aveva annunciato col suo discorso del 22 giugno (mio telegramma filo n. 212) (1).

(l) T. per corriere 4374/0131 R. del 29 giugno 1942, non pubblicato.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2158/1027. Budapest, ... luglio 1942 (per. il 3 agosto).

Nell'imminenza della visita a Roma del Presidente del Consiglio magiaro non sarà forse inutile rintracciare, sulla scorta degli elementi di pura natura politica che questa Legazione ha man mano segnalato, anche i termini della preoccupazione spirituale circa i compiti che spettano a questo Paese sia durante il suo progressivo inserirsi nel conflitto sia ai termini della stessa vicenda bellica.

Questa preoccupazione è sensibile in tutti gli ambienti: in quelli direttivi, ove i motivi tradizionali della storia ungherese sono con periodica insistenza riesumati e elaborati al vaglio delle recenti esperienze; in quelli economici ove si cerca di scrutare quale e quanta parte spetterà all'Ungheria nella produzione e nel commercio di domani; in quelli aristocratici e borghesi ove la comprensione dei tempi non è disgiunta da una chiaroveggente apprensione per la minaccia che incombe su tutto ciò che da secoli forma il privilegio di una determinata classe sociale.

L'Ungheria viene cioè elaborando in sè stessa -e non senza fatica la duplice rivoluzione che è in atto nel continente europeo: rivoluzione d'ordine interno per l'adeguamento dei vecchi istituti alle nuove esigenze sociali

-o per la creazione di nuove forme organizzative: rivoluzione di ordine internazionale per la formazione di un nuovo tessuto connettivo tra i popoli e gli Stati d'Europa. Entrambi questi movimenti si ripercuotono sull'Ungheria determinandovi reazioni ed atteggiamenti particolari sui quali vale la pena di soffermarsi per precisare la fisionomia attuale di questo paese.

Sotto l'aspetto interno, il problema è sostanzialmente questo: confrontata da un processo di rinnovamento che sulle rovine dell'Europa liberale ha già espresso un nuovo tipo di società nazionale, autoritaria ed antiparlamentare, l'Ungheria esita ancora a staccarsi da quelle istituzioni e da schemi che da epoche remote contengono e compongono la vita politica magiara. Essa è fiera di avere nella sua «Bolla d'oro» del 1222 una delle più antiche carte costituzionali di Europa e nella dottrina della Santa Corona di Ungheria una base ideologica per la sua funzione politica. Si ama qui affermare che il Parlamento del 1848 non è che l'ultimo aspetto di un organo rappresentativo esistente sin dal XIII secolo e non è senza un certo intimo compiacimento che raffrontando la forma costituzionale magiara con quella britannica vi si ravvisano coincidenze di tempo e di contenuto. Se molti avvertono il crescente anacronismo di una vita politica che indulge in abitudini e schemi superati, la maggior parte degli ungheresi dimostra ancora un romantico attaccamento per tali schemi e rilutta da soluzioni radicali e rivoluzionarie.

Questo paese presenta, in tal modo, il singolare aspetto di una società del medio ottocento, con una questione sociale insoluta che comincia appena ad essere avvertita dall'opinione pubblica, una industria nascente che ha fin qui ignorato l problemi connessi con l'esistenza di grandi masse proletarie, una popolazione divisa in categorie rigide e scarsamente comunicanti tra di loro, una classe media pressoché inesistente dinanzi al predominio della ricca borghesia o aristocrazia terriera e alla vasta, inerte massa dei contadini. Tutto ciò ha da un lato consentito finora all'Ungheria una vita politica interna relativamente tranquilla, ove si eccettui il breve esperimento comunista di Béla Kun, ma ha d'altra parte accentuato il ritardo dell'evoluzione politica magiara nei confronti delle altre società europee e rende oggi più urgente, sotto l'impulso delle sollecitazioni esterne, la soluzione di certi problemi, primo tra tutti quello ebraico.

L'Ungheria vorrebbe pertanto inserirsi nelle moderne correnti ideologiche europee senza che ciò turbi troppo profondamente il tranquillo ritmo del suo riformismo e senza che ciò appaia imposto da circostanze estranee alla sua volontà. Nel contrasto di questi termini è contenuto l'attuale travaglio politico di questo paese. Da un lato il Governo accentua la sua attività organizzatrice imprimendo sempre più al Partito di Governo il carattere di un movimento nazionale destinato a guidare l'azione politica del paese, dall'altro i partiti di estrema destra rivendicano a sè il diritto di dirigere il rinnovamento ungherese. Ma le loro divisioni interne e le loro polemiche, nonché il sospetto di derivazione straniera che pesa su tali partiti favoriscono il prevalere dell'azione governativa, intorno alla quale, per necessità di cose più che per entusiasmo si riunisce la maggior parte dei suffragi. Forte di questa vasta adesione, il Governo valorizza con accorta propaganda la compattezza

dell'opinione ungherese e la volontà magiara di partecipare, entro e fuori i confini del paese alla costruzione dell'« ordine nuovo».

Ma in che cosa consiste questo « ordine nuovo »? E quale funzione esso riserverà all'Ungheria? In questi due interrogativi sono riassunti i timori e le speranze degli ungheresi, cui le vicende politiche e militari di questi ultimi anni hanno recato, insieme con la realizzazione insperatamente rapida di certi obiettivi nazionali, anche non pochi e difficili problemi da risolvere. Il primo di questi problemi è dato dalla esistenza stessa della nazione ungherese alle frontiere dell'ingigantito Reich germanico, proiettato col suo dinamismo verso le sue storiche direttive di marcia orientali. Quale condizione di cose, quali rapporti assicureranno domani lo sviluppo di uno Stato magiaro indipendente nell'Europa Danubiana? Un'intima perplessità angustia l'animo dell'opinione magiara. Essa avverte che l'attuale cimento costituisce una lotta vitale per il destino di Europa e vi partecipa con convinta adesione, ma essa intuisce anche che da questo travaglio nascerà un ordinamento ispirato a principi ben diversi da quelli che in altri tempi hanno presieduto alla formazione e allo sviluppo dello Stato Magiaro. Parlamentarismo, principio delle nazionalità, corona di Santo Stefano, quanta parte del tradizionale bagaglio politico ungherese potrà sopravvivere alla crisi europea? E quali elementi determineranno domani la fisionomia della nazione magiara?

A tale quesito intendono rispondere i numerosi articoli, i discorsi e le manifestazioni di vario genere che si seguono sulla stampa, negli ambienti culturali e finanche nella vita politica e militare. Il senso e le vicende della storia ungherese, i fattori costitutivi della cultura magiara e la sua funzione nell'Europa Danubiana, le profonde tendenze ideologiche e spirituali che emergono da una lotta secolare, tutto ciò è assiduamente investigato e confrontato con le esperienze attuali. Né si tratta di un'attività puramente culturale cui rimangono estranee la sensibilità e l'attenzione dell'opinione pubblica. E le conclusioni cui solitamente giungono tali indagini, le sintesi che coronano questa rielaborazione della storia magiara hanno un contenuto politico netto e concreto che non deve sfuggire alla nostra attenzione, poiché esso si riassume nella riaffermazione di una piena solidarietà con la civiltà mediterranea e cristiana d'occidente, con tutto quello cioè che ancora oggi, nell'Europa del XX secolo, è legge civile e morale di Roma.

I temi fondamentali di questa solidarietà sono stati recentemente riassunti in un articolo del Pester Lloyd e in un'intervista del noto storico prof. Tiberio Gerevich (che trasmetto con separato rapporto) (1), che sono sintomatici dello spirito col quale l'Ungheria viene oggi << ripensando >> la sua storia e scrutando il suo avvenire.

Sotto il titolo « Latinità, Ungaresimo e Ortodossia», il Pester Lloyd del 12 luglio esaminando il profondo abisso esistente tra la civiltà cristiano-latina d'occidente e l'ortodossia religioso-politica d'oriente ha posto in rilievo l'importanza dell'adesione che il popolo ungherese sin dagli esordi della sua esistenza statale dette alla prima forma di civiltà. «L'antagonismo tra questi due sistemi di vita -scrive il giornale -vige ancora oggi in pieno, ed è

5 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

reso ancora più drammatico dal fenomeno bolscevico. La politica sovietica non poteva avere nell'Europa centrale migliore esponente della Cecoslovacchia di Benes, mentre anche gli altri due Stati della Piccola Intesa si sono tenuti fedeli al principio dell'ortodossia politica. La posizione assunta da questi Stati contro tutto ciò che Roma significa ha costituito sempre il carattere dominante della loro politica sia nel campo politico che in quello religioso. L'Ungheria è invece fiera di potersi considerare membro millenario del gruppo occidentale dei popoli e di poter contribuire, nello spirito della sua ininterrotta solidarietà col mondo occidentale latino alla guerra di difesa dell'Europa».

Con ancora maggior calore e precisione di termini, il prof. Gerevich, ha esaltato sulle colonne del Magyar Nemzet !"importanza essenziale dell'influenza politica e culturale italiana per il destino dell'Ungheria.

«La guerra -egli ha detto nella sua intervista -fa sentire naturalmente anche in Italia i suoi effetti. Ma tutta la nazione è compatta nel suo atteggiamento, e, nella sua saggia moderazione politica, la Società si ispira agli infallibili istinti latini. Il Fascismo è consapevole dell'importanza dello spirito latino sull'Europa odierna e l'essenza di ciò sta nel libero movimento e nella costante continuità dello spirito italiano... Il Risorgimento è un'altra volta al centro della coscienza nazionale italiana come un fenomeno tipicamente italiano e come una delle più belle manifestazioni della volontà italiana di libertà contro gli stranieri. D'altra parte, l'idea del Rinascimento ispira immutabilmente la vita spirituale italiana. Sarà presto istituita una sezione ungherese dell'Istituto Nazionale per il Rinascimento. Secondo il mio modo di vedere, è di questo che abbiamo bisogno nella nostra attuale situazione spirituale. L'Italia diventa sempre più importante nel Mediterraneo e il peso della sua potenza si fa sentire inflessibilmente anche nell'Europa Centrale. L'Impero politico e spirituale italiano ha assoluto bisogno della funzione dell'Ungheria nell'Europa Centrale così come l'Ungheria può sempre contare sull'atteggiamento equilibratore, saggio e intelligente dell'Italia». E due giorni dopo, sullo stesso giornale, in un articolo intitolato « Roma eterna, eterno magiarismo », nel quale veniva fatto, per ovvie ragioni di opportunità, un fugace accenno al contributo recato dalla cultura germanica, il prof. Gerevich scioglieva un altro commosso inno alla supremazia della civiltà italiana in tempo di pace e in tempo di guerra, terminando con queste parole: « La fede in Roma eterna è da mille anni sostegno del popolo ungherese».

Pronunziate nell'attuale momento, queste parole hanno un chiaro significato: l'Ungheria vede con preoccupazione il delinearsi di una supremazia continentale germanica e nell'influenza civile e politica di Roma riconosce il più efficace fattore di equilibrio, la migliore garanzia per il suo avvenire. Questo stato d'animo nasce da ovvie considerazioni: abbattuta la forza militare francese, esclusa ormai dal novero delle possibilità la ripresa di una qualunque influenza continentale anglosassone, il gioco delle forze politiche europee si viene sempre più riducendo a quei due fattori essenziali che già furono nel passato e tornano ad essere oggi le due sole forze concrete dell'ordinamento europeo. L'eliminazione della minaccia bolscevica dai confini dell'Europa civile avrà anche l'effetto di neutralizzare i ricorrenti e invidiosi tentativi del panslavismo, che costituisce ,ancor oggi per questo paese un motivo di apprensione e rappresenta per, esso la giustificazione nazionale della guerra antisovietica. Dal grande travaglio odierno l'Ungheria vede dunque sempre più nettamente emergere le due grandi correnti di civiltà che plasmeranno domani il destino del continente e nella cui orbita l'Ungheria spera di vedere assicurato il libero svolgimento della sua vita nazionale. Ma per questo è soprattutto sull'Italia che, per istinto e per riflessione, essa fa affidamento. La sospingono verso Roma le remote e recenti tradizioni storiche che da S. Stefano e Mattia Corvino fino al Rinascimento e al Risorgimento hanno mantenuto inalterato in questo paese il prestigio della religione, dell'arte e del pensiero italiani, ma la sospinge altrettanto la convinzione che ancora una volta, come già tante volte nel corso della storia, è da Roma che dovrà venire per l'Europa, dopo lo sconvolgimento della guerra, quel pensiero riordinatore che, solo, fa della forza un necessario strumento di civiltà.

È vero che questo stato d'animo si accompagna spesso ad una certa malinconica nostalgia per forme politiche superate e a una certa perplessità per le forme politiche dell'avvenire. Ma ciò è, dopo tutto, comprensibile in un paese che, come ho detto innanzi, viene rielaborando una duplice rivoluzione politica sviluppatasi fuori dei propri confini. Ciò che invece importa rilevare è appunto questo: che l'Italia appare sempre più per l'Ungheria come la naturale mediatrice dei nuovi tempi, quella cioè che dopo avere -per il genio di un Uomo e la fede di un popolo -miracolosamente intuito e preparato l'avvenire, saprà anche con la sua saggezza e la sua esperienza millenaria esprimere gli umani e civili principi dell'ordine nuovo.

Questa speranza, che è forse comune a molti popoli europei dell'uno e dell'altro campo, è, mi sembra, l'elemento più degno della nostra attenzione. In esso infatti si esprime l'importanza che il nostro paese viene sempre più assumendo, attraverso le dure prove della guerra, per coloro che il fragore delle armi non trattiene dallo scrutare le vie dell'imminente avvenire (1).

(l) -Vedi serie IX, vol. VIII, D. 64g.

(l) Non pubbllcato.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. (2). Rpma, 1° agosto 1942.

A quanto riferisce il R. Ministro in Kabul, il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri afgano ha detto il 30 (3) corrente al Ministro di Germania a nome del Primo Ministro che questi ritiene giunto il momento per cominciare ad entrare in una fase concreta di collaborazione tra l'Asse e l'Afghanistan.

Il Governo di Afghanistan si metterebbe a nostra disposizione per darci tutte le informazioni che può procurare sull'India, sulla Russia e su altri Paesi vicini. Esso potrebbe inoltre offrirei la collaborazione di uomini armati e valo

rosi, adatti sopra tutto alla guerriglia: per tale collaborazione nel campo militare domanda consigli ed istruzioni. Si gradirebbe conoscer~ il pensiero del Governo del Reich sulle offerte fatte dal Governo di Afghanistan. Da parte nostra riteniamo:

lo -essere opportuno non lasciare completamente cadere le offerte del Governo di Kabul, per non gettarle nelle braccia degli inglesi;

2° -non doverci però neppure impegnare troppo a fondo con detto Governo sia perché non sappiamo fino a che punto poter avere fiducia in esso, sia per non compromettere quella che potrebbe essere la nostra azione futura in Afghanistan nonché la collaborazione con un regime afgano diverso dall'attuale e più a noi vicino;

3° -esser prematura qualsiasi collaborazione nel campo militare, collaborazione che sarebbe destinata a rimanere almeno per ora allo stato puramente teorico;

4° -potrebbe invece presentare indubbia utilità una collaborazione immediata col Governo afghano nel campo informativo. Si potrebbero pertanto non lasciar cadere le aperture afgane, cominciando ad accettare le informazioni offerteci. Dall'esperienza fatta in tale campo, nonché dall'ulteriore sviluppo della situazione generale potremo trarre norma per quanto riguarda il nostro futuro atteggiamento.

(l) -Il presen te rapporto reca il visto di Mussollnl. (2) -L'appunto, predisposto dalla Direzione Affar! Transoceanic!, fu, dopo l'approvazione del Ministro, consegnato il 2 agosto a Doertenbach. Il 17 agosto, come risulta da una annotazione a margine, Doertenbach Informò che il Governo tedesco concordava. (3) -Vedi D. 12.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. U. S. N. D. 26971/731 P.R. Roma, 2 agosto 1942, ore 23,45.

Vostro 972 (l). Potete assicurare codesto Ministro Affari Esteri che viaggio signor Escobar riesce qui gradito e sarà facilitato. Sarò lieto ricevere Escobar. Suoi contatti con personalità e ambienti con i quali egli manifesti desiderio incontrarsi verranno agevolati.

Per ovvie ragioni, che saranno certamente costà apprezzate, ogni iniziativa verrà lasciata peraltro ad Escobar ritenendo opportuno che egli rimanga solo giudice circa cortesie e facilitazioni che potrà qui accettare senza offrire fianco ad eventuali critiche che possano servire a suoi avversari politici per infirmare la spontaneità e quindi il valore delle impressioni riportate.

Per Vostra norma avverto che è stato telegrafato oggi al R. Ambasciatore in Madrid (2) affinché egli, con le dovute cautele e mostrando non essere al

corrente viaggio e specialmente suoi motivi, cerchi sapere da Escobar data arrivo e partenza nonché dettagli suoi progetti soggiorno in Italia. Per quanto riguarda Goyeneche è stato già interessato Ministero Cultura Popolare.

(l) -Vedi D. 11. (2) -Con T. 26963/802 P.R. del 2 agosto 1942, ore 23,45, non pubblìcato, al quale Lequio rispose con T. 5017/838-839 R. del 4 agosto 1942, ore 22,20, non pubblìcato, comunicando che l'Ambasciatore dell'Argentina a Madrid Dottor Escobar sarebbe partito per l'Italia il 12 corrente ed avrebbe fatto ritorno a Madrid per il 17 corrente. Scopo del suo viaggio sarebbe stato quello di salutare sua cugina moglie dell'Ambasciatore dell'Argentina presso Il Vaticano e di rivedere Roma, desiderata ultima destinazione della sua carriera, esprimendo altresì il desiderio di potersi rendere utile all'Italia attualmente in guerra.
17

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 23861/994 P.R. Zagabria, 3 agosto 1942, ore 2 (per. ore 16 del 4).

Seguito telegramma 990 (l).

Poglavnic ha voluto vedermi oggi e mi ha detto che, in relazione all'invito contenuto nel messaggio del Duce (2), egli desidera far conoscere che si tiene a disposizione per un incontro a partire da 15 corrente a Roma (preferibilmente in forma privata) o altrove (3).

18

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5083/252-253 R. Shanghai, 3 agosto 1942, ore 11 (per. ore 7 del 4).

Strettamente confidenziale.

Le conversazioni da me avute in questi giorni a Nanchino e i dati raccolti mi portano a confermare in massima situazione che io prospettavo a V. E. con telegramma n. 206 (4).

Da aggiungere soltanto che i segni di scoraggiamento e di pessimismo allora constatati presso il Governo appaiono oggi più evidenti. Il Presidente ha ammesso con me la stasi della sua opera. Mi ha fatto comprendere che sue reiterate richieste di una forza minima di attrazione per richiamare le masse non avevano ottenuto che risposta evasiva. Ogni forma di attività essendo oggi strettamente controllata dai militari, si accentua a suo avviso l'incomprensione della mentalità cinese e degli elementi di base indispensabili per una leale collaborazione. Mi citava incidenti e malintesi, tra quest'ultimi la pubblicazione a sua insaputa di « memorie » a sua firma alle quali egli non aveva in alcun modo collaborato: per il che aveva dovuto elevare protesta.

Queste confidenze fattemi in via strettamente amichevole del Presidente trovavano piena conferma nelle ammissioni esplicite dei suoi collaboratori. Il complesso di tali sentimenti era sboccato in maniera squisitamente cinese, in una dichiarazione scritta dal Ministro delle Finanze per la ricorrenza

del 5° anniversario dell'indipendenza. Dichiarazione subito soppressa dalla censura giapponese ma evidentemente redatta per i censori. In essa con cruda franchezza il Ministro delle Finanze condannava incomprensione giapponese la quale comprometteva i più sinceri sforzi di Nanchino e lo straviava dal [suo compito]. Se non si fosse corso in tempo ai ripari, tutto sarebbe crollato lasciando tale eredità di odio da costituire un abisso incolmabile tra Cina e Giappone. Con tale viatico Ministro delle Finanze aveva affrontato sua missione a Tokio che ha avuto Io scopo, oltre di chiedere prestiti testè ottenuti, quello di far presente necessità adottare nella politica economico-finanziaria in Cina cautele che valgano ad evitare alle popolazioni affamate nuove durissime prove e di eliminare appena possibile lo yen militare. Ma, d'accordo con il Presidente, ha anche prospettato che se non si mutasse atteggiamento nei riguardi del Governo di Nanchino le basi politiche di esso potrebbero sgretolarsi a tutto vantaggio dei nazionalisti intransigenti e dei comunisti. Il che può essere vero. Infatti ho di nuovo constatato che anche a Nanchino la resistenza di Chang Kai Shek viene giudicata come elemento essenziale per una pace che salva un minimo di libertà e di dignità. Trovandomi in un gruppo di personalità cinesi quando serpeggiò tra esse notizia dell'ultimo bombardamento Hankow da parte aerei americani, non riuscii a sorprendere un solo gesto di risentimento.

Ministro degli Affari Esteri è stato con me franco come mai. Egli mi ha detto che messi da parte i Iungimiranti programmi di Abe, di Honda e di Shigemitsu, i militari perseguono oggi una politica che sembra di colonizzazione e che produce effetti opposti a quelli desiderati dalle più alte personalità politiche giapponesi. Era da sperare in un mutamento di rotta prima che fosse troppo tardi. Nutriva qualche fiducia nella missione del Ministro delle Finanze; non attribuiva speciale importanza alla rappresentanza giapponese che dovrebbe giungere qui alla fine agosto con a capo Hiranuma e Arita a restituire la visita di Vlang Chin Wei e la sua. Rilevava con rammarico il periodico ripetersi di una politica giapponese, rivelatasi troppe volte inutile e dannosa: dichiarazioni di Tojo e Hata di guerra senza quartiere a Ciungking; subito dopo offerta di intesa al di fuori di Nanchino, esautorando questa di fronte a nemici ed amici -che Tokio tratti segretamente con Ciungking pare certo e anche certo par che continuino, nonostante dichiarazioni contrarie, sondaggi sotterranei con gli uomini di Chang Kai Shek.

A tale uopo dai colloqui con Shgemitsu e con ufficiali dello Stato Maggiore Giapponese ho riportato impressione questa volta più di incertezza che di ottimismo. L'Ambasciatore mi ha ripetuto che la parola è all'esercito, avvalorando voci che in questo momento la sua missione sia più che altro di rappresentanza. Del Governo di Nanchino ha lodato la buona volontà, la dignità del Presidente e la duttilità del Ministro Esteri. I militari vantano il colpo inflitto a Chang Kai Shek con la campagna del Chekiang e dicono sicuri di portargli in futuro colpi mortali. Contemporaneamente però ammettono difficoltà sempre nuove che ostacolano pacificazione delle zone occupate.

Alcuni fra loro riconoscono molti errori commessi: dicono che è urgente ripararli, confidano nel Generale Matsui nuovo collaboratore del Presidente e nell'azione del Colonnello Yokoyama a Shanghai. Si rileva che i due hanno

dato prove eccellenti nel Manciukuò, il che se incoraggia giapponesi lascia però perplessi i cinesi.

Concludendo, conflitto cino-giapponese ormai si può constatare a Nanchino appare ancora aperto e sanguinoso, e pertanto [inserito] anche nel quadro di quello universale. Certo la sua soluzione costituirebbe vittoria di incalcolabile importanza per il Giappone, ma essa appare sempre improbabile sia per un ritorno di odio feroce, sia perché Chang Kai Shek benché fiaccato e isolato resisterà -nella convinzione di tutti -sino al limite estremo se non altro per conservare la sua aureola di eroe nazionale e per tener fede a quanti guardano a lui come all'unico difensore della indipendenza e della sovranità del paese. Mettendo tuttavia insieme le speranze con le quali Ministro delle Finanze ritorna da Tokio cogli accenni su rifeTiti dei militaTi, è da prevedere una più larga e generosa politica giapponese nei Tiguardi Nanchino cui si avrebbe intenzione lasciare la maggior possibile libertà nel campo finanziario e amministTativo.

Misure queste tuttavia che avrebbero sempre carattere sperimentale, in attesa della vittoria nel conflitto mondiale, alla cui certezza Comando Superiore Giapponese in Cina lega la certezza di risolvere di forza e in modo assoluto intero problema cinese.

Telegrafato Roma e comunicato anche Tokio.

(l) -Si tratta del T.uu. 23824/990 P.R. del 3 agosto 1942, ore 22, non publJ!icato. (2) -Vedi serle IX, vol. VIII, D. 285. (3) -Il presente documento reca l! visto di Mussolinl. Per la risposta, vedi D. 32. (4) -T. 4173/206-207-209 R. del 20 giugno 1942, ore 16, non pubblicato.
19

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 23849/1001 P.R. Buenos Aires, 3 agosto 1942, ore 20,40 (per. ore 9 del 4). Telegramma di V.E. n. 731 (1).

Ho comunicato a questo Ministro degli Affari Esteri contenuto telegramma di V. E. n. 731. «Esatta immediata ed amichevole comprensione» (sono testuali parole mio interlocutore) dei desideri questo Governo è riuscita quanto mai gradita. Sono stato incaricato ringraziare e assicurare che considerazioni E. V. sono qui particolarmente apprezzate e pienamente condivise.

20

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

L. R. P. 1/4444. Roma, 4 agosto 1942.

Secondo notizie inviate da von Stohrer all'Auswartiges Amt che le ha comunicate in via strettamente confidenziale ad Alfieri (2), il Caudillo avrebbe

diretto all'Infante don Juan una lettera per comunicargll che egli si sarebbe ritenuto onorato di consegnargli la direzione militare e civile della Spagna e si riservava di informarlo dell'epoca in cui tale trapasso di poteri avrebbe potuto aver luogo. In ogni modo tale avvenimento avrebbe dovuto essere rinviato dopo che la rivJluzione spagnola, incarnata dal movimento falangista, avesse potuto compiere la riorganizzazione completa dello Stato.

L'Ambasciatore di Germania a Madrid, nel riferire quanto sopra, ha informato che la reazione prodotta negli ambienti monarchici da tale lettera, sarebbe varia: alcuni gruppi se ne sarebbero rallegrati, altri invece avrebbero considerato troppo aleatoria la data della auspicata restaurazione monarchica.

Dato l'interesse col quale, come sai, si segue qui tutto ciò che ha attinenza con l'eventualità di una restaurazione, ti sarei grato se volessi riferire con ogni possibile urgenza quanto ti risulta sulla lettera del Caudillo all'Infante (l). Naturalmente nelle indagini che svolgerai costà è opportuno che tu non faccia cenno dell'informazione dataci dall'Auswartiges Amt.

(l) -Vedi D. 16. (2) -Alfieri ne riferì con T. 4962/1350 R. del 3 agosto, ore 14,30, non pubblicato.
21

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (TRADUZIONE). Quartier Generale, 4 agosto 1942 (2).

Accogliete per la Vostra lettera (3) il mio migliore ringraziamento. Mi sono anzitutto rallegrato che siate di nuovo felicemente e sano in Italia.

Vorrei brevissimamente prender posizione circa alcuni punti, che in parte avete menzionato Voi stesso o che sono risultati dalla situazione generale nelle ultime settimane.

l -Africa Settentrionale: A tale riguardo concordo completamente, Duce, con la Vostra concezione. La grandiosa conquista di spazio da parte delle nostre truppe alleate motorizzate pone esigenze immani alla fanteria marciante dietro di loro ed ai rifornimenti. Decisivo è stato il fatto che non sia riuscito agli inglesi di ricacciare i reparti italiani e tedeschi dalla posizione di El Alamein nel momento in cui la nostra forza aveva terminato il suo ardore e con ciò era praticamente esaurita. Quale che possa essere il tempo necessario per il consolidamento, anch'io ho esattamente come Voi, Duce, dato la

disposizione di lanciare verso il nord Africa tutto ciò che comunque sia di valore: appoggio, rinforzo e rimpiazzo. Le forze di rimpiazzo .debbono colmare i vuoti determinati dalle perdite sanguinose e da altre cause nel Corpo Africano Tedesco; i rinforzi debbono contribuire a tirar fuori di nuovo dalla posizione i reparti mobili e con l'apporto di nuove armi, particolarmente nuovi carri corazzati e cannoni che infrangono i carri corazzati, ripristinare al più presto non soltanto l'efficienza della difesa, ma anzitutto la loro piena forza offensiva.

Le vie per raggiungere ciò sono per noi complicate e difficili. La formazione ed il mantenimento di un così forte gruppo di trasporto dell'Arma Aerea per l'Africa, nel momento della grande offensiva nel Caucaso, rappresenta un appesantimento dell'avanzata delle nostre Divisioni corazzate colà. In particolare nell'ansa orientale del Don si rallentano con ciò automaticamente i nostri movimenti, in quanto, attraverso un'infinita zona senza strade e con tempo cattivo, i servizi di rifornimento possono portare avanti il carburante necessario, per il momento, spesso solo a mezzo di trasporti aerei. A ciò si aggiungono anche alcune misure precauzionali, che io sono costretto a prendere

o mantenere in Occidente. Ciò nonostante -per quanto concerne esclusivamente gli uomini -il rimpiazzo di uomini e di materiale, come pure un rinforzo, nella forma di una divisione da Creta e di un reggimento di paracadutisti, verranno in sostanza trasportati in Africa Settentrionale per via aerea, mentre un'altra divisione si avvicina alla Grecia Meridionale, per essere poi trasferita a Creta o, occorrendo, ugualmente in Africa Settentrionale. Considero necessario che anche Voi, Duce, mandiate per ogni eventualità un rinforzo a Creta.

In conclusione: quanto occorre al Maresciallo Rommel, per il suo Corpo Tedesco, di armi corazzate di offesa e armi anticarro, sarà a lui fatto pervenire da me in larga misura.

Vengo con ciò subito al punto

2 -Grecia. Le preoccupazioni che Voi, Duce, manifestate circa la valuta greca, e con ciò in genere circa il problema greco sono mie in grado non minore, tanto più in quanto noi stessi in misura assai notevole ne siamo le vittime. Per settimane prima della Vostra lettera, Duce, hanno perciò avuto già luogo trattative circa questo punto con le Autorità italiane e greche. La difficoltà peraltro consiste in quanto segue:

L'espressione «spese di occupazione» è nel caso della Grecia ingannevole, poiché le truppe tedesche in Grecia non ricevono dai greci il loro soldo, né vengono rifornite a spese della Grecia. Le spese sono invece sorte:

l) per il ripristino assolutamente necessario di strade e ponti, ponti ed impianti ferroviari, ecc.; 2) per lo sviluppo di campi di aviazione e 3) per il ripristino e lo sviluppo degli impianti portuali distrutti.

Ora noi non siamo stati, né siamo oggi in grado di trasportare colà dalla Germania i materiali o addirittura la mano d'opera, né possiamo pagare con denaro tedesco materiali e mano d'opera. Non in quanto ciò sarebbe di per

sé impossibile, ma in quanto noi in Grecia non possiamo spendere marchi, ma soltanto dracme, perché la Grecia stessa ha svalutato il marco.

Il rifornimento delle truppe, come già osservato, perviene tutto --con l'eccezione di acquisti assolutamente irrilevanti di frutta e verdura fresca dallo spazio tedesco e dalla Bulgaria. Abbiamo anzi notevolmente aumentato l'invio di rifornimenti alle forze armate in Grecia, per permettere alle truppe in molti luoghi di cederne, anche, alla popolazione civile. E ciò è avvenuto in larga misura. Quanto al trasportarvi materiali, ciò era semplicemente impossibile per le distruzioni, appunto, delle strade e delle ferrovie greche. Ma, comunque, noi non avremmo potuto portarveli perché scarseggiano a noi. Finalmente poi lo sviluppo dei ponti, delle strade, degli impianti ferroviari e portuali della Grecia avvantaggia non soltanto la nostra comune ulteriore condotta della guerra nell'Africa Settentrionale, ma anche la Grecia stessa.

Del resto gli stessi greci non arriverebbero con il loro lavoro a realizzare tali impianti. Anche le costruzioni ed i campi dell'Arma Aerea e gli impianti portuali a Creta hanno dovuto anzitutto essere realizzati da noi. Quanto ciò fosse importante è dimostrato proprio in questo momento nella maniera più evidente. Ciò nonostante io condivido pienamente le Vostre preoccupazioni, Duce. Forse sarà possibile attuare un traffico senza valuta in via di compensazione in luogo di erogazioni finanziarie.

Quanto potrà avvenire in questo campo, Duce, avverrà.

Del resto io Vi invidio, Duce, per la visita all'Acropoli. Forse meglio di ogni altro posso sentire le Vostre sensazioni in cospetto di un luogo dal quale un dì prese principio tutto quello che noi oggi ancora definiamo civiltà umana (1).

3 -Lotta in Oriente. La violenta lotta al fronte orientale si effettua questa volta in modo perfettamente conforme ai piani. La sola cosa non prevista fu che Timocenko, dopo la sua sconfitta nella penisola di Kertsch, cioè dopo l'annientamento delle divisioni di attacco russe che vi si trovavano, tentò di effettuare un attacco contro Karkow ed in seguito contro Dnjepropetrowsk. Con ciò egli in primo luogo sottopose la élite di tutto il suo corpo d'esercito ad un grave consumo di forze durante l'attacco e poi per di più le cacciò in un sacco, che tuttavia fin da principio io avevo stabilito di chiudere. Con la perdita della penisola di Kertsch, con la caduta di Sebastopoli, come pure con le tre battaglie di accerchiamento di Karkow, Timocenko aveva già perduto più di cento delle sue migliori divisioni. A bella posta ho fatto cominciare dalla zona di Kursk contro Woronesch l'attacco, che deve dirigersi contro il Caucaso, per poi forzare sempre di più lungo il Don il fianco del fronte difensivo meridionale russo.

Io speravo che il nostro nuovo fronte sarebbe stato attaccato fra Kursch e Woronesch con le truppe che il Comando dell'Esercito russo aveva riunito in una zona arretrata del centro come riserva d'esercito. Ciò si è verificato conformemente al previsto. La situazione attuale è tale, che nell'arco orientale del Don, dopo completato il rifornimento di carburante e di munizioni

delle nostre divisioni, sarà combattuta una battaglia decisiva contro i reparti russi ivi frettolosamente portati. Non dubito neppure per un momento che in seguito Stalingrado cadrà nelle nostre mani.

Frattanto le divisioni dell'ala di attacco destra marciano verso il Caucaso combattendo continuamente e con ritmo che toglie il respiro dietro le truppe dell'ala sinistra del gruppo di esercito di Timocenko che si scompaginano sempre più. Ma tutto questo, Duce, come ho già detto, non è solo una lotta ma anzitutto un problema di movimento e quindi di vettovagliamento, di carburante e di rifornimenti.

La Vostra Armata, Duce, di cui la Divisione motorizzata celere è già entrata in lotta sul fronte del Don, si organizzerà lì per respingere eventualmente minacce di attacchi laterali.

Vorrei ora, Duce, sottoporVi la proposta di permettere che le tre divisioni alpine siano impiegate accanto alle nostre divisioni da montagna e leggere sul fronte del Caucaso. Ciò tanto più in quanto il forzamento del Caucaso ci porterà in seguito in territori che non appartengono alla sfera di interessi tedesca e che pertanto anche per motivi psicologici rendono opportuno che ivi marcino con noi reparti italiani, se possibile il Corpo alpini che è il più adatto a tale scopo.

Viceversa sul fronte del Don io assegnerei alla Vostra Armata e sottoporrei ai suoi ordini una o due divisioni di fanteria tedesche e più tardi, se possibile, anche una divisione corazzata ,come rlserva della Vostra Armata. Considero ciò opportuno in vista della possibilità che intervengano forti «Panzer » russi per la difesa dai quali o meglio nella difesa dai quali le nostre divisioni sono diventate gradualmente veri e propri specialisti. Del resto io spero, Duce, con piena fermezza, che già fra poche settimane la Russia avrà perduto le sue più importanti fonti di rifornimento di petrolio, mentre conseguentemente sarà presto eliminata definitivamente la nostra propria calamità della mancanza di petrolio.

Il secondo fronte. Considero, Duce, questo secondo fronte come qualche cosa di totalmente pazzesco. Poiché tuttavia nelle democrazie le decisioni sono prese dalla maggioranza e quindi dall'incomprensione umana, bisogna sempre contare sulla possibilità che i matti prendano colà il sopravvento e provino ad aprire un secondo fronte.

Vi ho già scritto, Duce, a proposito della lotta per Narvik, io non sono affatto scontento se gli inglesi, e adesso per farmi piacere anche gli americani, si insediano in posti il cui continuo vettovagliamento mi offre la più facile possibilità di eliminare progressivamente e fondamentalmente il loro tonnellaggio navale. È chiaro che la Norvegia di oggi non può essere paragonata con la Norvegia dell'aprile 1940. Sono state installate innumerevoli batterie, costruite delle basi di appoggio, impiegati battaglioni del genio addetti alle fortificazioni ed approntate delle basi aeree. A ciò occorr~ aggiungere la costruzione di una grande rete stradale. La Marina ha lasciato in questi fjords una parte delle sue forze pesanti ma anche dei suoi battelli sottomarini e rapidi. cacciatorpediniere ecc. Le Divisioni d'invasione hanno svolto il loro cc.mpito in modo tale che forse anche in sogno saprebbero agire nel modo dovuto. Come ho detto ho preparato accuratamente ogni cosa in modo che essi pos

sono tranquillamente venire. Quattro settimane di nuova guerra in Norvegia costeranno loro più tonnellaggio di quel che possono sostituire in dieci mesi. Ma ciò che essi eventualmente riescano a portare a terra sarà completamente annientato con mortale certezza.

Analogamente, subito dopo l'occupazione della costa della Manica e dell'Atlantico ho cominciato anche lì a costruire opere di difesa. Innumerevoli batterie pesanti e pesantissime sono state messe in posizione di fronte all'Inghilterra e sono così costruite che sicuramente non ce ne sono attualmente su tutta la terra altre analoghe. Ho fatto poi portare in posizione con piccoli o rapidi reparti navali altre migliaia di batterie per la difesa da attacchi. L'esercito, l'aeronautica e la marina sono collegati, nel modo che sembra il più appropriato per questo compito speciale. Anche le isole precedentemente occupate sono trasformate in ricci carichi di armi.

E tuttavia ho deciso di lasciare inoltre in Occidente un grande numero di reparti di primissimo ordine o perfino di portarne in Occidente altri per potere lì in ogni momento disporre di Armate compatte e adatte ad un contrattacco.

Fra di esse si trovano delle ottime Divisioni S.S. fortemente armate, alcune eccellenti divisioni corazzate dell'esercito, il cui armamento è completato con le armi più moderne, un ulteriore numero di divisioni di fanteria particolarmente esperimentate in combattimento e altre unità di prima classe, che finora si sono distinte su tutti i teatri della guerra, come pure reparti da invasione di paracadutisti e da sbarco straordinariamente forti, numerosi reggimenti di aeronautica, in modo che anche lì io attendo con assoluta calma le misure che i nostri nemici si decideranno a prendere. Per di più anche attualmente scorre tuttora verso la zona difensiva occidentale un'ininterrotta corrente di unità da combattimento. Fra pochi giorni giungeranno ancora una divisione di fanteria completa al cento per cento e un ulteriore reparto speciale motorizzato. In Olanda e nel Belgio sono pure giunte quindici giorni fa tre nuove e fresche divisioni supplementari di fanteria con eccellente armamento e comandi.

Per dare alla popolazione francese un quadro della reale situazione e per mettere in giusta luce le dichiarazioni della radio britannica e della stazione radio clandestina britannica, ho fatto marciare attraverso Parigi la «Leibstandard », che oggi costituisce una divisione corazzata fortemente motorizzata e una divisione di fanteria motorizzata, circa 22 mila uomini di forza.

Inoltre, naturalmente, anche a prescindere da ciò, resta appena nascosto alla popolazione francese l'entità e l'estensione della nostra marcia. Infatti da molte settimane, indipendentemente dai numerosi treni di materiale passano giornalmente attraverso la frontiera verso l'Olanda, il Belgio e la Francia, spesso fino a ottanta e più treni che trasportano truppe. Quindi se gli inglesi e gli americani faranno veramente questo pazzesco tentativo esperimenteranno anche dal punto di vista della tecnica delle armi delle sorprese che in ogni caso, a partire dal 1942 e per il futuro, togli!erebbero loro ogni voglia di ripetere questo esperimento sul Continente europeo.

Purtroppo in questo momento non sono in grado di allontanarmi dal Quartier Generale neanche per pochi giorni.

Ma non appena le operazioni d'imieme al fronte orientale avranno pre~m slancio, spero, Duce, di potervi fa11e la visita promessa. Sono persuaso che di qui ad allora il quadro si sarà ancora ulteriormente e notevolmente chiarito e mutato a nostro vantaggio.

(l) -La risposta non è stata rinvenuta. (2) -Questa lettera fu consegnata dall'ambasciatore Mackensen a Ciano la sera del 5 agosto 1942. Ciano l'affidò subito al console Mario Luciolli per farla pervenire a Mussolini che si trovava a Riccione. Mussolini la ricevette la mattina del 6 agosto e leggendola, alla presenza di Luciolli feee, secondo un appunto di questi per Ciano, il seguente commento: «Il Duce ha commentato brevemente la parte del messaggio concernente la Grecia. Una frase del Ftihrer, in cui si afferma che " i greci hanno contribuito a svalutare il marco" gli è parsa oscura. Ha poi osservato che per quanto concerne il vettovagliamento, anche l'acquisto di poche derrate se fatto su grandi quantitatlvi e per di più sul mercato nero, può costituire un grave onere. Circa le opere militari ha detto di sapere dal Ministro Ghigi che non tutti i lavori effettuati dai tedeschi rispondono ad effettive esigenze belliche: "Bisogna -ha concluso fare qualche cosa subito, eventualmente separando i lavori che tornano realmente utili alla Grecia e gli altri, che nel momento attuale possono essere rallentati"». (3) -Vedi D. 4.

(l) Questa parte della lettera relativa alla Grecia fu da Ciano trasmessa al rappresentante politico ad Atene, Ghigl, «per sua esclusiva personale conoscenza» (Telespresso 1/4582del 9 agosto 1942).

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO

L.P.S. 1/4486. Roma, 5 agosto 1942.

Da fonte diplomatica risulterebbe che le trattative commerciali che Clodius sta conducendo costì, si svolgono in una atmosfera tutt'altro che serena.

Il Governo ungherese continuerebbe ad opporre una forte resistenza alle proposte germaniche mentre da parte tedesca si minaccerebbe, qualora l'Ungheria continuasse a mostrarsi intransigente, di vietare il transito attraverso 11 territorio del Reich alle esportazioni magiare e di inviare truppe per essere costì provviste dì vive11i.

Senza che io sia in grado di formulare un avviso sulla serietà di queste notizie, te le trasmetto per quell'interesse che esse possano eventualmente presentare nel formulare un ,giudizio sullo stato dei rapporti ungaro-tedeschL

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

R. s. 12262. Dal treno, di ritorno dal Quartier Generale del Filhrer, 5 agosto 1942.

Dalla mia visita al Quartier Gemrale (2), che mi ha dato modo di vedere ed ascoltare molte cose interessanti -le quali mi riserbo di esporre in un più ampio raporto a parte (3) -stralcio il riassunto di un lungo ed importante colloquio da me avuto col FiihTer.

Parte militare.

Con l'aiuto di grandi carte topografiche che egli aveva stese sul suo tavolo di lavoro, aggiornate alle ore 18 del giorno precedente, il Fiihrer mi ha fatto una lunga e dettagliata esposizione della situazione militare sul fronte russo, illustrando la preparazione e gli sviluppi delle varie operazioni in corso, del cui andamento egli si è mostrato quanto mai soddisfatto, dichiarando tra l'al

tro che in molti casi esse sono in anticipo sul previsto. La sicurezza che egli dimostrava a questo riguardo appare tanto più importante in quanto egli ha tenuto a lungamente commentare le enormi difficoltà dei trasporti per i rifornimenti delle truppe combattenti, rifornimenti che nella assenza di linee ferroviarie e di strade praticabili debbono essere assicurati mediante l'ingente impiego di autotrasporti su piste primitive o addirittura improvvisate. Si tratta ad esempio nella attuale fase dell'offensiva verso il Caucaso di coprire con questi mezzi una distanza pari a quella tra Milano e Napoli; ed il nemico più duro in questi casi è la pioggia, che in quattro ore riesce ad immobilizzare una divisione per due giorni interi. Ma anche queste difficoltà -ha sottolineato il Ftihrer -sono pienamente scontate. Tutta la sua esposizione è stata del resto improntata allo stesso calmo e ragionato, ma sicuro ottimismo, che egli trae dalla minuta e metodica preparazione delle operazioni, dai piani che egli stesso ha predisposto per trarre in inganno l'avversario, per assalirlo al momento più opportuno, per facilitare la formazione di grandi sacche di annientamento. Ha anche messo in rilievo, nella valutazione della situazione, la indubbia diminuita capacità combattiva del nemico, che si manifesta in una serie di sintomatici episodi.

Come risultati immediati, il Ftihrer si è mostrato sicuro della prossima caduta di Stalingrado e di Maicop. La difesa di Stalingrado è tuttora accanita. ma già essa è seriamente intaccata dai potenti colpi vibrati dalle forze germaniche che negli ultimi giorni sono riuscite a distruggere circa settecento carri armati sovietici. La conquista di quella città, oltre a privare i russi di uno dei loro maggiori centri industriali e tagliare la via di comunicazione del Volga, aprirà la strada alla conquista di Astrachan, sulla quale si getteranno immediatamente dopo le truppe tedesche. A sud, il Ftihrer si propone da un lato di proseguire l'offensiva in direzione del Caspio, dall'altro di tentare senz'altro il forzamento del Caucaso. Particolare importanza egli annette a quest'ultima operazione, che porterebbe le truppe germaniche ad affacciarsi direttamente sul Medio Oriente e ad affrontare le forze anglo-americane in condizioni di grande vantaggio. Mentre infatti queste ultime non dispongono per i propri rifornimenti che di lunghe linee marittime esterne, .per di più minacciate dall'arma subacquea giapponese, la Germania si trova ad operare su linee terrestri interne, lunghe bensì, ma sempre molto più rapide e sicure di quelle dell'avversario.

Nella successiva rapida illustrazione che egli ha fatto dei vari settori, il Ftihrer ha accennato al fatto che, per rompere definitivamente la linea difensiva sovietica di fronte a Stalingrado, egli si proponeva di chiedere che il nostro Corpo di spedizione, il quale opera in quel settore, si sposti leggermente verso sinistra, onde dar modo alle truppe corazzate tedesche di portarsi avanti per la necessaria azione di sfondamento (per la quale non è sufficiente l'armamento del nostro Corpo motorizzato), lasciando viceversa ai nostri il delicato compito di proteggere il fianco sinistro della colonna avanzante tedesca sul quale è probabile che si accaniranno. i russi nel disperato tentativo di salvare la città. Anzi egli avrebbe pensato a tal uopo di rafforzare ulteriormente le nostre unità, ponendo alle dipendenze del nostro Comando tre divisioni di fanteria ed una divisione blindata germaniche.

Mi ha anche detto, a proposito della progettata azione contro il Caucaso, che, qualora essa raggiungesse gli obbiettivi desiderati, egli si proponeva di chiedere al Duce l'invio di tre divisioni di alpini, come di truppe particolarmente adatte a presidiare tali regioni. Tanto più, egli ha aggiunto riferendosi al Caucaso meridionale, che « si tratta di regione che interessa più l'Italia che la Germania».

Il Fi.ihrer ritiene che, a conclusione delle operazioni progettate ed attualmente in così favorevole corso, la Russia, se non annientata, ne sortirà comunque « inoffensiva ». Essa avrà perso la maggior parte del proprio petrolio, il 60 % dei suoi minerali di ferro, una percentuale fortissima del suo carbone e la quasi totalità di quello adatto alle cocherie ed alla lavorazione degli acciai, la quasi totalità del proprio manganese, le piaghe più ricche della sua agricoltura. Queste fonti di ricchezza passeranno viceversa sotto il controllo tedesco, aumentando quindi il divario tra le forze relative dei due avversari.

Avendo io ritenuto di portare la conversazione sulla guerra in Africa e sottolineato l'importanza grandissima annessa dal Duce ad una ripresa della offensiva contro l'Egitto nell'intento di risolvere definitivamente il problema del Mediterraneo, il Fi.ihrer mi ha dichiarato essere anch'egli d'opinione che tanto l'Italia che la Germania debbano rinforzare le loro truppe in Africa onde «permettere appena possibile la ripresa delle operazioni». Ma debbo dire d!non aver trovato a questo riguardo nelle parole del Fi.ihrer la stessa sicurezza che in altro campo egli ha manifestata. Egli ha sottolineato che in questo momento le linee di comunicazione per gli inglesi, attraverso al Mar Rosso, sono relativamente più sicure delle nostre; e che gli anglosassoni, i quali ben comprendono quale importanza politica, oltre che strategica, rivesta l'esito della lotta per il Medio Oriente, getteranno in questa lotta tutto quanto hanno di meglio. Ha pertanto mostrato una certa riserva, lasciando comprendere di ritenere che la partita sarà molto dura, ed ha lasciato cadere senza risposta una mia domanda, intenzionalmente fatta, circa la data per la quale egli riteneva che si potesse contare di aver completamente liberato il Mediterraneo.

Il Fi.ih[·er mi ha detto in proposito di aver avuto notizia della presenza di tre forti convogli anglo-americani, per un totale di cento navi, che da Freetown, facendo il periplo dell'Africa, si stanno dirigendo verso Suez. L'uno dei convogli si troverebbe ancora in Atlantico, il secondo all'altezza di Mozambico, il terzo all'ingresso del Mar Rosso. Egli ha provveduto immediatamente ad avvertire i giapponesi, nella speranza che essi riescano ad intercettarne almeno una parte.

Venendo a parlare del famoso «secondo fronte», il Fi.ihrer ha dichiarato essere al punto attuale difficile prevedere se e cosa esattamente gli angloamericani si potranno indurre a tentare. È indubbio che essi si sentono impegnati a fare qualche cosa, ed è anche probabile che, tratti in illusione anche dalle false informazioni fornite dagli emigranti francesi in Inghilterra ed in America, possano veramente credere che uno sbarco in Francia segnerebbe un inizio di riscossa nazionale e di sommosse antitedesche. Egli ha comunque preso tutte le predisposizioni necessarie e di proposito ha fatto dare larga pubblicità alle notizie relative all'arrivo delle nuove divisioni tedesche in Francia, affinché non solo ne avessero norma gli anglo-americani, ma anche venissero calmate eventuali velleità dei francesi.

Parte politica.

Prendendo lo spunto da una mia domanda, che mi era riuscito facile di fare nel corso della conversazione, cioè se egli fosse soddisfatto dell'andamento dei rapporti tra Italia e Germania, il Fiihrer si è dichiarato assolutamente soddisfatto, manifestando anche il suo apprezzamento per l'attività svolta dall'Ambasciata d'Italia a Berlino per una così efficace intesa in tutti i settori e per la creazione ed il mantenimento di un'atmosfera così cameratesca. Il Fiihrer ha aggiunto che mai la storia aveva potuto registrare una così salda amicizia tra due capi ed una collaborazione così stretta tra due paesi. Proiettando il suo pensiero verso l'avvenire, egli ha continuato dicendo che, non appena sarà finita la guerra e l'Asse avrà conseguito la vittoria, è necessario, anzi indispensabile, che Italia e Germania rinnovino subito e per il più lungo periodo possibile il loro Patto di amicizia e di alleanza per garantire i frutti del comune sacrificio. Accalorandosi nel suo dire, il Fiihrer ha proseguito testualmente: «Non bisogna dimenticare che anche terminata la presente guerra e sconfitta definitivamente la Russia, rimarrà sempre di questa nazione, geograficamente così sterminata, una immensa massa asiatica che continuerà a guardare con occhi avidi verso l'occidente europeo. I russi, o quel che resterà dei bolscevichi, saranno gli alleati naturali di tutti i nostri nemici: dei massoni, degli ebrei, dei democratici, delle altre nazioni che, uscite sconfitte dall'attuale conflitto, coveranno nel loro cuore la speranza di una vendetta. Mentre è impossibile sapere quali saranno dopo il termine della guerra le relazioni tra Inghilterra ed America (certo è che già ora esse non si trattano sinceramente da amici, e peggio sarà indubbiamente quando verJrà meno il vincolo della comune necessità che oggi lega quelle due na~ioni). è probabile che assisteremo al formarsi di nuove costellazioni politiche. L'Italia e la Germania debbono tuttavia non lasciarsi trarre in inganno, ma rimanere strette assieme, pronte per scattare alla prima minaccia da parte di chi volesse tentare di sottrarre loro le conquiste conseguite. Del resto l'Inghilterra e l'America parlano il linguaggio del XIX secolo, non il linguaggio del secolo

XX. È inutile, non ci comprendiamo, solo l'Italia fascista e la Germania nazista sanno comprendersi».

Allo stesso tempo, ha concluso il Fiihrer, vi è un'altra nazione con la quale è indispensabile che continuiamo, anche dopo la guerra, a mantenere la più stretta collaborazione se non vogliamo rischiare di perdere la nostra vittoria, e precisamente con il Giappone. Ancora in questa guerra il Giappone rise.rva per noi, con ogni probabilità, delle grandi sorprese: o meglio, quelle che erroneamente chiamiamo sorprese, ma che in realtà, come abbiamo avuto modo di constatare, sono il risultato di lontana e minuziosa preparazione.

E venendo a questo punto a parlare della Francia: «La Francia -egli ha dichiarato -non saprà mai perdonare alla Germania di averle portato via l'Alsazia e la Lorena, come non saprà mai perdonare all'Italia di aver realizzato a sue spese le proprie legittime rivendicazioni. Vi è del resto anche oggi una linea comune che lega de Gaulle e Lavai: in fondo il primo cerca semplicemente di ottenere con la forza quello che Lavai tenta viceversa di conseguire con la furberia. Tra i due sta il venerando vegliardo, il Maresciallo Pétain, che si trova ad affrontare problemi di politica che superano le sue forze e che certamente, in caso di uno sbarco inglese o di un movimento di rivolta francese, darebbe le proprie dimissioni entro pochd giorni».

È stata questa convinzione sulla assoluta necessità di una continuata collaborazione itala-tedesca anche nel dopoguenra e nel più lontano avvenire la nota dominante con la quale si è chiuso il mio colloquio, durato oltre un'ora e mezzo, e che si è svolto tutto in un'atmosfera di straordinaria cordialità resa più evidente dal fatto che il Fiihrer, che ho trovato di ottimo aspetto fisico e morale, sembrava provare un sincero desdderio di aprirsi e di comunicarmi il suo pensiero e la sua volontà.

Nel congedarmi, egli mi ha detto che probabilmente nella stessa giornata avrebbe ultimato una lettera che aveva in preparazione per il Duce (1), al quale mi ha incaricato di recare le espressdoni della sua amicizia affettuosa e devota.

Tenendo la mia destra nella sua mano, mi ha manifestato con parole toccanti la sua preoccupazione nel sapere che il Duce era stato così lungamente in Afr,ica in una continua dislocazione di volo e che solamente quando ha avuto notizia del ritorno del Duce a Roma, egli si è sentito tranquillo. «Il Duce deve fare attenzione -ha insistito ,con un tono accorato e sincero perché abbiamo bisogno di Lui; e perché si può veramente dire che Mussolini è l'Italia».

Nella ultima stretta dì mano con la quale ha accompagnato queste parole, ho sentito una intima profonda vibrazione; e quando, giunto alla porta, mi sono voltato per fargli un altro saluto ho visto che i suoi occhi erano lucidi e gonfi di commozione (2).

(l) -Ed. in D. ALFIERI, Due dittatori di fronte, cit., pp. 254-258, con la soppressione di due capoversi nella «parte politica». (2) -Alfieri fu ricevuto da Hitler il 4 agosto. (3) -Vedi D. 24.
24

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 12467. Berlino, 6 agosto 1942.

Torno in questo momento da una visita al Gran Quartiere Generale del Fiihrer (3) o, meglio, per essere più esatto, al nuovo Quartier Generale. In previsione infatti della ripresa dell'offensiva contro la Russia, già nel febbraio scorso lo Stato Maggiore tedesco si preoccupava di organizzare un Comando di Operazioni in una posizione più avanzata che permettesse più facili e rapide comunicazioni col fronte. La scelta, anche per rag~oni di raccordi

6 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

ferroviari, cadeva sul settore di Kiev dove, in località tenuta strettamente segreta, venivano iniziati subito lavori per predisporre gli accantonamenti, i campi di atterraggio, i servizi di difesa antiaerea ed i necessari allacciamenti telegrafici e telefonici. Ed alla sua nuova sede, accompagnato da tutto il suo Stato Maggiore, il Fiihrer si è di fatto trasferito ai primi di luglio. Come in precedenti occasioni, tanto Himmler che Ribbentrop lo hanno seguito.

Vi si accede con un treno speciale che fa servizio giornaliero con Berlino e sul quale si può salire solo per concessione di speciale pe,rmesso e dietro esibizione di una speciale tessera di riconoscimento. Tutto il viaggio, del resto, è circondato dalla massima segretezza: basti di.re che ancora alla mattina della partenza, avendo chiesto al funzionario del Protocollo che mi accompagnava se mi sapeva indicare il nome della località di destinazione che mi era stato fino ad allora accuratamente taciuto, mi è stato risposto con un sorriso imbarazzato che gli ordini precisi ricevuti non glielo consentivano.

Trenta ore circa di treno conducono, a 700 chilometri circa oltre Varsavia, alla stazione di Bardichew ove si trasborda in automobile per raggiungere, dopo un'ora ancora di viaggio, la residenza di Ribbentrop.

Quest'ultima in realtà si trova a ben 120 chilometri dal Quartier Generale del Flihrer: a un dipresso la distanza tra Roma e Chiusi! Ma è questo un particolare illustrativo della condizione della regione nella quale, al di fuori dei grossi conglomerati rurali (né molto di più sono quelle località che l'onore di una citazione sulle carte geografiche rappresenta alla nostra immag,inazione come dei centri urbani di una certa importanza), non esistono, nel senso più assoluto di tale negazione, che misere casupole di contadini. Invano l'occhio cerca su quelle infinite distese i lineamenti di un castello, di una villa o anche di un semplice casale. Il «Quartiere di campagna del Ministro degli Affa.ri Esteri del Reich », come è ufficialmente designata la residenza di Ribbentrop, si trova infatti, assieme a quella di Himmler, installato in una ex-scuola militare sovietica per ufficiali carristi, le uniche rimanenti costruzioni suscettibili di utilizzazione che si trovassero nella zona e di cui le truppe rosse, nella loro rapida ritirata, non avevano avuto il tempo di operare la distruzione. Convenientemente situato in mezzo ad un bosco e distante dodici chilometri dal più vicino centro abitato, esso consiste in una numerosa serie di palazzine e di caserme che ospitano, oltre i vari uffici ed il numeroso stuolo di funzionari ed impiegati, anche due compagnie di protezione di SS ed i reparti addetti alla difesa antiaerea.

La sistemazione generale è semplice ma comoda. È occorso, del resto, come mi è stato spiegato, oltre che provvedere a far venire dalla Germania ogni singolo oggetto di arredamento, anche ricostruire completamente l'interno dei vari fabbricati, i quali erano stati lasciati in condizioni indicibili di trasandatezza e di sporcizia. Basti dire che in tutti gli edifici, pur essendo evidentemente di recentissima costruzione e che anzi venivano ostentati dai bolscevichi come «scuole modello», non solo mancava qualsiasi conduttura di acqua corrente, ma anche ogni altro impianto igienico.

Per cortese iniziativa di Ribbentrop, la mia permanenza al Quartier Generale includeva anche una visita a Kiev. Ho percorso in automobile i 200

chilometri circa per raggiungere l'antica capitale e città santa dell'Ucraina, lungo una strada asfaltata e ben tenuta che i sovieti avevano ultimato alla vigilia proprio dell'offensiva tedesca; un unico rettifilo che solo la leggera ondulazione del terreno faceva apparire meno monotono, attraverso la pianura sterminata ed eguale.

Non è possibile sfuggire alla sensazione di oppressione che dà, almeno a noi italiani, la visione di questa terra senza orizzonti, quasi senza alberi, senza individualità, che si rispecchia nello sguardo atono delle sue popolazioni e che non può non essere parte determinante del loro carattere. Nessun vero e proprio paese, e neppure un villaggio, da Jitomir a Kiev: solamente i campi sterminati di grano o di foraggi e, ogni cinque o sei chilometri, gli agglomerati di capanne dei vari «kolkos ».

Ho comunque provato gran piacere da questo contatto diretto col paese che, completando le impressioni da me già riportate lungo il percorso in treno, ha valso a farmi trarre alcuni interessanti raffronti con quanto da me visto appena un anno addietro nella stessa regione in occasione del viaggio del Duce (1). Debbo dir subito di aver constatato soprattutto un'atmosfera di progressiva normalizzazione. I campi -sebbene la zona della famosa terra nera cominci solo un centinaio di chilometri più a sud -danno l'impressione di essere ubertosi e ben coltivati; il bestiame, per quanto non in proporzione con la vastità della regione, numeroso e ben nutrito; la popolazione serena ed in atteggiamento amichevole. Deficentissime le condizioni di abbigliamento: sovente pietose. Eppure gli stracci inverosimili di cui spesso sono coperti i passanti, contrastano con il loro aspetto fisico relativamente florido e sano. Mi è stato al riguardo spiegato, con un sorriso, che se l'organizzazione sovietica non era riuscita a fornire prodotti finiti, anche i più elementari, non era però neppure riuscita, nonostante le pene severissime minacciate, ad impedire che i contadini sottmessero una parte delle scorte!

Più evidente invece lo strascico di venti anni di regime bolscevico nella città di Kiev. Trasandate le case, tristi le finestre senza tende e senza vita, inesistenti i magazzini. Più stridente contro lo sfondo delle mura cittadine l'abbigliamento povero e campagnolo degli abitanti. Stonati i pochi grossi edifici costruiti durante il regime sovietico, piantati nei punti più impensati della città, con insoddisfatta aspirazione al monumentale. Profonde poi le traccie della guerra e le distruzioni operate dagli stessi bolscevichi in fuga. Dell'arteria maggiore, che un funzionario tedesco il quale ci accompagnava aveva conosciuto in epoche migliori e che egli ci aveva descritta come a suo tempo una delle strade più note e più belle della Russia imperiale per bellezza di palazzi, ricchezza di negozi e sfarzo di luci, non è rimasto per tutta la sua lunghezza di circa un chilometro che un cumulo informe di rovine: è la famosa strada che i bolscevichi fecero saltare con bombe ritardate oltre una settimana dopo la loro ritirata, seppellendo nelle macerie un considedevole numero di militari tedeschi, tra cui un intero Comando.

Anche qui tuttavia, nonostante le distruzioni e la quasi assoluta mancanza di giovani e di uomini di media età, si ha l'impressione di una vita

che riprende progressivamente il suo ritmo. Notevole infine il fatto che tanto a Kiev quanto negli altri centri della regione e nelle campagne, la sicurezza pubbHca e perfino la guardia alle ferrovie ed ai ponti sono affidate esclusivamente alla neocostituita «milizia ucraina »: giovani scelti fra gli stessi prigionierti di guerra che, con visibile orgoglio per la loro nuova uniforme ed il compito loro aff<idato, stanno dando sotto tutti gli aspettJi. degli ottimi risultati.

Il mio colloquio col Flihrer, circa il quale ho già riferito con mio rapporto a parte (1), è stato preceduto nella mattinata da una lunga e cordiale conversazione con Ribbentrop, la quale peraltro ha in sostanza rappresentato una semplice anticipazione di quello che, in molti casi con maggior dettaglio, mi ha esposto più tardi il suo Capo. Di quanto tuttavia Ribbentrop mi ha detto e degli altri numerosi elementi da me raccolti in conversazioni con i vari funzionari del suo seguito -in particolare Rintelen, Schmidt (l'interprete) e Steengracht -ritengo utile esporre qui di seguito i lineamenti generali.

Situazione militare.

Grandissima soddisfazione per l'andamento delle operazioni militari. Le notizie che giungevano di ora in ora conf·ermavamo che la battaglia per Stalingrado è in pieno e favorevole sviluppo. I Russi si difendono in questo settore con tutto il loro accanimento, ma subendo delle fortissime perdite. Mi è stato citato l'esempio, assicurandomi che esso era autentico, di una grande battaglia di carr.i armati nella quale i sovietici hanno perso 280 carri contro uno solo germanico. Ancora più incoraggianti, quasi insperati, i risultati sul settore meridionale. Già erano state stabilite due teste di ponte oltre il Kuban e le avanguardie tedesche si trovavano nelle vicinanze di Maicov (notizie successive trovate a Berliino farebbero addirittura ritenere imminente una caduta di quella città).

Ma, a parte questi favorevolissimi risultati positivi, si trae soddisfazione da considemzioni di carattere generale. Se infatti nel giugno 1941 le vittorie tedesche potevano essere anche in parte attribuite all'elemento sorpresa, non è certo questo il caso della offensiva iniziata circa quattro settimane or sono. Doveva infatti essere chiaro all"Alto Coma.ndo sovietico quale sarebbe stata fatalmente la manovra strategica tedesca ed esso ha avuto tutto il tempo per prepararsi a sostenere l'attacco germanico su di un teatro di operazioni relativamente circoscritto. Il fatto che non sia menomamente riuscito ad arginare l'avanzata germanica, abbandonando una linea di difesa naturale così favorevole come quella del Don, e la scarsa resistenza opposta su tutta la linea, confermano pienamente la superiorità incontrastata delle forze tedesche sopra quelle sovietiche. In altre parole, è risultato provato che l'esercito russo non è attualmente in grado di sostenere l'urto di quello tedesco e di costituire e mantenere una linea difensiva.

È ben vero che sino ad ora sono mancate le battaglie di Mlllientamento che avevano caratterizzato le operazioni di un anno or sono. I Tedeschi non sono ancora riusciti ad «agganciare » il nemico e ad imporgli un'azione di carattere decisivo, tale da compromettere la sua futura capacità non solo offensiva, ma anche difensiva. Talché potrebbe anche arguirsi che da parte sovietica si segua di proposito una strategia di ritirata, nell'intento di attirare il nemico lontano dalle proprie basi di partenza, verso una zona nella quale egli venga a trovarsi in condizioni di netto svantaggio, per colà attaccarlo ed inferirgli un rude colpo. La strategia dei grandi spazi, cara alla tradizione ed alla scuola militare russa, e che indubbiamente corrisponde anche alle particolari caratteristiche di questo immenso paese. Ma se anche questo proposito vi è stato, si osserva, esso non poteva certo contemplare un prezzo così alto come quello sino ad ora .già pagato: come la perdita dell'ultima comunicazione ferroviaria tra nord e sud, la separazione deHe armate di Zukow da quelle di Timoscenko, il probabile .prossimo sacrificio di Stalingrado e quindi della linea di comunicazione del Volga, l'avvicinarsi inesorabile delle truppe germaniche verso il Caucaso ed i centri vitali del petrolio. Lo stesso proclama di Stalin, che esorta i soldati a non cedere ad alcun costo le armi, attesta del r~esto che le armate sovietiche stanno attrav·ersando una profonda crisi morale oltre che materiale.

Previsioni per l'avvenire.

Commentando gli sviluppi ulteriori della situazione militare, Ribbentrop mi ha dichiarato essere legittimo sperare che entro la fine del corrente anno potrà essere pienamente vagg.iunto l'obbtettivo che il Ftihrer si era proposto: ridurre la Russia in condizioni di non poter compiere alcun ulteriore sforzo offensivo contro le armate tedesche.

L'avanzata tedesca nel Caucaso ·-Ribbentrop ha dichiarato -permetterà infatti non solo di sottmrre alla Russia una parte vitale delle proprie fonti di petrolio, ma anche di tagliare le linee dei rifornimenti di materiale bellico anglo-amer~cano attraverso il Caspio ed il Medio Oriente. In analoga maniera si conta di poter paralizzare l'altra linea di rifornimenti che fa capo a Murmansk: non necessariamente attraverso una occupazione militare, ma ad esempio con una intensificazione dell'attività sottomarina ed aeronautica. Continuando così a demolire la forza combattiva sovietica ed a sottrarre al nemico territori per .esso di importanza vitale, dovrebbe essere possibile tenere ormai la Russia in scacco con solo una parte ridotta delle forze attualmente impiegate, permettendo di utilizzare le forze così rese libere per:

1° liquidare la situazione in Africa e nel Medio Oriente con l'aiuto delle forze armate italiane; 2° far fronte ad ogni eventualità di sbarco anglo-americano dalla Norvegia alla Spagna;

3° ricuperare una parte almeno della mano d'opera necessaria per intensificare la produzione di materiale bellico ed in particolare di aerei, carri armati e sottoma·r,ini.

La mancanza di petrolio impedirà sopratutto ai russi di impiegare su larga scala i carri armati e l'aviazione. È da attendersi quindi che si giunga in Russia ad un «fronte stagnante» che darà modo alle forze armate tedesche di dirigere tutta la loro attività contro le isole britanniche e contro le truppe anglo-americane «ovunque sarà possibile incontrarle >>.

La conquista di Maicop viceversa porterà da sola non poco sollievo in questo campo alla necessità di carburante delle potenze dell'Asse. È evidente che i bolscevici tenteranno di distruggere completamente gli impianti colà esistenti. Ma già è stata predisposta una completa organizzazione, pronta a seguire nel giro di poche ore le truppe vittor:iose e munita del materiale più moderno per poter subito provvedere ad azioni di ricupero e ad iniziare immediatamente nuove trivellazioni. Si conta che nel giro di sed mesi questa zona petrolifera potrà essere nuovamente messa in piena efficienza. Il gettito di tali pozzi dovrebbe anzi essere sufficiente da permettere di considerare risolti gli aspetti più gravi dei rifornimenti di carburante alla Germania ed all'Italia e di assicurare tra l'altro le necessarie scorte di nafta per la marina italiana.

Sin qui quasi testualmente quello che mi ha detto Ribbentrop. Osservo a questo punto che tanto lui che il Fiihrer hanno tuttavia implicitamente ammesso la continuata esistenza di un fronte russo durante il prossimo inverno. Debbo sogg;iungere che in paragone alla assoluta sicurezza mostrata dai Fiihrer, ho trovato, pur su di uno sfondo di diffuso ottimismo, un senso di maggiore riservatezza negli ambienti del suo Ministro degli Esteri in materia di previsioni militari. È probabile si tratti semplicemente di una dose di prudenza acquistata dalle delusioni dello scorso autunno. I dubbi del resto, se ancor ci sono, sono quasi esclusivamente alimentati da un quesito che vari si pongono: e cioè se e quali sorprese la preparazione militare ed economica sovietica potrà riservare al di là del Volga. È noto che da tempo, e precisamente poco dopo l'avvento del nazismo in Germania, il Governo di Mosca aveva prestabilito un vasto programma di industrializzazione ad oriente degli Urali. Ma a quale punto di realizzazione può essere giunto tale programma? Ed in particolare (poiché anche nell'ipotesi di nn mancato forzamento del Caucaso è legittimo calcolare che rimarranno praticamente paralizzaU i rifornimenti di petrolio attraverso il Caspio), in quale misura sono riusciti i bolscevichi a crearsi depositi o nuove fonti di carburante in Turchestan o in Siberia?

Anche per quanto riguarda l'accenno di Ribbentrop ad una futura ripresa di « attività contro le isole britanniche '>, faccio presente di aver trovato negli ambienti a lui vicini, da me opportunamente sondati, il massimo scetticismo circa la possibilità di uno sbarco. «L'opinione dei militari -mi è stato anzi detto esplicitamente -è che tale sbarco sarebbe oltremodo rischioso, se non impossibile; e poiché anche i politici oramai non ne parlano più, è da ritenere che l'idea non sia attuale». Penso quindi che Ribbentrop abbia voluto semplicemente alludere ad una intensificazione della guerra aerea contro l'Inghilterra.

Guerra sottomarina.

Particolare importanza annette Ribbentrop ai risultati della guerra sottomarina contro gli anglo-americani. Nel corso dell'ultimo mese la cifra degli affondamenti controllati ha sorpassato le 800 mila tonnellate, cifra che a parere degli esperti è molto superiore al massimo delle costruzioni che potranno essere effettuate dall'avversar1io, non solo nell'immediato avvenire (Ribbentrop calcola che il ritmo delle attuali costruzioni nei cantier,i americani non arrivi ai tre milioni di tonnellate annue), ma anche negli anni successivi. Sono poi da aggiungere le cifre non precisabilii, ma certo considerevoli delle navi distrutte per mine, di quelle perdute per cattive condizioni generali di navigazione, di quelle avariate. Si tratta di una «vera catastrofe» per gLi anglo-americani e che continuando di questo passo è destinata ad avere delle conseguenze decisive sull'esito del conflitto.

Secondo fronte.

Quando all'inizio del presente anno si parlò per la prima volta del cosiddetto «secondo fronte», è probabile che gli anglosassoni avessero in mente il 1943 o addirittura il 1944, calcolando che, a seguito dei dissanguamenti provocati dalla guerra in Russia, la Germania si sarebbe trovata per tale epoca assolutamente debilitata e l'Europa in uno stato di latente rivolta, in maniera di poter effettuare con relativa facilità uno sbarco. Ora che la situazione russa è precipitata, gli anglo-americani si trovano nella necessità di anticipare i tempi e non è da escludere che possano, anche per ragioni politiche, indursi a tentare qualche c01sa. Dai risultati di recenti ricognizioni aeree nonché da altre fonti di informazione risulta che effettivamente è stato eseguito un concentramento di truppe nel mezzogiorno dell'Inghilterra e che sono stati allestiti numerosi natanti per operazioni di sbarco. Un tentativo in tal senso sulle coste francesi o olandesi avrebbe, ancora un mese fa, avuto pos.sibilità di successo almeno iniziale. Con l'invio in Francia durante le ultime settimane di considerevoLi rinforzi e con l'organica predisposizione di un sistema difensivo, qualsiasi tentativo inglese è tuttavia destinato a fallire. Già sono disponibili in Francia dalle 50 alle 60 divisioni, tante C'ioè quante furono effettivamente impiegate nella primav2ra del 1940 contro gH eserciti congiunti francese, inglese e belga: e la qualità dei soldati e dell'armamento è oggi, se del caso, ancora migliore. Da parte tedesca anzi si vedrebbe ormai di buon occhio una avventura del genere, che permetterebbe di «agganciare» alla fine le for:lie britanniche e di inferire loro dei danni diretti; senza contare gli effetti propagandistici che avrebbe un nuovo smacco britannico e la demorallizzazione che provocherebbe tra quei vasti strati di popolazione che in Francia ed altrov,e attendono il miracolo della riscossa inglese.

Considerazioni climatiche limitano del resto la probabilità di avventure inglesi alle sole prossime settimane. A partire da settembre le condizioni atmosferiche nella regione del Canale rendono praticamente impossibile qualsiasi serio tentativo di sbarco. Si nota a questo proposito che la propaganda britannica, sfruttando le notizie dell'invio di rinforzi militari tedeschi in Francia, già comincia a menar vanto di avere, con la sola minaccia di uno sbarco, immobilizzato una parte dell'esercito germanico, distogliendolo cooì dal fronte orientale; e con ciò probabilmente prepara gli argoment,i per sostenere di avere in sostanza ottenuto gli stessi risultati della promessa apertura del famoso «secondo fronte».

Dove si attende invece un intensificar3i dell'attività aggressiva britannica è nel campo dei bombardamenti aerei. Sotto questo aspetto ci si prepara a registrare dei seri colpi.

Previsioni politiche.

Come non si calcola affatto su di un completo cedimento militare sovietico, così non si conta sulla possibilità di una pace separata coi Russi. Intendo una pace cosiddetta di compromesso (da non confondersi con una resa a discrezione). La ragione si riassume nelle testuali parole dettemi dal Ministro Schmidt: «Nessun Governo russo potrebbe accettare le condizioni che noi pretenderemmo. Di fronte alla sensazione, che ogni giorno di più trova conferma, del pericolo che rappresenta una Russia potente ed organizzata ai confini orientali del Rekh tedesco, e di fronte ai sacrifici che saranno stati resi necessari per debellarla, la Germania è determinata ad assieurarsi la garanzia assoluta, una volta per sempre, contro il ricrearsi di un simile stato di cose. E poiché il contrasto russo-germanico è considerato come una ineluttabilità storica sino a quando vi sarà una Russia abbastanza forte per nutrire dei pericolosi progetti espansionisti verso occidente, tale garanzia può essere conseguita solamente attraverso tali amputazioni da permanentemente rendere la Russia incapace di agire militarmente contro la Germania».

Ancor meno che in un cedimento russo si crede nella possibilità prossima di un cedimento dell'Inghilterra e dell'America. Anzi è opinione precisa degli ambienti più vicini al Ministro degli Esteri Ce non posso a meno di rilevare a questo riguardo l'evoluzione subita da Ribbentrop, di cui tali opinioni rispecchiano evidentemente il pensiero, di fronte a talune sue affermazioni di appena un anno addietro) che anche nell'auspicata ipotesi di una conquista completa di tutto il medio oriente, l'Inghilterra proseguirà lo stesso la guerra. Ancora oggi la fine del conflitto si ravvisa solo nell'esaurimento completo di uno dei due avversari. Per la loro stessa mentalità, per inveterata ed oramai costituzionale abitudine incapaci di concepire la sola possibilità di una propria sconfitta, gli anglosassoni sono e resteranno sino all'ultimo convinti della loro vittoria. Se anzi una possibilità di compromesso esisteva, essa si allontana ogni giorno di più via via che essi continuano a perdere le loro posizioni. Essi ragionano ancora con la mentalità tipica di un capitalista, che si era disposto a transigere per salvare una parte del suo pacchetto di azioni, una volta vistosi mezzo rovinato, suggella il proprio destino esaurendosi in interminabili processi legali nell'inutile speranza di poter recuperare il tutto. Sotto questo aspetto la perdita dell'India è probabilmente destinata a prolungare anziché abbreviar,e la fine del conflitto (questo atteggiamento conferma l'impressione da me già riportata che le remore frapposte da Ribbentrop nella famosa dichiarazione di indipendenza dell'India trovassero almeno in parte la loro origine nel desiderio di non compromettere definitivamente un argomento di discussione con l'Inghilterra).

Con tutto ciò, beninteso, non ho avuto da registrare alcun dubbio circa quello che sarà l'esito finale del conflitto. Premessa la impossibilità assoluta di una vittoria anglo-americana sul terreno militare, si osserva che i calcoli sui quali i predetti basano le proprie speranze di vittoria sono a loro volta fondati su presupposti errati. Non si sottovaluta affatto da parte tedesca la capacità di produzione e il potenziale economico in genere delle «Nazioni unite »; ma si ritiene che siano quelle a sottovalutare le capacità di produzione ed il potenziale economico dell'Asse e dei paesi da esso ormai controllati. Non solo dal punto di vista demografico, ma anche da quello dell'attrezzatura industriale, l'Asse equilibria già le forze degli Stati Uniti e dell'Inghilterra; con la definitiva conquista e la messa in valore dell'Ucraina e, come si spera, di una parte almeno del Caucaso, il fattore tempo è destinato a giuocare, di qui a non molto, a favore dell'Italia e della Germania. Da quel momento le sorti della guerra saranno definitivamente suggellate. L'anno cruciale è quindi l'attuale, durante il quale verranno fermamente stabilite le premesse della vittoria futura.

Paesi occupati e avvenire europeo.

Per la prima volta da che parlo dell'argomento, ho notato negli ambienti più vicini a Ribbentrop il manifestarsi di un certo interesse per la situazione nei territori occupati e per l'avvenire di essi. Non tanto per quanto riguarda il mantenimento dell'ordine, ché anzi al dubbio intenzionalmente da me espresso che il malessere materiale e morale in quei territori dovesse trasformarsi in fermenti popolari, mi è stato risposto con la solita formula che « col controllo dei mezzi bellici moderni a disposizione è da escludersi il sorgere di qualsiasi serio tentativo organizzato di rivolta ed a maggior ragione il successo di esso». Allo stesso tempo si è convenuto che si tratta di situazioni che non si può né comunque conviene trascinare indefinitamente. Dal punto di vista materiale il Governo tedesco si è pertanto già preoccupato di assicurare ai territori occupati un soddisfacente minimo di esistenza per il prossimo inverno. Per quanto riguarda l'avvenire, e in particolare il dopoguerra, «è evidente>> -mi è stato detto -«che paesi come la Francia, il Belgio e l'Olanda debbono essere messi non solo in condizione di vivere, ma anche di guadagnare. Mi domando anche -ha soggiunto il mio interlocutore -sino a qual punto convenga a noi interferire in questioni inte·rne dei vari paesi europei, quali le rispettive forme di governo. Un regime totalitario come i nostri sarebbe probabilmente insostenibile in Francia. E perché mai nel nuovo ordinamento europeo non dovrebbe essere possibile la convivenza, beninteso in un determinato quadro gerarchico, anche di forme di governo disparate purché aderenti alla mentalità dei vari popoli?».

Debbo dire che se questa nascente aspirazione tuttora quasi inarticolata e forse inconsapevole verso qualche futura forma di tolleranza e collaborazione internazionale non sembra per ora corrispondere e neppure trovare una eco nel pensiero del Ministro degli Esteri, essa corrisponde ad un atteggiamento generale che mi sembra interessante seguire. Megerle, il quale è entrato pur egli a far parte dello Stato Maggiore permanente di Ribbentrop, e col quale mi sono lungamente intrattenuto, è di sua iniziativa entrato in argomento, mostrandosi visibilmente interessato di conoscere quale foss.e al riguardo il pensiero del Governo Fascista e chiedendomi con insistenza se Roma non ritenesse che fosse giunto il momento di prendere qualche iniziativa in proposito.

Ma più interessante ancora mi sembra il poter regist,rare come questo atteggiamento scatutisca da una evoluzione più profonda di pensiero. E cioè il polarizzarsi del generale interesse verso nuovi orizzonti: a oriente, sui territori vastissimi che colà si dischiudono alla espansione germanica. Forse l'influenza della permanenza materiale sul luogo? forse la rapidità stessa degli sviluppi militari e l'incalzare di urgenti problemi politico-amministrativi che si pongono sul tappeto via via che si allarga la marea dell'occupazione tedesca? Certo è che nelle stesse accuse rivolte contro il malgoverno sovietico, nella commiserazione della popolazione, nel desiderio di rappresentare nelle tinte più scure la situazione vigente in Russia, c'è qualche cosa di più di una argomentazione polemica. È come un vero e proprio spirito di missione che pervade ciascuno, il desiderio di dimostrare la propria superiore capacità organizzativa, di adempiere ad una fatalità storica. È la vecchia bandiera, già a suo tempo sventolata da Bismarck e da Hitler, del «Drang nach dem Osten '-'• che oggi trova maggior ragione in un concetto pratico: il pensiero della necessità di sfruttare quelle enormi ricchezze che la Russia promette e che dovranno compensare il danno che rappresenta per tutta l'Europa ed indirettamente anche per la Germania la perdita dei territori e dei mercati dell'Estremo Oriente e forse della stessa India che ci si è rassegnati a vedere passare definitivamente nel Lebensraum della incontrastabile potenza militare ed economica del Giappone. Dovrà essere la Russia, insomma, non solo la fonte delle materie prime, ma il mercato della straripante produzione industriale germanica, il << Middle West della nuova Europa>>, ma altresì la conferma della capacità di « Ftihrung >> della Germania nazionalsocialista e la giustificazione della attuale guerra davanti all'umanità.

Stamane, quando mi sono svegliato nel vagone letto tra Varsavia e Berlino, e aprendo il finestrino ho visto stendersi infinite davanti agli occhi le piatte distese della Pomerania, ho per un momento avuto l'impressione di ritrovarmi sulla strada di Kiev. E mi è venuta in mente la frase dettami durante il viaggio di andata dal Ministro Schmidt: <<In fondo la grande pianura dell'Eurasia comincia immediatamente ad oriente dell'Elba».

(l) -Vedi D. 21. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussollnl. (3) -Vedi D. 23.

(l) Vedi serie IX, vol. VII, DD. 503, 504, 506, 507, 508, 511, 512 e 532.

(l) Vedi D. 23.

25

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5098/097 R. Istambul, 7 agosto 1942 (per. ore 22 del 10).

Mi risulta che questa Ambasciata di Germania è in massima soddisfatta del discorso tenuto da Saracoglu alla Grande Assemblea Nazionale il 5 corr. (telespresso di questa R. Ambasciata in data del 6 corr. n. 2114/1163) (1). Si ritiene anzi presso quella Rappresentanza che l'esposizione governativa del nuovo Ministero preluda ad <<evoluzioni volontarie» verso l'Asse in relazione ed in armonia con gli sviluppi della situazione militare.

Da parte mia esprimo il dubbio che il discorso di Saracoglu sia la dichiarazione di un Governo che si prepari ad «evoluzioni volontarie». Di nuovo e di positivo nell'esposizione programmatica dell'attuale Governo vi è soltanto questo: l'assenza di qualunque menzione ai rapporti della Turchia con l'URSS. La Russia, come l'Italia, sono globalmente comprese nella frase « abbiamo rapporti contrattuali o di fatto con altri Stati posti in ognuno dei due campi: il nostro atteggiamento sarà egualmente amichevole e leale verso tali Stati>>. Ma la frase non è certo felice, soprattutto se la si mette in relazione con la precedente in cui Saracoglu ha definito l'Inghilterra e la Germania « le due principali Potenze belligeranti>>.

Gli S.U.A. sono citati nella parte dell'esposizione di Saracoglu dedicata ai problemi di vettovagliamento e per ringraziare dell'offerta di cereali; ma ad essi può implicitamente riferirsi la dichiarazione acclamata dall'Assemblea: « quale che sia l'intensità nei nostri bisogni, nessuna influenza straniera potrà far piegare la nostra volontà».

In complesso quindi il solito gioco d'altalena. Forse c'è una sfumatura di bizantinismo nel fatto di aver parlato esplicitamente soltanto dell'alleanza con l'Inghilterra e dell'amicizia con la Germania, come per dire che la Turchia si sente solidale con l'Inghilterra per la guerra nel Mediterraneo e solidale con la Germania nella guerra contro l'URSS.

La parte del discorso che riguarda la politica instaurata dal nuovo Governo nella economia del Paese pur essendo stata favorevolmente accolta dall'Assemblea non ha persuaso l'opinione pubbHca: ci si rende conto in Turchia del rischio al quale si è esposti applicando i principi dell'economia liberale in un Paese dove c'è insufficienza di produzione, disorganizzazione nei servizi, disordine nell'amministrazione e accaparramento e speculazione in atto anche da parte di stranieri. Tale politica, piena di incognite, potrebbe in breve tempo logorare la posizione personale di Saracoglu.

Speciale menzione merita l'accenno al turchismo. Saracoglu ha detto «Noi siamo turchi e turchisti: il turchismo non è per noi soltanto una questione di sangue, ma anche di coscienza: la nostra ambizione è di vedere aumentato il numero dei Turchi e non di assistere, come per il passato, alla loro riduzione: 1 nostri sforzi tenderanno alla realizzazione di questo scopo». Queste esplicite dichiarazioni confermano quanto già ho avuto l'onore di segnalare a V. E. con il mio telegramma n. 359 (l) e il telegramma per corriere del 31 luglio u.s. n. 094 (2) circa le vedute di Saracoglu in materia di « panturchismo » o di « panislamismo >>.

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RR. 3787. Sofia, 7 agosto 1942 (per. il 13).

Siamo in piena Estate del 1942, alla fine del terzo anno della Guerra, e mentre sulle rive settentrionali ed orientali del Mar Nero il duro duello russo

tedesco assume violentissime forme. E la Bulgaria resta, più o meno, sulle sue posizioni iniziali.

Ad un intervento diretto di Sofia nella guerra antisovietica anche i Tedeschi appaiono avere, almeno per ora, rinunziato. Berlino non ha più insistito per l'inclusione della Bulgaria nella «crociata >> europea antibolscevica e si contenta di sfruttare al massimo le basi bulgare del Mar Nero e di controllare con attenzione, anche con mezzi propri e con la propria Gestapo, le attività propagandistiche sovietiche in questa zona. Per il resto, il Governo del Reich si è evidentemente lasciato persuadere sia dell'utilità che può essere costituita dall'esistenza a Samara, presso il Governo sovietico, di una Legazione di un Paese alleato, quale la bulgara, sia della necessità di non spostare, con un intervento attivo della Bulgaria in guerra, i termini dell'equilibrio astensionistico bulgaro-turco che fino ad oggi ha, innegabilmente, dato buoni frutti ai fini della situazione nel vicino Oriente.

In queste condizioni, le relazioni bulgaro-sovietiche non hanno subito notevoli spostamenti, almeno nel campo formale.

A Sofia continua a risiedere ed a lavorare, anche se attentamente sorvegliata, la Legazione sovietica, mentre a Samara il Ministro Stamenoff, per quanto posto, praticamente, in situazione di isolamento, cerca di svolgere una qualche attività, appoggiandosi, particolarmente, a quella Ambasciata giapponese quasi che Ce questa simiglianza, si parva licet..., piace molto ai Bulgari) tra Bulgaria e Giappone esistessero, nel quadro del conflitto mondiale, effettivi parallelismi di situazioni. E ogni tanto, per la verità, un qualche vantaggio esce ancora fuori da questa mancata rottura di rapporti tra Sofia e Samara: così ad esempio, la Bulgaria ha potuto in queste settimane tranquillamente aprire, per la prima volta, una sua Legazione a Tokio inviando, via Siberia, nella capitale ntpponica il Ministro Peyeff ed i suoi collaboratori che hanno compiuto il loro lungo viaggio senza incidenti.

Tutto ciò non toglie, naturalmente, che le relazioni tra i Soviet e la Bulgaria siano, dopo quanto è avvenuto in questi ultimi due anni, tutt'altro che buone e che a Sofia, almeno da parte di Re Boris e del Governo del signor Filoff, che continua largamente a condannare a morte, in queste ultime settimane, propagandisti ed agenti sovietici, ci si auguri effettivamente il crollo del Regime di Stalin e si applauda quindi ai successi germanici sulla via del Caucaso.

Per quanto, in questo delicato campo dei rapporti bulgaro-sovietici, riguarda le reazioni e gli atteggiamenti dell'opinione pubblica bulgara, occorre distinguere tra regione e regione. Così le zone agricole si mantengono tranquille ed abbastanza immuni da una effettiva propaganda sovversiva la quale si esplica invece, come sempre avviene, nei centri urbani maggiormente dotati di elementi operai e studenteschi. Ed è poi particolarmente in Macedonia, regione che non trova ancora il suo vero adattamento nel quadro della vita nazionale bulgara, che, almeno negli atteggiamenti di pensiero, il complesso slavosovietico costituisce oggi la maggiore attrazione. Riferisco in proposito che il nostro R. Console di Bitolia, che conosce bene Russia e Bulgaria, mi ha in questi giorni confermato come delle tre soluzioni politiche che si prospettano alla massa macedone: unione definitiva e completa alla Bulgaria, autono

mismo, costituzione di una forma di governo che si avvicini alle concezioni slavo-sovietiche, quest'ultima sia quella che riscuote attualmente, nell'intimo di molti, le maggiori simpatie.

Nei riguardi della Germania, la situazione non ha presentato notevoli mutamenti in questi ultimi tempi. Il Reich, che ha permeato molti strati della vita nazionale bulgara, costituisce sempre, con la massa imponente degli scambi commerciali bulgaro-tedeschi e per le sue attrezzature militari e civili in terra bulgara, l'elemento primo ed essenziale della politica estera del Regno bulgaro. Dovrei anzi dire che in questi ultimi tempi, e dopo un periodo invernale piuttosto grigio ed incerto, i Tedeschi abbiano ripreso a lavorare, con maggiore lena, in Bulgaria, riprendendo l'invio di commissioni economiche e culturali, rinforzando la pressione nel campo commerciale e dando vita ad iniziative anche nel campo agricolo. A tale rinnovata attività ed ai suoi risultati indubbiamente, anche se con sorriso agrodolce dei Bulgari, ottenuti, hanno concorso innanzi tutto i successi militari conseguiti in terra di Russia e di Africa e che costituiscono sempre, checché se ne dica, l'arma migliore per qualsiasi espansione e qualsiasi affermazione: ed in secondo luogo anche la sensazione bulgara che, in definitiva, dinanzi agli insuccessi russi e alla freddezza italiana, a Sofia, almeno per ora, non resti che appoggiarsi nuovamente a Berlino.

Non già che una tale linea di condotta susciti qui entusiasmi e vera, sostanziale simpatia. Lo stesso mio collega tedesco, infatti, Beckerle, che ha indubbie doti di sincerità e semplicità di concezioni, mi dice spesso che oggi dinanzi alle vittorie tedesche, tutti i buoni Bulgari applaudono e si inchinano, mentre chissà cosa avverrebbe, e non soltanto a Sofia, se i Fati dovessero mostrarsi meno favorevoli. Ma ciò non toglie che, ripeto, attualmente alla Bulgaria non resti, per molti motivi, che guardare sopratutto verso Berlino, dato anche che, come mi riservo riferire con altro mio rapporto, Roma appare, nella sua politica di valorizzazione degli elementi albanesi ed ora anche di quelli ellenici, porsi, almeno tendenzialmente, dalla parte di quanti guardano con sospetto ad una effettiva affermazione bulgara nei Balcani.

Alla Germania, del resto, un tale avvicinamento bulgaro, anche se utilitario ed interessato, evidentemente conviene. Oltre, infatti, quell'equilibrio turcobulgaro, al quale ho sopra accennato, e che è caro alla diplomazia del signor von Papen, è chiaro che una Bulgaria potenziata e rinforzata, custode della vallata del Vardar che conduce a quella di Salonicco dove i Tedeschi stazionano e, probabilmente, per lungo tempo stazioneranno, non può essere che una pedina molto forte nel gioco germanico nei Balcani. E Berlino, con lo sventolare spesso dinanzi agli occhi di Sofia la sorte futura della stessa Salonicco e della Macedonia greca, ha nella sua tasca carte forti e sufficienti allo scopo voluto.

Anche nei riguardi della Turchia, poche novità. Nell'intimo, il contadino, e quindi il soldato, bulgaro è sempre sostanzialmente antiturco e ancora oggi, se mai esistesse una guerra popolare in Bulgaria, sarebbe quella contro il Turco, l'antico Ottomano oppressore della Croce ortodossa. Ma il gioco diplomatico, e anche la ricerca del quieto vivere, hanno avuto il sopravvento sulle antiche e tradizionali tendenze. E oggi, specie con una certa evoluzione verificatasi ad Ankara, tuttora tenacemente attaccata alla sua neutralità, ma senza dubbio lieta di vedere fiaccata la potenza russa nel Mar Nero, la distensione turco-bulgara trionfa. I traffici ferroviari sono stati finalmente ripresi e i due Paesi, anche se sostanzialmente sempre sospettosi l'uno dell'altro, vivono in discreta armonia.

Con l'elemento nuovo dell'Europa sud-orientale, la Croazia, grande scampanio di amicizia, sulla base di fratellanza di sangue, di lotte comuni contro l'infido ed oppressore Serbo, e via dicendo. È sopratutto, in questo campo, la voce macedone che si fa sentire per ricordare, ad ogni pié sospinto, quella comunanza di sentimenti e di intenti. Naturalmente, non esistendo una frontiera comune tra Croazia e Bulgaria, le cose sono alquanto lontane e piuttosto teoriche. Ma ciò non impedisce che le manifestazioni reciproche di simpatia producano a Sofia una certa soddisfazione, per quanto talvolta offuscata da un qualche scetticismo sulla consistenza e la resistenza dell'ossatura dello Stato indipendente di Croazia. Così, ad esempio, è piaciuta non poco a Sofia l'affermazione fatta in questi giorni dal Ministro degli Esteri croato che, in un discorso di saluto al Ministro della Pubblica Istruzione di Bulgaria, recatosi in visita ufficiale a Zagabria, ha definito la Bulgaria «la maggiore Potenza dei Balcani».

Con la Rumania, esiste un innegabile miglioramento di relazioni, anche se, intimamente, e secondo i tradizionali astii di questi Paesi, di tempo in tempo si abbia qualche battuta agrodolce. Cosi ad esempio, proprio in questi giorni, si è avuta a Sofia, a quanto mi risulta, una certa protesta rumena perché, in seno ad un Convegno internazionale studentesco apertosi, con l'intervento di una Delegazione di Bucarest, nella capitale bulgara, il rappresentante bulgaro ha dichiarato, con discutibile opportunità, che i confini settentrionali della Bulgaria arrivano alle bocche del Danubio. Ma, ripeto, la questione della Dobrugia meridionale, anche se ancora fonte di polemiche nel campo giuridico per i problemi della successione, appare sostanzialmente «digerita» da parte dei Rumeni, tutti intenti alla sorte della Transilvania e tutti presi dal loro odio antimagiaro. Ed i Bulgari non hanno che da felicitarsene.

Si dovrebbe ora parlare dei rapporti tra la Bulgaria e la sola grande Potenza europea che è venuta a trovarsi, a mezzo dell'Albania, ai suoi confini, cioè l'Italia. Ma di tali relazioni mi riprometto riferire con ulteriore Rapporto dato che esse, per molteplici motivi, hanno finito per costituire un elemento di primissimo piano, non scevro di notevoli preoccupazioni bulgare, nel quadro della politica di Sofia.

(l) -Vedi D. l. (2) -Si riferisce al T. per corriere 4964/094 R. del 31 luglio 1942, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. 5085/259 R. Shanghai, 8 agosto 1942, ore 0,05 (per. ore 17 del 9).

Miei telegrammi 252 e 253 (l). Colonnello Yokoyama facendomi intendere che accanto missione di Capo Ufficio Stampa Militare egli svolge quella segreta di informatore diretto dei

più alti personaggi a Tokio, mi ha p:.rlato a lungo della situazione in Cina. Era perfettamente al corrente del malessere di Nanchino. Mi ha detto aver discusso a lungo senza testimoni col Generale Hata e col Generale Matsui.

Nelle conclusioni dopo lungo esame sottoposte Autorità Tokio era stata raccomandata urgenza riparare gravi errori commessi che invece di allargare avevano ristretto influenza di Wang-Ching-Wei. Occorreva togliere di mezzo organi giapponesi superflui, eliminare elementi inesperti; sostituirli con altri che nel delicato compito sapessero portare generosità e comprensione. Occorreva dare al Governo di Nanchino quei poteri che gli permettessero portare a fondo esperimento affidatogli. Soltanto sulla base di risultati effettivi buoni

o nulli Tokio avrebbe dovuto stabilire una linea di condotta definitiva. Non si poteva tergiversare più a lungo.

Yokoyama riteneva che Tokio avrebbe adottato al più presto le conclusioni di cui sopra e che esperimento di Nanchino sarebbe stato ripreso con altro spirito e su basi diverse.

Rilevando atteggiamento immutata simpatia del Governo italiano verso Nanchino e miei antichi rapporti con esso, Yokoyama mi ha pregato dare personalmente e amichevolmente a Wang-Ching-Wei assicurazione che i suoi desideri erano oggetto della massima considerazione a Tokio e che nuove importanti misure erano allo studio per aiutarlo nella sua opera.

Accennando alla missione giapponese Nanchino alla fine mese corrente, egli le ha attribuito valore puramente protocollare. Da molti erasi anzi criticata la scelta di Hiranuma e di Arita dei quali sono troppo note le passate diffidenze nei riguardi dell'Asse.

Parlando del Giappone ha detto che si lavorava in profondità per dare al Paese maggior coesione e un più importante sentimento dell'unione con l'Asse nella guerra e nella zona di vitali interessi. Di tale azione si sarebbero veduti i primi frutti in autunno.

(l) Vedi D. 18.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO

T. 179/392 R. Roma, 9 agosto 1942, ore 2,45.

Governo rumeno ha informato R. Legazione e Legazione di Germania a Bucarest di aver avuto notizia che il Governo ungherese ha autorizzato organizzazioni patriottiche studentesche ungheresi di Koloszwar a celebrare lo settembre anniversario annessione Transilvania Settentrionale e che, qualora la celebrazione dovesse effettivamente aver luogo, da parte rumena si commemorerebbe la perdita di quel territorio.

Secondo quanto ora comunica questa Ambasciata di Germania, codesto Ministro di Germania ha espresso a Governo ungherese opportunità evitare manifestazioni che nell'attuale situazione non potrebbero che inasprire tensione rapporti magiaro-rumeni.

Da parte vostra vorrete trovar modo di far presente costi che condividiamo punto di vista e preoccupazioni manifestate da Governo tedesco. Vorrete inoltre tenervi in rapporto con codesto Ministro di Germania scopo poter svolgere quella ulteriore attività moderatrice che dovesse apparire necessaria nella questione di cui trattasi ed al fine che ci proponiamo lasciando peraltro iniziative a vostro collega (l).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO

T. S.N.D. 27880/394 P.R. Roma, 9 agosto 1942, ore 22,30.

Personale per Anfuso.

Vogliate far presente Kallay che, per impegni del Duce in relaz,ione sviluppi operazioni belliche che l'obbligheranno assentarsi dalla Capitale, tornerebbe gradito che Presidente del Consiglio ungherese rinviasse suo progettato viaggio Roma ad epoca successiva, presumibilmente ottobre (2).

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L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5118/735-737 R. Santiago, 10 agosto 1942, ore 20 (per. ore 18,30 dell'11J.

Per quanto dichiarazioni personalità indicate nel telegramma suindicato fossero a priori da· prendere con beneficio d'inventario anche in base telespresso ministeriale 24/1378/4 del 24 giugno 1941 (4) e per quanto nessun fatto nuovo si sia prodotto per giustificare modificazione situazione locale di cui al mio telegramma 677 (5), a maggior precisione ho svolto larga discreta inchiesta per conoscere quale fondamento potesse avere. Da tale inchiesta e specialmente da colloquio con personalità indicate nei telegrammi 549, 642 e

715 (l) che godono molta Autorità e con le quali posso parlare con cordiale libertà, mi risulterebbe:

l o -Opinione espressa da personalità indicata nel telegramma Buenos

Aires corrisponde al corrente pessimismo adesso esistente in partito conser

vatore col quale egli è particolarmente in contatto, che deluso non poter par

tecipare largamente potere come tentò vede adesso situazione peggiore realtà.

2° -Situazione politica Cile innanzi conflitto non ha subito variazione

da quella definita ultima dichiarazione Ministro Esteri innanzi Senato di cui

al mio telegramma 581 (2) e da Presidente della Repubblica mio telegram

ma 681 (3).

3° -Stati Uniti dopo ripetute prepotenti pressioni sembrano adesso disposti maggiore moderazione verso il Cile sia per attenuare ondata reazione ostile ogni classe sociale locale per rarefazione importazioni specialmente macchine, sia perché hanno militarmente imprescindibile bisogno libera regolare importazione minerali cileni sia perché continuano rendersi conto che situazione finanziaria Cile, a meno provvidenziale intervento terzi quale Argentina, dovrebbe prima o poi porre questo Paese a loro mercé.

4° -Ciononostante sono da considerarsi non aderenti realtà situazione locale tanto esagerato ottimismo, mio telegramma 677 (4), quanto esagerato pessimismo. Politica Cile non dovrebbe almeno per ora cambiare indirizzo a meno che fatto nuovo esterno (ripetizione caso Tolten azione bellica costa Pacifico da Panama al confine Cile) o interno (colpo di stato unanimamente sperato per finalità opposte tanto da conservatori come da estremisti, o movimento sociale politico seguito carestia, evenienza da non escludere a priori data attuale situazione interno e debolezza Governo). Sarebbe pertanto per lo meno imprudente assicurare entro mese corrente si addivenga necessariamente rottura relazioni con Asse se fattori attuale situazione politica restano immutati.

Non comunicato Buenos Aires data sua riservata natura non avendo con quella Ambasciata cifrario triplo riservatissimo.

7 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

(735) Telegramma Buenos Aires 5 corrente (3).

(l) -Per la risposta di Anfuso vedi DD. 34 e 94. (2) -Anfuso rispose con T.s.n.d. 24809/435 P.R. dell'll agosto, ore 13, quanto segue: «Il Presidente del Consiglio dei Ministri ungherese è d'accordo circa rinvio suo viaggio Roma ad epoca successiva presumibilmente ottobre». La visita fu poi concordata per il 7 novembre (T. di Anfuso n. 6325/558 R. del 2 ottobre 1942). (3) -Si riferisce al T. 5023/1013 R. del 5 agosto 1942. ore 13,52, non pubblicato, con il quale Garbacelo riferiva circa una conversazione con l'Ambasciatore Aunos, nel corso della quale questi gli aveva detto che l'Ambasciatore di Spagna in Santiago riteneva probabile una nuova e forte pressione degli Stati Uniti sul Cile allo scopo di isolare l'Argentina. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 8.

(737) 5° -È esatto che il Presidente della Repubblica dotato migliori intenzioni sia poi in pratica eccessivamente debole sia perché soffocato da prepotenza partiti estremisti appoggiati da S.U.A., sia per ragioni fisiche data precaria sua salute e sua vita sregolata. È invece da accogliere con beneficio d'inventario fermezza questo Ministro Affari Esteri dati suoi precedenti e sue simpatie (mio telegramma 296) (5). Essa può essere pertanto occasionale e opportunistica sia per osservare quale piega prendano avvenimenti bellici sia forse per procacciare a sé [Ambasciata Washington] ed a Cile massimo profitto da contrastata e rimandata sua adesione a politica Nord Americana.

(l) -T. 4093/549-552 R. del 16 giugno 1942, ore 20 e T. 23716/715 P.R. del lo agosto 1942, ore 15,15, non pubblicati: riferivano sul colloqui che De Rossi aveva avuto con l'ex-Presidente Alessandrl e l'Ambasciatore dell'Argentina in Cile; il telegramma n. 642 non è stato rinvenuto;~ (2) -Vedi D. 8, nota l. (3) -Non rinvenuto. (4) -Vedi D. 8. (5) -T. 2035/296 R. del 22 marzo 1942, non pubblicato.
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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5110/2 R. Brioni, 10 agosto 1942 (per. l'11).

Clodius mi ha chiesto quale politica intendiamo seguire col Giappone. Questo tende a monopolizzare le trattative per tutti gli Stati asiatici, mentre Germania intende trattare separatamente con Manciukuò, Thailandia, Indie olandesi, Birmania, Indie, Filippine, Indocina, ecc.

Ho fatto presente a Clodius che il problema praticamente non si presenta per mancanza di rapporti pratici con altri Paesi asiatici. Comunque con Thailandia noi abbiamo rappresentanza diplomatica e con quel Paese abbiamo accordi commerciali autonomi.

Ritengo che nostra direttiva sia eguale a quella germanica.

Prego comunicarmi se posso confermare tale dichiarazione, telegrafandomi in cifra tramite Prefettura Pola (l).

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IL CAPO DELL'UFFICIO CROAZIA DEL GABINETTO, BALDONI, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

L. P. Roma, 10 agosto 1942.

Le Superiori istruzioni per quanto riguarda l'incontro del Duce con il Poglavnik (2) sono di «dilazionare» la cosa.

Potresti far sapere a Pavelic che, dati i particolari impegni, sopratutto militari, del Duce in questo periodo, si potrà riparlare dell'incontro al principio dell'autunno; e che, nel frattempo, si potrebbero preparare sistematicamente le questioni su cui le conversazioni potranno vertere.

33

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. 27926/1158 P.R. Roma, 11 agosto 1942, ore 2.

Con lettera del 2 corrente (3), Base ha espresso al Conte Ciano desiderio di venire prossimamente a Roma per esporre suoi progetti, relativi anche a

sua futura collaborazione con noi. In tale occasione aspirerebbe a essere

ricevuto dal Duce e dall'Eccellenza il Ministro.

Ringraziate Bose della sua lettera e, a nome del Conte Ciano, ricambia

tegl isuoi saluti. Confermategli che saremo sempre lieti di ospitarlo a Roma.

Fategli però presente che Conte Ciano dovrà assentarsi nel corso del cor

rente mese; sarebbe quindi opportuno che sua visita venisse rinviata a set

tembre.

Ci riserviamo in proposito fargli avere tempestivamente ulteriori preci

sazioni.

(l) -Non è stata rinvenuta la risposta al presente telegramma. (2) -Vedi D. 17. (3) -Non rinvenuta.
34

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5146/0130 R. Budapest, 11 agosto 1942 (per. il 13).

Vostro telegramma 392 (l) e mio 434 (2).

Kàllay ci ha parlato di sua iniziativa, dei timori rumeni circa una possibile

celebrazione a Kolosvàr dell'annessione della Transilvania all'Ungheria.

Ha soggiunto che egli non andrà a Kolosvàr e che nessun membro del Governo si troverò lì il 1° settembre. È probabile che venga celebrata una Messa solenne o venga fatta qualche cerimonia di carattere puramente locale, ma il Governo Ungherese intende astenersi in ogni modo dall'indire una celebrazione che possa avere uno spiccato carattere politico e provocare un inasprimento della situazione nei confronti della Romania. «Tutto questo naturalmente -ha detto Kàllay -qualora non sorgano provocazioni da parte romena, poiché questo Ministro di Romania, Filotti, non sembra proprio fatto per faciiltare il compito di distensione fra i due Paesi. Anche recentemente pare che egli abbia riferito a Bucarest che nel mio discorso di Debrecen, pronunziato alla presenza del Ministro d'Italia e del Presidente del Reich tedesco, io abbia pronunziato delle parole suonanti offesa alla Nazione romena, parole che non sono state poi riprodotte nel testo ufficiale pubblicato. dai giornali. Posso darvi la mia parola d'onore, ha continuato Kàllay, che non ho detto una parola di più e di meno di quelle consegnate nel resoconto stenografico alla conferenza, che del resto non ho fatto che leggere tutto quello che si può dire della conferenza -ha soggiunto Kàllay come del resto voi stesso avrete notato, è che essa costituisce una devota adesione dello spirito magiaro, attraverso le mie parole, all'azione della civiltà romena e latina alla quale la Nazione ungherese non ha mai mancato di sentirsi vicina )).

sulla sua conversazione con Jagow In esecuzione delle istruzioni ricevute.

(l) -Vedi D. 28. (2) -Con tale telegramma (T. 5126/434 R. del 10 agosto 1942, ore 20) Anfuso aveva riferito
35

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4230/1369. Berna, 11 agosto 1942.

Questo Ministro di Bulgaria, Signor Kiosseivanoff, ex Presidente del Consiglio, ha commentato l'attuale situazione turca dicendo che il momento culminante per le decisioni di Ankara sarà rappresentato dalla caduta di Novorossisk. La flotta sovietica, piccola ma tuttora importante per il dominio del Mar Nero, non potrà rifugiarsi che a Batum, il cui porto e le cui attrezzature sono d'altronde insufficienti per una flotta di navi da guerra. Progredendo poi, sia pure più lentamente, l'avanzata tedesca lungo la costa, non potrà non porsi il problema di un eventuale passaggio della flotta russa nelle acque turche e di un suo conseguente internamento. Il Signor Kiosseivanoff crede che in tale momento Berlino presenterà ad Ankara una specie di ultimatum che egli ritiene sarà accettato.

«Così -egli ha detto -la Turchia, la cui politica ha fino ad oggi tanto favorito la Gan Bretagna, passerà, a malincuore ma costretta, alla causa

dellA:>~"'·

Speriamo solamente -na aggwu~u -cue a .t:Sernno non si abbia la

debolezza di voler poi ricompensare oltre 11 aovuto questo tardivo intervento.

Se invece Ankara vorrà resistere aue vre:>:>IOm 01 Berlino, non credo sarà il caso di esitare ad attaccarla. La cunglUmaone aelle due armate dell'Asse, provenienti dall'Egitto e dal Caucaso, 10 es1ge. u·altronde, ha detto sorridendo, credo che si sia sempre ed eccess1vamem;e sopravalutata a Berlino, la reale forza militare della Turchia, come già avvenne per la Jugoslavia. Credo che

assisteremo ad un rapido tracollo turco, soprattutto se l'attacco sarà principalmente effettuato dal Caucaso» (1).

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5178/512 R. Tokio, 14 agosto 1942, ore 1,40 (per. ore 17,15).

Da informazioni confidenziall assume presso questi ambienti militari risulta che negli stessi ambienti, come anche nello stesso Governo giapponese, si giudichi con alquanto scetticismo attuale situazione in India.

Si ritiene che il Governo britannico non solo disponga dell'appoggio dei principi dei mussulmani, degli ebrei e degli intoccabili, ma abbia anche in mano molti degli elementi nazionalisti indù.

È possibile che torbidi ed incidenti di carattere locale e sporadici si moltiplichino senza però uscire dal campo di una azione reprimibile con ordinari mezzi polizia.

Negli stessi ambienti giapponesi si ha impressione che propaganda britannica tenda rappresentare con tinte più fosche situazione India per indurre America ad intervenire materialmente e moralmente assumendo impegni politici che potrebbero in avvenire essere sfruttati a vantaggio britannico.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

37

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5179/514 R. Tokio, 14 agosto 1942, ore 5,30 (per. ore 18,30).

In una conversazione confidenziale, questo Direttore Generale Affari Politici Asia Sud-Est, che ha accompagnato Ambasciatore Straordinario Hirota nella sua recente missione in Siam, ha ammesso che opinione pubblica in quel Paese è tutt'altro che soddisfatta della situazione attuale.

Egli ha precisato che nel Governo, Presidente del Consiglio del Ministri è ormai legato per la vita e per la morte alla politica della collaborazione col Giappone nella sfera della grande Asia Orientale, ma parecchi Ministri non sono certo sinceri partigiani di questa politica.

Incidenti fra truppe giapponesi e popolazione sono quasi quotidiani anche se di carattere non grave.

Equiparazione valore moneta allo yen cui Governo di Bangkok ha dovuto adattarsi indotto necessità di esportare eccedenza produzione riso nell'unico mercato oggi rimasto Siam, non è stata certo bene accetta alla popolazione che, non essendo in grado valutare portata economica finanziaria ed eventuali futuri sviluppi degli accordi relativi, ne risente oggi in pratica effetti negativi attraverso sopravvenuto aumento prezzi.

38

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5202/418 R. Istambul, 15 agosto 1942, ore 13 (per. ore 20).

La nomina di Numan Menemencoglu a Ministro Affari Esteri non ha qui suscitato speciale sensazione essendo da tempo risaputa e attesa. La stampa è unanime nel tessere l'elogio dell'eminente diplomatico e nel riportare con compiacimento i favorevoli commenti dall'estero. Sì constata nei circoli diplomatici che avvento dì Numan, mentre precipita la situazione sul fronte Caucaso e nel Mar Nero, è una riprova che la Turchia non intende partecipare a nessuna combinazione comunque diretta contro l'URSS. Menemencoglu ha personalmente sempre rappresentato se non proprio un antidoto almeno un freno alla tendenza antirussa personificata da Saracoglu.

Nei locali ambienti tedeschi che da qualche tempo si mostrano scontenti di Numan Menemencoglu cui principalmente si fa carico di aver silurato Gerede e di aver inviato Acikalin a Kubunicef cedendo a pressioni anglo-americane, viene posto in rilievo che il nuovo Ministro degli Affari Esteri è uomo cinico e tecnico nell'arte di formulare ed eludere qualsiasi clausola ed impegno; pertanto con lui è sempre possibile trattare a seconda delle circostanze. I miei rapporti personali con Numan Menemencoglu sono eccellenti. Egli è uomo fine, duttile e di un realismo assoluto che non tiene conto di altro che dell'interesse concreto del suo Paese.

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. 5201/262 R. Shanghai, 16 agosto 1942, ore 4,30 (per. ore 21).

Nanchino 12 agosto. Mi riferisco al telegramma n. 259 dell'8 corr. (1).

Nel corso di amichevoli conversazioni e con le dovute cautele ho fatto paTte a Wang-Ching-Wei delle informazioni datemi dal Col. Yokoyama circa nuovo atteggiamento ·di Tokio verso il Governo di Nanking.

Gli ho anche dato le cordiali assiCurazioni di interessamento che il Colonnello mi aveva pregato di sottoporgli a suo nome.

Il Presidente ha espresso la sua profonda gratitudine per informazioni «tanto serie e importanti» le apprezzava in modo speciale perché vedeva in esse una nuova prova della cameratesca assistenza offertagli da Voi, Eccellenza, e perché esse completavano 1e notizie alquanto vaghe portategli in questi giorni da Tokio dal Ministro delle Finanze.

Parlandomi della recentissima missione di quesit in Giappone, Wang-ChingWei mi ha detto che se era stato facile ottenere il prestito di 100 milioni yens inteso a rafforzare il dollaro di Nanking, non era stato possibile ottenere la pronta eliminazione dello yen mtlrtare che tanto intralciava la ripresa economica nella Cina controllata aa1 suo Uoverno. Si era tuttavia ottenuto la promessa che si sarebbero molto presto adottate le misure per affrettare tale eliminazione che sarebbe verosimilmente avvenuta nel marzo 1943.

Wang-Ching-Wei mi ha confidato che oltre al problema finanziario, ChouFu-Hai aveva anche toccato problemi politici, il più scottante dei quali rimaneva quello dell'applicazione del trattato di pace, cui rinvio (sui motivi del quale sempre si sorvolava) corrodeva alle basi l'azione del suo Governo.

Chou Fu-Hai aveva avuto anche istruzioni di rinnovare a Tojo la offerta del Governo di Nanking di partecipare onorevolmente ed attivamente al conflitto mondiale a fianco del Giappone e dell'Asse: offerta che fatta nel gennaio scorso, pur vivamente apprezzata, aveva raccolto soltanto risposte evasive.

(l) Vedi D. 27.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Brioni, 16 agosto 1942.

A seguito della lettera inviata dal Duce al Fiihrer sulla situazione greca (1), Clodius mi ha rimesso l'accluso appunto che esprime il punto di vista germanico sulla situazione ellenica concordato durante la sua visita al Quartier Generale.

Gli ho fatto presente cne, avenaomelo presentato al momento della conclusione dei lavori, ero costretto a rimandarne l'esame a Roma. Non vi sono grandi novità nel progetto tedesco, ma esso certamente non risolve il problema: comunque converrà esaminarlo e replicare.

ALLEGATO.

PUNTO DI VISTA TEDESCO RELATIVO AI DESIDERI DEL GOVERNO ITALIANO CIRCA LA STABILIZZAZIONE DELLA SITUAZIONE FINANZIARIA ED ECONOMICA DELLA GRECIA.

Dal Quartier Generale, 11 agosto 1942.

1. -Le spese di occupazione saranno ridotte al minimo strettamente necessario. Questo minimo tuttavia non potrà essere molto piccolo, in quanto che per motivi militari devono essere continuati i lavori necessari (ricostruzione delle strade, di ponti, di ferrovie, costruzione di aeroporti, ricostruzione ed allestimento delle opere portuarie) e tali lavori possono essere pagati solamente in dracme. Il Governo greco deve rassegnarsi che questi lavori ed i mezzi necessari per farli devono andare a carico della stessa Grecia. 2. -Le spese di occupazione restano limitate per la Germania e per l'Italia a 750 milioni di dracme per ciascuna. L'importo che superi tale somma verrà accreditato al Governo greco in dracme da parte della Germania e dell'Italia (Accordo italo-tedesco del 14 marzo 1942). 3. -I materiali necessari per le costruzioni in Grecia devono essere forniti dal Governo greco per dare al Governo greco la possibilità di dimostrare che esso è in condizioni di poter fare queste forniture senza dilazioni e in modo più economico di quando l'acquisto avviene a mezzo delle autorità tedesche ed italiane. Questo regolamento può essere mantenuto in vigore fin quando non vi sono dilazioni nell'esecuzione di costruzioni di importanza militare. 4. -I ritiri di somme sulla Grecia da parte italiana e tedesca devono essere limitati a quanto per la Grecia è economicamente sopportabile. La Germania e l'Italia devono cercare di aumentare per quanto possibile le forniture alla Grecia di prodotti essenziali per lo meno finché coprano i necessari bisogni per quanto riguarda l'alimentazione e le materie prime industriali (carbone, olio, ecc.).

La Germania prevede di creare una società monopolistica per il commercio grecotedesco allo scopo di facilitare lo scambio delle merci.

5. Il Governo greco deve d'altra parte essere obbligato a fare una politica di fissazione dei prezzi e in materia di tasse prendere anche tutte quelle misure per impedire il progredire sia dell'inflazione che dell'aumento dei prezzi.

Il Governo tedesco è pronto a rafforzare il personale del Plenipotenziario tedesco a mezzo di speciali esperti i quali potranno dare al Governo greco l'appoggio necessario per l'emanazione delle Ordinanze relative e per poter controllare l'esecuzione di esse (2).

(l) -Vedi D. 4. (2) -Questo appunto fu trasmesso ad Atene con T. 28590/1352 P.R. del 18 agosto 1942, non pubblicato, con la seguente aggiunta: «Questo Ministero riservasi farvi pervenire appenapossibile ulteriori comunicazioni al riguardo ».
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IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5255/702 R. buc.:arest, 17 agosto 1942. ore 0,20 (per. ore 15,15 del18).

Ho veduto a Predeal il Conuucator n quale sta benissimo in salute. Mi ha detto di essere piuttosto preoccupato per l'andamento operazioni sul fronte russo. Aveva notizie non ancora confermate che potente attacco russo si svolgeva contro Veronez e che città era stata perduta dai tedeschi. Gli sembra grave non tanto fatto della perdita della città ma circostanza che russi davano prova di possedere ancora ingente potenziale bellico e spirito aggressivo molto elevato. Tedeschi stavano preparando a loro volta due grandi azioni una a Rjev e l'altra nel settore tra Don e Volga contro Stalingrado. Tuttavia me?zi di cui disponevano russi lasciavano perplessi circa risultati di queste azioni. Conducator mi ha detto che i Sovieti hanno perduto materiali ingentissimi come egli stesso ha potuto osservare nelle sue ultime ispezioni al fronte e come continua a constatare ogni giorno la ricognizione aerea. È sorprendente che malgrado tali perdite e lo scarso afflusso di mezzi americani e inglesi russi riescano mantenere attivissima loro produzione bellica. Secondo le notizie che egli aveva russi stavano sgombrando Caucaso del Nord. Flotta sovietica veniva disarmata. Grossi calibri venivano caricati su piroscafi mercantili probabilmente con lo scopo di far loro traversare stretti e destinazione Alessandria. Scafi delle navi da guerra sarebbero stati evidentemente anonaatl dopo essere stati disarmati. Restavano in efficienza sottomarini navi leggere e vedette.

Grandi convogli erano poi segnalati a cavallo del Volga procedenti nei due sensi. Egli ritiene che russi spostino forze dalla Siberia e dall'Estremo Oriente e che anche la loro attrezzatura industr!lale nell'Est russo e nel bacino degli Urali sia imponente. È solo in tal modo che si può spiegare accanita resistenza sovietica.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BERNA, TAMARO

T. S.N.D. 187/577 R. Roma, 17 agosto 1942, ore 24 . Vostro 0303 (l). Non fate alcun accenno a possibilità che gradimento per destinazione

Vallotton a Roma possa essere rifiutato da R. Governo. Limitatevi solo a far comprendere a Pilet Golaz, a titolo strettamente personale, che a vostro avviso eventuale candidatura Vallotton non farebbe qui buona impressione, essen

done note oltre a tendenze e simpatie politiche anche poco chiara attività professionale. Potrete far sapere a Pilet Golaz che R. Governo desidera solo che la scelta di un nuovo Ministro di Svizzera a Roma cada su persona idonea sotto ogni riguardo e ciò perché si vuole che rapporti diplomatici fra i due paesi siano intonati a reciproca comprensione e fiducia.

(l) Con T.s.n.d. per corriere 5151/0303 R. dell'H agosto 1942, non pubblicato, Tamaro comunicava alcune informazioni circa la candidatura del Cons. Naz. Vallotton alla Legazionedi Roma e in particolare riferiva sulla sua attiviti\ a favore degli Ebrei.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 5331/0125 R. Berlino, 17 agosto 1942 (per. il 21).

Rapida avanzata colonne motorizzate tedesche su Tuapse, Grozni ed oltre Mikojeschagnon lungo alta valle Kuban avvicinano avvenimenti bellici a quella che forse sarà una delle battaglie decisive dell'attuale guerra, certo la più importante dell'attuale campagna contro la Russia e cioè quella per il forzamento del Caucaso.

Come oramai è chiaro, e come peraltro viene esplicitamente dichiarato da Alto Comando tedesco, i piani strategici germanici per il 1942 avevano due obiettivi: Stalingrado come chiave del basso Volga; il Caucaso, come battaglia per il petrolio e per le porte del Medio Oriente.

Poiché questi piani sembrerebbero essere stati anticipati dai russi, i quali infatti già in previsione della ripresa dell'offensiva tedesca avevano provveduto alla costituzione di due eserciti completamente indipendenti e in grado di operare separatamente (quello a nord agli ordini di Timochenko e quello del Caucaso agli ordini di Worochiloff) tanto più importanza riveste questa prova suprema di forza tra i due grandi avversari, anche a prescindere dalle importanti conseguenze strategiche insite nel risultato delle odierne operazioni.

Al nord la resistenza sovietica sembrerebbe tuttora salda. È evidente che i russi intendono difendere Stalingrado a tutti i costi e sino all'ultimo uomo. Forti perdite si sono infatti avute da ambo le parti. Per quanto riguarda le truppe dell'Asse particolarmente provate sono state le unità romene operanti a sud-ovest di Stalingrado; mentre è noto che anche la nostra Divisione celere, schierata a difesa del fianco sinistro della punta corazzata germanica contro Stalingrado, è stata più volte impegnata da irruenti attacchi sovietici.

Diverso andamento hanno avuto invece le operazioni al sud; dove l'avanzata tedesca è in molti settori notevolmente in anticipo sul previsto. È anche evidente d'altra parte che la resistenza sovietica è stata minima. I russi si sono sottratti a qualsiasi battaglia, ripiegando quasi senza combattere; scarso è il numero dei prigionieri ed il materiale abbandonato ai tedeschi i quali hanno l'impressione, almeno sinora, di combattere contro forze di retroguardia.

Piuttosto che di una rotta sembrerebbe pertanto trattarsi di una ritirata volontaria o quanto meno predisposta. Si pensa infatti che i russi abbiano oramai deciso di costituire la loro difesa sulla linea più economica che dovrebbe presumibilmente avere uno sviluppo conforme a quello dello spartìacque per scendere sul Mar Nero verso Sukhum. Questo schieramento avrebbe anche il vantaggio di linee di comunicazi.one interne abbastanza comode che permetterebbero l'afflusso rapido di rifornimenti lungo la valle del Kura (ad E) e del Rion (verso Mar Nero).

Sembra anche che nel frattempo la notta sovietica si sia trasferita, o sia in corso di trasferirsi, da Noworosisk a Batum.

Se le anzidette ipotesi sui piani difensivi sovietici corrispondono a realtà, lo scontro non sarebbe ancora avvenuto. Dalle ultimissime notizie sull'avanzata delle colonne tedesche nel settore eentrale esso dovrebbe essere imminente se già non ha avuto inizio. I risultati varranno a dare preziose indicazioni ·sugli ulteriori prevedibili sviluppi della guerra in questo importantissimo settore.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5259/1429 R. Berlino, 18 agosto 1942, ore 20.

Mio telegramma per corriere n. 0125, del 17 agosto (l).

Secondo le notizie comunicate oggi al R. Addetto Militare dall'Alto Comando tedesco due colonne motorizzate germaniche operanti nel settore centrale hanno forzato la catena del Caucaso .. La prima di dette colonne ha attraversato il passo di Dombai e scende lungo l'alta valle del Kodor, l'altra dopo aver sorpassata la cresta caucasica un poco più ad occidente scende lungo la valle dell'Angora. Nonostante che il Comando tedesco non voglia per il momento fare alcuna illazione, la scarsa resistenza incontrata dalle 2 colonne sembra avvalorare l'ipotesi che ci troviamo di fronte ad un parziale collasso del fronte russo-caucasico.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 5281/1434 R. Berlino, 19 agosto 1942, ore 18,50.

Auswaertiges Amt mi informa che Ambasciatore Oshima ha comunicato che si considera ora opportuna venuta di Bose in Birmania.

Anche Governo tedesco è venuto nella determinazione di autorizzare Bose a partire col nostro prossimo aereo. Esso verrebbe accompagnato da Colonnello Yamamoto di questa Ambasciata del Giappone, qualora nulla osti da parte nostra.

(l) Vedi D. 43.

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 19 agosto 1942.

Come Vi è noto, Eccellenza, il 25 giugno u.s., n Ministro degli Affari Esteri cileno, in una seduta segreta del Senato ebbe a dichiarare che eventuali attacchi da parte delle Potenze del Tripartito alle coste del Sud e del Centro America -compreso n Panama -o azioni belliche contro navi mercantili degli Stati Uniti o di altri Paesi dell'America Latina nelle acque sudamericane del Pacifico avrebbero influito sul futuro atteggiamento del Cile.

Il Ministro del Giappone a Buenos Aires, per incarico del proprio Governo, ebbe subito a chiedere chiarimenti in proposito al Governo cileno, e a far presente l'impossibilità per il Giappone di rinunziare ai propri diritti di belligeranza (All. n. l) (l). Il Ministro degli Affari Esteri, nella sua risposta, attenuò molto il significato delle dichiarazioni da lui fatte il cui tenore era del resto molto elastico.

Ora il Governo del Reich, con l'accluso Appunto (Ali. n. 2) (1), ci fa conoscere che riterrebbe opportuna una presa di posizione in materia anche da parte della Germania e dell'Italia e ci ha comunicato il testo delle istruzioni inviate in proposito all'Ambasciata di Germania a Santiago, chiedendo di prendere analogo atteggiamento.

Ho obiettato al Principe Bismarck che non mi sembrava fosse n caso di creare difficoltà al Governo cileno obbligandolo a chiarire in modo preciso n suo atteggiamento, ciò che esso evidentemente non desidera fare per non crearsi imbarazzi né da parte nordamericana né da parte del Tripartito. Messo al bivio, esso non avrebbe evidentemente potuto che cedere alle pressioni nordamericane, più forti delle nostre. Non si sarebbe quindi ottenuto altro risultato se non quello di accelerare lo slittamento Cile verso la rottura.

Il Principe Bismarck mi ha detto che personalmente conveniva con il nostro punto di vista, ma aveva avuto istruzioni da Berlino di insistere nel senso sopra indicato.

Qualora Voi, Eccellenza, riteniate non sia il caso di far ufficialmente presente a Berlino le nostre obiezioni e sia invece opportuno, per ragioni di carattere generale, associarsi senz'altro al passo tedesco, si potrebbe inviare al R. Incaricato d'Affari in Santiago il telegramma (2), di tenore piuttosto blando, che si sottopone qui accluso alla Vostra approvazione e alla Vostra firma.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 54.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 5310/450 R. Budapest, 20 agosto 1942, ore 20.

Scomparsa Stefano Horthy, colpisce Ungheria proprio nel giorno sua grande festa e riapre con inattesa drammaticità quella crisi successione già così faticosamente composta. Quanto il Reggente aveva personalmente architettato prima con il discreto aiuto di Bardossy poi con il pieno appoggio di Kàllay per «dinastizzare » il nome di Horthy e conferire all'Ungheria una sorta di dinastia capace anche etnicamente di garantire la libertà del Paese, è oggi da rifare. Problema interno e relativo carattere della compagine governativa dovranno essere, passato il lutto, riesaminati alla luce delle future necessità.

In questi circoli politici vengono intanto presentate seguenti questioni:

l) -ritorno in lizza dei Crocefrecciati, degli Inrediani, di tutti coloro cioè che avevano avversato soluzione Vice Reggente e che tenteranno di riportare in esame il graduale inasprimento dell'Ungheria nel Nazionalsocialismo;

2) -nuove aspirazioni dei legittimisti, degli Asburgo e specialmente di Alberto che non ha mai rinunziato alla successione; 3) -presa di posizione della parte liberale e anti-germanica che vede in Bethlen il suo più autorevole esponente; 4) -riesame della posizione politica di Kallay tutta imperniata sulla successione di Stefano Horthy;

5) ultima eventualità è quella che un principe italiano cinga la corona di Santo Stefano anche nell'ipotesi di una futura riunione ungaro-croata (1). Questo piano è caro a coloro che spererebbero così potersi definitivamente sottrarre all'influenza germanica.

Tali sono i problemi generati della scomparsa di Stefano Horthy, che naturalmente si delineeranno lentamente poiché il Paese è austeramente compreso del fiero dolore del padre il cui prestigio è ancora così assoluto da poter fare accettare qualsiasi soluzione egli crederà migliore nell'interesse Ungheria.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S.N.D. 28820/142 P.R. Roma, 20 agosto 1942, ore 24.

Vostro 424-425 (2). Concordiamo circa opportunità che aperture fatte a Vostro collega tedesco da codesto Vice Presidente Consiglio dei Ministri non siano lasciate com

pletamente cadere. Riteniamo peraltro prematura qualsiasi collaborazione nel campo militare, collaborazione che, tra l'altro, sarebbe destinata per ora a rimanere allo stato puramente teorico.

Potete invece accogliere proposte afgane di collaborazione nel campo informativo, senza per ora, impegnarvi troppo a fondo, anche per conservare completa libertà di azione. Non escludiamo naturalmente di poter tener conto dei risultati di tale collaborazione anche per ulteriori eventuali sviluppi.

Governo tedesco, che abbiamo messo al corrente del nostro punto di vista, concorda e impartisce a codesto suo Ministro analoghe istruzioni (l).

Nel parlare costà dell'argomento lasciate intendere, nel modo che riterrete più opportuno, che aperture fatte a Vostro collega tedesco avrebbero dovuto contemporaneamente essere state fatte anche a Voi.

(l) -Vedi D. 73. (2) -Vedi D. 12.
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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. 189/144 R. Roma, 20 agosto 1942, ore 24.

Questa Ambasciata di Germania ci ha comunicato che codesto Ministro delle Poste, Abdul Hussein Khan, nel corso di un colloquio avuto con codesto Ministro di Germania, gli ha esposto quanto segue:

l) quando truppe germaniche giungessero frontiera Afghanistan, codesto Governo potrebbe trovarsi conflitto con popolo afgano qualora anglorussi commettessero atti contro neutralità Paese. Governo potrebbe essere rovesciato.

2) In tal caso egli consiglierebbe Potenze Asse non intervenire formazione nuovo Governo: Aman Ullah ha molti nemici e potrebbe essere causa gravi lotte interne.

Ministro di Germania ha, in risposta, fatto presente che, a suo avviso, Potenze dell'Asse non hanno alcuna intenzione immischiarsi questioni interne afgane, e ha definito suo interlocutore come avversario Primo Ministro, nazionalista, desideroso cambiamento Governo, non seguace Aman Ullah.

Ministero Esteri tedesco ha approvato atteggiamento suo Rappresentante costà e lo ha incaricato di approfondire, ad una favorevole occasione, pensiero di Hussein Khan circa eventuale Governo che egli auspicherebbe.

Quanto precede per Vostra opportuna notizia e per quelle informazioni e impressioni che potrete, a Vostra volta, raccogliere in merito (2).

(l) -Vedi D. 13, nota 2. (2) -Vedi D. 66.
50

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA

T. 191/567 R. Roma, 21 agosto 1942, ore 12.

Nostra situazione rifornimenti petroliferi gravemente peggiorata specie per quanto concerne produzione benzina avio e lubrificanti causa fermo esportazione petrolio greggio disposto dal Governo Rumeno. Occorre compiere nuovo sollecito passo sede politica presso codesto Governo perché sia prontamente autorizzata ripresa spedizione greggio di cui alcune bettoline sono già cariche e pronte partenza. Attendo notizie (1).

51

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5357/457-458 R. Budapest, 21 agosto 1942, ore 14,55 (per. ore 8 del 22).

Ho presentato stamane al reggente Horthy condoglianze di Sua Maestà il Re e del Duce, aggiungendo quanto Nazione italiana partecipi al lutto dell'Ungheria per la morte Vice Reggente.

Ammiraglio Horthy nonostante profonda commozione che lo invadeva ha voluto trattenersi qualche tempo per parlarmi del figlio.

«Lo ritenevo -egli mi ha detto -completamente preparato a raccogliere la mia successione. Quanti l'hanno avvicinato possono dire del suo profondo senso del dovere e delle sue mature virtù civili. Quando ho cominciato affidargli mature responsabilità, come quella di presidente Kae, egli ha dimostrato competenza tecnica congiunta ad una disciplina che ha provocato ammirazione degli stessi tecnici. Queste qualità avevano fatto facilmente di lui un soldato perfetto ed io ero sicuro di lasciare alla Nazione Ungherese qualcuno che poteva guidarla meglio di me poiché egli aveva una esperienza della vita che io sono ben lontano dal possedere. In questi ultimi tempi, ero francamente inquieto per i pericoli che mio figlio correva e, senza confessarne ad alcuno la ragione, avevo divisato recarmi al Fronte, proprio a metà agosto e pensato trattenermici il più a lungo possibile, in maniera di consentirgli di venire qui a prendere il mio posto. Non volevo con questo sottrarlo al suo dovere, ma il mio affetto di padre forzava la mano ai doveri del capo di Stato. Ho perciò ancora qualche rimorso. Purtroppo i miei piani sono stati alterati all'ultimo momento poiché il Presidente del Consiglio aveva ritenuto opportuno di precedermi in questo vi:aggio insieme al capo dell'esercito. So che la nazione Italiana comprende la sciagura che si è abbattuta su noi. Mio figlio amava l'Italia come la sua seconda patria ed io non dimenticherò come il popolo italiano abbia salutato la sua nomina a Vice Reggente~.

In relazione a quanto ho comunica t o con mio telegramma di ieri 450 (l), continuano le voci che attribuiscono al Governo il proposito di definire la questione successoria per evitare più tardi una crisi che impegni l'avvenire della Nazione. Fra le voci che raccolgo anche da fonte attendibile, si penserebbe di nominare un consiglio di reggenza per conferire la successione al figlio dello scomparso Vice Reggente, che ha adesso un anno di età.

(l) Per la risposta vedi D. 81.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 21 agosto 1942.

Bismarck ha dato comunicazione di un telegramma a firma Ribbentrop con il quale questa Ambasciata di Germania viene richiesta di provocare istruzioni alle competenti Autorità Militari italiane in Croazia affinché anche nelle zone di nostra occupazione possano essere attuati i provvedimenti divisati da parte germanica e croata per un trasferimento in massa degli ebrei di Croazia nei territori orientali.

Bismarck ha affermato che si tratterebbe di varie migliaia di persone ed ha lasciato comprendere che tali provvedimenti tenderebbero, in pratica, alla loro dispersione ed eliminazione.

L'Ufficio competente fa presente che segnalazioni della R. Legazione a Zagabria inducono a ritenere che, per desiderio germanico, che trova consenziente il Governo ustascia, la questione della liquidazione degli ebrei in Croazia starebbe ormai entrando in una fase risolutiva.

Si sottopone, Duce, quanto precede per le Vostre decisioni (2).

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IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI

APPUNTO S. 8/14549. Roma, 21 agosto 1942.

1. -In seguito all'aggravarsi della situazione in Grecia per le crescenti spese d'occupazione germaniche, il R. Ministero faceva presente a questa Ambasciata di Germania, con appunti del 7-12 luglio (all. n. l e n. l bis) (3), che la continuazione di tale sistema avrebbe portato al totale annullamento del potere d'acquisto della dracma ed al collasso del Paese. Il R. Ministero ·-facendo sue alcune proposte che il Ministro Gotzamanis aveva qui sotto

posto a mezzo del Ministro Ghigi ----chiedeva che le richieste di fondi al

Governo greco fossero limitate al soldo della truppa e che le forniture venis

sero fatte dalle Autorità militari greche, eliminando in tal modo sopraprofitti

ed evasioni fiscali. Come misura immediata il R. Ministero proponeva, infine,

che il Governo germanico limitasse la richiesta di fondi per il mese di luglio

alla parte già versata dal Governo greco.

L'Ambasciata di Germania, con Appunto in data 26 luglio Call. n. 2) (1), rispondeva che il Governo tedesco, pur rendendosi conto della gravità della situazione, non poteva accettare integralmente il punto di vista italiano. In particolare non riteneva possibile limitare la richiesta di dracme al solo soldo delle truppe; si dichiarava disposto ad accettare il tramite del Governo greco per le forniture, ma con riserva e a titolo di esperimento; riteneva, poi, impossibile limitare la richiesta di fondi per luglio.

Successivamente il Duce, di ritorno da Atene, inviava al FUhrer Call. n. 3) (2) una lettera in cui, dopo aver constatato che la Grecia era sull'orlo della catastrofe, rilevava che l'alleggerimento delle spese d'occupazione rappresentava il solo possibile rimedio al caos, che era di sommo interesse dell'Asse evitare.

Autorizzato dal Duce, il Ministro Gotzamanis, faceva in pari tempo pervenire al R. Ministero altre proposte Call. n. 4) (l) che dettagliavano in sostanza quelle già formulate; aggiungendo la preghiera di chiarire le condizioni degli anticipi fatti dalla Banca di Grecia in base agli accordi di Roma del marzo u.s.

Nel frattempo il Ministro Ghigi aveva iniziato conversazioni Call. n. 5) (l) con il Ministro Altenburg, autorizzato dal Governo germanico sulla base degli appunti scambiati fra il R. Ministero e l'Ambasciata di Germania in Roma, per affrontare con l'ausilio dei tecnici i diversi aspetti del problema e raggiungere un accordo circa la ridu<lione dJlle spese ci'occupazione. Sopravvenuto l'intervento del Duce, il R. Ministero dava disposizioni al Ministro Ghigi di non arrivare ad una conclusione prima che fosse pervenuta la risposta del Fiihrer.

Intanto un primo risultato sembrava raggiunto, avendo il Comando Militare tedesco di Salonicco ricevuto l'ordine di ridurre a poco più della metà la richiesta di fondi per agosto.

Senonché il Fiìhrer nella sua risposta al Duce Call. n. 6) (3), pur dichiarando di condividere le sue preoccupazioni, comunicava sembrargli difficile ridurre le spese di occupazione. Queste erano tali, egli aggiungeva, solo di nome, in quanto concernevano lavori militari e pubblici indispensabili, per i quali non si poteva assolutamente prescindere dall'apporto e dalla collaborazione della Grecia.

Le idee del Fiìhrer e le precedenti comunicazioni tedesche appaiono svolte nell'appunto che il Ministro Clodius ha consegnato all'Ambasciatore Giannini il 16 agosto a Brioni C 4).

Il 17 corrente la Rappresentanza tedesca ad Atene informava la R. Rappresentanza che, dovendo la questione essere trattata a Brioni, riteneva preferibile sospendere le conversazioni. Tali conversazioni pur avendo fatto qualche progresso, non possono essere considerate tali da consentire, a meno di ulteriori proposte un miglioramento apprezzabile della situazione (all. n. 7) (1).

2. -Tutto considerato sembrerebbe preferibile, allo stato delle cose, che le trattative seguitassero a svolgersi ad Atene per l'opportunità d'impegnare le Autorità germaniche del luogo le quali non possono non rendersi conto della gravità della situazione e in particolare delle conseguenze alle quali darebbe luogo la continuazione dell'attuale sistema, sopratutto il totale collasso del Paese impedirebbe il raggiungimento del solo scopo che sembra premere ai tedeschi, e cioè l'attuazione dei lavori militari.

Se pertanto l'Eccellenza Giannini concorda con quanto precede potrebbero essere interessati Clodius e Chigi a far continuare le trattative ad Atene.

(l) -Vedi D. 47. (2) -Il documento è così annotato: «Nulla osta. M[ussollnl] ». Vedi D. 86. (3) -Non pubblicati. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 4. (3) -Vedi D. 21. (4) -Vedi D. 40, allegato.
54

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI

T. 192/308 R. Roma, 22 agosto 1942, ore 1,45.

Vostro 581 (2).

Governo del Reich ci ha fatto conoscere (3) sua intenzione di prendere

posizione nei riguardi note dichiarazioni fatte da codesto Ministro Esteri in

seduta segreta Senato del 25 giugno e ci ha comunicato testo istruzioni inviate

a tale proposito a codesto sua Ambasciatore, suggerendo che anche da parte ·nostra sia effettuato passo analogo.

Dopo aver preso contatto in proposito con Vostro collega tedesco e quando

questi vi avrà informato di aver compiuto passo prescrittogli, intrattenete

verbalmente a Vostra volta, nella forma e nel tono più amichevole, codesto

Ministro Esteri sulla questione facendogli riservatamente presente che:

l) R. Governo si rende pienamente conto della difficile e delicata situa

zione in cui pressioni nordamericane hanno posto Cile e quindi non vuole,

con l'attribuire soverchia importanza alle note dichiarazioni, rendere più diffi

cile sua situazione;

2) esso però non può non far presente che Panama ha senz'alcun motivo

dichiarato guerra all'Italia e che quindi nostro diritto ad eventuale attacco

coste Panama è incontestabile;

3) per quanto riguarda navigazione mercantile in Pacifico sudamericano,

R. Governo si è vivamente adoperato, come è noto al Governo cileno, perché navigazione cilena abbia ogni salvaguardia, garanzia e facilitazione, ma esso

8 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

non può rinunciare suoi diritti belligeranza, riconosciuti da diritto internazionale, nei riguardi navigazione neutrale e nemica;

4) insistete sopratutto sugli aspetti giuridici della questione e inquadrate Vostro passo nella costante opera di moderazione e di conciliazione svolta dall'Italia nei rapporti del Tripartito con Paesi America Latina (1).

(l) -Si riferisce al T. 5273/0173 R. del 17 agosto 1942, non pubblicato. (2) -Vedi D. 8, nota L (3) -Vedi D. 46.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 25930/1449 P.R. Berlino, 22 agosto 1942, ore 12,10 (per. ore 13,30). Mio telegramma n. 1433 del 19 (2).

In un colloquio avuto con Bose egli mi ha espresso i seguenti desiderata:

l) conoscere almeno approssimativamente data partenza dell'aereo e possibilmente anche itinerario; 2) conoscere il numero delle persone che potrebbe portare con sé. Egli desidererebbe essere accompagnato da almeno tre dei suoi collaboratori; 3) conoscere quanti chili di bagagli egli potrà portare con sé.

Bose ha poi espresso il suo vivissimo desiderio di essere ricevuto prima della sua partenza dal Duce e dall'Eccellenza Ciano. Ha pregato inoltre che come il suo eventuale viaggio è stato finora tenuto assolutamente segreto nei confronti degli indiani di Berlino, lo stesso si faccia nei confronti degli indiani residenti a Roma.

Circa il desiderio Giappone di farlo accompagnare dal Colonnello Yamamoto, Bose non ha nulla da eccepire in proposito dato che conosce ed apprezza da lungo tempo detto ufficiale.

Sarò grato a V. E. se vorrà mettermi in grado di fornire all'interessato le notizie da lui richieste.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. 29076/766 P.R. Roma, 22 agosto 1942, ore 12,30.

Vostro 980 (3). Governo del Reich ci ha informato aver impartito istruzioni codesto suo Incaricato d'Affari attirare nuovamente attenzione codesto Governo su con

traddizione che vi sarebbe tra assicurazioni da esso date circa portata noti provvedimenti discriminatori e loro applicazione nei confronti ditte tedesche (l). Ci ha chiesto di associarsi a tale passo anche per nuovamente sottolineare effettiva solidarietà delle Potenze del Tripartito. Vogliate pertanto tornare sull'argomento con codesto Ministero Esteri, dando alle Vostre parole tono e forma amichevole.

Ripetete che ci rendiamo conto delle difficoltà in cui si trova codesto

'Governo per pressioni nord-americane, ma che riteniamo opportuno che tali pressioni siano controbilanciate da nostra amichevole azione, volta anche a fornire all'Argentina possibilità di resistere più agevolmente. Ricordate nuovamente tutta l'opera di moderazione e di conciliazione da noi svolta e i risultati ottenuti e conseguente necessità che ci sia in ogni modo facilitato il perseguimento di detta opera, ponendoci a nostra volta in grado di confermare al Governo del Reich che, anche sul terreno pratico, non saranno effettuate discriminazioni a danno di alcuna delle Potenze del Tripartito (2).

(l) -Per la risposta di De Rossi Yedi D. 84. (2) -Riferimento errato: si tratta probabilmente del T. 1434, per il quale vedi D. 45. (3) -Si riferisce al T. 23154/980 P.R. del 28 luglio 1942, ore 21, non pubblicato, con il quale Garbacelo aveva riferito che analogo passo era stato effettuato da Ambasciatore del Giappone a questo Ministero degli Esteri contro appJ,lcazlone noti provvedimenti discriminatori.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 5372/1456 R. Berlino, 22 agosto 1942, ore 18,30.

Operazioni germaniche sul fronte Caucaso segnano in questi giorni apparente battuta d'arresto. Ciò è da un lato conseguenza semplice fatto che truppe tedesche, dopo loro rapida avanzata attr.:werso pianura del Kuban sono venute a contatto con prime serie difficoltà materiali ordine topografico e una certa resistenza per proteggere porti Novorossisk, Tuaps; dall'altro che si presenta necessità per punte avanzate di attendere ulteriori rinforzi prima di tentare nuovi sbalzi in avanti (circostanza che si fa particolarmente sentire nei settori di alta montagna dove deficienza di rotabili impedisce impiego autotrasporti, carri armati. Quest'ultima sembra essere situazione dei due gruppi tedeschi i quali avevano fin dall'inizio settimana superato catena Caucaso ma che non si trovano in forze sufficienti per tentare discesa al mare (mio telegramma 1429 del 18 corrente) (3). In linea generale si prevede che grosso dell'avanzata tedesca, appunto per ragioni di comunicazioni, dovrà passare o lungo zona costiera, o attraverso i passi rotabili di Mamisonski e di Krestowi

-o lungo la costa Caspica ciò spiega la maggior resistenza che tedeschi incontrano in questo momento sul settore occidentale di questo fronte dove appunto i sovieti tentano impedire ai tedeschi raggiungimento coste Mar Nero. Negli ambienti Alto Comando tedesco continuasi tuttavia giudicare situazione col massimo ottimismo e nella fiducia che quando sarà venuto momento di agire -e ciò non dovrebbe tardare molto -esso saprà aver ragione della eventuale resistenza russa.
(l) -su tale questione vedi D. 2. (2) -Per la risposta vedi D. 68. (3) -Vedi D. 44.
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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA

T. S.N.D. 193/1205 R. Roma, 22 agosto 1942, ore 19,30.

Vostro n. 1434 (1).

Anche questa Ambasciata di Germania mi ha ufficialmente comunicato che nulla osta da parte suo Governo alla partenza Bose per l'India con nostro aereo.

Predetta Ambasciata è stata in risposta informata delle difficoltà frapposte dal Governo nipponico all'effettuazione secondo volo di cui al mio telegramma n. 1126 (2). Informatene anche da parte Vostra Auswartiges Amt, aggiungendo che in data odierna sollecitiamo decisione nipponica al riguardo.

Tenete presente che, per ragioni tecniche, Bose dovrà partire solo, senza accompagnatori e col minimo di bagaglio.

È bene comunque non comunicare quanto precede sia ai tedeschi che ai giapponesi, se non quando questi ultimi ci faranno pervenire, per il normale tramite della loro Ambasciata a Roma, richiesta ufficiale al riguardo.

Fate sapere a Bose che siamo molto lieti che suo desiderio, da noi vivamente appoggiato, sia stato accolto anche da parte tedesca e giapponese.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 5461/0134 R. Budapest, 22 agosto 1942 (per. il 26).

Mi riferisco ai miei telegrammi n. 450 e n. 458 (3).

Alla Presidenza del Consiglio funzionari ed intimi del Presidente avevano, l'indomani della tragica scomparsa del Vice Reggente, aspetto visibilmente depresso e preoccupato.

Da fonte governativa molto autorevole mi è stata fatta una lunga esposizione della situazione derivante dalla morte del giovane Horthy. Riassumo qui di seguito la sostanza di tale conversazione:

Il Governo -ha cominciato col dirmi il mio interlocutore -è assolutamente padrone della situazione e non tollererà nessuna speculazione né ten

Germania-Giappone.

tativi di fronda da parte di coloro che possono avere interesse ad un cambiamento dell'attuale stato di cose. Ciò è tanto più necessario in quanto nel Paese esistono -disgraziatamente -non poche forze centrifughe contro le quali il Reggente aveva appunto elevato la sua coraggiosa costruzione imperniata sulla successione del figlio (1). Al primo posto tra questi elementi disgregatori va annoverato Imrédy, la cui indiscutibile intelligenza sembra essere stata messa al servizio dei nemici di un'Ungheria forte e compatta. Altro elemento pericoloso, per la forma stessa della sua intelligenza critica e presuntuosa è Bardossy. Come una sicura garanzia del nostro avvenire posso dirvi che se egli non fosse stato messo in quest·a ibrida situazione, nell'obbligo di diventare a tutti i costi un eroe popolare, noi non avremo certo commesso l'imprudenza di inviarlo al fronte e non ci troveremmo oggi in una svolta così delicata della nostra storia.

D'altra parte -ha proseguito il mio interlocutore -molte di quelle che sarebbero, teoricamente, possibili soluzioni dell'attuale crisi presentano gravi pericoli per l'Ungheria. E ha cominciato ad enumerarle:

l) Asburgo. L'unico che ha mantenuto inalterate le sue rivendicazioni è Alberto. Ma voi sapete che egli, appunto per questo, è in aperta rotta con il Reggente e che se il legittimismo ha un qualche seguito in certi residui ambienti aristocratici e conservatori, non ne ha alcuno nella grande massa del Paese. Di più, gli Asburgo sono stati causa di troppi mali per l'Ungheria, nel corso della storia, perché il Paese, indipendentemente da altri ostacoli, possa fiduciosamente riaffidare ad uno di essi il suo destino.

2) Uomini politici. Soluzione, questa, ancora più pericolosa della precedente. Elevare alla suprema carica dello Stato un uomo politico, anche se generalmente stimato, significa aprire la via alle polemiche faziose e alla lotta dei partiti, in definitiva, all'ignoto. E poi, quale potrebbe essere quest'uomo? Un Bethlen, odiato dai tedeschi ed avverso ai regimi totalitari? Un Giulio Karoly, residuo di tempi superati, nemico delle riforme sociali e dell'antisemitismo?

3) Personalità militari. I motivi d'incertezza enumerati per gli uomini politici sono anche più gravi per i militari. Chi scegliere tra i pochi suscettibili di tale nomina? E in che modo garantirsi contro possibili deformazioni di una decisione di tal genere, per la quale mancherebbe ogni preparazione nell'opinione pubblica?

Dopo aver tratteggiato questo sconsolante quadro, il mio interlocutore si è lasciato andare ad un nuovo acerbo sfogo contro Imrédy e Bardossy, verso i quali ha pronunziato parole roventi ed ha infine aggiunto una violenta requisitoria contro la Romania. Con singolare digressione dall'argomento della nostra conversazione, egli mi ha confidato che l'Ungheria nutre grandi preoccupazioni per l'avvenire. «Quali sono -egli ha detto -le intenzioni tedesche verso la Romania? I romeni si stanno guadagnando, grazie all'aiuto delle truppe del Reich, facili meriti militari e dichiarano apertamente che tutto ciò servirà a guerra finita a reintegrarli nella pienezza dei loro diritti. Ma io posso dirvi

che gli ungheresi sono unanimi nella volontà di risolvere il problema transilvano e di misurarsi eventualmente, a tale scopo ed a guerra finita, con i romeni, per il riacquisto delle terre che sono sempre state ungheresi». Nella concitazione stessa delle parole del mio interlocutore, era nettamente riconoscibile il bisogno istintivo di riferirsi, in un momento di crisi come l'attuale, a quel tema nazionale che può sempre realizzare la concordia e l'unanimità di tutti gli ungheresi.

La conversazione è terminata con l'affermazione che il Governo ungherese, pur convinto di dover trarre il Paese dalla situazione attuale, che non si potrebbe prorogare senza rischi, non intende risolverla precipitosamente ma con la necessaria ponderazione. Dal complesso di quanto mi è stato detto e soprattutto dagli scoraggiati accenni alle risorse che offre il mondo politico ungherese, ho tratto l'impressione che l'eventualità di una soluzione dinastica basata sul piccolo figlio del Vice Reggente occupi le menti dei dir1genti e non sia del tutto da escludere.

Ad una soluzione «Savoia» il mio interlocutore ha incidentalmente accennato allorché, parlando di Teleki, ha attribuito a lui -nell'epoca in cui si discuteva intorno alla nomina del Vice Reggente -la seguente frase: «È inutile pensare al Duca d'Aosta poiché egli sarà prigioniero degli inglesi fra poche settimane ». Ciò che sembra peraltro confermare che tale soluzione formò allora oggetto di esame e di discussione.

(l) -Vedi D. 45. (2) -Con T.s.n.d. 27012/1126 P.R. del 3 agosto 1942, non pubblicato, Lanza D'Ajeta aveva comunicato a Berlino il T.s.n.d. 23620/493 P.R. del 1° agosto da Tokio relativo alle difficoltà frapposte dal Giappone al secondo collegamento aereo Roma-Tokio. Aveva inoltre dato istruzioni di accertare riservatamente a che punto si trovava il progetto di collegamento aereo (3) -Vedi D.D. 47 e 51.

(l) Vedi serie IX, vol. VIII DD. 215, 234, 259.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 2399/1139. Budapest, 22 agosto 1942 (per. il 26).

La dignità e la fermezza con le quali l'Ungheria ha ricevuto il colpo della scomparsa del Vice Reggente, non hanno potuto sopraffare il dolore di questa grave perdita né un sentimento di perplessità -sia pure transitorio dinanzi ai nuovi compiti che attendono i dirigenti del Paese. Ne ho avuto la prima netta impressione dallo stesso Reggente, presso il quale mi ero recato ad esprimere le condoglianze del Sovrano e del Duce. Il vecchio Horthy, che appariva visibilmente commosso e preoccupato al tempo stesso di mostrare un assoluto dominio di se stesso, cominciò subito a parlarmi con tono vibrato della questione transilvana pur cosi lontana dallo scopo della mia visita. Egli mi mostrò una carta geografica francese della Transilvania del secolo XVIII, sulla quale non vi era traccia di popolazione romena in determinate località rivendicate dalla Romania e ne trasse pretesto per abbandonarsi alle consuete recriminazioni. Quando mi riuscì di ricondurre il discorso sul figlio caduto, egli ritrovò una maggiore coerenza di parole e di atteggiamenti, ma mi apparve anche meglio nel suo umano e patetico ~aspetto di uomo che vede al limite della sua esistenza crollare gran parte del suo lavoro e che avverte tuttavia la necessità di continuare a dirigere con fermezza le sorti del suo Paese.

Non diversa impressione ebbi due giorni dopo dal Presidente del Consiglio, anch'egli visibilmente angustiato dalle responsabilità che incombono sul Governo e perplesso circa le decisioni da prendere. Ma in entrambi era visibile il prevalere del proponimento di salvaguardare i risultati già acquisiti dalla tenace e coraggiosa politica di questi ultimi anni ed impedire che l'improvvisa sventura possa rimettere in forse le linee essenziali dell'orientamento della Nazione.

Nel paese, a due giorni dall'improvvisa apertura della crisi, è certo prematuro voler cogliere i segni delle tendenze dell'opinione. Ho accennato, in separato rapporto (1), all'atteggiamento della stampa che, pressoché unanimamente, ha esaltato la figura dello scomparso menzionando assai spesso la riconoscenza che la Nazione nutre per l'opera e l'esempio che la famiglia Horthy dà al paese. In un paese facilmente emotivo, come è questo, i temi patriottici e sentimentali sollevano agevolmente l'animo delle masse ed è certo che la morte di Stefano Horthy ha levato intorno al vecchio Reggente una nuova ondata di affettuosa simpatia. È su questo stato d'animo, che potrebbe anche in prosieguo di tempo subire l'influenza delle correnti, delle forze e degli uomini interessati ad un diverso orientamento del paese, che il governo fa sopratutto, oggi, affidamento per mantenere intatta la sua forza e il suo prestigio. Esso confida anche che le solenni onoranze che verranno rese alla salma del Vice Reggente con la partecipazione di numerose ed autorevoli delegazioni straniere contribuiranno a dare all'opinione pubblica la sensazione della stima e dell'apprezzamento che l'opera di Horthy e l'azione del governo ispirano alle Potenze europee.

In questo stato di cose e per questi particolari motivi, la Vostra venuta, Eccellenza, anche se determinata da si triste motivo, è qui attesa con la gioia e col fiducioso conforto che questo Paese prova ogni volta che l'inviato del Duce è sul suo territorio.

Anche se questa volta la riconoscenza dei magiari non potrà esprimersi con le consuete pubbliche manifestazioni, il loro sentimento non sarà meno forte e vibrante e, nel pietoso gesto dell'Italia che s'inchina dinnanzi alla salma della sua giovane e scomparsa speranza, il popolo ungherese amerà vedere l'amica Italia che, come nel passato, testimonia in un'ora di sventura la sua attiva solidarietà alla nazione magiara (2).

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. s. N. n. 195/852 (Madrid) 770 (Buenos Aires) R.

Roma, 23 agosto 1942, ore 4.

(Solo Madrid) Vostri 838-839 (3).

(Solo Buenos Aires) Vostro 1001 (1).

(Tutti) Ambasciatore Escobar si è trattenuto Roma pochi giorni durante i quali è stato fatto oggetto di speciali attenzioni da parte nostra ed è stato ricevuto da Conte Ciano.

Predetto, prima di partire, oltre ad esprimere suoi sentimenti di gratitudine, ha manifestato sua piena convinzione che Argentina avrebbe continuato nella sua attuale politica, resistendo ad ogni pressione, e suo proposito di adoperarsi anche personalmente in tal senso. Ha inoltre pregato di essere considerato, nel suo nuovo posto di Rio de Janeiro, a nostra completa disposizione per quel che sua opera ci potesse essere utile colà, anche eventualmente in casi concreti. Ha aggiunto che comunicazioni a tale proposito anche confidenziali, potrebbero sempre essergli fatte pervenire tramite R. Ambasciata Buenos Aires.

Quanto precede per Vostra esclusiva personale conoscenza.

(Solo Madrid) Nel lasciare Italia Escobar ha diretto Conte Ciano telegramma di commiato. PregoVi fargli pervenire cordiale cenno di ringraziamento.

(l) -R. r. 2391/1134 del 22 agosto, non pubblicato. (2) -Il presente rapporto reca !l visto di Mussollnl. (3) -Vedi D. 16, nota 2.
62

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5428/1012 R. Atene, 23 agosto 1942, ore 12 (per. ore 23,30 del 24).

Mentre rimango in attesa di ulteriori notizie preannunziate con telegramma n. 1352 del 18 corrente (2), ritengo opportuno segnalare subito che dal primo esame appunto Clodius rilevasi eh::: proposte germaniche non offrono possibilità concrete miglioramento situazione attuale finanziaria.

Si osserva infatti:

1° -Che la più grande parte delle spese occupazione concernono la costruzione di opere, nonché la riparazione di mezzi di interesse militare i quali richiedono forniture di materiali e pagamento di salari. Da parte germanica non è ritenuto possibile ridurre ritmo e l'esecuzione di tali opere, ed è dichiarato che il Governo greco deve rassegnarsi pagare spese relative.

Inoltre la cessazione degli acquisti diretti dei materiali è subordinato alla fornitura da parte Governo greco dei materiali stessi, mentre la scarsezza delle attuali rimanenze e le difficoltà di organizzare ammassi e requisizioni fanno prevedere che quasi sicuramente il Governo greco non si troverà in condizione far fronte a tutte le forniture che potranno essergli richieste dalle Autorità occupazione.

Quindi, pur adoperandomi nel miglior modo possibile per l'organizzazione di un servizio di ricerca e di requisizione materiali suddetti, come prospettato nelle precedenti comunicazioni, si prevede che i lavori predetti richiederanno

spese sempre crescenti, dato inevitabile aumento nei prezzi materiali e nei salari.

2° -Che l'aumento dei prezzi è da considerarsi inevitabile e incontenibile se non si regola il ritmo delle spese occupazione adeguandolo alle possibilità economiche e finanziarie della Grecia. Concrete determinazioni in argomento sono ritenute premesse necessarie per eventuali misure da segnalare al Governo greco per impedire o contenere inflazione.

Per queste ultime non sembra [necessario invio] altri esperti, essendo

sufficienti quelli già in servizio presso questa R. Sede e del Reich, che han

no ormai acquistata la pratica necessaria per la trattazione di tutte le que

stioni che hanno attinenza con l'attuale situazione.

Ciò rilevato e riferendomi a quanto già in precedenza comunicato debbo

confermare che un eventuale peggioramento della situazione attuale finanzia

ria non mancherà di avere sulla situazione generale riflessi e al momento

propizio sviluppi di carattere politico.

Qualora opinione pubblica greca si trovasse chiaramente di fronte a ca

tastrofe finanziaria, eventuale crisi di Governo e stato di inevitabile panico

comprometterebbero situazione presente e futura in questo paese ove nostro

positivo lavoro politico è appena agli inizi (1).

(l) -Vedi D. 19. (2) -Vecli D. 40, allegato, nota 2.
63

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5396/438 R. Ankara, 23 agosto 1942, ore 14,30 (per. ore 21).

Stamane Von Papen mi ha detto in via strettamente confidenziale che egli si propone di prospettare prossimamente ai dirigenti turchi l'opportunità di iniziare una tacita collaborazione per il proseguimento delle azioni nel Caucaso. Egli cercherebbe di ottenere, p~r il momento, che tecnici e specialisti tedeschi potessero transitare per la Turchia diretti al Caucaso. Non mi ha accennato a contropartita da offrire eventualmente alla Turchia. Von Papen crede che questo Governo si rifiuterà ad una aperta collaborazione ma che man mano si presterà a qualche facilitazione che non lo comprometta nei riguardi degli anglo-sassoni.

Mi riservo di riferire ulteriormente in proposito. Fin da ora mi sembra di poter escludere che Von Papen ottenga concessioni di qualche importanza. La Turchia ha più che mai interesse a non alienarsi l'amicizia degli inglesi e degli americani da cui ottiene grano e rifornimenti che le sono indispensabili e a non precludersi le indispensabili vie di Bassora e di Suez almeno fino a quando resteranno aperte.

(l) Il Ministero rispose con il seguente telegramma (T. 29799/1393 P.R. del 27 agosto 1942, ore 21), non pubblicato, a firma Giannini: «Assicuro avere interessato Ministro Clodius affinché Invii Istruzioni Altenburg perché conversazioni possano continuare Atene in merito memorandum concernente Grecia».

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 26179/435 P.R. Roma, 23 agosto 1942 (per. il 24).

La Segreteria di Stato mi ha fatto presente che l'Ambasciatore Myron Taylor ha in animo di venire anche quest'anno, come negli anni scorsi, per un breve periodo di tempo in Italia, per far visita al Pontefice e riprendere i contatti con gli organi vaticani.

Il signor Taylor si proporrebbe di venire in Italia col «Clipper » ai primi di settembre chiede l'autorizzazione a proseguire il viaggio anche per via aerea da Lisbona a Roma.

Il Predetto, naturalmente, prenderebbe alloggio nella Città del Vaticano e vi si fermerebbe per un periodo approssimativo di due o tre settimane.

Prego codesto Ministero di far esaminare, con la maggiore cortese urgenza, la richiesta del predetto signor Taylor, concernente il viaggio in aereo Roma-Lisbona, indicando, ove del caso, anche la data da noi preferita per l'arrivo del predetto alla capitale.

Resto in attesa di cortesi elementi di risposta per la Segreteria di Stato (l).

65

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5441/1635-1636 R. Lisbona, 25 agosto 1942, ore 1,25 (per. ore 19).

Segretario Generale questo Ministero Esteri ha oggi convocato me e mio collega di Germania per farci, separatamente, riepilogo dichiarazioni che Presidente Salazar, ha egli insistito, teneva fossero subito portate a nostra conoscenza.

l) Dichiarazione belligeranza Governo brasiliano è arrivata inaspettata a Lisbona, considerando che gli ultimi discorsi Vargas e Aranzha avevano suscitato qui impressione che Governo brasiliano stesse per adottare maggiore moderazione nella sua condotta verso belligeranti. Ma è vero d'altra parte che ansiosa attenzione era stata attirata da vivissima eccitazione provocata in Brasile dall'affondamento navi brasiliane in ispecie dalla «Baependy » con a bordo truppe destinate a servizio difesa Paese.

2) Di conseguenza può esplicitamente affermare che nessuna comunicazione, consultazione e parere erano stati, scambiati tra Lisbona e Rio Janeiro in relazione dichiarazione belligeranza Brasile.

3) Telegramma inviato da Presidente Carmona, in risposta comunicazione ricevuta da Vargas circa stato belligeranza, se nei suoi termini può

(!) Per la risposta dl Ciano, vedi D. 90.

considerarsi eccessivo secondo attuali forme protocollari, esso qual'è, è stato ritenuto necessario dato particolari legami fra i due Paesi e specie in considerazione suscettibilità brasiliani i quali avrebbero certamente interpretato come poco amichevoli se non addirittura ostili sentimenti Portogallo qualora espressi sotto altra forma.

4) Posizione giuridica Portogallo rimane però immutata.

Segretario Generale ha poi aggiunto che determinazione Brasile non ha fatto certo piacere a questo Governo e nello svolgersi conversazione su alcuni miei accenni, ha affermato che Portogallo, non americanizzato, tiene più che mai a custodire vincolo europeo fra vecchio mondo e razza lusitana. Ambasciatore Sampajo si è poi chiesto se passo Brasile è stato determinato o no da pressioni nord-americane nell'occasione favorevole degli affondamenti, o se Brasile non abbia tenuto a precedere altri Stati Sud-americani forse già disposti a compiere ultimo gesto contro Asse. Egli ha avuto anche aria di ritenere che determinazione Brasile era particolarmente rivolta contro Germania.

66

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5513/461-462-463-464-465 R. Kabul, 25 agosto 1942, ore 12,50 (per. ore 23 del 27).

Vostro 144 (l).

Abdul Hussein Khan è quello stesso Ministro PP. e TT. con cui da tempo ho spesso contatti Cmio telegramma n. 287 del 7 giugno 1941) (2) e che in seguito ho designato come «nostro amico». Del suo gruppo politico è capo morale Abdul Madi Khan che è stato Ministro Aman ullah al momento rivoluzione e che è da otto anni in prigione: da prigioni Afghanistan, questo scopo ermetiche [sic], egli continua svolgere attività politica; sembra trattarsi persona molto intelligente e di grande influenza.

Capo effettivo è Mohammad Ghoul, ex Ministro degli Interni, il quale dall'autunno 1939 è stato rilevato dalla sua carica (mio rapporto n. 103 del 17 giugno 1939) (2). È persona energica, nota come uno degli uomini più abili di questo paese. Di origine Mohammad ha conservato influenza fra le tribù di frontiera ed ha naturalmente seguito anche in Turkistan.

Altri capi principali sono Abdul Rahim Khan, secondo Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, che è stato Governatore Herat durante regime Bachai Salan ed ha particolare influenza nel Kohistan: Sabhulam Faruknac Ministro dell'Interno ad interim: Said Anvar Khan Capo Afridi che ha forte influenza anche fra le tribù vicine.

Per mezzo Abdul Rahim gruppo collabora volentieri con Fagl Ornar, capo più influente dell'Afghanistan, il quale insieme al fratello Mohammad Sidi annoverato fra gli avversari di Suliman Khel e Ghilzai; di Fagl Ornar però si fidano relativamente perché, mentre essi sono progressisti, egli rappresenta tendenza ultra conservatrice; inoltre mentre è nazionalista fervente e quindi sicuro nel campo internazionale, nel campo interno è disposto appoggiarsi quel Governo che più gli conviene: essi fanno però quanto possibile per tenerselo vicino perché rappresenta forze considerevoli.

Ministro Poste e Telegrafi che è stato Ministro a Roma e Ambasciatore Mosca, era esponente principale del partito durante il Regno Amanullah, è stato rappresentante Afghanistan in India ed è legato stretta amicizia con Abdul Ghaffur Khan, il Gandhi della propaganda, il quale per il suo tramite è in relazione stretta con questo gruppo ed ha su essi notevole influenza.

Partito di cui si tratta è nazionrJista fervente e antinglese: suo primo obiettivo è realizzazione grande Afghanistan con frontiere all'Indo; a questo scopo rispondono legami con Abdul Ghaffur e convinzione, che ritengo sincera, che Afghanistan deve appena possibile entrare in guerra al nostro fianco per guadagnarsi realizzazione sue aspirazioni.

Per quanto riguarda politica interna è progressista, partigiano di una profonda riforma dei costumi, di rigorosa onestà amministrativa e di maggior giustizia sociale; quanto a loro sincerità su questo punto bisognerà veder li alla prova.

Essi ritengono che su questa via Primo Ministro sia ostacolo insormontabile che dovrebbe essere eliminato.

Circa futuro regime afgano loro atteggiamento è meno preciso; da principio apparivano in massa favorevoli ad Amanullah; durante il periodo grande Assemblea, in vista atteggiamento assunto dal Re, sembrano propendere eliminare soltanto Primo Ministro e sua cricca e mantenere attuale Sovrano con precise garanzie costituzionali; oggi partito potrebbe essere definito potenzialmente repubblicano però ammettendo come alternativa Amanullah quale Sovrano strettamente costituzionale.

Queste riserve circa Amanullah (confronta miei telegrammi nn. 172 (l) e 368) (2) sono dovute a mio avviso alle seguenti ragioni:

1° -Timore che Amanullah sia strettamente legato a noi e che sua restaurazione significhi soltanto sostituzione predominio Asse a quello inglese;

2° -Pur riconoscendo qualità Amanullah lo ricordano molto influenzabile e temono che con lui tornerebbero Ghuller Sidia, Mohammad Fauzi e loro cricca a continuare regime di corruzione e sfacciato arricchimento personale che hanno caratterizzato ultimi anni regno Amanullah e che non aveva nulla da invidiare al regime attuale Primo Ministro;

3° -Influenza indiana. Realizzazione grande Afghanistan è primo punto del loro programma e perciò opinioni Abdul Ghaffur Khan hanno influenza preponderante su loro decisioni. Abdul Ghaffur è congressista e repubblicano.

Inoltre se è disposto fusione provincie frontiera e Belucistan con Afghanistan non intende certamente porre fusione come sottomissione antiche provincie indiane all'Afghanistan ma come regime di assoluta parità. Egli probabilmente pensa che Afghanistan monarchico renderebbe parificazione più problematica che non una Repubblica. Suoi amici Afghanistan allo stato delle cose attuali si mostrano d'accordo con lui però si rendono conto che popolo afgano potrebbe essere non ancora maturo per una repubblica; perciò base del loro programma è che futura forma di Governo deve essere decisa dalla grande Assemblea Nazionale. Loro programma può essere oggi riassunto così: con attuale dinastia nulla da fare: se possibile Repubblica, se non è possibile Amanullah come Re costituzionale.

Per quanto riguarda atteggiamento opinione pubblica nei riguardi Amanullah grande maggioranza popolo continua essere per lui: non è movimento cosciente; per ragioni differenti tutti odiano attuale Governo e per contrasto sperano in lui; pochi però sono realmente disposti rischiare vita per lui. Elementi colti specialmente giovani sono in grande maggioranza pro Amanullah: desiderosi di progresso si ricordano vagamente sue riforme e credono che egli farebbe quello che essi desiderano, ma anche essi vogliono Amanullah soltanto come Sovrano costituzionale. Mentre pensano che dinastia attuale non si adatterà mai ad un regime costituzionale credono che Amanullah lo farebbe.

Afghanistan negli ultimi anni ha subito profonda trasformazione; opinione pubblica non è più disposta tollerare che Afghanistan sia trattato come proprietà personale dell'Emiro come ha fatto Amanullah e fa oggi primo ministro, permettendo a tutti favoriti arricchirsi a spese paese. Amanullah continua tener conto queste possibilità ma per ragioni suddette sua restaurazione domanda lunga preparazione ed esatta comprensione da parte sua della situazione e delle difficoltà.

Di queste la più grande è atteggiamento India perché nemmeno il suo più accanito partigiano rinunzia a realizzare aspirazioni nazionali per vederlo risalire trono. Inoltre egli deve rendersi conto che dovrà lasciare in Europa tutta la sua vecchia cricca, altrimenti rischia compromettere tutte le sue possibilità.

Per il resto molto dipenderà dalla sua abilità, dalle circostanze ma sopratutto dai fondi che metteremo a sua disposizione (si tratterebbe di diecine di milioni).

Noto amico mi ha messo in guardia ripetutamente contro conseguenze che potrebbe avere tentativo imporre con la forza Amanullah al paese. Gli ho sempre ripetuto che regime interno Afghanistan non ci riguarda e che poteva essere sicuro che non vi sarebbe stato da parte nostra tentativo del genere: diffidente come tutti gli afgani ha voluto approfittare conversazione con questo Ministro di Germania per assicurarsi anche dall'altra parte. A questo proposito ritengo opportuno aggiungere da parte mia che, mentre con una abile politica e sfruttando circostanze si può arrivare dove si vuole, qualsiasi tentativo forzare la mano avrebbe, dato carattere afgani, risultato metterei in un vespaio che gli inglesi hanno sperimentato due volte con disastrose conseguenze.

Miei contatti con questo Partito si sono basati, come è noto, sul principio creare contrappeso politico anglofilo del Governo e, in caso di sua capitolazione,

avere a disposizione organizzazione capace assumere direzione per lottare contro Inghilterra: se questa circostanza dovesse verificarsi, dato stato dell'opinione pubblica, credo che Partito riuscirebbe; quello che ha potuto fare in occasione grande Assemblea lo prova; in quell'occasione è stato provato coincidenza nostri interessi ciò che è migliore garanzia sincerità: mi riferisco miei telegrammi dell'epoca.

Mi riservo studiare e riferire appena possibile quali sarebbero possibilità del Partito nel caso che attuale evoluzione del Governo afgano si dimostrasse sincera.

È oggi miglior Partito afgano organizzato ed è una forza ma non la sola.

Elemento decisivo nella politica interna di questo Paese restano sempre tribù, forza bruta, antiinglese ma influenzabile dal denaro e che non è realmente nelle mani di nessuno.

Se desiderate potete fornire informazioni circa Partito al Governo germanico perché mio collega germanico non le ha e me le ha chieste.

(l) -Vedi D. 49. (2) -Non pubblicato. (l) -Non pubblicato. (2) -Non rinvenuto.
67

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5442/439 R. Ankara, 25 agosto 1942, ore 15,18 (l).

Avuto ieri in Angora un lungo colloquio con Menemencoglu che non avevo ancora visto nella sua nuova veste di ministro degli Affari Esteri. L'ho trovato come sempre cordialissimo.

Parlando della situazione sul fronte orientale Menemencoglu mi ha detto che i russi non hanno sul Caucaso più di 14 o 15 divisioni e che le condizioni dell'intero esercito si aggraveranno con la sospensione dei rifornimenti dei petroli dalla zona del Caucaso. Secondo Menemencoglu gli anglo-americani non sono in condizioni di alimentare un fronte efficiente nel Medio Oriente. Egli è del resto molto scettico sulle possibilità della costituzione di un secondo fronte per il quale gli americani non sarebbero pronti prima dell'anno 1944. Egli considera il tentativo di Dieppe come rientrante in un programma di azione di molestia inteso tenere impegnate in occidente parte delle forze dell'Asse.

Circa gli aspetti generali della situazione politico-militare Menemencoglu mi ha detto che le posizioni cambiano continuamente e rapidamente, !asciandomi comprendere che anche la posizione della Turchia non è immutabile.

Ho riportato da tutto il colloquio l'impressione che Menemencoglu nel suo duttile realismo, pur mantenendosi per ora fermo sulle note premesse della politica turca, non sia uomo da consigliare al suo Paese di irrigidirsi fino al suicidio davanti ad uno stato di cose che non lascia alla Turchia libertà di scelta.

(l) Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo.

68

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26425/1111 P.R. Buenos Aires, 25 agosto 1942, ore 19,26 (per. ore 8 del 26).

Telegramma di V. E. n. 766 (l) e mio telegramma 1106 (2).

In conformità delle istruzioni di V. E. ricevute, ho interessato nuovamente questo Ministero degli Esteri agli effetti equa applicazione noti provvedimenti, avvalendomi efficaci argomentazioni indicatemi. Ho insistito in modo particolare su opportunità procedere, da parte dell'Argentina, gradualmente fino completo ritiro ispettori attualmente operanti presso nove ditte tedesche locali, senza troppo marcare circostanza che nessun ispettore risulta fin ad ora distaccato presso le ditte locali di altre nazionalità. Fra questi ultimi infatti potremmo venire a trovarci anche noi, ciò che inasprirebbe questione anziché facilitarne favorevole soluzione. Mi è stato confermato quanto Ministero degli Affari Esteri ha promesso mio collega tedesco circa eventuale ritiro ispettori e «confidenzialmente>> mi è stato fatto cenno altresl a difficoltà interne sorte per il fatto che ditte tedesche sotto il controllo sarebbero segnalate come centri propaganda. Al riguardo ho ritenuto dover obiettare che ispettori stessi disporranno adeguatamente elementi per smentire predette segnalazioni evidentemente tendenziose e prospettare Governo alleggerimento pressione in atto a danno case tedesche. Com'è noto Governo Argentino nell'applicazione noti tre decreti di carattere economico-finanziario incontra ostacoli di vario genere -che non (dico non) gli permettono quella assoluta libertà d'azione che sarebbe desiderabile nei nostri confronti; poiché mentre campo politica estera continuano esercitarsi fortissime pressioni Stati Uniti e -ancor più -Inghilterra, campo politica interna oltre opposizione parlamentare, gioca e grava massa fattori economici britannici e nord-americani da lungo tempo inseriti stessa vita sociale repubblica, che si manifestano competenti organi amministrazione statale. Delicatezza situazione Governo Castillo si è ora ancora più accentuata con dichiarazione belligeranza Brasile e per conseguenza è opportuno procedere con massima cautela e comprensione per quelli che sono veri intendimenti del Governo e sue possibilità. Sta di fatto che il Governo Argentino cerca, come e quanto può, di mantenere lealmente in efficienza sua riserva intesa estendere anche paesi belligeranti non americani applicazione le stesse raccomandazioni Rio de Janeiro. Tale riserva, già inserita protocollo Rio de Janeiro e poi esplicitamente riaffermata da questo Governo agli effetti applicazione otto raccomandazioni recente conferenza bancaria Washington, è stata pubblicata su stampa nord-americana ma non, per ovvie ragioni opportunità, in quella locale.

(l) -Vedi D. 56. (2) -Non rinvenuto.
69

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5470/1640 R. Lisbona, 25 agosto 1942, ore 21,30 (per. ore 14 del 26).

Mio telegramma n. 1635 (l).

Da una indiscrezione fattami da un funzionario di questo Ministero degli

Esteri risulta che espressione «solidarietà morale» contenuta nella nota uffi

ciosa della Presidenza del Consiglio sarebbe stata suggerita, dietro espressa

richiesta del Governo britannico, da Ambasciatore Portogallo a Londra addu

cendo che ciò sembrava più che opportuno per attenuare impressione poco

favorevole a suo tempo causata da alcune frasi contenute nel discorso pronun

ciato da Salazar il 25 giugno e che si riferivano alla condotta politica della

Gran Bretagna.

70

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

TELESPR. SS. 13/21013/898. Roma, 25 agosto 1942.

Il 24 corrente partirà per Berlino il Primo Ministro Gailani, accompagnato

dal seguito.

Nell'invitare il Signor Gailani a venire a Roma si era sperato di poter contare, come per il passato, sulla collaborazione sua e del Gran Mufti per ogni attività potesse risultare utile alla causa comune (2).

Purtroppo il dissidio sorto tra i due Capi a Berlino era più profondo di quanto si poteva credere.

Questa Ambasciata di Germania ha verbalmente comunicato il 16 luglio u.s. di aver ricevuto un'informazione dall'Auswartiges Amt, nella quale, in occasione del ritorno del Mufti e del Signor Raschid Ali el Gailani a Roma si fa presente che negli ultimi tempi le relazioni fra il Mufti e Gailani sono andate peggiorando e che il Mufti ha fatto valere la richiesta in modo deciso di assumere la figura di primo piano quale Capo dei popoli arabi sotto la divisa « unità di comando». La stessa informazione aggiunge che con la R. Ambasciata d'Italia si è considerato come sia urgentemente desiderabile di mettere fine a questi dissensi fra i due Capi Arabi; e si spera che durante la loro permanenza a Roma sia possibile di svolgere opportuna opera di pacificazione da parte del Governo italiano.

Anche in adesione al desiderio manifestato dal Governo tedesco si è tentato il possibile per arrivare ad una conciliazione. Ricevuti a questo Ministero separatamente essi hanno presentato tre memorandum dei quali si allega copia.

Di fronte alla inconciliabilità delle richieste è stato risposto, sia all'uno che

all'altro, che l'Italia non intendeva imporre alcuna soluzione che modificasse

la posizione dei due Capi, quale era stata riconosciuta loro in passato che non

fosse accettata da tutti e due.

Il Signor Gailani non è sembrato soddisfatto di questa risposta e si è

lamentato perché l'Italia non lo avrebbe questa volta trattato con la stessa

cordialità verso di lui usata in passato adducendo vari o insignificanti o ine

sistenti esempi a prova della sua asserzione.

Non occorre dire che ciò non corrisponde affatto né alle intenzioni nostre

né ai fatti.

Anche il Gran Mufti, del resto, non manca di far comprendere di non essere soddisfatto perché l'Italia non appoggia la sua formula di «unità di comando» o, come egli ora dice, di «unità di responsabilità».

Su questo il Primo Ministro Gailani ha fatto conoscere il suo desiderio di ripartire per Berlino facendo comprendere che non vedeva alcun motivo per rimanere ulteriormente qua.

Vi è ragione di credere che egli sia stato influenzato da elementi a noi ostili per trovare ogni scusa per partire dall'Italia «insoddisfatto» ed aver così le mani libere a Berlino.

Comunque, per non dare appigli a tale sua presunta intenzione è stato deciso di invitarlo a partecipare il 22 corrente ad una riunione di alcuni membri della Commissione di studio per i problemi del Vicino Oriente, presieduta dall'Ambasciatore Gabbrielli, Commissione che ha carattere puramente consultivo e di studio, per dargli modo di esporre le sue intenzioni ed i suoi piani circa quella che potrà essere la futura collaborazione politica ed economica tra l'Italia e l'Iraq.

A tale riunione, alla quale ha partecipato come osservatore anche un funzionario di questa Ambasciata tedesca, il Signor Gailani ha tenuto una specie di conferenza sulle possibilità e sulle necessità politiche, militari ed economiche dell'Iraq. Si è preso atto e si è ringraziato per gli elementi forniti che serviranno per opportuni studi della Commissione.

È quindi da aver presente che detta riunione non costituisca l'inizio di trattative o di accordi che possa poi essere invocato come precedente.

ALLEGATO I.

IL GRAN MUFTI DI PALESTINA, HAMIN EL-HUSSEIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. (l) Roma, 26 luglio 1942.

Je suis venu à la suite de votre dépéche dont je Vous remercie vivement l'esprit de confiance encourageant à la collaboration pour la cause commune.

(l} Questo appunto fu presentato dal Muftl a Ciano che lo ricevette Il 26 luglio. Non cl sono verbali sull'Incontro.

9 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

Je suis convaincu que le temps d'agir sérieusement dans les Pays arabes qui constltuent déjà le théatre des opérations où des luttes acharnées se déroulent est maintenant venu. Je puis Vous assurer qu'il y a là une immense possibilité de tirer de très grands profits de la collaboration des Arabe~:. avec les Armées de l'Axe dans cette guerre contre les ennemis communs, et, cela sur une grande échelle.

Pour arriver à cette fin il est d'abord indispensable de vous faire un résumé de la situation dans notre Pays.

Des organisations sécrètes existant depuis longtemps dirigent toutes les activitées de notre Pays. Elle constituent la seule force agissante dont nous disposons. Ce sont ces organisations qui ont préparé et fait les révolutions de Palestine de Syrie, et d'Irak. Elles possèdent de puissantes ramifications en Egypte, en Syrie, en Palestine, en Irak et dans tous les autres pays arabes y compris l'Arabie séoudite et le Yémén. A partir de l'année 1932 je suis devenu le chef de ces organisations qui sont à présent prètes à agir en collaboration avec Vous sur une vaste étendue.

J'ai eu l'honneur de voir le Duce pour la première fois à mon arrivée en date du 23/10/1941 où j'ai été reçu par Lui, et par Vous en date du 2/11/1941 (l) en qualité de l'homme responsable de la question arabe, et un accord fut intervenu entre nous pour faire la déclaration officielle concernant les Pays arabes en mon nom; puis je suis parti pour Berlin où j'ai été reçu par le Fuehrer qui m'a dit entre autre ce qui suit:

«4• -Je suis heureux de votre salut et de votre présence aux Pays de l'Axe. Le moment viendra où vous serez l'homme de l'heure et non seulement le porte-parole de nos déclarations, mais l'homme qui conduira les forces arabes...

En résumé je voudrais vous déclarer ce qui suit:

«Lorsque nous serons au Sud des Caucases le temps pour la libération des Ara bes serait venu; vous pouvez compter sur ma parole-ci. Nous étions inquiets pour vous. Je connais votre biographie...

« Je me réjouis de votre présence chez nous et de ce que vous pouvez user de vos Iorces pour contribuer à la cause commune ».

Et le Ministre des Affaires Etrangères du Reich a ajouté ce qui suit:

« Quand nos forces arriveraient aux Caucaes nous y ferons la déclaration. C'est alors que vous aurez une importante situation pour prendre en main les affaires de votre Pays et conduire votre Peuple ». (2)

Quant à M. Gheilani il était soumis fidèlement en Irak et mème 1c1 a ces organisations dont je suis le chef jusqu'à ce que certains fonctionnaires, comme le docteur Grobba, agisant dans le but de séparer l'Irak des autres Pays arabes sous prétexte qu'il ne faisait pas partie des Pays arabes de la Méditerranée l'ont encouragé à se séparer de moi. Et comme il n'est plus possible de travailler avec lui sans avoir unifié définitivement le commandement pour marcher comme nous l'avons jusqu'ici fait, posé officiellement la question précises à cet égard du Fuehrer.

Ce que j'ai vu dudit gouvernement à la suite de cette démarche m'indique qu'il a été convaincu. Seulement et comme il est d'abitude dans ces questions le gouvernement du Reich tient à consulter d'abord le gouvernement de l'Italie pour prendre son avis. Je vous prie en conséquence de bien vouloir informer le gouvernement du Reich de votre point de vue concernant l'unification du commandement sous mon autorité comme il l'est en fait et comme Vous avez bien voulu me le metionner dans votre dérnière dépèche par laquelle Vous m'avez invité à venir à Rome et où Vous m'avez fait part de votre confiance en ma personne comme le chef responsable des Arabes.

Je Vous demande ceci pour pouvoir agir utilement et efficacement. Et Vous ne manquerez naturellement pas d'apprécier à sa juste valeur l'unité dans le commandement que Vous avez réalisée chez Vous et que Vous suivez dans votre Régime si admiré.

J'ajoute du reste que pratiquement Monsieur Gheilani n'a aucun lien avec la plus part des Pays arabes comme l'Egypte, la Palestinen la Transjourdanie et la Syrie qu'il n'a meme pas visitée durant toute sa vie. En outre l'idée de se mettre en contact avec les Puissances de l'Axe ne se détourant définitivement de la Grande Bretagne est une idée moi que j'ai embrassée le premier en acceptant la résponsabilité devant le Peuple Arabe et ai travaillée avec succés avec les organisations sécrètes susmentionnées pour tourner le Peuple arabe en entier vers l'Axe contre l'Angleterre. Dans tout ceci Monsieur Gheilani n'a joué qu'un ròle très limité que je lui ai assigné en Irak, comme peuvent l'affirmer les rappresentants mème des Puissances de l' Axe.

Après avoir décidé et réalisé cette conditions essentielle qui consiste dans l'unification du commandement je prends à ma charge d'entreprendre ce qui suit:

1o -etablir dans le territoire égyptien en centre dirigeant les modalités de la collaboration;

2° -ce centre usera de tous les moyens de propagande comme la radiodiffusion, émission de divers traete et manifestes pour l'Egypte et tous les autres Pays arabes, envoi de propagandistes et missionnaires dérrière les lignes ennemies et le recours à d'autres moyens;

3° -formation d'unités arabes sous forme de rebels, les munir d'armes et les envoyer à l'intérieur de l'Egypte et autres Pays arabes pour agir dérrière le fronte et causer par tous les moyens possibles de graves ennuis à l'ennemi en accomplissant des actes de sabotages, en détruisant ponts, routes et autres moyens de communication, en faisant sauter les centres d'approvisionnement et entrepòts de l'ennemi et organiser la révolution sur toute l'étendue des Pays arabes. Nous disposons à cet effet de plusieurs milliers d' Arabes de Palestine demeurant provisoirement en Egypte dont plusieurs sont des révolutionnaires réfugiés après la déclaration de la guerre;

4° -constitution d'Unité militaires régulières d'Arabes combattant à còté des trouppes de l'Axe dont l'lnfluence morale sera immense sur la population arabe et qui attireront tous les volontaires de l'armée britannique que les Anglais ont pu ramasser dans tous les Pays se trouvant sous leur domination;

5° -liaison et action en parfait accord avec les organisations égyptiennes en lesquelles nous avons une confiance absolue pour nous aider à résister à l'ennemi et à lui òter la tranquilité à l'intérieur du territoire égyptien;

6° -envoyer armes et munitions à l'intérieur du territoire égyptien dérrière les lignes ennemies, puis faire de mème en Palestine en Syrie et en Irak pour les préparer à la révolte et démoraliser ainsi l'ennemi.

Si ce plan venait à ètre accépté il devient alors indispensable d'entreprendere immédiatement ce qui suit:

1o -etablir un Centre arabe ici-mème en le dotant des collaborateurs nécessaires pour diriger notre action, pour la préparation aux actions susmentionnées, et jeter les bases de la future collaboration entre Vous et les Pays arabes;

2o -ce centre collaborera avec les autorités militaires et avec celle de la propagande pour la forniture de ce dont la réalisation du projet aura besoin; 3° -organisation et instruction de la Force régulière arabe dont on a commencé la création en Italie et son envoi après instruction à notre centre d'Egypte.

Pour cette raison je Vous prierais de vouloir bien demander en mon nom au Duce:

l" -faire savoir au Gouvernement Allemande que le Gouvernement Italien est d'accord pour me confier le commandement unifié pour pouvoir diriger l'action en ayant toute les compétences nécessaires à la réalisation de ce projet en collaboration avec Monsieur Gheilani s'il admet ce principe où sans lui s'il s'y refuse;

2° -affirmer que l'unité militaire arabe que l'on vient de commancer à créer à Rome et qui est à peu près entièrement composée de mes hommes se trouve sous ma seule autorité;

so -m'autoriser à communiquer avec les autorités militaires pour me mettre d'accorde avec elles sur la constitution du centre en question dans le territoire egyptien et m'y rendre au moment opportun avec mes collaborateurs;

4° -nous offrir toute aide et assistance en armes, munitions et tout autre moyens nécessaire à l'éxécution de ce projet en accord avec les termes de Votre lettre du 28 avril 1942 (l) qui dit que le Gouvernement Italien en parfait accord avec le Gouvernement du Reich entend donner toute aide et assistance aux Pays Arabes du Proche-Orient se trouvant sous le joug britannique dans leurs luttes pour leur libération.

ALLEGATO II.

RASHID ALì EL-GAILANI

AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI

APPUNTO. Roma, 1° agosto 1942.

Ho voluto mettere per scritto la nostra conversazione di ieri circa le soluzioni proposte allo scopo di appianare il malinteso tra me ed il Mufti causato da lui dalla sua condotta isolata nella Causa araba. Ho voluto chiarire in questa maniera alcune verità che ci portano a capire la Causa araba e la posizione dell'Iraq nella Causa stessa.

Le soluzioni volute per questo scopo si possono riassumere come segue:

1° -né il Mufti né io dobbiamo cercare di lavorare per scopi personali nella Causa araba. La ragione di ciò è che i martiri caduti nei Paesi Arabi fra cui la Siria, la Palestina e l'Iraq ed il sangue versato nella Causa specie nell'azione nazionale irachena contro l'Inghilterra il 2 marzo 1941 non è stato per vantaggio di una persona o per trovarle un posto ufficiale ma per cause nazionali comuni e per la difesa della libertà ed indipendenza di detti Paesi e per garantirne l'unità;

2° -gli sforzi di Sua Eminenza ed i miei devono avere l'unico scopo di realizzare l'indipendenza della Siria, del Libano, della Palestina, della Transgiordania e degli altri Paesi Arabi del Vicino Oriente occupati dall'Inghilterra e di garantire la loro unità secondo il desiderio delle loro popolazioni;

so -tutte le questioni concernenti l'Iraq debbono dipendere da me nella mia qualità di Presidente del Consiglio iracheno legale il quale ha avuto l'onore di aver deciso la dichiarazione di guerra all'Inghilterra in forma ufficiale lottando all'avanguardia dei Paesi Arabi a mezzo del suo esercito e del suo Governo in difesa dell'onore del Paese e della sua indipendenza minacciata e per la realizzazione dell'indipendenza dei Paesi Arabi;

4° -che il Ministro Gailani viene considerato come rappresentante della Causa araba. Ciò perché l'Iraq ha avuto sempre più dalla data della sua indipendenza e specie dopo la sua entrata nella S.d.N. nel 19S2, la cura di realizzare l'indipendenza della Siria, del Libano, della Palestina e della Transgiordania essendo esso il primo Paese arabo che ha avuto l'indipendenza creando nella S. d. N. una posizione internazionale nel mondo.

A questo scopo l'Iraq ha partecipato materialmente e moralmente a tutti i movimenti nazionali avvenuti in Siria e specialmente in Palestina al punto di rischiare la sua esistenza nell'ultimo movimento contro l'Inghilterra per la difesa della propria indi· pendenza e di quella dei Paesi Arabi suddetti.

Prima di questo l'Iraq ha accolto con onore i rifugiati politici provenienti da quei Paesi fra cui il Mufti ed i suoi compagni in considerazione del fatto che l'Iraq è un centro di rifugio delle personalità arabe libere, malgrado che ciò abbia provocato l'osti

{l) Vedi serle IX, vol. VIII, D. 488.

lità dell'Inghilterra verso l'Iraq essendo esso legato a quella Nazione da trattati internazionali. L'Iraq non ha fatto altro che il suo dovere nazionale verso quei Paesi Arabi e verso i suoi nazionalisti.

Ciò che ha dato l'onore all'Iraq di essere centro degli altri Paesi Arabi è il riconoscimento dei siriani del Re dell'Iraq, Faisal, e dei suoi discendenti ed inoltre la comunicazione fatta dal Mufti agli uomini di governo dell'Iraq durante la sua permanenza a Bagdad ed anche prima secondo cui egli ed i suoi compagni sono decisi a considerare la Palestina quale facente parte dell'Iraq come uno dei suoi vilayet (provincie).

Ciò in considerazione dei sentimenti di dovere dell'Iraq come Paese arabo e del desiderio dei nostri fratelli abitanti in quei Paesi Arabi, nonché delle loro insistenti richieste all'Iraq e dell'approvazione data l'anno scorso dalle personalità arabe (siriani e palestinesi) attualmente residenti a Istanbul secondo cui si riconosce il Ministero Gailani come rappresentante della Causa araba.

Oltre a ciò il mio terzo Gabinetto, in accompimento al desiderio delle due parti, cioè dell'Iraq e della Siria, Palestina, Libano e Transgiordania, ha dichiarato nel suo programma ministeriale nel 1940 presentato al popolo iracheno in particolare ed agli Arabi in generale ed approvato dal Parlamento iracheno che la realizzazione dell'indipendenza dei Paesi Arabi è considerata come parte della politica estera dell'Iraq.

Il mio Governo ha confermato quanto sopra coi fatti e con la nota ufficiale diretta al Governo inglese riguardo la Causa araba in cui è richiesto il riconoscimento dei suoi diritti legittimi in modo ufficiale.

Dato quanto precede l'Iraq è costretto dalla sua posizione e dalle sue tradizioni, nonché dai sentimenti di dovere sacro verso i suoi fratelli della Siria, del Libano, della Palestina e della Transgiordania a continuare i suoi sforzi tendenti a realizzare questo scopo verso i suoi fratelli.

Non posso rinunciare a questo dovere perché ciò verrà considerato dal mio popolo come un tradimento nazionale da parte mia.

Perciò ritengo utile che venga costituito un Comitato formato dal Mufti e da altre personalità arabe che si trovano qui o ad Istanbul, che venga considerato Comitato consultivo per me, per tutte le questioni concernenti la Siria, la Palestina, il Libano e la Transgiordania. Ritengo che in questo modo si possono evitare eventuali dissidi e complicazioni e malintesi. Così si ovvierà in avvenire ad eventuali problemi interni e religiosi causati dall'ingerenza di uomini religiosi nella questione politica. Con questo si pone termine alle azioni individuali commesse purtroppo da Sua Eminenza, azioni che hanno causato l'attuale malinteso.

In questo Comitato consultivo il Mufti avrà un posto conveniente alla sua qualità religiosa e alla sua posizione politica.

ALLEGATO III.

IL GRAN MUFTI DI PALESTINA, HAMIN EL-HUSSEIN, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI

APPUNTO. Roma, 6 agosto 1942.

Come è noto l'attitudine assunta a Berlino dal Signor Gailani ha reso impossibile da parte mia di continuare ad appoggiarlo con il peso della mia autorità e di quella dell'Organizzazione nazionalista che fa a me capo ed ha praticamente paralizzato non solo la sua ma anche la mia attività di collaborazione con l'Asse nonostante l'incalzare degli avvenimenti militari.

Non credo di aver bisogno né qui né a Berlino di mettere in valore la mia posizione nel mondo arabo e di confutare le affermazioni che va facendo il Signor Gailani circa la sua.

Le parole dettemi a Roma sin dal mio arrivo nell'ottobre u.s. dal Duce e dal Conte Ciano e quelle dettemi a Berlino dal Ftihrer e da von Ribbentrop (delle quali allego un estratto testuale) (1) sono per me sufficiente garanzia che l'Asse conosce il mio passato e le mie attività nazionaliste nell'interesse di tutti i Paesi Arabi e nella lotta contro l'Inghilterra e la Francia. Del resto esse appartengono ormai alla storia.

Per quanto riguarda le mie più recenti attività in Iraq in occasione dell'ultima lotta contro l'Inghilterra e la mia posizione rispetto all'Asse ed al Signor Gailani non ho che da ricordare le trattative corse nel 1941 tra il mio segretario e le Potenze dell'Asse e lo scambio di lettere tra il Signor Weizsaecker e me nello scorso anno.

Del resto al riguardo non ho che da citare le parole scritte in tre articoli pubblicati sulla stampa germanica dal Ministro Grobba, che non può esser certo accusato di parzialità a mio favore, e di cui allego l'estratto integrale del testo (2).

Di fronte all'intollerabile situazione creatasi a Berlino e che ha allontanato dal Signor Gailani anche i due Ministri del suo Gabinetto, come lui meritevoli di esser riconosciuti benemeriti della lotta dell'Iraq contro l'Inghilterra, io ho posto al Signor von Ribbentrop, prima della mia partenza per Roma, il netto quesito dell'unità di comando in mie mani per le attività arabe in corso. Attendevo di definire a Berlino tale questione quando l'Ambasciatore Gabbrielli mi ha dato conoscenza di un telegramma del Conte Ciano (3) dal quale ho ritenuto desumere che l'Italia mi riconosceva come Capo, riconosceva la mia grande responsabilità e mi attendeva con sollecitudine per lavorare insieme. Intanto, in risposta alla mia richiesta, il Signor von Ribbentrop mi faceva conoscere per mezzo del Ministro von Ettel che la Germania era favorevole a concedermi l'unicità di comando ma riteneva opportuno sentire prima il parere dell'Italia alla quale in queste questioni, come è d'abitudine, la Germania si rimette immancabilmente.

Così stando le cose ho chiesto al Conte Ciano che l'Italia, insieme alla Germania, approvi il mio riconoscimento come responsabile del movimento nazionalista arabo, e che io abbia l'unicità di comando, proponendogli un progetto d'azione in Egitto nell'interesse della Causa araba e dell'Asse, a fianco delle truppe operanti (4).

Il Conte Ciano mi ha risposto che io avrò ciò immancabilmente.

Di fronte all'ostinazione del Signòr Gailani per rinnegare quella prevalenza che mi aveva sinora riconosciuto, ogni conciliazione sembra impossibile a meno che il Signor Gailani non accetti di collaborare con me e mettersi d'accordo nell'interesse della causa comune sulla stessa base e nella sua qualità di futuro Presidente del Consiglio iracheno con partecipazione degli altri due Ministri che facevano parte del suo Gabinetto.

Io non chiedo riconoscimento onorifico od impegni particolari. Chiedo soltanto di coprirmi della responsabilità che ho assunto incoraggiando i nazionalisti arabi a combattere contro l'oppressore ed a morire per l'indipendenza dei loro Paesi (ad esempio la sola lotta in Palestina è costata oltre 5 mila morti e 15 mila feriti), di poter lavorare in una atmosfera scevra da intrighi e da personalismi e di essere il portavoce presso l'Asse delle aspirazioni, dei desideri e delle attività degli arabi. Ma non posso coprire con la mia responsabilità e con quella dell'Organizzazione nazionalista che mi segue l'azione individuale del Signor Gailani se essa non ha prima ricevuto la mia approvazione.

L'Italia fascista potrà apprezzare la necessità che in una nave nel momento del pericolo vi sia uno solo che comanda e che assume tutte le responsabilità. Ciò non nella forma o per le apparenze o per la mia persona, cose alle quali non tengo, ma nella sostanza e per la sostanza: l'avvenire dei popoli arabi e la necessità per essi di stabilire una collaborazione duratura e proficua con le due Potenze dell'Asse.

Fin dal principio ho assunto la responsabilità di convincere gli arabi di collaborare con l'Asse. Questo è il progetto da me sostenuto da anni e che mi è costato, sforzi, sacrifici e responsabilità. Ciò mi rende geloso del suo successo e della sua continuità.

Sarò lieto di accettare ogni formula l'Italia vorrà trovare e la Germania vorrà appro

vare che corrisponda a raggiungere tale scopo sostanziale. Con me saranno lieti di farlo

anche i Ministri Nagi Sciaukat e Hassan Salman e l'Emiro Adel Arslan che si trova aa

Istanbul ed altri tra i miei amici qui residenti che con il Signor Gailani e con me si trovano rifugiati in questo momento in Europa.

Vi assicuro che la tattica esatta per la collaborazione amichevole e duratura tra le due Potenze dell'Asse e gli Arabi è la collaborazione seria che si limita esclusivamente con le organizzazioni arabe, le quali hanno grande influenza nei Paesi Arabi e hanno dato prova della loro potenza sollevando tutto il movimento nazìonalista come le due rivolte della Palestina e della Siria e quello ultimo dell'Iraq. Esse non lavorano che per gli interessi generali degli Arabi e non per un interesse individuale o per ambizioni personali.

(l) -Vedi D. 65. (2) -Vedi Serie IX, vol. VIII, DD. 680 e 681. (l) -Vedi serle IX, vol. VII, DD. 673, 676, 698, 706 e 713. (2) -Vedi serle IX, vol. VII, DD. 792, 799, 804. (l) -Non pubbllcato, ma vedi Allegato I. (2) -Non pubbllcato. (3) -Vedi serie IX, vol. VIII, D. 680. (4) -Vedi Allegato I.
71

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 197/1224 R. Roma, 26 agosto 1942, ore 24.

R. Ambasciatore a Tokio ha telegrafato in data 24 corrente (l) quanto segue:

«A proposito dichiarazione di guerra Brasile all'Asse, a questo Ministero degli Affari Esteri si afferma essere in possesso soltanto delle informazioni di stampa e di un tel·egramma Ambasciatore del Giappone a Buenos Aires il quale comunica che al Governo Argentino risulta che Brasile ha dichiarato guerra all'Italia e alla Germania ma intende conservare neutralità verso il Giappone.

Sembra che il Governo di Tokio deciderà entro domani 25 corr. atteggiamento da prendere.

Direttore Generale Affari America ha dichiarato peraltro a Jannelli -e dichiarazione doveva rispondere precise istruzioni date Direttore Generale Affari Europa che le ha ripetute poco dopo in termini identici -che nel loro... (2) personale converrebbe, non soltanto nell'interesse Giappone ma anche dei due paesi alleati, che a Tokio non si precipitassero le cose e si continuasse nel precedente atteggiamento verso il Brasile.

Sono state intanto date istruzioni a questa stampa di limitarsi a riportare in proposito semplice notizia di cronaca senza assumere tono ostile verso nuovo belligerante ~.

II giorno seguente lo stesso R. Ambasciatore ha telegrafato (3) quanto segue:

«Vice Ministro Affari Esteri ha comunicato oggi verbalmente al consigliere ambasciata quanto segue:

«Atteggiamento finora seguito dall'Italia, Germania e Giappone è stato quello evitare distendersi guerra contro Gran Bretagna e S.U.A., ignorando iniziative ostili di minori potenze. Questa è stata la politica adottata anche nei riguardi del Messico, in occasione della dichiarazione di guerra del quale, è stata anche abbandonata l'idea di una dichiarazione comune proposta dal Giappone. Questo atteggiamento si intende qui seguire anche nei riguardi del

Brasile, che ha dichiarato la guerra alla Germania ed all'Italia ma non al Giappone il quale si asterrà deliberatamente da qualunque azione o dichiarazione al riguardo. Si ritiene che ciò sia nell'interesse comune soprattutto perché una dichiarazione di guerra del Giappone al Brasile potrebbe provocare abbandono della neutralità da parte dell'Argentina e del Cile, e specialmente di questo ultimo. Ci si rende ·conto che atteggiamento del Giappone potrà essere sfruttato dalla propaganda nemica per tentare di creare disagi e malintesi fra gli alleati del Tripartito. Per ovviare e parare a ciò Giappone da parte sua farà quanto possibile ed opportuno dando soprattutto appropriate direttive alla stampa per controbbattere manovre avversarie'>.

Di quanto precede Vice Ministro ha espressamente pregato di rendere informato R. Governo'>.

Sembra ovvio che atteggiamento passivo deciso dal Giappone nei confronti Brasile possa prestarsi ad accuse di sfasamento in seno alle Potenze del Tripartito.

Ed in questo senso un atteggiamento di solidarietà che fosse adottato da parte nipponica al riguardo, gioverebbe indubbiamente a controbatterie. Non si vede poi a che cosa esattamente possa servire attuale att•eggiamento nipponico, che non è infatti neanche giustificabile mediante una politica di presenza attiva, visto che anche col Giappone il Brasile ha rotto da tempo le relazioni diplomatiche e consolari.

Ciò premesso, è peraltro da considerare che effettivamente una mancata reazione nipponica, può in certo modo rafforzare neutralità argentina e cilena, in quanto ad un mancato fronte unico latino-americano fa corrispondere -e giustifica -un mancato fronte unico del Tripartito.

Politica nipponica del resto potrà essere modificabile, se e quando altre Potenze sudamericane dovessero seguire l'esempio brasiliano. D'altra parte, tutto sommato, l'atteggiamento passivo nipponico, salvo le considerazioni di cui sopra, non cambia gran che alla situazione. In questo senso e con questi argomenti si potrebbe rispondere alla dichiarazione fattaci dal Vice Ministro degli Affari Esteri. Chiedete costi se si concordi, telegrafando (1).

(l) -Con T. 5423/537 R. del 24 agosto 1942, ore 1,50. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (3) -Con T. 5439/540 R. del 25 agosto 1942.
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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S.N.D. 200/147 R. Roma, 26 agosto 1942, ore 24.

Mio 142 (2).

Questa Ambasciata del Giappone, che era stata posta al corrente da parte germanica, mi ha chiesto ripetutamente notizie circa nota offerta codesto Primo Ministro. Gli sono state date alcune sommarie indicazioni su tenore

nostra risposta. Gradirei conoscere se non Vi appaia per lo meno superfluo, dal punto di vista locale, dare a codesto Rappresentante nipponico troppe particolareggiate informazioni su nostra azione costì (l).

(l) -Per la risposta d! Alfieri vedi D. 97 (2) -Vedi D. 48.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Budapest, 26 agosto 1942.

La sera di mercoledì 26 agosto nel Palazzo della Presidenza del Consiglio ha avuto luogo il seguente colloquio tra me e il signor de Kanya. Prima del pranzo ero stato avvicinato dal signor Kanya il quale, premettendo che aveva da intrattenermi su di una importante questione, mi pregava di dargli modo, nel prosieguo della serata, di passare un quarto d'ora a quattr'occhi con me. Dopo pranzo ciò è stato possibile ed il colloquio ha avuto luogo nei seguenti termini.

KANYA: La morte del Vice Reggente apre per l'Ungheria una vera e preoccupante crisi. Quanto sto per dirvi è in relazione a questo avvenimento. Vi premetto che non ho un incarico ufficiale, ma il Presidente del Consiglio è al corrente di quanto esporrò ed eventualmente, se Voi siete d'ac·cordo, è pronto a parlarne con Voi. Nonostante gli sforzi compiuti da tutti noi per escogitare una soluzione che assicuri la continuità del regime poiltico ungherese, tuttora stiamo brancolando nel buio. Il Reggente Vi ha detto qualche cosa?

CIANo: Il Reggente mi ha parlato infatti della successione come del problema che adesso si aggiunge al suo dolore di padre e ne turba lo spirito. Per quanto non abbia detto niente di esplicito, ha nominato due volte 11 nipotino, figlio del defunto Stefano, e mi è parso di capire che il Reggente nutra dei propositi nei riguardi di questo bambino.

KANYA: Avete capito esattamente. Il Reggente non ha ancora manifestato apertamente il suo pensiero ma è evidente che accarezza l'idea di tramandare il potere al figlio del figlio. Questa è una pura follia. L'Ungheria aveva accettato con molto misurato entusiasmo la nomina del figlio: non accetterebbe mai, almeno sostanzialmente, la designazione del bambino. Anche se credessimo di accontentare il vecchio Reggente, sarebbe un atto di deplorevole ipocrisia, poiché un'ora dopo la sua morte tutto ciò verrebbe automaticamente a cadere. Il popolo magiaro ama molto Horthy, ma non riconosce a nessuno il diritto di cristallizzare in una formula assurda venti o trenta anni avvenire della sua vita. Quindi siamo tutti d'accordo per cercare un'altra soluzione. Non Vi faccio una proposta formale, ma Vi rivolgo una domanda -beninteso se Voi non volete rispondere o respingete la cosa da parte nostra

non se ne farà più nessun cenno. Cosa p~msereste Voi di una soluzione che affidasse la Corona di Santo Stefano alla Famiglia Savoia? Respingete senz'altro una proposta di questo genere?

CIANo: Come bene immaginate io non posso accettare né tanto meno respingere una idea così fondamentalmente importante per il mio, per il Vostro Paese e per l'Europa. Vedo però alcune difficoltà che, sia pure a titolo personale, mi pare opportuno prospettarvi subito. Le difficoltà sono di tre ordini:

l) -La vostra situazione interna. È una soluzione di questo genere destinata a raccogliere l'unanimità dei suffragi? Quale sarà l'atteggiamento del Reggente, specialmente se egli già coltiva nel suo cuore un'altra possibile soluzione del problema a lui più cara? Ma questa difficoltà riguarda strettamente Voi, né io posso entrare nel merito.

2) -Come una proposta di questo genere verrà accolta dal Governo tedesco? È chiaro che dati i nostri rapporti di alleanza con la Germania e la situazione del mondo, non intendiamo fare alcun gesto che non sia preventivamente concordato ed approvato dal Governo del Reich.

3) -Non vedo, dopo la morte del Duca d'Aosta, quale tra i nostri Principi possa assurgere a tale dignità, eccezion fatta, naturalmente, per il Principe di Piemonte, ma Lui è l'Erede al Trono d'Italia.

KANYA: È proprio qui che lo volevo arrivare. Nella nostra mente si è fatta strada l'idea dell'unione personale tra l'Italia e l'Ungheria. Noi penseremmo di far cingere la Corona di Santo Stefano a Vittorio Emanuele III, che è un Sovrano universalmente amato anche in Ungheria. Ciò permetterebbe di lasciare, vita natura! durante, la Reggenza all'Altezza Horthy.

CIANO: E la questione croata? Mi pare che la realizzazione di una unione personale fra l'Italia e l'Ungheria metterebbe sul tappeto immediatamente il problema della continuità territoriale e questo non potrebbe trovare la sua concreta realizzazione che attraverso una radicale soluzione del problema croato.

KANYA: Anche noi abbiamo a ciò pensato. Siamo d'avviso che l'unione personale tra l'Italia e l'Ungheria determini ipso facto un'unione personale anche tra l'Italia e la Croazia. Credo che il problema non possa avere altra soluzione. Comunque di tutto ciò avremo la possibilità di parlare, se Voi, in principio, accettate questa nostra proposta. Sarebbe urgente conoscere le decisioni del Duce in merito: noi speriamo vivamente che Egli voglia accogliere con lo spirito di comprensione e simpatia che ha sempre mostrato nei nostri riguardi questa soluzione che coronerà degnamente l suoi venti anni di politica filo-magiara. Quando sarete in grado di darci una risposta? Non vi nascondo che noi consideriamo il problema urgentissimo e quanto prima potrete farci conoscere gli intendimenti italiani tanto più le cose saranno facilitate.

CIANO: Sarò sabato a Roma e riferirò immediatamente al mio Capo. Credo che in massima potrò farVi sapere qualche cosa nei prtmi giorni della prossima settimana.

KANYA: Quale mezzo userete per comunicarcela? Vi preghiamo di non telegrafare poiché la questione è da considerarsi esf;remamente segreta e delicata.

CIANo: Farò venire Anfuso con me a Roma e per suo tramite Vi darò la risposta (l) .

KANYA: Va molto bene. Volete adesso parlarne col Presidente del Consiglio?

CIANO: Mi pare che è meglio mantenere per ora la conversazione in questi termini. Tutto ciò potrà avere luogo in un secondo momento.

Così ha avuto termine il colloquio tra me e il Signor de Kanya.

Pochi minuti dopo sono stato avvicinato dal Presidente de Kallay il quale mi ha detto: «Ho saputo che forse fra non molto Voi avrete l'occasione di passare ancora qualche giorno in Ungheria in forma privatissima per riposare ed andare a caccia. A tale fine avevo già fatto preparare in questi giorni una villa a sedici chilometri da Budapest dove, se sarà il caso, Vi sarà possibile prendere un po' di riposo e nello stesso tempo ricevere gli amici ungheresi che abbiano la necessità di conversare con Voi».

Mi sono limitato a ringraziare il signor de Kallay di questa sua offerta alla quale naturalmente non ho dato alcun seguito nell'attesa degli ordini del Duce.

(l) Vedi D. 82.

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SPALAZZI

T. S.N.D. 201/250 R. Roma, 27 agosto 1942, ore 19.

Autorità militari hanno segnalato voc,e secondo la quale Re Pietro sarebbe improvvisamente giunto Serbia e bande armate partigiani cercherebbero affluire colà al fine facilitare eventuale sbarco nemico.

Predette autorità militari hanno successivamente confermato arrivo Re Pietro in Serbia.

Si prega far sapere quanto risulti costì con ogni possibile precisazione circa la località in cui egli troverebbesi e tenere al corrente questo Ministero del seguito della cosa (2).

(l) -Per la risposta, vedi DD. 92 e 116. (2) -Per la risposta, vedi D. 91.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5514/1126 R. Buenos Aires, 27 agosto 1942, ore 21 (per. ore 8,30 del 28).

Mio telegramma n. 1122 (l).

Circa soggiorno qui Sforza segnalo ad ogni buon fine che in questi giorni ho avuto frequenti contatti al riguardo con questo Ministro degli Affari Esteri, dato che Sforza, con intervista concessa a vari giornali, con rapporti con agenti stranieri e contatti con uomini politici argentini e perfino con Ministro dell'Interno Culaciati, era venuto meno evidentemente impegni presi da lui con queste autorità scopo ottenere visto transito Argentina (mio telegramma n. 1104) (2). Date forti pressioni esercitate da elementi di sinistra e in special modo da questa Ambasciata degli S.U.A., ho ritenuto opportuno l'altro ieri far sapere direttamente Presidente della Repubblica malessere determinatosi seno collettività per presenza Sforza questa Capitale e mie preoccupazioni che malgrado precauzioni da me prese essa potesse provocare qualora si prolungasse spiacevoli incidenti e conseguenti difficoltà a Governo argentino. Intervento Presidente non si fece attendere e fu decisivo; infatti ieri mattina Sforza ha lasciato Buenos Aires. Ho già provveduto far giungere miei ringraziamenti Castillo e Ministro Esteri.

Soggiorno Sforza qui ha destato presso pubblico argentino interesse solo di cronaca; conferenza Montevideo viene ormai definita da tutti vera e propria farsa. Unico effetto tangibile è quello aver acuito dissensi fra scarsi elementi antifascisti qui residenti.

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IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5536/1668 R. Lisbona, 27 agosto 1942, ore 21,20 (per. ore 18 del 28).

Negli ambienti ufficiali si continua a parlare come a me ha parlato il Segretario Generale Ministero Esteri e si insiste su necessità apparsa a questo Governo di tutelare enormi interessi Portogallo in Brasile tenendo anche presente che colà vivono cir,ca tre milioni portoghesi che, in grande maggioranza acquisiti ideologie massonico-democratiche, non sono sempre proclivi ascoltare voci Governo Salazar.

Alla luce dei fatti del giorno parmi debbasi ad ogni modo prevedere:

1°) che questo paese tenacemente cercherà mantenere propria neutralità; 2°) che se però eventi futuri lo spingeranno fuori di tale stato giuridico, è più che probabile trovarlo nel campo nemico verso cui, a parte la pressione anglo-americana comunque esercitata, l'inducono oggi, a torto o a ragione, la valutazione degli interessi portoghesi da parte della maggioranza e specialmente le tendenze politico-sentimentali di gran parte della popolazione.

(l) -T. 26546/1122 P.R. del 26 agosto 1942, ore 21,.53, non pubblicato, con il quale Garbacelo comunicava quanto segue: «Sforza partito stamane aereo per Rio de Janeiro. Mi riservo telegrafare ulteriormente al riguardo». (2) -T. 5397/1102-1104 R. del 22 agosto 1942, ore 22,30, non pubblicato, con il quale Garbacelo riferiva che questo Ministero Affari Ester! aveva concesso a Sforza visto transito Argentina al solo scopo ut!llzzare linea aerea e dopo preciso impegno di non svolgere colà attività politica.
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IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5535/1670 R. Lisbona, 28 agosto 1942, ore 15,55 (per. ore 20,55).

Notizie provenienti dall'Inghilterra e indiscrezioni locali ambienti britannici avvalorano supposizione che quanto prima potrebbero essere intraprese nel Mediterraneo azioni offensive da parte forze anglo-americane, per l'apertura nuovo fronte o quanto meno per creare difficoltà eserciti Asse e alleggerire pressione germanica in Russia, in conformità affidamenti dati da Churchill a Mosca. Notevoli forze attualmente concentrate Gibilterra potrebbero in tal caso essere eventualmente integrate da altre provenienti da Africa Occidentale (mio telegramma n. 1623) (l) e mentre alcuni organi della stampa anglo-americana si limitano caldeggiare un attacco ai possedimenti francesi Africa Settentrionale e specialmente alla Tunisia (all'uopo suggerito da Vice Maresciallo Aria Lloyd durante sua recente visita Washington), altri si spingono ad indicare come obiettivo un eventuale sbarco su coste penisola italiana o, più verosimilmente, nostri territori insulari.

Tesi che l'Italia costituisce tallone Achille dell'Asse e che pertanto deve essere posta per prima fuori combattimento è stata ripresa insistentemente negli ultimi tempi negli S.U. e sembra incontrare ora maggiore favore anche in Inghilterra.

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IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5540/1037 R. Atene, 28 agosto 1942, ore 21 (per. ore 9 del 29).

Come ho riferito con telegramma n. 1035 (2) è stato ieri possibile rinviare di qualche giorno crisi politica ma essa si ripresenterà quanto prima. Infatti

tutto fa prevedere che Comando Germanico richiederà a [scadenza] 3 settembre somma probabilmente ,maggiore ma certo non minore di quella per mese agosto. Se a tale data non sarà stato possibile trovare alcuna altra soluzione per la questione finanziaria, ci troveremo di fronte (a prescindere dalle catastrofiche conseguenze sulla economia e sulla vita del Paese) a due problemi. Da un lato è probabile che Pres1dente del Consiglio dei Ministri manterrà fermo questa volta il suo proposito di ritirarsi dal Governo e che Gotzamanis, che pur in altre circostanze sarebbe pronto ad assumere successione, si troverà nell'impossibilità di assumere poteri.

È parimenti da prevedere che nessuna delle principali personalità accetterebbe di prendersi tale responsabilità di fronte al precipitare della situazione finanziaria.

D'altra parte la mezzadria politico militare italo-tedesca esistente in Grecia è tale da non consentire allo stato delle cose assunzione diretta dei poteri.

Una seconda questione pure di notevole gravità sorgerà il 3 settembre prossimo se il Governo dimissionario greco rifiuterà assumere responsabilità di ordinare alla Banca di Grecia l'ulteriore anticipo in dracme per le forze militari occupazione. In tal caso sarà necessario ordinare d'autorità e eventualmente con la forza alla Banca di Grecia di stampare e fornire i biglietti occorrenti ovvero di ricorrere, come previsto da accordo economico italatedesco, ad una una ulteriore emissione di marchi di occupazione e di dracme solvibili Cassa Mediterraneo dando così ultimo colpo alla crollante fiducia nella dracma.

Mi tengo in contatto con mio collega germanico che, ripeto, mostra rendersi conto gravità situazione e della necessità porvi urgente rimedio. Egli mi ha promesso farmi conoscere entro oggi i termini di una risposta preliminare che si propone inviare al Governo Ellenico.

Ritengo peraltro, come più volte riferito, che a nulla si potrà giungere sul posto attraverso proposte esperti. Soltanto seguendo la via indicata dal Duce e attraverso normali rimedi sarà possibile ottenere risultati concreti.

Mentre pertanto mi riservo telegrafare tenore della risposta di Altenburg alla lettera del Presidente del Consiglio Ellenico e di tenervi, Eccellenza, al corrente degli ulteriori sviluppi della situazione, reputo mio dovere attirare l'attenzione di V. E. sulla necessità di disporre senza indugio un rimedio sia pure provvisorio ovvero prepararsi a fronteggiare le nuove circostanze di fatto che potranno verificarsi. Un provvedimento che avrebbe se non altro il vantaggio prorogare la crisi politica e di infondere una certa sia pure temporanea fiducia, consisterebbe nell'indire una conferenza italo-tedesca con la partecipazione dei rappresentanti Governo greco o quanto meno nell'invitare Tsolacoglu e Gotzamanis ovvero il solo Gotzamanis a Roma e Berlino per conferire sulla situazione.

Convenendo in tale opportunità mio collega germanico ha trasmesso uguale proposta suo Governo.

Nella seconda ipotesi invece mi sembrerebbe urgente definire quale autorità sia eventualmente destinata assumere la responsabilità dell'amministrazione dell'economia e della finanza in Grecia e quali disposizioni di ordine valutario debbano in tal caso esser introdotte sia per ovviare all'inflazione

sempre più crescente, sia per provvedere alle necessità delle Truppe di occupazione e delle nostre attività economiche (l).

(l) -T. 5376/1623 R. del 22 agosto 1942, non pubblicato. (2) -Con T. 5523/1035 R. del 27 agosto 1942, ore 20, non pubblicato, Ghlgi aveva riferito che In seguito alla richiesta tedesca di pagamento delle spese d'occupazione del mese di agosto, Il Governo ellenico aveva minacciato di presentare le dimissioni, eventualità che era stato possibile scongiurare, grazie alla successiva decisione greca di ordinare il pagamento inviando però una nota ad Altenburg contenente la richiesta di un riesame della questione in oggetto, tenendo conto della difficile situazione economica greca.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5544/1127 R. Buenos Aires, 28 agosto 1942, ore 21,58 (per. ore 14,30 del 29).

Mio telegramma n. 1126 (2).

Corso conversazione avuta ieri con Ministro degli Affari Esteri questi mi ha dichiarato di sua iniziativa che Sforza aveva chiesto essere ricevuto dal Presidente e da lui. Richiesta era stata declinata. Ministro ha soggiunto che i governanti argentini non potevano evidentemente avere contatti con una persona che aveva fatto pubblica dichiarazione contro un Governo con cui Argentina mantiene cordiali rapporti. Ho rinnovato miei ringraziamenti Signor Ruiz Guifiazu e gli ho detto che ritenevo tanto più opportuna decisione presa dalle autorità argentine in quanto -come sicuramente gli era noto Sforza, che in realtà agiva come agente nord americano, sotto il pretesto transito tentava stabilirsi per un periodo indeterminato nella Repubblica ed avrebbe indubbiamente creato seri imbarazzi al Governo. Questo Ministro Affari Esteri ha convenuto mie considerazioni.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, DELLA PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 5577/0131 R. Berlino, 28 agosto 1942 (per. il 31).

Le istruzioni stampa tedesche del 25 agosto dicevano al n. 5: Si dovrà evitare che in brevi storielle o racconti l'Italia venga rappresentata come il paese dei ladri.

Senza dare troppa importanza a questa infelicissima compilazione di una direttiva evidentemente presa allo scopo di evitare che la stampa tedesca riprenda, come un giornale aveva fatto ultimamente, alcuni dei soliti luoghi comuni contro il nostro paese, ho però tenuto in via del tutto amichevole a far rilevare al Sottosegretario di Stato come detta compilazione non dimostrasse da parte del redattore di essa un eccessivo senso di cortesia né doti di tatto o di sensibilità particolari.

Il Sottosegretario che non aveva ancora letto le disposizioni stampa in parola mi ha espresso in forma assai calorosa il suo rincrescimento e mi ha assicurato che avrebbe immediatamente richiamato all'ordine il compilatore «di una frase così idiota».

(l) -Per la risposta di Ciano, vedi D. 87. (2) -Vedi D. 75.
81

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26940/728 P.R. Bucarest, 28 agosto 1942, ore 14 (per. ore 9,40 del 30).

Telegramma di V. E. 567 del 21 corr. (l) e telespresso 20508 stessa data (2).

Sono intervenuto presso il Presidente del Consiglio dei Ministri il quale mi ha assicurato che nessun intralcio verrà posto all'esportazione petrolio greggio per l'Italia.

È stata intanto concessa esportazione cinquemila tonnellate greggio per agosto di cui tremilacinquecento spedite. Mi riservo ulteriori comunicazioni circa questione pagamento sovraprezzi prodotti petroliferi.

82

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5570/473 R. Kabul, 29 agosto 1942, ore 17 (per. ore 12 del 30).

Vostro 147 (3).

Giappone essendo stato informato da parte tedesca, è impossibile ormai tenere completamente all'oscuro questo Incaricato d'Affari del Giappone senza compromettere collaborazione locale che ci è qualche volta utile. Sono però completamente d'accordo con codesto Ministero che non (ripeto non) conviene informarlo dettagliatamente trattative e loro eventuale sviluppo. Dato che noi a Kabul non possiamo sapere limiti in impegni con il Giappone né importanza che può avere in determinate circostanze scambio informazioni circa Afghanistan contro informazioni circa altri settori che ci interessano, riterrei preferibile in linea di principio che Giapponesi fossero informati direttamente da voi costà.

Sarebbe necessario soltanto, almeno in principio, che mi faceste conoscere in quale misura ne avete informato codesto Ambasciatore Giappone in modo possa regolarmi qui. Ritengo opportuno informare V. E. che, mentre ho r;icevuto da V. E. alcuni telegrammi che mi hanno fatto comprendere opportunità di una certa riservatezza nei rtguardi Giappone, questa Legazione Germania è rimasta al telegramma eircolare diramato in occasione entrata in guerra Giappone. Ne ho informato mio collega di Germania il quale ne ha tenuto conto ma evidentemente ciò non può aver stesso effetto che istruzioni dirette da parte del suo Governo.

(l) -Vedi D. 50. (2) -Telespr. 42/20508 del 21 agosto 1942. non pubblicato: Istruzioni di Giannini di definire al più presto con Il Governo rumeno la questione del pagamento del sovraprezzl richiesti sul prodotti petroliferi. (3) -Vedi D. 72.
83

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5567/1140 R. Buenos Aires, 29 agosto 1942, ore 21,30 (per. ore 12 del 30).

Questo Stato Magg.iore ha comunicato al R. Addetto Navale per conto Ministro della Marina che Argentina è molto interessata acquistare in Italia materiale belUco qualsiasi specie che la nostra industria sia in grado di fornire. Particolarmente interesserebbe acquisto sommergibili e rispettive dotazioni, armi, artiglierie antiaeree, aeroplani, munizionamento. Addetto Navale pur richiamando attenzione sulle attuali nostre esigenze guerra e difficoltà trasporti ha assicurato la r:ichiesta Argentina sarebbe trasmessa al R. Governo. Circa difficoltà trasporto Stato Maggiore Argentino si è mostrato ottimista possibilità ottenere necessario navicert. Analoga richiesta è stata fatta all'Addetto Navale Germania che l'ha trasmessa Berlino tramite proprda Ambasciata. Addetto Navale prega comunicare Ministero della Marina.

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L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5576/818 R. Santiago, 29 agosto 1942, ore 22,10 (per. ore 7,15 del 31).

Nel senso e tono indicato da V. E..ho comunicato a Mini:stro degli Affari Esteri riserve contenute in telegramma di V. E. n. 308 (l). Egli ha meco convenuto che da punto v.ista giuri:d~co nostre riserve circa sue idichiarazioni Senato relative a eventuali nostri attacchi a Canale di Panama non potevano in nessun modo esser contestate e che avevano più assoluto fondamento. Egli sperava però che avvenimenti avessero reso inutile tale eventualità che effettivamente avrebbe profondamente inciso interessi Cile. Mi ha aggiunto che dovrebbe a suo tempo fare tali dichiarazioni in Senato data delicata situazione politica interna e estera cilena ma che non mancò fare il possibile per attenuare profondo senso e forma di.lchiarazioni primitivamente progettate (mio telegramma n. 581) (2).

Gli ho fatto presente che il R. G averno si rende perfettamente conto delle diffi<coltà cui deve andare incontro Governo cileno per difendere dignitosamente e fermamente sua libertà politica innanzi pressioni nord-americane e che non avremmo mai cessato fare il possibile come abbiamo fatto sino ad oggi, prestargli ogni appoggio per tutelare sua navJgazione e suoi commerci.

IO -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

Egli mi ha espresso sua pm viva riconoscenza aggiungendo che il Governo cileno ben sapeva che poteva sempre contare su cordiale amichevole comprensione R. Governo e che per parte sua finché egli poteva restare potere mi assicurava che avrebbe sempre fatto .il possibile affinché Governo cileno potesse mantenere non soltanto ,per interesse ma sopratutto per dignità nazionale intatta attuale posizione assoluta indipendenza adottata innanzi conflitto malgrado difficoltà e enormi pressioni contrar.ie esterne e interne.

(l) -Vedi D. 54. (2) -Vedi D. 8, nota l.
85

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5579/819-821-822 R. Santiago, 29 agosto 1942, ore 22,15 (per. ore 21 del 30).

1°) Viaggio Presidente della Re:r;ubblica S.U.A. Gli ho chiesto se egli non giudicasse politicamente pericoloso questo viaggio per lunga assenza Presidente da Cile. Mi ha risposto che viaggio ha esclusivo scopo chiarire situazione internazionale Cile, ·Che nord-americani sono ben !ungi dal voler comprendere malgrado gravi conseguenze che rottura delle relazioni o guerra tra Cile e Tripartito potrebbe comportare per loro sicurezza e per loro armamenti. Presidente della Repubblica andrebbe Washington con la missione esporre tale situazione e per persuadere ma non per prendere decisioni e neppure per fare qualsiasi promessa che possa ipotecare posizione Cile, che solo qui in unione con organi competenti costituzionalmente può eventualmente essere modificata. Poiché si era reso conto che tale viaggio era necessario, dopo il rifiuto PresLdente Alessandri (mio telegramma n. 381) (2) egli ha cercato rimandarlo il più possibile, nella fiducia che il tempo lavorasse per consolidare posizione internazionale Cile, per far si che Presidente Rios arrivasse Washington allorché posizione internazionale Cile fosse già sufficientemente stabilizzata contro assalti interni e esterni. Egli è convinto che tale procedura avrà buon esito e che viaggio Presidente della Repubblica servirà chiarire situazione e far cessare continue insistenti pressioni interne e esterne intese .far mutare a Governo cileno posizione assunta innanzi conflitto.

e nuovi, sia perché sembrami pericoloso che questo Paese in costante ebollizione politica ove sono attivissime forze poìitiche noi avverse di cui alcune trovano loro direttive all'estero, resti acefalo per circa due mesi e sottoposto con tutta probabilità al Governo dell'attuale Ministro dell'Interno che per quanto intelligente è di scarso equilibrio e assolutamente ligio sinistre.

3°) Circa Conferenza interamericana proposta dal Perù in base quindicesima risoluzione Avana in seguito dichiarazione di guerra brasiliana, Perù ha fatto tale proposta, ma Governo cileno. d'accordo generalità altri Paesi americani, ha declinato, facendo presente opportunità che eventuali argomenti da esaminare siano comunicati via diplomatica.

4°) Viaggio Cancelliere Uruguay, a Cile. Mi ha assicurato che viaggio era preparato da tempo e che solo avvenimenti lo hanno postergato. Viaggio è stato proposto da Ministro Guani senza peraltro indicare ragioni, ch'egli ignora, poiché non esiste alcuna questione pendente fra Cile e Uruguay. Egli suppone che Guani venga qua per prepararsi Ambasciata al lasciare Cancelleria.

5°) Petroliere Anteo e Rapallo. Ha dato disposizioni perché si insistesse nuovamente presso Governo Columbia, che per ora non ha dato definitiva risposta al riguardo. Salvo necessità Cile ottenere nave petroliera e maggior difficoltà Columbia servirsi nostre navi, proporrà che almeno una tali navi sia posta servizio traffico carrburante Governo Cile.

6°) Ambasciatore Cile Roma. Mi ha confermato (mio telegramma n. 814) (l) che lascerà Roma molto probabilmente settembre prossimo e non vi tornerà. Ma già sta occupandosi affinché a Roma sia inviata persona che possa esserci particolarmente gradita. Mi ha riservatamente accennato che candidato è personalità politica destra che si è sempre mostrato entusiasta ammiratore nostro Paese e nostro regime.

(819) In corso conversazione che ho avuto con Ministro degli Affari Esteri abbiamo accennato seguenti argomenti, oltre a quello indicato nel telegramma n. 818 (1).

(821) Anche ammettendo che tali previsioni e tali propositi si avverino, non posso esimermi dal considerare con certa preoccupazione viaggio Presidente della Repubblica sia in considerazione sua debolezza, che sarà ben più esposta allorché sarà solo in ambienti nord-am8ricani per lui completamente estranei

(l) -Vedi D. 84. (2) -T. 2675/380-381 R. del 17 aprile 1942, ore 21,01, non pubblicato.

(822) 2°) Dichiarazione Cancelleria in occasione affondamento navi brasiliane. Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di averla fatta per ragioni opportunità e solidarietà interamericana e seguendo uso esistente qua al riguardo dandole però carattere generale senza indirizzarla alla Cancelleria Germanica e senza pertanto né chiedere né attendere alcuna risposta. Successivamente avrebbe saputo che navi brasiliane affondate avrebbero fatto parte di un convoglio militare scortato da navi armate nord-americane. Gli ho amichevolmente fatto presente che tali dichia·razioni che era uso fare Governo cileno avrebbero avuto più peso e più autorità morali se esse si fossero indirizzate secondo occasioni ad ambo le parti belligeranti e non fossero sempre fatte contro Asse con evidente parzialità. Ho l'impressione tuttavia, secondo quanto mi viene riferito, riservatamente, che dopo aver ricevuto suindicate informazioni circa convoglio brasiliano si sia pentito aver fatto suindicate dichiarazioni.

(l) Non rinvenuto.

86

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

TELESPR. 8/14739. Roma, 29 agosto 1942.

Da parte tedesca è stato chiesto al R. Governo se nulla ostava da parte sua a che venissero consegnati gli elementi ebraici rifugiati nei territori croati occupati dalle truppe italiane.

È stato significato il nulla osta del R. Governo (1).

Mentre riuscirà g,radito conoscere, per informarne questa Ambasciata di Germania, l'entità numerica degli elementi predetti, si pr,ega di comunicare ogni altra utile notizia sulle modalità ,che si riterrà di seguire al riguardo.

Trattasi, come detto nella nota tedesca, di elementi ebraici dei territori croati. Questo Ministero comunque resta a disposizione di codesto Comando per ogni opportuno chiarimento al riguardo (2).

87

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. uu. 204/1420 R. Roma, 30 agosto 1942, ore 18,15.

Vostro 1037 del 28 corrente (3).

1° -Questo Ministero si rende pienamente conto delle gravi difficoltà che incontrano i negoziati in corso tra codesta Rappresentanza e codeste Autorità germaniche per il raggiungimento di una soluzione sia pure provvisoria della crisi finanziaria greca, e delle serie ripercussioni che un tal fallimento di tali negoziati avrebbe sulle condizioni economiche e politiche di codesto Paese.

Vi è nota l'azione svolta dal R. Governo nelle successive fasi della crisi affinché a ,questa fosse posto tempestivo rimedio. Vi sono noti, in particolare, i termini della richiesta già rivolta dal Duce al Ftihrer, e della risposta di quest'ultimo (4).

Allo stato delle cose non sembra che la convocazione di una conferenza a due o tre avrebbe maggiori probabilità di riuscita che non una continuazione dei negoziati iniziati costà, mentre è evidente il danno che deriverebbe dall'insuccesso di una confer-enza del genere.

(-4) Vedi DD. 4 e 21.

2° -Qualora Governo tedesco accogliesse la proposta formulata da Altenburg di invitare Tsolacoglu e Gotzamanis a Berlino, siete tuttavia autorizzato a rivolgere loro analoga comunicazione per una venuta a Roma.

Questo Ministero provvede a che siano subito poste allo studio dai competenti organi italiani le misure cui eventualmente ricorrere per fronteggiare le nuove circostanze che avessero a verificarsi. Converrà che da parte Vostra e dei Vostri esperti si seguiti a fornire ogni elemento utile al l"'iguardo.

L'insieme della questione continuerà a fare oggetto di nostri passi presso il Governo germanico. Sarete tenuto al corrente di ogni nuovo sviluppo. Questo Ministero sa di poter fare assegnamento sulla Vostra opera perché anche costà tutto il raggiungibile sia raggiunto (l).

(l) -Vedi D. !>2. (2) -Vedi D. 196. (3) -Vedi D. 78.
88

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 27011/1051 P. R. Atene, 30 agosto 1942 (2) (per. ore 22).

Vostro telegramma n. 1051 del 28 corrente (3) si è incrociato con miei telegrammi n. 1035, 1036 (4), 1037 (5) e 1044 (6).

Collega tedesco ha appreso telefonicamente da Berlino che è stata sottoposta Ministro Esteri Von Ribbentrop proposta di indire conferenza italatedesca con partecipazione rappresentante Governo greco o quanto meno invitando medesimo Roma o Berlino onde conferire su situazione.

Altenburg ha caldeggiato prima soluzione. Circa sede eventuale, tedeschi propendono Berlino ritenendo tale sede più indicata data presenza colà esperti chiamati a prendere decisione circa riduzione spese occupazione in Grecia.

Quanto alla data conferenza tedeschi non ritengono potrebbe [essere fissata] prima 15 settembre prossimo dati precedenti impegni Clodius.

Nonostante manifesti propositi Governo greco di non poter mantenere responsabilità governo, ove non si addivenga ad una immediata soddisfacente soluzione problema, è presumibile che notizia convocazione conferenza sopra prospettata darebbe modo procrastinare crisi ministeriale.

Rimango in attesa Eccellenza, Vostre decisioni circa proposta partecipazione (7).

(1) -Per la risposta di Ghigi vedi D. 88. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (3) -Riferimento errato. (4) -Vedi D. 78, nota 2, e T. 5534/1036 R. del 27 agosto 1942, ore 20, non pubblicato: nota del Governo ellenico alle Potenze dell'Asse contenente la richiesta di revisione dell'ammontare delle spese di occupazione, troppo sproporz.\onate alle possibilità economiche del paese. (5) -Vedi D. 78. (6) -Con T. 5542/1044 R. del 29 agos.to 1942, non pubblicato, Ghigi informava che Altenburg gli aveva comunicato il testo della nota consegnata al Governo ellenico in risposta alla lettera del Presidente del Consiglio greco del 26 agosto. In detta nota si sottolineava che la Rappresentanza del Reich era disposta a sottomettere a Berlino le proposte presentate dal Governo greco. (7) -Per la risposta di Ciano vedi D. 89.
89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA. GHIGI

T. uu. 206/1423 R. Roma, 31 agosto 1942, ore 19,30.

Seguito telegramma ministeriale n. 1420 del 30 agosto u.s. (l).

In considerazione di quanto segnalato con Vostro telegramma n. 1051 (2), informasi -per Vostra opportuna norma -che qualora conferenza italagermanica con partecipazione rappresentante greco fosse indetta a Berlino da Governo germanico, saremmo disposti accogliere tale proposta.

Si fa riserva renderVi noti nomi dei delegati che vi prenderebbero parte.

90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA

T. U. A MANO 30265 P.R. Roma, 31 agosto 1942, ore 20.

Vostro 435 (3).

A seguito della comunicazione telefonica sull'argomento, confermo che, d'ordine superiore, il signor Myron Taylor è stato autorizzato ad attraversare il territorio del Regno per recarsi in Vaticano.

Mi riservo di comunicare le disposizioni che saranno adottate in proposito dalle Autorità competenti -che sono state già informate al riguardo e la data che sarà fissata per effettuazione viaggio ( 4).

91

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5605/375 R. Belgrado, 31 agosto 1942, ore 24 (per. ore 15,20 del 1° settembre).

Vostro 250 (5).

Da accurati accertamenti eseguiti utilizzando tutte le migliori fonti informative disponibili nessun indizio è emerso, anche lontano, che dia conferma alla voce secondo cui Re Pietro si troverebbe in Serbia.

(-4) Queste istruzioni, anticipate per telefono a Guariglia il giorno 30, furono da questi subito eseguite. Guariglia ne r.iferì con T. per corriere 26969/448 P.R. del 30 agosto 1942, non oubblicato.

Presso il locale serv1z10 informazioni militari germanico voce stessa è riuscita del tutto nuova ed è stata giudicata non verosimile neU'insieme circostanze attuali.

È stata raccolta soltanto notizia (non controllata) presenza in Serbia Colonnello nord-americano Donovan noto fiduciario Roosevelt del quale ricordasi significativo soggiorno Belgrado vigilia colpo di Stato 27 marzo anno 1941.

Circa voci eventuali sbarchi forze nemiche apprendesi da fonte attendibile che ultimamente aerei inglesi hanno sorvolato città Cacak (ed a occidente) gettando piccole quantità viveri ed armi nonché manifesti esortanti popolazione attendere fiduciosa «arrivo truppe alleate che ricondurranno Re Jugoslavia». Risulta altresì che lavorio preparatorio mobilitazione cosiddette forze nazionaliste serbe sarebbe stato portato buon punto da Draza Mihailovich che avrebbe in programma indire tale mobilitazione, una volta giudicato momento propizio, mediante proclama che Re Pietro rivolgerebbe al popolo e particolarmente ad ufficiali e a soldati che a lui prestarono giuramento fedeltà.

Si conterebbe su larghe adesioni truppe governative cetnici ed anche elementi organi statali essendo partigiani riusciti collocare ovunque propri emissari.

Peraltro negli ambienti che mantengono contatti con Draza Mihailovich si dichiara che una effettiva ripresa movimento rivoluzionario si verificherebbe in Serbia soltanto «qualora si avessero almeno 90/100 probabilità buona riuscita» e tali probabilità non potrebbero essere offerte che da eventuali concomitanti azioni esterne provenienti zona immediatamente confinante.

Comunque in questa atmosfera nulla può escludersi in modo assoluto, e naturalmente questa Legazione non mancherà continuare mantenere un'attenta vigilanza.

(l) -Vedi D. 87. (2) -Vedi D. 88. (3) -Vedi D. 64. (5) -Vedi D. 74.
92

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2453/1175. Budapest, 31 agosto 1942.

Rientrato ieri a Budapest alle 12,30 ho cercato di vedere Kanya per fargli subito la comunicazione da Voi, Eccellenza, prescrittami (l). Ma egli si trova attualmente in una sua casa di campagna a varie ore di distanza dalla capitale ed è soltanto a tarda ora di ieri che sono riuscito a mettermi in contatto telefonico con lui.

Kanya mi chiese se la comunicazione era urgente, aggiungendo che egli si proponeva di rientrare a Budapest la settimana ventura e che avrebbe potuto vedermi a quel momento. Avendogli io detto che avrei potuto recarmi a

vederlo in campagna, egli mi ha risposto in modo da farmi comprendere che preferiva venire lui a farmi visita o comunque evitare che io mi recassi da lui, forse ritenendo di assicurare in tal modo maggiore riservatezza alla nostra conversazione. Comunque, siamo rimasti intesi che appena tornato a Budapest egli me ne darà avviso. Tuttavia, se, al ricevere di questa lettera, Voi riterrete, Eccellenza, che la comunicazione debba essere fatta immediatamente, mi affretterò, su vostre istruzioni telegrafiche, a re,carmi presso Kanya.

Così stando le cose, ritengo naturalmente opportuno rinviare la mia conversaztone con questo Ministro di Germania a dopo che avrà avuto luogo la mia conversazione con Kanya. Potrebbe diversamente avvenire che gli ungheresi venissero a sapere da fonte tedesca la risposta del Governo Italiano alle aperture confidenziali del Governo Ungherese.

Mi riservo di riferirVi al più presto al riguardo (l).

(l) Vedi D. 73, nota l, p, 89.

93

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5670/477-478-479-480 R. Kabul, 1° settembre 1942, ore 13 (per. ore 15,45 del 3).

Vostro 142 (2).

A causa festa indipendenza non ho potuto vedere Vice Presidente Consiglio dei Ministri prima oggi. Per quanto concerne collaborazione militare egli mi ha precisato suo pensiero in proposito così: se un giorno, terminata campagna Caucaso e Medio Oriente, noi vorremo intraprendere campagna contro India Governo Afghanistan desidera che noi sappiamo che per difendere suo onore e indipendenza Afghanistan è pronto combattere qualsiasi momento, esso è pronto unirsi a noi purché siamo disposti supplire sue deficienze; intanto se desideriamo informazioni circa vie di comunicazione, forze militari, armamenti e munizionamento Afghanistan è pronto darcele.

Governo Afghanistan ritiene che ogni sua mossa intempestiva farebbe più male che bene e che conviene attendere fino a quando, stabilito un contatto diretto, noi saremo in grado dargli appoggi necessari.

Gli ho risposto che noi, a differenza degli inglesi, non abbiamo mai chiesto a nessuno battersi per noi e non abbiamo alcuna intenzione chiederlo all'Afghanistan. Avrei riferito al mio Governo sua offerta che sarebbe stata certamente gradita; però dopo quanto mi aveva detto mi sembrava meglio aspettare a parlarne concretamente che si fossero realizzate premesse necessarie. Egli si è dichiarato perfettamente d'accordo.

Mi ha detto poi che il Governo Afghano aveva iniziato queste conversazioni perché si era convinto che noi non volevamo soggiogare popoli mussul

mani Medio Oriente ma bensì creare sistema di Stati liberi legati a noi da trattati alleanza e stretta collaborazione; voleva che il nostro Governo sapesse che il Governo afghano era pronto entrare far parte di questo sistema; data speciale posizione Afghanistan alla periferia ed ai confini India egli riteneva che sua collaborazione avrebbe potuto essere utile. Ho risposto che ero lieto che il Governo Afghano avesse compreso nostre vere intenzioni e che speravo che egli avrebbe diffuso questa sua opinione in quegli ambienti dove esistevano ancora dubbi al riguardo; per il resto avrei riferito al mio Governo.

Mi ha detto poi che gli inglesi, conoscendo sentimenti popolo afghano e pericolo che Afghanistan può rappresentare per India, lo guardano con sospetto. Pur rendendosi conto difficoltà simile operazione da parte degli inglesi ritiene necessaria per Afghanistan massima prudenza per evitare che inglesi si decidano nonostante tutto tentare liquidare una volta per tutte problema afghano. Per tutto Governo Afghano si trova costretto arrestare senza riguardi nostri agenti perché, dato gran numero agenti provocatori inglesi, noi potevamo facilmente cadere in un tranello, come era accaduto ai tedeschi (mio telegramma n. 360 del 24 luglio 1941) (l) e, senza alcuna utilità per noi, fornendo agli inglesi pretesto per presentare una richiesta incompatibile con onore Afghanistan.

A questo riguardo ritengo opportuno aggiungere che in questi ultimi giorni vi è stato viv!llce battibecco fra Governo tedesco e afghano per l'arresto di un certo Ali Subana che era la chiave di volta di tutto il servizio informazioni tedesco. Ho risposto a Vice Presidente Consiglio dei Ministri che, pur comprendendo alcune delle sue ragioni, non potevo accettarle senz'altro; colla sua politica Governo afghano rendeva non pochi servizi ai nostri nemici (ho ripetuto lunga lista nostre lagnanze che conoscete) mentre aveva sempre rifiutato far qualsiasi cosa per noi. Governo afghano doveva comprendere che guerra ha esigenze anche di carattere informativo a cui non si può rinunziare; atteggiamento Governo Afghano aveva destato molti dubbi e se voleva adesso che noi lo considerassimo anche soltanto come Governo veramente neutrale doveva cominciare col rimpiazzare (e poteva farlo senza alcun pericolo) quella attività che voleva impedirci svolgere direttamente. Egli si è dichiarato pronto mettere a disposizione nostra tutte le informazioni che il Governo Afghano ha oppure può procurare. Direttore Generale Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri sarebbe stato messo al corrente nostra conversazione e con lui avremmo potuto passare al pratico.

Poco ho da aggiungere alle considerazioni di cui al mio telegramma

n. 424 (2). Può darsi che reale motivo di questa apertura sia che Governo Afghano per ragioni sia interne che esterne ,ritenesse necessarie nuove restrizioni precauzionali prese a nostro riguardo ma, data situazione, non ha creduto poter farlo senza offrirei qualche cosa in cambio: vedremo alla prova se intende offrire soltanto parole o anche fatti.

Ho il dubbio che iniziativa di questa apertura sia venuta dal Re. Primo Ministro lascia fare ma non vuole impegnarsi. Principe Nahim, il quale fa

doppio giuoco fra Re e Primo Ministro, vi si presta. Sarebbe in questo caso nuova manifestazione opposizione da parte del Re già delineata in occasione grande assemblea.

Per ora è impossibile formulare giudizi definitivi: a mio avviso cosa importante in questo momento critico è non dare a questo Governo impressione che è condannato. Quanto a non impegnarsi a fondo non credo per ora che avremo difficoltà: mi è risultato chiaramente dal mio colloquio che il Governo Afghano lo desidera meno di noi.

(l) -Vedi D, 116. Il presente rapporto reca il visto di MussolinL (2) -Vedi D. 48. (l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 12.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5642/0137 R. Budapest, 1° settembre 1942 (per. il 3).

Teleg.ramma di V. E. n. 392 del 9 agosto u.s. (1).

Conformemente alle Vostre istruzioni, Eccellenza, questa R. Legazione si è tenuta in contatto con la Legazione di Germania per seguire e sorvegliare l'atteggiamento che gli ungheresi avrebbero adottato nei riguardi di un'eventuale celebrazione dell'anniversario del ritorno di parte della Transilvania all' Ungheria. Poiché da parte ungherese era stata replicatamente smentita l'intenzione di manifestazioni pubbliche ed ufficiali, ho creduto opportuno, nello spirito delle predette istruzioni, di astenermi da fare passi al riguardo presso questo Governo, ed analogo mi risulta essere stato l'atteggiamento della Legazione di Germania.

L'anniversario del secondo arbitrato di Vienna è stato infatti ricordato finora soltanto da articoli di giornali su alcuni dei quali si trova anche traccia della censura governativa. Su tutti questi articoli non mancano mai le espressioni di gratitudine per il Duce e il Fiihrer nonché per i Ministri degli Esteri delle Potenze dell'Asse. Riassumo, qui di seguito, le pubblicazioni nei principali giornali.

Tutta la stampa riproduce un appello del partito transilvano così concepito: «In considerazione dello stato di guerra, l'anniversario non deve essere celebrato con manifestazioni esteriori, ma in noi stessi. Che i sacerdoti ringrazino domenica il Signore peT il fatto che una parte del territorio transilvano che ci era stato strappato dall'infame imposizione del Trianon, ci sia stata restituita... La Nazione ungherese ha provato che essa consente qualunque sacrificio nell'interesse di un migliore avvenire. Ricordiamoci sempre dei nostri fratelli rimasti nella Transilvania del sud, il cui destino abbiamo sempre seguito con vigile amore e che non abbiamo mai dimenticato».

Il liberale Ujsag e il liberale Magyar Nemzet hanno parole di particolare gratitudine per il Ministro Ribbentrop e il Conte Ciano che «ci hanno reso giustizia nello spirito dei loro Capi». L'articolo dell'Ujsag è tuttavia interrotto alle parole «il nostro sacro dovere ulteriore è... ». II conservatore

Pesti Hirlap scrive che l'arbitrato del Belvedere è un'importante tappa sul cammino della resurrezione ungherese. Il Kis Ujsag dice che l'anniversario fornisce al tempo stesso un'occasione per provare a tutti che nel carattere della nostra nazione, oltre la fedeltà all'indipendenza nazionale, la gratitudine verso le grandi Potenze amiche di Mussolini e di Hitler è un fattore di grande importanza. Il nazionalista Magyar Szo osserva che dall'epoca dell'arbitrato la gratitudine dell'Ungheria si è manifestata più volte. Il nazionalsocialista Reggeli Magyarorsag mette in rilievo l'unità ungaro-transilvana ed i sacrifizi ungheresi per questa regione. L'Hetjoi Magyarorsag scrive che l'Ungheria non ha ricevuto la Transilvania del Nord in regalo, o come risultato di un verdetto, ma che l'ha meritata sui campi di battaglia.

Questi ed analoghi concetti sono infine ripetuti da numerosi altri giornali, nei quali, come ho già detto, non manca mai (conformemente, senza dubbio, a disposizioni governative) la nota della gratitudine dell'Ungheria per le due grandi Potenze amiche ed alleate.

(l) Vedi D. 28.

95

IL CAPO DEL CERIMONIALE, BELLARDI RICCI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

APPUNTO. Roma, 1° settembre 1942.

Nella visita fattami oggi dal Ministro del Portogallo per intrattenermi sulla situazione attuale dell'ex Incaricato d'Affari del Brasile, egli mi ha detto di poter assicurare nel modo più esplicito che nulla è mutato nelle direttive del Governo portoghese nei .confronti dell'Italia.

Riferendosi alle dichiarazioni fatte recentemente dal Presidente Salazar (l) circa la solidarietà del Portogallo col Brasile il signor Lobo D'Avila Lima ha marcatamente fatto rilevare la particolare situazione in cui si trova il suo governo dato che in Brasile vivono oltre due milioni di portoghesi.

Ha aggiunto non aver ritenuto di chiedere un'udienza all'Eccellenza il Ministro per affermargli quanto sopra perché sapeva che il R. Ministro a Lisbona già ne aveva informato esaurientemente.

Comunque mi pregava di far sapere all'Eccellenza il Ministro ciò che egli mi aveva detto oggi a titolo amichevole.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5662/569 R. Tokio, 2 settembre 1942, ore 7 (per. ore 15,45 del 3).

Telegramma Stefani speciale 3290 e 3292 (2).

Situazione conclusasi con dimissioni Ministro Toga e istituzione nuovo Ministero grande Asia Orientale andava maturandosi da tempo. Chiamato, come tecnico delle relazioni estere, a fare parte di un [governo] che si preparava ad affrontare decisioni di eccezionale gravità, Toga -cui un carattere chiuso e rigido non ha certo facilitato il compito --si è visto progressivamente costretto cedere ogni attività estera alle iniziative degli uffici politici militari ed il suo Ministero ridotto alle modeste proporzioni di un intermediario formale, non sempre utilizzato, di comunicazioni relative a decisioni e direttive interamente concretate altrove. Tale stato di cose, aggravato dalla speciale autonomia accordata ai vari comandi militari nelle zone occupate, era giunto in questi ultimi tempi ad un punto tale da imporre come naturale ed inevitabile soluzione data a questa crisi interna di Governo.

Colle attribuzioni vastissime del nuovo Ministero cui è demandato praticamente ogni ramo dell'attività politica, economica e culturale nei territori della grande Asia Orientale (con diretta autorità su Ambasciatori, Ministri e Rappresentanti Consolari in Cina Manciuria Indocina Siam oltre che nei Paesi di recente insediamento) e con elasticità confini dette zone e le necessarie interferenze di problemi attinenti a tutti territori vicini ori dell'Asia e dell'Oceania, specialmente durante la guerra, è evidente che il Ministero degli Affari Esteri si riduce ad un Dilpartimento Amministrativo di secondaria importanza.

Per quanto ci riguarda, non abbiamo alcuna ragione di rimpiangere il Ministro Toga. È peraltro sicuro ,che, con la nuova sistemazione data alla trattazione degli affari riguardanti i Paesi della Grande Asia Orientale, le difficoltà già gravi che questa Ambasciata incontrava per la tutela degli interessi italiani in dette zone non potranno che divenire insormontabili.

(l) -Vedi D. 65. (2) -Non pubblicati.
97

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5624/1509 R. Berlino, 2 settembre 1942, ore 16.

Telegrammi Ministeriali 1224 (l) e 1248 (2) del 28 e del 31 ultimo scorso.

Questo Segretario di Stato per gli Affari Esteri col quale ho parlato dell'atteggiamento Giappone relativo alla dichiarazione di guerra del Brasile alle Potenze dell'Asse, mi ha dichiarato che, come era già stato comunicato dall'Ambasciatore Von Mackensen a codesto Ministero, anche il Governo germanico intendeva rispondere al Governo giapponese nel senso indicato nel sopra citato telegramma Ministeriale 1248.

(l) -Vedi D. 71. (2) -Nota dell'Ufficio cifra: <<Con Il n. 1248 è stato ripetuto parte del Telegramma 1224 perché giunto a Berlino indecifrabile ».
98

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5667/446 R. Istambul, 2 settembre 1942, ore 19,32 (per. ore 17,10 del 3).

Mio telegramma n. 438 (l).

Nei primi contatti presi da Von Papen con il nuovo Governo turco discussione di una eventuale collaborazione se pure sfiorata è stata immediatamente scartata. Von Papen mi dice non aveva avuto da Berlino precise istruzioni in proposito e che d'altra parte tanto Saracoglu quanto Menemencoglu gli hanno cortesemente ma fermamente ribadito la nota direttiva della politica turca: tenere il Paese al di fuori del conflitto, difendersi fino all'ultimo validamente se attaccati. Analoga inflessibile decisione di applicare scrupolosamente la legge internazionale dimostrano i dirigenti turchi di fronte a possibili richieste sovieti·che concernenti il passaggio della flotta russa del Mar Nero; essi smentiscono tuttavia che finora speciali domande siano state avanzate dai russi direttamente o per il tramite degli anglo-americani e ritengono che anziché farsi disarmare ed internare in un porto turco la flotta russa del Mar Nero preferirà auto-affondarsi.

Parlando con Saracoglu, Von Papen ha rilevato quella parte del discorso programma del Presidente relativa al turchismo e gli ha fatto notare quanto potrebbe essere interessante per la Tur,chia seguire da vicino l'espansione e le azioni germaniche nella zona del Caucaso. Saracoglu ha riconosciuto che le sorti di quelle minoranze turche gli stanno molto a cuore ma ha soggiunto che un atto intempestivo da parte Turchia le potrebbe esporre ai rigori della repressione e della vendetta sovietica. Può essere utile precisare che Menemencoglu e tutto il Ministero degli Affari Esteri non hanno ancora adottato il turchismo come ideale di politica estera e ne lasciano la paternità e la responsabilità al solo Saracoglu.

99

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. PER CORRIERE 5682/0105 R. Bucarest, 2 settembre 1942 (per. il 4).

Qualche tempo fa il Presidente Antonescu parlandomi della situazione politica della Romania e sopratutto del dissidio ungaro-romeno, ebbe a dirmi che egli ed il Conducator sarebbero stati disposti ad intendersi con l'Ungheria subito dopo l'arbitrato di Vienna ma che i magiari avevano impedito ogni

possibilità del genere col loro atteggiamento «feroce » nei confronti delle minoranze romene. Nell'insieme del discorso credetti comprendere che una favorevole disposizione non ad un accordo generale -che allo stato attuale delle cose è assolutamente irraggiungibile -ma ad intese parziali su alcuni problemi che separano i due Paesi esistesse nello spirito di Antonescu. E di ciò naturalmente misi al corrente questo Ministro di Ungheria il quale mi pregò allora -dato che a lui riesce difficilissimo d'esser ricevuto dai due Antonescu -di parlare col Presidente per cercare di risolvere due spinose questioni che dopo lunghe trattative non arrivavano ad una conclusione e cioè la questione della restituzione degli apparecchi radio sequestrati dalle autorità romene a dei minoritari ungheresi e l'altra concernente la mobilitazione degli impiegati d'una grande cooperativa ungherese che si trova su territorio romeno.

Il mio intervento fatto nello spirito di amichevole assistenza all'Ungheria e nella speranza di contribuire ad attenuare la grave tensione esistente tra i due Paesi, ha servito solo in parte a soluzionare la questione in sospeso ma ha avuto un grande risultato nel senso che M. Antonescu non si è dispiaciuto del mio intervento, ciò che ha .permesso al Ministro d'Ungheria di ricorrere nuovamente ai miei uffici per altre questioni. Così al suo ritorno da Budapest il Signor de Nagy mi ha pregato di dire ad Antonescu che il Governo ungherese era anch'esso disposto ad un'intesa con quello romeno ma che riteneva --contrariamente a quello che è il punto di vista di questo Governo -.che invece di affrontare subito le grosse questioni politiche convenisse risolvere le più modeste per creare un'atmosfera propizia alla possibilità di più vasti accordi. In questo ordine di idee proponeva che qualora il Governo romeno avesse fatto un gesto di ,comprensione e qualche concessione sopratutto per quanto concerneva le requisizioni effettuate, il Governo ungherese si sarebbe impegnato, per sua parte, a riaprire delle scuole confessionali romene, problema che sta molto a cuore al Governo di Bucarest.

Ho accettato di fare anche questo secondo intervento per il quale il signor de Nagy mi ha calorosamente ringraziato dicendomi che io costituivo il miglior tramite tra lui e il Governo romeno. Ho risposto al Signor de Nagy che molto volentieri mi sarei adoperato -poiché queste erano le Vostre alte istruzioni -a facilitare gli accordi tra i due Paesi, ma che se potevo intervenire ogni tanto a titolo amichevole non avrei potuto dare a questa azione un carattere continuativo e ciò per impedire che il Governo romeno pensasse che io facevo il portavoce degli interessi di Budapest e in secondo luogo perché le probabilità di successo nei tentativi che facevamo -data l'atmosfera esistente -erano minime.

Ciò premesso sono tornato ieri dal Presidente Antonescu a parlar,gli della cosa. Egli mi ha detto che l'offerta ungherese sulle scuole confessionali è fatta unicamente perché egli ha mina{!ciato, a titolo di rappresaglia, di incamerare nello Stato romeno tutte le scuole ungheresi a partire dal 1° settembre; che, tuttavia, per farmi cosa grata era disposto a prendere in considerazione l'offerta ungherese ma desiderava gli venisse precisato per iscritto da questo Ministro d'Ungheria che cosa richiedeva Budapest e che cosa offriva.

(l) Vedi D. 63.

100

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 5680/0109 R. Bucarest, 2 settembre 1942 (per. il 4).

Mihai Antonescu parlandomi della situazione militare mi ha detto che il Conducator in questi ultimi tempi era «tormentato>> per il fatto che i russi dessero prova di così eccezionale combattività e fossero così riccamente forniti di materiale bellico. La riconquista di Voronez e l'instancabile attività offensiva al nord erano sintomi che destavano nell'anima del Conducator una certa preoccupazione (l).

Antonescu mi ha detto che per suo conto egli era «tormentato » da un'altra situazione e tolta dal cassetto una carta segreta, mi ha fatto vedere lo schieramento ungherese lungo il fronte romeno, contro il quale risultano schierate la la divisione romena a Timisoara, la 3a nella zona di Ploesti, la 2a nella zona di Bucarest e 1'88 nella zona di Radautzi.

Antonescu ha concluso dicendomi: «Tutte le nostre carte sono puntate per la vittoria dell'Asse. Ho fede .che se vinceremo, come credo fermamente, la guerra, la situazione che vi mostro non ,presenterà pericoli di sorta p.er il nostro Paese».

101

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. S.N.D. 30590/801 P.R. Roma, 3 settembre 1942, ore 1,10.

Vostro 1140 (2).

Fate sapere a codesto Ministro della Marina che sue richieste di materiale bellico saranno da parte nostra attentamente esaminate.. Faremo, nonostante ovvie difficoltà d·erivanti da nostre esigenze belliche e possibilità trasporti, quanto è in nostro potere per venire incontro desideri Argentina, con quello st·esso spirito di cordialità che ha sin qui dettato nostra politica nei suoi confronti.

Per Vostra norma assolutamente personale aggiungo non essere per ragioni evidenti, probabile dar corso a forniture belliche richieste. Conviene peraltro lasciare anche questa porta aperta, tenendo comunque in piedi trattative al riguardo.

Tanto da parte nostra, quanto da parte codesto Addetto Navale dovrà essere adottato opportuno, conseguente atteggiamento.

(l) -Vedi D. 41. (2) -Vedi D. 83.
102

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5696/940-941 R. Madrid, 4 settembre 1942, ore 7 (per. ore 20).

Caudillo, che dopo avvenimenti di Bilbao aveva cercato guadagnare [tempo] e rinviare rimaneggiamento Gabinetto preannunziato con mio 922 del 31 luglio scorso (1), in seguito all'acuirsi del dissidio tra militari e carlisti da un lato e la Falange dall'altro e poiché esecuzione di uno dei Falangisti colpevole attentato Bilbao non era valsa a superare crisi, si è visto costretto ad affrontare senza ulteriore indugio situazione procedendo alla sostituzione dei Ministri Esteri, della Guerra e dell'Interno, nonché del Vice Segretario del Partito, ed assumendo inoltre personalmente Presidenza Giunta Politica.

Franco si era infatti trovato di fronte alla seguente alternativa: se avesse accolto integralmente le insistenti rtchieste del Ministro della Guerra, spalleggiato da alcuni suoi colleghi del Gabinetto, per una esemplare condanna autori attentato, avrebbe sconfessato pubblicamente Falange; opponendo un rifiuto avrebbe provocato violenta reazione carlisti e soprattutto perduto appoggio dei militari chP. costituisce sua principale base di Governo.

Franco ha ricercato soluzione compromesso lasciando in un primo tempo intendere che pena capitale sarebbe stata inflitta ad almeno tre colpevoli, ma !imitandola poi ad uno solo. Decisione veniva ritenuta insoddisfacente da Ministro della Guerra che, malgrado insistenze Franco, manteneva sue dimissioni.

Tali circostanze non consentivano al Generalissimo di limitarsi alla sostituzione del solo Ministro della Guerra Varela esponente dei militari nel Gabinetto. Egli ha quindi dovuto procedere ad un più ampio rimaneggiamento, dal quale non ha potuto essere escluso Ministro Serrano particolarmente inviso, come è noto, ai generali. Ulteriori soddisfazioni date ai militari sono state nomina a Ministro del Generale Jordana ed allontanamento Vice Segretario Falange Luna che capeggiava tendenza inquadrare mercenari partito e viene accusato dai carlisti di avere preordinato atto terroristico Bilbao. Ciò ha permesso Caudillo continuare a valersi collaborazione Ministri Marina Aeronautica Giustizia e Finanze che condividevano atteggiamento Ministro della Guerra, pur sostituendo Ministro dell'Interno Galarza, responsabile nascondere... t2).

Decisione Caudillo è stata così improvvisa che lo stesso Serrano ad analoga domanda rivoltagli avantieri da questo Ambasciatore di Germania, aveva raccomandato sconsigliandolo dal rimandare progettato congedo in quanto la crisi poteva considerarsi superata.

Ambasciatore tedesco partiva infatti la sera stessa da Madrid ed è tuttora assente. All'uscita di Serrano dal Governo non sarebbe tuttavia estraneo il suo desiderio di ritirarsi almeno temporaneamente dal primo piano della

instabile scena politica spagnola anche allo scopo poter realizzare la sua nota aspirazione di rappresentare il suo Paese in Italia.

Quanto alla nomina di Jordana, essa rappresentava la soluzione più adatta per sostituire Serrano con altra personalità avente preparazione ed esperienza necessaria per reggere dicastero Esteri nell'attuale delicato momento internazionale. Figura del generale Jordana è a Voi, Eccellenza, ben nota: Presidente del Consiglio di Stato e come tale designato a sostituire Caudillo in caso di impedimento, il più notabile dei generali e molto popolare tra i militari, egli è bensì 'considerato di tendenze demoliberali, ma è stato vicino collaboratore del Generalissimo durante la guerra civile in cui grandi democrazie erano alleate fronte popolare.

Rimaneggiamento ministeriale ha prodotto enorme impressione nell'opinione pubblica e particolare sensazione ha suscitato uscita di Serrano dal Governo. Capo dello Stato ha in tal modo inteso risolvere crisi occasionata fatti Bilbao e porre termine ad un diffuso fermento che, tenuto rigorosamente celato da lui, era tuttavia latente nella Capitale e nelle altre regioni della Spagna e già stava manifestandosi con sintomi preoccupanti in Biscaglia e nella Navarra roccaforte dei carlisti. Consiglio dei Ministri si è riunito stasera stessa e nuovi membri Governo hanno prestato giuramento.

(l) -T. 5602/922 R., in realtà del 31 agosto 1942, ore 22,45, non pubblicato. (2) -Nota dell'ufficio cifra: <<Manca>>.
103

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5686/1522 R. Berlino, 4 settembre 1942, ore 14,20.

La notizia della sostituzione di Serrano Sufier è giunta inaspettata anche per il Governo germanico che non ne comprende ancora l'esatta portata ed il significato.

Non si attribuisce comunque a questo mutamento il significato di un cambiamento della polittca del Governo spagnuolo nei confronti dell'Asse.

Si nota a questo proposito la contemporanea sostituzione da Generale Varela con il Generale Assensio che è qui considerato particolarmente favorevole all'Italia ed alla Germania.

Non si ritiene che l'allontanamento di Serrano Sufier debba attribuirsi all'intenzione di facilitare la restaurazione monarchica dato che ogni decisione in merito dovrà attribuirsi unicamente alla volontà del Generale Franco.

Negli ambienti di questa Ambasciata di Spagna le opinioni sono piuttosto divise circa il significato di questi mutamenti.

Si ritiene comunque che essi non rappresentino un mutamento generale nelle tendenze della politica spagnuola, ma sempltcemente un mutamento di persona.

All'Auswartiges Amt mi è stato chiesto se si prevede l'andata di Serrano Sufier a Roma in qualità di Ambasciatore.

11 --Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

104

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5724/751/4 R. Bucarest, 4 set~embre 1942, ore 22 (per. ore 16,50 del 5).

Ho visto oggi Ministro Funk.

Mi ha pregato dirvi che egli lavora qui anche per l'Italia.

Difficoltà che incontra sono grandi sopratutto per quanto concerne grano, romeni asserendo di non averne abbastanza neppure per il loro consumo

interno.

Circa nafta, è ass1curato rifornimento per mese di settembre.

Per altri mesi, Funk ha detto che spera poter ottenere, con sforzo massimo fornitura totale di 50 mila tonnellate di cui 6 mila destinate Mar Nero e 40-45 mila all'Italia.

Per ora egli non procede qui alla firma nessun accordo ma è venuto solo per esercitare pressioni su dirigenti romeni per indurii a dare il massimo di contribuzione su terreno economico.

Si procederà a fissazione di cifre a Berlino dove speciali negoziati cominceranno verso 15 settembre.

Anche Clodius mi ha detto che per quanto concerne grano, prospettive non sono buone; che dopo che si saranno ottenute cifre precise, egli procederà a ripartizione con Italia sulla base accordi diretti che egli prenderà, come sempre, con organi competenti italiani. Siccome Romania -a quanto mi ha detto Ministro Economia Finzescu -ha larghe disponibilità di bestiame, ho pregato Presidente Antonescu di non concedere tutte le disponibilità alla Germania nel corso delle attuali trattative e di riservarne congrua parte all'Italia sulla base richiesta di extra contingente già da noi presentata e che in vista dichiarazione fattami da Finzescu riservomi ora aumentare.

Antonescu mi ha assicurato che «terrà presenti nostri desiderata nel corso trattative con Funk con Clodius e non si lascerà portare via quello che potrà dare a noi>>.

105

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 28330/0147 P.R. Belgrado, 5 settembre 1942 (per. il 10).

Telegramma per corriere di questa R. Legazione n. 0144 in data 31 agosto u.s. (l).

R. Addetto Militare ha telegrafato a Stato Maggiore in data 3 corrente quanto segue:

<<È in corso gravissima crisi governo in Serbia per netta posizione di Ljotic contro Nedic. Ljotic ha dichiarato formalmente a tedeschi che ritira

ogni collaborazione sua e suoi rappresentanti e sue formazioni se non si adotteranno immediatamente misure energiche e draconiane sanare situazione Serbia formalmente governata da Nedic ma di fatto comandata da Mihajlovic padrone della quasi totalità forze armate e organizzazione statale e opinione pubblica. Ljotic asserisce che l'equilibrio in Serbia è apparentemente instabile e è pessimista circa avvenire per cui intende dissociare propria responsabilità da quella governo. Egli ritiene che prossimo crollo posizioni inglesi medio Oriente e caduta Suez provocheranno forti ripercussioni in Turchia che Inghilterra riuscirà trarre da sua parte e contraccolpo situazione in Serbia in cui rivolta già organizzata può scoppiare secondo volere Mihajlovic. Ljotic reclama una immediata chiarificazione eliminando definitivamente elementi infidi e creando un governo realmente forte. Nedic è contrario da cui l'opposizione di Ljotic. Pensiero Nedic è seguente: conviene con Ljotic che potere effettivo è in mano Mihajlovic perché serbi totalitariamente contro Asse ma egli ha come scopo mantenimento ordine paese in questo periodo ritenendo fermamente eventi guerra favorevoli a Asse. Nedic afferma sua opinione che Mihajlovic non ordinerà rivoluzione e che adozione misure radicali volute da Ljotic contro fautori più in vista Mihajlovic mentre non possono cambiare sostanza situazione potrebbero anticipare ribellione stessa con estreme conseguenze per paese. Nedic chiede invece a tedeschi maggiore autonomia che potrebbe consentirgli più largo gioco e suffragi e prestigio. Tedeschi reputano situazione Serbia estremamente incerta e mentre Turner è parere Nedic di evitare misure draconiane Benzler mostrasi più partigiano idee Ljotic. Ljotic in un lungo colloquio con Benzler attaccò nettamente Turner. Tedeschi intanto rifiutano di dimissionare Ministri Ljotic. Momento è suscettibile sviluppi e merita molta attenzione. Ljotic ritiene che tedeschi non accoglieranno suo punto di vista. Generale Bader Comandante Superiore Serbia è rientrato ieri a Belgrado dopo lunga assenza. Paese apparentemente calmo. Pareri Ljotic e Nedic e valutazioni si possono inquadrare su quanto già segnalai. Certezza che Nedic ostenta esprimere circa volontà Mihajlovic evitare rivolta fa pensare a possibile intesa fra i due Patrioti serbi: Nedic è l'uomo vittoria Asse e Mihajlovic vittoria Inghilterra».

Su medesimo argomento R. Addetto Militare ha poi fatto seguito oggi col telegramma qui appresso riportato:

«Governo serbo è tuttora in crisi. Comando Tedesco preme fortemente su Ljotic per indurlo a recedere suoi propositi di opposizione. Ljotic è a Smederevo. Non si esclude che egli accederà a pressioni tedesche. Situazione paese immutata. Nedic ostenta ottimismo e suo ambiente ritiene che crisi si risolverà. Partecipo a questa opinione».

Sono pervenute altresì a questa Legazione notizie da buona fonte su continua crescente tensione fra volontari ljioticiani (partito ZBOR) da un lato e guardia statale serba e cetnici dall'altro, delineandosi eventualità imminente conflitto. Ljotic nell'imputare Governo Nedic di insufficiente energia contro pericoli nuovi movimenti insurrezionali persegue pressione intesa ottenere estromissione Ministro Interno Acimovic accusato di connivenza con Draza Mihajlovic (in proposito è da richiamare telegramma per corriere di questa R. Legazione n. 140 del 15 agosto u.s. (1). Acimovic appare invece sostenuto da Turner, Rappresentante Generale Amministrazione tedesca in Serbia. Ma contro lui sta ora sorgendo nuovo elemento contrastante con Dragomir Jovanovic, che per influenza dei dirigenti della Gestapo è stato testè nominato Capo Servizio Sicurezza dello Stato, accentrando sotto suoi ordini tutte le forze armate sia regolari che volontarie e riducendo quindi sensibilmente poteri effettivi del Ministro Interni.

Iniziando sua attività Jovanovic ha impartito direttive ad organi militari dipendenti per decisa opera repressiva da condursi con ogni mezzo contro movimento Draza Mihajlovic. Queste misure contrapponendosi ad istruzioni diramate da Acimovic ai Prefetti -raccomandanti senso cauta misura di fronte partigiani Mihajlovic -ne è derivato subito urto che era da prevedere fra Ministro Interno e Capo Servizio Sicurezza Stato. Sembra che Acimovic intenda recarsi Berlino per esporre e sostenere colà sue idee: egli avrebbe ottenuto consenso Autorità germaniche a questo suo viaggio.

Sono dunque molteplici i dissidi interiori che scuotono compagine gabinetto Nedic, anche come ripercussione divergenze vedute fra dirigenti tedeschi del regime occupazione al cui appoggio fanno rispettivamente capo varie personalità in lotta fra loro.

Frattanto da coincidenti dati informativi raccolti da più parti (e tutti presso fonti attendibili) risulta confermato che atmosfera della vita del Paese è tale da suscitare preoccupazioni. Attuale calma esteriore sarebbe solo un'apparenza e dipenderebbe essenzialmente da precise istruzioni di Draza Mihajlovic, il quale, in attesa del momento propizio, si propone evitare tentativi prematuri che provocherebbero aspre reazioni tedesche. Bande dei suoi partigiani dislocate nell'interno astengonsi da saccheggi o requisizioni e pagano largamente forniture che prelevano dalle popolazioni, apparendo ben provvista moneta aurea inglese il che dimostrerebbe abbondanza rifornimenti pecuniari accanto quelli di armi e materiale.

Proseguendo intensi preparativi mobilitazione, Draza Mihajlovic avrebbe avuto istruzioni dai suoi capi di Londra di comunicare loro prossimamente complessiva forza numerica che sarebbe in grado mettere in armi. Analoga richiesta di indicazioni egli avrebbe all'uopo diramato ai suoi vari luogotenenti provinciali.

(l) Con T. per corriere 27423/0144 P.R. del 31 agosto 1942, non pubblicato, Spalazzi riferiva le ultime informazioni sulla situazione in Serbia, in base alle quali la crisi di governoavrebbe coinvolto lo stesso Presidente del Consiglio.

106

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO

T. 30993/328 (Santiago) 811 (Buenos Aires) P.R.

Roma, 6 settembre 1942, ore 5.

Vostro collega tedesco ha ricevuto istruzioni di illustrare a titolo personale sia presso codesto Governo, sia presso codesta opinione pubblica, con

tutta una serie di argomentazioni, effettivo atteggiamento del Brasile, preordinatamente ostile all'Asse, e, come tale, volto sin dal principio, attraverso una continua catena di provocazioni, verso la guerra. Non (dico non) si tratta di dichiarazioni esplicative fatte a nome o per incarico del Governo tedesco, ma, ripeto, di semplici commenti personali, atti ad illuminare l'effettiva situazione e a controbattere la propaganda avversa.

E di quanto precede Vostro collega germanico ha avuto istruzioni di mettere al corrente Voi e codesto Rappresentante nipponico. Potrete nelle Vostre conversazioni costì, allo stesso titolo personale ed esplicativo, utilizzare quelle fra le argom~ntazioni germaniche che Vi sembreranno meglio atte allo scopo, sopra tutto sottolineando la circostanza che Argentina e Cile rappresentano per la nuova Europa i veri baluardi dell'indipendenza latino-americana contro ogni invadenza straniera in generale, nordamericana in particolare, cui il Brasile ha definitivamente piegato (l).

(l) Con tale telegramma (T. 25378/0140 P.R. del 15 agosto 1942), non pubblicato, SpalazzirUerlva come Informazioni m!lltari di fonte tedesca attribuissero la causa della crisi del Gabinetto serbo al dissidio tra Liotlé ed Acimovié.

107

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. 5760/952 R. Madrid, 7 settembre 1942 (2) (per. ore 15).

Ulteriori notizie e indicazioni circa motivi che hanno indotto Caudillo precipitosa decisione rimaneggiamento Gabinetto e sostituzione non solo Ministro della guerra e Ministro dell'Interno, ma perfino Serrano, confermano quanto riferito con mio telegramma 940 (3), e cioè che essi devono ricercarsi sopratutto nel reciso atteggiamento assunto dai militari dopo attentato Bilbao. Gli esponenti dei militari nel Governo nonché vari altri Ministri si erano infatti dichiarati solidali all'occorrenza, e questi ultimi, nell'insistere per esemplare condanna colpevoli atto terroristico, giunsero nella sera 2 settembre fino ad usare con Franco linguaggio aspro e minaccioso, dichiarandosi insoddisfatti decisioni da lui adottate.

Generalissimo dovette quindi rinunciare primitivo intendimento rinviare modifica compagine governativa e procedere immediata sostituzione Ministro della Guerra. Per controbilanciare tale provvedimento con adeguata soddisfazione ai militari fu però costretto sacrificare Serrano. Decisione è stata cosi repentina che ha colto di sorpresa lo stesso Ministro degli Affari Esteri. Come è noto situazione Serrano era da tempo divenuta precaria in seguito ai reiterati ed aspri attacchi condotti contro la sua persona dai generali, tanto che egli stesso amava lasciare intendere esser suo desiderio ritimrsi, almeno provvisoriamente, dalla scena politica spagnuola. Serrano non si attendeva però che suo allontanamento dal Governo avvenisse in questo modo e non nasconde ora suoi sentimenti di disappunto ed amarezza dovuti tra l'altro

al fatto che suo successore Generale Jordana è reciso avversario politico e che questa circostanza potrebbe creare difficoltà all'espletamento della sua missione ove si realizzasse il suo desiderio di essere inviato quale Ambasciatore a Roma. Fatti di Bilbao hanno costituito in sostanza motivo occasionale che ha dato improvviso tracollo a crisi maturatasi nella situazione interna del Paese mantenuta sino ad ora in equilibrio instabile dagli stessi conflitti di persone e di metodi contrapposti; crisi interna, alla quale politica estera è estranea, anche se in questi ambienti anglo americani si cerca presentarla come una vittoria accreditando voci che nuovo Ministro degli Affari Esteri assumerà indirizzo più favorevole alleati.

Che alla caduta di Serrano possa aver contribuito giuoco opposte propagande straniere che qui si disputano aspramente il campo non è completamente da escludersi, converrà tuttavia ricordare che Serrano era bensì inviso alle potenze democratiche ma anche notoriamente malvisto da von Ribbentrop.

Rimane comunque fatto che grandi linee politica estera spagnola sono sempre state tracciate dal Caudillo al quale vengono anche sottoposte tutte le più importanti decisioni.

Non è pertanto da prevedere che nuovo Ministro Esteri possa modificare sensibilmente atteggiamento internazionale spagnuolo quale è stato confermato ancora recentemente dal Generalissimo negli ultimi discorsi da lui pronunciati in occasione della creazione delle Cortes e del suo viaggio Galizia.

Questa impressione è condivisa da questo Ambasciatore di Germania che ha interrotto congedo per far ritorno Madrid e 'che si è anche espresso in senso favorevole sulla persona del Generale Jordana.

(l) -Per la risposta di Garbacelo vedi D. 110. Quella di De Rossi non è stata rinvenuta. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (3) -Vedi D. 102.
108

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 5777/955 R. Madrid, 8 settembre 1942, ore 3 (per. ore 14).

Ho oggi avuto lungo colloquio con il nuovo Ministro Affari Esteri Generale Jordana.

Parlandomi crisi governativa, mi ha detto decisione rimaneggiamento Gabinetto essere stata così repentina che Caudillo nella notte del 4 settembre lo aveva telefonicamente pregato di venire d'urgenza a Madrid da San Sebastiano ove stava trascorrendo vacanze.

Nei riguardi della politica estera Spagna Generale Jordana ha dichiarato che essa non potrebbe subire comunque alcuna variazione perché sempre indirizzata e seguita personalmente da Franco.

La Spagna -ha proseguito Jordana -non dimentica l'aiuto generoso prestatole dall'Italia quando dovette duramente combattere per la propria esistenza, e da quel [momento] il suo atteggiamento verso potenze Asse è rimasto inequivocabilmente fissato.

Anche nell'attuale conflitto posizione Spagna è chiara e linea azione suo governo non può discostarsene, seppure talvolta la situazione internazionale la costringe ad usare di qualche cautela onde assicurarsi gli indispensabili rifornimenti ed evitare incidenti che potrebbero avere pericolose ripercussioni sia sui rapporti cogli altri Stati come sulla compagine interna del Paese. Io ritengo -ha continuato Jordana --che questo interesse della Spagna coincida con quello delle Potenze dell'Asse. La Spagna certamente prende parte alla ricostruzione Europea dopo la sicura loro vittoria e potrà apportarvi suo fecondo contributo, se avrà saputo risolvere presenti difficoltà.

Al termine del colloquio il Generale Jordana ha ri•cordato i negoz-iati da lui condotti come Ministro degli Affari Esteri di Franco per l'adesione della Spagna al patto Tripartito, mi ha pregato infine di trasmettere al Duce l'espressione della sua deferente ammirazione e di far pervenire il suo cordiale saluto al Conte Ciano di cui ha avuto modo di apprezzare personalmente alte doti in occasione del suo viaggio in Spagna (l).

109

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 213/1291 R. Roma, 8 settembre 1942, ore 24.

Notizie che si susseguono circa sciopero totalitario impiegati statali, addetti servizi pubblici e operai minerari in Grecia, e che Vi vengono trasmesse con telegrammi odierni, presentano caratteri ed aspetti sintomatici meritevoli della maggiore considerazione.

È evidente che il movimento dilagante trova la sua origine nel vertiginoso salire dei prezzi, conseguente alla progressiva inflazione, e nella impossibilità di strati sempre più larghi del popolo greco di provvedere alle esigenze più elementari della vita.

Ma è altrettanto evidente che su questo fenomeno economico si stanno innestando e potranno successivamente far leva forze comuniste e nazionaliste, finora efficacemente controllate e represse dalle Autorità di occupazione, ma già unite nei mezzi e negli scopi.

Un ulteriore aggravarsi del fenomeno per la posizione e, ,più ancora, per la configurazione del Paese, potrebbe -nella presente fase della guerra e nell'attuale utilizzazione della Grecia come base navale ed aerea per l'Africa Settentrionale -dar luogo a ripercussioni di vasta portata, non soltanto politica ma anche militare.

Vogliate far presente quanto precede a codesto Governo, nella maniera più opportuna: e trarne motivo per insistere sulla necessità e sull'urgenza di circoscrivere -Irmitando sopratutto le richieste di anticipi al Governo di Atene -la crisi finanziaria in atto, sulla quale ormai si impernia tutta la situazione greca (2).

(l) -Vedi Serie VIII, vol. XII, D. 611. (2) -Per la risposta di Alfleri vedi D. 123.
110

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5816/1186 R. Buenos Aires, 9 settembre 1942, ore 14,31 (per. ore 8 dellO).

Telegramma di V.E. 811 (1).

Mio collega tedesco mi ha messo al corrente argomentazione relativa antecedenti dichiarazioni belligeranza Brasile e me ne sono già valso -a titolo personale e esplicativo come prescrittomi da V. E. -in una conversazione che ho tenuto avere ieri con questo Direttore Affari Politici per dargli modo informare Ministro degli Affari Esteri che partiva in serata con il Presidente della Repubblica. Non mancherò tener presente questioni in mie successive conversazioni diver,si ambienti questa Capitale. Collega tedesco informato anche Ambasciatore del Giappone.

111

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5846/0132 R. Berlino, 9 settembre 1942 (per. l'11).

Ho visto oggi Oshima, per uno dei nostri consueti incontri.

Nel corso della conversazione, Oshima mi ha espressamente accentuato il desiderio che vi è da parte giapponese che Bose effettui quanto prima, a mezzo di un aereo italiano, il suo viaggio in Estremo Oriente. Lo ho assicurato che, da parte nostra, da tempo siamo interamente disposti a realizzare tale progetto, e che personalmente non avrei mancato di premurare la cosa. Pertanto mi richiamo al telespresso ministeriale n. 1235 in data 29 agosto (2).

Ho portato poi la conversazione sui recenti mutamenti ministeriali a Madrid e a Tokio. Circa il rimaneggiamento spagnolo. Oshima non si è pronuciato in alcun modo mentre, circa la sostituzione di Togo, egli ha accennato alle idee troppo rigidamente conservatrici dello stesso Togo; idee che gli avevano impedito di formarsi una piattaforma politica sufficientemente larga. Oshima ha pure soggiunto che, confidenzialmente, egli poteva assicurarmi che il mutamento in parola avrebbe segnato una situazione più favorevole all'Asse.

Ci11ca le operazioni attualmente in corso sul Fronte Orientale, Oshi.ma si è dimostrato soddisfatto e fiducioso. Ad una mia esplicita domanda se, come tecnico militare, egli pensasse che la conclusione, immancabilmente felice, di tali operazioni avrebbe o no potuto provocare l'annientamento della

Russia sovietica come Potenza militare, e conseguentemente influito sulla durata del conflitto in generale Oshima ha risposto, non senza qualche involuzione, di non ritenere che gli imminenti successi militari dell'Asse sul Fronte Russo potranno segnare la distruzione dell'Esercito sovietico e il definitivo indebolimento della Russia; per ottenere l'una e l'altra occorrerà un non breve spazio di tempo e oon per questo è necessario fare ogni sforzo per abbreviare quanto possibile la durata di tale periodo. Parimenti -ha continuato Oshima -se la guerra sottomarina ed aerea contro l'Inghilterra porta effettivamente gravi colpi alla potenza britannica, l'Inghilterra potrà essere in definitiva sconfitta solo se e quando «sullo stesso suo suolo entreranno in azione le baionette».

Circa la situazione militare in Estremo Oriente, Oshima ha escluso che in Australia possano venire attrezzate importanti basi navali ed aree anglosassoni, dato che i giapponesi hanno già il dominio aereo dell'Australia. Quanto alla lotta per le isole Salamone, importantissime per la sicurezza delle rispettive rotte seguite dai rifornimenti delle due parti in lotta, Oshirna le definì come un tentativo da parte degli anglo-sassoni di creare un secondo fronte asiatico.

(l) -Vedi D. 106. (2) -Si riferisce al T. s.N.D. 202/1235 R. de,[ 29 agosto 1942, ore 4, non pubblicato, con il quale D'Ajeta comunicava che dato atteggiamento favorevole del governo giapponese, il viaggio di Bose in Estremo Oriente, poteva essere effettuato nell'ultima decade di settembre o ai primi di ottobre.
112

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI

T. 215/921 R. Roma, 10 seUembre 1942, ore 2.

Riferimento telegramma n. 955 (l).

Vogliate dire al Generale Jordana che il Duce ha preso atto con soddisfazione delle dichiarazioni che egli vi ha fatte nel corso del colloquio di ieri, aggiungendo che il Governo italiano apprezza l'atteggiamento amichevole tenuto dalla Spagna verso le Potenze dell'Asse nell'attuale conflitto, e le prove di solidarietà che la Spagna dà alla causa per la quale queste Potenze combattono.

Noi abbiamo piena fiducia nel Caudillo e nel Governo spagnolo e, comprendendo le ragioni che guidano la sua politica, concordiamo nell'opportunità che la Spagna mantenga il suo atteggiamento attuale. Come il Duce ebbe a dichiarare al Caudillo nel corso del loro incontro a Bordighera (2) un eventuale intervento della Spagna nella guerra è questione che deve essere lasciata interamente alle decisioni della Spagna.

Il Duce desidera rinnovare la sua assicurazione che al momento della Pace vittoriosa sosterrà le legittime aspirazioni e gli interessi della Spagna.

Vogliate aggiungere che io personalmente ricambio con ogni cordialità i saluti che il Generale Jordana mi ha vostro mezzo inviati e formulo i miei migliori auguri per la sua opera.

(l) -Vedi D. 108. (2) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 568.
113

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5834/590 R. Tokio, 10 settembre 1942, ore 2,50 (per. ore 22).

Da buona fonte confidenziale risulta che Ambasciatore Sato Naotake ha avuto recentemente istruzioni di far presente al Governo sovietico seguente desiderata di quello di Tokio:

l) ottenere nuova formale assicurazione che Governo sovietico non entrerà in alcun compromesso con gli Stati Uniti d'America per utilizzazione da parte di questi delle basi siberiane;

2) abbandono lavori in corso nella Baia di Vladivostok, lavori che andrebbero sempre più assumendo carattere preparazione offensiva contro il Giappone;

3) abbandono apprestamenti che verrebbero condotti negli aerodromi della regione Vladivostok e che presenterebbero stesso carattere. Governo sovietico avrebbe risposto dando per il primo punto ampia assicurazione. Avrebbe opposto categoricamente rifiuto per altri due.

114

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5837/591-592 R. Tokio, 10 settembre 1942, ore 7,30 (per. ore 22).

Ambasciatore del Giappone ad Ankara ha riferito qui alcune dichiarazioni confidenziali che gli sarebbero state fatte, nel corso di un recente colloquio, dal nuovo Ministro degli Affari Esteri turco.

Secondo mi viene confidenzialmente riassunto, Menemencoglu avrebbe dichiarato che:

l o -È prevedi bile che, dopo la caduta di Stalingrado, comando tedesco continuerà offensiva verso il Nord in direzione di Kuibisceff. In caso di -successo, potranno passare inverno su buone posizioni, lasciando alla Russia una sola ferrovia per i suoi rifornimenti.

2° -Non sono da prevedersi successi definitivi in Egitto per questo anno. Offensiva Asse si protrarrà prevedibilmente fino alla primavera prossima. E del resto anche se Inghilterra dovesse perdere Egitto ed essere cacciata dal prossimo Oriente e dall'India, essa continuerà aver capacità combattiva e ... (l) sufficiente a continuare lotta, data importanza aiuti che gli S.U.A. saranno in grado di fornirle specialmente prossimo anno.

3° -Per far fronte agli anglo-sassoni Germania sarà costretta rendere sempre più pesante suo comando sopra blocco minori Stati euro~i con pericolo peraltro suscitare rivolte, alimentate dal malcontento di questi Stati, e con pericolo quindi di dover rinunziare ad una guerra a larga azione.

4° -Offensiva iniziata dagli S.U.A. in Estremo Oriente, alle isole Salomone, significa che questi contano annullare possibilità di azioni nipponiche in direzione India e Russia. È da ritenere che Giappone non potrà agire contro la Russia che a guerra europea liquidata.

5° -Tenuto conto di quanto precede, Turchia prevede una lunga durata della guerra e, per quanto la concerne, non vede che una sola via da seguire, quella di fare mediatri-ce fra i belligeranti, con la convinzione che tale mediazione finirà coll'essere bene accetta.

Nel riferire quanto sopra Ambasciatore nipponico avrebbe aggiunto che confidenze fattegli dal nuovo Ministro degli Affari Esteri, tendenti a valorizzare situazione ed a cercare di esagerare punti deboli di quella dell'Asse, sarebbero in armonia coi sentimenti che hanno riscontro negli ambienti politici e diplomatici turchi ed in parte di quella stampa che, ad esempio, cercherebbe sistemati-camente di svalutare i successi della campagna del Caucaso.

(l) Nota dell'ufficio cifra: <<indecifrabile».

115

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S.N.D. 31595/158 P.R. Roma, 10 settembre 1942, ore 23.

Vostri 477 e seguenti (1).

Concordo con quanto comunicate. Confermo che, nell'attuale fase della situazione, è opportuno da parte nostra conservare intatta nostra libertà d'azione. Collaborazione nel solo campo informativo basterà per ora sia tranquillizzare codesto Governo, sia a possibilmente collaudarne reali intenzioni. Continuate agire con equilibrata cautela, senza impegnarVi.

116

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 2534/1219. Budapest, 10 settembre 1942.

Strettamente personale.

Al signor De Kanya, che è venuto a vedermi, ho fatto la comunicazione da Voi prescrittami (2). De Kanya inchinandosi alla decisione del Governo

Fascista se ne è mostrato dolente e mi ha detto che si sarebbe atteso almeno un qualche affidamento che la cosa sarebbe stata ripresa in esame quando gli avvenimenti lo avessero reso possibile. Gli ho, nel corso della conversazione, accennato all'opportunità di rinviare, almeno per ora, la questione della successione ed egli mi ha risposto che, effettivamente, non crede che la cosa possa essere decisa così presto.

De Kanya mi ha spiegato la parte da lui avuta nella questione: il Presidente del Consiglio, per ossequio al Reggente prima, e per riguardo alla Germania poi, lo aveva incaricato di saggiare il Vostro pensiero poiché egli non credeva di potervene parlare ufficialmente.

Kanya mi ha ancora domandato se la mia risposta doveva considerarsi definitiva. Gli ho risposto affermativamente, ma gli ho assicurato che il suo gesto e l'amicizia che l'aveva dettato, erano stati di sicuro graditi.

A conferma di quanto ho comunicato con altri rapporti, Kanya mi ha detto che nessuna decisione è stata presa circa la successione e mi ha parlato di tutte le voci corse in proposito, voci su cui ho già ampiamente riferito (1).

Sempre in base alle Vostre istruzioni, ho trovato il modo di parlare con Jagow della cosa (2).

(l) -Vedi D. 93. (2) -Vedi D. 73.
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IL DIRETIORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

T. U. A MANO 217 R. Roma, 11 settembre 1942, ore 8.

Mia precedente comunicazione (3).

Questo Consigliere dell'Ambasciata di Germania informa in via personale che Generale von Rintelen ha avuto istruzioni di chiedere al Comando Supremo l'autorizzazione alla partenza per la Libia del Capo nazionalista Bose, che vorrebbe recarvlsi fra breve per scegliervi, fra i nuovi prigionieri indiani, quelli atti a far parte della Legione, in corso di formazione a Berlino.

Anche in conformità a quanto è stato comunicato con telespresso in alto citato, è stato risposto al predetto Consigliere quanto segue:

2°) -Sembra d'altra parte imminente la partenza del Bose per l'Oriente. Si attendono di giorno in giorno le decisioni giapponesi al riguardo, che po

trebbero esserci comunicate a brevissima scadenza. La partenza potrebbe cioè aver luogo da un momento all'altro e converrebbe che Bose restasse, in questo periodo, raggiungibile e disponibile facilmente.

3°) -II compito di prescegliere prigionieri non ha alcuno scopo utile, visto che da parte italiana si è perfettamente disposti a cederne alla Germania la grandissima maggioranza.

4°) -Si tiene infatti a tenere in Italia definitivamente soltanto un gruppo di prigionieri che si aggira attorno ai mille, per scopi vari ed anche per la formazione di una piccola unità militare che potrebbe essere decisa da parte nostra.

Il predetto Consigliere ha preso nota di tali comunicazioni, di cui si informa immediatamente il Comando Supremo per una analo,ga norma di linguaggio con codesto Addetto Militare di Germania e per le conseguenti disposizioni.

l 0 ) -La presenza di Bose in Libia non si giudica in questo momento opportuna. Non risulta infatti che i prigionieri indiani vi abbiano o vi avranno fra breve un trattamento soddisfacente. Ciò potrebbe suscitare in lui impressioni e reazioni, che è perfettamente superfluo provocare. Come è noto, qualche cosa d'analogo è avvenuto in occasione del recente viaggio del Signor Schedai.

(l) -Vedi DD. 47, 51, 59. (2) -Il presente rapporto reca il visto di Mussollni. (3) -Non rinvenuta.
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IL DIRETIORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 11 settembre 1942.

Il Gran Mufti ha manifestato il desiderio di recarsi in Africa Settentrionale per svolgere una più efficace azione politico-militare in Egitto e nei Paesi Arabi (1).

Di fronte però ad alcune divergenze sorte tra lui ed il Primo Ministro Gailani -che egli accusa di essersi sottratto in questi ultimi tempi alla sua autorità -il Gran Mufti ha chiesto al Governo italiano ed a quello tedesco che, prima della sua partenza, fosse riconosciuta nelle sue mani «l'unicità di comando».

Dopo scambi di vedute con i Tedeschi dai quali è apparsa la difficoltà di aderire a tale richiesta, che avrebbe provocato il risentimento di Gailani ed un acursi del dissidio, si è ottenuto, dopo lunghe trattative con il Mufti, che questi rinunciasse all'« unicità di comando» e si contentasse di un riconoscimento della sua persona e della sua autorità quale esponente del movimento nazionalista di tutti i Paesi Arabi del Vicino Oriente che fa capo all'Organizzazione segreta « La Nazione Araba » da lui presieduta.

Tale soluzione potrebbe essere attuata attraverso una lettera del Gran Mufti al Duce ed una risposta del Conte Ciano, a nome del Duce, (analogamente allo scambio di lettere avvenuto nel gennaio 1941 tra il Gran Mufti ed il Fiihrer e tra il Signor Weizsacker ed il Mufti) sulle linee degli allegati progetti (2).

L'alta personalità del Gran Mufti, la comprensione da lui dimostrata per la necessità di una stretta amicizia tra l'Italia e gli Arabi, la sua capacità di svolgere serie ed utili attività nell'interesse dell'Asse, consiglierebbero il riconoscimento in tali lettere consacrato, tenendo anche presente che il Primo Ministro Gailani ha già ottenuto, prima dalla Germania e poi dall'Italia, il riconoscimento della sua posizione di candidato dell'Asse a Primo Ministro dell'Iraq.

Di tutto questo è stata tenuta al corrente l'Ambasciata di Germania e,

o ve il Duce approvi (l), sarà chiesto al Governo tedesco se esso concorda. Da quanto la predetta Ambasciata ci ha detto sembra che i Tedeschi sarebbero favorevoli.

L'Ammiraglio Canaris verrà a Roma il 15 corrente ed in tale occasione egli avrà uno scambio di vedute con il Gran Mufti e con il Generale Amé circa la missione del Mufti in Africa Settentrionale (2).

(l) -Vedi D. 70, allegato I. (2) -Non pubblicati.
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L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5878/866-867 R. Santiago, 12 settembre 1942, ore 2,30 (per. ore 11,30 del13).

Mio telegramma n. 862 (3).

Ministro degli Affari Esteri ha finito per far prevalere tesi Governo in Senato dopo aspra lotta, tanto che sedute furono protratte per più giorni allo scopo ottenere maggioranza disposta convenire che in questo momento fosse opportuno e preferibile astenersi da qualsiasi voto in materia internazionale per non compromettere opera Governo e ipotecare finalità prossima visita Presidente della Repubblica Washington.

Queste ultime sedute Senato hanno mostrato che tesi contraria mantenimento dello statu quo internazionale Cile ha guadagnato terreno anche in settori che sino ad ora si erano mostrati assolutamente alieni sottomettere politica Cile a quella S.U.A.

Partito del centro e sinistra cui appartengono Governo e Presidente della Repubblica sono ora per il 90 % favorevoli rottura delle relazioni. Conservatori e liberali tranne poche defezioni vi sono contrari. Comunque in recente seduta Senato è accertato che maggioranza per quanto non rilevante apparteneva ancora a quest'ultimi. Variazione tendenza da parte del Senato deriva da seguenti fattori:

lo -Opinione pubblica pur restando in massima estranea ogni idea guerra

-o avventura politica, subisce ogni giorno più effetti vasta propaganda politica

Nord America che innanzi sofferenze popolo per enorme aumento dei prezzi vita agita illusione rapidi miglioramenti qualora Cile aderisse vitalmente alla politica S.U.A.

2° -Difficoltà finanziarie ed economiche di carattere generale e peculiari al Cile hanno profondamente inciso in vita economica locale. Produttori colpiti si immaginano che porsi fianco S.U.A. risolverebbero loro difficoltà.

3° -Affaristi e uomini politici sinistra più o meno coinvolti scandali e corruzione anelano accordarsi con gli S.U.A. per restare potere e continuare sfrutta·rlo e in speranza lauti guadagni per forniture guerra e rimunerazione ... (l).

4° -Ostilità gruppi anti-nazisti che da partiti di sinistra dilagano adesso nel centro e anche fra conservatori cattolici, come reazione a certo atteggiamento germanico considerato ostile Chiesa Cattolica;

5° -Timore attività bellica alcuni paesi confinari Cile notoriamente protetti da S.U.A., coi quali questo paese ha vecchi conti da regolare.

6° -Convinzione che infiltrarsi nelle masse (non nell'esercito) attraverso continuo martellare propaganda nord americana che Asse sia militarmente in parabola discendente e che soprattutto Giappone abbia cessato rappresentare serio pericolo Pacifico.

7° -Antagonismi politici interni che hanno sconvolto completamente maggioranza governativa così che Governo è oggi isolato dai suoi correligionari sinistra per essere sostenuto in materia internazionale solo da suoi avversari conservatori e liberali.

Tali antagonismi sui quali largamente lavora la propaganda nord americana, trovano loro origine: in ostilità esercito verso qualsiasi cambiamento politica internazionale Governo nella convinzione che Cile data pochezza suo armamento e sue posizione geografica deve mantenersi estraneo a ogni avventura bellica; in agitazione alessandristi, raggruppati uomini politici liberali fedeli antico Presidente della Repubblica, che vorrebbe sfruttare sua ambizione per tornare potere forse con intesa con nord americani; appoggio nascosto lavoro massoneria, giudaismo e comunismo che in unione diretta da Stati Uniti da Sovieti tentano cristallizzare attuali disordini locali per annullare resistenze Paese e far del Cile loro cittadella sud americana.

Insieme tali fattori hanno necessariamente ~nfluito su atteggiamento Senato dando incremento gruppo senatoriale che ormai non vede altra salvezza ... (2) Cile....(2) fin da ora confondere sue sorti con quelle degli Stati Uniti d'America.

Per quanto ogni qualsiasi discussione o voto Senato ~n materia internazionale non potesse costituzionalmente avere alcun diretto immediato seguito, con colleghi Germania e Giappone abbiamo stimato che fosse necessario porre in atto ogni mezzo per sostenere direttive politica internazionale Governo affin

ché sua autorità verso estero non fosse in qualsiasi modo diminuita o ipotecata azione che Presidente della Repubblica intenderebbe, svolgere Washington per mantenimento statu quo relazioni internazionali Cile. Abbiamo altresì voluto ... (l) raggiungere queste finalità anche per guadagnar tempo e ottenere che avvenimenti bellici, qua dalle masse misconosciuti, e in gran parte ignorati per quanto ci riguarda per ... (2), riportassero opinione pubblica locale ad una maggiore e più giusta aderenza alla realtà.

Successo Governativo al Senato per quanto non risolva definitivamente posizione internazionale Cile, consente infatti a questo Governo almeno per qualche tempo continuare in attuali sue direttive politiche internazionali dalle quali Nord America voleva allontanarlo per assicurare a Roosevelt successo politico, prestigio per acquietare proteste e malcontento opinione pubblica e Congresso innanzi a sacrifici non accompagnati successi militari.

(l) -Mussol!ni ha siglato questo documento aggiungendo un «si». (2) -Vedi D. 231. (3) -SI riferisce al T. 5853/862 R. dell'll settembre 1942, ore 12, non pubblicato, con il quale De Rossi aveva riferito che Il governo elleno era riuscito oo ottenere che 11 Senato si astenesse per Il momento dall'esprimere qualsiasi voto circa la politica Internazionale. (l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Indecifrabile». (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «manca».
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L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 28707/973 R. Madrid, 12 settembre 1942, ore 22 (per. ore 11,30 del 13).

Questo Ministro degli Affari Esteri al quale ho fatto oggi la comunicazione da Voi Eccellenza prescrittami con il telegramma s.n. del 10 corrente (3), mi incarica assicurarVi che farà prontamente pervenire al Caudillo le importanti dichiarazioni del Duce. Jordana ha aggiunto di essere particolarmente lieto dell'occasione che gli viene offerta di rendersi interprete del pensiero del Duce presso il Generalissimo.

«Dite al Conte Ciano -egli ha concluso -che il suo saluto ed il suo augurio mi sono giunti particolarmente graditi e che nulla tralascerò per cercare di risolvere nello spirito della più amichevole collaborazione tutte le questioni che interessano i due paesi».

121

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 5936/0170 R. Zagabria, 12 settembre 1942 (per. il 16).

Il Poglavnik mi ha parlato ieri del suo viaggio a Roma (4), comunicandomi che, in vista dell'approssimarsi dell'autunno, desiderava intrattenersi sui

principali argomenti che egli avrebbe intenzione di trattare nelle conversazioni col Duce. Gli argomenti sarebbero:

1°) politica di Governo dal 18 maggio 1941 ad oggi;

2°) rapporti itala-croati;

3°) rapporti della Croazia col Reich;

4°) possibilità di una evoluzione dei rapporti croato-ungheresi, auspice

l'Italia;

6°) organizzazione delle Forze Armate Croate.

«Nel fare al Duce -mi ha detto -una esposizione quanto più chiara dei compiti che ho assolto e di quelli che dovrò assolvere, tralascerò ogni considerazione di dettaglio e ogni questione di carattere contingnte. Questo giro di orizzonte cercherò di improntare al massimo di realismo avendo come punto di partenza i vincoli stabiliti tra l'Italia e la Croazia in forza dei Patti di Roma. Dalla saggezza del vostro Duce conto di ricevere preziosi consigli e di poter contare sull'appoggio della sua amicizia per la Croazia».

Mi ha infine comunicato che il Ministro Lorkovic si sarabbe tenuto a con

tatto con me per preparare il materiale che, eventualmente, fosse ritenuto ne

cessario alle conversazioni.

Infatti, quest'oggi il Ministro degli Esteri mi ha telefonato chiedendomi di vedermi e, quindi, si è intrattenuto con me sugli stessi argomenti che ho sopra elencato, mostrando di voler approfondire quelli relativi ai rapporti con la Germania, all'Ungheria e alla Serbia.

Per mia norma di condotta, prego l'E. V. di voler farmi conoscere se sia opportuno ch'io aderisca alle sollecitazioni che mi vengono rivolte per la preparazione dell'incontro che, secondo notizie pervenute al Poglavnik dalla Legazione di Croazia in Roma, dovrebbe aver lungo alla fine di settembre (l).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «gruppo indecifrabile>>. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «sette gruppi indecifrabili». (3) -Vedi D. 112. (4) -Vedi DD. 17 e 32.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 2548/1226. Budapest, 12 settembre 1942 (per. il 18).

Nel corso di quest'ultima settimana nulla è intervenuto a modificare, per quanto riguarda la questione della Vice-Reggenza, la situazione che Vi ho riferito con miei precedenti telegrammi e rapporti (2). Tra gli uomini politici ungheresi suscettibili di assumere le funzioni di Vice-Reggente il Conte Giulio Karoly continua ad essere considerato in primo piano, e tra i fautori di questa soluzione corre anche la voce che imminente sia la riunione dell'Assemblea

12 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

che dovrebbe procedere a tale nomina. Gli ambienti politici responsabili continuano invece a dimostrare molto riserbo e a dichiarare che non v'è ragione per una decisione affrettata.

Da persona appartenente per parentela alla famiglia degli Arciduchi d'Asburgo mi sono state date, in via del tutto confidenziale, alcune interessanti informazioni sul conto dell'Arciduca Alberto. Vi è noto, Eccellenza, che questi è l'unico tra i tre Arciduchi residenti in Ungheria ad aver conservato immutate le sue rivendicazioni nei riguardi della questione dinastica. L'omaggio puramente formale reso alla salma di Stefano Horthy con la partecipazione ai funerali non ha modificato il suo atteggiamento intransigente nei riguardi del Reggente e del diritto al trono. Ora, il mio informatore mi assicura che Alberto si tiene in questi ultimi tempi in contatti parttcolarmente intimi e frequenti con questo Consigliere della Legazione di Germania, Sig. Werkmeister, dal quale avrebbe avuto assicurazioni di appoggio ed anche affidamento sulla possibilità che egli avrebbe di prendere il sopravvento e realizzare le sue aspirazioni dinastiche. Sarebbe anche previsto un viaggio dell'Arciduca in Germania.

Nel riferirVi quanto precede, con riserva di controllarne ulteriormente l'attendibilità, debbo aggiungere che una soluzione Absburgo, tanto più se patrocinata dalla Germania, sarebbe qui assai scarsamente popolare e comporterebbe un problema di opinione pubblica non indifferente. È del resto per premunirsi contro temuti interventi tedeschi in questo delicato problema che molti si auspicano una decisione a non lontana scadenza.

Dallo stesso informatore mi viene riferito che la candidatura Karoly incontrerebbe l'ostilità dei crocefrecciati mentre anche in taluni ambienti vicini al Presidente del Consiglio non si è dimessa la speranza di far attribuire a Kallay le funzioni di Vice-Reggente. Insomma, in questa fase di attesa, mentre il Reggente, ancora chiuso nel suo dolore, riserva il suo giudizio e la sua presa di posizione, il paese è ancora nello stadio delle congetture e delle contrastanti opinioni, il che avviene, debbo dire, senza che aopaiano per ora incrinature

o dissensi suscettibili di aggravare la situazione interna dell'Ungheria (l).

(l) -Vedi D. 167. (2) -Vedi DD. 47, 51, 59, 116.
123

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5789/1582 R. Berlino, 14 settembre 1942, ore 13,50 (per. ore 14).

Telegramma di V. E. n. 1291 (2).

Non ho mancato di far presente a questo Ministero degli Affari Esteri nella maniera più opportuna, illustrandola verbalmente, le considerazioni comunicatemi da V. E. circa precaria situazione attuale della Grecia.

Ho insistito rammentando necessità e l'urgenza che il Governo tedesco prenda per parte sua, quei provvedimenti che possano consentire di selezionare le richieste di anticipi al Governo greco.

Mi è stato assicurato che il Fiihrer personalmente ha impartito istruzioni precise alle autorità militari le quali però, dal loro canto, mi consta hanno fatto presente la necessità nelle quali si trovano di dover provvedere a impellenti necessità lavori per esigenze militari.

(l) -Il presente rapporto reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 109.
124

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5903/486 R. Roma, 14 settembre 1942 (per. il 15).

È venuto da me stamattina il Consigliere dell'Ambasciata di Germania presso la Santa Sede per chiedere partiJColari circa l'arrivo a Roma del signor Myron Taylor.

Egli era evidentemente impressionato della notizia di questo arrivo e non mi ha nascosto di ritenere che il predetto dovesse avere dei motivi ben più importanti, per recarsi J'n Italia, che il solo scopo di una visita di cortesia al Papa.

Egli mi ha anche espresso il sospetto che la mancata partenza del Ministro d'Inghilterra per il congedo potesse collegarsi in qualche modo all'arrivo del rappresentante degli Stati Uniti presso la Santa Sede.

Ho risposto che le impressioni che noi avevamo non permettevano in alcun modo di confermare almeno per ora i suoi sospetti circa un segreto scopo della venuta a Roma del predetto; che da parte nostra, se era legittimo, in base ai trattati che ci univano alla Santa Sede, l'arrivo di Myron Taylor in Vaticano, erano state predisposte non di meno le necessarie misure di sorveglianza per seguirne le attività. L'ho assicurato che se qualche cosa poteva emergere che potesse interessare l'Ambasciata di Germania non avrei mancato di farglielo sapere.

Per quanto riguarda poi l'altra supposizione ho escluso in modo assoluto qualsiasi legame fra la mancata partenza in congedo del Ministro Osborne con l'arrivo di Taylor. Infatti gli ho detto che il nulla osta per la partenza del Ministro d'Inghilterra per un periodo di congedo per qualche settimana in Svizzera e per l'arrivo del Segretario della Legazione stessa, signor Montgomery, era stato concesso fin dai primi di giugno del corrente anno; egli avrebbe avuto cioè il tempo di godersi tranquillamente le sue Vacanze ed essere qui in questo momento. Il vero motivo invece della mancata partenza del signor Osborne va ricercato, come è noto a codesto Ministero, nei continui successivi ritardi frapposti dal Segretario della Legazione stessa signor Montgomery al suo arrivo a Roma.

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA

L. P. 22964/299. Roma, 15 settembre 1942.

Mi riferisco all'azione mediatrice che hai avuto occasione di svolgere in questi ultimi tempi in relazione del dissidio ungaro-rumeno e circa la quale hai ora informato il Mini'stero (l).

In considerazione della delicatezza della nostra posizione nonché della estrema difficoltà che interventi del genere possano, come tu stesso rilevi raggiungere un qualche risultato concreto sia pure limitato, ti' consiglierei di procedere in tale materia colla massima cautela e comunque di tenere sempre al corrente il Ministero di quelle eventuali azioni che, ciò malgrado, tu ritenessi dovere in qualche caso svolgere.

126

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.S.N.D. 6027/140 R. Bangkok, 16 settembre 1942, ore 13,15 (per. ore 21,55 del 19).

Noto Colonnello Iwakuro travasi da varie settimane insieme Bosè ed a principali collaboratori di quest'ultimo in Malesia ove sta dirigendo oltre intensa azione propaganda anche selezione reclutamento prigionieri indiani. Intensificazione attività nipponica nei riguardi India accompagnata anche da qualche preparativo militare (come invio truppe in Birmania e aeroplani isola Anéman) non sembra tuttavia potersi interpretare indizio prossime operazioni in tale settore.

In questi ambienti militari nipponici solo un piccolo gruppo sembra in favore operazioni raggio limitato da iniziarsi non prima prossimo inverno e miranti sia a saggiare reazione nazionalisti dell'India sia ad allontanare fronte aerei nemici da Rangon ed Akyab cui bombardamenti ostacolano lavori ricostruzione Birmania. Tendenza prevalente ambienti stessi rimane però favorevole politica attesa tenendosi pronti agire momento conveniente. Tale momento secondo interpretazione uffici Jwakuro dipenderebbe da due condizioni:

0 ) chiarimento situazione militare in Europa e vicino Oriente con avanzata Asse Golfo Persico e Canale di Suez;

2°) chiarimento situazione interna India sia quanto ad importanza movimento insurrezionale, sia quanto a sincerità sentimenti indipendenza al di sopra interessi e tattiche di partito. Sarebbe infatti interessante nel comune interesse per quanto possibile [evitare] rischio che eventuale mossa militare

da qualunque parte polarizzi sentimento indiano contro «invasore » e spinga Congresso verso di esso con l'Inghilterra. Ufficio Iwakuro non è sicuro ancora ottenere informazioni sufficientemente precise sui predetti punti dato che numerosi emissari da esso avviati attraverso frontiera Birmania non hanno ancora dato segno di vita.

Ufficio Iwakuro risulterebbe prezioso a questo riguardo presenza Bangkok Subhas Chandre Bosè cui esperienza ed autorità potrebbe facilitare segreta presa di contatto con personalità interno India.

Secondo informazioni ufficio stesso, Governo giapponese avrebbe già interessato Governo italiano per eventuale trasporto Bose a bordo aeroplano progettato fra Roma e Tokio.

(l) Vedi D. 99.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5968/515 R. Budapest, 16 settembre 1942, ore 21 (per. ore 20 del 17).

Da fonte attendibile mi viene confidenzialmente riferito che Governo ungherese conferirà nei prossimi giorni un titolo onorifico al figliuolo del defunto Vice Reggente lasciando per altro assolutamente impregiudicate questione vera e propria della successione. Sembra essere nei propositi del Reggente Horhy che tale gesto significhi rinviare questione. È probabile che la cosa finisca prima o dopo per concretarsi -come i più dicono-nella costituzione di un consiglio di reggenza il cui presidente eserciti la vice reggenza sino alla maggiore età del piccolo Horthy oppure nella nomina di un vice reggente le cui elezione consenta sempre una successione Horthy. Questi sono i desideri del Reggente Horthy e gli indirizzi che egli sembra imprimere alla vessata controversia la quale, in ogni modo, come ho comunicato con precedenti rapporti, non di imminente soluzione (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 7793/2485. Madrid, 16 settembre 1942 (per. il 18).

Le vicende della recente improvvisa crisi nel Governo spagnolo sono già state ampiamente riassunte nei miei precedenti telegrammi (2). Può essere tuttavia di qualche interesse accennare ad altri elementi utili a meglio apprezzare il significato e la portata della crisi.

Motivo occasionale del movimento ministeriale è stato, come noto, l'atto terroristico di Bilbao.

Eccone alcuni particolari desunti dalle informazioni sinora raccolte:

I falangisti della Biscaglia, nell'intento di ostacolare o turbare la manifestazione indetta dai carlisti, avrebbero richiesto rinforzi a Valladolid, Santander e Vitoria. In merito a tale contromanifestazione sarebbe avvenuta una conversazione telefonica tra il Vice Segretario del Partito Luna ed il Capo della Falange di Bilbao; la comunicazione intercettata, avrebbe costituito il principale capo di accusa, non solo contro Luna, ma anche contro gli altri massimi dirigenti della Falange fra cui Arrese e persino lo stesso Serrano intimo amico di Luna. Sembra accertato che gli autori dell'attentato, appartenenti alla Sezione di Valladolid, partirono da quella città a bordo di automobili ufficiali del Partito dirigendosi a San Sebastiano e di là, dopo aver raccolto il Dominguez Mufioz -l'unico a cui è stata poi applicata la pena capitale -si diressero a Bilbao dove avrebbero trascorso la notte in una casa malfamata. Il mattino seguente, presentatisi in uniforme della Falange all'uscita della Messa indetta dai requetés per i loro caduti, mentre la spianata prospicente la Chiesa era affollatissima, i falangisti lanciarono una prima bomba a mano che non esplose, facendola seguire da una seconda che, scoppiando in mezzo alla moltitudine, ferì una sessantina di persone fra le quali donne e bambini, parenti quasi tutti di Requetés morti per la causa nazionalista. Gli autori dell'attentato, prontamente individuati furono subito arrestati e, protetti contro la reazione della folla da un cordone di guardia, portati al vicino posto di polizia.

L'attentato ha sollevato enorme indignazione e, nei giorni successivi, la situazione in Biscaglia e Navarra rimase molto tesa per il pericolo di sanguinosi incidenti tra falangisti e requetés. Questi ultimi, non essendo riusciti ad accertare la pretesa complicità del Ministro Segretario Generale del Partito Arrese che si trovava in quei giorni in vacanza, appuntarono le loro ire soprattutto contro il Vice Segretario Luna domandandone l'immediata rimozione dalla carica. Frattanto il Luna, dopo aver tentato invano di giustificare l'operato dei falangisti, presentava senz'altro le dimissioni.

Come già ho comunicato, il Caudillo, dopo qualche esitazione, decideva di far grazia della vita ai colpevoli ad eccezione del Dominguez Mufioz, conosciuto per i suoi sfavorevoli precedenti. La sera prima dell'esecuzione del Dominguez, il Ministro del Partito telefonava a questo Ambasciatore di Germania e lo pregava di fargli conoscere in via riservata se il Dominguez fosse effettivamente, come affermava, un agente del servizio segreto tedesco, aggiungendo di avere ragione di ritenere che egli fosse anche pagato dalla propaganda britannica. L'Ambasciatore von Stohrer rispondeva che si trattava infatti di un informatore germanico, ma che non riteneva fosse anche pagato dagli inglesi. Ciò non valeva tuttavia a salvare il Dominguez che veniva fucilato. Il giustiziato ha lasciato una specie di testamento politico nel quale si dichiara fiero di morire per la causa della Falange ed esprime la certezza che i suoi camerati lo vendicheranno: Un piccolo stuolo di falangisti ha accompagnato la salma al cimitero e, al momento della tumulazione della bara, è stato fatto il rituale appello. Chiaro tentativo dei falangisti dissidenti di dare al Dominguez, condannato col consenso del Caudillo come un comune malfattore, la figura di martire politico.

La crisi politica ha raggiunto il suo punto culminante la sera del 3 settembre nel colloquio tra il Caudillo ed il Ministro della Guerra, colloquio che è degenerato in vero e proprio alterco. Il Generale Varela accusava infatti in termini violenti e intimidatorii il Generalissimo di troppa remissività nei riguardi della Falange asserendo di avere dalla propria parte molti Capitani Generali delle Provincie spagnole ed i massimi esponenti dell'Esercito. Al Capo dello Stato non rimaneva altra via di uscita all'infuori di quella di sostituire subito Varela. Egli procedeva infatti nella mattina successiva al noto rimaneggiamento.

Defenestrando Varela, il Caudillo, fedele ai suoi metodi di equilibrio, sentiva il dovere di dare un'adeguata soddisfazione ai militari ed ha perciò sacrificato il Vice Segretario del Partito Luna e lo stesso Serrano, particolarmente inviso all'Esercito. Nell'intento di far cosa gradita alla Falange ha poi sostituito anche il Ministro dell'Interno Galarza, noto per i suoi sentimenti poco ortodossi nei riguardi del Partito. Veniva così realizzata l'equazione Varela-Galarza, alti rappresentanti dell'Esercito, contro Serrano-Luna, alti gerarchi della Falange. La bilancia appariva perfettamente equilibrata, ma in realtà essa si è spostata in favore dei militari. I portafogli della Guerra e dell'Interno tenuti dai due Generali uscenti sono stati infatti affidati a uomini che sono bensì più accetti alla Falange dei loro predecessori, ma che sono anch'essi dei Generali; ed al posto di Serrano è stato chiamato un terzo Generale, il Conte di Jordana, di tendenze moderate, amato e stimato nell'Esercito. Nel Partito invece, al posto dell'acceso e intransigente Vice Segretario Luna, che in pubblici discorsi aveva minacciato di far uso del manganello e persino del pugnale contro i nemici della rivoluzione, è stata destinata l'incolore figura del giovane Mora Figueroa.

I motivi di questo colpo di timone sono evidenti. La sola forza organizzata ed operante in questo Paese è sempre l'Esercito, mentre la Falange è debole e priva di solida base ed il Caudillo non poteva arrischiare la pericolosa reazione dei militari a cui si erano affiancati i carlisti, i monarchici ed i numerosi malcontenti di ogni colore e che, se fossero giunti a formare un blocco compatto, avrebbero potuto provocare una vera e propria crisi di regime. Questa decisione pseudo-salomonica non ha però accontentato nessuno: né i requetés e l'Esercito che domandavano la testa di tutti i colpevoli, né i falangisti che hanno visto sconfessata e repressa la loro azione.

Quale l'atteggiamento assunto dai tre principali personaggi allontanati dal Governo per volere del Caudillo: Luna, Varela, Serrano?

Luna aveva subito presentato le dimissioni dichiarando inaccettabile la condanna anche di uno solo dei colpevoli, ma ciò non gli ha valso l'incondizionata riconoscenza dei falangisti. Questi lo accusano di non aver saputo né dissuadere i suoi compagni dal compiere l'impresa temeraria, se pure, come taluno afferma, ciò egli ha veramente tentato, né di difenderli validamente se essa fu compiuta col suo consenso. I militari poi non abbandonano la presa, neppure dopo il suo allontanamento. Egli è stato infatti richiamato in servizio col suo grado di Ufficiale dell'Esercito, e verrà con tutta probabilità sottoposto a Consiglio di disciplina.

Varela tiene atteggiamento sdegnoso, reputando di aver le spalle al coperto pel suo passato di soldato (egli è il solo Ufficiale due volte insignito della massima ricompensa militare spagnola), per l'appoggio dei suoi colleghi, e per le sue relazioni con l'alta finanza procurategli dal recente matrimonio con una ricca ereditiera di Bilbao. E poiché sua moglie appartiene a famiglia di fede carlista, ed egli ha preso strenuamente le difese dei requetés contro la Falange, mirerebbe ora a sostituirsi allo screditato Fai Conde, Reggente designato dal defunto pretendente tradizionalista Principe Alfonso Carlo.

Per quanto riguarda Serrano Sufier, ho già segnalato come il suo allontanamento dal Governo lo abbia colto di sorpresa.

Egli trascorreva uno dei suoi frequenti periodi di riposo alla Granja quando, il 4 settembre mattina, fu chiamato di urgenza dal Caudillo il quale gli disse a bruciapelo che erano imprescindibili le sue dimissioni. Serrano ha dovuto acconsentire alla richiesta del Capo, non senza amarezza e disappunto, aumentati dalla circostanza che è stato privato anche della Presidenza della «Junta Politica » assunta personalmente da Franco. Serrano non ha quindi più alcuna carica, ed è, per il momento, un privato cittadino. Altro motivo d'irritazione per lui è la nomina di Jnrdana che egli considera uno dei suoi accaniti avversari.

La domanda che tutti ora si fanno è se Serrano andrà ancora a Roma come Ambasciatore. Che tale fosse la sua intenzione prima della crisi politica è a tutti noto, ma egli sperava che la sua uscita dal Governo potesse avvenire senza scosse e nel momento a lui più conveniente. Il Capo Gabinetto di Serrano (che conserva almeno per ora la sua carica dopo il cambiamento ministeriale) mi confidava ieri che Serrano, parlando con lui, accennava frequentemente alla possibilità che nel prossimo anno avesse ad abbandonare il Dicastero degli Esteri, evidentemente perché aveva la netta sensazione che andava perdendo piede. Non prevedeva però una soluzione così repentina; ed ora, a chi gli rivolge la domanda se andrà o meno a Roma, risponde che per il momento preferisce restare in Spagna per seguire da vicino gli sviluppi della situazione politica, e dice di voler riaprire il suo studio di avvocato per sovvenire alle necessità famigliari.

Molti ritengono che l'Ambasciata romana rappresenterebbe tuttora la soluzione naturale e di maggiore convenienza sia per il Caudillo che per Serrano, ma quest'ultimo asserisce di non poter dignitosamente accettare alcuna carica dopo la sua repentina estromissione dal Governo, e tanto meno quella di Ambasciatore che lo farebbe passare alle dipendenze di Jordana. Né d'altra parte è certo che tale offerta gli sia stata fatta dal Capo dello Stato: le relazioni personali tra Franco e Serrano erano difatti andate peggiorando negli ultimi tempi, e l'improvviso allontanamento del Ministro degli Esteri non ha certo valso a migliorarle.

L'Ambasciata d'Inghilterra cerca naturalmente di rappresentare il recente cambiamento ministeriale come un successo della politica britannica in Spagna, e trascurando volutamente il carattere interno della crisi e l'uscita dal Governo del simpatizzante Ministro della Guerra, pone soprattutto in rilievo la caduta di Serrano, preteso strumento dell'Asse.

L'Ambasciatore tedesco che, come ho riferito, aveva avuto da Serrano l'as

sicurazione che tutte le difficoltà erano state superate, e che si trovava in con

gedo al momento dello scoppio della crisi, è rientrato a Madrid e non nasconde

ora la sua soddisfazione per l'allontanamento tanto di Varela che di Serrano.

Parlandomi di Varela, egli lo ha definito come il più pericoloso nemico della

Germania in questo Paese. Egli ha frapposto ogni possibile ostacolo a tutto quanto concerne la Divisione Azzurra che combatte in Russia, ha sostituito con gli elementi più scadenti gli Ufficiali e i soldati spagnoli ritornati in Patria per l'avvicendamento, ed ha sottoposto i reduci ad ogni sorta di angherie. Anglofilo arrabbiato, non trascurava occasione per creare difficoltà ed imbarazzi ai tedeschi.

Quanto a Serrano, von Stohrer, pur riconoscendone le qualità, mi ha manifestato il suo sollievo per la decisione del Caudillo di sostituirlo. «Jordana è meno geniale di Serrano --ha detto Stohrer -ma quest'ultimo, oltre ad essere personalmente inviso a Ribbentrop, con i suoi sistemi accentratori, con le sue isteriche gelosie che impedivano ai Rappresentanti stranieri qualunque contatto all'infuori della sua persona, con le sue continue assenze ed indisposizioni, rendeva estremamente lenta e difficile la trattazione degli affari».

Questo linguaggio dell'Ambasciatore di Germania mi ha dato l'impressione che la decisione del Caudillo non sia giunta affatto sgradita a Berlino, anche se si voglia escludere la supposizione da taluno avanzata che ad essa non sia stata estranea l'influenza dei tedeschi.

Da quanto precede, appaiono chiaramente le ripercussioni che i fatti di Bilbao ed i loro sviluppi hanno avuto sia nella compagine governativa che nel Paese.

Il Caudillo ha dovuto procedere affrettatamente a un rimaneggiamento parziale del Gabinetto per troncare una situazione che poteva diventare pericolosa, ma gli attriti fra le opposte fazioni si sono ancora acutizzati e la crisi endemica che travaglia da tanto tempo la Spagna appare tutt'altro che sanata.

A riprova di ciò, vanno registrati gli scambi di vedute che continuano a verificarsi fra i maggiori esponenti dell'Esercito. Per esempio, proprio in questi giorni l'Alto Commissario al Marocco, Generale Orgaz, è venuto a Madrid dove ha avuto un abboccamento con il Ministro dimissionario Varela, e poi si è recato a Barcellona per incontrarsi con Kindelàn. Queipo de Llano, nei giorni della crisi, ha lasciato improvvisamente la sua residenza obbligatoria di Granata ed è venuto nella capitale per conferire con i suoi colleghi. Così ha fatto il Generale Yague, praticamente confinato a Soria.

Questi movimenti dei Generali spagnoli, che non esitano a discutere e a criticare apertamente l'operato del Caudillo, vanno attentamente seguiti perché da essi e dalle loro reazioni nei riguardi della Falange e dei tradizionalisti si potranno trarre utili indicazioni sugli ulteriori sviluppi della situazione interna del Paese.

Quanto ai riflessi delle recenti vicende sulla restaurazione, sarebbe azzardato affermare senz'altro, come vorrebbero suggerire i monarchici, che esse influiranno in senso favorevole ad un più pronto ritorno del Re.

Per ora si può soltanto rilevare che la soluzione di compromesso adottata dal Caudillo, è valsa a troncare una crisi acuta e suscettibile di pericolosi sviluppi, ad eliminare gli esponenti più intransigenti e più discussi dei partiti antagonisti, e a procurargli il tempo necessario per maturare più radicali decisioni e forse per preparare quell'organico programma di riorganizzazione interna che dovrebbe ridare fiducia al Paese e Prestigio al suo Capo (l).

(l) -Vedi DD. 47, 51, 59, 116. (2) -Vedi DD. 102, 107, 108.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

129

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5969/492 R. Roma, 17 settembre 1942 (per. il 18).

Secondo le ultime notizie Myron Taylor arriverà stasera. Prenderà alloggio in Vaticano nell'appartamento dell'Incaricato d'Affari Tittman.

Sono stato stamane dal Mons. Tardini, al quale ho raccomandato di far in modo che la stampa cattolica, e specie l'Osservatore Romano, mantengano il massimo riserbo sul viaggio dell'inviato di Roosevelt, modellandosi sull'atteggiamento della stampa italiana.

Si nota infatti già un fiorire di congetture e pettegolezzi e si deve prevedere che all'estero la solita idiozia giornalistica si diletterà di fantasiosi commenti.

Già ieri alcuni giornalisti svizzeri si sono recati all'Ambasciata di Spagna presso il Vaticano, asserendo essere certi che ci sarebbe stata oggi un'intervista tra il Duce e Myron Taylor in Vaticano!

Mons. Tardini si è perfettamente reso conto della necessità della discrezione.

Egli, come tutte le persone serie in Vaticano, ritiene che il viaggio di Myron Taylor sia precipuamente dovuto a ragioni di politica interna, avendo Roosevelt interesse a che in America si sappia che egli mantiene amichevoli rapporti personali col Pontefice. I tempi, specie in America, non sembrano maturi per conversazioni sia pure vaghe che abbiano un carattere di serietà.

La visita al Papa dell'inviato di Roosevelt potrebbe servire a questi per influenzare i cattolici americani, in maggioranza isolazionisti, in vista delle future elezioni presidenziali, tenuto conto anche del fatto che le recenti elezioni parziali non hanno avuto risultati molto favorevoli agli interventisti.

L'esibizionismo di questa pretesa «amicizia » personale col Pontefice rientra infine nel quadro di quella persistente attività propagandistica anglo-americana, la quale, sfruttando l'attuale politica antireligiosa tedesca, tende a dimostrare al mondo che gli Alleati sono gli unici autentici e sinceri « defensores fidei ».

130

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. P. 1/5339. Roma, 17 settembre 1942.

Secondo una segnalazione fiduciaria, pervenuta al Duce in questi giorni, le autorità tedesche avrebbero fatto una specie di tabella del rendimento dei vari lavoratori stranieri. Da questa tabella risulterebbe che, fissato il coefficiente 100 per i lavoratori tedeschi, la produttività di quelli di altre Nazioni sarebbe la seguente: francesi 85-88; russi 68; polacchi 55; italiani 45; balcanicl 30-40. Il basso rendimento degli italiani sarebbe dovuto al fatto che, trattandosi di alleati, non potrebbero essere esercitate pressioni del genere di quelle a cui sono sottoposti i russi o polacchi.

Si tratta probabilmente di una delle solite «voci». Tuttavia ti sarò grato

se potrai accertare quanto eventualmente vi sia di vero e, comunque, quali

apprezzamenti siano generalmente fatti attualmente costà sui lavoratori ita

liani, dal punto di vista della loro capacità professionale.

La cosa interessa superiormente (1).

131

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5977/317 R. Parigi, 18 settembre 1942, ore 1,30 (per. ore 12,30).

Miei telespressi nn. 1536 e 1545 del 15 e 17 corrente (2).

R. Console Vichy riferisce che Rochat lo ha informato che Cordell Hull ha ieri convocato Ambasciatore di Francia a Washington e gli ha comunicato che Governo Stati Uniti d'America non potrebbe rimanere indifferente qualora applicazione recente decreto mobilitazione civile avesse come conseguenza invio in Germania di rilevante numero operai francesi.

Cordell ha giustificato tale presa di posizione da parte Governo nordamericano sottolineando che partecipazione in massa operai all'attività economica e indirettamente bellica della Germania è contraria alla posizione di neutralità che Governo Vichy avrebbe più volte dichiarato voler mantenere nell'ulteriore corso del conflitto.

132

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6038/0113 R. Istambul, 18 settembre 1942 (per. il 21).

Mio telegramma in data del 14 corrente n. 462 (3).

Il Segretario Generale aggiunto di questo Ministero degli Affari Esteri parlando della visita di Willkie ad Ankara non ha esitato a definirla «visita di propaganda». Egli ha così riassunto il canovaccio dell'esposizione Willkie a Menemencoglu e a Saracoglu, che si sarebbero limitati ad ascoltarla:

lo -con l'appoggio di molte, e forse troppe, cifre e statistiche, Willkie ha creduto di dimostrare la matematica certezza della vittoria anglo-sassone come conseguenza della soverchiante produzione americana in tutti i campi. Ad esem

pio, in materia di tonnellaggio di cui dispongono gli anglo-sassoni, Willkie pretendeva di dare non soltanto le cifre delle attuali perdite (500.000 tonnellate al mese) e costruzioni (600.000 al mese), ma anche le cifre delle perdite avvenire (circa 300.000 tonnellate al mese);

2° -Willkie si è dilungato a descrivere l'unità del popolo nord-americano attorno alla persona di Roosevelt e la sua decisione di continuare la guerra, quale che ne sia la durata, dato che il tempo lavora per gli anglo-sassoni: il fatto stesso che il Presidente degli Stati Uniti manda in giro per il mondo, come suo inviato speciale, il capo dell'opposizione nelle ultime elezioni presidenziali sarebbe la riprova di tali unità e decisione;

3° -parlando della situazione militare, Willkie è stato molto parco di giudizi sulle prospettive del fronte russo, mentre ha insistito nel dimostrare che il pericolo gravante sull'Egitto è «definitivamente scongiurato», lasciando anzi intravedere la possibilità di riprese offensive degli anglo-sassoni.

È stato chiesto a Feridun quanto vi fosse di vero nella notizia riportata dai giornali di Istanbul circa un viaggio di Steinhardt a Washington in relazione con i risultati della visita Willkie. Ha risposto che egli ha solo sentito parlare di una partenza di Steinhardt per congedo, tuttavia non imminente date le sue condizioni di salute che continuano a non essere buone. Comunque parta

o no in congedo, sia o no chiamato a conferire -ha precisato Erkin -il viaggio di Steinhardt negli Stati Uniti non può essere in nessun rapporto con trattative abbozzate da Willkie o con Willkie, la cui visita non aveva, e non ebbe per il contenuto delle conversazioni, nessun concreto scopo o risultato.

Feridun ha del pari escluso che Steinhardt sia stato richiamato dal suo Governo.

Non è improbabile che le voci di chiamata a conferire o di richiamo di Steinhardt siano state originate dal malcontento manifestato da Willkie per la fredda accoglienza ricevuta in Turchia. A parte il mancato trionfo che egli si figurava gli sarebbe stato tributato, Willkie sarebbe partito molto contrariato per il fatto che sebbene avesse dichiarato a Menemencoglu e ripetuto pubblicamente che egli era incaricato da Roosevelt di portare un « messaggio verbale » ad Ismet Inonu, questi non si diede premura di invitarlo ad Istambul e di ricevere così una comunicazione che appunto perché verbale non poteva essere inoltrata per interposta persona.

(l) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 173. (2) -Non rinvenuti. (3) -Con T. 5911/462 R. del 14 settembre 1942, ore 22,40, non pubblicato, De Peppo aveva riferito circa la visita di Willkie ed i suoi colloqui con Menemencoglu e Saracoglu relativi al mantenimento della neutralità da parte della Turchia ed alle forniture americane al Governo di Ankara.
133

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (1). Madrid, 18 settembre 1942 (2).

Al trasmetirme el Ministro de Asuntos Exteriores la expresion de vuestra confianza, quiro enviaros directamente mi mas cordial saludo, en estos mo

mentos en que la Italia fascista mantiene la mas empefiada y gloriosa de sus empresas.

Como Jordana ha anunciado a vuestro Embajador, los cambios habidos en el Gobierno espafiol no afectan en lo mas minimo a nuestra posicion en el esterior, sino a reforzar la politica enterior dandole mas energia y unidad desterrando del partido dualismos y personalismos intolerables.

Esto nos permitira luchar mejor contra la actividad de nuestros enemigos y de sus agentes. Con mis mejores votos por la victoria recibid la expresion mas firma de amistad y carino.

TRADUZIONE.

Mentre il Ministro degli Affari Est?ri mi trasmette l'espressione della vostra fiducia (l) desidero inviarvi direttamente il mio cordiale saluto, in questo momento nel quale l'Italia Fascista conduce con impegno la più gloriosa delle sue imprese.

Come Jordana ha annunciato al vostro Ambasciatore, i mutamenti verificatisi nel Governo spagnolo non toccano minimamente la nostra posizione internazionale, ma rinforzano la politica interna dandole maggiore energia e unità sradicando dal Partito dualismi e personalismi intollerabili.

Questo ci permetterà di lavorare meglio contro l'attività dei nostri nemici e dei loro agenti. Con i miei migliori voti per la vittoria, ricevete l'espressione più ferma di amicizia ed affetto.

(l) -Originale autografo. (2) -Questa lettera fu consegnata a Mussolini il 29 settembre 1942 dall'incaricato d'affari spagnolo.
134

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. Berlino, 18 settembre 1942.

È questa la terza sorpresa di cui al precedente appunto (2).

Nella mattinata di domenica si era diffuso nei circoli militari e politici la notizia della caduta di Stalingrado; notizia che ora per ora ha preso sempre maggiore consistenza ed ha trovato conferma --durante la giornata di mercoledì 16 -che alle ore 14 ci sarebbe stata una Sondermeldung.

Allora, e per mantenere quei buoni rapporti che da lungo tempo ho realizzato coll'alto comando militare tedesco, ed allo scopo di controllare se la notizia corrispondeva alla realtà, verso mezzogiorno ho fatto chiedere al Generale d'Armata Fromm, Capo dell'esercito del territorio -ufficiale giovane e brii

lante che gode la piena fiducia del Fuhrer -quando avrei potuto rendergli visita per presentargli le felicitazioni per la vittoria di Stalingrado. Poiché egli mi ha fatto subito rispondere che era a mia completa disposizione, la visita è stata fissata per le ore 13.

Durante la conversazione io ho messo in rilievo la grande importanza anche politica dell'avvenimento, e i riflessi che ne sarebbero derivati; ho ricordato come l'Italia fosse fiera di combattere attorno a quella bandiera dell'antibolscevismo che il Duce aveva coraggiosamente alzato venti e più anni addietro e che il Fiihrer aveva vittoriosamente portata sui campi di battaglia di Russia.

Il Generale Fromm, che è stato molto sensibile alla mia visita, ha dichiarato in termini molto calorosi come la presenza «dell'eroica armata italiana abbia portato un forte contributo al successo tedesco in questa grande azione »; e, avendo fatto servire dello champagne, ha brindato al sempre maggiore cameratismo e ai sicuri successi delle armi italo-tedesche.

Senonché alle ore 14, la Sondermeldung -che era stata preceduta dalle direttive date alla stampa tedesca per commentare l'avvenimento -non ha avuto luogo.

In una atmosfera di sorpresa, di commenti e di ipotesi la si è attesa durante tutto il pomeriggio; la si dava per certa alle ore 20 della sera. Ma la Sondermeldung non ha avuto luogo né durante la giornata di mercoledì, né durante quella di giovedì, né oggi; suscitando naturalmente nel pubblico una forte delusione così quando essa avrà luogo l'avvenimento sarà in parte già scontato.

Nonostante che tutti siano ermetici risulta oramai m modo preciso che durante l'ultima fase del combattimento i sovietici hanno ricevuto notevoli rinforzi nella parte centrale della città; cosicché la forte resistenza ha ripreso ed il combattimento si è riacceso violento e disperato.

Ora qui si aspetta la Sondermeldung per domenica prossima; ma la si aspetta con un senso di delusione profonda, che -come ho detto -annulla in parte le favorevoli conseguenze psicologiche dell'avvenimento (1).

(l) -Vedi DD. 112 e 120. (2) -Il precedente appunto, che è del 14 settembre, non è pubblicato perché è tanto deteriorato da risultare in gran parte illeggibile. Le sorprese di cui in esso si parla, si riferiscono alla resistenza e all'efficienza russa nella battaglia di StaHngrado.
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IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI

R. s. 1614. Vichy, 18 settembre 1942.

Rientrato a Vichy vi ho trovato un'atmosfera piuttosto pesante: delusione, scoraggiamento, e disorientamento, e un senso di diffusa sfiducia nei confronti dello stesso Laval, e della sua politica di collaborazione, sono le principali caratteristiche di tale atmosfera. Essa è percettibile anche negli ambienti più vicini al Governo.

Tale stato d'animo si ricollega alle circostanze che avevano accompagnato il ritorno di Laval al potere nello scorso aprile. Il Capo del Governo non aveva

allora ottenuto nulla dai tedeschi, ma di ritorno dai suoi primi colloqui parigini, aveva lasciato intendere che se da parte francese si fossero date dimostrazioni concrete di buona volontà, non sarebbero mancate concessioni da parte tedesca. Tale prospettiva, mentre aveva incoraggiato i collaborazionisti, aveva anche indotto gli anticollaborazionisti meno intransigenti ad assumere di fronte al nuovo esperimento un atteggiamento di riservata attesa. Ora si fanno i calcoli di quello che si è concesso alla Germania e di quello che se ne è ottenuto, e i conti non tornano; da parte francese: concentrazione, ossia smobilitazione industriale, invio di mano d'opera, legislazione antiebraica, cessione di 40 mila vagoni, ecc., e infine legge per la mobilitazione civile. Da parte tedesca: restituzione di due o tre mila prigionieri accompagnata da nuove richieste di operai a centinaia di migliaia. Notevole impressione hanno poi suscitato i rigori di polizia disposti in zona occupata, e la notizia dlela chiamata alle armi degli alsaziano-lorenesi di razza germanica.

Mentre gli anticollaborazionisti traggono motivo da tale stato di cose per giustificare la loro attitudine, taluni collaborazionisti (Bonnard, Benoist-Méchin, Marion) incominciano a rimproverare a Lava! di voler fare più che del collaborazionismo del semplice « attesismo filo tedesco» in contrapposto all'« attesismo » puro e semplice del precedente Governo. Essi sostengono che se Lava! si fosse schierato più apertamente a fianco della Germania, rompendo definitivamente con gli anglo-sassoni, la Germania si sarebbe indotta o sarebbe stata costretta a fare alla Francia reali concessioni! Non mancano d'altra parte nel seno stesso del Governo (Lagardelle, Bonnafous), coloro i quali rimproverano invece a Lava! di essersi spinto troppo oltre sulla via della remissività verso la Germania, e premono sul Maresciallo perché metta un freno a tale politica di concessioni senza adeguate contropartite.

Anche la politica interna del Governo si svolge fra continue difficoltà: la Legione, coi suoi atteggiamenti di Stato nello Stato, crea frequenti imbarazzi al Governo, l'opposizione degli ambienti ecclesiastici alle misure antiebraiche non è ancora cessata, la situazione alimentare non migliora, e già si sconta il malumore che la coscrizione civile non mancherà di provocare. La propaganda gaullista e americana continua a soffiare nel fuoco.

Varie persone che hanno avvicinato Lavai in queste ultime settimane mi dicono averlo trovato stanco e amareggiato (1).

(l) Il presente documento reca 11 visto di Mussol!nl.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SPALAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5995/387 R. Belgrado, 19 settembre 1942, ore 1,15 (per. ore 9).

Notizie buona fonte danno come oramai aperta crisi Gabinetto Nedic che in questi ultimi tempi delineavasi imminente (telegrammi per corriere di questa Legazione n. 0140, 0144 e 0147) (2).

Nedic, dopo aver subito lunghe pressioni tedesche intese evitare perturbamenti di massima ha finito col presentare dimissioni suo Governo, e tale dichiarazione è stata dal Comando Superiore germanico trasmessa a Berlino per decisioni conseguenti.

Ljotic, sempre denunziato da Nedic circa sistemi lotta contro movimento Draza Mihailovic, ha sospeso pubblicazione suo giornale settimanale Masaborba.

Ma da noto dissidio Nedic e Ljotic risulta, nei confronti autorità occupazione, assoluto contrasto da parte governanti serbi per procedimenti circa estese requisizioni prodotti agricoli che minacciano esporre paese gravissima situazione alimentare accentuando pericolosamente tensione animi nella popolazione a profitto propaganda agitatori. Su questo punto totalità membri Gabinetto (compresi elementi Ljotic) è unanime in atteggiamento opposizione. Problema prospettasi in termini per cui ogni tentativo ulteriore collaborazione con occupanti apparirebbe esposta troppi ardui ostacoli, quale che fosse personalità serba [designata] ad intraprenderlo, ove proseguissero attuali esigenze germaniche per prelevamenti.

In attesa che organi centrali Berlino abbiano espresso loro intendimenti, nessuna notizia ufficiale della crisi viene ancora pubblicata. Complesso degli indizi rendono comunque giustificata impressione che, anche riuscendo tedeschi indurre Nedic restare al potere, un rimaneggiamento struttura Governo debba sempre aver luogo.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 105 e note allo stesso.
137

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI, E A TOKIO, INDELLI

T. 32685 (Berlino) e 721 (Tokio) P. R. Roma, 19 settembre 1942, ore 3.

Segreteria di Stato Vaticana aveva chiesto che fosse consentito ad Ambasciatore Myron Taylor proveniente da Washington di transitare per l'Italia diretto alla Città del Vaticano per visitare Pontefice e riprendere contatto con organi Vaticani anche quest'anno come negli scorsi anni (1).

In applicazione a precise clausole Trattato Laterano concernenti diritto attivo e passivo di Legazione della S. Sede e transito attraverso territorio italiano di tutti i diplomatici presso di essa accreditati, si è dovuto accedere alla richiesta della Segreteria di Stato (2).

In conseguenza Myron Taylor è giunto a Roma ieri sera con aereo proveniente da Lisbona e, opportunamente scortato, è stato subito diretto senza soste alla Città del Vaticano, ove ha preso alloggio e rimarrà prevedibilmente due o tre settimane.

Poiché viaggio Taylor a Roma ha dato luogo a svariate congetture specialmente in ambienti giornalistici stranieri, si precisa che, a quanto ci risulta (3), esso non ha altro scopo che quello indicato dalla Segreteria di Stat·J.

(Z) -Vedi D. 90.

È probabile che viaggio Taylor Presidente Roosevelt persegua precipuamente scopi propagandistici nei confronti dei cattolici americani. Comunque sono state disposte opportune misure di vigilanza per seguire attività predetto Ambasciatore.

(Solo per Berlino). Aggiungo che chiarimenti circa motivi viaggio sono stati chiesti a R. Ambasciatore presso Santa Sede da suo collega germanico (l) e che da parte nostra abbiamo provveduto a segnalare viaggio Taylor a questa Ambasciata di Germania.

(Per tutti). Quanto precede comunico per opportuna conoscenza e norma di linguaggio.

(l) -Vedi D. 64. (3) -Vedi D. 129.
138

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 32776/1366 P. R. Roma, 19 settembre 1942 ore 3.

Vostro 1599 (2).

Data assenza Duce da Roma pregati comunicare Bose sua richiesta non può essere per ora esaudita: a suo tempo gli verranno fatte al riguardo ulteriori comunicazioni ( 3).

139

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6105/289 R. Shanghai, 19 settembre 1942, ore 10 (per. ore 12 del 20).

Con soddisfazione ed anche con risveglio è stata accolta a Nanking la nomina di Tani a Ministro degli Affari Esteri e di Aoki a dittatore economico del nuovo Ministero della più grande Asia.

Si rileva che Tani è profondo conoscitore della Cina ed uno dei più sagaci indagatori dell'incidente cinese. (È da ricordare che fu Tani a proporre al suo Governo ed a chiedere nel settembre 1939 che il nuovo Ambasciatore d'Italia non presentasse le lettere credenziali al Governo di Chunking.

Inoltre a Nanking il nuovo Ministro degli Affari Esteri gode fama di uomo che sa vedere non solo il lato militare ma anche quello politico della situazione attuale. A quanto mi dice Shighemitsu, egli sarebbe il diplomatico più geniale ed acuto di cui Tokio oggi disponga, sarebbe effettivamente il «cervello politico » dell'attuale Governo con influenze dirette e più delle volte decisive su Tojo.

IJ --DOéll?I!C:;ti diplomatici -s,,,·le IX -Vol. IX

Quanto a Aoki egli è stato l'artefice della ricostruzione economica finanziaria della Cina occupata e della lotta senza quartiere contro il dollaro di Chun King. L'attività da lui svolta è invece notevole quantunque il Governo di Nanking lamenti le brusche scosse che essa ha dato al paese. Aoki gode piena fiducia delle alte gerarchie militari. Tani e lui sono intimamente legati a quel gruppo di ufficiali superiori che iniziarono e conclusero l'impresa del Manciukuò e nelle mani dei quali passerebbe fra non molto il controllo assoluto di tutta l'azione militare e politica dell'Impero.

(l) -Vedi D. 124. (2) -T.s.n.d. 28947/1599 P.R. del 15 settembre 1942. ore 19, non pubblicato: desiderio di Bose di essere ricevuto al più presto dal Duce. (3) -Vedi D. 182.
140

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. Roma, 19 settembre 1942, ore 13,30.

Myron Taylor è stato ricevuto dal Pontefice stamane alle ore 11,10. L'udienza è durata poco più di un'ora, e, quantunque il Papa non ne abbia parlato ancora ai suoi più diretti collaboratori, debbo ritenere che non siano stati trattati argomenti importanti. Infatti Myron Taylor ha chiesto già al Pontefice due altre udienze, una per trattare di affari e l'altra per congedarsi. L'udienza di mezzo sarà dunque la più o meglio la sola importante. E così pure il colloquio che egli avrà il 22 e il 23 corrente col Cardinale Maglione.

Te ne riferirò il 22 a sera o il 23 mattina (1). Myron Taylor desidererebbe partire il 28 corrente con il nostro aereo per Lisbona. In Vaticano sperano molto che tale data possa essere da noi accettata per non protrarre inutilmente il soggiorno dell'Ambasciatore a Roma con tutto il suo inevitabile contorno di pettegolezzi e fantasie.

Se tu sei dello stesso avviso, mi permetto pregarti di insistere fin d'ora presso le competenti Autorità Militari affinché accettino la data del 28.

Myron Taylor ha espresso la sua soddisfazione per il viaggio compiuto e per il cortese trattamento ricevuto « everywhere ». Cosi ha telegrafato a Roosevelt. Ha spiegato poi in Vaticano che con ciò voleva specialmente alludere alle Autorità italiane.

141

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6004/1624 R. Berlino, 19 settembre 1942, ore 21.

Con riferimento alle mie precedenti comunicazioni (2) confermo che l'andamento delle operazioni al fronte russo va assumendo, in questi ultimi giorni un rinnovato carattere di crescente violenza.

Le forze germaniche, penetrate da alcuni giorni in Stalingrado, sono riuscite ad occupare saldamente la parte meridionale. Ma al centro della città la situazione è oltremodo confusa per l'accanita resistenza dei russi i quali, riusciti a fare affluire notevoli rinforzi hanno ottenuto nella parte settentrionale alcuni successi di carattere locale.

Contemporaneamente alla battaglia di Stalingrado stanno svolgendosi, in altri punti del fronte, azioni di notevole ampiezza provocate dagli attacci di cui i russi hanno preso ora l'iniziativa, e che si svolgono con l'impiego a massa di aviazione e di carri.

I combattimenti sono particolarmente accaniti nel settore di Voronesh dove la situazione è oggi definita da questo Stato Maggiore come «piuttosto seria». Una seconda puntata russa si svolge nel disputato settore di Rjef; una terza in [quello] di Leningrado.

Questa serie di offensive che non manca di costare duramente ai bolscevichi viene senza dubbio da essi svolta per tentare di alleggerire la pressione su Stalingrado e la minaccia sempre esistente nel settore di Croanj. È tuttavia opinione dominante in questi circoli militari che essa si inquadri in un piano deliberato dall'alto Comando russo e diretto a rinnovare le azioni invernali dello scorso anno onde ostacolare la formazione di un fronte tedesco stabilizzato (1).

(l) -Vedi D. 145. (2) -Vedi D. 134.
142

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6101/0473 R. Sofia, 21 settembre 1942 (per. tl 24).

La nuova tensione russo-bulgara che nei giorni scorsi ha preso forme di una certa precisione con la perquisizione e la chiusura del Consolato Generale sovietico di Varna e con il bombardamento aereo, negato dal Governo russo ma effettivamente avvenuto, di alcune località della Bulgaria centrale, non ha trovato eco sulla stampa bulgara. Questa ha continuato nel suo atteggiamento tendenzialmente contrario alla Russia e destinato a valorizzare l'azione militare dell'Asse, ma non ha accennato a quei due episodi e per ora non ha assunto tono polemico nei confronti dei Sovietici.

Circa la perquisizione di Varna, aggiungo che la Polizia bulgara, penetrata nell'edificio, ha dovuto con la violenza forzare una porta di ferro che impediva l'accesso in un locale dove è stato rinvenuto un individuo armato di tre pistole e che appariva aver condotto a termine l'incenerimento di documenti e di materiali vari. Ciò nondimeno sono state rinvenute una stazione trasmittente, alcune armi, e, a quanto si afferma, materiali esplosivi in quantità limitata.

cl) Il presente documento reca il visto di Mussollnl.

Informo infine che in questi giorni è partita per il fronte orientale, su invito del Governo tedesco, una missione di Ufficiali dello Stato Maggiore bulgaro, guidata dal sottocapo di Stato Maggiore, colonnello Yanciuleff, ed accompagna da questo Vice-Addetto Militare germanico, von Seydlite.

143

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. Berlino, 21 settembre 1942.

Credo che il massaggio che ho fatto su questo Ministero Esteri per la situazione della Grecia abbia sortito il suo effetto (l).

Avendo constatato un fronte unico negativo in definitiva, ho pregato Weiszacker di informare ed interessare von Ribbentrop che è, infatti, intervenuto per smuovere la resistenza dei militari. Quando, ad un certo momento, la situazione era arrivata ad un punto morto; ciò che mi ha autorizzato a dire ai tedeschi che era molto meglio dichiarare e subito la loro nessuna volontà di fare qualcosa di concreto.

Il Ministro Gotzamanis per contro e consigliato da me -ha tenuto validamente le sue posizioni.

E le cose sono cominciate a camminare.

Clodius prima di partire per il Quartier Generale mi ha rimesso le proposte, a quest'ora già in possesso di Palazzo Chigi attraverso Mackensen, che ha riassunte ed illustrate a Gotzamanis. Il quale è venuto oggi in Ambasciata per dirmi che egli è abbastanza contento, sopratutto se tali proposte venissero realizzate in un periodo di tempo non troppo lungo.

Adesso attendo di conoscere il pensiero del Ministero ed ulteriori direttive.

Il Ministro Gotzamanis si propone di partire per Roma venerdì o sabato.

144

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. Wannsee, 21 settembre 1942, notte.

Ho fatto oggi visita al Maresciallo von Keitel di passaggio -per un solo giorno -da Berlino. Nella sua abituale espansività che gli deriva dal compiacimento di sentirsi una molto alta personalità del Reich, lo ho trovato... (2) ed ottimista.

Circa Stalingrado mi ha confermato che la resistenza dei russi è molto forte, ma che ciò nonostante la città cadrà («quando precisamente non è possibile dire forse domani, forse fra una settimana >>; ed ha fatto un riferimento con la caduta di Sebastopoli; ed ha aggiunto che dopo la presa di Stalingrado e dopo i continui successi della marina e della aviazione tedesca sugli importanti convogli anglo-americani, Stalin «dovrà convincersi che non gli rimane altro che fare testamento »).

Von Keitel mi ha dichiarato -ripetendomi le parole dettemi giorni or sono da un altro generale -che egli considera oramai chiusa la serie delle operazioni militari attorno a Stalingrado e che non rimane che attenderne la caduta.

Sullo svolgimento degli altri attacchi russi -di cui al mio telegramma (l) -Von Keitel è stato molto vago. E così pure è scivolato d'ala quando ho messo il discorso sull'Africa («bisogna sempre tener presente che in guerra v'è anche l'elemento fortuna; presto potremo riprendere», ecc. ecc.).

Mi ha fatto una sincera ed appassionata (almeno ne ho avuto l'impressione) esaltazione del comportamento eroico e del valore delle nostre truppe in Russia ed in Africa alle quali il Duce ha saputo infondere un grande spirito combattivo.

Von Keitel ha dichiarato di essere, nel complesso, molto contento della stretta collaborazione stabilitasi nel campo militare anche se si possono ancora riscontrare-soprattutto tra Stati Maggiori -inevitabi:li diversità di vedute o di apprezzamento di situazioni: cose, queste, inevitabili che non toccano affatto la saldezza dei rapporti. E, sul finire della conversazione, ha tenuto a vivamente ringraziarmi per le attenzioni che --spesse volte in nome del Duce -io uso metodicamente ai soldati tedeschi.

Nonostante il tono ottimistico (non so fino a qual punto in buona fede) del prossimo avvenire, risulta ancora una volta -ma, per verità, non ve ne era bisogno -che la resistenza sovietica è veramente assai dura e che l'usura del materiale e del soldato tedesco è molto considerevole.

Mi risulta in modo preciso da racconti e confidenze fattemi da ufficiali che i combattenti tedeschi compresi nella vasta zona di Stalingrado si considerano dei votati alla morte. La implacabile e non mai interrotta violenza dei combattimenti ha creato una specie di esaltazione e di fatalismo nei soldati per cui ognuno di essi sentendosi depositario delle tradizioni militari tedesche e considerazioni un poco l'artefice della ... (2) immancabile vittoria finale, si vede già proiettato al di là della vita: ed obbedisce agli ordini ...... (3) sapendo già che per lui non c'è via di scampo e che dal combattimento non ritornerà vivo.

È sintomatico al riguardo un articolo del corrispondente di guerra Zenkner -che ho fatto riassumere sul fonobollettino di oggi -riprodotto da quasi tutti i giornali, in cui dopo avere illustrato la inaudita violenza dei combattimenti che si svolgono di giorno e di notte con susseguirsi di fatti e vicende disperate mentre le file si assottigliano continuamente, accenna alle numerose tombe dei soldati che sorgono nella solitudine delle steppe del Don.

(-3) Due parole illegglbiU.

La morte non infonde pm un senso di paura ai combattenti che la accolgono come una fatalità... (1).

Mentre la guerra si protrae, la Germania ammette e riconosce per la prima volta di essersi ... (l) dissanguata (2).

(l) -Vedi D. 123. (2) -Parola illeggibile perché 1! documento è molto deteriorato. (l) -Vedi D. 141. (2) -Parola illeggibile
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6066/499 R. Roma, 22 settembre 1942 (per. stesso giorno) .

L'Ambasciatore Myron Taylor è stato ricevuto stamane nuovamente dal Pontefice (3). L'udienza è durata circa tre quarti d'ora.

Così nei due colloqui col Santo Padre come nelle conversazioni avute con i maggiori esponenti della Segreteria di Stato, Monsignor Tardini e Monsignor Montini, l'Ambasciatore ha in sostanza ripetuto quanto continuamente va affermando Roosevelt e cioè che gli Stati Uniti sono assolutamente sicuri della vittoria.

Myron Taylor ha aggiunto nella maniera più esplicita che gli americani non tratteranno mai con l'hitlerismo. Egli ha parlato a questo proposito solo di Hitler e non di Germania né di germanesimo.

La speciale insistenza di Myron Taylor su questi due punti ha dato in Vaticano la netta impressione che uno degli scopi del viaggio dell'Ambasciatore di Roosevelt sia stato quello di dissuadere il Santo Padre dal lasciarsi eventualmente andare a tentativi di mediazione pacifica poiché tali tentativi cadrebbero nel vuoto e non potrebbero che diminuire il prestigio della Santa Sede.

A questo proposito Myron Taylor ha accennato specialmente alla Finlandia, sulle cui pretese inclinazioni ad una pace separata sono corse in questi giorni alcune voci. Egli ha tenuto ad affermare che la Finlandia, la quale pur godette nella sua prima guerra contro i sovieti di grandi simpatie in America, non potrebbe ora sperare che gli Stati Uniti favorissero un suo accomodamento pacifico con la Russia.

In sostanza Myron Taylor non ha fatto che ripetere tutte le ben note teorie americane sulla decisione degli Stati Uniti di combattere fino all'organizzazione di una Europa su basi egualitarie e comprensive degli interesesi delle varie nazionalità. Egli ha tenuto in modo particolare a dichiarare che gli Stati Uniti non ritengono possibile una sistemazione europea senza la partecipazione della Russia poiché, in caso contrario, qualsiasi organizzazione che si instaurasse in Europa non avrebbe che corta durata e sfocerebbe in una nuova guerra a più o meno breve distanza.

Alle obiezioni mossegli circa il dilagare del comunismo ed il pericolo che esso rappresenterebbe per l'Europa Myron Taylor ha risposto con la solita tesi che il comunismo ha già fatto la sua evoluzione e più ancora lo farà per avvicinarsi a quella che dovrà essere la stabilizzazione europea del dopo guerra.

Insomma niente più di quanto forma oggetto delle abituali dissertazioni della propaganda anglo-americana.

Myron Taylor ha infine detto al Pontefice che in America si era preoccupati per il fatto che la Santa Sede, essendo geograficamente circondata dai paesi dell'Asse e da quelli occupati dall'Asse, veniva sempre più a mancare della libertà di azione necessaria per svolgere la sua missione nel mondo.

Mi è stato assicurato che è stato risposto all'Ambasciatore di Roosevelt che, malgrado la situazione in cui geograficamente si è venuta a trovare la Santa Sede, essa in realtà non incontra alcuno ostacolo nello svolgimento della sua attività, che il Santo Padre gode di piena libertà di parola e di azione, ciò che del resto veniva ad essere provato proprio dal viaggio del Signor Myron Taylor.

Sua Eminenza il Cardinale Maglione, Segretario di Stato, arriverà domani nel pomeriggio e riceverà in giornata stessa o posdomani l'Ambasciatore americano (1).

(1) -Parola llleggib!le. (2) -Il presente documento reca Il visto di Mussol!nl. (3) -Per la prima udienza vedi D. 140.
146

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. uu. s. N. D. 6076/1214 R. Zagabria, 22 settembre 1942 (per. il 23) (2).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha testè convocato per informarmi che, dietro invito del Fùhrer il Poglavnik partirà domani in aereo diretto al Gran Quartiere Generale germanico per recarsi quindi in visita al fronte orientale. Assenza durerà quattro-cinque giorni. Viaggio ha carattere militare. Poglavnik sarà accompagnato dal Generale Percevic, dal Colonnello Francetic nonché dal Ministro Kasche e dal Generale Glaise.

Lorkovic mi ha assicurato di aver avuto soltanto oggi notizia del viaggio che segue quelli recentemente compiuti dal Reggente Horthy e dal Presidente Tiso.

147

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6089/0193 R. Lisbona, 22 settembre 1942 (per. il 24).

Persona che vanta molte conoscenze negli ambienti diplomatici anglo-americani e che ha spesso occasione di avvicinare viaggiatori di passaggio per Lisbona provenienti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, mi ha riferito.

nel corso di una lunga conversazione su vari aspetti dell'attuale situazione politica e militare degli alleati, quanto segue:

«Ultimo colloquio svoltosi Mosca tra Churchill e Stalin avrebbe esclusivamente portato su argomenti di carattere tecnico-militare e principalmente su questione «secondo fronte».

Contrariamente quanto certa propaganda stampa farebbe supporre, creazione secondo fronte sarebbe stata urgentemente richiesta da Stalin non tanto per scongiurare eventuale più o meno prossimo pericolo collasso esercito russo quanto per dar modo comando sovietico impiegare proprie riserve che si fanno ammontare a circa 2 milioni e mezzo di uomini .

Utile impiego e manovra tali ingenti masse sarebbero impossibili fino a quando non siasi verificato alleggerimento pressione germanica e conseguente decongestionamento fronte. Ciò sarebbe tanto più necessario tenuto conto gravi deficenze trasporti e inadeguata rete linee comunicazioni ancora a disposizione comando sovietico.

Mio interlocutore ha poi soggiunto che recondite intenzioni Gran Bretagna sarebbero quelle procrastinare più a lungo possibile apertura secondo fronte di modo che Russia continuando a subire da sola urto armate germaniche si vada sempre più esaurendo, ciò che permette dedurre fiducia angloamericani esito finale conflitto.

Ritmo bombardamenti aerei in massa su città tedesche andrà nel prossimo inverno sempre più intensificandosi allo scopo di abbattere morale popolo tedesco. Identico scopo non sarebbe perseguito nei riguardi del popolo italiano.

Contatti da me a suo tempo segnalati con mio telegramma segreto n. 1003 del 15 maggio (l) avrebbero effettivamente avuto luogo a Lisbona nello scorso maggio. Emissari segreti della Reichswehr si sarebbero abboccati -ad insaputa dello stesso Fùhrer -con agenti qui giunti da Londra per uno scambio di « idee » sulla situazione. Tali conversazioni o « tatonnements » per usare stessa parola impiegata da mio interlocutore, non avrebbero più avuto seguito. Da allora anzi (e ciò sarebbe significativo) parola d'ordine Berlino sarebbe stata: «vittoria o comunismo».

(l) -Guariglia non riferì su questo colloquio, ma si veda Il D. 179. (2) -Manca l'Indicazione delle ore di partenza e di arrivo.
148

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 7890/2518. Madrid, 22 settembre 1942.

Col rapporto n. 7793/2485 del 16 corrente (2) ho prospettato alcuni aspetti « intimi » della recente crisi che possono contribuire a valutare la situazione

politica in Spagna e i violenti contrasti fra le opposte fazioni e fra gli uomini più in vista che le rappresentano.

Ritengo ora utile aggiungere qualche commento nei riguardi del nuovo Ministro degli Esteri Generale Jordana, i cui precedenti politici sono a Voi ben noti, Eccellenza.

Come ho riferito, la sua nomina è stata presentata dagli anglo-americani e dagli ambienti più vicini a questa Ambasciata d'Inghilterra in particolare, come una vittoria della propaganda britannica in questo Paese. L'affermazione è inesatta, anche se le laute prebende distribuite dai britannici abbiano contribuito ad acuire il dissidio tra i diversi partiti e quindi a fomentare quello stato di disagio endemico della situazione interna della Spagna, più volte segnalato dal R. Ambasciatore, e di cui l'ultima crisi rappresenta il logico sviluppo.

La tendenziosa campagna dell'Ambasciata britannica ha avuto l'immediato effetto di provocare una reazione nello stesso Jordana, che non ama essere presentato con l'etichetta anglosassone. Egli fin dal primo nostro colloquio, accordatomi subito dopo la sua presa di possesso del Ministero degli Esteri, ha tenuto infatti a farmi quelle esplicite dichiarazioni di simpatia nei riguardi dell'Asse e dell'Italia in particolare, che ho segnalato con i miei telegrammi in argomento (1). Nel colloquio successivo (2), Jordana mi ha detto che gli riusciva tanto più gradito poter trasmettere personalmente al Caudillo la risposta del Duce, in quanto ben conosceva le cordiali relazioni esistenti fra Serrano Sufier e il Governo Fascista, e teneva perciò a dichiarare che nella trattazione degli affari che interessano i due Paesi avrebbero portato interesse «per lo meno uguale » a quello mostrato dal suo predecessore. Serrano Sufier -ha aggiunto sorridendo Jordana -si presentava come l'uomo che deteneva il monopolio dell'amicizia ispano-italiana, io non posseggo titoli analoghi, ma farò comunque del mio meglio in favore delle relazioni fra i nostri due Paesi.

Jordana, che conosco da molti anni per averlo più volte incontrato durante il mio primo soggiorno in Spagna quando egli era Alto Commissario al Marocco col Governo di Primo de Rivera e che avevo rivisto qui in ricevimenti intimi prima della sua nomina a Ministro, mi ha riservato l'accoglienza più cordiale e mi ha detto che potevo contare pienamente sulla sua collaborazione, autorizzandomi a telefonargli direttamente ogni qualvolta ve ne fosse la necessità. Egli ha poi subito voluto dimostrare la prontezza del suo interessamento in due questioni delicate. una delle quali in particolare era da lungo tempo rimasta insoluta, malgrado i ripetuti solleciti dell'Ambasciata.

La prima di esse è quella relativa al trattamento delle nostre unità da guerra che si rifugiano in porti spagnoli per riparare avarie subite in combattimento. Come è ben noto, nel caso del sommergibile « Torelli » non era mai stato possibile ottenere dal Ministero degli Esteri la fissazione ufficiale del termine per i lavori, ciò che causò la necessità di farlo partire senza il preventivo assenso delle Autorità spagnole. Nel caso del «Giuliani» invece il Ministro Jordana mi promise il suo immediato interessamento, e infatti due giorni

dopo la mia richiesta mi faceva pervenire una nota fissando il termine di settanta giorni.

Altra questione da lungo tempo in sospeso era quella relativa agli eroici componenti dei mezzi d'assalto della R. Marina che dopo aver violato il porto di Gibilterra provocando l'affondamento di piroscafi alla fonda in quella baia, avevano raggiunto la costa spagnola ed erano stati posti sotto vigilanza a Siviglia dalle locali Autorità. Il R. Ministero della Marina insisteva per la loro immediata liberazione, desiderando utilizzarli per nuove imprese ma Serrano, malgrado le sue ripetute assicurazioni in proposito, non si era mai deciso a liberarli. Anche su tale argomento ho interessato personalmente Jordana nel mio primo colloquio, ed egli dopo qualche giorno mi ha comunicato di aver autorizzato la partenza dei nostri arditi del mare, che sono stati subito rimpatriati. La decisione di Jordana è tanto più notevole in quanto, a mente delle norme internazionali, esse avrebbero dovuto essere internati.

Questi precedenti fanno bene sperare sull'azione che verrà svolta dal Ministro degli Esteri per quanto ci riguarda. Ciò non significa beninteso che .potremo avere causa vinta in tutte le questioni: è anzi da prevedere che Jordana ispirerà la sua condotta a quella cautela che gli è imposta dalla delicata situazione della Spagna nell'attuale conflitto, e soprattutto dalle fortissime pressioni esercitate su questo Governo da parte delle Ambasciate di Inghilterra e di America, le quali ricattano continuamente le autorità spagnole valendosi dei navicerts e soprattutto delle forniture di carburanti e benzina, senza delle quali la Spagna vedrebbe praticamente paralizzata la sua economia.

Proprio stamane ho avuto un lungo scambio di vedute con questo Ministro d'Industria e Commercio Carceller, in occasione della presentazione del nuovo Consigliere Commerciale. Parlando degli ostacoli che si frappongono alla fornitura di olio di oliva all'Italia. Carceller si è dilungato a parlare delle grandi difficoltà che incontra con i nordamericani, ancor più che con gli inglesi, per ottenere i lubrificanti di cui la Spagna scarseggia al punto da temere una paralisi dei trasporti ferroviari e stradali.

È in questo quadro e alla luce delle precedenti considerazioni che dovrà essere seguita e valutata l'azione del nuovo Ministro degli Esteri nei rapporti fra l'Italia e la Spagna.

(1) -Con T.s.n.d. 3387/1003 R. del 15 maggio 1942, ore 23, non pubblicato, Fransoni aveva riferito quanto segue: « Segnalo ad ogni buon fine che sono riaffiorate in questi ultimi giorni voci già pervenutemi fin dalla settimana scorsa di contatti segreti avvenuti a Lisbona tra privati germanici e inglesi>>. (2) -Vedi D. 128. (l) -Vedi D. 108. (2) -Vedi D. 120.
149

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6093/1858-1859-1865 R. Lisbona, 23 settembre 1942, ore 20.35 (per. ore 10,30 del 24).

(1858) Riassumo punti principali di un rapporto telegrafico diretto in data 11 corr. da Ambasciatore portoghese a Londra a questo Ministro degli Affari

152 Esteri, testè pervenuto in mio possesso e secondo informazioni fornitemi da Lancellot Oliphant conversazioni Mosca hanno avuto scopo convincere Governo sovietico che aiuti militari anglo-americani interverranno al più tardi a inizio prossima primavera quando cioè sviluppo industriale-bellico due Paesi avrà raggiunto massimo potenziale. Offensive combinate e risultanze anglo-americane avrebbero allora luogo direzione Caucaso Meridionale e Egitto. Ove circostanze siano favorevoli offensiva fronte egiziano potrebbe essere sferrata durante prossimo inverno.

Governo sovietico avrebbe dal canto suo ampiamente assicurato Governo britannico mantenere a qualunque costo proprio fronte durante stagione invernale. Uniche preoccupazioni espresse da Stalin si sarebbero soltanto riferite a situazione alimentare Russia aggravata da perdita Ucraina.

(1859) Lancellot Oliphant mi ha detto che secondo ultimi rapporti ricevuti morale popolazioni tedesche ed italiane andrebbero notevolmente declinando causa precaria situazione alimentare, intensificati bombardamenti aerei ma sopratutto in ragione troppo lenti progressi esercito germanico in Russia. Si è convinti che, a meno di spettacoloso successo Asse in Russia e conseguente richiesta armistizio o pace separata (ipotesi peraltro completamente esclusa) resistenza Germania -Italia non potrà prolungarsi per un altro anno di guerra.

Ha ammesso gravi perdite convogli anglo-americani transitanti Artico e Mediterraneo però che perdite convogli fra Stati Uniti e Gran Bretagna sono minime (inferiori all'l per cento) per cui Governo britannico sentesi più che tranquillo per l'avvenire.

Massimo ottimismo regna fra dirigenti e popolazione circa ulteriore sviluppo conflitto indipendentemente da sua maggiore o minore durata. Prestigio personale Churchill è ancora aumentato dopo suo viaggio Mosca.

(1865) Opinione successo finale Nazioni Unite è unanimamente condivisa da Rappresentanze diplomatiche accreditate a Londra, compresa Nunziatura che è la meglio informata fra tutte.

Circa situazione dollaro prevale egualmente franco ottimismo poiché ritiensi che Giappone abbia ormai compiuto massimo dello sforzo cui si contrappone lenta ma progressiva l'azione aeronavale Stati Uniti.

Regna qui convinzione che momento cruciale conflitto sia ormai superato e che eventuale scacco militare secondaria importanza CStalingrado Astrakan) non influirà su vittorioso esito finale guerra.

Con prossimo corriere trasmetto testo integrale rapporto telegrafico in questione (1).

Persona che mi ha fornito documento è, quella di cui alla mia lettera a d'Ajeta in data 16 settembre (2). Prego vivamente circondare presente comunicazione massima segretezza.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rinvenuta.
150

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE PER CORRIERE 6189/0166 R. Parigi, 24 settembre 1942 (per. il 28).

Hanno circolato in questi giorni voci di contatti franco tedeschi intesi a raggiungere un accordo politico da sostituire alla vigente convenzione d'armistizio. Trattasi di voci che si ripetono di tanto in tanto. Questa volta esse hanno circolato con una certa insistenza e sono state raccolte da qualche rappresentanza estera.

Avendone accennato a Abetz, questi le ha smentite nel modo più categorico. Ha voluto anzi precisare che tra il Governo di Vichy e il Governo tedesco hanno avuto in questi ultimi mesi dei negoziati condotti da emissari del Reich per le seguenti questioni:

a) -cessione del tonnellaggio internato nei porti francesi (mio telespresso

n. 1426 del 1° corrente, e telegramma odierno numero 0164) (l);

b) -cessione di 1.000 locomotive e di 38.000 vagoni, in cifre tonde, per i trasporti in Russia (mio telegramma n. 0131) (2);

c) trattative per la fornitura di polveri da sparo all'esercito tedesco da parte del polverificio di Tolosa. Abetz non mi ha precisato la cifra, ma mi ha detto che si tratta di quantitativi molto ingenti. Sarà necessario allargare gli impianti industriali esistenti e assumere un largo numero di operai, oltre ai molti che già vi trovano impiego. Il governo francese ha chiesto la concessione di cannoni contraerei per la protezione degli impianti e della città, cannoni che gli sono stati accordati. (La concessione di cannoni contraerei non è prevista dalla Convenzione d'Armistizio).

Nessun altra trattativa di particolare rilievo, ha aggiunto, ha avuto luogo tra due Governi.

2. -Nel corso della conversazione; Abetz mi ha confermato la notizia relativa alla lettera diretta da Pétain e Hitler dopo Dieppe (mio telegramma odierno n. 0164 (3). L'iniziativa era stata di Lavai. Abetz mi ha mostrato il testo della lettera telegrafatagli a suo tempo dal Console Generale tedesco a Vichy e che corrisponde alle indicazioni fornite da Lavai. Anche l'Ambasciatore di Germania mi ha detto che Hitler non aveva dato nessuna risposta. 3. --Parlando infine di Dakar, mi ha detto risultargli che le due Commissioni di Armistizio di Torino e Wiesbaden sarebbero già d'accordo per fare alcune concessioni al Governo francese.
(l) -Non pubblicati. (2) -T. per corriere 4374/0131 R. del 29 giugno 1942, non pubblicato. (3) -T. per corriere 6190/0164 R. del 24 settembre 1942, non pubblicato, con il qualeButi riferiva quanto il R. Console Generale a Vichy aveva telegrafato circa il suo mcontru con Lavai, nel corso del quale Lava! gli avrebbe detto, tra l'altro che, dopo la battaglia di Dieppe, il Maresciallo Pétain aveva diretto a Hitler una lettera proponendogl! la partecipazioneattiva della Francia alla difesa del proprio territorio.
151

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BUFFARINI GUIDI

T. A MANO 33494 P. R. Roma, 25 settembre 1942.

Il Governo bulgaro ha recentemente adottato alcune misure di carattere personale e patrimoniale verso gli ebrei. Tali leggi si applicano sia ai cittadini bulgari sia a stranieri. Poiché vi sono colà ebrei italiani che hanno una cospicua posizione economica, questo Ministero ha impartito istruzioni al R. Ministro a Sofia (l) di fare passi a favore degli ebrei italiani non in quanto ebrei ma perché costituiscono degli interessi italiani all'estero.

Il R. Ministro a Soìia telegrafa ora che in seguito all'applicazione di tali misure numero di ebrei cittadini di altri Stati sono indotti a lasciare il Paese e quasi tutti ottengono il visto di ingresso in Spagna ed il visto francese. Dato ciò detto R. Ministro chiese se i nostri Consolati in Bulgaria possono concedere il visto di transito agli israeliti in parola !imitandolo al solo passaggio ferroviario da Trieste alla frontiera francese e dopo essersi assicurati che abbiano i visti necessari per proseguire il viaggio.

Dato che abbiamo domandato per i motivi sopraindicati un trattamento di favore per gli ebrei italiani in Bulgaria non possiamo non fare anche di fronte alle Autorità bulgare una concessione agli altri ebrei stranieri pure residenti in Bulgaria, concessione che, ove venissero prese opportune cautele, non sembra possa portare a noi alcun pregiudizio.

Questo Ministero resta in attesa di urgenti cortesi comunicazioni al riguardo (2).

152

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6157/796 R. Bucarest, 25 settembre 1942 (per. il 26) (3).

Seguito telegramma 787 (4).

A quanto finora si assicura qui, colloqui tra Fiihrer e Michel Antonescu hanno avuto per oggetto soprattutto problema dei rifornimenti cerealicoli da parte della Romania come conseguenza di un mancato accordo tra i due Paesi all'atto della visita di Funk a Bucarest (5).

In secondo luogo sarebbero stati discussi alcuni problemi di carattere militare fra cui quello di un maggiore contributo dell'aviazione romena per quanto concerne effettivi. Sarebbero stati concretati dettagli di un prossimo incontro tra Ftihrer e Maresciallo Antonescu che, come già segnalato, partirà 27 corr. per assumere comando settore sud-est del fronte, avendo alle sue dipendenze un gruppo di armate tedesco-romene.

Mi si dice inoltre che Michel Antonescu avrebbe parlato anche del problema transilvano ricevendo però da Fiihrer e da von Ribbentrop risposta avuta già in novembre scorso e cioè che «questione non è di attualità». Mi riservo maggiori elementi e precisioni su incontro non appena avrò visto Miche! Antonescu.

(l) -Il carteggio con la legazione a Sofia su questo argomento non è stato rinvenuto. (2) -La risposta al presente documento non è stata rinvenuta. (3) -L'ora di partenza e di arrivo non sono leggibHi perché il documento è molto deteriorato. (4) -SI riferisce al T. 29822/787 P.R. del 22 settembre 1942, ore 21.30, non pubblicato, che comunicava la partenza di Antonescu per 11 Quartier Generale del Fuehrer. (5) -Vedi D. 104.
153

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 6159/1668 R. Berlino, 26 settembre 1942, ore 13.

Seguito 1665 (1).

Secondo informazioni raccolte in ambienti responsabili il movimento in corso, esclusivamente altissimi gradi dello Stato maggiore germanico, sarebbe assai vasto e significativo.

Oltre a Capo dello Stato Maggiore Generale Halder verrebbero sostituiti Maresciallo von Kleist, von Bock e von List.

Il nuovo Capo dello Stato Maggiore Generale Zeitzler che ha quarantasette anni, è considerato uno dei principali esponenti del gruppo di giovani generali favorevoli alla dottrina ed al movimento nazista. Sembra che la scelta dei nuovi comandanti di Armata verrà fatta fra questo gruppo.

154

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 231/1401 R. Roma, 26 settembre 1942, ore 24.

Come preannunciato con vostro telegramma s.n. del 20 corrente (2) Ambasciatore di Germania ha qui presentato un progetto di accordo circa situazione finanziaria greca. Egli ha manifestato desiderio germanico che siano preventivamente concordate tra i due Governi dell'Asse le eventuali comunicazioni da farsi Gotzamanis onde evitare di dare ai greci impressione che esistano discordanze di vedute.

Uffici competenti, dopo aver attentamente esaminato progetto, sono venuti

alla conclusione che talune clausole di esso si prestino ad interpretazioni tali

da togliergli ogni efficacia pratica. Pertanto sono state rimosse oggi a questo

Ambasciatore di Germania nostre controproposte.

Di quanto precede, in adesione a preciso desiderio germanico converrà non

venga fatto cenno a Gotzamanis.

Scambi di vedute sono nell'attuale fase unicamente italo-tedeschi.

Quanto sopra per Vostra riservata conoscenza.

(l) -Con T. 6153/1665 R. del 29 settembre 1942, ore 11, non pubblicato. Alfieri aveva informato della sostituzione di Haldf>r con il generale Zeitzler. (2) -Non rinvenuto.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

R. 14911. Berlino, 27 settembre 1942.

Nei ristretti ambienti politico-militari, dove essi sono già noti, i cambiamenti nell'Alto Comando, di cui ho subito dato comunicazione (2), hanno naturalmente fatto molta impressione; ed è facile immaginare i commenti che susciteranno quando giungeranno a conoscenza dell'opinione pubblica.

Senza drammatizzare e senza voler dare a tali avvenimenti una portata maggiore di quella che hanno realmente, è certo che essi indicano una fase delicata non solo per il fatto militare in sé, ma anche per tutto il complesso della situazione generale.

Venutasi a maturare lentamente attraverso il dissidio delle correnti con

trastanti -dissidio a cui ho fatto più volte accenno nei miei rapporti e che

la severa disciplina esteriore ha impedito si rivelasse -l'attuale vicenda si è

manifestata nell'ultima settimana attraverso un malcelato senso di disagio degli

alti ambienti politici e militari, dove già si sapeva o si prevedeva ciò che sarebbe

avvenuto.

Dai primi di settembre si è sentito in Germania che qualcosa doveva effettivamente accadere. Voci incontrollabili e numerosissime circolavano su attentati, dissidi, rivoluzioni di palazzo, offerte di pace, gesti disperati. E tutte queste voci si andavano ripetendo e diffondendo sul quadro fosco della terribile battaglia di Stalingrado, mentre si cercava invano di calmare l'ansia crescente del pubblico con una serie di comunicati speciali su affondamenti che non facevano che rendere più nervosa ed irritata la tensione ormai portata ad un alto grado.

Si sapeva che il Maresciallo von Bock aveva praticamente lasciato il comando già da qualche giorno; del Maresciallo von Kleist non si avevano da qualche tempo più notizie e ha destato sorpresa la laconica smentita comparsa· sui giornali di cinque giorni or sono, in cui si diceva che << la voce della morte del Maresciallo von Kleist non rispondeva a verità».

L'attuale cambio della guardia negli alti comandi -che riproduce la vicenda del cambio di von Brauchitsch -non può essere che la conseguenza dell'odierna situazione.

Mi propongo oggi di esaminare rapidamente qui sotto le fasi ed i risultati della campagna del 1942, tenendo presente che ciò vuole essere soltanto un'anticipazione del più profondo esame che sarà possibile fare quando saranno resi noti tutti gli elementi della situazione e quando l'imminente inverno avrà segnato la fine delle operazioni.

l. -Una valutazione, forzatamente sommaria, della importanza che i risultati della campagna dell'anno 1942 potranno avere nel quadro generale del conflitto, deve partire da una premessa. Occorre ricordare cioè che lo scopo strategico della guerra è stato e rimane il conseguimento della vittoria sulla Gran Bretagna considerata il principale nemico.

Le operazioni contro la Polonia, la Norvegia, l'Olanda, il Belgio e la Francia, se miravano, la prima in particolar modo, anche al conseguimento di immediati vantaggi territoriali, altro non debbono considerarsi che manovre preliminari dirette ad assicurarsi migliori posizioni per tentare il colpo decisivo contro le isole britanniche.

Quest'ultima azione, tentata con non poca titubanza nel settembre 1940, falli, come è noto, per motivi vari che qui non è luogo elencare.

Fin da quel momento l'Alto Comando germanico, pur senza esplicitamente riconoscerlo, affermandone anzi ufficialmente l'intenzione, rinunciò in pratica all'idea dello sbarco e riprese i piani precedentemente applicati per isolare a poco a poco l'Inghilterra colpendola in punti strategici periferici ritenuti per essa di importanza vitale e sconfiggendo l'una dopo l'altra le residue potenze che avrebbero potuto fornirle appoggio od aiuto.

Iniziando nell'estate del 1941 la campagna contro la Russia sovietica dopo di avere con l'aiuto dell'Italia debellato od assoggetato a controllo gli Stati balcanici, la Germania -obbedendo anche ad un imperativo storico e dottrinario profondamente sentito nella massa -mirava ancora una volta puramente e semplicemente a liberarsi da un potenziale avversario e ad assicurarsi vasti rifornimenti di materie prime. A migliorare cioè in sostanza la propria posizione in danno di quella del principale ed inafferrabile avversario.

Si ritenne a Berlino anche da parte degli esperti che la campagna sarebbe stata facile e breve: sarebbe bastato, supponevasi, giungere al cuore politico ed amministrativo dell'Unione sovietica occupando Mosca, per provocare il crollo dell'intero edificio bolscevico. Ed il principale sforzo militare tedesco venne per questo infatti rivolto a tale obbiettivo.

L'Alto Comando germanico dovette però, come ben noto, avvedersi di quanto fossero errate le sue previsioni e come, a parte l'imponenza del tutto inaspettata del potenziale bellico sovietico, gli errori fossero essenzialmente da attribuire all'importanza affatto diversa che occorreva dare in Russia e nell'Europa occidentale ai fattori «spazio» e «tempo».

Mentre infatti al fronte orientale era necessario agire entro limiti di tempo assai brevi, occorreva superare tragitti estremamente impervi e lunghissimi prima di poter raggiungere un obbiettivo dalla cui perdita poteva sperarsi un danno decisivo per la compagine avversaria.

All'indomani della campagna del 1941 lo Stato Maggiore germanico, com

prendendo l'inanità di ulteriori avanzate verso Mosca e gli Urali in direzione

di un inafferrabile cuore della Russia, fissò nella regione caucasica l'obbiettivo

principale della futura campagna.

Quali i motivi di tale scelta?

Anzitutto il Caucaso rappresentava un punto fermo, una regione ben deli

mitata geograficamente, la cui occupazione avrebbe privato i russi delle prin

cipali fonti di rifornimento di combustibili.

In secondo luogo, e questo è l'elemento di cui occorre tenere maggiormente conto per fare un consuntivo della situazione attuale, uno spostamento del centro di gravità dell'azione tedesca dal nord verso il sud avrebbe trasformato la campagna contro la Russia in una vera e propria campagna contro l'Inghilterra. Il Caucaso infatti doveva considerarsi la base di partenza per l'azione contro il <secondo cuore~ della Gran Bretagna, il Medio Oriente cioè: la Persia, l'Iraq, la Siria e l'Egitto.

(Incidentalmente è interessante a questo proposito osservare come gli strateghi tedeschi abbiano sempre ammesso l'importanza forse decisiva per l'economia generale del conflitto di una occupazione dell'Egitto, ma, come, per una serie di motivi oltremodo complessi, non abbiano mai voluto ammettere neanche verso se stessi. l'importanza primordiale a tal fine del settore mediterraneolibico, preferendo accarezzare il sogno della ben più ardua operazione attraverso il settore siriano) .

Per i motivi sopra esposti il piano della campagna del 1942 venne impostato sulla seguente duplice direttiva:

1° raggiungere con una serie di operazioni di rettifica al nord ed al centro una linea facilmente ed economicamente difendibile per mezzo di fortificazioni e di un solido corpo di osservazione. Fermarsi su tale linea e cioè portare la massima penetrazione in territorio russo all'incirca sulla direttiva Pietroburgo, Galuga, Voronesch, il Don, Stalingrado, Astrakan;

2° conquistare saldamente, presidiare e organizzare per i predetti succesSlVl sviluppi delle operazioni nel Medio Oriente la regione caucasica e cioè: la pianura pedemontana del Kuban e del Terek, la catena del Grande Caucaso; la grande depressione di Tiflis fra Baku e Batum; la catena del piccolo Caucaso fino alle frontiere della Turchia; l'intera costiera del Mar Nero.

2. -Per l'applicazione tattica dei due principi dianzi indicati le azioni vennero ideate dall'Alto Comando germanico in due fasi: conquista di Rostow e dell'ansa del Don; marcia sul Caucaso. In base alle precedenti esperienze ritenevasi che il nemico avrebbe accanitamente difeso Rostow e gli sbocchi del Caucaso e pertanto, giudicandosi troppo difficile assaltare frontalmente la città, fu studiata una vasta manovra avvolgente che, partendo dal nord e scendendo lungo il corso del Don, facesse sboccare le forze tedesche alle spalle di Rostow. Sarebbero in tal modo restate avviluppate le imponenti forze sovietiche che, si dava per certo, dovevano trovarsi schierate fra Rostow, Lugansk e Voronesch. Questa manovra, ideata dal Capo di Stato Maggiore Gen. Halder, ispirandosi probabilmente ad un'idea di von Schlieffen, passerà alla storia con

14 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

il nome di «manovra di Voronesch ». Essa doveva rivelare ai tedeschi le più inattese sorprese.

L'offensiva generale tedesca, iniziatasi il 29 giugno, trova schierate sull'immenso fronte da Pietroburgo al mare d'Azow 238 divisioni (178 tedesche, 10 italiane, 17 ungheresi, 31 romene, 2 slovacche ed l spagnola). Partendo da Kursk, le divisioni corazzate germaniche procedono dirette verso est fino a raggiungere il Don a Voronesch; indi scendono rapidamente lungo il corso del fiume. Di fronte ad esse è il vuoto; le poche forze avversarie non si impegnano ritirandosi abilmente. Man mano che l'ariete germanico precipita verso sud, si delinea una certa preoccupazione nell'Alto Comando per l'impossibilità di annientare come lo scorso anno nelle grandi sacche notevoli forze avversarie. Dove, ci si chiede, si incontrerà la resistenza avversaria?

E ad ogni passaggio di fiume la massa tedesca si prepara ad affrontare il nemico, ritenendo di volta in volta di trovare alla fine la sua linea di resistenza, raddoppiando di volta in volta gli sforzi, mentre va pericolosamente allungandosi la retrovia ed i carri subiscono un'usura notevole. La linea di resistenza non si trova neppure sul Don e Rostow cade senza una vera e propria battaglia. Ci si avvede allora che quest'ultima città avrebbe potuto cadere agevolmente per attacco diretto e che il nucleo principale delle forze corazzate tedesche si è esaurito e logorato in una lunghissima marcia contro uno schieramento avversario inesistente o di gran lunga inferiore al previsto. Passato il Don e dilagate nella pianura di Kuban, le forze tedesche iniziano la seconda fase della manovra, avanzando ancora una volta senza notevoli difficoltà. Il nemico continua a ritirarsi. È soltanto allorché si raggiungono le prime pendici del Caucaso verso Maikop ed Armavir che si incontrano le prime resistenze, le quali vanno di mano in mano crescendo. Sulla displuviale del Caucaso l'avanzata tedesca viene nettamente fermata ed ogni ulteriore tentativo per raggiungere la costa del Mar Nero viene stroncato da una forte resistenza nemica.

Marciando in direzione est, un gruppo di divisioni tedesche cerca di forzare il Terek e di giungere ai campi di petrolio di Grozni, ma viene qui pure fermato da una resistenza vivissima ed organizzata.

Contemporaneamente si svolge fra la fine di luglio ed il momento attuale, la battaglia di Stalingrado, i cui sviluppi sono ben noti.

Pur considerando come avvenuta la completa occupazione di Stalingrado e, forse, anche quella di Grozni, la campagna del 1942 può in realtà ritenersi conclusa e si può fin da ora tentare di farne un consuntivo per poter formulare un giudizio generico sulla situazione. I due obbiettivi strategici della campagna sono stati raggiunti? È stata cioè raggiunta la linea facilmente ed economicamente difendibile da Pietroburgo al Caspio?

La risposta è negativa. Nei settori settentrionale e centrale, dove vaste penetrazioni sovietiche sono tuttora esistenti ed importanti attacchi avversari in corso, nessuna rettifica è stata possibile perché le forze principali erano assorbite fra Stalingrado ed il Caucaso. Le truppe russe avvolgono Rjew e minacciano Smolensk. Senza dubbio sarà in questo settore, dove le forze tedesche non possono appoggiarsi ad alcun sistema fortificato ed hanno anzi necessità di avanzare per recidere i salienti nemici, che nel corso dell'inverno potranno

verificarsi, come già nello scorso anno, pericolose puntate bolsceviche. La linea del Don è quasi ovunque raggiunta, ma presenta due punti deboli, e precisamente Voronesch, sulla cui testa di ponte continua a tempestare il martello bolscevico, e Stalingrado puranco non ancora conquistata.

In conclusione, i fianchi e le spalle dello schieramento principale tedesco, quello della regione del Caucaso, non debbono considerarsi sufficientemente protetti per la prevedibile campagna che i russi sferreranno nel periodo invernale. E tale protezione appare ancora più debole allorché si leggano alcune constatazioni segrete dell'Alto Comando tedesco, in base alle quali appare che una delle debolezze principali dell'esercito germanico è attualmente rappresentata dalla insufficienza degli effettivi che non permette uno schieramento in profondità in tutti i settori e ne lascia pertanto taluni aperti ad un possibile sfondamento nemico.

In secondo luogo, è stata conquistata, presidiata ed organizzata la regione caucasica? La risposta è anche qui nettamente negativa. Le forze tedesche hanno raggiunto la pianura pedemontana del Kuban e del Terek ma non hanno superato la catena del Grande Caucaso, non sono scese nella valle di Tiflis, non hanno raggiunto le frontiere della Turchia, non hanno liberato l'intera costiera del Mar Nero. Di consegu<:~nza la campagna del 1942, è necessario riconoscerlo, non ha portato le forze germaniche alle principali fonti di rifornimento combustibile né ha loro posto in mano le basi necessarie per la campagna nel Medio Oriente.

Questi, esposti obbiettivamente, i risultati della campagna del 1942 sul fronte russo.

Quale potrà essere al momento dell'effettiva cessazione della campagna la situazione materiale e spirituale delle forze contrapposte è oggi prematuro e molto arduo ad esprimere. I russi hanno senza dubbio subito nel corso dell'estate e dell'autunno delle durissime prove ed avuto gravi danni di materiali e di uomini. Un recente esame della situazione avversaria condotto dall'Alto Comando tedesco riconosceva tuttavia come il nemico avesse fatto tesoro delle esperienze di guerra dello scorso anno e come il Comando sovietico, che poteva giudicarsi nel 1941 «come appena uscito dalla scuola elementare~. possa dirsi oggi avere «già superato il liceo~. Si affermava altresì che, pur dando prova dì inferiore addestramento, le truppe sovietiche manifestavano una incessante aggressività ed un insospettato mordente.

3. -Fra i mesi di gennaio e giugno del corrente anno, allorquando la spinta controffensiva sovietica venne ad esaurirsi e fu effettivamente conclusa la campagna del 1941 mentre si iniziava la fase preparatoria di quella del 1942, ho segnalato all'E. V. in una serie di rapporti (l) come l'Alto Comando germanico avesse reagito alla sfavorevole situazione invernale e come meditasse i piani per le azioni future; quale fosse lo stato d'animo nei vari settori della massa germanica, quali le sue tendenze ed i suoi timori. Fin dal gennaio scorso (rapporto 1051 del 21 gennaio) (2) segnalavo all'E. V. come «non fosse difficile sentir riservatamente esprimere da parte di alti ufficiali seri dubbi sui risultati di una offensiva capace di giungere alla totale eliminazione del fronte

sovietico durante la campagna del 1942 ~ e come i fatti dei precedenti mesi avessero poco a poco creato <in mezzo al popolo tedesco la leggenda che la guerra contro la Russia sia un fenomeno spaventoso ed apocalittico, una terribile serie di battaglie dalle quali nessuno sarebbe tornato indietro». La massa germanica, aggiungevo, guarda con terrore la campagna contro la Russia, di cui sente con vivissima preoccupazione aggravarsi le difficoltà, mentre il morale rimane abbattuto per un senso tipicamente germanico e prussiano di orgoglio ferito.

Accanto però a queste sensazioni che, attraverso un dilagante pessimismo, diedero il tono all'atmosfera dei mesi di dicembre e gennaio, mentre le difficoltà della vita materiale andavano crescendo nel rigidissimo inverno, si verificò improvvisamente una interessante reazione. Le frasi del Ministro Goebbels, pronunciate ad Amburgo alla metà di gennaio: «Se vinciamo, abbiamo guadagnato tutto, se perdiamo, abbiamo perso tutto ed anche di più, la nostra stessa esistenza nazionale:., furono profondamente sentite nel paese in cui sembrò ridestarsi, non già un entusiasmo per preparare la vittoria, ma un cieco accanimento, una improvvisa frenesia di lavoro e di fatica per forgiare gli animi ed i mezzi per evitare la catastrofe (mio rapporto n. 2939 del 24 febbraio) (1). <Non importa quando si vincerà, purché si vinca, e si vinca intanto la campagna del 1942 ».

«È indubbio -scrivevo a V. E. con il mio rapporto 5323 del 7 aprile (2) -che mai il popolo tedesco ed i suoi dirigenti si sono preparati ad affrontare la lotta con maggiore energia e determinazione; e ciò non tanto per l'intendimento di conquistare la vittoria, quanto per la sensazione che un prolungamento della lotta od un insuccesso solamente parziale rendano ormai la vittoria stessa problematica ».

Il Paese, aggiungevo, comprende che dagli avversari non c'è da aspettarsi la minima grazia, che è una lotta di vita o di morte, che non solo importa vincere ad ogni costo, ma che occorre vincere subito data la enorme tensione a cui l'intero edificio germanico, militare, economico, morale, è sottoposto.

Iniziando le operazioni alla fine di giugno, la Germania non intendeva annientare la Russia; tale scopo era stato smentito dallo stesso Fiihrer nel suo discorso del 21 marzo (mio rapporto 4620 del 26 marzo) (1), ma soltanto raggiungere sul fronte orientale determinati obbiettivi che rappresentavano un minimo, ma al tempo stesso una condizione «sine qua non » per preparare con late probabilità di successo la campagna anti-britannica del Medio Oriente per il 1943.

Ho esposto più sopra i risultati sino ad oggi effettivamente raggiunti. La sensazione della loro insufficienza ai piani futuri, l'impressione che lo sforzo compiuto nella preparazione e nel combattimento rappresentasse il massimo che la Germania nelle condizioni attuali può fornire, non hanno mancato di diffondersi in tutto il paese.

I nostri ufficiali di ritorno dal fronte orientale assicurano che lo spirito delle truppe germaniche è oggi ancora altissimo e la loro aggressività fortis

sima ed ammirevole. La massa all'interno del paese è come sempre apatica, ma perfettamente disciplinata. L'estate calda ed i recenti, sia pur lievi aumenti delle razioni, hanno sopito molto malcontento che poteva qua e là trasparire. Ma della situazione interna mi propongo di riferire con altro rapporto (1).

Spesse volte, in occasione dell'acuirsi di delicate situazioni militari del genere di quella attuale, che ormai si riproducono con una insistente uniformità, mi vien fatto di ricordare alcuni importanti colloqui che ho avuto con le più alte personalità del Governo nel dicembre del 1940. La Germania allora era in pieno stato di euforia, di compiacimento e di orgoglio per le folgoranti vittorie e per le facili passeggiate militari. Ed era il tempo in cui l'Italia, combatteva duramente e aspramente da sola in Albania e in Grecia, iniziando decisamente e coraggiosamente -per merito e per volontà del Duce -il capovolgimento di quella situazione internazionale che più tardi il Fiihrer doveva riconoscere con così esplicite e lusinghiere dichiarazioni.

I miei autorevoli interlocutori di allora parlavano dell'assoluta necessità per l'Italia di resistere, di non cedere il terreno; lasciavano capire l'inopportunità di aver cambiato il Capo di Stato Maggiore in una fase così delicata; sollecitavano la necessità di dare esempi salutari passando per le armi interi plotoni che eventualmente non si fossero dimostrati all'altezza della situazione.

Con serena e pacata fermezza, dopo aver rivendicato il valore e l'eroismo dei soldati italiani, io sostenni allora che tutti gli eserciti possono avere vicende contrarie e assicurai che l'esercito italiano si sarebbe dimostrato degno delle sue tradizioni e dello spirito combattivo e di sacrificio in cui il Duce aveva temprato le nuove generazioni.

Durante questi due anni la Germania è passata attraverso le sue dure vicende militari. Gli equilibri storici si sono così ristabiliti. E ciò spiega perché anche in Germania varie correnti dell'opinione pubblica guardino con crescente ammirazione all'Italia, non potendo non riconoscere come nel corso della guerra essa abbia acquistato sempre più una solidarietà interna e una coscienza collettiva di resistenza; all'Italia e al Duce, per la sicurezza serena con la quale Egli guida il suo popolo di cui, con comprensione di Uomo e con intuizione e volontà di Condottiero, percepisce e dirige ogni moto ed ogni aspirazione.

(l) -In ACS, Carte Alfieri, busta 6, fase. 23. Ed in D. ALFIERI, Due dittatori di fronte, cit., pp. 377-384, con la soppressione degli ultimi quattro capoversi. (2) -Vedi D. 153. (l) -Vedi serle IX, vol. VIII, DD. 33, 111, 146, 155, 170, 192. (2) -Vedi serle IX, vol. VIII, D. 188. (l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi serie IX, vol. VIII, D. 435.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6207/629 R. Tokio, 28 settembre 1942, ore 6,05 (per. ore 21).

Telegramma ministeriale 731 (2).

Si esclude qui che il viaggio in Turchia missione navale giapponese sia in relazione specifici incarichi. Esso rientrerebbe nei periodici e normali giri di orientamento e di informazioni. È tuttavia da tener conto estremo interesse col quale da qui si guarda alla Russia e della cura e costanza con la quale vengono ricercati ed esaminati tutti gli elementi che possono servire illuminare giudizi di Tokio sulla reale situazione della potente ed incomoda vicina, che rappresenta con la sua massa enorme e con le sue avanzate e dominanti posizioni in Estremo Oriente, unico superstite pericolo « bianco >> rimasto, con le sue minaccie ed incertezze presenti future, a turbare armonia e completezza dell'opera di eliminazione dall'Asia Orientale di ogni ingerenza estranea al Giappone. È probabile si sia pensato che, data speciale posizione geografica e politica della Turchia e della Bulgaria, in quel paese sia possibile ottenere sull'andamento delle cose Russia informazioni più sicure ed obiettive, utili per le future decisioni del Giappone.

Questa specifica situazione della Turchia, le informazioni che sono in possesso di questo Ministero Affari Esteri e che concordano con altre da altre fonti, rivelano un rinnovato sensibile orientamento di Ankara verso il campo anglo-sassone dovuto sia avvenimenti militari del fronte orientale con l'affermata resistenza russa sia alle forti pressioni americane, come anche al fatto che l'ultimo accordo commerciale germanico-turco sarebbe rimasto, secondo qui risulta, quasi lettera morta per la mancata consegna di forniture promesse dalla Germania.

(l) -Vedi D. 190. (2) -Il T. 33131/731 P.R. del 22 settembre 1942, ore 23, non pubblicato, ritrasmetteva a Tokio 11 T. 6029/429 R. del 20 settembre 1942, ore 14,52 da Istambul, con 11 quale De Peppo riferiva circa l'arrivo ad Istambul di una missione navale giapponese.
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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 30482/300 P. R. Shanghai, 28 settembre 1942, ore 12 (per. ore 17,40).

Nanchino, 27 settembre.

Conversazioni con membri della speciale missione giapponese mi hanno confermato opportunità di una mia breve visita a Tokio per uno scambio di vedute con Indelli, per eventuali contatti con amici giapponesi, per rendermi conto della nuova situazione e per aggiustare di conseguenza mia azione in Cina, per esaminare sul luogo varie questioni pendenti.

Pertanto sarei vivamente grato a V. E. se volesse considerare la possibilità di concedermi con cortese sollecitudine una autorizzazione di massima (1). Mio collega tedesco parte per Tokio tra qualche giorno.

(l) Con T. 34125/323 P.R. del 1° ottobre 1942, ore 2, non pubblicato, Lanza D'Ajeta autorizzò la visita di Tallani a Tokio.

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L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 6234/0180 R. Zagabrta, 28 settembre 1942 (per. il 30).

Riferisco qui appresso le notizie avute da questo Ministro degli Affari Esteri in merito al viaggio (l) testè compiuto dal Poglavnik per incontrarsi col FUhrer e per visitare le forze armate croate impegnate nella guerra contro l'U.R.S.S. (2).

Scopo principale del viaggio -secondo Lorkovic -era quello di far prendere contatto al Poglavnik con le forze armate croate impegnate nella guerra contro i sovieti.

Partito in volo da Zagabria il 23 corrente alle ore 12, il Poglavnik è tornato nella Capitale il 26 alle ore 18, in anticipo sul previsto perché in aereo anziché col treno. In tutto egli ha percorso 5 mila km. in volo.

Dopo la visita al Fiihrer nel suo Quartier generale, il Poglavnik si è recato in volo nell'ansa del Don e in prossimità di Stalingrado (le truppe croate sono nella zona e anche nella stessa città).

(Non ha preso contatto con le formazioni croate incorporate nel CSIR). La seconda tappa ha avuto luogo sul mar d'Azof dove egli ha passato in rassegna 400 marinai impiegati nel rastrellamento delle mine. Terza tappa, zona del Caucaso in locali non distante da Maicop, centro degli aviatori croati che presidiano la città sotto comando di un loro ufficiale.

Nel corso di questo suo viaggio, il Poglavnik ha ricevuto molteplici attestazioni di apprezzamento da parte germanica per il valore dimostrato dalle forze armate croate di terra, del mare e dell'aria.

Al Quartier Generale del FUhrer il Poglavnik è arrivato alle ore 17 del giorno 23. Alle ore 18 era ricevuto dal Fiihrer presenti von Ribbentrop, Keitel, il Ministro a Zagabria Kasche e il Generale Glaise von Horstenau.

Il Poglavnik ha fatto al Fiihrer un esposto sulla situazione della Croazia e sui suoi sviluppi.

II Fùhrer ha dimostrato molta comprensione per tale situazione. Ha avuto parole di apprezzamento per il movimento ustascia e nel lodare il comportamento delle formazioni croate impiegate contro l'U.R.S.S., ha sottolineato il valore dimostrato particolarmente dai reparti ustascia.

II colloquio -nel quale è intervenuto anche von Ribbentrop -ha avuto carattere generale. Non era stato previsto alcun ordine del giorno.

Dopo circa un'ora sono stati fatti entrare dal FUhrer gli ufficiali del seguito del Poglavnik. II colonnello della Milizia ustascia Francetic è stato presentato al Ministro Kasche come il più valoroso e fortunato degli ufficiali croati, riscuotendo segni di cordiale stima da parte del Fiihrer e degli altri personaggi presenti.

Da quanto precede e da notizie provenienti da altra fonte, i risultati più notevoli del viaggio del Poglavnik sembrano, allo stato attuale delle cose, l seguenti:

l) Il Poglavnlk è tornato a Zagabria confortato nella sua politica interna dalla comprensione del Ftlhrer. Quanto meno egli tiene a mettere in rilievo questo aspetto. Le parole di simpatia per il movimento ustascia e la comprensione dimostrata per i metodi, talora e spesso drastici, impiegati dagli ustascia in una fase tuttora difficile della vita del paese, hanno implicitamente smentito certe tendenze diffuse in ambienti germanici in Croazia insofferenti di tali metodi. Anche la presenza al Convegno del Comandante delle «Legioni Nere», Colonnello Francetic, ha accentuato tale valorizzazione del movimento ustascia quale forza rivoluzionaria operante per il riassetto centro europeo e balcanico su nuove basi.

2) Valorizzazione del contributo militare della Croazia alla crociata antibolscevica.

3) Il viaggio del Poglavnik non sembra avere avuto ripercussioni, in senso negativo, sulle riforme costituzionali e di Governo in progetto prima della sua partenza. Su tale argomento mi propongo tornare con altro rapporto (1).

(l) -Vedi D. 146. (2) -Da parte tedesca l'Ambasciata di Germania a Roma rimise al Ministero deg!l Esteri copia In Italiano dell'appunto di Schmidt sul colloquio pubblicato In Akten zur Deutschen Auswiirtigen Politik 1918-1945, Serie E, Band III, D. 310.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRRIERE 6264/0150 R. Budapest, 28 settembre 1942 (per. il 1° ottobre).

In occasione di una nostra recente conversazione Presidente del Consiglio mi ha rinnovato le sue lamentele verso questo Ministro di Romania. Il Signor Filotti, mi ha detto Kàllay, non solamente non reca alcun aiuto alla difficile amministrazione dei rapporti ungaro-romeni, ma contribuisce a logorarli con la sua animosità, il suo difficile carattere e la sua prevenzione verso il nostro Paese. «Non sarebbe possibile al Governo italiano di far sapere discretamente a Bucarest che noi siamo anche disposti a sostituire l'attuale nostro Ministro se essi ci liberano di Filotti? ».

Ho fatto presente al Signor Kàllay che non conveniva farsi molte illusioni sull'utilità di un cambiamento del genere, il problema dei rapporti tra Ungheria e Rumania non essendo certo risolvibile per effetto del maggiore o minore grado di simpatia o di buona volontà dei rispettivi Ministri. Quanto alla possibilità di una comunicazione confidenziale del Governo italiano a quello romeno su questo argomento, ho risposto in modo del tutto evasivo lasciando praticamente cadere la cosa.

Alle considerazioni del Presidente del Consiglio fanno riscontro analoghe lagnanze raccolte in questi giorni al Ministero degli Affari Esteri, ove mi è stato detto che in Transilvania le Autorità rumene, subito dopo la partenza Commissione Rogeri-Hencke, hanno ricominciato ad adottare misure discrimi

natorie e vessatorie verso il gruppo etnico ungherese. Viva è d'altra parte l'attesa, al Ministero degli Esteri, dei risultati dell'inchiesta e delle comunicazioni che perverranno al riguardo a questo Governo (1).

(l) Vedi DD. 162 e 185.

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IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO III DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, MELLINI, AL DIRETTORE GENERALE, VITETTI

APPUNTO. Roma, 28 settembre 1942.

Ho avuto ieri una lunghissima conversazione con il Gran Mufti che mi è apparso assai preoccupato per la situazione nel Vicino Oriente e nel Nord Africa.

Da informazioni recenti ricevute dalla Turchia e dai Paesi Arabi egli sente come le stasi dell'azione militare dell'Asse ad Alamein ed a Stalingrado creino un certo raffreddamento delle speranze tra gli amici dell'Asse in quei Paesi, raffreddamento del quale gli inglesi approfittano.

Dall'Algeria, dalla Tunisia e dal Marocco gli vengono segnalati i timori di influenti capi arabi per un possibile sbarco delle forze anglo-americane sulla costa atlantica del Marocco che troverebbe nei numerosissimi elementi degaullisti -che raggiungerebbero tra i Francesi 1'80% -di tali Paesi un efficace aiuto.

Per quanto riguarda i Paesi Arabi egli teme le sempre più attive manovre nemiche: inglesi ed americani inviano messi e personalità per assicurare tali Paesi circa la futura indipendenza, per favorirne l'unione e per convincerli dell'impossibilità da parte dell'Asse di vincere la guerra. Tutto è messo in opera: minacce, lusinghe, corruzione, intensissima propaganda a mezzo radio, cinema e numerosissimi manifestini e pubblicazioni tutto in lingua araba. Ciò non astante -e non astante che i compiti del Mufti non siano facilitati dall'assenza di una dichiarazione pubblica di indipendenza da parte dell'Asse per detti Paesi -egli spera molto nell'azione che intende svolgere in Libia, al fronte egiziano (2).

Ritiene perciò la sua partenza urgente tanto più se le nostre attività militari dovessero subire colà ulteriori stasi ed ancor più nella deprecata ipotesi che un'offensiva inglese dovesse costringere ad arretramenti del nostro fronte. Ritiene che il piano da lui preparato ed approvato dal Comando Supremo italiano possa essere attuato senza difficoltà e contribuire cosi subito a sollevare le speranze dei nemici dell'Inghilterra nei Paesi Arabi.

Per quanto riguarda il Nord Africa Francese egli non sa quali siano i piani militari predisposti dall'Asse per la difesa contro un eventuale secondo fronte occidentale anglo-americano. Ma ritiene, anche se per ora ha sottoposto concreti progetti al riguardo, che egli, con l'aiuto dell'Asse, potrebbe far molto.

Lettere ricevute in questi giorni da influenti capi arabi del Marocco (Abdul Halek Turris, Capo Partito Nazionalista di Tetuan), dell'Algeria (Dottor Ibn

Giallul, Capo Nazionalista algerino), della Tunisia (Sceicco Thalby, uno dei fondatori del Partito Desturiano in Tunisia) lo incoraggiano a sperare che i mussulmani di quei Paesi -anche se temono i progetti dell'Asse al loro riguardo -comincino a temere assai più il successo anglo-degaullista che rappresenterebbe il trionfo del giudaismo ed il dilagare del bolscevismo. Egli intenderebbe spingere il fortissimo sentimento mussulmano dei capi arabi suoi amici a far premio sul loro sentimento nazionalista, cosa che ritiene possibile ed assai facile in quanto se il nazionalismo di quei Paesi lotta contro il predominio politico ma non ha da temere per la relLgione mussulmana verso la quale i cristiani si sono dimostrati sinora tolleranti e benevoli, il loro fanatismo islamico li porta già a temere molto più dal bolscevismo che vuole distruggere ogni religione e dal giudaismo invadente e minaccioso in particolar modo per i Luoghi Santi dell'Islam in Palestina.

Egli ritiene che gli sarebbe possibile, a parte e separatamente da quanto egli farà al fronte egiziano ed indipendentemente dalla costituzione di una «Forza nazionale araba», costituire -d'accordo con le Autorità militari -un centro per attirare larghe forze indigene mussulmane dal Marocco, dalla Tunisia e dall'Algeria, attraverso il deserto le cui frontiere sono incontrollabili, per inquadrarle al fronte occidentale della Libia e tenerle pronte a combattere contro ogni minaccia da quella parte degli alleati del bolscevismo e del giudaismo, per stabilire contatti con i capi mussulmani di quei Paesi ed inviare emissari, armi e fondi al fine di alimentarne la resistenza contro la degaullistizzazione nel caso di un attacco anglo-americano.

Di tali suoi piani circa il Nord Africa Francese il Mufti non intenderebbe parlare per ora alla Germania nel timore che ciò possa ritardare la sua partenza per l'Africa Settentrionale. Desidererebbe però intanto che di tali possibilità fosse informato l'Eccellenza il Ministro e, ove egli lo creda, il Duce. Sebbene egli sappia infatti che le difficoltà all'arruolamento nella Legione Araba di Marocchini, algerini, tunisini etc. siano venute per ora dall'Italia e non dalla Germania egli spera molto nella maggior comprensione politica dell'Italia per ottenere che le sue proposte siano prese in considerazione in un momento nel quale la necessità di vincere la guerra dovrebbe passar sopra ad ogni altra preoccupazione.

Nella sua lunga permanenza in Europa egli ha dovuto purtroppo convincersi come la Germania sottovaluti tutto quello che non è pura forza militare, anzi tutto quello che non è l'esercito tedesco. Per questo sinora la Germania lo ha onorato ed intrattenuto senza però permettergli di svolgere alcuna opera attiva e di sfruttare forze che invece l'Inghilterra non sottovaluta e sfrutta dovunque, per modeste che esse siano. Per questo la Germania non ha voluto concedere la dichiarazione di indipendenza pubblica ai Paesi Arabi, correndo dietro ad utopici sogni di intervento della Turchia a lato dell'Asse e di collaborazione con l'infida Francia di Vichy.

Egli ha compreso come l'Italia abbia invece nel campo politico delle visioni più larghe e che non tengono conto soltanto della forza militare. È anche convinto che l'Italia svolge verso i Paesi arabi una politica intelligente e lungimirante che porterà certamente ad una futura feconda collaborazione nell'interesse comune.

Ma -egli pensa -la guerra non si vincerà soltanto con i successi militari e con la forza delle armi. Purtroppo, egli ha aggiunto, i tedeschi conoscono meglio l'arte della guerra che non quella della politica. Se essi però -contro ogni suo voto e sforzo e contro quella che è la sua convinzione -dovessero perdere la guerra, anche i Paesi Arabi perderebbero ogni speranza di liberazione e tutti i mussulmani del Mediterraneo sarebbero vittime del trionfo del bolscevismo e dell'ebraismo. La Palestina poi -solo Paese arabo per il quale l'Inghilterra non ha promesso l'indipendenza -diverrebbe terra ebraica e tutte le migliaia di vittime che il Mufti ha chiesto al popolo palestinese e gli aiuti politici e finanziari che egli ha chiesto all'intero mondo islamico per difendere Gerusalemme sarebbero stati offerti invano e la responsabilità ne ricadrebbe su di lui.

In tale situazione egli si rende ben conto come l'Italia e la Germania non possono procedere che in pieno accordo su tutto e, in pieno accordo con l'una e con l'altra delle Potenze dell'Asse, egli intende procedere. Ma, forte della sua conoscenza dei Paesi Arabi e Mussulmani del Mediterraneo e dell'influenza che egli possiede, ritiene di aver non solo il dovere ma il diritto di consigliare ogni possibile azione che serva a scongiurare il pericolo di un definitivo scoraggiamento degli arabi con conseguente loro passiva acquiescenza di fronte alla potenza anglo-americana ed a predisporre ogni possibile difesa -per modesta che essa possa apparire -contro il fronte che gli anglo-americani potrebbero tentare di stabilire in Marocco per impadronirsi del Nord Africa Francese e prendere al rovescio le posizioni dell'Asse in Libia.

(l) -Vedi D. 202. (2) -Vedi D. 118.
161

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 33958/745 P. R. Roma, 29 settembre 1942, ore 19.

Vostro telegramma 590 (1).

R. Ambasciatore Berlino ha chiesto a quel Ministero Affari Esteri conferma notizie comunicate Vostro telegramma riferimento. Al riguardo Ambasciatore di Germania a Tokio ha telegrafato al suo Governo che il nuovo Ministro degli Affari Esteri nlpponlco gli ha spontaneamente dichiarato che il Giappone non ha avuto nessuna conversazione politica con la Russia e nella fattispecie non avrebbe mai fatto le richieste da Voi comunicate.

162

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6277/0183 R. Zagabria, 29 settembre 1942 (per. il 1° ottobre).

Mio telegramma per corriere n. 0180 del 28 corrente (2).

Il Poglavnik mi ha convocato stamane per darmi notizie del suo recente viaggio. Notizie sostanzialmente negative, in quanto, a conferma di quanto già dettomi dal Ministro Lorkovic, nel colloquio col Fiihrer «non c'è stato niente di concreto~. Unico elemento politico nuovo, il fatto che il Poglavnik si è !agnato col Fiihrer del contegno di alcuni ufficiali tedeschi nella zona militarmente occupata in Croazia che credono di poter comandare a loro talento. Per il resto, sia al Quartier Generale del Fiihrer sia altrove l'unica cosa che conta -secondo il Poglavnik -è la situazione militare; la politica è relegata «non al secondo, ma al decimo piano ~.

In una località russa, nella quale ha pernottato, c'era un piccolo presidio militare italiano che ha visitato la settimana seguente. Aveva chiesto di incontrare i reparti incorporati nel C.S.I.R. ma gli era stato risposto che la cosa non rientrava nel programma.

Nel suo viaggio di ritorno si è fermato a Stockeran nella Ostmark per vedere quel centro d'istruzione delle forze croate destinate al fronte orientale (1).

(l) -Vedi D. 113. (2) -Vedi D. 158.
163

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. P. 4162/1300. Bucarest, 29 settembre 1942.

Nell'accusarti ricevuta e ringraziarti per la tua cortese lettera n. 22963/299 del 15 corrente (2) desidero assicurarti che in quelle occasioni nelle quali, per le insistenze di questo Ministro di Ungheria, ho ritenuto opportuno intervenire amichevolmente presso il Presidente Antonescu (3), mi sono sempre attenuto ai criteri della maggiore cautela e l'ho fatto soltanto quando si trattava di cose in cui il mio intervento non poteva essere frainteso o avere conseguenze ed importanza tale da creare complicazioni.

Ti assicuro che, qualora tali casi dovessero ripetersi -il che nelle attuali circostanze mi sembra poco probabile -terrò sempre informato il superiore Ministero.

164

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6269/114 R. Copenaghen, 30 settembre 1942, ore 20,45 (per. ore 7,30 del 1° otto bre). Mio telegramma n. 113 (4).

Ho veduto stamane Ministro aggiunto tedesco e questo pomeriggio Ministro degli Affari Esteri.

Ministro tedesco con molta reticenza mi ha confermato che attuale tensione dipende da una risposta non gradita del Re di Danimarca al messaggio augurale di Hitler. Mi ha detto che aspettava notizie da Berlino; mi ha promesso tenermi informato e pregato non parlare con nessuno di quanto era riuscito ad appurare preferendo incidente passasse inosservato se situazione poteva favorevolmente risolversi.

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che situazione era oltremodo grave e preoccupante, che Germania aveva ieri richiamato suo Ministro e pregato Ministro danese lasciare Berlino. Quest'ultimo arriverà questa sera Copenaghen .

Egli spera tuttavia che la Germania accetti offerte Governo danese di un incontro in Germania fra Hitler e Principe Ereditario proposto ieri dopo la riunione del Consiglio dei Ministri per chiarire personalmente reale consistenza situazione. Sovrano sarebbe andato di persona se non fosse ancora sofferente.

Ministro degli Affari Esteri considera che attuale tirata di briglia tedesca può essere spiegabile e giustificata data leggera mentalità danese e testarda mentalità Sovrano (non esitava dire che se la risposta fosse stata sottoposta Uffici competenti sarebbe stata opportunamente modificata) ma che ciò non giustifica che attuale situazione venga compromessa con un pretesto; a tarda ora alla Legazione di Germania mi è stato detto che incontro Principe Ereditario con Hitler è stato proposto stamane alle 11 da Incaricato d'Affari danese a Berlino; che non si attende decisione tedesca prima di domani; che Comandante truppe di occupazione tedesche in Danimarca è stato sostituito, fatto questo sintomatico essendo Generale Ludke molto ben visto da opinione pubblica danese.

(l) -Vedi D. 211. (2) -Vedi D. 125. (3) -Vedi D. 99. (4) -Con T.s.n.d. 30703/113 P.R.. ore 23,30, non pubblicato, Sapuppo aveva riferito circa il verificarsi di nuove tensioni tra U Governo Danese ed l dirigenti tedeschi; ed il fatto che in relazione a ciò li Ministro di Germania, appena rientrato in sede, fosse stato chiamato a Berlino per conferire.
165

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6265/1328 R. Buenos Aires, 30 settembre 1942, ore 22,02 (per. ore 8,25 del 1° ottobre).

Mio 1325 (l).

Informo ad ogni buon fine che nel corso colloquio avuto oggi questo Ministero Esteri circa dichiarazioni votate iersera da Camera dei deputati per rottura relazioni diplomatiche con Asse mi è stato detto quanto segue: «Governo argentino non attribuisce alcun peso né giuridico né politico alla votazione di ierl e solo la considera uno «spiacevole episodio». La Camera dei Deputati non

ha fatto che esprimere un desiderio. Si tratta di una dichiarazione di principio e non di una legge. Analogamente a quanto avvenne 1917 voto resterà senza alcun seguito (mio 1158 ultima parte) (1).

(l) T. 6261/1325 R. del 30 settembre 1942, ore 16, non pubbllcato sulle dichiarazioni votate alla. Camera. del deputati argentina., per la rottura. della. relazioni diplomatiche con l'Asse.

166

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6381/0170 R. Parigi, 30 settembre 1942 (per. iZ 5 ottobre).

Mio telespresso n. 1651 del 28 settembre (2).

Sulle ragioni dell'allontanamento di Benoist-Méchin dal Governo hanno circolato molte voci. Si è parlato anche di una specie di complotto con Doriot, maggiore esponente del collaborazionismo spinto; ma sembra che questa versione non sia esatta. Senza giungere a tanto, è certo tuttavia che BenoistMéchin aveva da ultimo assunto verso il Capo del Governo atteggiamento sempre più indipendente e d'opposizione. Il dissenso tra i due uomini riguardava e riguarda, oltre che la politica estera, anche quella interna. Benoist-Méchin rimprovera a La val di essere «democratico», e di non fare sul serio la «rivoluzione nazionale». In particolare, avrebbe voluto che il Governo assumesse una posizione energica dinanzi agli atteggiamenti presi da Herriot e da Jeanneney a seguito dello scioglimento degli uffici di Presidenza della Camera e del Senato (telespresso n. 1591 del 22 corrente) (3).

In politica estera, Benoist-Méchin rimprovera a Lava! l'atteggiamento tenuto verso l'Inghilterra e gli Stati Uniti a proposito più specialmente dell'attacco al Madagascar e di quello, secondo le voci correnti, in preparazione a Dakar, sostenendo la necessità di una presa di posizione netta verso i due Paesi anglo-sassoni. Ciò che è proprio quello che Lava! ha finora dimostrato di non voler fare.

Sembra che Benoist-Méchin si proponesse di attaccare Lavai nell'ultimo Consiglio dei Ministri. Lavai ha tagliato corto. Ha rinviato il Consiglio dei Ministri e ha dimesso Benoist-Méchin (mio telespresso n. 1651 del 28 corrente).

Da parte germanica non si è inclini ad attribuire una grande importanza all'episodio, che si definisce una «rivolta di palazzo», e nemmeno alle dimissioni date qualche tempo fa dal Ministro dell'Agricoltura e degli Approvvigionamenti Leroy-Ladurie (mio telespresso n. 1627) (3), senza nascondersi tuttavia che la situazione di Lavai, difficile fin da principio, sta diventando sempre più pesante.

(l) -T. 5692/1158 R. del 3 settembre 1942, ore 21,55, non pubb!lcato. (2) -Non rinvenuto. (3) -Non pubblicato.
167

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

L. 1/5513. Roma, 30 settembre 1942.

Vi informo che il Duce, aderendo al desiderio espresso dal Poglavnik di avere un incontro in Italia con Lui (1), sarà lieto di vederlo il 14 novembre in una città dell'Italia settentrionale che si riserva di stabilire.

Di quanto sopra potete fin da ora dare notizia al Poglavnik (2).

168

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 15136 (3) Berlino, 30 settembre 1942.

Il discorso che ha pronunciato oggi il Fiihrer, tre giorni dopo quello di Ribbentrop, susciterà forse per il suo contenuto una eco minore di quella avuta dalle dichiarazioni del Ministro degli Esteri del Reich, che erano state accuratamente preparate e soppesate anche per le possibili reazioni nemiche.

La personalità del Fiihrer dà peraltro un interesse particolare alle sue manifestazioni oratorie, interesse politico ma anche umano, se si tratta, come nel caso odierno, di manifestazioni piuttosto istintive che elaborate, e nelle quali è lecito credere che il Fiihrer si abbandoni, con maggior libertà di quanto non avvenga solitamente a uomini di Stato, nell'esprimere il suo vero stato d'animo dinanzi alla folla dei seguaci nazionalsocialisti. Senza quindi anticipare un completo giudizio sul discorso odierno, mi propongo di esporre qui sotto le prime impressioni ricevute, sopratutto inquadrandolo nelle caratteristiche presentate dall'attuale situazione interna.

Il Fiihrer ha parlato nel pomeriggio di oggi allo Sportpalast, esattamente per un'ora, davanti ad alcune migliaia di camicie brune del Gau di Berlino, radunate dal Ministro Goebbels per la tradizionale apertura dell'opera di assistenza invernale. Tradizionale è ormai, da quando è scoppiata la guerra, in tale circostanza anche il discorso del Fiihrer ed egli ha certamente sentito che non avrebbe potuto rompere tale consuetudine senza suscitare una ridda di commenti tra la popolazione già particolarmente proclive, in questo momento, a spargere voci che -come quella di una disgrazia di Himmler, compreso invece oggi nel seguito di Hitler -sono piuttosto frutto di un certo disorientamento proprio dell'opinione pubblica germanica nella fase attuale. Hitler si era evidentemente proposto di tranquillizzare e di rialzare il tono di questa opinione pubblica dopo che essa, resasi conto dalla fine di agosto che

le operazioni militari in Russia non avrebbero potuto avere quest'anno un risultato definitivo, dava alcuni sintomi, non di allarme, devo sinceramente constatare, ma bensì di depressione e di apatia.

Tre anni di guerra duramente combattuta ed accompagnata all'interno da non lievi e crescenti privazioni non possono non incidere nella coscienza delle vaste masse popolari e alla soglia appena varcata del quarto anno, la Fiihrung è più che mai preoccupata di scandagliare quanto tale traccia sia profonda.

Nell'ultimo discorso al Reichstag, il 26 aprile di quest'anno, Hitler aveva detto: «Vorrei sempre sottolineare che questi discorsi sono sempre stati destinati in primo luogo al popolo tedesco e poi ai suoi amici». Ed effettivamente credo che bisogni esaminare anche l'odierno discorso del Fiihrer più nel clima della propaganda interna che nel riflesso delle eventuali reazioni estere considerate dall'oratore.

È noto che, memore della guerra passata, Hitler fin dall'inizio di quella attuale si è sempre moltissimo preoccupato del fronte interno: quasi che, sicuro dei suoi soldati, ritenesse di dovere «guardare loro le spalle» da possibili manifestazioni di disfattismo o di cedimento della popolazione civile. Fenomeni di questo genere non si sono verificati, ma è certo che i bombardamenti aerei da una parte e dall'altra il prolungarsi e l'aggravarsi della guerra, rendono necessaria da parte dei gerarchi una sensibilità molto attenta nella direzione dell'opinione pubblica.

In tal direzione, da un po' di tempo e da quando, più precisamente, si è incominciato a rendersi conto che la campagna di quest'anno non avrebbe recato sul fronte orientale i risultati sperati, si è cambiato registro, ci si è distanziati sempre di più dalle frasi magniloquenti e dalle proclamazioni retoriche e si è cercato invece di andare incontro alle obbiezioni e di prevenire i dubbi del popolo. Specialmente sintomatici sotto questo punto di vista sono gli articoli di Goebbels radiodiffusi e pubblicati ogni settimana nel periodico

Das Reich.

Goebbels ha ripetuto sostanzialmente, nel discorso con cui oggi allo Sportpalast ha preceduto quello del Fiihrer, alcuni concetti che vorrei chiamare difensivi: non vi è da essere in pena per l'esito della guerra, perché la Germania ha in mano i più forti pegni per la vittoria finale. La Germania ha scopi bellici moderati, per la libertà e la sicurezza del suo spazio vitale; questa guerra le è stata imposta dalla plutocrazia demo-giudaica e il popolo tedesco deve essere conscio della necessità di combatterla fino in fondo, ben sapendo che cosa il nemico gli riserverebbe in caso di sconfitta.

Nessuna illusione, dunque, ma invece la tendenza a prospettare al popolo germanico la situazione con elementi realistici non privi di gravità quanto alla durata della lotta ed ai sacrifici da sopportare, ma d'altra parte latori di prospettive favorevoli se si considera la situazione dell'avversario.

Questo era in fondo il senso del discorso di Ribbentrop, scritto in parte dallo stesso Hitler, a quanto mi viene riferito da fonte degna di fede. C'è adunque un filo conduttore dagli articoli di Goebbels alle dichiarazioni di Ribbentrop fino al discorso dello stesso Goebbels ed a quello del Fiihrer di oggi, per cui è lecito credere che le manifestazioni dei due Ministri siano state un preludio diretto a creare una determinata «Stimmung » nella popolazione.

Io ho l'impressione che si fosse avvertito nel popolo, pur sempre disciplinato, un senso come di riserbo nei riguardi dei Capi, alla cui infallibilità aveva creduto dopo le folgoranti campagne di Polonia e di Francia e la prima fase di quella russa. Come un leggero distacco, una perdita di contatto, che occorreva al più presto ristabilire.

Non posso negare che, dal punto di vista formale, la manovra della propaganda interna è stata abile. Essa ha smesso, per così dire, l'abito solenne e pomposo delle grandi promesse e delle vaste prospettive per indossare quello più umano di tutti i giorni; per riacquistare credito in mezzo al popolo, insomma, la propaganda ha dovuto adottare un tono minore. Ci si è serviti anche di mezzi pratici e di indubbia efficacia, come l'aumento delle razioni del pane e della carne (a scapito delle zone occupate: quella dell'ex-Polonia, ad esempio, che doveva dare prima alla Germania 120 mila tonnellate di generi alimentari è tenuta ora a fornirne una quantità quattro volte maggiore e la tessera alimentare è stata ritirata a tutti gli ebrei con le conseguenze per essi che si possono immaginare) o come l'arrivo a Berlino proprio il giorno de! discorso del Fuhrer di un treno dall'Ucraina, dono al Gau della capitale, recante 615 ceste di burro, duemila polli, un quarto di milione di uova, ecc. Contemporaneamente si sono imposte all'interno limitazioni severe a viaggi e a spostamenti, onde evitare la possibilità, fra l'altro, di incontri ed il formarsi di solidarietà fra operai delle varie nazioni che tendevano a manifestarsi. E il controllo della vita pubblica e privata è divenuto ancor più evidente e severo.

Posso richiamarmi a questo punto all'ultimo discorso di Hitler al Reichstag, ai pieni poteri nel campo della giustizia da lui chiesti ed ottenuti ed anche incominciati ad applicare attraverso all'opera del nuovo Ministro Thierack, già Presidente del Tribunale speciale: in alcuni punti il discorso odierno calca nuovamente sull'intolleranza assoluta da parte dello Stato di chiunque si dimostri indegno della comunità popolare cui appartiene.

Ma il discorso odierno del Flihrer si ricollega specialmente a quello pronunciato da lui il 4 ottobre dell'anno scorso anch'esso allo Sportpalast e anche esso detto di slancio (l). In tale occasione osserva v o come il Fuhrer avesse sentito il bisogno di giustificarsi di fronte al suo popolo, dopo il mancato raggiungimento delle mete annunciate o lasciate intravvedere, con una delimitazione anche di tempo poi risultata azzardatissima. Lo stesso devo ripetere in occasione del discorso odierno, con l'aggiunta che un anno è trascorso e che tutto quanto allora scrissi è aggravato da questo elemento cronologico.

Ciò rilevato, è innegabile che le dichiarazioni odierne, annunciate dalla stampa con un risalto anche ma22iore del solito, hanno prodotto un senso di delusione.

La folla che ascoltava il discorso a BP-rlino e in tutte le altre città della Germania ha sentito dalla voce del Fiihrer un bilancio della campagna di quest'anno esponente obbiettivi già raggiunti ma anche l'elenco delle enormi difficoltà e dei vastissimi compiti organizzativi per cui l'avanzata non può procedere troppo rapidamente e per cui occorre molto lavorare per mettere in ordine e a frutto le regioni conquistate: e ha sentito sopratutto, nell'ultima

15 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

parte del discorso, un'alta glorificazione del combattente germanico e italiano (franco e caldo l'accenno al nostro paese :;;trettamente legato alla Germania) per l'asperrimo impegno con cui resiste e attacca sul fronte orientale.

C'è un passo a questo punto del discorso in cui Hitler ha bene individuato l'impaccio del reduce a descrivere auanto ha visto e vissuto nella guerra contro i bolscevichi, e pareva che questo passo si adattasse in un certo modo anche all'oratore stesso. Pareva veramente, non prot>rio che Hitler non potesse descrivere con ordine e chiarezza i termini della situazione. ma che nel far ciò il suo pensiero non sapesse staccarsi dagli eventi contingenti o appena trascorsi della campagna. Basterebbe citare il lungo brano riferentesi ai trasporti: il discorso fatto per il fronte interno tornava e ritornava su quello orientale. È evidente eh~ il Fiihrer ha concentrata talmente colà la sua attenzione da non sapere o non voler dedicarsi ad altri argomenti. Alquanto sommari dunque gli accenni politici.

Come nel discorso di Ribbentrop, cui il Fiihrer aveva ceduto il compito di rivolgersi con sobrie cifre e persuasivi argomenti anche all'opinione pubblica internazionale, appena qualche parola spesa per l'Europa del dopoguerra; per l'ordine nuovo.

Tutto ciò torna a confermare che la Germania, incapace secondo il carattere tedesco di sintesi, è polarizzata sul compito che deve ancora terminare di assolvere sulle frontiere antibolsceviche che vuol dare all'Europa e per cui chiede la solidarietà di tutta l'Europa.

Il discorso odierno, dal quale il popolo tedesco non ha ricavato alcuna speranza circa una risoluzione prossima della guerra, ma invece un nuovo incitamento a durare nel saldo impegno del Fiihrer che una capitolazione non sarà mai possibile, rafforza l'impressione, la quale sta a base di ogni giudizio, che l'osservatore obbiettivo possa tentare sulla Germania di oggi: il maggiore elemento determinante per fondare un maggiore o minore ottimismo è lo sviluppo della situazione militare nella campagna contro la Russia sovietica.

E poiché tale sviluppo non appare attualmente evidente né è risultato chiarito dal discorso del Fiihrer, l'odierna manifestazione ha lasciato nell'opinione pubblica incertezza e perplessità (l).

(l) -Vedi D. 121. (2) -Casertano riferì sull'esecuzione di queste istruzioni con lettera n. 4911 del 16 ottobre 1942, non pubbl!cata. (3) -Lo stesso documento esistente !n copia in ACS, Carte Alfieri, busta 6, fase. 23, reca invece il numero di protocollo 15137.

(l) Vedi serle IX, vol. VII, D. 620.

169

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RR. Monaco, 30 settembre 1942.

Ho visto ieri lungamente von Hassell, già ambasciatore Germanico a Roma, il quale mi ha confidenzialmente manifestato le sue grandi preoccupazioni circa l'avvenire.

Egli teme che il prolungarsi della guerra, e le grandi difficoltà e perdite sul fronte russo, nonché il malessere che si verifica a causa dell'estraniarsi crescente del popolo germanico dal Partito Nazionalsocialista possono determinare un collasso, se non prossimo, alla fine dell'anno prossimo.

Egli ha un figlio (il minore) al fronte russo e precisamente nel Caucaso. Ha ricevuto ultimamente una sua lettera nella quale è detto che di fronte a Grozny sono sorte tali difficoltà, da rendere impossibile ogni ulteriore avanzata verso Baku.

Ben presto in tutto lo scacchiere del Caucaso non sarà più possibile avanzare, poiché sono state gettate nel conflitto tali nuove masse di truppe sovietiche, da impressionare seriamente circa le ognora efficienti possibilità militari dell'avversario. I rifornimenti attraverso l'Iran funzionerebbero in pieno, così che l'esercito tedesco non può con gli attuali suoi mezzi sperare di giungere a Baku ed a Batum, e tanto meno raggiungere la frontiera iraniana e turca. Occorre attendere l'anno prossimo, e prepararsi a passare un altro durissimo inverno.

Sempre secondo le informazioni avute da suo figlio, von Hassell mi ha detto che queste sempre crescenti difficoltà, e questa sempre rinnovantesi lotta con un nemico bene armato ed agguerritissimo stanno creando nel soldato tedesco un certo scoraggiamento, per cui esso non ha più quello slancio, quel mordente che aveva al principio dell'estate scorsa, quando la campagna di Russia si annunziava tanto promettente per affrettare la fine del conflitto.

Hassell non crede che i preparativi per svernare in Russia siano tali da assicurare all'esercito il necessario comfort. Mi ha detto pure che serpeggia molto malumore nell'Alto Comando tedesco a causa del sistema adottato da Hitler di silurare i Generali al minimo insuccesso creando continui cambiamenti.

Parlandomi di Himmler, egli lo ritiene la vera incognita del Regime, quantunque l'uccisione del Governatore del Protettorato della Boemia (mi sfugge il nome esatto) abbia privato la S.S. del suo vero animatore.

Hassel è evidentemente pessimista, ma occorre tenere conto dei suoi notoriamente poco buoni rapporti con il Regime Nazionalsocialista. Hitengo possa essere interessante quanto mi ha detto il Dott. Tosi, capo di questo nostro ufficio sindacale, la cui competenza si estende nei territori di questo Consolato, di quello di Norimberga e del Tirolo. Da me pregato, egli ha disposto un servizio onde saggiarvi l'umore della massa dei lavoratori tedeschi della grande industria.

Oggi mi ha riferito che, secondo le notizie avute, circolerebbe nella massa stessa un grande malcontento a causa delle notizie provenienti dal fronte russo, le quali hanno tolto ormai ogni speranza circa una prossima fine della guerra.

L'elemento cattolico soffierebbe poi su tale stato d'animo, anche con il fare

circolare varie storielle su presunti conflitti fra i capi del Regime, e fra questi

e quelli dell'esercito. Il recente bombardamento di Monaco, di Norimberga, ed

anche di altri centri, avrebbe accresciuto il malumore della popolazione, mentre

l'annunzio fatto da Goering di aumento della razione-viveri a cominciare dal

19 ottobre p.v. non avrebbe fatto grande impressione, ritenendosi misura di pro

paganda, non facilmente mantenibile.

Tosi aggiungeva che sarebbe però errore credere che tale malcontento possa

essere pericoloso, e dare luogo a fatti gravi. No! Le officine lavorano in pieno

ed occorre tenere presente che 1'80 % dei lavoratori sono uomini dai 40 ai 65

anni e quindi proclivi alla tranquillità!

A mio avviso la questione alimentare è essenziale. Se l'annunziato aumento del razionamento sarà mantenuto, ossia se i territori occupati cominceranno a rendere, non vi è alcun pericolo interno. Anche i bombardamenti aerei non possono essere decisivi circa il morale della popolazione!

Credo che sia il soldato che l'uomo della strada sono vivamente impressionati direi « religiosamente » colpiti dal fenomeno russo. Questo può provocare cambiamenti profondi nell'anima germanica, per la stessa ammirazione romantica, che è in essa per tutto quanto proviene dalla forza del mistero, e il fenomeno russo non è solo una questione di resistenza e valore militari, ma rientra nei fenomeni trascendentali, e comincia a colpire la fantasia tedesca.

Occorrerà che il Regime reagisca contro questo stato d'animo di meraviglia e quasi di ammirazione, che sta conquistando gradatamente la massa tedesca, a ciò ben disposta dalla lunghezza della guerra, dai sacrifici morali e materiali, e dalla delusione provata per il mancato avverarsi di tante promesse di imminente fine della guerra e di sicura vittoria.

Non ho creduto di esporre quanto sopra in un rapporto, e, valendomi dell'autorizzazione da Voi, Eccellenza, concessami a viva voce di riferirvi direttamente, vi invio questa lettera, che ha carattere del tutto confidenziale (1).

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolinl.

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. 6309/308 R. Shanghai, 1° ottobre 1942, ore 6

(per. ore 10,45 del 2). Nanchino, 28 settembre.

Benché al corrente che missione giapponese non aveva che un compito protocollare e i tre inviati speciali Hiranuma Arita e Nagai non hanno alcuna influenza sull'attuale Governo, Wang Chin Wei ha fatto loro con insistente franchezza le seguenti dichiarazioni nella vaga speranza che l'eco ne giungesse alla Casa Imperiale e al Primo Ministro: «Inizio il movimento per la pace con quel pugno di uomini, con le stesse determinazioni con cui nel 1910 guidando 30 compagni iniziai il movimento rivoluzionario di liberazione. Da fedele discepolo di Confucio continuerò nella mia opera sino all'ultimo sacrificio se dovesse fallire.

Ma a voi messaggeri dell'amicizia del Giappone per la Cina, assertori della fiduciosa collaborazione, sento il dovere di far presente:

lo -che il Governo giapponese deve una volta per sempre seppellire l'illusione che risulta da ricorrenti dichiarazioni ufficiali e ufficiose di un non lontano accordo con Chung King. Chung King resisterà sino all'estremo, sino alla vittoria delle potenze dell'Asse;

2° -che pertanto il Giappone deve mettere in atto ogni mezzo per dare al Governo di Nanchino quella forza di attrazione che valga ad assicurargli progressivamente la fiducia e la cooperazione delle masse cinesi;

3° -se ciò non venisse fatto l'opera del Governo cinese dalla stasi attuale entrerebbe in una fase di regresso, il popolo cinese non contentandosi più di dichiarazioni d'amicizia e di promesse ma esigendo ormai dei fatti non può comprendere come si lascino inoperanti gli impegni solennemente assunti con la firma di un trattato di pace;

4° -che un atteggiamento negativo come l'attuale non può che scoraggiare i seguaci del movimento per la pace e fare il gioco di Chung King e dargli ineccepibile argomento contro il Giappone;

5° -che credeva suo dovere ripetere la richiesta più volte fatta di una partecipazione della Cina al conflitto mondiale a fianco del Giappone e dell'Asse, così come Chung King, vi combatte a fianco degli anglo-americani. Non poteva prendere in considerazione il motivo messo innanzi da Tokio per giustificare il rifiuto, che una partecipazione della Cina al conflitto sarebbe apparsa a Mosca come una provocazione».

6° -Invocava l'interessamento dei migliori uomini di ingegno del Giappone per una coraggiosa soluzione del problema cinese, mettendo fine alle incertezze, spezzando la catena di errori odiosi e dolorosi tuttora commessi da funzionari e da ufficiali incompetenti.

Faceva presente che una tale soluzione avrebbe costituito di per se stessa una grande vittoria, necessaria a suo avviso anche per il Giappone conquistatore di tanti territori nel Pacifico che col diritto di trarre enormi vantaggi assumeva anche l'onere di difenderli.

Quanto precede è stato confidato da Wang Chin Wei a me e all'Ambasciatore di Germania durante un pranzo intimo ieri 27 corrente, subito dopo la partenza della Missione giapponese.

Telegrafato Roma e Tokio.

(l) Il presente documento reca il visto d! Mussolin!.

171

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6578/034 R. Stoccolma, 1° ottobre 1942 (per. il 9).

Per quanto in ambienti ufficiali si faccia professione di massima prudenza nel valutare possibilità future di pace, e si mostri anzi di ritenere ancora estesa ed imprevedibile durata conflitto, è interessante registrare come in certi settori della grande industria e finanza svedesi si faccia strada cautamente opinione, non del tutto disinteressata e imparziale, che tali possibilità già esistano, anche se allo stato latente, e possano essere tradotte in realtà concreta soltanto o principalmente per tramite Svezia.

Come già indicato con mio telespresso n. 2016/394 del 16 settembre (1), tale opinione è alimentata, e in parte motivata, dalla considerazione degli evidenti vantaggi di ordine politico e materiale che Svezia trarrebbe da un'azione di mediatrice interposta al momento critico ed opportuno. Non solo -ma si ri

tiene, evidentemente, che si otterrebbe un non disprezzato risultato qualora sin da ora si riescisse ad accreditare tale opinione in larghi settori dell'opinione pubblica delle due parti conflitto. Nel campo politico, perché, a parte accresciuto prestigio ciò costituirebbe per Svezia una specie di controassicurazione di entrambi i belligeranti che avrebbero così ogni interesse a mantenersi il favore e rispettare prerogative di un paese eventualmente chiamato a recitare una parte così decisiva. Nel campo materiale, perché sin da ora si getterebbero basi per realizzare ambizioni svedesi a costituire primo ponte per ripresa scambi intercontinentali. In questo senso si sono avuti interessanti e recenti accenni in st.ampa locale.

È perciò che in questa atmosfera circolino con facilità voci di assaggi e trattative preliminari. Cito notizia riferitami in questi giorni secondo cui personalità tedesca di passaggio a Stoccolma, in occasione recenti riunioni economiche, avrebbe fatto cautissimo sondaggio in ambienti svedesi diretto accertare se e a quali condizioni potenze anglosassoni sarebbero disposte concludere pace. Si considererebbero proposte soltanto dopo che dirigenti nazionalsocialisti fossero stati allontanati.

Non ho naturalmente modo di controllare fondatezza voce che riferisco unicamente a titolo segnalazione; essa va comunque accettata con massima cautela appunto perché, come già indicato, si inquadra in un atteggiamento nel quale entrano in misura eguale ambizione e illusioni.

Si può comunque essere certi che se assaggio è stato fatto ed è stato autorizzato, ogni precauzione è stata anche sicuramente presa per dissimulare origine ufficiale. Aggiungo essere mia convinzione personale che tedeschi mantengono qui con ogni cura contatti unufficiali che attraverso zone intermedie si estendono sino a paesi o rappresentanti di paesi nemici. Non che tali contatti siano il sintomo, tanto meno la prova, di intenzioni o, necessità concrete da parte della Germania. Essi dovrebbero piuttosto, a mio parere, essere interpretati come una delle tante manifestazioni laterali e segrete della politica estera germanica, condotte con maggiore o minore libertà d'iniziativa da parte di elementi non ufficiali, e mantenute in vita, ad ogni buon fine, anche a scopo di verifica e controllo, discreto ma continuo, delle disposizioni avversarie.

(l) Non pubblicato.

172

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

L. P. Roma, ta ottobre 1942 (1).

Vi sono molto grato dei saluti che avete voluto inviarmi (2), e che ricambio con affettuosa cordialità. Colgo questa occasione per inviarvi anche le mie felicitazioni e i miei fervidi auguri per il sesto anniversario del giorno in cui Voi avete assunto la

suprema direzione dei destini della Spagna. È questo un giorno che non solo il Vostro Paese celebra, ma tutti coloro che in Voi e nella Rivoluzione Spagnola hanno riconosciuto il primo segno vittorioso della lotta accanita che oggi l'Europa sostiene contro la minaccia del bolscevismo.

Desidero rinnovarVi in questa occasione le espressioni della mia completa fiducia nella Vostra opera e nelle direttive della Vostra politica estera, quali mi sono state da Voi esposte, con perfetta lealtà, nel nostro incontro di Bordighera (1). Io mi rendo perfettamente conto della posizione della Spagna, e Vi posso assicurare che è mio fermo intendimento di dare alla Spagna tutto l'appoggio del quale essa avesse bisogno per la tutela dei propri interessi e la realizzazione delle sue aspirazioni.

Io considero l'amicizia itala-spagnola come una direttiva permanente e sicura della politica estera italiana, e come una delle basi essenziali del nuovo ordinamento politico che l'Europa avrà alla fine della guerra.

Con i migliori auguri per un felice proseguimento del Vostro lavoro, vogliate gradire le più affettuose espressioni della mia amicizia.

(l) -Questa lettera fu trasmessa da Giano a Lequio in allegato al dispaccio 1/5587 del 3 ottobre 1942, con eu! io si invitava a provvedere per l'inoltro a Franco. (2) -Vedi D. 133.
173

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. P. 15195. Berlino, 1° ottobre 1942 (per. il 12).

Mi è pervenuta la tua lettera del 17 corrente n. 1/5339 (2) con la quale mi pregavi di far conoscere quanto risultasse circa apprezzamenti sul rendimento dei lavoratori stranieri in Germania ed in particolare su quello dei lavoratori italiani.

Giudizi comparativi sul rendimento dell'operaio italiano nel confronto degli altri operai stranieri in Germania non risultano essere stati fatti e tanto meno divulgati da parte di queste Autorità. In particolare va osservato che uno schema del genere difficilmente potrebbe essere redatto date le modalità di impiego ed il genere di lavoro assolutamente diversi cui debbono adattarsi gli operai delle varie nazionalità attualmente in Germania (ad es. gli operai francesi sono in massima specialisti; quelli delle regioni dell'Est considerati per lo più una massa amorfa destinati ai lavori più umili, ecc.).

Valutazioni del rendimento dei lavoratori italiani per se soli presi, sono invece state fatte e precisamente nello scorso mese di aprile, da parte di numerose aziende tedesche.

L'esame di tali valutazioni fa rilevare che il rendimento del lavoratore italiano è stato giudicato inferiore al rendimento del lavoratore germanico dal1'11 % delle Aziende; non soddisfacente dal 2 % delle Aziende; soddisfacente dal 71 % delle Aziende ed infine ottimo dal 16 % delle Aziende.

L'inferiorità del rendimento dell"operaio italiano nei confronti di quello germanico è stata valutata (dalle Aziende che tale inferiorità hanno valutata) in

limiti variabili dal 25 al 60% del rendimento dell'operaio germanico. Le stesse Aziende che hanno affermato tale inferiorità hanno però ritenuto doveroso rilevare che essa deve in parte attribuirsi alle difficoltà che il nostro operaio deve affrontare in Germania in ispecie nel primo periodo del soggiorno per le difficoltà linguistiche ed ambientali (clima e psicologia) nonché per le nuove condizioni di lavoro e di alimentazione. La maggior parte di quelle Azinde ha infatti precisato di aver osservato un graduale crescente rendimento dell'operaio italiano col protrarsi della sua residenza in Germania.

Qualche Azienda ha affermato che l'operaio italiano in Germania rende «se è ben diretto».

Delle Aziende che hanno affermato l'ottimo rendimento dell'operaio italiano alcune hanno precisato che esso ha «una produttività superiore alla normale» o che è «straordinariamente capace».

(l) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 568. (2) -Vedi D. 130.
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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 34405 P.R. Roma, 2 ottobre 1942, ore 8.

A seguito dimissioni Gabinetto Nedic (l) è stata segnalata da fonte militare possibilità che Autorità germaniche, di fronte a difficoltà di costituire un nuovo Governo Serbo, pensino di istituire in Serbia amministrazione militare germanica sotto forma di Governatorato Generale.

R. Legazione in Belgrado, incaricata (2) di fornire notizie in merito alla predetta segnalazione, ha confermato (3) che nei giorni scorsi hanno colà circolato voci di eventuale possibile istituzione di regime di amministrazione militare in Serbia, aggiungendo peraltro che trattasi di semplici congetture. R. Legazione ha inoltre riferito che in relazione crisi Gabinetto Nedic attendesi ritorno Belgrado Ministro Benzler il quale si è recato costà per conferire su situazione Serbia.

Sarebbe pertanto opportuno che codesti organi competenti fossero discretamente sondati allo scopo di accertare reale situazione ( 4).

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IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6362/545 R. Kabul. 2 ottobre 1942, ore 12 (per. ore 18,10 del 4).

Noto amico mi riferisce conversazione che suo conoscente ha avuto di recente con Jinnah.

(-4) Per la risposta d! Alfieri, vedi D. 195.

Questi lo ha assicurato desiderio indipendenza dell'India da parte del Congresso: esperienza fatta dai mussulmani nelle provincie in cui Congresso ha tenuto potere ha convinto mussulmani che nonostante buone parole, Congresso intende ridurre mussulmani a « status minor » tolleranza. Questo egli non può accettare né può mettersi contro opinione corrente indiani; ciò lo costringe orientare sua azione politica sulla questione Pakistan e rifiutare collaborazione a chi non accetta integralmente questo principio.

Ha accennato sua preoccupazione che noi e specialmente Giappone appoggiamo Hindu a scapito mussulmani. Ha detto poi che la Lega mussulmana conta molto su appoggio Afghanistan: senza questo appoggio Pakistan sarebbe difficilmente raggiungibile.

Rileva che circa Pakistan opinione Afghanistan non si è ancora definita. Nella massa popolazione, intende con questo anche elementi relativamente più colti ma non connessi con classi dirigenti, idea ha fatto indiscutibilmente enorme progresso: sua impressione anzi è che qualora si creasse Stato indipendente mussulmano indiano del nord, sua forza attrazione verso Afghanistan orientale sarebbe talmente forte da far dubitare se, sia con l'attuale, sia con qualsiasi altro governo, Afghanistan riuscirebbe sopravvivere come Stato a sé. Lo stesso dicasi del resto dell'Afghanistan settentrionale qualora si costituisse in Asia Centrale Stato mussulmano indipendente. Sfere governative, compresa anche opposizione noto amico, in fondo temono India indipendente e unita quasi più che India inglese: ritengono che essa manifesterebbe tendenze espansionistiche ed economiche cui Afghanistan difficilmente potrebbe resistere; preferendo eventualmente quindi che a unità britannica si sostituisse India divisa. Sotto questo punto di vista quindi favorire Pakistan. Mentre però alcuni cullano [la speranza] che simpatie indiscutibili che Afghanistan ha fra mussulmani India permetterebbero Afganistan avere spec,ie di protettorato su questo stato mussulmano (c'è chi pensa persino ad una forma d'unione), i più prevedono invece conflitto di interessi fra Pakistan e Afghanistan per aspirazioni Afghanistan sull'India. Sono quindi estremamente riservati sull'argomento e non vogliono entrare in negoziati diretti con Jinnah per definire assicurazioni appoggi e simpatie che hanno avuto anche direttamente da lui in caso di aggressione inglese contro Afghanistan; mentre, logicamente, sembrerebbe che questo sarebbe cosa più intelligente che afghani, nella loro situazione, potrebbero fare per diminuire se non eliminare del tutto pericolo inglese.

(l) -Vedi D. 136. (2) -Con T. 33385/278 P.R. del 25 settembre 1942, ore 3, non pubblicato. (3) -Con T. 6209/293 R. del 28 settembre 1942, ore 17, non pubblicato.
176

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6329/1338 R. Buenos Aires, 2 ottobre 1942, ore 21 (per. ore 7,30 del 3).

Mio 1332 (l) e precedenti (2).

Disegno di legge relativo atto finale conferenza Rio de Janeiro è stato rimesso alla Commissione Affari Esteri del Senato che l'esaminerà presumibilmente prossimo giugno. Invece deliberazione Camera dei Deputati circa rottura delle relazioni con Tripartito essendosi concretata in una semplice « dichiarazione» e non già in un «progetto di legge», non ha avuto alcun seguito in Senato il quale, lungi dal farla propria o dal fiancheggiarla con altra dichiarazione analoga, ha tenuto ignorarla per completo. Predetta dichiarazione rimane pertanto semplice e platonico voto parte demagogica Camera dei Deputati.

Da parte sua potere esecutivo ha inviato messaggio a Presidente della Camera per accusare in termine secco e preciso ricevuta della dichiarazione in parola, della quale si è limitato prendere nota confermando che trattazione affari internazionali rientra sfera facoltà di sua esclusiva competenza. In pari tempo direzione del partito democratico nazionale, dopo aver rilevato che otto deputati stesso partito e due anti personalisti non sono, per imperdonabile negligenza, intervenuti seduta della Camera del 29 settembre ove loro voto avrebbe neutralizzato esigua maggioranza ottenuta da opposizione e rovesciato situazione a favore del Governo, ha invitato energicamente parlamentari blocco concordanza e forze nazionali ordine a mobilitarsi intorno Governo per difenderne e valorizzarne opera. Frattanto, calcolata ripercussione propagandistica opposizione permette a stampa prezzolata e a dirigenti organizzazioni operaie aumentare confusione presentando «dichiarazione» Camera dei Deputati quale tassativo pronunciamento potere legislativo e giungere persino a tendenziose conclusioni che potere esecutivo governa contro ogni espressione volontà e sovranità popolare. Dato quanto precede «messa a punto del potere esecutivo mediante su accennato messaggio ai fautori, è giunta oltremodo opportuna e chiarificatrice.

Comunicato Roma e Santiago.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 165.
177

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6332/1045 R. Madrid, 2 ottobre 1942, ore 23 (per. ore 7,30 del 3).

Mio telespresso n. 2583 del 29 settembre (l). Riferisco voci registrate anche da questo Ambasciatore di Germania e da questo Ministro del Giappone circa scopi viaggio Taylor a Roma:

l) Taylor avrebbe proposto Pontefice influire su vescovi Argentina e Cile per far dichiarare da quegli Stati rottura delle relazioni diplomatiche con l'Asse. Al che Pontefice si sarebbe recisamente rifiutato:

2) Taylor avrebbe inoltre chiesto al Pontefice estendere sua influenza su Italia per pace separata; Pontefice, dati anche rapporti esistenti fra Germania e Santa Sede avrebbe consentito;

2) Durante suo soggiorno Madrid Taylor avrebbe chiesto a questo Ministro Affari Esteri se presentandosi l'occasione egli avrebbe potuto farsi intermediario pace. Jordana avrebbe naturalmente consentito con entusiasmo.

(l) Non pubblicato: con esso Lequio aveva r.iferito di una breve conversazione avuta con il nunzio apostolico sull'esito del viaggio di Taylor a Roma.

178

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6338/1916-1917 R. Lisbona, 2 ottobre 1942, ore 23 (per. ore 7,40 del 3).

Su viaggio Taylor Myron ricorrono ogg1 m questi ambienti supposizioni e congetture gia apparse sulla stampa internazionale. Ritengo tuttavia dover riferire, per fonte da cui proviene, che persona in vista di questi ambienti ufficiosi tedeschi confidava stamane a questo Ministro del Giappone che, secondo informazioni avute, viaggio Taylor avrebbe avuto scopo di sondare, tramite Santa Sede, intenzioni del R. Governo e che ciò sarebbe stato deciso da Roosevelt su suggerimento di Churchill il quale avrebbe giudicato opportuno il momento per tale sondaggio. Il mio collega giapponese, nel parlarmene, osservava che personaggio tedesco mostrava dar credito all'informazione.

Da parte mia aggiungo che in questi giorni negli ambienti soggetti alla propaganda inglese qualche voce ha sommessamente affiorato che potrebbe spiegare l'informazione di cui sopra ed anzi si è anche detto che l'Italia dovrebbe decidere prima della prossima primavera, epoca in cui verrebbe sferrata una forte azione nel Mediterraneo.

Myron Taylor è stato ricevuto ieri, al suo arrivo, da Salazar e a sua volta riceverà oggi un gruppo di giornalisti. Prevedesi che domani proseguirà per Londra.

179

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 2 ottobre 1942.

Da fonte confidenziale e attendibile sono stato informato che gli argomenti principali dei recenti colloqui del signor Taylor col Pontefice sarebbero stati i seguenti:

l) -Taylor avrebbe dichiarato a Sua Santità, per espresso incarico del Presidente Roosevelt, che l'America è fermamente decisa a proseguire la guerra

senza alcuna esitazione fino alla disfatta dell'Asse. Che pertanto qualsiasi tentativo ed offerta di mediazione o di compromesso, da qualunque parte fosse avanzato, sarebbe destinato a fallire. Il Presidente Roosevelt desiderava che il Santo Padre fosse inequivocabilmente edotto su tale punto affinché potesse tenere conto nei suoi eventuali propositi. Tale avviso gli veniva dato anche allo scopo di non esporre la Santa Sede ad una perdita di prestigio.

2) -Sempre a nome del Presidente Roosevelt, Taylor avrebbe detto a Sua Santità che l'alleanza e la collaborazione dell'America e dell'Inghilterra con la Russia sono basate su solide basi e del tutto libere da equivoci o sottintesi. Esiste con la Russia una solidarietà non solo di guerra ma anche di azione politica: l'America è ben decisa a far partecipare la Russia bolscevica anche ai negoziati e all'assetto della futura pace.

A tale comunicazione il Santo Padre avrebbe risposto chiedendo come mai l'America e l'Inghilterra potessero concordare sui piani morali sociali ed economici con la Russia sede del comunismo.

Taylor avrebbe risposto che tali obbiezioni non corrispondevano più ormai all'evoluzione che il comunismo aveva subito sia come partito sia come pratica di Stato.

Molte attenuazioni erano intervenute nella dottrina e nell'organizzazione sovietica, in principi del comunismo sono ormai diffusi e in certo qual modo sono permeati nella coscienza e nei concetti del mondo moderno; era quindi questione di forma e di adattamento alle singole condizioni dei vari paesi e dei vari agglomerati sociali dei quali si doveva naturalmente tener conto ma che necessariamente avvieranno il nuovo assetto internazionale, nel campo sociale come in quello economico e politico, all'adattamento e alla conciliazione dei vecchi principi con i nuovi derivati dalla dottrina comunista.

Taylor infine avrebbe rappresentato al Santo Padre, in forma molto confidenziale, il dubbio che la sua situazione personale e la sua libertà, sia religiosa sia politica, si siano venuti a trovare nelle attuali contingenze dell'Europa in situazione difficile e di possibile limitazione di libertà.

Il Sommo Pontefice avrebbe reagito vivamente a tale insinuazione dell'inviato di Roosevelt affermando che in nessun momento e in nessuna circostanza la libertà di azione del Sommo Pontefice aveva subito, né poteva prevedibilmente subire, la benché minima limitazione. Egli era in condizione di fare udire la sua voce o di esprimere il suo pensiero e di muoversi con la maggiore libertà da Roma all'Orbe intero e che comunque non avrebbe mai potuto sostituire la sua Sede.

180

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Berlino, 2 ottobre 1942.

Il Ftihrer, prima di rientrare al suo Quartier Generale, ha convocato a Berlino i Gauleiter della Germania i quali, ricoprendo una carica equivalente alle nostre di prefetto e federale insieme, hanno potuto fare a Hitler un ampio rapporto sulla situazione delle rispettive provincie, anche per quanto riguarda gli effetti dei bombardamenti nemici, e hanno avuto dal Ftihrer le direttive e un orientamento generale.

Sono dunque tre i discorsi compiuti dal Ftihrer nella settimana trascorsa in Germania: quello agli ufficiali di nuova nomina e quello ai Gauleiter, oltre al pubblico discorso tenuto il 30 settembre allo Sportpalast.

Il Ftihrer è stato anche a Monaco, constatando quali danneggiamenti abbia prodotto alla città il bombardamento aereo nemico. Anche qualche casa vicina al vecchio appartamento privato del Fiihrer nella città è stata danneggiata. L'appartamento stesso non ha subito danni, però tutte le finestre sono volate in pezzi in seguito allo spostamento d'aria.

181

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RR. 4428. Sofia, 2 ottobre 1942.

Nel mio rapporto n. 3787 del 7 agosto u.s. (1), ebbi già a fare breve accenno alla odierna situazione delle relazioni esistenti tra il Reich e la Bulgaria. Stimo ora opportuno ritornare sull'argomento, dato che esso, nelle attuali contingenze, appare degno di una attenzione particolare.

Occorre premettere che, nel quadro del Tripartito, del quale la Bulgaria è firmataria, la collaborazione data dalla Bulgaria alla Germania, ha una fisionomia del tutto propria. La mancata rottura delle relazioni diplomatiche tra Sofia e l'Unione Sovietica e la conseguente mancata partecipazione bulgara alla cosidetta «crociata» antibolscevica, bandita dal Cancelliere Hitler, hanno infatti creato una situazione ed un'atmosfera alquanto particolari e tali da distinguere la Bulgaria dai Paesi dell'Europa Orientale, quali la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia e la Croazia elle a quella « crociata » hanno dato e danno, chi più chi meno, la loro attiva adesione.

La Germania, per la verità, non ha, come ho avuto altra volta occasione di rilevare, insistito perché Sofia assumesse una posizione maggiormente precisa nei confronti della Russia comunista e lla preferito fino ad oggi, come dirò in seguito, compiere piuttosto nell'interno della Bulgaria un'azione atta a neutralizzare e a comprimere l'influenza sovietica.

A Sofia, invece, Berlino ha dato due compiti precisi: montare la guardia alla frontiera turca e compiere senza soste nei riguardi di Ankara, che ne ha indubbia preoccupazione se non addirittura timore, un'azione di << presenza » a poche centinaia di chilometri dal Bosforo; e, al tempo stesso, collaborare alla occupazione ed al controllo di alcuni territori serbi allo scopo di rendere libere ed impiegabili altrove alcune unità dell'Esercito germanico.

Ambedue i compiti sono stati accolti dalla Bulgaria con attenzione e senza incidenti anche se in assoluto silenzio (ancora oggi, ad esempio, molta gente ignora fuori e dentro la Bulgaria che le truppe bulgare controllano attualmente buona parte delle zone maggiormente delicate della Serbia sudorientale). E, mentre sulla Turchia quella costante presenza di grandi Unità bulgare alla aperta e debole frontiera di Tracia ha avuto indubbia influenza « tranquillizzatrice » se non addirittura intimidatoria, in Serbia la presenza di truppe bulgare, non avversata, contrariamente alle previsioni, dalle popolazioni, ha ottenuto, ai fini perseguiti dai Tedeschi, utili risultati, primo tra essi la calma e l'ordine lungo l'importantissima arteria ferroviaria Belgrado-Sofia che rappresenta, tra l'altro, per il Reich il diretto e sicuro collegamento anche con la Turchia.

A questa collaborazione militare, anche se pacifica, e politica data dalla Bulgaria alla Germania deve aggiungersi un apporto economico di notevole interesse e che ha, anch'esso, impresso una fisionomia particolare, per il suo carattere di semimonopolio, a tutto il quadro dei rapporti germano-bulgari.

In ciò la Germania ha avuto non difficile gioco in quanto è da tempo precisa necessità della Bulgaria, paese eminentemente agricolo e nel quale le produzioni stagionali ortofrutticole e vinicole hanno assunto da qualche anno grande importanza, convogliare senza indugio la sua produzione verso il primo e più facile acquirente da tempo identificatasi con il Reich.

La guerra, aumentando le necessità alimentari germaniche, ha progressivamente facilitato l'avviamento verso il Reich di quella produzione stagionale bulgara (tabacco, fragole, polpa di frutta, uva, vino, ecc.) fino a dare a tutta la bilancia del commercio estero della Bulgaria una caratteristica che potrebbe definirsi «germanica», in quanto l'intercambio germano-bulgaro rappresenta attualmente oltre il settantacinque per cento dell'intera bilancia.

Proprio in questi giorni si è avuto un nuovo esempio di questa situazione. La Germania ha comprato in blocco tutta la produzione di uva da tavola bulgara per un volume di ben cinquanta milioni di chilogrammi e da qualche settimana ben quattro treni carichi del delicato prodotto si avviano giornalmente dalla Bulgaria verso la Germania settentrionale. E, per quanto riguarda la preziosa produzione bulgara del tabacco, può calcolarsi quest'anno l'acquisto tedesco ad oltre sessanta milioni di chilogrammi.

Ma questo progressivo incremento dell'intercambio bulgaro-tedesco, se facilita l'esportazione di prodotti stagionali delicatissimi e deperibilissimi e contenta quindi momentaneamente il produttore bulgaro, sta a poco a poco provocando una situazione molto complessa e difficile nella bilancia dei pagamenti. I treni infatti vanno senza soste verso la Germania, ma nei registri della Banca Nazionale bulgara si inserivano anche senza soste, con viva preoccupazione gli aumentati crediti verso il Reich. Oggi la cifra del credito bulgaro verso Berlino ha raggiunto la somma, imponente per un paese a capacità finanziaria limitata quale la Bulgaria, di oltre tredici miliardi di leva.

Tutto ciò provoca interrogativi e dubbi. E la Germania che essi certamente non ignora, ha voluto recentemente dare prova di buona volontà creando, d'accordo con le competenti autorità bulgare, un piano settennale o decennale di « forniture » nel campo, sopratutto, dell'industria meccanica ed elettronica. E così, come ebbi altra volta occasione di comunicare, tutte le Amministrazioni statali, parastatali e comunali della Bulgaria sono state a suo tempo invitate a fornire e definire i programmi per le loro attività costruttive e trasformatrici da realizzarsi a mezzo delle previste forniture germaniche, e così si sono fatti qui piani e programmi ferroviari, stradali, telefoni, di elettrificazione, portuali, ecc. per i quali la Germania dovrebbe finalmente cominciare a fornire i materiali necessari.

Di realizzazioni, però, fino ad oggi si hanno poche traccie. La stessa grande Organizzazione stradale germanica Todt, dopo avere fatto contratti con l'amministrazione bulgara, per migliaia di chilometri e mostrato, in esposizioni e modelli infinite belle cose, si è limitata fino ad ora a eseguire modestissimi tratti di strade a titolo quasi illustrativo e senza impegnarsi in nessun piano complesso. E altrettanto può dirsi per le forniture nel campo dell'industria meccanica agricola, tanto importante per gli sviluppi dell'economia bulgara.

Questa «fermata>> nelle forniture ..~desche ha dato a molti ambienti bulgari l'impressione che attualmente il Reich, probabilmente perché impegnato, secondo il comandamento di Hitler, nella colossale azione di trasformazione ed organizzazione degli immensi territori russi occupati e perché tutto intento a far fronte al grande consumo interno di energie, difficilmente potrà ancora veramente dare seguito ad impegni presi nei confronti dell'oltre frontiera. La guerra continua e continuerà e l'industria germanica sarà sempre pm presa ed impiegata nel grande compito ad essa affidato ed addossato dai dirigenti economici del Reich.

In conclusione, quindi, i libri-mastro della Banca Nazionale di Bulgaria continueranno ad attendere, per la maggior parte, le promesse forniture, con conseguenze che, ripeto, preoccupano qui non pochi. Ciò spiega anche l'interessamento suscitato in Bulgaria dalla recente visita del gruppo· dei rappresentanti della nostra Confindustria e taluni avvicinamenti compiuti nei loro confronti, quasi che si volesse qui in qualche modo rendere meno totalitari e meno monopolistici gli impegni assunti, più o meno volontariamente, nei confronti della Germania.

Per quanto concerne i rapporti più propriamente « politici » tra Berlino e Sofia è degno di rilievo un certo lavorio bulgaro, resosi maggiormente manifesto in questi ultimi mesi, inteso ad accontentare i tedeschi ed a renderli meno sospettosi circa la pretesa slavofilia o addirittura russofilia della Bulgaria.

È noto, a tale proposito, come da tempo non manchino le sollecitazioni tedesche perché Sofia si «allinei» maggiormente nel quadro dell'ordine nuovo europeo. Esse devono essersi fatte più forti e più precise da quando la Legazione del Reich nella capitale bulgara è stata tolta al prudente e alquanto antiquato barone von Richthofen per essere affidate al signor Beckerle, già « Polizeipresident » di Francoforte sul Meno.

A queste sollecitazioni, ed anche per calmare di tempo in tempo le critiche

di quanti, fuori (sopratutto) e dentro della Bulgaria trovano troppo modesto

l'attuale apporto bulgaro alla causa del Tripartito, Sofia risponde con qualche

atto destinato a dare l'impressione del suo progressivo allineamento e della sua volontà di fronteggiare decisamente qualsiasi tentativo di avvicinamento, morale o materiale, alla causa sovietica.

Sono così di queste ultime settimane due importanti manifestazioni e prove dì un tale atteggiamento ufficiale bulgaro; la promulgazione della legge sullo stato giuridico e sulla situazione degli israeliti, e l'organizzazione a Sofia con l'efficace, anche se occulto, concorso genp.anico, di una importante e significativa Mostra antibolscevica.

La Legge sugli Ebrei, durissima tanto nella definizione dello statuto personale, quanto nell'applicazione delle misure destinate a regolare la vita degli Israeliti in Bulgaria, è stata da molti ritenuta frutto di una diretta richiesta tedesca. Come sempre deve esservi in tale asserzione una parte di vero. Ma senza dubbio devono avere concorso alla importante misura tanto l'attività di avanguardia di un gruppo di giovani funzionari del Ministero dell'Interno, tutti entusiasti delle teorie razziste, e capeggiato dallo stesso loro Ministro Gabrovski, uomo di «punta » del Governo bulgaro e dotato di indubbia volontà ed energia, quanto la sottile arte accaparratrice del Ministro delle Finanze, sempre desideroso di «incamerare » beni e sostanze, dovunque essi si trovino, per rinsanguare il bilancio dello Stato. Nè, in questo caso, e contrariamente a talune previsioni, si è riscontrata una qualche influenza moderatrice del Sovrano il quale evidentemente sente che, in tanto pericolosa e scottante questione, è forse meglio non mettere la mano.

La Mostra antibolscevica, solennemente inaugurata a Sofia alla presenza del Presidente del Consiglio, dei membri del Governo, del Capo della Cancelleria Reale e dei Ministri di Italia e di Germania e con un discorso dello stesso Ministro dell'Interno, Gabrovski, e subito dopo visitata da Re Boris, rappresenta un indubbio, coraggioso gesto destinato a «saggiare» le forze di organizzazione e di resistenza del Comunismo in Bulgaria. È in certo modo, l'« agente provocatore» che dovrebbe sollecitare le reazioni comuniste per identificarle e valutarie. Occorre infatti non dimenticare che normali relazioni diplomatiche esistono tuttora fra Sofia e l'Unione Sovietica un cui Ministro Plenipotenziario, attorniato da numerosi Funzionari, risiede tuttora nella capitale bulgara. Ora l'Esposizione in questione tocca non soltanto la questione ideologica ma attacca direttamente la persona del massimo esponente dello Stato russo, il camerata Stalin, rappresentato in tutte le forme maggiormente oltraggiose, ora seduto su mucchi di teschi umani, ora grondante di sangue, ora in veste di Belzebù; in una serie di grandi pannelli murali e di colossali statue, di indubbia efficacia sullo spirito semplice e semplicista delle masse.

Lo scopo ed i mezzi della Mostra hanno suscitato nel Paese stragrande interesse che si esplica nell'affluenza enorme di pubblico che, talvolta anche inquadrato in Associazioni, Scuole, ecc. affolla senza tregua le sue Sale sostando a lungo dinanzi alle rappresentazioni fotografiche e pittoriche delle violenze e degli orrori del Bolscevismo.

Per ora, nessun incidente e nessuna reazione. E ciò comincia ad illuminare

di soddisfazione il viso dei dirigenti bulgari, in un primo tempo evidentemente

preoccupati dinanzi al coraggioso esperimento consigliato ed organizzato da

parte germanica. Sta di fatto che se la Mostra potrà dopo tre settimane chiu

dere le sue porte senza guai e dimostrando di essere stata visitata da una massa di visitatori quale nessuna precedente Esposizione in Bulgaria, di qualsiasi natura, aveva mai potuto raccogliere, si potrà palesemente accertare che le forze dell'ordine ill Bulgaria dominano pienamente la situazione e che, in definitiva, la decantata organizzazione comunista nel paese, facente capo più

o meno indirettamente alla Legazione sovietica, è destinata a rimanere piuttosto sulla carta che non ad agire alla luce del sole. E ciò, per ritornare al quadro dei rapporti tra Berlino e Sofia, rappresenterà indubbiamente una buona carta nelle mani del Governo di Bulgaria.

Quanto alla reazione ufficiale sovietica, nulla ancora di preciso per quanto si attenda da un momento all'altro una protesta ufficiale, forse accompagnata da qualche incursione aerea notturna. Mi risulta però che il mio collega russo si sarebbe espresso, con persone di conoscenza, pressappoco così: «Noi sappiamo che la Mostra è il frutto del Ministero della Propaganda del Reich ed è stata imposta dai tedeschi. Non ne vogliamo quindi supervalutare l'importanza dal punto di vista bulgaro. Essa inoltre può essere anche un tentativo per obbligarci a rompere le relazioni con la Bulgaria. Orbene noi intendiamo non andarcene da qui qualunque cosa avvenga. A meno che il Governo di Sofia abbia il coraggio di dichiararci la guerra: cosa che, per molti motivi antichi e nuovi, riteniamo improbabile. Noi quindi non facciamo il gioco altrui e restiamo qui>>.

Ragionamento, come si vede, piuttosto comodo e semplicista e che mostra di non tenere conto delle eventuali reazioni psicologiche, nei confronti della Russia dei Soviet, delle masse di buoni bulgari che, per recarsi a visitare la Mostra, sfilano sotto il grande monumento equestre di Alessandro Secondo di Russia, Zar Liberatore della terra di Bulgaria.

(l) Vedi D. 26.

182

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. U. S. N. D. 34440/1438 P. R. Roma, 3 ottobre 1942, ore 11,20.

Vostro 1689 (l).

Fate sapere Base che sua richiesta udienza Duce è tenuta presente. Non siamo peraltro tuttora in grado ottenere dai giapponesi precisa risposta circa partenza noto aereo. Presumiamo comunque che transvolata potrà aver luogo nella seconda quindicina corrente mese. Non mancheremo informarlo immediatamente appena disporremo informazioni concrete. Nel frattempo lo preghiamo rinviare sua venuta a Roma (2).

16 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

(l) -T.s.n.d. 30743/1689 P.R. del 30 settembre 1942 ore 13,45, non pubblicato: nuove lnsistenze di Bose per essere ricevuto al più presto dal Duce. (2) -Per la risposta, vedi D. 188.
183

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6360/315 R. Shanghai, 3 ottobre 1942, ore 12 (per. ore 8 del 4).

Mio telegramma 308 (1).

Come accennato già nel mio telegramma 259 (2) la missione speciale giapponese ha assolto a Nanchino esclusivamente un compito di cortesia offrendo contemporaneamente occasione agli uomini di Stato e alla stampa di riprendere con frasi consuntive il tema della intima amicizia cino-giapponese e della necessità di una fiduciosa collaborazione tra i due Paesi.

I tre delegati hanno costantemente evitato conversazioni di carattere politico. Delle impressioni riportate, Hiranuma e Arita, nulla hanno lasciato trasparire. L'unico ad esprimere suoi sentimenti è stato Hagai.

Questi avvicinatosi a me per informarmi di aver tradotto e diffuso tra la gioventù giapponese i primi discorsi del Duce e di essere fermo assertore del primato della dottrina fascista, mi ha detto di essere stato profondamente colpito dalla vera situazione di Nanchino. Le franche parole che gli erano state dette lo avevano commosso: riteneva che la lealtà e lo spirito di sacrificio di Wang Chin Wei e dei suoi migliori seguaci meritassero maggiore considerazione, e incoraggiamenti e sostegni effettivi: di tutto avrebbe parlato a Tokio, ma mi faceva capire che la situazione era irta di tante difficoltà da farla parere insolubile.

Ed è questa l'impressione che si riporta da ogni conversazione con uomini giapponesi e cinesi.

Gli uomini di Nanchino vedono con favore nuovo Ministero pm grande Asia non solo perché sarà diretto da Aoki, ma perché sperano che esso ridurrà al minimo quella eterogenea attrezzatura finanziaria che pesa sulla Cina sino a soffocarla.

I militari fanno intendere che il nuovo Ministero lavorerà ad eliminare gli errori commessi in passato, collaborando con l'esercito per avviare alla soluzione problema cinese ispirandosi ai metodi che hanno dato nella Manciuria gli ottimi risultati oggi evidenti. Si parla di dare a Nanchino una vera consistenza economica ed una certa autonomia.

Si esalta la calma laboriosa della Cina del Nord. Non si tiene conto però della enorme differenza tra la Manciuria e la Cina e del fatto che nella Cina settentrionale il Giappone ha lavorato intensamente in ogni campo da più di venti anni.

Un osservatore che valuta imparzialmente i dati che si possono raccogliere a Nanchino e a Shanghai ha l'impressione che l'attuale governo giapponese, considerando definitivamente perduta l'occasione di raggiungere quel compromesso soddisfacente che durante le segrete trattative tra Matsuoka e Chung

King era apparso portatore di speranze, non voglia più perdere tempo e prestigio in tentativi inutili.

Pertanto esercito e marina si contenterebbero di prolungare sine die la situazione attuale, in quanto meglio di ogni altra cosa permette lo sfruttamento del territorio occupato al fine di alleviare lo sforzo di guerra della madre patria. Si farebbe la massima economia di truppe tenendo le posizioni strategiche, le città, i centri e le linee di comunicazione e indebolendo le forze di Chung King con periodici colpi d'ariete, pur mantenendo allo studio i piani per una campagna in grande stile muovendo dal sud contro la rocca forte del generalissimo.

Si procederà inoltre ad un sempre più severo controllo economico del paese per renderne massimo il rendimento, concentrando tutta la produzione e l'esportazione della Cina in mano giapponese come già in atto nel Nord Cina dove è lasciata ai cinesi soltanto la rivendita al minuto. E si aspetterebbe il maturare della questione russa.

(l) -Vedi D. 170. (2) -Vedi D. 27.
184

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6372/0156 R. Budapest, 3 ottobre 1942 (per. il 5).

Mio rapporto n. 2648/1288 del 22 settembre e telegramma n. 539 del 24 settembre (1). Il Presidente del Consiglio mi ha tenuto il seguente discorso:

«Ho avuto recentemente col Reggente una conversazione che debbo ritenere definitiva sulla questione della successione della sua rappresentanza permanente. L'Ammiraglio Horthy non vede più con piacere la nomina di un Vice Reggente e desidera creare quella carica solo per il figlio e non pensa che un altro vi debba accedere. Il Reggente dice anche che, scomparso il figliolo, un nuovo Vice Reggente finirebbe per impacciare la collaborazione così intima che esiste fra lui e il Presidente del Consiglio. L'eventualità di indicare il Conte Giulio Karoly come suo successore, rimane sempre nello spirito dell'Ammiraglio Horthy. Egli apprezza il Conte Karoly e mi ha detto che, in caso di sua morte, il Paese può sempre ricorrere all'opera del suo vecchio amico».

Stando così le cose, la soluzione immediata che Kallay intende dare al problema della successione, sarà limitata alla presentazione in Parlamento di un progetto di legge che stabilisca che il figlioletto di Stefano Horthy venga educato a cura dello Stato ungherese, oltre al conferimento del titolo di Altezza Serenissima.

«Così, ha finito KaHay, ripetendo quanto già altre volte mi aveva detto, il Paese potrà servirsi, in un tempo futuro, dell'opera di qualcuno che porta un nome sacro per gli ungheresi».

(l) Non pubblicati, ma vedi D. 122, nota 2, e D. 127.

185

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6366/1275 R. Zagabria, 4 ottobre 1942 (l) (per. ore 7,15 del 5).

Mio telegramma per corriere 0180 del 28 settembre u.s. (2). Allontanamento Maresciallo Kvaternik da Governo è -secondo mi comunica questo Ministro Affari Esteri -cosa fatta.

Da parecchi mesi situazione del medesimo si era appesantita e, come Poglavnik ebbe a confidare al R. Ministro nelle sue periodiche consultazioni, si era resa insostenibile.

Al ritorno del Poglavnik dal Quartiere Generale del Fi.ihrer, propositi liquidazione erano immutati. Difficoltà stava nel prendere provvedimenti senza che opinione pubblica stabilisse arbitraria connessione tra due fatti. La soluzione trovata -sempre secondo Lorkovic -è la seguente: il Maresciallo partirà il 5 corr. per la Slovacchia per una permanenza lunga, di mesi; le Forze Armate saranno assunte dal Poglavnik il quale si riserva di fare scelta del successore; al Maresciallo sarà affidato un altro incarico onorifico privo di sostanziale importanza.

Accentramento Ministeri secondo noto progetto seguirà probabilmente nella prossima settimana. Non sono ancora noti nomi nuovi titolari portafogli. Lorkovic spera che Kosak possa comulare con Finanza anche nuovo Dicastero Economico.

186

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6396/121 R. Copenaghen, 5 ottobre 1942, ore 19,45 (per. ore 1 del 6).

Mio telegramma n. 118 (3).

Ho veduto oggi Ministro Affari Esteri e Ministro di Germania aggiunto. Ancora nessuna risposta da Berlino. Però Ministro di Germania mi ha fatto intendere che è stata decisa nomina nuovo Plenipotenziario del Reich non diplomatico ma persona del Partito (corre voce che sia un Sig. Tomsen). Stamane ho ricevuto visita ufficiale nuovo Comandante truppe di occupazione tedesche. Poche parole deferenti e cordiali verso me e constatazione incomprensione danesi per necessità collaborazione nuovo ordine europeo.

A proposito di questo appunto che è anche origine della situazione attuale, stamane da persona che solitamente molto bene informata mi è stato detto telegramma augurale Hitler conteneva pure invito a una collaborazione danese alla instaurazione di una nuova Europa e che Re di Danimarca aveva risposto solo ringraziando. Riferisco dettagliatamente con telegramma per corriere 019 che parte domani (l).

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Vedi D. 158. (3) -Con T. 6331/118 R. del 2 ottobre 1942, non pubblicato, Sapuppo aveva inviato ulteriori notizie sulla crisi nei rapporti tedesco-danesi, per la quale vedi D. 164.
187

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. 6397/1280 R. Zagabria, 5 ottobre 1942, ore 22 (per. ore 12,30 del 6).

Mio telegramma 1275 del 3 corrente. Poglavnik mi ha convocato stamane per darmi comunicazione -presente

R. Addetto Militare capo della Missione Militare Italiana -partenza Maresciallo Kvaternik. Da oggi egli assume Ministero Forze Armate di cui prenderà possesso domani.

Con palese soddisfazione Poglavnik mi ha per ultimo dato notizia del raggiunto accordo con Germania, secondo il quale, prossimamente truppe germaniche operanti in territorio croato cesseranno dipendere da Comando tedesco in Serbia per passare direttamente alle dipendenze Comando sud-est con sede a Salonicco.

Su questo argomento nonché su altri trattati nel colloquio riferisco particolarmente per corriere (2).

188

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6410/0140 R. Berlino, 5 ottobre 1942 (per. il 7).

Con riferimento al telegramma di V.E. 1438 del 3/10 (3) comunico di avere portato a conoscenza dell'Ecc. Base il contenuto dello stesso. Egli non nasconde il suo disappunto per il rifiuto opposto al suo desiderio di venire a Roma.

Senza dichiararlo chiaramente fece però comprendere che egli pensa che il motivo di questo rifiuto possa nascondere delle altre ragioni che egli non sa spiegarsi, e si domanda se esse trovino la loro origine in un diminuito interesse del Governo italiano per il problema indiano, oppure in una particolare e specifica ostilità contro la sua persona.

Citò di nuovo il fatto che dopo i piani esposti a Roma circa la propaganda Radio che alcuni dei suoi icncaricati avrebbero dovuto iniziarvi, piani secondo lui, pienamente approvati dalle autorità competenti del Regno, egli in tre mesi non ha ricevuto più alcuna notizia in merito.

Disse che il giorno in cui i giapponesi dovessero entrare in India egli è deciso a chiedere al Governo nipponico la formazione di un Governo indiano, formazione per cui avrebbe già avuto delle assicurazioni da parte di Tokio. A detto Governo verrebbe secondo Bose concesso pure il diritto di intrattenere dei rapporti diplomatici per Io meno con le due Nazioni dell'Asse. A Berlino quindi l'apertura di un rappresentante indiano sarebbe una cosa che verrebbe fatta immediatamente dato il numeroso personale pratico organizzato ed introdotto che egli possiede localmente, mentre a Roma la cosa sarebbe più complicata per non aver egli assolutamente nessun uomo di fiducia che conosce l'Italia né gli uomini e le cose del nostro Paese.

Il suo desiderio di inviare a Roma qualcuno dei suoi trovava pure la sua base nel vivissimo suo desiderio di formare così un nocciolo di competenti, informati e introdotti da servire più tardi per la eventuale rappresentanza diplomatica indiana nel nostro Paese.

Egli dichiarò che tutti i suoi uomini di fiducia sarebbero felicissimi di venire a Roma, anche perché come carattere, come mentalità e come condizioni generali si sentono molto più vicini agli italiani che ai tedeschi, e che quindi ancor più gli riesce dolorosa la mancanza di interesse mostrata dalle autorità italiane nei confronti dei suoi piani.

(l) -Sl riferisce al T. 31864/019 P.R. del 5 ottobre 1942, non pubblicato. (2) -Si riferisce al T. 6409/0189 del 5 ottobre 1942, non pubblicato. (3) -Vedi D. 182.
189

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 5 ottobre 1942.

Ieri si sono iniziate le conversazioni con i delegati tedeschi, e si sono continuate oggi, sia nella mattinata che nel pomeriggio, sulla nota questione delle spese di occupazione.

Nel corso delle discussioni è apparsa sempre più la difficoltà di fondere insieme due fattori antitetici: e cioè da una parte le necessità militari dell'Asse in Grecia, e dall'altra l'impossibilità del Govrno ellenico di far fronte alle richieste italo-tedesche senza aumentare la circolazione e quindi accelerare la rovina della dracma.

D'altra parte né l'Italia né la Germania possono, a cuor leggero, esportare in Grecia le loro merci per procurarsi delle dracme, dato che ciò sarebbe di netto svantaggio per l'economia dei due Paesi.

Ieri sera ho redatto e consegnato ai tedeschi un primo schema di accordo italo-germanico (all. l.) (l) fatto più per «fare il punto» sulle discussioni.

che per codificare le idee di una parte o dell'altra, in quanto che noi italiani lo consideriamo troppo gravoso per la Grecia e Clodius lo ritiene inaccettabile per la Germania in quanto che le spese militari tedesche in Grecia sono molto alte e devono essere pagate nella quasi totalità dai greci, secondo l'avviso del suo Governo.

Stasera, alla fine della discussione Clodius ha espresso il punto di vista tedesco sulla questione che si può riassumere così:

«La Germania ha bisogno mensilmente di trenta miliardi per le spese militari, l'Italia sei miliardi, oltre a ciò il Governo greco spende, extra bilancio, quindici miliardi al mese per le truppe di occupazione dell'Asse.

Il che porta a cinquantatre miliardi di dracme al mese il fabbisogno odierno di dracme per le truppe dell'Asse in Grecia. Vediamo ora come da parte del Governo greco e dei Governi italiano e germanico si possano fornire delle «coperture» a tale fabbisogno:

Gotzamanis ha più volte dichiarato che il suo Governo è pronto a versare per le spese di occupazione delle truppe italiane e tedesche un miliardo e mezzo di dracme al mese. Gli esperti italiani e tedeschi ritengono che, forzando la mano, la Grecia può aggiungervi mensilmente altri sei miliardi e mezzo. La Germania può cercare di fare una esportazione addizionale mensile in Grecia per sei miliardi. L'Italia potrebbe fare una esportazione simile per tre miliardi. Infine si potrebbero ottenere due miliardi al mese per 3-4 mesi a mezzo di un prestito. ~ '~

In totale si avrebbe così una copertura mensile di diciannove miliardi.

Quindi, si potrebbe chiedere al Governo greco di pagare mensilmente alle truppe di occupazione i diciannove miliardi predetti, per cui ha piena copertura, più i quindici miliardi di spese dirette che già fa oggi.

Sorgono però, ha continuato Clodius, vari problemi:

Chi si assume di pagare la differenza fra i cinquantatré miliardi che i tede: schi ritengono indispensabili per il mantenimento delle truppe in Grecia e i trentaquattro miliardi predetti?

Come si « copre » la differenza fra i diciannove miliardi e il restante non coperto? Con l'emanazione di nuove banconote, cioè continuando nell'inflazione? E sarà possibile ridurre le spese militari a diciannove miliardi, mentre i nostri tecnici ne chiedono cinquantatré?

Ecco questo -ha concluso Clodius -un problema che supera le possibilità di decisione della nostra Commissione e deve essere rimesso ai nostri rispettivi Governi, date le gravi conseguenze che può avere nel campo militare e politico».

Quindi Clodius ha proposto di costituire tre sottocommissioni:

l) marittima. Per esaminare:

a) gli sforzi che si possono fare per aumentare i trasporti per via di terra e soprattutto per mare, dato che sul tratto Nisch-Atene le ferrovie tedesche hanno già raggiunto 11 treni giornalieri, ciò che rappresenta il massimo,

b) come si può facilitare la riparazione delle navi, c) come si possono agevolare le forniture di materiale per le riparazioni di navi.

2) finanziaria. Gli esperti italiani e germanici dovranno esaminare se il Governo greco può sopportare per lo meno il peso di trentaquattro miliardi mensili per le spese di occupazione (cioè i diciannove miliardi per cui vi è una copertura, più i quindici per spese dirette fatte dal Governo ellenico per le truppe di occupazione come detto avanti).

3) importazione addizionale. Gli esperti italiani e germanici devono esaminare quali merci convenga esportare in vista dell'esportazione addizionale (sei miliardi per la Germania e tre per l'Italia come detto avanti), prezzi di dette merci, ecc.

Mi sono limitato ad ascoltare l'esposizione fatta da Clodius, riservandomi di far conoscere il punto di vista italiano dopo le conclusioni delle tre sottocommissioni, che hanno già iniziato i loro lav ori (l).

(l) Non pubbllcato.

190

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

R. S. N. Berlino, 5 ottobre 1942.

Il discorso pronunciato ieri dal maresciallo Goering al palazzo dello sport in Berlino ha chiuso la serie delle manifestazioni dedicate in prima linea alla propaganda interna, e svoltesi in modo serrato nel corso di otto giorni.

Ribbentrop, Goebbels, Hitler, Goering: quattro discorsi fondamentali, aventi ognuno la propria caratteristica, ma intimamente collegati fra loro e coordinati su uno stesso piano. Si sono presentate alla ribalta le figure più eminenti della Germania, e si è abilmente utilizzata anche la popolarità di Rommel, facendolo intervenire al raduno allo Sportpalast per il discorso del Fiihrer, e facendolo poi parlare ai giornalisti tedeschi e stranieri. Himmler si è mostrato a fianco del Fiihrer, il 30 settembre, ma in nessuna occasione ha preso la parola. Egli è il silenzioso custode della vita germanica, agisce evitando il rumore, ha tanta autorità e potenza nelle mani che la sua influenza aumenta sempre più: è inutile per lui cercare di crearsi una popolarità, e vorrei dire piuttosto che egli è saldamente ancorato alla sua antipopolarità sorretta dalle SS che ormai hanno invaso e permeato tutti i gangli della vita nazionale.

Questa « settimana di propaganda » che con i quattro discorsi ha risvegliato a Berlino un vivo interesse politico, era necessaria? Il popolo aveva dato tali segni di stanchezza e di depressioni? Pur non potendo affermarlo, sta di fatto che a un certo momento la «fueh rung » ha avvertito, come osservavo in un precedente rapporto, come un senso di incertezza andasse diffondendosi al posto della baldanzosa sicurezza dei due primi anni di guerra, e come soprattutto si creasse un indefinibile riserbo dell'opinione pubblica nei riguardi dei capi. Il mito della loro infallibilità era spezzato, la campagna russa non aveva confermate le previsioni e anzi le promesse del Fiihrer, si prolungava tra

crescenti difficoltà. Nella coscienza popolare si indovinava una minore fiducia e il tremendo risorgere, sopra ogni cosa, dello spettro dell'altra guerra mondiale, tante battaglie vinte e la vittoria finale perduta.

Tale fase squisitamente psicologica, e non affiorante in fenomeni di indisciplina o di cedimento, è stata arrestata nel suo sviluppo dalla manovra propagandistica accennata, e che considero ben riuscita, manovra accompagnata da alcune misure pratiche di sollievo: un po' più di luce nelle vie della capitale, durante le prime ore della sera, aumento delle razioni, pacchi viveri per i soldati, promessa di speciali distribuzioni natalizie, miglioramento dei soccorsi agli invalidi di guerra e alle loro famiglie e delle assicurazioni e pensioni per i minatori.

Si è compreso che l'opinione pubblica era satura di imbonimento e si è voluto parlare ad essa con umana semplicità, scendendo di alcuni scalini per mettersi al suo livello e ottenere quindi la massima comprensione. Hitler si è rivolto al popolo con un discorso tecnicamente inferiore ai precedenti, architettato un po' alla rinfusa, ma che costruiva su un telaio di cifre e di dati esposti già da Ribbentrop. E Goering ha avuto un successo maggiore di tutti parlando «proprio come un padre» scondo il commento di un ascoltatore, e passando dal delicato cenno alla selezione dei generali a quello schiettamente familiare del vitto per i bambini. Hitler, Goebbels, Goering non hanno questa volta fatto grandi promesse, ma hanno voluto dare soprattutto al paese un senso di sicurezza e di solidarietà. Sicurezza che i problemi fondamentali e imprescindibili come quello dell'alimentazione sono risolti, che insomma non si soffrirà la fame, solidarietà per l'affermazione solenne che dal soldato al generale, dall'operaio al gerarca massimo, tutti guardano pienamente in faccia alla propria responsabilità e dividono la stessa sorte.

Questa è la sorte della Germania, che tutti gli oratori hanno sottolineato non poter venire compromessa dai tentativi nemici di strapparle la vittoria. Mentre si è ripetuto ciò, non si è esitato d'altra parte a prospettare al popolo quale sarebbe il suo destino nel caso di una sconfitta. Annientamento. Non c'è dunque via di uscita. Si è in lotta per la vita e per la morte, è inutile farsi illusioni di successi facili, ma neppure vi è ragione di pessimismo. Alcuni mesi fa avevo già avuto l'onore di far rilevare come, più che la matematica certezza di vincere, si sentisse ormai in Germania «la necessità di vincere». E domenica Goering ha detto appunto che «si vincerà perché si deve vincere». Il popolo è convinto di questo, è conscio del peso immane che deve sopportare e volonteroso di portarlo sulle spalle, poiché tremendo sarebbe il pericolo se lo lasciasse cadere, fino a una soluzione favorevole del conflitto.

Mi propongo di esaminare in successivo rapporto che cosa sia risultato dai quattro discorsi ·per quanto riguarda la situazione di politica e8tera della Germania, ,gpecie nei riguardi del nuovo ordine europeo, e per quanto concerne i rapporti con i paesi occupati. Ora, !imitandomi a constatare i riflessi immediati della settimana di propaganda nell'opinione pubblica interna, devo dire che questa ha reagito bene, ha dimostrato comprensione e anche gratitudine per chi si è presentato stavolta a parlare al popolo «da uomo a uomo».

Naturalmente, tutti gli elementi negativi permangono, essi non 8i possono allontanare mediante discorsi, e come ho rilevato dopo il discorso del Fiihrer, l'elemento determinante è più che mai quello del fronte russo. Nel momento della saldatura tra l'estate e l'inverno, peraltro, solitamente difficile in questa guerra come la saldatura fra i raccolti, quando si fanno i bilanci dei mesi di azione prima della lunga pausa invernale, il popolo è stato come accompagnato bonariamente per mano, lo si è aiutato a superare un periodo di transizione pieno di interrogativi e forse di incognite.

Di tale buona propaganda vi era bisogno.

Moltissimi tedeschi hanno accolto la guerra senza entusiasmo interiore, nella più disciplinata delle rassegnazioni, e chi ha creduto nella guerra breve e facile sapeva spesso di scacciare in tal modo per atto di volontà le ubbie e le tristezze dando veste di fede al desiderio che, come qui suol ripetersi, è il padre dei pensieri. Le battaglie vinte, le conquiste, le fanfare vagneriane ed i rullii di tamburi delle Sondermeldungen hanno destato misurate reazioni e la moderata gioia così provocata stava strettamente in relazione con l'anelare ad una rapida fine, ad una pace che giungesse di botto, provvidenzialmente piombando dal cielo. Intanto le restrizioni ed i sacrifici sono andati aumentando; il razionamento si è fatto più duro anche soltanto per il suo stesso prolungarsi, più intensa la giornata di lavoro, più doloroso il distacco dai propri cari al fronte e più angosciose le ansie per essi nutrite, più deprimente il ripetersi degli allarmi aerei e più terribile l'efficacia delle bombe nemiche, più alto il numero dei feriti e dei mutilati negli ospedali e soprattutto quello delle croci di legno nelle lande di Russia. Si aggiunga il sommarsi di tutte le piccole difficoltà, complicazioni, deficienze e perdite di tempo della vita quotidiana, lo scomparire delle piccole cose da nulla -fiori o cortesie -che servono pur esse a far men grave il peso della esistenza, la mediocrità degli spettacoli teatrali o cinematografici, la noia, l'irriggidirsi delle autorità grandi e piccine, la nervosa rudezza del vicino di autobus o del commesso, il far la coda, il vedere

o il sentire delle pene altrui, foss'anche dei giudei o dei boemi e dei polacchi, l'impossibilità di far viaggi e progetti, l'apprendere di quotidiane condanne capitali, il diffondersi di voci romanzesche, e infine, la continuata lotta contro le fedi religiose, le vaghe, imprecisate minacce di certi discorsi, l'onnipotenza della polizia segreta ed il vacillare dell'edificio del diritto e dell'amministrazione della giustizia.

Si assisteva così alla esistenza di un popolo senza gioia, in una atmosfera pesante; ma la capacità di resistenza, di pazienza, di sopportazione ha pure la durezza di un metallo e, ripeto, si è ormai qui temprati fin dall'inizio e più ancora poi, direi, per allenamento alla vita grama contro l'eventualità di un ondeggiare del fronte interno a seguito della gravità dei sacrifici. Bisogna poter constatare quanto rassegnato sia il dolore delle madri che hanno perduto, uno, due o anche tre figli, quanto ordinata riprenda la vita in una città all'indomani di un bombardamento, quanto pronta sia l'obbedienza ad un ordine per ritrarne la convinzione che nella cupezza generale vi è molto della severa decisione di uno sterminato esercito di soldati che stringono il sottogola dell'elmo per continuare a combattere senza discutere. Questa disciplina prussiana, venga definita o sia, nei migliori, una libertas oboedientiae, oppure un cieco seguire del capo da parte dell'orda, un istinto, un «non poter fare altrimenti >>; certo è che essa non mostra incrinature tali da fondare previsioni pessimiste

ed è capace, se necessario, di lunga durata nelle mani di una « Fiihrung » attenta e decisa.

Per far ciò, si è rovesciata la situazione prospettandola sotto l'aspetto difensivo, e facendo vedere come in questo l'avversario non possa minacciare efficacemente la Germania. Si è interpretato così assai bene l'attuale giudizio del popolo tedesco, della massa che non aspira ormai più a lunghe e faticose conquiste, a «vincere fino a morirne », ma vuole già raccogliere i frutti di quelle compiute e, piuttosto che osare e rischiare verso lontani orizzonti, preferirebbe assestarsi in più modeste realizzazioni, scevre di pericoli e di ulteriori disagi.

In mancanza di notizie decisive sull'andamento delle operazioni militari, bene accolte sono state quelle sul contributo che i territori orientali occupati potranno dare in generi alimentari, migliorando le possibilità di resistenza, grazie all'importante lavoro organizzativo già svolto ed in corso di attuazione. Già ho avuto occasione di dire che giorni fa è giunto dall'Ucraina a Berlino un primo treno, imbandierato e infiorato, carico di uova, farina, ortaggi e pollame: se altri seguiranno e qualche effettivo miglioramento si verificherà nelle razioni, di recente già di poco aumentate per la carne e il pane, un più alto morale sarà conseguenza di un più soddisfatto fisico. Infine altro elemento positivo, che non va sottovalutato ed è una forza, sta nel fatto che l'insistere sulla ormai raggiunta possibilità di simile compito assegnato dal destino al popolo germanico trova rispondenza e va tenuto presente nel bilancio della situazione, perché lusinga e soddisfa quell'istinto didattico di missionario dell'organizzazione -più o meno simpatico soprattutto a seconda del tatto con cui si manifesta -di cui ogni tedesco è ben provvisto.

Son dunque da rilevarsi positive forze non soltanto d'inerzia capaci di far da sostituto agli entusiasmi mancanti e di mantenere a lungo stabilmente una situazione interna tale da non destare troppi pensieri ai governanti.

Riassumendo, questa settimana ha costituito un inaspettato efficacissimo contributo ad un rafforzamento psicologico della gran massa del popolo che si prepara ad affrontare il prossimo inverno con una maggiore convinzione sulla salda posizione della Germania in Europa.

(l) -Vedi D. 197. (l) -In ACS, Carte Alfieri, busta 6, fascicolo 23.
191

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 34776/1455 P.R. Roma, 6 ottobre 1942, ore 24.

Vostro 1703 (l). Per vostra opportuna informazione e norma di riservato linguaggio comunicavi quanto segue: Ambasciatore Myron Taylor è giunto a Roma da Lisbona il 17 settembre. È stato fatto. proseguire immediatamente per la Città del Vaticano in automa

bile, senza sosta e sotto opportuna vigilanza. Egli non è più uscito dalla Città del Vaticano fino al 27 settembre, giorno della sua partenza per Madrid. Tragitto Città del Vaticano aeroporto si è compiuto con medesime cautele adottate per andata.

Circa suo soggiorno Città del Vaticano, e dalle informazioni assunte negli ambienti vaticani tanto in via ufficiosa quanto confidenziale (1), risulta che Myron Taylor ha avuto tre colloqui con Santo Padre ed uno con Cardinale Maglione.

In tali colloqui come nei contatti avuti con altre personalità della Segreteria di Stato, egli avrebbe riaffermato, per incarico del Presidente Roosevelt, che America è fermamente decisa a proseguire guerra senza alcuna esitazione fino a sconfitta Asse di cui Stati Uniti hanno assoluta certezza. A tale proposito Myron Taylor avrebbe affermato che qualsiasi tentativo od offerta di mediazione e compromesso, da qualunque parte fossero avanzati sarebbero destinati a fallire, e che Presidente Roosevelt desiderava che Pontefice fosse inequivocabilmente edotto su questo punto per il caso che avesse avuto in animo di fare un tentativo del genere.

Sempre a nome del Presidente Roosevelt Taylor avrebbe anche dichiarato che alleanza e collaborazione anglo-americane con la Russia poggiano su solide basi, del tutto libere da equivoci o sottintesi e che esiste con la Russia solidarietà non solo di guerra ma anche di azione politica, cosicché Stati Uniti sono decisi a far partecipare Russia bolscevica su basi egualitarie anche a negoziati di pace e ad assetto nuova organizzazione europea. Alla obiezione del Pontefice di come Stati Uniti e Inghilterra potessero conciliare loro principi morali, sociali ed economici con ideologia e prassi comuniste, Taylor avrebbe risposto che ormai comunismo aveva subito una profonda evoluzione sia come concetto sia come pratica di Stato, che molti principi del comunismo sono diffusi ed hanno, in certo modo, permeata coscienza e spirito del mondo moderno cosicché è ormai solo questione di forma e di adattamento a singole condizioni vari Paesi e di conciliazione dei vecchi principi democratici con nuovi derivati da dottrina comunista.

A proposito della Finlandia e delle voci di pace separata corse in questi giorni, Myron Taylor avrebbe affermato che malgrado simpatia che tale Stato ha in passato goduta negli Stati Uniti, esso non potrebbe nel momento attuale sperare in loro intervento per pacifico componimento con Russia.

Myron Taylor avrebbe infine espresso al Pontefice dubbio che posizione geografica Santa Sede le impedisca attività necessaria per svolgere sua missione religiosa e politica al che Pontefice avrebbe risposto che viaggio stesso di Myron Taylor era la riprova della infondatezza di tali preoccupazioni.

Queste sono tutte le informazioni che, come detto più sopra, è stato possibile solo ora raccogliere su attività svolta da inviato del Presidente Roosevelt delle quali peraltro non è possibile garantire autenticità malgrado che esse provengano da fonti attendibili.

In definitiva sembra possa dirsi che visita Myron Taylor al Pontefice abbia avuto uno scopo di politica estera, e cioè quello di intimidire Pontefice per

evitare che egli potesse eventualmente tentare una mediazione nel conflitto

o anche soltanto riprendere in modo più concreto e pubblicamnte posizione in favore pace, ed uno scopo di politica interna -forse più importante agli occhi di Roosevelt nella imminenza delle elezioni del Congresso -e cioè quello di mostrare ai cattolici americani che egli mantiene amichevoli rapporti personali col Pontefice.

(l) Con T. 31003/1703 P.R. del 2 ottobre 1942, non pubbllcato, Alfieri aveva trasmesso una richiesta tedesca di notizie sui colloqui di Taylor in Vaticano.

(l) Vedi i DD. 129, 140, 145 e 179.

192

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6585/0108. Madrid, 6 ottobre 1942 (per. il 9).

Nel mio rapporto n. 6702/2204 dell'll agosto u.s. (l) ho avuto l'onore di riferire, a proposito dell'atteggiamento tedesco nei riguardi situazione interna ed eventuale restaurazione monarchica in Spagna, come a quest'Ambasciata di Germania si ritenessero ancora valevoli le istruzioni impartite a suo tempo a Faulpel, Ambasciatore del Reich in questo Paese nel 1936-37, cui il Fuehrer avrebbe prescritto di non tenere conto della forma di governo, monarchica o repubblicana, che la Spagna avesse voluto darsi.

Apprendo ora da sicura fonte e ritengo doveroso, Eccellenza, riferVene ad ogni buon fine e per gli eventuali possibili controlli che il Capo del Servizio d'informazione e contro-spionaggio del Reich, Ammiraglio Canaris, qui di passaggio, ha detto ad un funzionario di quest'Ambasciata tedesca che il Fuhrer nel corso di una conversazione intima si sarebbe recentemente espresso in senso contrario ad una restaurazione della Monarchia in Spagna, perché in tal caso si ritornerebbe, con l'inevitabile riaffermarzione dei privilegi del clero e dell'aristocrazia, ad uno stato di cose in contrasto con nuovo ordine europeo.

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IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D.U. PER CORRIERE 6587/2918/0195 R. Lisbona, 6 ottobre 1942 (per. il 9).

Attraverso persona qualificata giunta in questi giorni dall'Inghilterra mi sono pervenute seguenti notizie.

Ex Presidente Benes continua a godere nei circoli politici diplomatici e governativi londinesi grande prestigio personale. Essendo considerato profondo conoscitore dei problemi politico-etnici europei, gli inglesi che informatore ha definito «amatori di cose fatte», ricorrerebbero ai suoi lumi ogni qualvolta trattasi imbastire un piano di ricostruzione europea. Di tale considerazione aggiunta alla sua influenza personale, Benes saprebbe abilmente servirsi per

sottoporre, a getto continuo, all'esame del Governo britannico, progetti sui progetti di sistemazione e riorganizzazione della futura Europa.

Attualmente egli starebbe attivamente lavorando per far accettare dal Governo britannico un suo progetto contemplante non solo la ricostituzione della ex-Cecoslovacchia nei suoi antichi confini ma bensì anche la creazione di un annesso « corridoio sub-carpatico » il quale inserendosi fra la Polonia e la Romania unirebbe la Cecoslovacchia alla Russia.

Contemporaneamente il versatile ex-Presidente, la cui antica e ostinata opposizione al ritorno degli Absburgo sia a Vienna che a Budapest è notoria, andrebbe ora caldeggiando presso il Governo britannico la ricostituzione di una Monarchia danubiana sotto lo scettro Absburgico.

Sempre secondo stessa fonte a Londra andrebbe svolgendosi in questo momento intenso lavorio politico connesso complessi problemi ricostruzione e riorganizzazione nuova Europa. Mentre nel pensiero degli uomini politici responsabili britannici, smembramento Germania -in caso vittoria anglo-americana -costituirebbe punto fisso cui per ragioni ideologiche non intenderebbesi in alcun modo derogare, a Italia, considerata fattore indispensabile equilibrio europeo, verrebbe riservato -sempreché si verifichino speciali condizioni ruolo regolatore e equilibratore nel Bacino danubiano e nei Balcani. Pericolo eventuale bolscevizzazione Europa costituisce attualmente a Londra più che una comprensibile e grave preoccupazione, un vero e proprio « cauchemar » ed è in funzione di tale pericolo che può spiegarsi crescente interesse che inglesi dimostrano per l'Italia.

Dei vari Governi liberi che risiedono a Londra quello che gode di effettivo prestigio e di una notevole influenza è il Governo polacco in quanto 5 mila aviatori e parecchie divisioni si battono accanto agli inglesi sui diversi fronti. Situazione dei polacchi è considerata paradossale se si pensa che, alleati dei russi da una parte, dall'altra corrono ai ripari per scongiurare conseguenze fatali per essi, di una eventuale vittoria bolscevica.

Anche problema rapporti ungaro-romeni è all'ordine del giorno, acuito in questi ultimi tempi da peggioramento questione transilvana. Tra varie soluzioni proposte vi sarebbe anche quella di una federazione ungaro-romena o di una unione personale dei due Paesi.

Polonia e Romania egualmente interessate difendersi contro pericolo bolscevico sarebbero riuscite ottenere adozione principio che durante previsto lungo periodo armistizio-pace, rispettivi territori vengano presidiati da truppe non appartenenti a Paesi con essi confinanti. Da stessa fonte ho appreso esistenza accordo tra Londra e Washington in base al quale mentre Stati Uniti riconoscerebbero alla Gran Bretagna una prevalente facoltà di giudizio e di apprezza~ mento dei problemi europei -a eccezione di quelli concernenti la Francia verso cui Stati Uniti dimostrano particolare interesse -Inghilterra riconoscerebbe dal canto suo agli Stati Uniti stessa prevalenza per ciò che riguarda problemi Pacifico.

Dal complesso della conversazione ho ritratto impressione che a Londra predomini attualmente preoccupazione per impensati sviluppi di un bolscevismo vittorioso e che fin d'ora si stiano vagliando e escogitando mezzi per fronteggiarlo.

(l) Non rinvenuto.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6461/644-645 R. Tokio, 7 ottobre 1942, ore 7,30 (per. ore 12,30 dell'B).

Vostro 745 (l).

Dalla stessa ottima fonte militare da cui proviene segnalazione confidenziale di cui al mio telegramma n. 590 (2) viene ora a risultare, come conseguenza della risposta sovietica, questo Governo ha fatto sapere a Mosca che si vedeva costretto a rinforzare sistemazioni militari alla frontiera mancese. Ciò viene confermato anche da altra fonte, in particolare da rappresentante Stato neutrale che è in relazione di particolare intimità con questo Ambasciatore dell'U.R.S.S.

Che il controllo segnalato da parte del mio collega Germania, direttamente presso il Ministro degli Affari Esteri, abbia avuto risultato negativo non stupisce, dato quanto avuto occasione far presente col mio telegramma n. 428 del 30 giugno u.s. (3).

Manovra appare d'altra parte logica e comprensibile nel quadro della impostazione che Tokio deve ormai dare agli intensificati apprestamenti militari alla frontiera russa, e nei riguardi estero e specialmente nei riguardi interno, sopratutto per l'eventualità che avesse a giungere momento d'agire.

Tale momento peraltro non è rimesso alla iniziativa giapponese. Non possono attualmente essere fatte previsioni né di «imminenza» né di «lunga rinunzia». Tutto dipenderà da corso futuro degli avvenimenti: utilizzazione delle basi russe per la crescente minaccia aerea americana, che è quella verso la quale si appuntano le preoccupazioni principali di questo Stato Maggiore; sviluppo della situazione militare in Russia. Uno di questi sviluppi particolarmente temuto è l'eventualità di un improvviso armistizio germanico russo prima che Giappone abbia potuto entrare in azione e liquidare definitivamente a suo profitto, senza ulteriori complicazioni « bianche » la questione delle provincie marittime Siberia. Il che impone al Giappone di tenersi pronto al minimo segnale di allarme, senza poter prendere limiti di tempo e di stagione.

195

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 31636/1740 P.R. Berlino, 7 ottobre 1942, ore 19.

Telegramma per corriere 34405 del 2 corrente (4). Questo Ministero Affari Esteri mi ha comunicato che effettivamente il Gabinetto Nedic aveva presentato le sue dimissioni.

Il Ministro Benzler era stato chiamato a questo scopo a Berlino: l'eventuale decisione era ancora allo studio, ma il desiderio del Governo germanico era quello di convincere il Generale Nedic a restare al Governo accogliendo almeno una parte delle sue richieste. Qualora non fosse possibile attuare che egli ritirasse le dimissioni, si cercherebbe di sostituirlo con un altro governo serbo.

Per altro ciò sembra assai difficile, data l'assoluta mancanza di personalità serbe che potrebbero assumere l'incarico. In ogni modo l'Auswartiges Amt è decisamente contrario all'istituzione di un regime di amministrazione militare in Serbia. Nel corso della settimana il Ministro Benzler deve ritornare a Belgrado con istruzioni precise. L'Auswartiges Amt mi ha assicurato che mi terrà al corrente delle decisioni che saranno prese (l) .

(l) -Vedi D. 161. (2) -Vedi D. 113. (3) -Nella frase finalE del T. 4331/428 R. del 30 giugno 1942, ore 8 (per. ore 7,30 del to luglio), Indelli scriveva: «Non è del resto la prima volta che, sopratutto in materia russa, per evidenti ragioni, si è qui, specie da parte dei milltarl, un poco p1u apen1 con noi che non l tedeschi ». (4) -Vedi D. 174.
196

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

T. A MANO 34972 P. R. Roma, 7 ottobre 1942.

Questa Ambasciata del Reich ha più volte sollecitato questo Ministero perché venga data esecuzione alle misure relative alla consegna alle Autorità germaniche degli elementi ebraici rifugiati nei territori croati occupati dalle truppe italiane (2).

Nella più recente comunicazione verbale è stato anche aggiunto da parte tedesca che, secondo informazioni pervenute alle autorità germaniche, i competenti organi militari avrebbero dichiarato di non avere finora ricevuto istruzioni al riguardo. Come è noto a codesto Comando Supremo (telespresso di questo Ministero n. 8/14739 del 29 agosto u.s.) (3), venne a suo tempo comunicato all'Ambasciata del Reich l'adesione del R. Governo alle misure richieste dal Governo tedesco.

Sarà gradito conoscere quali disposizioni codesto Comando Supremo abbia impartito ai dipendenti Comandi e se ad esse sia stato dato un principio di esecuzione ( 4).

197

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 7 ottobre 1942.

Dopo tre giorni di serrate ma non conclusive discussioni (5), si è proceduto all'audizione del Ministro Gotzamanis, il quale ha esposto francamente, su mio invito, le possibilità finanziarie della Grecia.

(-4) Per la risposta vedi D. 207.

Al termine della audizione, ho avuto un riservato colloquio con Clodius, il quale è perfettamente d'accordo con me che, se non può trovarsi una soluzione soddisfacente, non è possibile firmare un Protocollo che consacri la catastrofe della Grecia. Senonché i dissensi fra militari e diplomatici -affiorati con evidenza nelle discussioni -si sono accentuati a Berlino.

Clodius è pertanto costretto a partire per la Germania per esporre nuovamente la situazione.

Non ho mancato di raccomandargli di sottolineare quello che a me sembra il punto centrale della questione: conviene adottare oggi una soluzione che ci costi dieci, pur di evitare che la Grecia diventi quanto prima una seconda Serbia e ci venga a costare mille, indipendentemente dalla considerazione, che già sarebbero per sé decisive, di ordine politico e militare e dalla inevitabile perdita di vite umane (1).

(l) -Vedi D. 242. (2) -Vedi D. 52. (3) -Vedi D. 86. (5) -Vedi D. 189.
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IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 32273/556-557 P.R. Kabul, 8 ottobre 1942, ore 17,20 (per. ore 23,30 dell'11).

Governo germanico comunicando a questo Ministro Germania mia conversazione con principe Nahim, e vostre considerazioni e istruzioni di cui al telegramma di V.E. numero 142 (2) e 158 (3), lo ha istruito attenersi stessa linea di condotta ed ha aggiunto che il Governo tedesco ritiene che gli approcci del Governo afghano possano essere stati fatti con la conoscenza ed anzi ad istigazione Governo britannico allo scopo anche indurci in errore con false informazioni.

Informazioni che ho potuto avere in questa ultima settimana mi confermano che gli approcci in questione sono d'iniziativa dell'opposizione dinastica; al vecchio gruppo (Re, Ministro della Guerra, principe Daud) si è aggiunto Nahim il quale sembra mirare sostituirsi al Primo Ministro. Questo fatto basterebbe a escludere sospetti del Governo tedesco. Processo per cui si è giunti a questi approcci è chiaro: nella primavera inglesi sono venuti a conoscenza sussidi da noi inviati al Fachiro: hanno fatto a questo Governo violenti rimostranze circa nostra attività. Primo Ministro per timore degli inglesi o anche (non l'escludo affatto) per far loro piacere ha preso misure più severe per renderei impossibile qualsiasi attività del genere. Opposizione, impressionata anche dal telegramma di codesto Ministro Afghanistan (mio telegramma

n. 300 (4), deve aver fatto presente al Primo Ministro che una politica diretta a tenere conto soltanto degli interessi inglesi avrebbe potuto finire male per la

17 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

dinastia. Ripresa offensiva tedesca in Russia e suoi successi hanno loro permesso forzare mano Primo Ministro e strappare autorizzazione inizio trattative con noi: da parte sua, oltre evitare prendere parte negoziati, deve aver raccomandato massima prudenza.

Se analizziamo offerta Afghanistan essa significa soltanto che il giorno in cui avremo dato agli inglesi ed ai russi colpo irreparabile afghani sono pronti collaborare con noi; si sono però astenuti prudentemente dal toccare questione loro aspirazioni sull'India.

Primo Ministro è convinto che l'Inghilterra vincerà guerra; gli altri hanno per lo meno dubbi a questo riguardo, perciò vogliono seguire politica che senza pregiudicarli con gli inglesi lasci porta aperta per salvare interessi dinastia in caso di nostra vittoria. Non c'è sincerità né simpatia vera per l'una parte o l'altra, soltanto convinzione che Afghanistan, vaso di terra fra vasi di ferro, deve cercare barcamenarsi.

Opinione pubblica Afghanistan, ripeto, è nettamente anti inglese e Governo non può legarsi all'Inghilterra senza provocare rivolta interna. D'altra parte pericolo inglese e paura che ne ha impediscono a questo Governo compromettersi con noi: questa è la chiave della politica Afghanistan.

Vi ho trasmesso fedelmente tutte le informazioni datemi da questo Governo perché possiate avere idea esatta della sua collaborazione. Ho trasmesso anche informazioni del noto amico che, quando non indicato altrimenti, provengono dalla stessa fonte; così potete vedere se e quanto Governo Afghanistan è onesto nel comunicarci informazioni in suo possesso.

Come avete rilevato, unica cosa veramente importante era evitare di dare a questo Governo impressione che esso era condannato ai nostri occhi e questo è stato fatto. Per il resto sono per ora chiacchiere a cui non conviene dar, in un senso o nell'altro, importanza maggiore di quella che hanno.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussollnl. (2) -Vedi D. 48. (3) -Vedi D. 115. (4) -T. 3550/300 R. del 22 maggio 1942, ore 24, non pubblicato.
199

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6568/1068 R. Madrid, 8 ottobre 1942, or 18 (per. ore 7,30 del 9).

Ho rimesso Ministro degli Affari Esteri messaggio Duce per Franco e lettera di Voi Eccellenza. Jordana, cui nel mio colloquio del 5 corrente ed in seguito telegramma di V. E. n. 1008 (l) avevo già preannunziato arrivo messaggio del Duce, mi ha espresso vivissima soddisfazione manifestata dal Caudillo nell'apprendere dell'invio lettera personalmente indirizzatagli e suoi rinnovati sensi profonda amicizia per Duce e riconoscenza per appoggio dato dal regime alla

Spagna Nazionale. Consegna del messaggio, che il Ministro degli Affari Esteri mi ha assicurato immediata, non potrà che confermare tali sentimenti che egli sarà lieto ripetermi non appena Franco avrà preso visione parole Capo del Fascismo. Ministro degli Affari Esteri ha poi letto in mia presenza missiva direttagli da Voi Eccellenza, rimanendo vivamente commosso e compiaciuto. Mi ha pregato di farVi giungere il suo ringraziamento e il suo saluto più cordiale, aggiungendo che egli conserverà prezioso il documento che è per lui di altissimo valore. Ha infine concluso ritenere superfluo ripetermi quanto già comunicatomi ufficialmente circa immutabile politica estera spagnola.

(1) Con T. 34551/1008 P.R. del 4 ottojne 1942, ore 3, non pubblicato, Lanza d'Ajeta aveva informato Lequio dell'arrivo della risposta di Mussolinl a Franco (Vtdl DD. 133 e 172) con corriere aereo.

200

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 8 ottobre 1942.

Clodius ha rinviato la sua partenza per Berlino, avendo ricevuto le necessarie istruzioni e così oggi sono continuate le discussioni. Stasera si è redatto uno schema di accordo che per i delegati tedeschi rappresenta il massimo delle concessioni che Berlino può fare alla Grecia.

L'economia del progetto è in breve la seguente:

Il Governo greco pagherà ogni mese per le truppe dell'Asse diciotto miliardi di dracme (otto di anticipazione e dieci per lavori fatti per conto delle truppe di occupazione).

Italia e Germania per procurarsi altre disponibilità in dracme, faranno una esportazione addizionale in Grecia di nove miliardi al mese (tre da parte dell'Italia e sei da parte della Germania).

È previsto che ove per ragioni impreviste accorrano altre disponibilità in dracme, Italia e Germania si metteranno d'accordo col Governo greco per esaminare il modo come procurarsele.

Infine il Governo ellenico dovrà prendere tutte le misure per accelerare la circolazione, mantenere i prezzi, aumentare le imposte, ecc. Si è convocato Gotzamanis al quale si è data lettura dello schema in parola.

Gotzamanis ha immediatamente rilevato che il suo Governo non può sopportare il peso previsto dall'Accordo, poiché aumenterebbe la circolazione attuale di centottanta miliardi, di altri duecentoventi miliardi all'anno, senza contare gli aumenti eventualmente chiesti in avvenire dalle Forze Armate dell'Asse.

« Questo progetto, ha continuato Gotzamanis, rappresenta la fine della Grecia». «Italia e Germania non dovrebbero comprare più nulla in Grecia, ed importare i viveri ed i prodotti necessari per le truppe d'occupazione. «Noi potremmo darvi solamente due-tre miliardi al mese per le paghe agli operai addetti ai lavori, e non di più~.

« Se voi non applicate ora volontariamente le mie proposte, sarete obbligati a farlo fra due-tre mesi, ed in condizioni molto peggiori per voi stessi».

Allontanatosi Gotzamanis, Clodius ha subito rilevato che il divario fra le richieste tedesche e le offerte greche era troppo grande per trovare una via d'accordo, e la questione è stata rinviata di qualche giorno.

Sabato mattina vi sarà una riunione con l'intervento dei nostri Ministeri più interessati all'Accordo per l'esame di esso.

201

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. 35397/1467 P.R. Roma, 9 ottobre 1942, ore 22.

Vostro 0140 (l).

Comunicate urgenza Bose che nostro aeroplano per Estremo Oriente partirà in giorno ancora da stabilirsi dopo il 15 corrente. Chiedetegli se è tuttora disposto partecipare trasvolata. Per ragioni tecniche di carattere assoluto e non suscettibili modificazioni dovrà partire solo e senza bagaglio. Per quanto concerne dubbi espostivi circa nostro atteggiamento nei suoi riguardi, assicuratelo in modo formale che sua persona e suo movimento incontrano sempre nostro pieno consenso ed appoggio. Questione suo rappresentante a Roma sarà risolta senzaltro al momento sua partenza dall'Italia.

Telegrafate urgenza risposta. In caso affermativo converrà che egli sia disponibile e pronto partenza a partire dal 15 (2).

202

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6505/1767 R. Berlino, 10 ottobre 1942, ore 10.

Ministri Rogeri di Villanova e Hencke, incaricati speciali R. Governo e Governo del Reich per Affari Transilvania, che trovansi da principio settembre Berlino hanno ora ultimato rapporto su risultati loro recente inchiesta nonché formula questione politica proposta che ritengono utili scopo migliorare situazione Transilvania. Testi relativi verranno sottoposti esame codesto Ministero e Auswartiges Amt per ulteriori decisioni R. Governo e Governo Reich circa provvedimenti da suggerire e da prendersi nei riguardi sudditi italiani e romeni ed ungheresi.

(l) -Vedi D. 188. (2) -Vedi D. 203.
203

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 31994/1770 P.R. Berlino, 10 ottobre 1942, ore 13,30.

Riferendomi al telegramma di V. E. numero 1467 del 9 ottobre (l) comunico che Bose è pronto a partire qualsiasi giorno dopo il 15 ottobre.

Egli ha rinnovato richiesta di poter essere ricevuto dal Duce e dall'Eccellenza Ciano prima del volo. Desidererebbe inoltre esser informato con cortese urgenza se possa o meno parlare della prossima partenza sia con i giapponesi che con le autorità locali. Sarò grato a V. E. per una cortese sollecita risposta in merito (2).

204

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6517/1372-1373 R. Buenos Aires, 10 ottobre 1942, ore 19,54 (per. ore 7,10 dell'11).

Consiglio dei Ministri riunitosi inaspettatamente 8 corrente ha approvato decreto con cui si stabilisce controllo governativo su «tutte imprese Compagnie e linee tele-comunicazioni che funzionano in territorio Repubblica~. Comunicato questo Ministero degli Affari Esteri al riguardo ha precisato che con misura adottata Governo mira:

0 ) « Evitare trasmissione informazioni suscettibili pregiudicare interessi nazionali specie per quanto concerne sicurezza~.

2°) Impedire che si utilizzi sistema tele-comunicazioni esistenti Argentina a detrimento interessi militari Paesi nord-americani in guerra, verso cui Argentina ha contratto impegni. Al riguardo comunicato richiama risoluzione votata conferenza Rio de Janeiro su questo argomento. Esecuzione decreto è stata affidata Ministro dell'Interno, che però non ha preso alcun concreto provvedimento. Non può quindi apprezzarsi per ora esatta portata decreto in questione.

In vista di quanto precede ho creduto dover chiedere maggiori precisazioni direttamente a questo Ministro Esteri. Dott. Guinazu mi ha detto che con decreto in questione (di cui finora si ignora testo) Governo ha inteso prendere sue mani controllo intero sistema tele-comunicazioni allo scopo evitare numerose interferenze. Ha soggiunto che provvedimento non concerne servizio diplo

matlco, ma ha accennato vagamente a possibilità che 11 Governo richieda a Rappresentanze estere Assicurazioni non valersi comunicazioni cifra per favorire attività suscettibili ledere interessi altri Paesi americani. Ho fatto presente che a parte Cile non avere alcun contatto con altri Paesi americani. Ministro ha preso atto considerazioni da me fatte al riguardo ed ha tenuto a precisare che misura non è determinata da pressioni esterne a danno Asse la quale «verrebbe senz'altro respinta », ma da intendimento del Governo tutelare propria posizione neutralità ed anzi rafforzarla. Ministro ha tenuto ricordarmi a tale proposito atteggiamento assunto dal Governo (mio telegramma 1338) (l) in occasione recente dichiarazione Camera per rottura delle relazioni ed ha confermato che potere esecutivo intende conservare proprie mani direzione politica estera.

(l) -Vedi D. 201. (2) -Per la risposta vedi D. 205.
205

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. UU. S. N. D. 35524/1472 P. R. Roma, 10 ottobre 1942, ore 23.

Vostro 1770 (2).

Comunico R. Ministero Aeronautica che Bose è disposto partire. Informazione è stata già da parte di questo Ministero portata a conoscenza di questa Ambasciata Germania. Comunicatela anche da parte Vostra costì. In data odierna si provvede ad informare Governo giapponese. Prima della partenza Bose potrà avere udienze richieste. Converrà che interessato trovisi Roma entro il giorno 15. Notizia volo è assolutamente segreta.

206

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DI GERMANIA A ROMA

APPUNTO 34/R. -10117/297. Roma, 10 ottobre 1942.

L'ambasciata di Germania con il suo appunto in data 22 settembre u.s. (3), ha comunicato che sarebbe intenzione delle autorità germaniche di estendere agli ebrei stranieri residenti nei territori dell'Ovest occupati dalle Forze Armate del Reich, le misure già adottate nei riguardi degli ebrei appartenenti ai al territori stessi; e che ove il R. Governo non ritenesse di poter consentire

l'applicazione agli ebrei italiani dei provvedimenti stessi, le autorità germaniche suggerirebbero di ritirare gli ebrei italiani da tali territori.

Il R. Governo ha esaminata con ogni possibile attenzione la delicata questione, tenendo conto dei particolari aspetti che essa riveste nel quadro generale della tutela degli interessi italiani all'estero. È infatti da rilevare che, oltre che nei territori dell'Ovest occupati dalle truppe del Reich, esistono numerosi elementi ebraici di cittadinanza italiana anche in altri Paesi e specialmente nel Bacino del Mediterraneo, dove essi hanno notevoli posizioni finanziarie ed economiche,

Il R. Governo ha sempre svolto un'opera di tutela di tali elementi, nonostante la loro appartenenza alla razza ebraica, in quanto rappresentano cospicui interessi italiani in zone di particolare importanza politica; e tale azione esso svolge tuttora anche perché, in alcuni di detti Paesi, l'applicazione delle leggi razziali è servita come mezzo per intaccare le posizioni economiche italiane.

Se ora il R. Governo consentisse che fossero estesi agli ebrei italiani residenti nei territori dell'Ovest taluni provvedimenti, ed in ispecie quelli di carattere patrimoniale, sarebbe seriamente compromessa la sua azione intesa a sostenere che gli ebrei italiani residenti in altri territori siano esentati da analoghi provvedimenti. Ciò porterebbe grave pregiudizio a quegli interessi che esso ha sempre ritenuto e ritiene necessario tutelare. Per tali ragioni non si vede la possibilità di consentire che le misure stesse, come anche l'allontanamento verso l'Est, vengano applicati agli ebrei italiani nei territori dell'Ovest occupati dalle Forze Armate germaniche.

D'altra parte il R. Governo si rende conto che necessità politico-militari inducano le autorità germaniche ad ottenere dei provvedimenti. Esso pertanto non ha obiezioni, sotto le riserve di cui sopra, a che, anche gli ebrei di cittadinanza italiana siano sottoposti a tutte quelle misure che limitino la loro attività, e che siano giustificate da dette necessità.

Per quanto concerne l'obbligo di portare la stella gialla, da cui finora le autorità germaniche hanno consentito di dispensare gli ebrei di cittadinanza italiana, il R. Governo non si oppone a che quelli residenti nei territori dell'Ovest occupati dalle Forze Armate del Reich vi siano sottoposti, ma fa presente che, ove anche gli ebrei italiani fossero obbligati a portare tale segno distintivo, si renderebbero più manifeste le eccezioni sulle quali il R. Governo, per ragioni di principio, è obbligato ad insistere.

Circa le difficoltà pratiche per le indagini sulla nazionalità a cui si fa cenno nell'appunto del 22 settembre saranno date disposizioni ai RR. Consoli nei detti territori perché forniscano sollecitamente alle competenti autorità germaniche tutte le informazioni necessarie per accertare, nei riguardi dei cittadini italiani di razza ebraica, il loro stato di cittadinanza.

Il R. Governo non dubita che le autorità germaniche vorranno riesaminare con l'abituale comprensione la questione sulla base delle considerazioni sopra esposte e confida che le stesse autorità, nell'applicare agli ebrei stranieri dimoranti nei territori dell'Ovest, le norme adottate per gli ebrei appartenenti ai territori stessi, terranno conto delle particolari esigenze italiane.

(l) -Vedi D. 176. (2) -Vedi D. 203. (3) -Non pubblicato.
207

IL GENERALE ADDETTO AL COMANDO SUPREMO, MAGLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3301/AG. Roma, 10 ottobre 1942 (per. il 12).

Riferimento telegramma n. 34972/PR. del 7 corrente (l) questo Comando Supremo ritiene opportuno segnalare quanto al riguardo ha riferito il Comando Superiore FF.AA. Slovenia Dalmazia:

«Gli ebrei rlfugiati nei territori occupati dalle nostre truppe ammontano a circa 3000 e sono dislocati, nella loro grande maggioranza, nella zona costiera. La cifra suindicata comprende tutti gli ebrei, senza distinzione di nazionalità o pertinenza.

È da presumere che parte notevole di essi sia costituita da ebrei pertinenti ai territori annessi, perché di quelli pertinenti allo Stato Indipendente di Croazia non molti possono essere sfuggiti alle note persecuzioni.

Per avere al riguardo gli opportuni elementi, ho disposto perché sia accertata la pertinenza italiana o croata dei singoli rifugiati.

Fiduciosi di non essere molestati né allontanati dalla 2a zona purché non diano luogo a rilievi di carattere morale e politico, essi tengono una condotta corretta, in attesa di conoscere la sorte che sarà loro riservata a fine guerra.

Il mio punto di vista è che la consegna degli ebrei ai tedeschi o croati, finirebbe praticamente col nuocere al nostro prestigio, perché, sia pure tacitamente, li avevamo presi sotto la nostra protezione e perché rischierebbe di determinare gravi riprcussioni tra la M.V.A.C. « cetnica », la quale potrebbe essere indotta a pensare di essere un giorno anche essa data in potere degli ustascia. F.to Generale Roatta >> (2).

Questo Comando Supremo ha in data odierna sollecitato il Comando Superiore FF.AA. Slovenia Dalmazia a comunicare l'esito degli accertamenti nei riguardi della pertinenza degli ebrei e rimane in attesa di conoscere le modalità da seguire per la consegna alle autorità germaniche degli elementi pertinenti croati già accertati (3).

208

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6529/1082 R. Madrid, 11 ottobre 1942, ore... (4) (per. ore 21).

Ho domandato a questo Ministro degli Affari Esteri se gli risultasse qualche cosa su voci qui attualmente circolanti di contatti fra personalità spa

tembre 1942) si concludeva con la seguente frase non riprodotta in questo documento:

«Comunque, in conformità delle istruzioni orali datemi ultimamente dall'Ecc. il Capo

di S.M. Generale, mi astengo da qualsiasi provvedimento riguardante gli ebrei In oggetto,

in attesa di ordini in proposito ».

( 4) Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

gnole, portoghesi, argentine e cilene per eventuale formazione blocco tra Spagna e tre nazioni tuttora neutrali. Nella sua consueta maniera circospetta e riservata, Jordana ha risposto che Spagna e Portogallo non hanno fino ad ora preso alcuna iniziativa al riguardo ma che accenni in materia gli vennero fatti da Ambasciatore dell'Argentina Escobar, prima di partire per Rio de Janeiro, e da questo Ambasciatore del Cile.

Stessa risposta è stata data da Jordana ad Ambasciatore di Germania.

Questo Ambasciatore Portogallo, con cui mi sono intrattenuto in argomento, ha confermato che in tale maniera Escobar avrebbe inteso meglio garantire neutralità suo paese e Cile. Tuttavia mio collega Portogallo non conta su risultati concreti delle suggestioni Argentine e Cile perché fatte -secondo lui -più che altro a scopo sondaggi e personale e perché attuale situazione quegli stati non consentirebbe molte speranze su loro atteggiamento definitivo.

Egli mi ha poi confidato, raccomandando stretta riservatezza, episodio di cui non trovo traccie in questo archivio. Nel giugno 1940 Spagna e Portogallo avevano trattato e stabilito di dichiarare allo stesso tempo neutralità con certezza indurre nazioni America Latina seguire esempio.

Senonché nello spazio poche ore, in seguito Consiglio dei Ministri, Spagna, contrariamente a quanto aveva concordato, dichiarava non belligeranza (l).

(l) -Vedi D. 196. (2) -L'originale del telegramma di Roatta al Comando Supremo (n. 10100 A.C. del 22 set

(3) Vedi D. 281.

209

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. P. (2). Roma, 11 ottobre 1942 (3).

Nel recente incontro di Monaco fra il Ministro Backe e il Ministro Pareschi sono state concordate alcune forniture alimentari -di grani e patate sotto forma di prestito, che sono state rese necessarie dal deficiente raccolto in Italia. Desidero ringraziarVi, Fiihrer, e comunicarVi che come è già avvenuto, anche nell'anno prossimo il prestito sarà regolarmente e puntualmente restituito. Mi è grato cogliere questa occasione per inviarVi i miei più amichevoli e camerateschi saluti (4).

210

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6573/0150 R. Belgrado, 12 ottobre 1942 (per. il 14).

Benzler è rientrato stamane a Belgrado. Un mio colloquio con lui, già fissato per pomeriggio di oggi ha dovuto essere rinviato a domani a causa confe

renze che si svolgono presso Comandante Militare Serbia. Turner è tuttora assente.

Frattanto secondo notizie attendibili, arresti di aderenti a Draza Mihajlovic (fra l quali numerosi ufficiali e funzionari) avvenuto negli ultimi giorni ammontano a circa 800 in tutta la Serbia. Tra essi vi sono 21 Viceprefetti in sede. A Belgrado sono stati arrestati commissari di polizia di quattro distretti. Nella notte di sabato, per compiere arresti furono circondati da forze germaniche Sede ex Stato Maggiore serbo e sede Guardia Statale Serba.

Arresti hanno prodotto generale depressione e secondo voci provenienti da ambienti aderenti Draza Mihajlovic -che vanno tuttavia prese, naturalmente con massima cautela -sarebbe stato «disgregato tutto il personale designato dal Mihajlovic per il suo futuro stato maggiore quale Governatore Militare di Belgrado l) (sic).

Tipico esponente mentalità locale è reazione stessi ambienti che si lamentano duro colpo inflitto da Autorità germaniche argomentando che « se tedeschi fossero in buona fede non perseguiterebbero movimento Draza Mihajlovic, dato che questo non ha intenzione combattere Germania, ma esiste soltanto come inquadramento per mantenimento ordine legale e per lotta anticomunista in caso di un eventuale ritiro delle truppe di occupazione l).

Argomento ha scarsamente bisogno di essere commentato. Ma è da notare che di fatto tendenza generale serba -Nedic non escluso -è di tenere possibilmente i piedi in due staffe e mantenere porta aperta verso due parti in guerra. È superfluo ripetere che né convincimento né speranze dei serbi vanno -neppure in questo campo -verso la Germania ed Asse.

Da questo giuoco di «assicurazioni e controassicurazioni » -secondo frase adoperata da Ljotic per condannarlo, non va esente neppure Nedic, ed anzi frase fu pronunciata appunto contro di lui.

Ljotic ed i suoi seguaci sono oggi incoraggiati da azione intrapresa da Comando Germanico, che da tempo proclamano necessaria. Ciò che inasprisce situazione componenti Governo Nedic.

Stesso giudizio germanico circa difficoltà che si incontrerebbero per sostituzione Nedic, qualora non fosse possibile mantenerlo al potere, appare perciò oggi maggiormente esatto e confermato, anche a prescindere mancanza personalità serbe.

(l) -Vedi serie IX, vol. V, D. 80. (2) -Minuta autografa. (3) -Questo messaggio fu trasmesso per telegrafo da Ciano ad Alfieri con T.s.n.d. urgente 248/1476 R. dell'll ottobre 1942, ore 13. Alfieri assicurò di averlo consegnato a Woermann con T. 652711780 R. dello stesso giorno, ore 18. (4) -Per la risposta di Hitler, vedi D. 249.
211

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

1'. S. N. D. PER CORRIERE 6575/0192 R. Zagabria, 12 ottobre 1942 (per. il 14).

Del colloquio avuto col Ftihrer al Quartier Generale (l) il Poglavnik mi ha parlato lungamente in modo da apparir soddisfatto. Sembra che egli si sia liberato, almeno pel momento, delle preoccupazioni che aveva negli ultimi mesi

per le intenzioni che attribuiva alla Germania nei riguardi della sorte della Croazia: manifesto interesse alla Bosnia, crescente ingerenza del Gruppo Nazionale Germanico nella vita dello Stato, interdipendenza tra la politica tedE>sca in Serbia e in Croazia, ripresa del partito Nazionalsocialista croato con l'appoggio di elementi tedeschi. Il pericolo maggiore, secondo Pavelic, era costituito dalle forze esterne ed interne tendenti a favorire le aspirazioni serbe per un ritorno alla Jugoslavia. Questo pericolo egli crede oggi di aver scongiurato per le assicurazioni avute dal Fiihrer.

« Nedic ed i suoi emissari -mi ha detto -esercitano una diretta influenza sul Comando Militare germanico di Belgrado alle cui dipendenze è posto il Comando delle Truppe tedesche stazionanti a Zagabria e in Croazia. Questo stato di cose, oltre a mantenere l'equivoco di una subordinazione della capitale croata alla ex capitale jugoslava, produceva numerosi inconvenienti, fra i quali lloprattutto quello di un legame tra serbi di Belgrado e serbo-ortodossi croati; spesso organizzati in bande armate di cetnici: ne derivavano intrighi, spionaggio, provocazioni, aggressioni, e -in sostanza una situazione intollerabile per la sovranità dello Stato. Ho parlato al Fiihrer di questo, e ho avuto affidamenti che il Comando delle truppe tedesche in Croazia sarà sottratto a Belgrado».

Mi ha ripetuto le parole di Hitler: «I serbi sono stati vinti. I cetnici sono un avanzo dell'esercito jugoslavo e vanno considerati senz'altro come nostri nemici: come tali debbono essere combattuti, disarmati, vigilati».

Della situazione interna croata il Fiihrer si è interessato particolarmente; era informato di essa, ha chiesto maggiori precisazioni, facendo comprendere che è opportuno rapidamente ristabilire l'ordine, in vista soprattutto di un tentativo degli avversari dell'Asse per aprire nei Balcani un «secondo fronte».

Richiesta di uomini: su questo punto il Poglavnik ha cercato di dire il meno possibile, venendo subito a parlarmi dei risultati e cioè di quello che egli era riuscito ad ottenere: le forze croate che operano in concorso con quelle tedesche e alleate intorno a Stalingrado rimarranno in posto e dovranno essere alimentate di complementi, altre non saranno inviate in Russia; vi sarà anzi la possibilità di richiamare in patria parte di quei contingenti che sono stati mandati dalla Croazia in Austria per l'addestramento. È escluso l'invio di nuove maestranze in Germania, oltre i centomila operai che già vi si trovano. In cambio però: l) ventimila Volksdeutsche, contadini e operai con le famiglie, si trasferiscono dai territori a sud della Sava in Germania e nei paesi occupati; 2) diecimila uomini, Volksdeutsche, dai 17 ai 35 anni vengono reclutati in Croazia per essere inviati in Germania ed essere inquadrati nelle formazioni «SS ».

Come si vede una richiesta di uomini c'è stata. I risultati conseguiti dal Poglavnik sono per lui sodisfacenti, perché ha risposto dando elementi che sono etnicamente tedeschi e perciò « i meno desiderabili dal punto di vista nazionale croato ».

Richiesta di prodotti: l'isterilimento delle risorse economiche della Croazia, conseguente alla lunga lotta che si combatte all'interno, contro i partigiani, alle devastazioni, all'abbandono delle culture da parte delle popolazioni, è stato uno degli argomenti del colloquio col Fiihrer. Ciò che la Croazia non può dare oggi a causa della situazione in cui si trova, potrà darlo in avvenire,

se si provvede a stabilire la più rigorosa disciplina nelle regioni agricole ricche: Slavonia, Sirmio, Bosnia, e se parallelamente vengono bene organizzati la distribuzione e il razionamento.

Anche una richiesta di prodotti c'è quindi stata, specialmente di prodotti da servire all'alimentazione e all'industria bellica.

Per quanto riguarda la disciplina dell'alimentazione in particolare, è da ritenere che suggerimenti siano stati dati al Poglavnik perché si serva dell'esperienza tedesca in materia, valendosi della collaborazione di qualche specialista del Reich, o inviando subito a perfezionarsi in Germania qualche suo uomo di fiducia.

Dalle parole del Poglavnik risulta che egli si atterrà piuttosto alla seconda alternativa; ma ho potuto rendermi conto che è stata richiamata -durante la visita al Fiihrer -la sua attenzione sulla importanza del problema, la cui rapida soluzione potrà evitare un dilagare del malcontento e della ribellione nel paese e potrà anche permettere alla Croazia di contribuire alla resistenza economica del Relch.

Sembrerebbe dunque che l'interesse tedesco per la Croazia stia subendo una evoluzione. I centri dai quali la politica tedesca di penetrazione e di asservimento si è irradiata nella Croazia indipendentemente sono stati manifestamente sinora Belgrado e Vienna; la ex-capitale austroungarica aveva assunto, nei confronti della Croazia, la funzione di ripristinare l'esercizio di una influenza direttrice e regolatrice sulla vita economica, culturale, e anche amministrativa, rinnovando una tradizione, il cui ricordo è vivo nei croati, connaturata con le abitudini e con l'educazione di molti di essi, non soltanto degli appartenenti alle generazioni dell'altra guerra, ma anche degli studiosi, degli uomini d'affari, ecc.

Contro questa tendenza il Poglavnik mostra di voler agire con accorgimento e con tempestiva energia, per liberarsene totalmente, se gli sarà possibile. Non è il caso di far previsioni eccessivamente ottimistiche. Comunque l'allontanamento dell'austriacante Maresciallo Kvaternik (l) e l'iniziato trasferimento dei Volksdeutsche dalla Croazia (gente emigrata qui al tempo di Maria Teresa e successivamente, sempre dall'Impero absburgico) possono apparire quali indizi di un affrancamento croato e, di conseguenza, di un allentamento della pressione tedesca in questo paese.

Non può dirsi però che questi fatti rappresentino una modificazione dell'atteggiamento di presa di possesso effettuata dalla Germania sulla capitale dello Stato croato e sulle regioni più produttive al momento della sconfitta jugoslava. Ed è prematuro affermare se si tratti di un ripiegamento sistematico e a carattere definitivo, o semplicemente suggerito da ragioni tattiche.

Va segnalato però che il Poglavnik sembra pronto a destreggiarsi negli sviluppi di questa nuova situazione; egli si mostra intanto compiaciuto del lavoro di queste ultime settimane, e dei risultati che si ripromette di trarne. Malgrado le responsabilità derivantegli dall'assunzione del Ministero delle Forze Armate, dà l'impressione di essere sicuro di sé. Pastosi sul piano dell'azione politica e della riorganizzazione interna, egli mi ha dichiarato di avere ormai deciso di

sostituire anche il figlio del Maresciallo Kvaternlk, l'attuale Capo della Polizia. La sostituzione avrà luogo in settimana (1). Questi che è generalmente considerato come l'autore delle persecuzioni poliziesche, e dei massacri, viene ritenuto da tutti come l'ostacolo principale perché il regime si avvii verso la normalizzazione. È stato anche accusato di condurre, in accordo col padre, il paese verso l'asservimento alla Germania. Non credo che tale accusa, mossagli dai suoi numerosi nemici politici, abbia sicuro fondamento.

Al posto del giovane Kvaternik, il Poglavnik pensa di chiamare un magistrato di tendenze moderate, che fu già Capo della Polizia in Croazia nel 1921, certo Zimpermann.

È da tener presente che, negli ambienti germanici di Zagabria, sussiste, malgrado il rimpasto ministeriale, le sostituzioni avvenute e quelle in corso, la convinzione che il regime è instabile e che la situazione interna è estremamente pericolosa.

Se ne ha conferma in un commento della nazionalsocialista Grenzbote slovacca, collegata con gli elementi nazisti di questa capitale, in tema di trasferimenti di popolazioni. Nel porre freno alle voci corse di un ritiro degli elementi tedeschi da tutto il sud-est europeo, il giornale nazionalsocialista precisa che «il Reich ha disposto soltanto la trasmigrazione di quei gruppi etnici tedeschi la cui esistenza e il cui tenore di vita tedesco negli attuali territori di dimora erano minacciati. Così in questi giorni si è risaputo che anche i tedeschi della Bosnia dovrebbero trasmigrare, perché ivi non è garantito un sano sviluppo rispondente alla dignità dell'uomo tedesco >>.

Può pertanto affacciarsi il dubbio che, in concomitanza con altri interessi maggiori in via di costituzione e sviluppo nello spazio vitale orientale, e più particolarmente ukraino, abbia giocato, nel minore interesse tedesco in Croazia, anche la scarsa fiducia nella vitalità dello stato croato. In altri termini, potremmo trovarci nella prima fase di una graduale smobilitazione delle forze germaniche in Croazia con l'abbandono delle «posizioni di minore interesse» dal punto di vista nazionale e imperiale. Ci sarebbe però da chiedersi se il Sirmio, la Slavonia e la parte orientale della Bosnia, possano essere considerate dalla Germania « posizioni di minor interesse » o se la stretta tedesca, allentandosi per le altre regioni croate, non si accentuerà proprio per quelle.

(l) Vedi DD. 158 e 162.

(l) Vedi DD. 185 e 187.

212

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 32718/0198 P. R. Lisbona, 12 ottobre 1942 (per. il 16).

Sempre in tema di contatti segreti che avrebbero avuto luogo a Lisbona nel maggio u.s. tra emis~ari della Reichwehr ed agenti inglesi giunti da Londra (mio telegramma 1003 del 16 maggio u.s. e telegramma in chiaro per corriere

n. -2918/0195 del 6 corrente) (l) riferisco che, a quanto mi risulterebbe, 1 primi erano capeggiati dal noto ammiraglio Canaris. Pare inoltre che col predetto si trovasse anche l'attuale Addetto Stampa presso l'Ambasciata di Germania a Madrid, Lazar.

Tali contatti non avrebbero avuto seguito in quanto gli inglesi avrebbero dichiarato in via preliminare che il Governo britannico non avrebbe mai trattato per qualsiasi motivo e ragione con l'attuale Capo del Governo del Reich.

Il fatto che, su tale affermazione degli inglesi, i contatti in questione siano stati abbandonati, fa supporre che, contrariamente a quanto si era detto in un primo tempo, gli agenti nazisti agissero non indipendentemente dalla volontà del Fi.ihrer.

(l) -Vedi D. 222.
213

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 15748. Berlino, 12 ottobre 1942.

Ad alcuni giorni di distanza dalla «settimana di propaganda » si possono registrare alcune altre interessanti reazioni dell'opinione pubblica.

Mentre il popolo -il popolino preso nella sua grande massa anonima ed amorfa -continua ad essere soddisfatto per ciò che si è sentito dire in una forma così convincente dal suo Fi.ihrer e dalle più alte personalità della Germania, hanno incominciato a farsi strada e a manifestarsi commenti e riserve di contenuto negativo da parte sopratutto della classe media. Intellettuali, industriali, commercianti, professionisti, militari, alti funzionari, tutti coloro che, in diverso grado e secondo diverse responsabilità, partecipano e fanno in un qualche modo parte della vasta classe dirigente del Terzo Reich, hanno incominciato a sussurrare che attraverso i quattro grandi discorsi niente di concreto e di positivo è venuto fuori che possa effettivamente costituire un elemento sicuramente tranquillizzante nell'odierna situazione.

Se per il popolo è stato sopratutto causa di grande compiacimento il sentirsi dichiarare in forma così esplicita che « vi sarà da mangiare per tutti i tedeschi » -e questo è l'elemento che rimane sempre alla base di ogni situazione -le classi dirigenti cominciano ad essere un poco preoccupate dal fatto che non si sa fino a qual punto si potrà «resistere per esistere».

Torna ad incombere lo spettro della grande guerra, si fanno paragoni e confronti, si sottolineano coincidenze; e qualcuno si domanda se, mentre i Capi si preoccupano di imbonire e di tener tranquillo il popolo, non possa avvenire che una qualche sorpresa si verifichi in alcuni importanti settori della vita nazionale tedesca.

Ciò che -per esempio -Goering ha detto nei confronti dello Stato Maggiore e dei Marescialli e Generali, pare abbia suscitato a1cune non trascurabili reazioni negli ambienti militari.

È apparso per lo meno strano che chi dopo il Filhrer rappresenta il più grande e riconosciuto custode dell'autorità in Germania, abbia così chiaramente ammesso riserve e dubbi sulle capacità e sulle qualità dei componenti lo Stato Maggiore tedesco, verso il quale si è sempre constatato un unanime inalterato sentimento di rispetto, di ammirazione e di riconoscenza.

Non è dato per adesso di valutare in giusta misura la portata di queste reazioni. Certo è che esse esistono, che un notevole malcontento si è venuto creando in questi ultimi giorni, malcontento a cui non è dissociato un lieve senso di sfiducia.

Da un anno a questa parte sono stati numerosi gli alti Generali e Marescialli ritirati dai loro posti di comando e di responsabilità; mentre non è ancora chiarita la situazione in cui si viene a trovare il Maresciallo Keitel.

Si osserva infatti che, quando egli trasmette ordini in nome del Fiihrer, se tali ordini sono dati per iscritto, Goering e Raeder obbediscono, mentre quando invece gli ordini od i suggerimenti vengono dati verbalmente da Keitel spesse volte le direttive non sono attuate né da Goering né da Raeder, soprattutto quando esse non coincidono con il loro parere.

Uno degli elementi che ha contribuito a rendere efficace la «settimana di propaganda» è stata la presenza a Berlino del Fiihrer.

Sopratutto il popolo non ama di sapere che il Fiihrer rimane per lunghi mesi lontano dalla capitale, perché ha come l'impressione di sentirsi abbandonato.

Per verità le visite del Flihrer a Berlino divengono sempre più rare nel tempo; mentre, per contro, diventano sempre più rari e difficili i rapporti che con lui devono tenere i suoi collaboratori.

Ciò è stato tanto maggiormente messo in rilievo in questi giorni dalla notizia che il Duce ha ripreso il suo rapporto annuale coi Prefetti del Regno. A questo riguardo, intrattenendomi con alte personalità degli ambienti politici germanici, ho avuto la chiara conferma dell'interesse costante e sempre assai vivo con cui vengono seguite le principali manifestazioni della vita italiana e, in particolare, dell'attività del Duce. Oltre agli accenni agli iniziati rapporti dei Prefetti del Regno, si sono sottolineati i rapporti dei Federali, i contatti frequenti e continui che il Duce ha con gli esponenti dei vari rami della vita del paese, siano essi industriali, banchieri, commercianti o artisti, le direttive che Egli impartisce in merito a problemi di maggiore conto e, in poche parole, il Suo attento esame, la Sua vigile partecipazione alle più vitali questioni.

Tutto ciò, anche se non lo si dice (ma non si manca talvolta di accennarvi con franchezza), vien messo in relazione con un certo assenteismo di cui il Ftihrer darebbe da qualche tempo prova, limitando il suo interesse alle questioni puramente militari e rendendo impossibile a non pochi dei responsabili di gravi decisioni, anche se ad esempio Ministri, di avvicinarlo e di sottoporgli richieste di direttive circa l'azione da svolgere in settori di primaria importanza. Pare che, oltre ai generali, soltanto alcuni, come Goering, Goebbels, Ribbentrop e Speer, abbiano una relativa facilità di accesso presso il loro Capo, mentre agli altri verrebbe lasciato di districarsi da soli dal non facile groviglio di problemi di loro competenza, senza alcun dubbio aggravati dalla situazione creatasi dopo tre anni di guerra.

Ora, se è sempre stato princ1p10 dell'organizzazione amministrativa nazionalsocialista di lasciare molto ampi poteri ai singoli responsabili in un determinato campo di azione, pare che oggi si esageri davvero molto in tal senso, e che di conseguenza capiti spesso che chi alla fin fine deve fronteggiare senza guida una situazione, non abbia le spalle sufficientemente quadrate pel peso da reggere. Ne segue che questioni di fondamentale importanza alcune volte hanno soluzioni ritardate o di adattamento, o rimangono addirittura insolute.

Tutto questo -ripeto -rende particolarmente sensibili le migliori tra queste personalità politiche alla situazione da noi vigente e vi si pensa con una punta di desiderio che viene dal paragone unitamente ad un ammirato, sincero riconoscimento per la volontà, la forza di lavoro e la chiarezza di sintesi di chi è preposto ai destini dell'Italia.

È stato sottolineato il fatto come alla «settimana di propaganda:. non abbia in alcun modo partecipato il Ministro Funk e come neppure con interviste o con articoli gli sia stato consentito di portare un contributo nel settore economico.

Ciò ha avvalorato la voce --da molto tempo circolante in questi alti ambienti politici -che la posizione di Funk seguiti ad essere molto scossa; e che, se ancora il Fiihrer non lo ha sostituito (sostituzione che può anche essere facilitata dalla circostanza che egli --Funk --rimarrà a vita Presidente della Reichsbank), ciò dipende dal fatto che Hitler, tutto preso dalle sue occupazioni di carattere militare, non ha ancora trovato il momento di sistemare questa situazione.

Indipendentemente dal fatto che Funk da ormai lungo tempo è molto cagionevole di salute -ciò che lo ha costretto e costringe a trascorrere lunghi periodi in campagna od in sanatori --sta il fatto che il Ministro Speer, persona legata da antica amicizia al Fiihrer, di cui gode la particolare fiducia, ha già praticamente svuotato il Ministero dell'Economia del Reich delle sue attribuzioni più importanti, cioè di quelle relative al controllo ed alla distribuzione della produzione, riducendolo ad un organismo di carattere subordinato ed incaricato più che altro di amministrare dietro le direttive dello stesso Speer, alcuni limitati settori dell'economia germanica.

Il recente viaggio di Funk a Budapest ed a Bucarest, che lo ha riportato per un momento alla ribalta, ha lasciato qui strascichi ed ha creato notevoli disappunti, cosi come avvenne anche in occasione del suo incontro a Berlino col Ministro Riccardi nel giugno scorso.

Di ciò ho avuto una nuova prova giorni or sono durante una conversazione con il Ministro Speer, che attraverso un lungo giro di discorso mi ha fatto capire che in detta occasione tanto egli, Speer, quanto Backe e Weizsacker, avevano preferito tenersi completamente in disparte, evitando di avere, in occasione di tale incontro, rapporti ufficiali con Funk, onde impedire di fronte all'opinione pubblica una sua rivalutazione che non aveva in effetto nessun elemento di realtà.

Mi ha lasciato, inoltre, capire che in ciò egli ed i suoi colleghi Backe e Weizsacker si erano ispirati ad una superiore norma di linguaggio (1).

(l} Il presente documento reca 11 visto di Mussolln1.

(l) Vedi DD. 147, nota l, p. 150, e 193.

214

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6572/331 R. Shanghai, 13 ottobre 1942, ore 0,06 (per. ore 7,30 del 14).

Annunzio degli impegni assunti il 10 corrente dai Governi di Londra e Washington di rinunziare ai loro privilegi della extraterritorialità in Cina, è stato largamente commentato da questa Ambasciata del Giappone Governo Nanchino.

Ambasciata del Giappone si è limitata a rilevare quanto ridicola e vuota appaia una rinunzia a quanto è stato da tempo e per sempre perduta, di proposito evitando delineare atteggiamento del Giappone nella questione giuridica, e solo accennando alla rimessa da parte del Giappone delle concessioni britanniche a Tientsin e Canton al Governo di Nanchino.

Ministro Affari Esteri Nanchino, invece, dopo sfruttato stesso argomento, ha esaminato a fondo questione allargandola anzi (forse su ispirazione Giappone) con l'affermare che una extraterritorialità unilaterale è inaudito esempio di iniquità internazionale e non può essere sopportata da nessuna Nazione indipendente. Ha messo in rilievo che extraterritorialità fu imposta alla Cina dalle Nazioni anglo-sassoni seguite da altre, così spezzando integralità giudiziaria della Cina e compromettendo sua indipendenza e la sua libertà. Gli sforzi fatti dalla Cina per decenni per porre fine a tale servitù furono sempre costantemente frustati da Londra e da Washington. D'altra parte se le parole di Chou-Min-Yi vogliono essere un sondaggio benché cauto nei riguardi dell'Italia e della Francia, si dice con insistenza che esse vogliono anche amichevolmente fare intendere al Giappone di non seguire il deprecato esempio degli anglosassoni.

Infatti da tempo a Nanchino nei circoli di Governo si rileva con profondo [rammarico] che le concessioni britanniche di Tientsin e di Canton furono rimesse al Governo di Nanchino ma solo a titolo simbolico, e che la cerimonia relativa, lungamente dilazionata, si svolse in modo umiliante per il nuovo Governo cinese. Come sintomo significativo si rileva inoltre che fino ad oggi Comando giapponese di Tientsin rifiuta persino rimettere a Nanchino una proprietà governativa situata in concessione italiana pretendendo occuparla senza prendere in considerazione le pratiche ufficialmente avviate da questo Ministro Affari Esteri e da me a sua richiesta appoggiate.

Telegrafato Roma e Tokio (l).

18 -Docum,·;,ti <lip1omatici -Serie IX -Vol. IX

(l) Con T. per corriere 6614/333 R. del 15 ottobre 1942, non pubblicato Talianl aggiungeva: «Credo opportuno Informare che dichiarazioni di questo Ministro Affari Esteri apparse oggi In veste ufficiale differiscono da quelle originali per essere più equilibrate e conchiuse dalla frase " di fatto il solo popolo che è oggi veramente sincero per l'abolizione dtrnw extraterritorialità è il mio buon alleato, li Giappone"».

215

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI, E A TOKIO INDELLI (l)

T. 35772/777 (Tokio) 1483 (Berlino) P. R. Roma, 13 ottobre 1942, ore 23.

Circa sospensione traffico telegrafico cifrato adottato ier l'altro da parte cilena si fa presente:

l) che tale sospensione è stata, a quanto sinora ci risulta, adottata non dal Governo cileno ma imposta da Compagnie radio telegrafiche locali;

2) che è già stata presentata da parte dei Rappresentanti del Tripartito protesta scritta in risposta alla quale è stato promesso intervento Governo cileno.

In considerazione di ciò e, sopratutto, del sopravvenuto rinvio della visita del Presidente cileno a Roosevelt e delle reazioni provocate dal discorso Sumner Welles, siamo d'avviso che convenga adottare in questo momento da parte nostra e nippo-tedesca atteggiamento particolarmente conciliante e comprensivo nei confronti Cile. Abbiamo in conseguenza comunicato in data odierna a questo Ambasciatore del Cile che nessuna misura di ritorsione sarà da parte nostra adottata per rispondere alla recentissima sopraffazione nordamericana che consideriamo lesiva più delle prerogative sovrane cilene che dei nostri interessi.

Converrebbe che da parte tedesca e giapponese si facesse altrettanto. Occore cioè dare, pur mantenendo nostra protesta, sensazione di solidarietà col Cile piuttosto che di disappunto nei suoi confronti. Comunicate costì d'urgenza telegrafando (2).

216

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6627/0151 R. Belgrado, 13 ottobre 1942 (per. il 16).

Mio telegramma per corriere n. 0150 in data 12 corrente (3).

In conversazione odierna, dopo breve accenno ad « aspirazioni territoriali serbe » questo Plenipotenziario germanico mi ha nuovamente domandato con insistenza se sia vero che in Montenegro, Erzegovina e Bosnia noi ci serviamo dei cetnici.

T. -32599/1798 P.R. del 15 ottobre 1942, ore 15,10, non pubblicati, di aver effettuato le comunicazioni prescritte.

Come precedentemente ho risposto a Benzler che da quello che mi consta in varie zone, del pari che il Comando Germanico in Serbia, i nostri Comandi Militari si servono di elementi nazionali per contrapporli bande comuniste e che ciò è ben noto alle Autorità Militari germaniche tra le quali Comando Militare Serbia.

Questa persistenza del Plenipotenziario germanico merita di essere tanto più sottolineata in quanto egli ha deliberatamente iniziato e insistito nell'argomento durante prima visita che mi ha fatto subito dopo suo rientro da Berlino (l).

(l) -Questo telegramma era trasmesso anche alle Ambasciate a Santiago e a Buenos Aires con T. 35775/367 (Santiago) 903 (Buenos Aires) P.R. del 13 ottobre 1942, ore 23, con la seguente aggiunta: «Il R. Ambasciatore a Santiago vorrà confermare sua azione a tali direttive e criteri. Il R. Incaricato d'Affari a Buenos Aires ne trarrà norma di condotta e di linguaggiO,.. (2) -Indelll rispose con T. 32819/660 P.R. del 15 ottobre 1942, ore 15 e Alfieri cun (3) -Vedi D. 210.
217

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6626/0152 R. Belgrado, 13 ottobre 1942 (per. il 16).

Mio telegramma per corriere n. 0150 (2).

In conversazione odierna (3) Benzler mi ha sostanzialmente confermato, pur con consuete reticenze che istruzioni ricevute a Berlino comportano di tentare più che possibile mantenimento Nedic al potere. Mi ha dichiarato però che tentare ciò con minimo concessioni che non verteranno se non in minima parte su questioni economiche ma piuttosto su questioni prestigio. Ha cercato di non dare molto peso ad attuale crisi che vorrebbe definire analoga tutte le altre precedenti. Mi ha detto che ha avuto anche stamane un colloquio con Nedic rimasto inconclusivo. Ha escluso che Nedic sia stato personalmente compromesso da arresti di questi giorni ma ha ammesso che lo furono molti uomini a lui vicini. Ha ammesso anche che crisi è tuttora in corso ed ha previsto soluzione entro settimana.

Nonostante consueta imprecisione e voluto ottimismo di Benzler (dipendenti anche dal fatto che egli non controlla effettivamente situazione ma deve lottare con altri compartimenti stagni Comando Militare Serbia) è evidente dai suoi discorsi che sino a questo momento difficoltà attuale situazione serba non sono ancora state sormontate.

218

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 13 ottobre 1942.

Sono continuate con Clodius le trattative per la sistemazione della questione finanziaria in Grecia ( 4).

Insieme con Clodius si è redatto un nuovo schema di accordo e di scambio di lettere relativo a tale argomento (all. l e 2) (1).

« Grosso modo » l'economia dell'accordo resta quello del precedente schema redatto insieme con Clodius: esso contiene però notevoli vantaggi sia nell'interesse della Grecia (minori somme di dracme da darsi dal Governo ellenico), e sia nei nostri confronti (non accettazione della richiesta tedesca di mettere degli esperti in ogni Ministero, obbligatorietà di una intesa fra i due Governi prima di chiedere un aumento eventuale alla Grecia, ecc.).

Intanto Clodius ha ricevuto stasera una telefonata da Berlino: gli è stato detto -in via ufficiosa e preliminare -che il Governo germanico, prima di prendere una decisione definitiva su tale problema, avrebbe intenzione di inviare un Generale dell'Amministrazione in Grecia per esaminare sul posto sopratutto i bisogni delle truppe tedesche, specie per quanto concerne i lavori. Poiché ciò richiederà per lo meno una quindicina di giorni, Clodius -nell'evenienza che gli giungano da Berlino istruzioni in tal senso -proporrebbe di far partire Gotzamanis per Atene e poi riunirei di nuovo, magari ad Atene, e allora definire ogni cosa.

Non si è mancato di far presente a Clodius che, ove Gotzamanis rientrasse ad Atene senza aver concluso alcun accordo, e i Comandi italiano e tedesco continuassero a chiedere per ottobre le stesse mensilità per le spese di occupazione come hanno già iniziato per la prima settimana del mese, non vi è dubbio che si avrà in Grecia la «crisi politica» che noi vogliamo ad ogni costo evitare, perché tutto il peso delle conseguenze di essa (precipitare della situazione interna, amministrazione del Paese e azione militare) cadrebbe sulle nostre braccia.

Si è quindi sospesa la seduta in attesa che Clodius riceva definitive istruzioni su tutto il problema per poter noi prendere le decisioni del caso.

(l) -Per il seguito della conversazione, vedi D. 217. (2) -Vedi D. 210. (3) -Vedi D. 216. (4) -Vedi D. 200.
219

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6005/127 R. Copenaghen, 14 ottobre 1942, ore 18,30 (per. ore 7,30 del 15).

Mio telegramma n. 126 (2).

Siccome Direttore Generale Affari Politici di questo Ministero Affari Esteri mi diceva stamane non comprendere come mai dopo diciassette giorni non è ancora giunta risposta tedesca a messaggio conciliante del Ministro degli Affari Esteri danese e che silenzio è offensivo anche per Sovrano, ho creduto mio dovere metterlo a parte della mia convinzione che Hitler non risponderà e non avanzerà richieste: ormai da parte tedesca si aspetta o lo scoppio di un

incidente per occupare militarmente paese o un segno tangibile che paese si metta sulla via di una effettiva collaborazione amichevole con la Germania.

Questo per cominciare potrebbe avvenire facendo trattare dalla stampa con apparenza di spontaneità complessa questione rapporti danesi tedeschi in modo illuminare e guidare opinione pubblica fino ad ora abbandonata a se stessa e facendo accordare dal Parlamento pieni poteri al Governo per un lungo periodo:

S. M. il Re potrebbe allora rimpiazzare maggior parte Ministri politicanti e incompetenti con semplici amministratori non compromessi da un passato politico. Forse questo potrebbe essere primo passo verso conciliazione perché dai frequenti contatti che ho cogli esponenti dell'amministrazione tedesca sono persuaso che un Governo puramente nazionalsocialista non è desiderato neppure da loro.

Mio interlocutore si è reso perfettamente conto di quanto gli ho detto, mi ha ringraziato e mi ha detto ne avrebbe parlato seriamente e riservatamente con Ministro degli Affari Esteri, che mi riservo vedere come di consueto lunedì venturo per non destare sospetti con una mia richiesta di udienza (l).

(l) -Non pubb!.icati. (2) -Con T. 6594/126 R. del 14 ottobre 1942, ore 10, non pubblicato, Sapuppo aveva riferito su un colloquio con il nuovo Comandante delle truppe d'occupazione tedesche in Dammarca. e su notizie circa la crisi nei rapporti tedesco-danesi, IJ€r la quale vedi DD. 164 e 186.
220

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 6668/0390 R. Berna, 14 ottobre 1942 (per. il 19).

Notizie provenienti da ambienti americani di Berna informano che negli stessi ambienti si afferma che la missione di Myron •raylor a Roma ha avuto per scopo sopratutto un tentativo di pace separata con l'Italia. Eguale informazione viene anche da persone di Losanna, che hanno contatto coi Winant.

221

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6670/0131 R. Ankara, 14 ottobre 1942 (per. tl 19).

Miei telegrammi nn. 506 e 508 rispettivamente del 9 e lO u.s. (2).

Da un complesso di elementi si ha qui l'impressione che alla manovra nord-americana diretta a sottrarre alla Germania il minerale di cromo turco corrisponda un'azione britannica che cerca di avallarla presso il Governo turco. Non è escluso che anche la recente visita dell'Ambasciatore di Gran Bretagna al Presidente della Repubblica (mio telegramma per corriere n. 0129 dell'8 c.m.) (3) rientri in questa attività certo più discreta e meno chiassosa di quella statunitense.

Alcuni gravi aspetti che -sopratutto per la constatata faciloneria degli organi governativi -va assumendo la crisi economica ed alimentare della Turchia, sembra incoraggiare gli anglo-sassoni a far sentire, con maggiore spregiudicatezza del solito, le loro possibilità di pressione sul Governo. Comunque, per ora, i netti termini con cui sull'Aksam il giornalista Sedek, noto portavoce del Ministero degli Affari Esteri, ha denunziato all'opinione pubblica la manovra nord-americana per il cromo (Stefani speciale n. 284) (l) richiamano alla memoria la dichiarazione fatta da Saracoglu nella sua prima esposizione programmatica: «quale che sia l'intensità dei nostri bisogni, nessuna influenza straniera potrà far piegare la nostra volontà>>. Tale dichiarazione suonò allora avvertimento agli stessi Stati Uniti cui nel contempo Saracoglu esprimeva gratitudine per le offerte forniture di cereali.

(l) -Vedi D. 227. (2) -Non pubblicati. (3) -Non pubblicato.
222

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6720/0196 R. Zagabria, 14 ottobre 1942 (per. il 21).

L'allontanamento del giovane Kvaternik dal suo posto di Capo della Polizia viene considerato dagli ambienti polltici e dall'opinione pubblica come un atto di forza di Favelle che prelude a un nuovo indirizzo della politica interna. Il provvedimento è stato accolto con un senso di sollievo, ma non ancora può dirsi che la fiducia sia tornata negli animi. La gente guarda al Poglavnik; si domanda; che cosa farà? Stato di attesa, dunque, in tutti, all'indomani dei mutamenti radicali attuati nel Governo, e una certa curiosità insofferente in coloro che hanno compreso che il Poglavnik è stato indotto a sbarazzarsi dei suoi più influenti collaboratori per non far ricadere su se stesso la responsabilità della situazione difficile e del malcontento diffuso nel Paese per la durezza del Regime, per la arrendevolezza dimostrata verso una Potenza straniera, per gli errori commessi nell'organizzazione economica e sociale.

Non mancano coloro che vanno chiedendosi: «Ma i Kvaternik erano poi i soli responsabili di tutti gli errori?». E appunto perciò c'è chi teme che possa attendersi una reazione da parte degli esponenti ustascia legati ad Eugenio Kvaternik. Dagli elementi in mio possesso tale reazione sarebbe da escludere per le ragioni che verrò esponendo.

Prima della sua sostituzione ho avuto con Eugenio Kvaternik un colloquio, durante il quale egli, pur mostrandosi naturalmente amareggiato, riconosceva che il suo allontanamento è stato necessario per motivi di indole superiore e che la sua devozione al Poglavnik non sarebbe mai venuta meno, anche se rinuncie e sacrifici maggiori fossero stati richiesti alla sua persona. In questo atteggiamento di disciplina il Kvaternik mi è parso effettivamente sincero.

Mi ha dichiarato che la situazione del Paese richiede però uomini fedeli, la cui intransigenza serva a tutelare il regime e il Poglavnik dai pericoli di una

(J) Non pubblicato.

politica fiacca e arrendevole che potrebbe essere fatale per la Croazia. In altri termini egli vorrebbe che non tutti i suoi amici (mi ha elencati i maggiori: Moskov, Tomic, Pecnikar, Lisak, raccomandandomeli) fossero sacrificati o seguissero la sua sorte, cedendo il posto ai sopravvenuti, «dei quali bisogna diffidare».

Kvaternik mi ha detto che egli era stato consigliato di recarsi per qualche tempo in Slovacchia dove trovasi suo padre, e quindi in Germania. Poiché ha aggiunto che avrebbe anche desiderato recarsi in Italia per trovarvi un clima confacente alla salute della consorte, l'ho incoraggiato in questo proposito e credo che sarebbe opportuno facilitargli il soggiorno.

Sul colloquio avuto col Kvaternik ho poi intrattenuto il Poglavnik, che mi ha ascoltato evidentemente compiaciuto e mi ha espresso la sua gratitudine. Ha detto che non dubitava che l'ex Capo della Polizia si sarebbe mostrato disciplinato. Nel parlarmi di lui ha confermato i suoi sentimenti di simpatia e di affetto. Ho potuto rendermi conto che egli ha accettato il provvedimento di sostituzione con meditata freddezza, dato che al giovane Kvaternik si attribuivano gli eccessi del rigore poliziesco e una serie ininterrotta di arbitri contro la libertà personale, compresi « quegli arbitri la cui iniziativa risale a elementi stranieri presenti nella capitale». Da ciò può dedursi che ormai egli pensa che, mutato il Capo della Polizia, tali colpe l'opinione pubblica farà risalire ai veri autori di esse, e che egli ha intenzione di scagionarne se stesso e i suoi nuovi collaboratori. Ho l'impressione che si prepari a questo gioco, se non gli riuscirà di porre termine agli arbitri degli «agenti stranieri».

Sull'assenza del Kvaternik, il Poglavnik ha espresso l'avviso che egli non dovrebbe trattenersi a lungo fuori del Paese e che preferirebbe si recasse in Italia. Ha concluso dicendomi «Al suo ritorno penserò a valermi di lui nell'organizzazione del Partito o in qualche settore per il quale egli mi sembra più adatto».

Il momento si presenta molto interessante per noi. Sgombrato il campo dagli austriacanti, delineatasi la volontà di normalizzazione, la Croazia si trova a un bivio: nella politica interna, o consolidare il regime con la pacificazione degli animi e chiamando a collaborare le forze rurali tenute lontane per l'ostracismo dato alla quasi totalità dei capi (molti sono internati o in prigione), oppure ricadere nel sistema repressivo e isolazionista di prima, nella politica estera, accentuare l'orientamento verso l'Italia, ponendo termine agli ondeggiamenti tra l'una e l'altra potenza dell'Asse, oppure correre il rischio di ceder& fatalmente a una corrente, che oggi è sparita e senza prestigio, ma che potrebbe essere rafforzata e ingrossata da tutti quelli che, pur di uscire dalle incertezze, preferirebbero un male minore. Il modello per costoro è la Slovacchia, Stato indipendente ma protetto, paese piccolo che gode di tranquillità e di benessere, benché controllato.

Contro questo ed altri pericoli, che sono presenti allo spirito di Pavelic, egli oppone intanto le formule rigide della disciplina di partito, facendo giurare ai suoi uomini di non discostarsi. mai dai principi in virtù dei quali l'indipendenza è stata raggiunta e pei quali dovrà essere conservata. Egli avverte pure che la chiusura dei fronti interni (fronte antirurale e fronte antiserbo), necessaria alla pacificazione, renderà urgenti e più gravi tali pericoli per l'influenza che potranno esercitare gli uomini tenuti fino ad oggi fuori della scena politica (è lo stesso timore manifestato a me da Eugenio Kvaternik).

Sul terreno delle apprensioni lavorano i soliti consiglieri tedeschi. Essi mostrano interesse a mantenere aperte le divisioni di razza, di religione, di partito. Agli orientamenti decisi preferiscono gli ondeggiamenti della politica croata, che permette loro di manovrare e di trarre profitto dalle incertezze di Pavelic e del suo Governo. Alla sorpresa per un complesso di novità, che essi non avevano tutte previste né preparate, anche se fu richiesto il loro formale consiglio a cose fatte, seguirà certo un intenso lavorio tendente ad evitare che il consolidamento sia effettivo e porti a risultati da essi non desiderati. Lo scopo cui tenderà tale lavorio è il mantenimento dei controlli e, possibilmente, il rafforzamento di essi.

Nei riguardi dell'Italia ci sono qui tuttavia serie preoccupazioni e diffidenze:

l) -Preoccupazione di questi ambienti governativi per alcuni aspetti che ha assunto la lotta anticomunista nelle regioni erzegovese e litoranea, dove -per ragioni contingenti -sono da noi largamente utilizzate «le bande composte quasi esclusivamente di cetnici nazionalisti che sognano la rinascita della grande Serbia e, benché dipendenti di fatto dai nostri Comandi, obbediscono a un piano politico anticroato, le cui fila fanno capo al generale serbo Mihailovic. Queste bande non tralasciano occasione per infierire sulle popolazioni cattoliche croate, e farne strage». Da parte croata si teme che l'« utilizzazione dei cetnici possa rispondere a scopi non soltanto militari, ma a mire territoriali, di stile germanico, per decroatizzare, speculando sulle divisioni di razza e di religione e valendosi proprio dell'elemento serbo, l'Erzegovina e quelle zone del litorale croato, dove la popolazione autoctona si presenta più compatta etnicamente». Questi timori troverebbero conferma nel fatto -sottolineato da questi governanti -che « a Ragusa si conduce da parte delle nostre autorità locali militari e (secondo essi) anche civili, una politica ben diversa da quella ufficiale italiana».

2) -Diffidenze per «un'azione italiana sui musulmani della Bosnia e dell'Erzegovina, tendente a favorirne le aspirazioni autonomiste o -addirittura -a indirizzare tale movimento verso una precisa richiesta di protettorato italiano». Si crede in sostanza che «alcuni elementi esecutivi e responsabili sul posto della politica italiana contribuiscano ad avvalorare le apprensioni sulle mire italiane su tutta la fascia costiera e sulla instabilità dei rapporti itala-croati per quanto riguarda la soluzione del problema della sicurezza adriatica (instabilità sulla quale lavora certa propaganda) allontanandosi così dalle linee maestre dei Patti di Roma e dalle dichiarazioni contenute nel discorso del Duce alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, nella seduta del 10 giu gno 1941 ».

Gli uomini di Governo più vicini a noi, tra i quali alcuni chiamati o riconfermati da Pavelic in questi giorni a posti di comando, non esitano ad affermare che « sarebbe opportuno dissipare tali preoccupazioni, per consentire un più deciso orientamento della Croazia verso l'Italia».

223

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 14 ottobre 1942.

Stasera si sono riprese le conversazioni con Clodius per la questione finanziaria in Grecia (1).

Clodius ha comunicato che egli non aveva ancora istruzioni da Berlino, perché continuavano ancora le discussioni fra Ribbentrop e Keitel da una parte e Funk e Krosigk dall'altra.

Clodius ha aggiunto che gli è stato telefonato che forse domani riceverà nuove istruzioni, ma che esse probabilmente dovranno tener conto della necessità fatta presente dai militari tedeschi di continuare i lavori in Grecia indispensabili per la guerra.

Ha terminato dicendo che a Berlino è stato deciso di non inviare per ora ad Atene il Generale Reineke per esaminare « in loco >> la situazione.

Dal tono come ha parlato, si è avuta l'impressione che da Berlino Clodius ha avuto la sensazione che non si è neppure contenti del progetto da lui elaborato, in quanto che le autorità militari tedesche non vogliono fare grandi economie sui lavoratori.

Altenburg, il Plenipotenziario tedesco in Atene, parlando con un membro della nostra delegazione, gli ha detto -in via del tutto confidenziale -che Berlino insiste perché i tedeschi continuino ad avere in Grecia i soliti trenta miliardi mensili.

Clodius, nel !asciarmi, mi ha detto che, ove stasera telefonando di nuovo con Berlino dovesse avere la sensazione che la sua presenza colà possa essere utile per meglio chiarire la situazione, egli partirebbe domattina in aereo, ritornando a Roma sabato con le definitive istruzioni (2).

224

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO Roma, 15 ottobre 1942.

Stamane Clodius mi ha detto che da Berlino gli è stato telefonato di aspettare a Roma le istruzioni relative all'Accordo per le spese di occupazione in Grecia (3).

Si ha però l'impressione che le prossime istruzioni non saranno favorevoli ad una sensibile riduzione di dette spese, e, ove ciò avvenisse, ci troveremmo

ad un punto morto da dover superare, per cui, d'accordo con il Gab.A.P., ritengo necessario prospettare a Voi, Eccellenza, delle considerazioni politicoeconomiche su tutto il complesso problema dell'occupazione in Grecia, per quelle decisioni che Voi riterrete prendere al riguardo.

La criticissima situazione finanziaria ed economica ellenica è stata causata da vari fattori: la campagna militare contro di noi e contro la Germania, le esorbitanti spese di occupazione imposte dall'Asse, gli acquisti in massa compiuti nel Paese da italiani e tedeschi, la fine del commercio marittimo e delle rimesse degli emigranti, l'avulsione dal territorio greco delle isole passate sotto il nostro dominio diretto, ecc.

I tedeschi, nonostante che da parte nostra si sia parlato molto chiaramente sulle inevitabili e gravi ripercussioni che avrà sulla già scossa situazione interna ellenica una crisi di governo in Atene, ove Gotzamanis rientrasse senza aver ottenuto le domandate riduzioni nelle spese di occupazione, non intendono diminuirle.

Nell'impossibilità quindi di risolvere la questione sul campo economico, dato l'ingiustificato ed inesplicabile irrigidimento della Germania, nonostante che abbia finora tratto ingenti profitti dall'occupazione in Grecia, non restano più che due alternative per cercare di risolvere in modo completo il così grave problema: o politicamente o militarmente.

La soluzione militare, cioè l'attendere che la situazione in Grecia precipiti, e poi sedare con le armi ogni rivolta, è da escludere nel modo più assoluto.

Infatti in tale evenienza la Germania lascerebbe a noi tale gravissimo incarico, e cadrebbe quindi unicamente su di noi: il peso dell'amministrazione civile, i rifornimenti totali necessari alla popolazione (in quanto che è da prevedere che in tale evenienza la Croce Rossa internazionale sospenderebbe gli invii dei viveri), e tutte le difficili e lunghe operazioni militari in un paese che per la sua conformazione geografica si presta alla guerriglia.

Tutto ciò comporterebbe immensi sacrifici di uomini, di mezzi, trasporti -di cui difettiamo ogni giorno di più -, di viveri e di danaro. Esclusa quindi tale soluzione non resta allora che esaminare se non ci convenga tentare di risolvere «in via politica » il problema. Occorre anzitutto non dimenticare che abbiamo finora ritratto dall'occupazione in Grecia non disprezzabili vantaggi, come:

l) -il diretto dominio sulle Jonie, Cicladi, Sporadi, Creta orientale; 2) -ingenti investimenti di capitali in Grecia, fatti unicamente con parte delle somme prelevate mensilmente come spese di occupazione; 3) -acquisti di materie prime per conto del Fabbriguerra, fatti sempre a mezzo dei fondi prelevati come spese di occupazione; 4) -importazione in Italia di merci varie per parecchi milioni, ecc. ecc.

Sembra quindi che, di fronte ai vantaggi finora da noi realizzati in Grecia, all'irrigidimento tedesco di non voler diminuire le spese di occupazione per le truppe germaniche, e al precipitare inevitabile della situazione interna ellenica, con le conseguenze già esposte, ci convenga esaminare se non sia torse meno gravoso per noi considerare di fornire noi alla Germania le dracme necessarie per le sue spese di occupazione che non può darle il Governo greco.

Ciò rappresenterebbe indubbiamente per noi un enorme sacrificio, ma sempre molto inferiore ai danni di una soluzione militare, resa inevitabile fra un paio di mesi, se non si risolve radicalmente la questione finanziaria.

Ove entrassimo in tale ordine di idee, dovremmo però anzitutto esigere dalla Germania che fissi in modo definitivo le sue richieste di dracme, senza poterle più aumentare, allo scopo di limitare i nostri obblighi.

Oltre a ciò la Germania si dovrebbe obbligare a darci in Grecia determinate contropartite, come ad es.: a) -aumentare le attuali esportazioni di merci tedesche in Grecia;

b) -affidare alla sola Società italiana (SACIG) il monopolio del commercio estero, e non anche ad una istituenda Società tedesca come è proposto da Clodius;

c) -vietare ogni esportazione di merci greche in Germania;

d) -far concedere più autonomia e più libertà specie nel campo economico al Governo ellenico, allo scopo di dare maggior fiducia al popolo greco nelle sorti del paese e vivificare la morente industria;

e) -ottenere che sia nominato in Grecia un Alto Commissario italiano il quale accentri ogni potere e faccia da diaframma fra il Governo ellenico e le autorità civili o militari italiane e tedesche.

Ove Voi, Eccellenza, approviate tali direttive di massima, si potrebbe incominciare subito l'esame di esse con i Ministeri tecnici per la redazione di un progetto di accordo da sottoporre ai tedeschi.

(l) -Vedi D. 218. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussollnl. (3) -Un'annotazione di Ciano in testa al documento dice: <<È nato morto. Parce sepulto ». Vedi D. 223.
225

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 8716/2816. Madrid, 15 ottobre 1942 (per. tl 22).

Stamane, per la prima volta dopo la crisi di Governo, ho avuto occasione di vedere Serrano Sufier, che dal soggiorno estivo della Granja si è trasferito stabilmente in città. Nel corso di una lunga conversazione egli mi ha parlato degli avvenimenti che lo hanno colpito, accennando alla situazione del Paese ed alla sua personale con parole che ritengo ad ogni buon fine doverVi succintamente riferire.

Da tempo, prima cioè del Convegno di Livorno (1), Serrano aveva fatto presente al Caudillo la necessità di portar rimedio allo stato di disordine interno.

Non parve allora a Serrano che il Generalissimo gli prestasse soverchia attenzione; senonché, pochi giorni dopo il colloquio, egli veniva convocato al Pardo dove Franco gli sottoponeva il progetto di legge sulle Cortes. Egli l'esaminò attentamente e subito si avvide che, nella sua primitiva stesura, la legge, per la mancata fusione di concetti antichi con altri moderni e per alcune disposizioni che apparivano indebolire il potere centrale, si prestava a critiche che egli non si peritò di muovere e che non mancarono di produrre il loro effetto dato che il progetto venne poi varato con le sostanziali modifiche suggerite.

In quell'epoca la posizione personale di Serrano nei confronti del Capo dello Stato sembrava dunque ancora forte e tale parve rimanere anche dopo il viaggio in Italia, nonostante che al suo ritorno egli trovasse un'atmosfera di ostilità nei suoi riguardi, sopratutto negli ambienti militari, tanto da essere indotto a chiedere al Generalissimo se non ritenesse conveniente che egli presentasse le dimissioni. Franco non volle però considerare tale eventualità e gli riconfermò la sua fiducia.

Si giunse così all'agosto e Serrano si recò sul litorale mediterraneo per un periodo di riposo. Fu nella calma della sua villa dì Benecassim, nei pressi di Valenza, che lo raggiunse improvvisa la notizia dell'attentato di Bilbao. Immediatamente egli si rese conto:

1°) che l'incidente era una nuova prova di quanto aveva preveduto ossia della disorganizzazione nei Comandi della Falange;

2°) che l'attentato sarebbe stato sicuramente interpretato dall'opinione pubblica come crimine organizzato dalla Falange contro l'Esercito. Pensò pertanto di recarsi a Bilbao, ma poi decise di desistere e di andare invece alla Granja. Ma gli avvenimenti incalzavano. Il Caudillo lo convocava pochi giorni dopo al Pardo e la discussione, che avvenne nell'atmosfera agitata dalle violenti accuse mosse dai militari alla Falange, si inasprì al punto che il giorno stesso il Generalissimo gli comunicava che non intendeva valersi più a lungo della sua collaborazione.

Questa, in sintesi, l'esposizione degli avvenimenti secondo l'ex Ministro degli Esteri. Egli ha aggiunto che, per quanto preoccupato per l'avvenire della Spagna, ha accolto le decisioni del Capo dello Stato con animo sereno e che ora ne è quasi lieto perché, libero da ogni impegno di governo, meglio può accudire alle sue occupazioni e all'educazione dei figli. Mi ha poi pregato di farVi sapere, Eccellenza, che serba della Vostra amicizia il più affettuoso ricordo e che rimane a Vostra disposizione per quanto eventualmente desideraste conoscere. Mi ha infine ancora una volta affermato la sua convinzione che i destini dei nostri Paesi più che mai saranno uniti alla fine della guerra.

Non ho ragioni per ritenere che nell'espormi questi fatti e nel confidarmi i suoi sentimenti Serrano non sia stato sincero. D'altra parte la sua versione conferma quanto già riferito in precedenti rapporti miei e dell'Incaricato d'Affari e cioè che le cause che hanno originato la crisi sono state:

1°) di ordine politico, e cioè disordine nella direzione della F'alange e dissidio, aggravato da animosità personali, tra quest'ultima e l'Esercito;

2°) di indole psicologica che hanno agito sul Caudillo. Il Generalissimo, infatti, era tutt'altro che insensibile a quanto gli veniva da tempo riferito sull'atteggiamento di aperta critica assunto nei suoi riguardi da Serrano e delle libertà che questi spesso prendeva in importanti decisioni di politica estera.

Sino a qual punto tali fattori abbiano influito sulle decisioni del Generalissimo non è possibile precisare. Probabilmente se Serrano avesse dosato con maggiore avvedutezza il suo atteggiamento nei confronti del Caudillo e si fosse procurato una propria base egli avrebbe potuto mantenersi al potere, superando, come in altre occasioni, gli attacchi dei militari grazie all'appoggio di Franco. Ma il suo carattere impulsivo, rigido, settario, gli attirarono invece le generali antipatie e non gli consentirono di conservare la fiducia del Capo dello Stato.

Il suo allontanamento è un'altra prova del carattere del Caudillo, temporeggiante, alieno dalle decisioni nette. Infatti, di fronte alla crisi, Franco poteva prendere decisioni estreme, o contro la Falange o contro l'Esercito. Egli preferì invece adottare la soluzione intermedia e alle dimissioni di Serrano contrappose quelle di Varela.

Serrano si trova oggi isolato, e militari, falangisti, funzionari non ne rimpiangono l'allontanamento. Soltanto una piccola parte dell'opinione pubblica favorevole alla monarchia gli conserva una certa benevolenza, il che fa ritenere ad alcuni che Serrano potrà tornare al potere con la destra monarchica.

Non è inoltre da scartare l'ipotesi che il Caudillo stesso, conscio dell'intelligenza e della sensibilità politica del cognato, possa in seguito richiamarlo al potere per avvalersi ancora una volta dei suoi consigli.

(l) Vedi serle IX, vol. VIII, D. 633.

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. 250/1681 R. Roma, 16 ottobre 1942, ore 2.

Vostro telecorriere 0224 (l).

Questo Ministero, tenuto conto delle nuove insistenze da parte germanica per l'applicazione anche in Grecia di qualche provvedimento relativo agli ebrei, è venuto nella determinazione di aderire alla richiesta di codesta Rappresentanza del Reich limitatamente all'imposizione dell'uso dello speciale distintivo (stella gialla) per gli ebrei greci e stranieri con esclusione degli italiani e degli spa

gnoli. Per quanto concerne gli ebrei appartenenti a Stati neutrali (Svizzera, Portogallo ecc.) il provvedimento potrà di fatto, a criterio di codesta Rappresentanza, essere applicato con quelle mitigazioni ed eccezioni che saranno ritenute opportune per evitare possibili ritorsioni contro nostri connazionali residenti in quegli Stati.

Nel comunicare alla Rappresentanza del Reich la nostra adesione sarà opportuno far presente che, per le note ragioni di difesa delle collettività ebraiche italiane nei Paesi del Bacino del Mediterraneo, particolarmente di Tunisi e della zona di Salonicco, noi non potremmo aderire ad eventuali ulteriori misure, specie per quanto concerne i patrimoni, le attività economiche e le deportazioni di ebrei.

Infatti non possiamo adottare provvedimenti la cui ripercussione pregiudicherebbe la situazione delle collettività italiane nel bacino del Mediterraneo che è nostro interesse politico ed economico mantenere immutata e nelle quali gruppi ebraici sono cospicuamente rappresentati.

(l) Con T. per corriere 31887/0224 P.R. del 7 ottobre 1942, non pubblicato, la Rappresentanza in Atene comunicava che !l Governo tedesco aveva tramite la sua Rappresentanza nuovamente insistito perché si procedesse all'applicazione anche in Grecia di alcune m1sure antisemite, eccettuandone solamente gli ebrei di nazionalità italiana e spagnola, e perché tali provvedimenti avessero applicazione sia nella zona tedesca che in quella italiana.

227

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO

T. UU. S. N. D. 36140/86 P. R. Roma, 16 ottobre 1942, ore 2.

Vostro 127 (1).

Vostra conversazione con codesto Direttore Generale Affari Politici è stata inopportuna. Non dovete in nessun modo intervenire in questioni tra Danimarca e Germania.

Astenetevi pertanto da qualunque azione del genere di quella che ha fatto oggetto del vostro telegramma in riferimento (2).

228

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6634/1809 R. Berlino, 16 ottobre 1942, ore 19,30.

Negli ambienti di questo Alto Comando mi sono stati segnalati in questi giorni come particolarmente interessanti vasti movimenti truppe e di mezzi sovietici attualmente in corso nei settori di Stalingrado, Rieff e Vikieluki.

Secondo ambienti anzidetti tali movimenti sarebbero in relazione con azioni di disturbo di una certa ampiezza che i russi si preparerebbero a svolgere con

tro le linee tedesche all'inizio dell'inverno, Per quanto si esprimano forti dubbi sulla possibilità che l'Alto Comando Russo sia in grado di lanciare una vera e propria offensiva, non si manca di manifestare una qualche apprensione data la relativa saldezza del fronte nei punti dianzi segnalati ed in particolare nei settori di Vikieluki e di Rieff dove esistono salienti pericolosi (l).

(l) -Vedi D. 219. (2) -Con precedente T. 36087/84 P.R. del 15 ottobre 1942, ore 14,40, non pubblicato, Ciano aveva invitato Sapuppo a «venire a Roma per conferire». Vedi D. 557.
229

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6646/0146 R. Berlino, 16 ottobre 1942.

Bose è stato ricevuto ieri da Ribbentrop nel suo Quartier Generale in Ucraina. Dopo un volo di circa cinque ore da Berlino l'ex Presidente del Congresso indiano accompagnato dal suo uomo di fiducia professor Nambiar arrivava all'attuale sede del Ministro degli Esteri del Reich, che lo riceveva quasi immediatamente e lo intratteneva in un colloquio durato con interruzione per qualche ora.

Bose trovò Ribbentrop di ottimo umore ed ottimista sullo sviluppo futuro degli avvenimenti.

Assicurò a Bose l'appoggio diplomatico della Germania per il suo lavoro in India e per le sue relazioni con i giapponesi. Aggiunse che all'appoggio diplomatico non era impossibile si unisse per il prossimo anno anche l'appoggio delle armi.

Non dimostrò eccessiva preoccupazione per la progressiva presa di possesso americana in Africa e nei Paesi del Vicino Oriente.

Disse che l'America tenta di sostituirsi dove può all'Inghilterra e che quindi queste «occupazioni pacifiche >> delle truppe americane continueranno ancora e si estenderanno. Ma che egli non crede che gli americani che possono costituirsi un Impero senza combattere sui resti dell'Impero inglese, si lascino trasportare ad affrontare grosse operazioni militari che potrebbero costar loro sacrifici enormi di uomini e di materiale.

Circa la situazione militare, egli espresse il giudizio che ci saranno ancora delle operazioni, per quanto il ciclo operativo importante sia oggi da considerarsi esaurito.

Disse che la guerra durerà ancora piuttosto a lungo, ma che per la situa· zione alimentare ed economica della Germania le previsioni sono le migliori.

Dimostrò come sempre per il problema indiano quel vivo interesse che Bose invece non ha mai trovato nel Fiihrer. E ciò, al dire dell'ex Presidente del Congresso indiano, perché Ribbentrop è il rappresentante in seno al Governo tedesco della teoria antibritannica ad oltranza, mentre il Fiihrer non ha ancora dimenticato le sue nostalgie filoinglesi.

Bose è rientrato a Berlino oggi mercoledì dopo un volo di sette ore con scalo a Varsavia.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

230

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6661/035 R. [Sussak], 16 ottobre 1942 (per. il 19).

Mio telespresso 14 corr. n. 787 (1). Su invito del Poglavnik, Generale Roatta si è recato ieri (2) a Zagabria per discutere questione bande cetniche anticomuniste.

Secondo quanto egli mi ha detto, avrebbe trovato Poglavnik molto moderato e molto obbiettivo: tra l'altro, Poglavnik -· pur facendo presente delicatezza positiva sua e del suo Governo di fronte alla eccitata opinione pubblica croata -ha mostrato rendersi conto dell'esagerazione di alcuni ambienti interessati nel riferire le violenze cetniche, del significato e dell'importanza del reale apporto della N.V.A.C. nella lotta contro i partigiani e della inopportunità di cambiare ora radicalmente sistema.

Dopo cordialissimo colloquio, sarebbe stato convenuto tra Poglavnik e Generale Roatta quanto segue:

1°) -Nessuna nuova formazione cetnica sarebbe stata più armata da Supersloda.

2°) -Supersloda avrebbe energicamente richiamato i principali capi delle formazioni cetniche a mantenere severa disciplina fra le loro bande, ricordando anche gli impegni che queste hanno assunto di fronte al Governo croato, di cui devono riconoscere la sovranità.

3°) -In avvenire detti capi avrebbero avuto una minore libertà di movimento e sarebbero stati sottoposti a maggiore diretto controllo.

4°) -Tutti i comandanti di bande che non risultano essere cittadini croati (cioè pertinenti a territori che attualmente costituiscono lo Stato indipendente di Croazia) sarebbero stati dimessi. In prosieguo, si sarebbe pensato ad effettuare analoga epurazione anche tra i componenti stessi delle bande.

5°) -Le bande cetniche sarebbero state confinate in zone -fissate di comune accordo tra il Governo Croato e Supersloda -abitate da popolazioni prevalentemente ortodosse. Poglavnik prometteva poi di mettere a disposizione di Supersloda alcuni battaglioni di domobrani che dovranno tener guarnigione ai margini di dette zone per arginare eventuali sconfinamenti cetnici.

6°) -In caso di operazioni fuori di dette zone, la partecipazione di formazioni cetniche sarebbe stata preventivamente concordata con il Governo croato.

Tutta la questione delle formazioni cetniche anticomuniste, nelle conversazioni con il Poglavnik, è restata pertanto nel campo strettamente militare e

qui si è d'avviso che non convenga CJnsentire a che sia da altri portata nel campo politico (ciò anche in relazione ad eventuali segnalazioni del Delegato Apostolico Marcone) (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Il 14 ottobre.
231

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

TELESPR. 13/25790/1129. Roma, 16 ottobre 1942.

Con precedente telespresso n. 965 codesta Ambasciata (2) è già stata messa al corrente delle intenzioni del Mufti di recarsi in Africa Settentrionale per svolgere i compiti indicati nell'allegato A al telespresso stesso.

Tanto questa Ambasciata di Germania quanto l'Ammiraglio Canaris erano stati tenuti al corrente del progetto del Gran Mufti, nonché delle predisposizioni che al riguardo stava per prendere il nostro S.l.M.

Era tuttavia prevista una presa di contatto fra il Generale Amé, l'Ammiraglio Canaris e il Gran Mufti per raggiungere una completa intesa sul progetto. Tale incontro ha avuto luogo a Roma il 15 settembre u.s. In una riunione fra il Generale Amé, l'Ammiraglio Canaris (che era accompagnato dal Generale Felmy e dal T. Colonnello Mejer-Riks e da tre Colonnelli Capi-servizio) e il Gran Mufti è stato illustrato da parte italiana il noto progetto per la costituzione della centrale araba del Mufti in Africa Settentrionale. Il Generale Amé ha chiesto se vi erano osservazioni da parte tedesca, ed ha espresso anche il desiderio che uno o due Ufficiali tedeschi ed eventualmente anche un Funzionario dell'Auswartiges Amt accompagnassero il Mufti in Africa Settentrionale, quali elementi di collegamento con l'esercito e con le autorità tedesche.

L'Ammiraglio Canaris ha confermato l'adesione di massima -per quanto riguarda la parte militare -già data al nostro progetto per la costituzione della centrale araba del Mufti in Africa Settentrionale, promettendo di far assegnare alla missione un Ufficiale tedesco di collegamento; tuttavia ha riservato una approvazione definitiva, adducendo il carattere anche politico del progetto stesso sul quale doveva essere interpellato l'Auswartiges Amt.

Nella stessa riunione del 15 settembre, alla presenza del Generale Amé, i suddetti Ufficiali tedeschi, ma particolarmente il Generale Felmy ed il T. Colonnello Mejer-Riks, hanno presentato al Mufti, insistendo perché lo firmasse seduta stante un progetto -di cui non hanno dato copia al Generale Amé

19 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

nel quale si prevede la costituzione di una forza militare araba, chiamata «Unità Liberatrice » composta di elementi tedeschi, dei noti arabi già raccolti dai tedeschi a Sunion nonché di circa 400 marocchini, unità che, inquadrata nelle forze armate tedesche ed agli ordini del Generale Felmy, dovrebbe dal fronte del Caucaso agire nei Paesi Arabi del Vicino Oriente «nella lotta contro l'Inghilterra ed i suoi alleati » ed attirare le forze regolari ed irregolari arabe nonché fondersi al momento opportuno con l'esercito iracheno, nel qual caso passerebbe sotto la guida del Capo del Governo dell'Iraq (evidentemente Gailani) e rimanendo comandata dal Generale Felmy.

Sia il Generale Felmy che il T. Colonnello Mejer-Riks hanno fatto intendere che tale progetto aveva ottenuto l'adesione del Presidente Gailani; che da parte tedesca si considererebbe come più prossima e più probabile l'eventualità di giungere nei Paesi Arabi del Vicino Oriente dal fronte del Caucaso anziché da quello dell'Africa Settentrionale; che è risultato d'altra parte che gli arabi inquadrati a Sunion e perfino gli stessi marocchini non intendono battersi se non su ordini del Gran Mufti.

Questi non ha accettato di firmare il progetto sottopostogli, ed ha anzi insistito perché, secondo le promesse già fattegli da parte tedesca, gli arabi di Sunion non siano impiegati sul fronte del Caucaso ma siano invece lasciati, come essi desiderano e chiedono, sotto la guida del Mufti stesso.

La questione, per la partenza degli Ufficiali tedeschi, avvenuta il 16 settembre, è rimasta in sospeso e si prevede che sarà ripresa in occasione di una eventuale prossima visita del Mufti a Berlino.

Il 2 corrente è venuto a Roma il Ministro von Ettel per avere uno scambio di vedute con il Mufti e con questo Ministero.

Scopo specifico della missione di von Ettel, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stato quello di ottenere le prove che, contrariamente alle affermazioni di Gailani e compagni, l'associazione nazionalista segreta «La Nazione Araba » esiste e che Gailani stesso faceva parte del direttorio della centrale irachena di tale associazione.

Si ha ragione di ritenere che le argomentazioni fornite dal Gran Mufti siano riuscite a convincere il Ministro von Ettel che è ripartito il 13 corrente da Roma per Berlino con il testo di un progetto di scambio di lettere (ali. A e B) (l) tra il Gran Mufti e l'Eccellenza il Ministro per l'approvazione, da parte del Governo tedesco, di uno scambio di lettere analogo.

Non appena il testo sia approvato dal Governo tedesco, si procederà qui per quanto riguarda l'Italia, dopo di che il Mufti si recherà a Berlino per addivenire allo scambio di lettere con il Ministro von Ribbentrop.

Gli scambi di vedute con il Ministro von Ettel qui sono stati improntati alla massima cordialità e correttezza.

Per quanto riguarda l'« Unità liberatrice», composta esclusivamente di tedeschi, arabi e marocchini, che dovrebbe dal fronte del Caucaso procedere verso l'Iraq, dove si fonderebbe con l'esercito iracheno, secondo il piano qui presentato al Mufti dal Generale Felmy il 15 settembre, non vi è dubbio che tale progetto -indipendentemente dalla sua portata militare -presenta impor

tanti aspetti di ordine politico nei riguardi dei Paesi Arabi del viCmo Oriente dove la preminenza degli interessi italiani è stata dalla Germana riconosciuta. È ovvio che l'Italia non potrebbe rimanere estranea alla esecuzione del progetto stesso e si gradirà perciò essere informati dell'eventuale seguito che ora o, più probabilmente in avvenire, il Governo tedesco si preparasse a darvi.

(l) -Un appunto dell'Ufficio Croazia del Gabinetto, a firma Duce! e datato 17 ottobre 1942 a proposito di questo telegramma, dice: «Il Consig!lere di questa Legazione di Croazia, Signor Pavlovic, è venuto stamane a trovarml. Per incarico del Ministro Perle egli mi ha comunicato che la Legazione era stata informata dal Ministero croato deg!l Affari Esteri dei risultati del colloquio svoltosi il 14 corrente tra il Poglavnik e il Generale Roatta circa la questione delle bande cetnlche. Pavlov,!c mi ha elencato tal! risultati, nella stessa forma con cui essi sono stati riferiti da Castellani con suo telegramma per corriere 035 del 16 corrente. Eg!l mi ha detto che alla Legazione constav,a che il Governo croato era pienamente soddisfatto delle conclusioni raggiunte ». (2) -Il telespresso 22765/965 del 15 settembre 1942, non pubbllcato, faceva seguito al D. 70 e ragguagliava l'Ambasciata a Berlino di quanto è oggetto del D. 118.

(l) Non pubblicati. Vedi D. 118.

232

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 15958. Berlino, 16 ottobre 1942.

In un appunto che ho avuto l'onore di presentarvi e personalmente illustrarvi il 29 aprile scorso (l) durante il convegno di Salisburgo, scrivevo testualmente:

«La Germania si trova ora di fronte a questa situazione: gli immancabili successi strategici, anche se notevolissimi, della prossima offensiva, non potranno modificare fortemente in senso positivo l'umore della popolazione germanica che, i.ntristita dai lutti e dai sacrifici, privata rigorosamente di tutto il superfluo e ridotta ad un arido sempre minore soddisfacimento delle indispensabili esigenze della vita, è ancor più ossessionata che per il passato dall'incubo del precedente dell'altra guerra nei confronti della quale ravvisa preoccupanti coincidenze. Tali successi non potranno quindi influenzare in senso assolutamente favorevole questa opinione pubblica se non in funzione di un decisivo passo verso una più rapida conclusione della guerra; perché ormai qui si pensa che a ben poco servono le singole battaglie vinte, se non portano alla conclusione vittoriosa della guerra.

Da tenere inoltre presente la situazione dell'opinione pubblica nei Paesi occupati, neutrali ,ed anche alleati (vedansi per esempio le recenti manifestazioni ungaroromene) che seguirà anch'essa in modo analogo a quella dell'opinione pubblica tedesca l'andamento e sopratutto il risultato più o meno decisivo delle future operazioni.

Ciò premesso la situazione dovrebbe essere esaminata sotto i tre seguenti principali aspetti:

1°) L'offensiva sul fronte orientale avrà secondo l'opinione prevalente un forte &uccesso ma non decisivo se non verrà integrata da un'offensiva parallela verso l'Egitto e se la propizia situazione militare non verrà subito sfruttata sul piano politico.

2°) In considerazione della caratteristica metodica lentezza di maturazione dei piani germanici sembra opportuno provocarne fin d'ora la preparazione in modo da dare all'opinione pubblica europea ansiosa di conoscere quale sarà la sorte definitiva dei differenti Stati d'Europa, le necessarie precisazioni sulla organizzazione dell'ordine nuovo continentale. A ciò può dare opportunamente occasione l'imminente esame della nuova situazione francese.

3°) In questo campo, fondamentale è la funzione dell'Italia. Ad essa, come fattore di equilibrio, e al Duce, come all'unico uomo che sia in grado di parlare autorevolmente e apertamente e di influire su Hitler, guardano con ansia i Paesi occupati, neutrali, alleati, e gran parte della stessa Germania, come risulta da fatti e da sicuri indizi».

All'inizio dell'inverno e dopo aver illustrata in precedenti rapporti la situazione germanica dal punto di vista militare ed interno (2), credo di potermi

richiamare a tale appunto per quanto sopratutto si riferisce alla politica estera germanica in generale ed al problema della futura sistemazione europea.

Tale problema può forse non apparire attuale in considerazione del fatto che qui si seguita ufficialmente a mantenere Io sguardo fisso e la volontà tesa verso Io sforzo militare. Ma poiché, a giudicare da questo osservatorio berlinese e sulla base delle constatazioni che non in contraddizione con le passate rosee speranze e con la possibilità di una rapida soluzione per un improvviso collasso russo, la situazione appare grigia ed incerta, appesantita da voci e rumori che rimbalzano dall'una all'altra capitale, voci e rumori certamente inconsistenti ma che comunque mal celano un diffuso desiderio di arrivare ad una soluzione non troppo lontana nel tempo (anche il collega Oshima nell'ultimo nostro incontro settimanale manifestava la sua contrarietà -egli, sempre così riservato -per il mancato raggiungimento degli obbiettivi tedeschi, ed insisteva sulla necessità di una conclusione relativamente rapida, prima che comincino ad entrare effettivamente in giuoco i fattori americani) torna opportuno esaminare gli orientamenti tedeschi verso quella che dovrà essere la sistemazione europea.

In questi ambienti diplomatici è stato rilevato con parecchio disappunto non scevro da taluni accenni di preoccupazione, come nei recenti discorsi coi quali si è voluto trarre il consuntivo della situazione all'inizio dell'inverno, gli accenni a tale futura sistemazione agli scopi di guerra della Germania ed in genere alle questioni internazionali, siano stati ancora una volta scarsissimi e molto reticenti.

Le dichiarazioni del Ministro von Ribbentrop nel suo discorso del 27 settembre avevano suscitato interesse e sollevato non poche speranze. Nella futura Europa quale va poco a poco creandosi, aveva infatti detto il Ministro degli Affari Esteri «ognuno avrebbe trovato il proprio posto assicurato"· Tale frase posta in risalto anche dai commentatori germanici era stata salutata come una prima dichiarazione di riconoscimento da parte tedesca di quella autonomia ed indipendenza che le Potenze minori -da quelle amiche quali la Romania e la Bulgaria a quelle di meno dubbio atteggiamento quali la Svezia e la Svizzera temono possa venir loro in futuro disconosciuta.

A sopire le nascenti speranze di una netta presa di posizione erano venuti però i discorsi dei giorni successivi.

L'accenno contenuto nel discorso del Ministro Goebbels il 30 settembre recava soltanto un accenno poco chiaro alle finalità di guerra del Reich. «I nostri scopi di guerra, aveva detto il Ministro della Propaganda, sono conosciuti dal mondo. Noi combattiamo per la nostra libertà e per il nostro diritto di esistere in un più vasto spazio vitale, che ci permetta di risolvere nel campo sociale, economico, materiale e culturale i più elementari problemi del nostro destino nazionale. La ristrettezza della nostra situazione nazionale e spaziale prima della guerra recava seco i germi di una esplosione"·

Il Ftihrer era stato in senso negativo ancora più esplicito e mentre non aveva mancato di fare ripetuti accenni alla nuova Europa, all'avvenire dei popoli sotto un nuovo regime di vita, aveva evitato di accennare anche solo di sfuggita alla possibilità di soluzioni pratiche di tali problemi. «Non considero giusto, aveva anzi premesso, di dovermi occupare già fin da questo momento della creazione di uno stato di cose avvenire 1i.

In un articolo pubblicato da Goebbels in Das Reich il 4 ottobre e che può considerarsi un interessante riassunto delle idee formulate nei discorsi dei giorni precedenti, gli accenni alla sistemazione della nuova Europa da reticenti divengono di colpo espliciti ma sostanzialmente negativi. I popoli minori di Europa, si afferma in tale scritto, debbono convincersi della opportunità di rinunciare in parte od in tutto alla propria esistenza statale nella forma odierna in favore di uno Stato più forte, capace di guidarli per l'avvenire. Il diritto di questo Stato a tale azione di comando può essere ottenuto soltanto con la vittoria delle armi.

Non è certo qui il luogo di tentare di esporre quali siano le opinioni più accreditate in Germania per quanto riguarda la nuova Europa, lo spazio vitale ed argomenti consimili. Se ne occupano con un certo interesse alcuni giornalisti e scrittori alcuni dei quali sembrano anche in buona fede nelle loro affermazioni. Le personalità politiche germaniche manifestano invece in proposito, se interrogate, una imbarazzata reticenza limitandosi a frasi vaghe ed inconclusive.

Per questo ritengo mio dovere sottoporvi alcune osservazioni che mi paiono utili alfin di precisare certuni elementi dell'attuale situazione germanica di fronte al conflitto.

Il problema della nuova Europa ha due aspetti: quello della futura sistemazione politica economica del continente, problema che può benissimo per il momento esser lasciato in disparte; quello del destino che dovrà essere riservato in questa nuova organizzazione europea ai singoli Stati oggi esistenti ed in particolare a quelli minori che spesso a prezzo di lotte sanguinose si sono assicurata una esistenza largamente giustificata dalle basi etniche e storiche dei loro popoli. Quest'ultimo problema è attuale soprattutto perché la soluzione di esso od almeno la fissazione di principi ben chiari destinati a precederla permetterebbe alla Germania di raggiungere un risultato pratico di vantaggio immediato.

Se la maggior parte dei dirigenti di questi Stati minori europei non avrà forse avuto mai notizia di una frase di Bismarck che riveste particolare interesse nel momento attuale: «Ho sempre trovato la parola Europa in bocca a quegli uomini politici i quali chiedono alle altre potenze qualcosa che non osano esigere in nome proprio», è certo però che questi dirigenti, con la linea politica che impongono ai propri governi dimostrano di aver intuito il recondito significato di talune dichiarazioni germaniche relative alla nuova Europa.

Di questa nuova Europa essi sentono infatti parlare da Berlino ad ogni pie' sospinto ma non appena chiedono ai tedeschi una qualche precisazione si sentono rispondere che è troppo presto per questo mentre odono spesso appena velate allusioni alla necessità che le piccole potenze siano private in misura maggiore o minore dell'attuale autonomia politica e soprattutto economica. Tali discorsi non mancano naturalmente di suscitare sospetti, di ingenerare titubanze di giustificare preoccupazioni.

Con vivo interesse la loro attenzione si volge allora a quanto avviene nei Paesi occupati. lvi il Governo tedesco afferma talora di voler gettare le basi della sistemazione avvenire. Tralasciando situazioni particolari come in Polonia

o nei territori sovietici dove l'azione del Reich ha scopi chiaramente annessionistici si osserva la situazione in Grecia in Serbia in Francia in Belgio in Olanda in Norvegia. Ci si avvede allora come sfrondata dagli atteggiamenti di maggior o minor severità di maggior o minor benevolenza che possono essere suggeriti da contingenze politiche di carattere momentaneo, la linea di condotta ben precisa seguita dal Reich nei confronti di questi Paesi appare essere la seguente: mirare allo sfruttamento di ogni risorsa economica del Paese per il vantaggio immediato dell'economia germanica senza preoccuparsi affatto di creare nel paese sfruttato qualcosa di stabile e di duraturo. Le parole di Goering circa la posizione dei territori occupati nei confronti del Reich sono in tal senso inequivoche.

L'esperienza subita dai territori occupati, campo di prove per l'Europa futura, ed il silenzio di fronte alle richieste di precisazioni circa il proprio avvenire non manca di suscitare presso i Rappresentanti degli Stati minori quella preoccupazione nei confronti della politica tedesca cui ho dianzi accennato.

A tale preoccupazione fa riscontro nell'atteggiamento di questi Stati (fra i quali è d'uopo includere ai fini del presente ragionamento anche la Turchia e la Spagna) una marcata mancanza di fiducia per quanto concerne i rapporti politici con il Reich. Ad intese ed accordi durevoli con la Germania basati su un equilibrio dei reciproci interessi, questi Stati, è doveroso ammetterlo, più non credono. Di tale stato d'animo gli ambienti dell'Auswartiges Amt sono perfettamente edotti e compresi.

Il solo cemento che tenga uniti alla Germania taluni Stati minori impedendo ad essi di passare nel campo avversario, è il timore della potenza militare germanica. Ciò è particolarmente sensibile allorché si osservino le reazioni di questi Paesi di fronte all'andamento delle campagne di guerra. Allorché le armi del Reich sono vittoriose si osserva nei Governi dei Paesi in questione una maggiore acquiescenza alle volontà di Berlino, una maggior prontezza a sottostare alle richieste spesso presentate in forma di imposizione. Non appena la sorte delle armi appaia meno precisa ed il successo per i tedeschi meno completo, le velleità di politica indipendente si manifestano più chiare. Alle recenti fluttuazioni della campagna sul fronte orientale, è stato osservato, hanno corrisposto altrettanti ondeggiamenti nell'orientamento della Spagna, della Turchia e della Romania.

Da quanto sopra esposto mi sembra poter giungere ad una constatazione

che sintetizzando l'aspetto dominante dei rapporti politici fra la Germania e

gli altri Stati europei, riveste senza dubbio una notevole importanza nel mo

mento attuale.

All'infuori dell'Italia e del Giappone l'alleanza coi quali ha un carattere ed

un aspetto del tutto speciale, la Germania non ha attorno a sé delle Potenze

amiche nel senso che si augurino sinceramente la sua vittoria e senza riserve

cerchino di collaborarvi. La politica estera del Reich è riuscita semplicemente,

forte delle vittorie ottenute in campo militare e della formidabile organizzazione

di penetrazione economica, a polarizzare attorno a sé una serie di stati più o

meno controllati e più o meno soggetti ai quali offre delle contropartite

sempre più limitate e dai quali sempre più si prepara ad esigere di mano in

mano che il conflitto si prolunga e diviene più gravoso.

Ci si può chiedere pertanto quale potrebbe effettivamente rivelarsi l'atteg

giamento di tali Potenze minori quando si dovesse da parte tedesca ad esse

fare appello in un momento di vera e propria difficoltà.

In base a tali conclusioni, viene spontaneo di ricordare quante volte il Duce nella sua lungimirante sensibilità politica ebbe a prevedere come l'eccessivo ed, all'inizio, così facile espansionismo tedesco avrebbe fatalmente suscitato attorno al Reich un'atmosfera di sospetti e di serie difficoltà.

(l) -Vedi Serle IX, vol. VIII, D. 490. (2) -Vedi DD. 153, 168, 190 e 213.
233

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 32871/1812 P. R. Berlino, 17 ottobre 1942, ore 13,20.

Personale per d'Ajeta.

Circolano insistentemente in questi giorni anche a Berlino voci numerose e contraddittorie relative ad intelligenze in corso fra Russia e Germania per raggiungimento di una composizione del conflitto, voci che vengono qui in massima attribuite alla propaganda avversaria e come tali dichiarate ufficialmente destituite di credito.

Poiché tali notizie sembrano provenire in particolare modo da Ankara e Berna ed esser state altresì raccolte con interesse particolare da Tokio, ti sarei grato se volessi con cortese urgenza comunicarmi per mia conoscenza ed ove lo si ritenga superiormente opportuno, quanto le R. Rappresentanze avessero recentemente segnalato in merito. Sarebbe del pari interessante conoscere ai fini di orientamento l'opinione corrente nelle predette capitali circa taluni recenti avvenimenti interessanti il conflitto al fronte orientale, quali i mutamenti nell'alto comando sovietico, il viaggio dell'Ambasciatore degli S.U.A. a Mosca (1).

234

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33512/038 P. R. Stoccolma, 17 ottobre 1942 (per. il 23).

Con mio telegramma per corriere n. 036 in data 10 corr. (2) ho accennato a missione a Londra di Boheman, segretario generale Ministero Affari Esteri. Circa carattere portata e possibili retroscena della missione apprendo da varie parti seguenti particolari.

Traffico transatlantico facente capo a Gtiteborg, d'importanza vitale per la Svezia, ha funzionato senza eccessive difficoltà sin ad alcuni mesi or sono.

V'iaggi si svolgevano con sufficiente regolarità coperti da permessi navali concessi con eguale buona volontà da tedeschi ed inglesi. Inghilterra ha così sempre mostrato di rendersi conto situazione della Svezia e sue peculiari necessità. Condlzlonl sono cambiate con intervento dell'America la quale ha subito dichiarato non nconoscere per valide autorizzazioni in[!lesi. Dopo una prima fase di ostruzionismo nel rilascio navicerts, Governo americano sembra essere passato ad atteggiamento ancora più radicale. Esso dichiara considerare materie prime intero continente americano riservate esclusivamente sue necessità belliche in conseguenza ha effettuato così larghi acquisti in Argentina e Cile, principali paesi fornitori della Svezia, che oramai bastimenti svedesi, anche se autorizzati da regolari permessi, non troverebbero carico rimunerativo.

Trattative per normale via diplomatica non avendo avuto alcun risultato, Governo svedese si è deciso a mandare a Londra Boheman munito di pieni poteri per trattare questione.

Al tempo stesso anche Ministro americano a Stoccolma, Axel Johnson, si è recato a Londra per conferire con rappresentanti americani ciò che è assai ben visto da questi ambienti polltici che ritengono Johnson possa essere portavoce amichevole e autorevole dal punto di vista svedese.

Primi rapporti telegrafici inviati da Boheman lasciano però intendere che opposizione americana si mantiene irreducibile. Governo svedese, forse su suggerimento dello stesso Boheman, sta considerando opportunità di incaricare segretario generale di recarsi in volo sino a Washington per trattare direttamente col Governo centrale.

Nonostante tali precedenti e spiegazioni ufficiali date al riguardo, missione Boheman non poteva mancare di dar luogo a congetture e sospetti. In particolare non può passare inosservato il fatto che della missione sia stato incaricato segretario generale, personalità politica di primo piano, principale e più capace rappresentante della diplomazia svedese, e per di più considerato persona grata agli anglo-sassoni.

Mi risulta che Legazione di Germania ha posto nettamente al Governo quesito se dietro a missione ufficiale si nascondessero incarichi politici di altra natura. È stato risposto con formale assicurazione che Boheman aveva ricevuto, alla sua partenza, istruzioni categoriche di astenersi da qualsiasi trattativa esulante dall'argomento. Questa Legazione di Germania, che riconosce aver sempre riscontrato massima correttezza e lealtà in dichiarazioni formali di questo Governo, non ritiene aver nessun motivo per mettere in dubbio tale assicurazione.

Ciò premesso tutti sono d'accordo nel prevedere che Boheman non si lascerà sfuggire l'occasione per esplorare accuratamente disposizioni anglosassoni, presenti e future, nonché nella misura del possibile, loro intenzioni circa eventualità secondo fronte che, come già ripetutamente segnalato, preoccupa vivamente questo Governo. Inoltre è evidente che missione, anche se limitata al suo obiettivo ufficiale, ha una portata nettamente politica.

Atteggiamento americano in sostanza, si rileva in questi ambienti ufficiali,

è dettato da un'ostinata incomprensione dei motivi profondi della politica di

neutralità seguita dalla Svezia. Mentre Inghilterra, pur attraverso malumori e

diffidenze passeggere, ha dato prova di comprendere tali motivi e di riconoscere suo proprio interesse nel mantenimento della politica svedese, Stati Uniti, giunti ultimi nel conflitto, scarsamente informati come sempre delle complessità e delicatezze della politica europea, mostrano propendere verso opinione opposta; e cioè che politica svedese non offre vantaggi concreti che alle potenze dell'Asse.

Partendo da constatazione che traffico transoceanico ha consentito sinora importazione in Svezia di circa 500 mila tonnellate contro esportazione di soltanto 75 mila tonnellate, Governo americano ritiene di poter concludere che parte almeno di tale enorme eccedenza sia andata ad esclusivo profitto della Germania.

Al di là e al di sopra della questione tecnica si pone perciò ora alla Svezia urgente e vitale compito di convincere Stati Uniti dell'equilibrio ad opportunità della sua politica, in altre parole di far loro accettare tesi, qui sostenuta ad ogni momento, che entrambi le parti in conflitto hanno eguale interesse alla neutralità svedese.

(l) -La risposta di d'Ajeta non è stata rinvenuta. Per le segnalazioni da Tokio, vedi D. 194. (2) -Si tratta del T. per corriere 6624/036 R. del 10 ottobre, non pubblicato.
235

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 17 ottobre 1942.

In base alle istruzioni che mi avete dato stamane (1), ho convocato Clodius e gli ho detto che il R. Governo desiderava conoscere il pensiero del Governo germanico sull'attitudine da tenere in Grecia nell'eventualità di una crisi politica e del precipitare della situazione interna, cose inevitabili, a nostro avviso, ove non si addivenisse fra Roma e Berlino ad un accordo per la Grecia che fosse accettabile per il Governo ellenico e sopportabile per le sue finanze.

Clodius mi ha risposto che lunedì egli avrà la risposta ufficiale del suo Governo sul noto progetto di accordo, ma che egli ha già saputo che essa sarà negativa. Berlino cioè trova che le riduzioni proposte sono inaccettabili per le autorità militari tedesche.

Ho detto a Clodius che stando cosi le cose è più che mai urgente conoscere il pensiero del suo Governo su quanto prospettato innanzi.

Clodius ha replicato che egli aveva di già per suo orientamento sollecitato il parere di Berlino al riguardo, senza averne risposta, ma che ora, in seguito alla nostra precisa richiesta, avrebbe subito telegrafato all'Auswartiges Amt per conoscere le idee del suo Governo su tale capitale problema.

Ha terminato dicendo che Berlino è del parere che l'attuale Governo ellenico deve rimanere al potere ad ogni costo.

Non ho mancato di far presente a Clodius che non vedo con quali mezzi si possa imporre ciò. Le trattative sono state rinviate a lunedì (1).

(l) Vedi D. 224. Un'annotazione apposta da Lanza d'Ajeta in testa al documento, probabilmente il 18 ottobre, dice: <<Superato dalla telefonata di ieri di Ribbentrop ».

236

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 2886/1412. Budapest, 17 ottobre 1942 (per. il 19).

Nell'imminenza del suo viaggio a Roma (2), il Presidente del Consiglio ha voluto passare in rassegna le questioni più salienti che interessano i rapporti itala-ungheresi, da quelle economiche a quelle politiche. Daì fatti più generali e dalla premessa che lo spirito della nostra alleanza è più che mai vivo, Kallay è sceso a parlare della questione che più lo preoccupa: quella balcanica in connessione con la situazione della Croazia e degli ex-territori jugoslavi. Kallay dice che l'Ungheria non può veder con tranquillità quello che succede ai suoi confini e si domanda cosa potrebbe avvenire qualora gli anglo-sassoni volessero tentare l'apertura di un secondo fronte nei Balcani. L'Ungheria non intende chiedere né arrogarsi un'ingerenza militare in quei territori, ma sa che la Croazia è il punto più debole dell'edificio balcanico e tale da richiedere la nostra congiunta attenzione.

Kallay mi ha chiesto quale fosse la portata della influenza germanica in Croazia e mi ha chiesto se i limiti di tale influenza fossero reciprocamente concordati tra Roma e Berlino. Ha domandato qualche dettaglio sulle nostre relazioni col Governo Ustascia, sulla nostra situazione in Dalmazia e sulle operazioni di polizia condotte dalle nostre truppe in Croazia. Ha aggiunto che l'argomento principale su cui desidera intrattenere il Duce e Voi, è appunto la situazione croata in relazione all'organizzazione della sicurezza nei territori dell'ex regno di Jugoslavia. Una intesa di pura portata politica tra l'Italia e l'Ungheria in tale campo, intesa che naturalmente deve essere portata a conoscenza dell'alleato germanico, può servirei ad evitare sorprese nei Balcani.

«Ripeto -ha aggiunto Kallay -che il problema croato è da me visto soltanto in funzione delle minacce che possono sorgere dai Balcani ed in tal senso voglio intrattenerne il Duce ».

Il discorso, il cui fine evidente era di valorizzare l'importanza che l'Ungheria verrebbe ad avere in tale ipotesi come baluardo e garanzia delle posizioni centro-europee dell'Asse, merita di essere rilevato al di là di tale scopo, per le vedute che esso manifesta sulla situazione militare e politica nell'Europa centroorientale.

Secondo Kallay un eventuale colpo di mano anglo-sassone o una riuscita offensiva sovietica sarebbero suscettibili di determinare a Belgrado, a Bucarest ad Atene e forse anche a Sofia, conseguenze assai gravi. La stessa Turchia -dice Kallay -qualora la situazione militare in Africa del Nord venisse per noi a

complicarsi, potrebbe essere indotta a rivedere la sua neutralità in senso a noi sfavorevole. Ed allora? La situazione dei detti paesi, fondata più sul prestigio delle vittorie dell'Asse e sulle divisioni interne che sull'esistenza di forti corpi armati potrebbe rapidamente periclitare ove uno sfavorevole andamento delle operazioni militari ridesse ai paesi oggi vinti e militarmente occupati la speranza di una rinascita o di un capovolgimento dell'iniziativa. Naturalmente, le considerazioni del Presidente del Consiglio si sono appuntate in modo particolare verso la Serbia e verso la Rumania e mentre per il primo paese egli si riferiva alle condizioni già generalmente note, per il secondo egli mostrava di attribuire molta importanza all'esistenza di correnti politiche fortemente avverse al regime Antonescu e suscettibili, in favorevoli circostanze, di riprendere il sopravvento. In questo caso -egli ha proseguito -l'Ungheria verrebbe a trovarsi in una situazione di particolare delicatezza ed importanza poiché il nostro esercito e la nostra solidità interna sarebbero per le Potenze dell'Asse una salvaguardia di valore essenziale. L'Ungheria riacquisterebbe in tale caso quella funzione particolare ed esclusiva che è nel destino e nella missione della Nazione magiara e che oggi non è forse da tutti percepita nel suo esatto valore.

Il senso di queste considerazioni è poi stato ancor meglio chiarito da Kallay allorché egli ha esplicitamente riconosciuto che la guerra contro la Russia sovietica non acquista molta popolarità tra le masse magiare, malgrado l'intensa e martellante propaganda del Governo. Questa lotta contro i Sovieti -egli ha detto ripetendo quanto mi aveva altre volte espresso -trova molti più aderenti nelle masse borghesi che in quelle proletarie e se è vero che i borghesi e gli aristocratici inquadrano la truppa è pur vero che questa è formata di contadini e di operai. Non vi nascondo che abbiamo qualche preoccupazione nel portare al combattimento masse di uomini sottratte ad un benessere largamente diffuso nelle campagne ungheresi in virtù di un principio anticomunista che si identifica sopratutto con gli interessi di determinate classi sociali.

Questi ed altri concetti che per brevità non riferisco, ripetono in sostanza i motivi consueti del pensiero ungherese: guerra di fiancheggiamento antisovietico sostenuta principalmente per ragioni di principio e per acquistare diritto di cittadinanza nell'Europa di domani, invincibile diffidenza nei riguardi degli altri Stati balcanici e in particolare di quelli confinanti, preoccupazione che il maggior sforzo bellico romeno non faccia apparire questo paese come un alleato di maggior peso ed efficienza nei confronti dell'Ungheria. Quanto al timore di un secondo fronte balcanico, il Signor Kallay, ha più volte ribadito la sua convinzione che esso è tutt'altro che irrealizzabile e che nella situazione interna di quei paesi esistono elementi capaci di giocare rapidamente a favore dei nostri nemici. «Occorre quindi -egli ha concluso -che l'Ungheria stia bene attenta e pronta a fronteggiare ogni eventualità. È per questo che attendo con ansia le mie conversazioni di Roma dalle quali mi riprometto di conoscere la linea di condotta dell'Italia nei Balcani, linea alla quale l'Ungheria vuole attenersi per la difesa delle sue necessità vitali 1> (l).

(l) -Vedi D. 241. (2) -Vedi D. 29, nota 2.

(l) Il presente rapporto reca il visto di Mussolln!.

237

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6679/1445 R. Buenos Aires, 19 ottobre 1942, ore 14 (per. ore 21).

Telegramma Ministeriale 903 (l).

Ho accennato questo Ministero degli Affari Esteri considerazione di cui al telegramma di V. E. suindicato. È mia impressione che nostro atteggiamento conciliante e comprensivo nei riguardi Cile sia qui altamente apprezzato. Mi risulta peraltro colleghi giapponese e tedesco non hanno ricevuto a tutt'oggi analoghe disposizioni.

Per quanto concerne Argentina non sono da prevedersi per il momento modifiche a quanto segnalato con il mio telegramma 1914 (2) e norme regolamentazione controllo governativo su telecomunicazioni sono tuttora studio Ministero dell'Interno.

Mi riservo precisazioni appena possibile. Ho telegrafato quanto precede Roma e Santiago.

238

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6682/1451 R. Buenos Aires, 19 ottobre 1942, ore 12 (per. ore 7,40 del 20).

Santiago per Roma

«972. Situazione politica locale dopo entusiasmi di questi ultimi giorni che avevano unito intorno Presidente della Repubblica generalità cileni con sola eccezione estremisti al soldo anglo-americano, è nuovamente tornata incerta e difficile.

Interessi partitari e personalismi sono infatti riaffiorati dando luogo profonde divisioni e specialmente fomentando fatto auspici nord-americani coalizione sinistre contro la politica internazionale Presidente della Repubblica. Estrema sinistra, gran parte radicale ed anche parte liberali, con larga maggioranza due rami Parlamento, nel timore conseguenze politiche economiche coraggiosa posizione internazionale assunta dal Presidente della Repubblica chiedono dimissioni Ministro Affari Esteri. Socialisti e comunisti insistono inoltre per radicale revisione tali direttive politiche e possibilmente rottura

delle relazioni Asse. Sembra che stesso Consiglio dei Ministri malumori al riguardo divenuti sempre più evidenti, tanto che si parla dimissioni di alcuni Ministri radicali e socialisti e di crisi ministeriale. Contemporaneamente partiti estremisti stanno fomentando sopratutto regioni minerarie, agitazioni sociali per far pressione su Governo disorganizzando produzione trasporti. Presidente della Repubblica deve pertanto affrontare dura battaglia per mantenere direttive politico internazionali assunte e le supererà soltanto se farà uso particolare energia per dominare forze disordine partiti sinistra e propaganda nordamericana. De Rossi ~.

(l) -Vedi D. 215. nota l. (2) -Riferimento errato: si tratta probabilmente del T. 1372, per il quale vedi D. 204.
239

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

'f. 252/1045 R. Roma, 19 ottobre 1942, ore 18.

Vi prego dire al Generale Jordana che il Duce segue con vivo interesse azione che Spagna svolge nell'America Latina in generale, Argentina e Cile in particolare.

Il Duce ritiene tale azione tanto più opportuna anche se gran parte degli Stati Latino-Americani hanno rotto le relazioni diplomatiche o dichiarato guerra alle Potenze del Tripartito ed, anzi, appunto in vista di tali circostanze, in quanto la Spagna è rimasta, nella forzata assenza nostra e delle Potenze amiche, l'unico elemento attivo e presente che possa ribattere e controbilanciare la pressione e crescente invadenza nordamericana.

Qualunque iniziativa spagnola che valga a rinvigorire e vivificare il particolare patrimonio culturale, religioso, razziale dell'America Latina nei confronti degli Stati Uniti non potrà dunque che costituire ragione di ostacolo o di ritardo a quella invadenza.

Seguiamo sopra tutto, con particolare interesse, ciò che la Spagna fa per contribuire a mantenere l'Argentina ed il Cile su quella strada della neutralità che i due Governi hanno, nonostante gli sforzi avversi, liberamente sinora prescelta. E vi è in questo settore un largo campo di collaborazione attiva e concreta fra Italia e Spagna che potrebbe indubbiamente, appoggiandosi sulle larghissime collettività italiane colà dimoranti, essere meglio approfondita ed estesa.

Quanto precede vale anche per quanto riguarda eventuale blocco cui accennate nel Vostro telegramma n. 1082 dell'll corrente (1).

Dite a Jordana che consideriamo da parte nostra tale azione spagnola, non soltanto come una giusta rivalorizzazione delle ragioni ideali e pratiche dell'ispanismo, ma anche come una prova della solidarietà della Spagna nei nostri confronti e come una valida iniziativa fiancheggiatrice nella lotta che le Potenze dell'Asse combattono e che condurranno sino alla Vittoria.

(l) Vedi D. 208

240

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. RISERVATA ALLA PERSONA l/5923. Roma, 19 ottobre 1942.

Mi riferisco al punto 5° della tua lettera in data 16 corrente (1). Di una eventuale visita del Fuehrer al Duce si è parlato finora solo in via di conversazione. Anche l'accenno fattone a Vidussoni ha il carattere di semplice frase di cortesia. Pertanto, almeno per il momento, non sembra esservi motivo di raccogliere le allusioni che potessero essere fatte da parte tedesca sull'argomento.

241

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA, MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA. [Roma, 19 ottobre 1942] (2).

La questione della chiarificazione e stabilizzazione della situazione in Grecia in genere, in connesso con le spese di ricostruzione militari per la sicurezza della condotta della guerra dell'Asse nel Mediterraneo orientale è stata, nel Quartier Generale del Fiihrer, negli ultimi giorni, oggetto di minuziose considerazioni.

Il risultato che il Fiihrer ha approvato è il seguente:

l) -Punto di partenza di queste considerazioni è stato la dal Fiihrer stabilita massima fondamentale, che la Germania nel Mediterraneo non ha, né ora né più tardi, alcun interesse politico ma che anche tutti i diritti qui si trovano esclusivamente presso il nostro alleato italiano. Di conseguenza, la Germania è anche interessata alla situazione greca soltanto in quanto questo paese ha ora, durante la guerra, importanza quale base di operazione e rifornimento nel Mediterraneo orientale per Kreta e per le truppe dell'Asse in Africa per cacciare gli Inglesi dal Mediterraneo e dall'Africa Settentrionale, ciò che è un importante fine strategico della nostra comune condotta di guerra. Non appena raggiunto questo fine, le truppe germaniche, come è noto, saranno ritirate dall'intera zona del Mediterraneo. Le spese di ricostruzione fatte dalle Forze Armate Germaniche in Grecia sono quindi anche esclusivamente fatte nell'interesse della comune condotta della guerra, ed eventuali costruzioni saranno in avvenire a beneficio di una zona trovantesi nella sfera d'interesse

italiana. La Germania all'infuori di ciò non ha nessuna intenzione di trarre qualsiasi vantaggio economico dalla Grecia, ma essa, anzi, è disposta di dare dalla Germania aiuto alla Grecia mediante determinate misure economiche.

2) -L'Asse, da punti di vista politici generali e secondo le suesposte considerazioni militari, ha, come prima così adesso, il massimo interesse ad una stabilizzazione della situazione in Grecia. Raggiungere questa stabilizzazione sulla finora seguita via di discussioni con il Governo greco non è possibile. Questa è la nostra convinzione. La questione si pone quindi, se e per quali misure possiamo raggiungere una generale stabilizzazione della situazione ed in pari tempo assicurare gli interessi militari dell'Asse in Grecia. Noi crediamo che ciò è possibile soltanto così, che mandiamo in Grecia una personalità germanica ed una personalità italiana, munite di speciali procure sul campo economico e finanziario, che ivi, nella più stretta collaborazione con il Governo Greco, con la Polizia ecc., e con il pieno appoggio dell'esecutiva delle Autorità d'occupazione, dovranno prendere le adeguate misure. In ciò sarà secondo le circostanze, necessario, di procedere, tanto in riguardo alle misure concernenti l'inflazione, quanto sul campo del controllo dei prezzi e controllo delle tasse, della distribuzione degli articoli d'uso, con misure draconiane. Inoltre sarà necessario che da parte dell'Asse un certo minimo di articoli d'uso e di consumo sarà messo a disposizione della Grecia, ciò che già è previsto, e forse accorreranno ancora altre misure d'aiuto finanziario. Soltanto con un tale procedere si potrà, secondo il nostro parere, mettere in ordine la situazione in Grecia.

Noi siamo quindi dell'opinione che ulteriori discussioni con il Ministro delle Finanze greco, Gotzamanis, condurranno né ad una stabilizzazione della situazione generale in Grecia né ad una accettabile nuova regolazione della questione delle spese di ricostruzione in Grecia, e che si deve desistere da una regolazione come essa fu proposta nelle discussioni di Berlino e di Roma. In luogo di ciò proponiamo al R. Governo italiano di inviare ad Atene i summenzionati Incaricati Speciali, e cioè uno italiano ed uno germanico, con i relativi collaboratori, e muniti di speciale procura. Quale Incaricato Speciale del Governo del Reich abbiamo previsto il Ministro Neubacher, e saremmo, se il

R. Governo italiano è d'accordo con il nostro piano, grati, se anche esso da parte sua volesse subito nominare l'Incaricato Speciale italiano. I due incaricati Speciali dovrebbero poi in tutte le questioni procedere in comune. Il come noi ci siamo pensati il compito degli Incaricati Speciali e le loro competenze anche di fronte alle Autorità militari, è stato dalla Eccellenza von Ribbentrop fissato in iscritto in una Istruzione al Ministro Neubacher (1). Il signor von Ribbentrop vorrebbe suggerire che il R. Governo Italiano volesse al proprio Incaricato Speciale dare eventualmente una Istruzione di simile contenuto (2). In particolare gli sembra di importanza che dietro l'incarico di questi Incaricati Speciali economici dell'Asse vi stia pienamente ed interamente la potenza del

l'Autorità d'Occupazione italiana. In quanto a questo punto, l'Eccellenza von Ribbentrop sarebbe grato, se il Duce volesse eventualmente dare ordini adeguati. Nelle piccole parti della Grecia occupate da truppe germaniche ciò sarà assicurato da parte nostra.

II compito degli Incaricati speciali sarebbe quindi condizionato nel tempo, in quanto si tratta soltanto di trovare una via d'uscita dall'attuale situazione in Grecia che è divenuta insostenibile.

Riassumendo si potrà dire che qui si tratta di un ultimo tentativo di regolare la situazione greca in comune con l'attuale Governo greco. L'Eccellenza von Ribentrop crede, che il tentativo vale la pena e che, se tutte le parti collaborano bene, il tentativo deve anche riuscire.

ALLEGATO.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, RIBBENTROP, AL MINISTRO PLENIPOTENZIARIO, NEUBACHER

ISTRUZIONI (TRADUZIONE). Quartiere di campo, 16 ottobre 1942.

1°) In base ad una decisione del Fiihrer in data 15 ottobre 1942 ed in base a quanto convenuto con il R. Governo italiano Voi siete incaricato di prendere, in strettissima intesa con l'Incaricato Speciale italiano nominato dal Duce, nella Grecia le occorrenti misure che danno la garanzia che da una parte vengano, in qualunque circostanza, assicurati tutti gli interessi delle Forze Armate Germaniche dipendenti dalle necessità della comune condotta di guerra delle Potenze dell'Asse nello spazio del Mediterraneo, e che dall'altra parte si tiene conto delle possibilità finanziarie ed economiche della Grecia in modo che eviti il crollo della vita economica greca e che dia la supposizione per un risanamento dell'attuale situazione.

2°) Voi siete autorizzato, nella cornice dell'attuale regolazione delle questioni dell'occupazione in Grecia, di trattare con il Governo greco e, nel campo finanziario ed economico, di raggiungere l'osservanza di tutte le misure occorrenti per il compimento del Vostro incarico. In quanto in ciò si tratta di questioni che non riguardano specialmente gli interessi delle Forze Armate Germaniche ma bensi la generale politica finanziaria ed economica greca. Voi potrete procedere soltanto in comune con l'Incaricato Speciale nominato a tale scopo dal R. Governo italiano. L'Incarico Speciale del R. Governo italiano avrà delle competenze corrispondenti alle Vostre, in riguardo agli interessi militari italiani in Grecia. Ai due Incaricati Speciali incombe, nello svolgere il loro incarico, di collaborare strettamente e di procedere in tutte le questioni in comune.

3°) Le autorità militari germaniche in Grecia avranno dal Comando Superiore delle Forze Armate istruzioni di concederVi per l'espletamento del Vostro incarico ogni informazione ed ogni appoggio. Comandante delle Forze Armate Sud-Est avrà istruzione di mettere a Vostra disposizione un partir.olare Ufficiale di collegamento per assicurare il continuo più stretto contatto. Il comandante delle Forze Armate Sud-Est avrà inoltre dal Comando Superiore delle Forze Armate istruzione di corrispondere, nella cornice delle necessità militari, a tutte le proposte che Voi farete per l'eseguimento del Vostro incarico, e di emanare gli ordini occorrenti.

4°) Per assicurare l'eseguimento del Vostro incarico Voi avete la facoltà di riesaminare gli Uffici civili germanici in Grecia di ordinare le più ampie restrizioni ed in specie di controllare il traffico dei viaggiatori civili germanici. L'incaricato del Reich ad Atene riceverà relative istruzioni.

5°) L'incaricato conferitoVi con la presente è limitato nel tempo e non tocca 1 compiti assegnatiVi nello spazio Sud-Est con precedenti istruzioni.

(l) -In questa lettera personale a Ciano (ln ACS, Carte Alfieri, busta 6, fase. 23) Alfieri aveva scritto: «5o) Ho saputo, da fonte tedesca, che il Fi.ihrer ha manifestato a Vidussoni 11 suo desiderio dl rivedere il Duce; e il suo proposito dl recarsi presto ln Italia o magari semplicemente al Brennero. Naturalmente, lo non prendo nessuna iniziativa; ma tl sarò grato se per mia esclusiva personale coonscenza, mi farai sapere qualche cosa: anche perché ho l'lmpressione che qui si attenda la reazione italiana alle parole -sembra molto caloroso del Fi.ihrer ». (2) -Il documento è senza data. Un appunto del Gabinetto dice che è stato consegnato a Ciano 11 19 ottobre 1942 alle 18,30. (l) -Vedi Allegato. (2) -Ciano scelse per tale incarico Alberto d'Agostino, direttore generale della Banca del Lavoro, con il rango di ministro plenipotenziarlo onorario, e gll indirizzò, in data 20 ottobre 1942, una analoga lettera dl Istruzioni.
242

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6696/1828 R. Berlino, 20 ottobre 1942, ore 18.

Circa situazione in Serbia (l) mi risulta che Nedic ha rivolto recentemente al Governo tedesco, per poter rimanere al potere, alcune richieste. Auswartiges Amt mi ha informato che talune di esse, fra cui quelle relative a forniture alimentari, sono state accolte.

Sembra che ora il generale Nedic esiga dal Governo tedesco un riconoscimento ufficiale. Qui non si è in linea di massima contrari a confermare nuovamente e pubblicamente l'esistenza del Governo Nedic, benché ciò sembri superfluo dato che esso è al potere da oltre un anno e viene da parte tedesca riconosciuto in ogni circostanza.

243

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 6697/1829 R. Berlino, 20 ottobre 1942, ore 19,15.

Facendo seguito al mio telegramma numero 1800 del 19 corrente (2). Comunico che Bose, il quale è venuto a trovarmi stamane mi ha detto che voleva partire domani per Roma essendogli stato assicurato da questo Auswartiges Amt che il funzionario tedesco Werth attualmente a Roma, avrebbe avuta in codesta città assicurazione che si attendeva Bose entro mercoledì. Ho facilmente persuaso Bose a rinviare partenza (3) fino a quando riceverà notizie da codesto Ministero ed ho già chiarito la cosa con Woermann. Pertanto assicuro V. E. che Bose non (dico non) partirà sino a quando codesto Ministero farà conoscere data desiderata suo arrivo a Roma.

244

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. PER CORRIERE 6738/0392/R. Berna, 20 ottobre 1942 (per. il 22).

Avendo questo Ministro di Germania parlato con Pilet Golaz di certe voci che facevano credere alla preparazione di una mobilitazione svizzera, il Consigliere federale gli ha risposto che erano voci false, ma che il pensiero

20 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

dl dover ricorrere di nuovo alla mobilitazione preoccupa tuttavia la mente del governo. Cioè, il Consiglio Federale pensa che gli Anglosassoni, sia perché vogliono rifarsi delle perdite subite in Asia, sia perché considerano che sia la sola terra dove resti possibile a loro sviluppare ed espandere tutta la loro potenza, meditino un'azione combinata in Africa, da Dakar e dall'Egitto verso la Libia e la Tunisia, con intenzione di tentare quindi uno sbarco in Sicilia. Se questo riuscisse, ha detto Pilet-Golaz, la Svizzera potrebbe trovarsi di nuovo vicino a un fronte di guerra e sentirsi minacciata, nel qual caso ripeterebbe probabilmente la mobilitazione generale.

(l) -Vedi D. 195. (2) -Non rinvenuto. (3) -Con T. s.n.d. 36544/1520 P.R. del 18 ottobre 1942, ore 10, non pubblicato, Lanza D'Ajeta aveva trasmesso ad Alfieri le seguenti Istruzioni: «Non si ritiene opportuno noto viaggio».
245

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6790/0157 R. Belgrado, 20 ottobre 1942 (per. il 27).

Riferimento mio telegramma per corriere n. 0156 in data 19 corrente (1).

In conversazione odierna questo Ministro di Germania -che aveva previsto soluzione crisi Governo Nedic entro passata settimana mi ha detto che conversazioni continuano ancora e che egli non ha fretta e cerca di arrivare alla soluzione gradatamente e senza scosse. Ha anche accennato che Nedic è conosciuto per la sua ostinazione e che lo conferma ampiamente anche in questa occasione. A mia domanda se voci mutamenti nella compagine Ministero Nedic (ad esempio allontanamento Ministro interno Acimovic) siano esatte, ha risposto che tale questione non è stata neppure ancora accennata nelle conversazioni. Egli intende del resto lasciare che Nedic decida su tal punto, riservandosi naturalmente di escludere da lista che fosse eventualmente presentata nomi che non risultassero di gradimento germanico. Quando a voci mutamenti ha osservato che circolano sia per stojadinoviciani come per ljoticiani.

Tutto ciò significa evidentemente che a tutt'oggi conversazioni vertono sempre su questioni essenziali e cioè su condizioni permanenza Nedic al potere (memorandum Nedic) (2). E che da parte germanica si preferisca attualmente agire mediante persuasione, non volendo o non potendo usare imposizioni. Prolungarsi trattative dà anche impressione che da parte germanica si tenti risolvere lentamente questione smorzandola col tempo e con le conversazioni.

Vari riflessi di tale situazione possono trovarsi nel comunicato emanato dopo riunioni prefetti che trasmetto separatamente. Secondo buone fonti serbe conversazioni sarebbero impostate attualmente sui punti seguenti:

-Germania garantisce che nessun atto di barbarie e nessuna persecuzione sarà più compiuta dai croati contro i serbi;

-questioni grano: nuove assicurazioni da parte germanica che non intende affamare popolazione serba e garantisce anzi fabbisogno pane -vuole tuttavia avere riserve grano per truppe passaggio e Delegato Generale Reich per economia vuole avere disponibilità 2 mila vagoni;

-Ministro interno Acimovic (Stojadinoviciano) rimarrebbe;

-fratello Ljotic rientrerebbe da Smederevo e riassumerebbe posto Capo Gabinetto politico di Nedic.

(l) -Con T. per corriere 6710/0156 R. del 19 ottobre 1942, non pubblicato, MameU riferiva sugU svUuppi della crisi del governo serbo che non aveva ancora trovato soluzione. Nonostante l'ottimismo ostentato, il plenipotenziario tedesco, incaricato delle conversazioni con Nedié, aveva 11 delicato compito di evitare complicazioni di carattere politico. (2) -Presentato da Nedié a Benzler il 16 settembre.
246

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 6724/1835 R. Berlino, 21 ottobre 1942, ore 12.

Emissario Rubartelli Presidente Commissione Carburanti attualmente Berlino, mi riferisce che Enti tecnici e militari tedeschi si sono finalmente convinti della effettiva gravità della nostra situazione combustibili liquidi sia per quanto si riferisce necessità militari con particolare riferimento Africa sia per quanto si riferisce necessità connesse specialmente per lavori agricoli in corso.

Autorità tedesche predette hanno riservatamente suggerito un intervento del Duce presso il Fiihrer. Poiché non so se il Duce vorrà a cosi breve distanza rivolgersi nuovamente al Fiihrer, riterrei opportuno approfittare presenza in Italia Maresciallo Goering dal quale dipende direttamente ogni pratica decisione in proposito.

Aggiungo che situazione carburanti si presenta particolarmente grave sia perché ritiri dalla Romania divengono di giorno in giorno sempre più difficili in conseguenza della tendenza romena a non ridurre consumi interni nonostante continue pressioni da parte tedesca sia perché effettive possibilità ritiri carburanti da territori Caucaso occupati od in corso occupazione risultano quanto mai lontane causa distruzioni apportate dai russi e notevoli ritardi provocati dall'andamento generale operazioni militari.

Nei riguardi della Romania questi ambienti vedrebbero possibilità miglioramento a seguito di energico passo comune italo-tedesco che impegni realmente Governo romeno a ridurre consumo interno pur non sottovalutando difficoltà che passo del genere oggi presenta.

In generale segnalo che momento attuale presentasi particolarmente importante e delicato dato che, tutto lascia prevedere che attuale critica situazione settore carburanti perdurerà per un periodo assai più lungo, qualora da parte nostra fosse ora accettata una soluzione parziale, sarebbe praticamente impossibile rivederla in un secondo tempo a nostro vantagg,io.

Per conto mio sono intervenuto presso Maresciallo Keitel e Generale Thomas nonché presso Weizsacher onde interessi Ribbentrop.

247

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. 254/1715 R. Roma, 21 ottobre 1942, ore 13.

A conclusione note conversazioni circa situazione greca, Duce e Filllrer hanno convenuto nominare ciascuno, accanto ai rispettivi Plenipotenziari e ai Comandanti Superiori delle FF.AA., un Incaricato Speciale con particolari poteri in materia economica e finanziaria (1).

Incaricato Speciale Italiano è stato nominato l'Eccellenza il Ministro Plenipotenziario Alberto D'Agostino; Incaricato Speciale tedesco il Ministro Neubacher.

Il Duce ha altresì disposto che l'Incaricato italiano -analogamente a quanto avverrà per il suo collega germanico -dipenda dal R. Ministero Affari Esteri.

Comando Supremo impartirà opportune istruzioni al Supergrecia. Altenburg parte oggi per Atene con aereo speciale accompagnato da Ministro Neubacher il quale proseguirà per Bucarest facendo ritorno costà sabato. Ministro Ghigi rientrerà Atene venerdì 23 corrente insieme al Ministro D'Agostino ed al Ministro Gotzamanis.

248

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 6747/0149 R. Berlino, 21 ottobre 1942 (per. il 23).

L'Ambasciatore giapponese col quale ho avuto oggi un lungo colloquio mi ha espresso anzitutto l'opinione che oramai i giorni di Stalingrado potrebbero essere contati. Dopo Ia caduta della roccaforte rossa, la situazione strategica che verrebbe a crearsi sulla linea di difensiva Don-Volga sarebbe tale da permettere indubbiamente ai tedeschi di ritirare da quel fronte forti quantitativi di truppe e di aeroplani.

Secondo Oshima, quattro armate sarebbero concentrate in Stalingrado e nelle immediate vicinanze della città.

Dove potranno impiegare le Autorità militari tedesche i contingenti così rimasti a disposizione? Ci sarà un attacco su Leningrado? Si proseguirà nel Caucaso?

A queste domande Oshima non sa dare una risposta, pensa però, come già comunicato precedentemente, che sarebbe utile rafforzare il fronte africano, considerando egli che una conquista del Canale di Suez significherebbe dare al Tripartito una posizione tale da renderlo invincibile.

Circa i rumori e le voci relative a trattative di pace separata tra la Germania e la Russia, il collega giapponese, dopo aver risposto negativamente ad

una mia scherzosa domanda circa il ruolo di mediatore che egli starebbe facendo tra l due paesi, ha dichiarato che non si può completamente escludere la possibilità di un accordo, se non adesso in seguito.

Stalin è secondo lui un uomo eminentemente pratico. Egli sa che una vittoria anglo-americana non significherebbe affatto di per se stessa anche una vittoria russa.

Non è escluso infatti che una continuazione della guerra tra Germania e

U.R.S.S. possa portare all'indebolimento tedesco solo a prezzo dell'esaurimento sovietico. Cosa potrebbe in questo caso Stalin sperare dai suoi alleati? Non certo un aiuto a rimettersi in piedi poiché gli anglo-sassoni sarebbero ben felici di vedere sparire dalla scena il bolscevismo.

Invece una pace separata conclusa oggi con la Germania anche a prezzo di grosse concessioni potrebbe significare non altro che una partita rimessa a miglior tempo. Inoltre una soluzione del genere alla quale il Giappone darebbe la sua ufficiale garanzia, assicurerebbe la Russia anche contro la eventualità sempre presente di un attacco nipponico.

La conversazione si è protratta per qualche tempo ed ho potuto notare come Oshima, a molti dei miei argomenti intenzionalmente contrari alla tesi di una pace separata, si affrettasse ad opporre opinioni più favorevoli.

Ne ho ritratta l'impressione che le opinioni di Oshima, pur avendo probabilmente solo carattere personale, come sempre egli si affrettava a far rilevare, rivelavano però, sia per l'interesse con cui egli seguiva l'argomento che per la sensazione di bene informato che egli dava circa tutti i rumori e voci in corso, l'importanza considerevole che da parte giapponese si dà alla eventualità di una pace separata.

Specialmente il fatto che Oshima accennando ad essa abbia parlato di una «garanzia» che il Giappone darebbe ad accordi russo-tedeschi di tal genere, dimostra che l'interessamento giapponese alla questione ha già assunto degli aspetti non solamente teorici.

(l) Vedi DD. 241 e 250.

249

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (TRADUZIONE). Quartier Generale, 21 ottobre 1942 (1).

Il Camerata Reichsleiter Dr. Ley, che in seguito all'invito del Partito Fascista è stato incaricato di dirigere la Delegazione Tedesca in Italia, Vi consegna questa lettera. In essa desidero innanzi tutto esprimerVi la mia indissolubile solidarietà con Voi e la solidarietà del movimento nazionalsocialista con quello fascista. Sono persuaso che la Vostra storica Marcia di venti anni fa ha condotto ad una svolta della storia mondiale. Il fatto che i nostri avversari democratici non se ne rendano conto non dipende esclusivamente dalla loro cattiva volontà o dagli interessi egoistici che essi rappresentano. Infatti un sordo può comprendere così poco la grandezza di un genio musicale o un cieco la bellezza d'un quadro e quindi onorare il significato del suo creatore, come

lo spiritualmente limitato dirigente medio del comune sistema borghese parlamentare può misurare poco, nonostante la migliore buona volontà, la grandezza d'una svolta del tempo e con ciò quella della personalità che l'ha effettuata, per mezzo della quale finisce un'epoca storica e ne comincia una nuova. Quando Voi, Duce, conduceste alla vittoria la rivoluzione fascista, io stesso lottavo ancora con mutevole fortuna e potenza. Il preludio di questa mia lotta fini in una grave disfatta, e, per me personalmente, in una prigionia di più di un anno. Per quanto le due Rivoluzioni sono giunte al potere per strade diverse, io sono conscio del fatto che Voi, Duce, siete il primo uomo al quale è riuscito di battere il marxismo non con mezzi di polizia, ma con una forza costruttrice dello Stato e della collettività. Voi gli avete tolto la massa dei suoi aderenti e Il avete avvinti ad una nuova idea.

Fra tutti gli uomini che vivono nell'epoca presente, Duce, io sono più di tutti in grado di misurare la grandezza storica della Vostra lotta. Infatti, esattamente come Voi, ho dovuto anch'io lottare contro una corrente che si chiama opinione pubblica e che riunisce tutti gli interessi relativi, compresa l'abbondante e putroppo cosi tenace stupidità e viltà umana. Questo non è un riconoscimento tardivo, ma solo la ripetizione di ciò che mi ha colpito dal momento in cui da lontano, negli anni '21 e '22, vidi sorgere e infine ascendere il Vostro movimento. Che lo abbia avuto così tardi conoscenza di Voi, Duce, dipende semplicemente dal fatto che il destino del mio proprio popolo pesava tanto tremendamente su di noi e su me che noi eravamo a tal punto impegnati in una lotta per la vita e per la morte del nostro Paese che il mondo circostante ed i suoi problemi sembravano avere per noi scarso significato.

Da quando però Voi, Duce, nella Vostra eroica lotta per il potere Vi siete rivelato al vasto mondo e prima di tutto anche a me, avete avuto oltre ai milioni di seguaci nel Vostro proprio Paese almeno un sincero ammiratore e -posso dirlo -anche seguace nel resto del mondo, e questo ero io. Da allora ho ristudiato spesso successivamente le fasi della Vostra rivoluzione fascista e torno sempre di nuovo alla persuasione che il destino deve aver voluto che due uomini e due Rivoluzionari fissassero in Europa il volto dell'epoca nuova. Ciò che ci separa sono esclusivamente i dati della razza formatisi in base al sangue e alla storia e gli spazi vitali stabiliti dal punto di vista geo-politico. Ciò che sempre ci unirà è quindi non soltanto la persuasione di una comune difesa del nostro vecchio continente contro il mondo circostante che lo minaccia, ma anche un insieme di eventi storici del passato e finalmente la lotta comune per l'essere o non essere delle nostre due Rivoluzioni.

Con questa lotta comune lasciamo però anche al mondo che segue un'ere

dità, che più d'ogni altra cosa legherà non soltanto le nostre due Rivoluzioni,

ma anche i nostri due Popoli. Sono persuaso che in Italia ed in Germania le

generazioni future fino a che saranno comunque educate e guidate nazionalso

cialisticamente e fascisticamente, saranno influenzate nella loro formazione spi

rituale dall'odierna comune forte lotta, ma prima di tutto, Duce, anche dal

l'amicizia dei due uomini, che un giorno sarà storica.

Pertanto in questo giorno sono anche personalmente accanto a Voi e alla

Vostra opera col più caldo augurio. Sarei venuto infinitamente volentieri per

dirvelo.

Prima di tutto in questo ventesimo anniversario della Marcia su Roma il Vostro Popolo deve potersi dedicare solo al suo Duce e non essere distratto da nulla. In secondo luogo la situazione ad Oriente non è ancora tale che io possa in coscienza allontanarmi in questo momento a lungo da qui. Nel corso dei prossimi giorni mi attendo il definitivo rastrellamento della città di Stalingrado, che si trova già da settimane nelle nostre mani, e mi attendo inoltre un attacco dei russi nella zona centrale, al quale attualmente mi preparo per valgerla in una sconfitta possibilmente annientante per questo nemico. In terzo luogo però non mi sembra escluso che, sotto la pressione di fattori politici, gli inglesi o gli americani tentino ancora un qualunque sbarco in Norvegia o sulla costa occidentale. Se questa volta essi impiegheranno unità più importanti, spero che riesca non soltanto di respingerle, ma anche di mutare lo sbarco in un colpo catastrofico, più efficace di quello presso Dieppe, una località scelta così stupidamente che purtroppo proprio lì non avevamo fatto i preparativi o le esercitazioni che abbiamo fatto invece in settori che consideravamo verosimilmente minacciati. Se quindi non intraprendono nuovamente qualche cosa di completamente pazzesco, abbiamo la speranza che essi sbarchino in qualche località dove li possiamo ricevere in modo veramente annientante.

Sulla situazione militare, Duce, desidero comunicarVi di nuovo la mia opinione separatamente.

Con questa lettera vorrei soltanto esprimerVi ancora il mio ringraziamento per la Vostra comunicazione sull'incontro che ha avuto luogo fra il Vostro Ministro Pareschi ed il mio Segretario di Stato Backe (1).

Mi sono permesso di sottoporre questo accordo a una correzione. Nonostante la nostra situazione, naturalmente altrettanto difficile, desidero comunicarVi, Duce, che delle 300 mila tonnellate di grano che ci siamo impegnati a consegnare, solo 200 mila devono considerarsi da restituire, mentre 100 mila non occorre più che siano restituite ma devono costituire una vera e propria fornitura. Inoltre desidero porre a Vostra disposizione settimanalmente un treno di frumento dall'Ucraina. Credo di poter fare ciò in quanto in base alla conclusione dei calcoli fatti sui proventi del raccolto in Ucraina, gran parte dei bisogni dei nostri Eserciti in Oriente può essere coperto sul posto. Inoltre sono persuaso che, se il Cielo non ci invia di nuovo un cattivo raccolto e se soprattutto avremo l'anno prossimo risolto la questione dei trasporti in Oriente, il tempo delle privazioni sarà definitivamente finito.

Ho già incaricato il Segretario di Stato Backe di condurre in questo senso ulteriori conversazioni con i Vostri incaricati.

Chiudendo questa lettera devo ancora soltanto comunicarVi quanto sarei felice di poter nuovamente parlare personalmente con Voi, forse, se possibile, nella prima metà di novembre. Credo, Duce, che l'anno che si chiude ha condotto ai successi più decisivi che caratterizzano il corso di questa lotta mondiale. Spero di poter essere in poche settimane libero abbastanza da potere, Duce, esprimerVi personalmente la mia opinione e il mio pensiero in proposito.

Se quindi anche Voi lo ritenete possibile Vi pregherei di concertare con me la data alla quale potremo incontrarci e parlare forse di nuovo al Brennero.

Nonostante le molte persone che si trovano al mio Quartier Generale vivo qui in Ucraina tanto solo con me stesso, come comporta il mio compito, e, Voi Duce potete comprenderlo, respirerei se potessi almeno per qualche giorno venire in un paese più bello. Solo da quando ho assunto direttamente il comando dell'Esercito sono purtroppo ancora di più legato al telefono e al telescrivente e soprattutto alla possibilità di dovere in ogni momento intervenire a Oriente o ad Occidente nello spazio di poche ore.

Ricevete ora ancora una volta i miei più cordiali auguri nel gran giorno di ricordi e di festa che celebrate. Auguri che innanzi tutto concernono Voi stesso, la Vostra salute onde possiate condurre a felice conclusione per il Vostro popolo e quindi anche per tutta l'Europa l'opera che avete cominciato cosi meravigliosamente venti anni fa.

(l) Questa lettera fu consegnata a Mussolinl dal dott. Ley li 28 ottobre 1942.

(l) Vedi D. 209.

250

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 22 ottobre 1942.

Clodius è venuto ieri a prendere congedo e a pregarmi di porgerVi, Eccellenza, le espressioni della sua cordiale deferenza.

Ho avuto l'impressione che, anche per ragioni personali, egli non sia molto soddisfatto delle decisioni prese circa la questione greca. Mi ha espresso chiaramente il suo scetticismo sulla possibilità che la missione D'Agostino-Neubacher ottenga dei risultati concreti ed ha aggiunto che il solo lato positivo importante della proposta germanica rimane nel quadro itala-tedesco e consiste nell'aver riconosciuto la prevalenza degli interessi italiani in Grecia.

251

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 33509/1126 P. R. Madrid, 23 ottobre 1942, ore 1,15 (per. ore 7).

Telegramma di V. E. 1045 (1).

Questo Ministro Affari Esteri ha manifestato profonda soddisfazione nel

l'apprendere apprezzamenti del Duce per azione della Spagna in America La

tina e particolarmente in Argentina e Cile. Egli mi ha detto che concordava

punto per punto con considerazioni espressegli e che linea d'azione spagnola

nel Sud America è precisamente caratterizzata da massimo sforzo inteso ad

apporre, attraverso potenziamento valori ideali e pratici ispanismo e di tutti

legami tra nazioni ceppo iberico, un ostacolo a dilaganti inframmettenze e ten

denze imperialistiche Nord Americane. Nel rilevare che mantenimento Argen

tina e Cile in stato neutrale è di grande importanza poiché atteggiamento due

grandi nazioni Sud americane rappresenta base su cui poggia azione Spagna che potrebbe svilupparsi attingendo maggior forza dal concorso collettività italiane e far sentire sua influenza su altri Stati, Ministro Affari Esteri ha soggiunto ritenere essenziale per Spagna e nazioni Tripartito mantenimento e miglioramento attuali posizioni in Sud America poiché se Stati Uniti d'America avessero sopravvento tutto il continente verrebbe sommerso da ondata massonica-giudaica e asservito ai fini alleati.

(l) Vedi D. 239.

252

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6755/1484 R. Buenos Aires, 23 ottobre 1942, ore 21,59 (per. ore 9,15 del 24).

R. Ambasciatore a Santiago comunica:

«987. Gabinetto due ore dopo sua formazione ha subito prima crisi con sostituzione Ministro Esteri e Ministro Economia. Ministro Affari Esteri è stato sostituito con Ambasciatore a Montevideo Fernandez del quale ignorasi tendenze internazionali dato che egli è da tempo all'estero. Si sa che è radicale e opportunist!J.. Sue prime dichiarazioni (Stefani 225) fanno credere che sia ligio politica Nord-americana. Ministro Economia dovette dimissionare poiché sua nomina non fu riconosciuta e approvata da partito radicale. È stato sostituito da generale politicante... (l) di dubbi precedenti.

Presidente della Repubblica ha confidato iersera a persona amica che intende mantenere Cile alieno conflitto ma data sua debolezza della quale ha dato larga prova ultimi avvenimenti, e dato che suo vivo desiderio è ristabilire cordiali rapporti S.U.A. allo scopo far colà viaggio trionfale, è dubbio che egli sappia ulteriormente resistere a lungo a pressioni partiti estremi locali notoriamente diretti da Washington e Mosca. Si dice inoltre che il Presidente della Repubblica per trovare appoggio sua posizione politica, intende riunire tra breve congresso affinché esprima suo parere anche in direttive internazionali. Tale manovra dato indirizzo attuale politica (mio telegramma n. 972) (2) non è scevra gravi pericoli. De Rossi).

253

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6893/0135 R. Ankara, 23 ottobre 1942 (per. il 2 novembre).

Ho avuto stamane il primo contatto col nuovo Segretario Generale di questo Ministero degli Esteri, Sig. Sevki Berker. È uomo calmo ed affabile, senza

brio, antiquato di aspetto e di mentalità. Per fortuna non è :sordo, sl che la conversazione con lui se non proprio proficua è almeno facile. L'ambiente in cui egli è destinato ora ad esplicare la sua attività essendo completamente dominato dalla personalità di Menemencoglu, è lecito dedurre che il Sig. Berker non è e non sarà altro che il fedele portavoce di idee non sue. Da questo punto di vista ho trovato interessante quanto egli mi ha detto circa la campagna di Russia e circa la futura sistemazione dell'Europa.

Per il Sig. Berker l'offensiva dell'Asse non ha raggiunto neanche quest'anno i suoi obiettivi all'est e l'Asse dovrà durante il prossimo inverno mantenersi in forza sul fronte sovietico rinunziando perciò ad intraprendere altrove azioni di grande stile. Quanto all'ordine nuovo in Europa, il Sig. Berker pensa che il nostro continente non può bastare a se stesso e dovrà prima o poi, sollecitare la collaborazione di altre entità politiche a carattere mondiale.

In complesso dunque il nuovo Segretario Generale è -per quanto ci riguarda -cortesemente disfattista. Anche in ciò non dà prova di originalità, poiché gli argomenti da lui addotti sono quelli che qui ricorrono sempre che i bollettini di guerra dell'Asse non annunzino sensazionali vittorie o folgoranti avanzate, nel qual caso affiorano invece velleità di future intese basate sulla solidarietà europea. Nel controbattere le sue vedute strategiche e politiche gli ho insinuato che l'Asse non ha forse raggiunto sul fronte dell'Est gli obiettivi che i Turchi gli avevano assegnato ed ardentemente augurato, il che peraltro non significa che la campagna della primavera e dell'estate non abbia dato risultati forse decisivi ai fini della scompagine della forza aggressiva sovietica e per il saldo possesso di territori utilissimi alla nuova Europa. Quanto al futuro gli ho opportunamente ricordato che se la Turchia vorrà continuare a considerarsi potenza mediterranea dovrà, come nel passato, fare i conti sopratutto con l'Italia.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «indecifrab!le ~ (2) -Vedi D. 238.
254

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RR. Monaco, 23 ottobre 1942.

Mi permetto di scriverVi di nuovo direttamente (1), trattandosi di una cosa molto delicata, e di cui, a mio modesto avviso, sarebbe forse bene che non restasse traccia.

Ignoro le ragioni ufficiali della recente visita di Himmler a Roma.

Tuttavia da molto tempo mi viene riferito che la S.S. compie un assiduo lavoro di penetrazione ed organizzazione in Italia. Trattasi di voci incontrollate, né potrebbe essere diversamente, mancandomi i mezzi per tale controllo, mentre la S.S. agisce nel massimo segreto.

Tuttavia, posso dare come molto probabile che elementi scelti S.S. sono incorporati nelle forze armate germaniche in Italia, specialmente motoristi, e che sfuggono quindi a qualsiasi nostro controllo.

Altra informazione del tutto attendibile è che da molto tempo si sta compiendo in Italia un grande lavoro di analisi delle informazioni, di schedamento, in centri di indagini e di preparazione ad eventuali azioni in tutta la Penisola.

Per questo lavoro la S.S. si servirebbe soprattutto delle formazioni del Partito Nazional-Socialista in Italia, e sarebbe quindi alla dipendenza di Bohle, membro attivissimo della S.S.

Una notizia che mi ha ora colpito è quella che contemporaneamente alla presenza di Himmler a Roma, vi fossero anche alcuni elementi specializzati S.S. in cose nostrane, e quindi particolarmente pericolosi.

E della presenza di due di tali elementi sono sicuro, come del resto è facile controllare.

Uno è un ufficiale S.S., Prinzing, intelligentissimo, conoscitore perfetto della lingua italiana distaccato presso l'Auswartiges Amt con competenza per questioni concernenti l'Italia. Egli ha studiato a Firenze, è conosciuto molto bene dalla R. Ambasciata a Berlino, e di lui potrà dare ampie notizie il Cons. Naz. Pellizzi.

Egli è anche ben conosciuto dall'Ecc. Vidussoni, ed anzi si è imbarcato con lui a Monaco sullo stesso grande aeroplano per fare ritorno in Italia il 9 ottobre u.s., e credo che sia ancora in Roma.

L'altro è il Ministro E. Ettel, già Landesgruppenleiter ftir Italien. Egli fu a Roma per circa tre anni con funzioni di Consigliere presso la Ambasciata germanica. Poi fu Ministro a Teheran (dal 1940). Credo che Voi, Eccellenza, lo conosciate bene. Ho avuto una sua lettera datata il 19 corrente da Berlino, in cui mi dice di essere appena di ritorno dall'Italia ove è rimasto dodici giorni per ragioni di servizio. Quindi era a Roma contemporaneamente ad Himmler.

È certa intanto una cosa, Eccellenza, e cioè che i tedeschi sono informatissimi delle cose nostre!

Io non so, Eccellenza, se esista da noi una Polizia segreta specializzata nel sorvegliare i tedeschi in generale. Bisognerebbe avere qui a Monaco un Ufficio di Polizia segreta nostra per sorvegliare i loro movimenti da e per l'Italia, poiché Monaco è il centro più prossimo del movimento germanico verso l'Italia.

Vogliate perdonare, Eccellenza, se scrivo questa lettera un po' in fretta.

(l) Vedi la precedente lettera al D. 169.

255

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 33700/1853 P. R. Berlino, 24 ottobre 1942, ore 19.

Mio telegramma n. 1835 del 21 ottobre (1).

A seguito mio interessamento presso Auswartiges Amt mi si comunica che Ministro Neubacher che come è noto è stato destinato Atene con la carica di Consigliere economico si è recato per ordine del Ministro Ribbentrop a Bucarest per occuparsi personalmente delle nostre richieste di nafta.

Il Sig. Neubacher ha avuto un colloquio con il Vice Presidente del Consiglio Michel Antonescu e il risultato è stato favorevole. Se necessario il Neubacher interverrà anche presso Conducator.

(l) Vedi D. 246.

256

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6758/1855 R. Berlino, 24 ottobre 1942, ore 18.

Mi risulta che è in elaborazione la risposta del Fiihrer al noto messaggio del Duce per la questione del grano (1).

Intanto, a quanto mi comunica questo Addetto Agrario, ieri la Delegazione Italiana ha firmato qui a Berlino gli accordi relativi, che prevedono la fornitura da parte tedesca, in tre distinte rate, di tre milioni di quintali di cereali .da panificazione. Si tratta in assoluta prevalenza di segala e di orzo mentre la quota del frumento insistentemente richiesta è per ora limitata soltanto ai quantitativi provenienti dalla Backa e dal Banato per un complesso di 250 mila quintali.

Le consegne avranno presumibilmente inizio con la fine di novembre per essere ultimate entro il 15 aprile 1943, mentre restituzione da parte italiana si svolgerà nel periodo dal luglio al settembre.

257

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6788/1337 R. Atene, 25 ottobre 1942, ore 23 (per. ore 20 del 26).

Ieri due colloqui con il Presidente del Consiglio dei Ministri Tsolacoglu. Al secondo erano [presenti] Plenipotenziario Altenburg, Ministro d'Agostino e Neubacher. In primo colloquio Tsolacoglu mi ha esposto motivi che lo spingevano ormai a ritirarsi dal Governo. Ma soprattutto nella conversazione di iersera egli ci ha insistentemente ed esplicitamente dichiarato che ritiene inopportuno e controproducente anche ai fini lavoro due incaricati speciali una sua ulteriore permanenza al potere. Egli mi ha manifestato sentimenti apprezzamento e stima nei riguardi due incaricati loro missione ma non crede che -nelle attuali condizioni e senza che trattative di Berlino e di Roma si siano concluse in un clima di positive concessioni -sia possibile per lui rimanere al Governo nella nuova fase che si apre. Incaricati speciali, Plenipotenziario Reich ed io gli abbiamo invece opportunamente osservato come tutto sembri dimostrare necessità che

tale nuova fase si svolga, a nostra ragione di credere, senza le scosse che verrebbero indubbiamente al paese e all'opinione pubblica da una crisi di Gabinetto.

Al colloquio ha partecipato successivamente Ministro Gotzamanis che ha dato prec:isazioni circa dichiarazioni da lui fatte a Consiglio dei Ministri che aveva avuto luogo poco prima. Presidente del Consiglio dei Ministri Tsolacoglu ha comunque mantenuto sua ferma intenzione allontanarsi dal Governo, limitandosi a promettere sua ulteriore permanenza per pochi giorni.

(l) Vedl D. 249.

258

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6787/343-344-345 R. Shanghat, 26 ottobre 1942, (l) (per. ore 21).

Mio telegramma 330 (2) in data 11 corrente. Che la questione cinese -nonostante le ottimistiche dichiarazioni -appaia al Giappone preoccupante tra tutte, ancora meglio che da elementi di fatto si rileva dalla divergenza tra le autorità militari e quelle politico-diplomatiche circa linea di condotta da scegliere per tentarne ancora una volta la soluzione. Segnalo tale divergenza perché a Nanchino essa sta assumendo in questi giorni il massimo rilievo.

Le autorità militari nipponiche in Cina assillate da difficoltà se non più grandi sempre però ricorrenti, sono d'accordo in principio che se non si può, come si vorrebbe, annientare Generalissimo nelle sue stesse basi, occorre sostenere Wang-Ching-Wei come il solo antagonista, e di lui servirsi per appianare la via a quella pacificazione della quale gli impegni giapponesi su altri teatri fanno sentire fortemente il bisogno.

I collaboratori del Generale Hata non nascondono più che la guerriglia riappare e con più mordente di prima in alcune provincie, obbligando truppe d'occupazione a un lavoro snervante. Continue sono le ispezioni di Comandanti superiori nella Cina del Nord e del Centro per studiare nuove misure che valgano a circoscrivere le sistematiche distruzioni ed a proteggere le popolazioni esaurite. Sembra che da qualche tempo la guerriglia di Chung-King adotti i nuovissimi metodi della guerriglia di Mosca contro le truppe dell'Asse.

Per sostenere però Wang-Ohing-Wei e renderlo collaboratore proprio militari nipponici penserebbero a misure radicali. Ad accentrare cioè nelle loro mani le fila instabili dell'Amministrazione sopprimendo organi non assolutamente indispensabili per arrivare direttamente alle masse e renderle strumento del movimento di pace. Si penserebbe di far del Generale Hata un quasi Governatore (senza questo titolo tuttavia) lasciando all'Ambasciatore soltanto la rappresentanza e gli affari diplomatici.

A tale progetto si opporrebbe quel gruppo di uomini politici di vecchia esperienza ascoltati a corte e prodotti dalla Banca e dall'Industria, gruppo che ha ammiratori e seguaci nell'Ambasciata a Nanchino. Essi dicono che una drastica azione dei militari sacrificherebbe Wang-Ching-Wei senza rimedio, distruggendo sua propaganda informata -come deve essere -a metodi squisitamente cinesi. La costituzione del Ministero per la più grande Asia, avversata come è noto dal gruppo suddetto e da Shigemitsu, avvalorerebbe di già tali previsioni e rafforzerebbe Chang-Kai-Schek la cui popolarità è in continuo aumento presso queste masse.

D'altra parte la tesi degli uomini politici e dei diplomatici non è ancora in grado di concludere con proposte concrete sia per adoperarle in favore di Nanchino sia per arginare la guerriglia con un'opera di pacificazione indivisibile da un laborioso benessere rinunziando all'attuale spietata rovina del vinti. Essi ripetono la frase «diamo autorità vera a Wang-Ching-Wei e l'impressione alle masse che egli può trovare il modo da solo di migliorare posizione, diamo impressione che teniamo fede al trattato di pace»; ma tacciamo quando militari dichiarano che ad un anche minimo ritiro di truppe nipponiche corrisponderebbe un ritorno di quelle di Chang-Kai-Schek », e affermano che responsabilità della questione cinese pesa su di loro e che ne andrebbe del loro prestigio se non l'affrontassero: i comandi nipponici in Cina insistono nel loro piano di riforme inteso a rendere più decise azioni del governo. La misura di riunire dicasteri militari agli ordini di una commissone sottratta alle influenze politiche, ancorché presieduta da Wang-Ching-Wei, ciò che egli ha voluto per contrapporsi a Chang-Kai-Schek oggi e in ogni futura evenienza, nella stessa qualità di capo militare è in pratica uno strumento nelle mani del consigliere militare nipponico e non sarebbe che primo esperimento.

Sarebbero qui allo studio altre riforme e di ben altra portata, motivate principalmente dalla convinzione che Wang-Ching-Wei avrebbe perduto della sua vitalità e sarebbe incapace di frenare i suoi avidi collaboratori e di controllare la situazione. Si lascia trapelare che Wang-Ching-Wei profondamente scoraggiato avrebbe manifestato desiderio abbandonare Governo e ritirarsi in Giappone e che avrebbe desistito solo in seguito contrario avviso della moglle. Per la conoscenza tuttavia che ho di lui sono propenso a ritenere che si sia trattato piuttosto di un assaggio o di una finta.

Le riforme di cui si parla sarebbero in massima le seguenti:

l) abolizione dei cinque capitani e nomina di un Primo Ministro. WangChing-Wei dovrebbe mantenere la sola carica di Presidente; creato un dipartimento per i cinesi d'oltremare;

3) riorganizzazione del Ministero Affari Esteri in sede del quale sarebbe creato un ripartimento per i cinesi d'oltremare; 4) abolizione Ministero della Pubblicità cui azione per la Cina passerebbe al Ministero dell'Interno e quella per l'estero a quello degli Affari Esteri.

Sempre secondo voci correnti, Wang-Ching-Wei sarebbe rimasto sorpreso delle proposte, in quanto minano le basi stesse della tesi politica con cui giustificò assunzione potere: identità assoluta cioè del governo di Nanchino con quello di Chung-King completa sostituzione di quello a questo, per aver questo perduto, prigioniero degli anglosassoni e dei comunisti, diritto e possibilità di guidare il paese.

Egli si è tuttavia riservato sottomettere le proposte di cui si tratta a quell'attento esame che esse richiedono. Ad incoraggiarlo gli si prometterebbe accoglimento della richiesta di una partecipazione della Cina al conflitto a flanco dell'Asse.

Ma questo incrociarsi umiliante di tentativi non fa prevedere, come risulta dalla crisi in corso, mutamenti fondamentali; fa prevedere piuttosto (nonostante la messa in atto di uno sforzo complesso inteso a sfruttare in Cina le esperienze fatte in 10 anni nel Manciukuò) il prolungarsi di uno stato di disordine di fronte al quale -come già concludevo nel mio telegramma 315 del 3 ottobre (l) -esercito e marina, presi nelle difficoltà che essi hanno in gran parte create complicate dal dissidio coi politici, sembra debbano finire, per prendere come partito migliore quello di approfittare senza scrupoli al fini immediati e diretti dei bisogni di guerra.

Telegrafato Roma e Tokio.

(l) -Manca. l'indicazione dell'ora. di partenza. (2) -T. 6528/330 R. dell'll ottobre 1942, non pubblicato: comunica. l'annuncio, da. parte delle autorità giapponesi, di gravi colpi infertl a.lle truppe nazionaliste cinesi e di imminenti riforme del ministeri militari nel Governo di Na.nchlno.
259

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6796/539 R. Ankara, 26 ottobre 1942, ore 22,08 (per. ore 13 del 27).

Ministro Affari Esteri Menemencoglu ha ripreso da qualche giorno la sua attività al Ministero dopo la malattia di cui ho dato notizia. Avuto stamane con lui un lungo colloquio in cui sono stati toccati vari argomenti.

Avendogli io detto che da alcuni segni sembra che la neutralità della Turchia diventa sempre più partigiana nei riguardi dell'alleata Inghilterra, Menemencoglu mi ha categoricamente risposto che la politica della Turchia non si è spostata di un millimetro, e l'ha così sintetizzata: decisa volontà di rimanere estranei al conflitto; fermo proposito di resistere a qualunque pressione che in senso contrario venga fatta; assoluta decisione di difendersi con le armi contro chi tentasse di forzare la sua posizione o violare il suo territorio. Menemencoglu ha aggiunto che egli continua peraltro a credere che nessuna delle parti belligeranti abbia convenienza a fare modificare la situazione di neutralità della Turchia.

Menemencoglu non mi ha nascosto il suo disappunto per i risultati della campagna di primavera e di estate sul fronte russo che non ha portato a nessuna decisione. Secondo lui le condizioni interne della Russia sono serie ma non disperate, la capacità di resistenza dei sovieti è tuttora considerevolissima, Stalin non si indurrà mai a trattare perché sa essere in causa sopratutto la sua persona.

Parlando della situazione interna della Turchia Menemencoglu si mostrava preoccupato del problema alimentare determinato principalmente da mancanza di organizzazione: Governo conta di fronteggiarlo almeno in parte con le importazioni di grano americano e con misure straordinarie che emanerà fra giorni.

Riferisco ulteriormente per corriere (l).

(l) Vedi D. 183.

260

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 37422/810 P. R. Roma, 26 ottobre 1942 (2).

Vostro 678 (3).

Nostre notizie dall'America Latina descrivono situazione cilena come confusa ed incerta. Nuovo Gabinetto non è gran che dissimile dal precedente ed è probabilmente più debole. Ministro Esteri Fernandez che, a distanza poche ore, ha sostituito il Presidente, viene descritto come piuttosto ligio politica nordamericana. Mentre ci risulta da una parte che Ambasciatore cileno Buenos Ayres è stato telefonicamente informato dal suo Presidente non doversi attendere mutamenti nella politica estera cilena come conseguenza cambio Ministero (ciò che è stato confermato attraverso persona amica dello stesso Presidente al

R. Ambasciatore a Santiago), si ha d'altra parte ragione di dubitare che Signor Rios sappia resistere a lungo alle crescenti pressioni Washington e di Mosca che operano attraverso partiti estremisti locali.

Siamo d'accordo perfettamente, comunque, che convenga da parte nostra continuare atteggiamento attuale, in attesa ulteriori e più chiari sviluppi situazione.

Argentina mantiene invece atteggiamento meno clamoroso, ma più fermo (4).

261

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2821/1529 (5). Ankara, 26 ottobre 1942

(per. il 6 novembre).

[Mio telegramma 539] (6). Ho incominciato col dire a Menemencoglu che la continua affluenza di presunti tecnici inglesi in Turchia, le concessioni date a soc,ietà inglesi per

(-4) Per la risposta di Indelll vedi D. 267.

la costruzione di aeroporti e strade, la pubblicità accordata dall'Agenzia di Anatolia e dai giornali turchi alla propaganda anglo-americana a scapito dei notiziari di agenzie dell'Asse oggi quasi completamente ignorati, le frequenti esibizioni dell'Ambasciatore Rauf Orbay a Londra -unico Ambasciatore turco la cui attività è messa in luce dalla stampa locale -questi ed altri segni e fatti perfettamente identificati da tutti gli osservatori mi inducevano a chiedergli se vi fosse cambiamento nella più volte riaffermata politica turca di neutralità, anche in vista del mio prossimo viaggio a Roma.

Menemencoglu nella categorica risposta datami ha riconfermato che la politica turca di neutralità nell'attuale conflitto non ha subito alcuna modifica e non ne subirà almeno per atto volontario della Turchia stessa. Ha aggiunto: «vi prego di dire da parte mia all'Eccellenza il Conte Ciano che è mio vivo desiderio di mantenere con l'Italia rapporti di vera cordialità ».

Particolarmente interessante è stata la parte del colloquio relativa alla Russia. Menemencoglu mi ha francamente dichiarato di essere rimasto deluso dai risultati della campagna di primavera e di estate sul fronte dell'est: per lui la Germania avrebbe dovuto raggiungere in quest'anno la linea MoscaKuibicef e privare così le ridotte forze sovietiche rimaste dietro tale linea delle vie di comunicazione e dei rifornimenti dal Caucaso. Ora con l'approssimarsi dell'inverno, e mentre Stalingrado continua a resistere, tutto il fronte russo rimane in piedi ed impegna la quasi totalità delle forze germaniche e dei suoi alleati.

Circa la situazione interna della Russia Menemencoglu mi ha detto che i generi alimentari incominciano a mancare, ma non il pane di cu1 mvece è assegnato un chilo al giorno a persona. La volontà di resistenza è tuttora tenacissima e sembra che non manchino neanche i mezzi bellici prescindendo pure dagli invii di materiale anglo-americano. Prima della visita di Churchill a Mosca si era creduto che il Governo sovietico, in odio alle potenze democratiche alleate da cui non aveva ricevuto gli aiuti promessi, si sarebbe deciso a venire a patti con la Germania. Egli stesso, Menemencoglu, fece allora opportune indagini che peraltro ebbero esito assolutamente negativo. Menemencoglu aggiungeva che senza dubbio da parte germanica vi sarebbe interesse e desiderio di concludere onorevolmente la partita con la Russia, ma per questo bisognerebbe che Stalin venisse eliminato e che un nuovo Governo sorgesse in Russia; nell'attuale stato di cose un compromesso russo-germanico non è possibile.

Menemencoglu -parlandomi poi in linea assolutamente amichevole mi ha detto che i rapporti fra l'U.R.S.S. e le democrazie sono i seguenti: l'U.R.S.S. diffida delle democrazie quanto queste dell'U.R.S.S.: Stalin vorrebbe che gli anglo-americani gettassero anche loro qualche milione di uomini nella fornace, Churchill e Roosevelt invece vogliono che nella fornace restino soprattutto i russi: scarsa intesa quindi per quanto riguarda la condotta di guerra, ma più scarsa ancora per quanto riguarda la futura pace perché le democrazie vogliono che la Russia aderisca alla carta dell'Atlantico e non avanzi richieste territoriali mentre i Russi aspirano al dominio dell'Europa.

21 ---Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

(l) -Vedi D. 261. (2) -L'ora di partenza è 1lleggiblle poiché 11 documento è deteriorato. (3) -T. 33632/678 P.R. del 23 ottobre 1942, ore 7, non pubbllcato. (5) -Il testo d! questo documento è desunto dalla r!trasmissione dell'originale fattane al Comando Supremo con Telespresso 28241/12 del 12 novembre 1942. (6) -Vedi D. 259.
262

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 6822/1501-1502 R. Buenos Aires, 27 ottobre 1942, ore 22 (per. ore 10 del 28).

Nota dichiarazione Welles ha aperto nuova fase lotta S.U.A. contro neutralità Argentina. Tono e contenuto dichiarazione stessa e successive manifestazioni anche da parti autorizzate o ufficio Washington (mio telegramma

n. 1415) (l) indicano infatti chiaramente che il Governo nordamericano dinanzi fallimento tentativo da esso finora compiuto è ormai deciso adottare maniera forte. Sarebbe difficile prevedere oggi fin dove si spingeranno S.U.A. Ambienti governativi si mostrano come naturale preoccupati e fanno ansiosamente affidamento su successo militare Tripartito per rafforzare loro posizione all'estero ed all'interno. Dato quanto precede ritengo mio dovere sottoporre riassuntivamente V. E. elementi che mi sembrano essenziali per un maturo ed obiettivo apprezzamento situazione politica interna ed internazionale questo Paese. Elementi contrari neutralità sono:

1° -preparazione militare. Pur possedendo un buon esercito e la migliore marina da guerra nei riguardi altri Paesi Sud-America, Argentina potrà venirsi a trovare in gravi inferiorità rispetto efficienza bellica Brasile ed altri Stati confinanti, in quanto a differenza di quest'ultimo non ha possibilità aumentare o migliorare suo armamento.

2° -Rifornimenti. A parte limitate e decrescenti importazioni Inghilterra

S.U.A. costituiscono oggi per Argentina principale fonte materie prime e riserve naturali indispensabili sua attività produttiva. Risorse Paese e flotta mercantile hanno assicurato finora Repubblica una certa indipendenza economico-industriale ma situazione non potrebbe protrarsi indefinitamente.

3° -Situazione interna. Grande massa pubblico è vittima intensa propaganda avversaria e ne subisce fatalmente influenza nonostante malumore provocato da grossolani errori nord-americani; segue politica neutrale ma non sarebbe forse disposta soffrire gravi sacrifici per sostenerla. Maggioranza Camera Deputati è costituita da radicali e socialisti ostili politica del Governo. Nello stesso Gabinetto vi sono uomini come Ministro dell'Interno Culaciati, notoriamente legati S.U.A. Nei circoli politici e negli ambienti bancari e commerciali esistono molti interessi favore nord-americani. Inoltre devesi tener conto che mandato Castillo scade marzo 1944 e che in vista prossimo inizio campagna per elezioni presidenziali partiti sinistra vanno già svolgendo e svolgeranno con sempre maggiore intensità -ricorrendo tutti i mezzi e avvalendosi sopratutto appoggio nord-americano -attività intesa costituire blocco democratico a sfondo fronte popolare in appoggio loro formula presidenziale.

4° -Situazione internazionale. S.U.A. procurano -manovrando stampa ed elementi prezzolati -dare opinione pubblica Argentina sensazione isolamento e pericoli conseguenti. Non è anzi da escludere che tale tentativo possa in un prossimo futuro essere reso più tangibile attraverso eventuali pressioni Governo brasiliano e uruguaiano. Per di più incerto atteggiamento Governo cileno favorendo disegno Washington autorizza sostenitori panamericanismo ad oltranza preannunziare imminente fine attuale intesa Cile Argentina fin qui fondata su ragioni storiche geografiche e di reciproci interessi.

Elementi della neutralità sono:

l) ferma volontà Presidente della Repubblica mantenere immutato proprio atteggiamento che è appoggiato da esercito e marina da gran parte partito democratico nazionale nonché da gruppo nazionalista e collettività paesi tripartito.

2) Difficile situazione repubbliche americane che avendo ceduto pressione

S.U.A. ne sopportano ora sopraffazione specialmente campo militare. 3) Ambiguità politica inglese che apparentemente si mantiene margine contrasto Argentino nord-americano ma che di fatto lavora in senso anti nordamericano. Da esame comparativo elementi suindicati risulta evidente grande sforzo

che dovrà compiere questo Governo per sua attuale politica. Comunicato Roma e Santiago.

(l) T. 6613/1415 R. del 15 ottobre 1942, ore 21, non pubbllcato.

263

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6819/1348 R. Atene, 27 ottobre 1942, ore 23 (per. ore 8 del 28).

Mio telegramma n. 1337 (1).

In occasione della visita fattagli stamane dai due Incaricati speciali questo Presidente Consiglio dei Ministri ha rinnovato sua intenzione dimettersi qualora Gotzamanis resti a far parte del Governo. Egli ha quindi manifestato tale intenzione a Altenburg e Neubacher e dopo aver sentito il parere Generale Geloso siamo rimasti d'accordo che dati i precedenti politici di Gotzamanis e la sua recente missione a Berlino e a Roma non è possibile accedere alla richiesta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Domani mattina Altenburg ed io vedremo Tsolacoglu e gli comunicheremo tale decisione esortandolo tuttavia per l'ultima volta a rimanere al suo posto. Ritengo peraltro che questa volta le dimissioni di Tsolacoglu avranno carattere definitivo. Nell'anzidetta riunione si è concordato procedere alla designazione

di una personalità che dia sufficiente affidamento sia in linea politica che in linea di capacità amministrativa per affidargli la Presidenza del Governo mantenendo la collaborazione di Gotzamanis. Qualora non riceva ordini in contrario da V. E. entro la giornata di domani inizierò pertanto in contatto col mio collega germanico azione in tal senso.

Fra le personalità più indicatemi appare per ora Giovanni Rhallis ex Ministro Affari Esteri e degli Interni, di sentimenti filo Asse, e che durante questi 18 mesi ha intrattenuto frequenti contatti in senso collaborazionistico con questa R. rappresentanza.

(l) Vedi D. 257.

264

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 27 ottobre 1942.

Il ministro Magistrati ha confermato (l) che il noto appunto contenente le istruzioni impartitegli dal Duce e dall'Ecc. il Ministro nel luglio 1938 (2), fu consegnato dall'ambasciatore Attolico e da lui a von Ribbentrop durante l'incontro di Salisburgo del 25 luglio (3). Più precisamente, il documento in questione è la traduzione italiana quasi letterale di un appunto in tedesco che essi consegnarono al ministro degli Esteri del Reich, a titolo di conferma di quanto dettogli a voce in base alle istruzioni ricevute.

Il ministro Magistrati ha precisato che le istruzioni gli erano state impartite verbalmente e che i concetti che le ispiravano furono ampiamente illustrati durante il colloquio di Salisburgo. Peraltro, l'Ambasciatore e lui ritennero concordemente di dove fissare in un documento scritto, sia pure di carattere non ufficiale, le loro dichiarazioni a von Ribbentrop, per evitare che questi le travisasse nel riferire al Fiihrer e comunque perché ne rimanesse traccia.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, LUCIOLLI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

Roma, 2 ottobre 1942

Alla fine di luglio del 1938 (4) il ministro Magistrati venuto a Roma per riferire sulla situazione, fu ricevuto dal Duce e dall'Ecc. il Ministro e gli furono impartite, per norma di linguaggio del suo Ambasciatore e sua, delle istruzioni in previsione del progettato incontro fra il Duce e il Ftihrer al Brennero, incontro che com'è noto fu poi sostituito da quello Ciano-Ribbentrop di Salisburgo.

(-4) Sic per 1939.

Dagli atti dell'Ufficio Coordinamento non risulta se tali istruzioni, di cui Attolico e Magistrati si servirono nel loro incontro con Ribbentrop a Salisburgo il 25 luglio, fossero scritte o verbali. Comunque, fino a qualche mese dopo lo scoppio della guerra, non se ne ebbe traccia scritta negli incartamenti. Successivamente fu inserito nel fascico~o un appunto, che contJene le istruzioni anzidette e che appare scritto su carta dell'Ambasciata a Berlino. Esso reca la data di pugno del Ministro Magistrati « 24 luglio 1939 » e l'intestazione « Appunto, a ria<;Sunto e a segujto delle istruzioni date a Magistrati a Roma, nell'imminenza del Brennero». Vi si legge fra l'alt,ro: «Occorre dire innanzi tutto in forma chiara e senza malintesi che se il Ftihrer ritiene sia veramente oggi giunto il momento opportuno per una guerra l'Italia è disposta ad acconsentirvi al cento per cento. Se la Germania fosse obbli!rata a mobilitare. l'Italia farà altrettanto e contemporaneamente, intendendo mantenere pienamente con tutte le sue forze i suoi impegni. Questo sia, come già detto, chiaro. Ciò detto, conviene considerare ecc. ». Begue l'esposizione del noto punto di vista italiano sulla inopportunità di un immediato scoppio di una conflagrazione e sui mezzi atti a conservare la pace.

L'appunto di cui sopra è accompagnato dalla bozza di comunicato sull'incontro, proposta da parte italiana e, com'è noto, respinta dai tedeschi. I due documenti (appunto e bozza di comunicato) sono elencati in un promemoria-indice, scritto sulla stessa carta e con la stessa macchina e recante l'annotazione di pugno del barone de Ferrariis: «Gli annessi documentJ sono stati rimessi in copia a von Ribbentrop ».

Poiché, come detto sopra, si tratta di carte inserite nel fascicolo qualche mese dopo la crisi, si deve ritenere che l'annotazione del barone de Ferrariis sia stata fatta al momento di riceverli in consegna e registrarli. Non risulta, però, in base a che cosa sia stata fatta e quando la presunta consegna ai tedeschi sia avvenuta. Il telegramma dell'Ambasciat{)re Attolico sul suo incontro con Ribbentrop dice semplicemente !<Entrambi (M<~,gist.rati e io) abbiamo ampiamente e partJcolareggiatamente a questo (Ribbentrop) lllustrato il piano del D~co> (l}; ma non parla di consegna del promemoria, né ne padano i successivi rapporti.

La questione nveste la massima importanza perché il documento di cui sopra, se effettivamente fosse stato consegnato ai tedeschi. costJtuirebbe per loro l'unica i}rova scritta di una intenzione italiana di segujrLi comunque nel conflitto. Lo stesso concetto dell'appunto è bensì adombrato in una lettera dell'Ecc. il Ministro all'Ambasciatore Attolico del 2 luglio («Naturalmente non rifuggiamo da nessuna eventualità neppure dalle più gravi») (2); ma ìn questo caso si trattava di comunicazioni al nostro rappresentante, e vi è motivo di ritenere che siano state da lui usate con la dovuta discrezione.

(l) -Vedi allegato. (2) -Sic per 1939. Vedi serie VIII, vol. XII, D. 662. (3) -Vedi lvi, DD. 677, 678 e 687.
265

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RR. 3012/1481. Budapest, 27 ottobre 1942.

Miei telegrammi n. 0167 e 0171 (3).

Le dimissioni del Ministro delle Finanze, Sig. Remenyi Schneller, da me segnalate col telegr. per corriere n. 0171, sono state temporaneamente sospese. Sulle circostanze di quest'episodio ho avuto da ottima fonte interessanti informazioni che credo utile riferire perché esse si inquadrano nelle linee generali della politica interna ungherese quali ho avuto più volte occasione di segnalare.

Alle origini dell'eventuale partenz2-clel Ministro delle Finanze v'è il conflitto da tempo latente, con il Presidente della Banca Nazionale, Sig. Leopoldo Baranyai. Gli atteggiamenti di quest'ultimo sono ben noti: egli non nasconde di essere un assai tiepido ammiratore della Germania ed esprime senza eccessi~i infingimenti le sue riserve sui risultati militari e politici dell'azione dell'Asse.

È anche noto, d'altro lato, che fu durante la sua presidenza che la maggior parte delle riserve auree della Banca Nazionale furono trasportate in America. Per quanto ci concerne direttamente debbo tuttavia aggiungere che il Sig. Baranyai manifesta in ogni occasione la più viva simpatia per il nostro Paese.

Al Sig. Remenyi-Schneller viene viceversa attribuito un orientamento nettamente germanofilo e ciò, se gli assicura la simpatia e l'appoggio degli ambienti tedeschi, non ne rafforza -in certo senso -la posizione in seno al Governo, ove il Presidente del Consiglio mantiene con Baranyai rapporti di personale amicizia.

Sta comunque di fatto che il dissidio Baranyai-Remenyi Schneller si è venuto acutizzando in questi ultimi tempi anche perché tra pochi mesi viene a scadere il quadriennio fissato per la carica di Presidente della Banca Nazionale ed il Ministro delle Finanze, cui spetta fare la proposta del nuovo Presidente, non intende certo chiedere la riconferma di Baranyai. Su questa circostanza si sarebbe appunto prodotto giovedì scorso un vivace diverbio tra il Presidente del Consiglio e Remenyi-Schneller che presentò successivamente le sue dimissioni.

Questo Consigliere della Legazione di Germania ha detto ieri confidenzialmente ad un mio collaboratore che il Ministro delle Finanze non solo si espresse contro la conferma di Baranyai a Presidente della Banca Nazionale, ma ne chiese le dimissioni. «Voi sapete -ha detto il Sig. Werkmeister -che Baranyai è un aperto avversario dell'Asse. Noi sosteniamo quindi RemenyìSchneller e lo sosterremo -nel limiti del possibile -fino all'ultimo». Parole significative, se si consideri l'abituale prudenza con la quale questa Legazione di Germania si esprime nei riguardi della politica interna ungherese, e che dimostrano come il dissidio tra le due personalità di cui si tratta ha uno sfondo più vasto che non la semplice politica interna magiara.

Le parole del Sig. Werkmeister confermano d'altro canto che l'incidente pur essendo momentaneamente risolto non può considerarsi chiuso e che il Ministro delle Finanze può contare, per mantenersi al potere, sull'appoggio tedesco. Da questa situazione derivano anche -in parte -le voci di un indebolimento della posizione del Presidente del Consiglio, che ho riferito con il mio telecorriere n. 0167 del 19 corr. Si afferma infatti che il Ministro delle Finanze secondi le manovre che il Presidente del Partito di Governo Lukacs (parente del Reggente) va da qualche tempo svolgendo per rafforzare la sua situazione a danno di quella di Kallay. Ma non sembra in realtà che tutto ciò possa compromettere seriamente, per il momento, la stabilità del Presidente del Consiglio.

Tra le varie ragioni che rendono non facilmente attuabile la partenza di Remenyi-Schneller vi è anche quella della mancanza di uomini idonei a sostituirlo. Jacob (attuale Sottosegretario alle Finanze) e Zsazs (Sottosegretario agli Approvvigionamenti), i cui nomi sono stati fatti in questi giorni, non sono generalmente ritenuti all'altezza di tale compito. Fabinyi, che sembra riunire molti suffragi per un'eventuale designazione, non sarebbe -secondo quanto mi si dice -disposto ad accettare.

Intanto il quinto bilancio del Ministro Remenyi-Schneller è stato approvato dalla Camera e generalmente apprezzato dalla stampa ungherese che si compiace di veder mantenuto anche quest'anno l'inevitabile disavanzo delle finanze pubbliche nei limiti relativamente modesti di duecento milioni di pengo.

(l) -Vedi serle VIII, vol. XII, D. 677. (2) -Vedi lvi, D. 432. (3) -Il T. per corriere 6733/0167 R. del 19 ottobre 1942, con il quale Anfuso aveva riferito sulla situazione del Gabinetto Kallay e sulle voci di un indebolimento della posizione del Presidente del Consiglio e il T. per corriere 6773/0171 R. del 24 ottobre 1942, con l'annunzio della prossima sostituzione del Ministro delle Finanze Remeny!-Schneller, non sono stati pubblicati.
266

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 6829/1506-1507-1508 R. Buenos Aires, 28 ottobre 1942, ore 15 (per. ore 1 del 29).

Presidente della Repubblica mi ha fatto comunicare generale Molina, capo della Gioventù nazionalista, desiderio vedermi in forma affatto privata. Aderendo subito alto invito mi sono recato domicilio particolare dottor Castillo, il quale mi ha accolto con grande cortesia e familiare cordialità. Ho approfittato occasione per dire Presidente che unanimi ed entusiastiche manifestazioni resegli da italiani residenti interno Repubblica durante il suo recente trionfale viaggio provincia e territorio Nord Argentina, sono state [accolte] dalla nostra collettività Buenos Ayres con particolare interesse ed emozione. Gli ho detto altresì che nostri connazionali operanti campi officine e commercio plaudono riconoscenti sua saggia politica, in quanto avvertono chiaramente che essa costituisce da un lato ambito riconoscimento loro fecondo apporto grandezza paese e da altro efficace difesa loro attuale tranquillità e benessere.

Da parte sua Castillo ha tenuto ripetermi calorose espressioni già da lui rivolte in altre occasioni a gruppo argentini amici d'Italia facendomi notare con evidente compiacimento che espressioni stesse vennero a suo tempo particolarmente rilevate ed apprezzate dal R. Governo.

Presidente mi ha confermato poi che anche e specialmente in considerazione ingenti masse italiane e loro discendenti che formano tanta parte vita ed animo paese, egli si è deciso assumere atteggiamento rigida neutralità, il quale del resto è il più consono supremi interessi Argentina. «Non potrei mai dimenticare -ha soggiunto testualmente Presidente -che il nostro progresso nel campo lavoro e ricchezza nazionale è prevalente maggioranza dovuto operosità immigrati italiani e che quando guerra minacciava Repubblica primo fucile volontariamente offerto difesa sue frontiere fu italiano. Sono convinto -ha proseguito con incisiva fermezza -che strada da me scelta è quella buona e non intendo cambiarla e ciò ho mandato più volte a dire a Roosevelt per mezzo stesso emissario che egli mi ha inviato e continua a inviarmi ».

In tema invadenza nordamericana, Presidente mi ha detto essere a conoscenza che Missioni militari inviate dal Governo S.U.A. nei paesi Sudamerica

entrati sua orbita, hanno subito messo da parte ogni superstite ritegno per cercare di annullare -in nome cosidetta solidarietà -ogni reale autonomia quadri ed ordinamento legale forze armate. « Se ciò si dovesse verificare da noi -ha osservato Presidente -io avrei la rivoluzione nelle caserme in quanto proverbiale fierezza ufficialità Argentina non permetterebbe alcun attentato propria individualità».

A mia volta ho fatto presente al dottor Castillo risultarmi che nelle Repubbliche predette vanno diffondendosi evidenti sintomi disagio politico e profondi malumori in conseguenza sopraffazioni Nordamericane; recente ritiro (apparentemente per ragioni di salute) generale Monteiro in Brasile ne costituirebbe eloquente riprova.

Durante ultima parte conversazione, ho riferito Presidente come specialmente dopo suo recente viaggio interno Paese io abbia assistito -confuso volontariamente tra autentico popolo argentino -a clamorose dimostrazioni sua opera statista. Ho quindi fatto presente Presidente, fondandomi su argomentazioni carattere giuridico, che per assicurare continuità politica sua opera e neutralizzare immancabile futuro tentativo demagogico bellicisti, sarebbe necessario egli rimanesse potere anche dopo scaduto periodo costituzionale. Ho da ultimo offerto al Presidente incondizionato appoggio morale e materiale collettività italiana esistente Paese. Dottor Castillo visibilmente commosso ha cercato trincerarsi dietro avanzata età e stanchezza derivantegli da incessanti preoccupazioni e gravi responsabilità governo ma in pari tempo mi ha lasciato chiaramente comprendere come egli attendesse da me siffatte manifestazioni le quali essendo effettivamente verificate venivano a dare concreta e pratica portata nostro colloquio. Ha soggiunto che egli sentiva intorno a se stesso simpatia e calore degli italiani Argentina e che in materia successive presidenze non aveva ancora adottato definitive decisioni.

Dopo ciò mi ha congedato con molta affabilità invitandomi ritornare da lui in forma ugualmente privata ogni qualvolta lo ritenessi conveniente.

267

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6891/688 R. Tokio, 29 ottobre 1942, ore 7 (per. ore 20 del 1° novembre).

Ho comunicato a questo Vice Ministro Esteri contenuto telegramma ministeriale 810 (1). Informazioni qui ricevute concordano con le nostre nel rappresentare situazione Cile come confusa ed incerta. Ministro del Giappone a Santiago ha comunicato avere appreso attraverso nostra Ambasciata che non è da escludere eventualità Cile decida rompere relazioni diplomatiche con l'Italia e la Germania ma non con il Giappone. Vice Ministro mi ha detto si sta qui esaminando tale eventualità per avvisare, in consulta con Roma e Berlino, al

mezzo migliore per rispondere ad evidente manovra americana. Mi ha promesso comunicarmi al più presto opinione Governo giapponese in proposito in modo che eventuale azione Cile possa trovare una già concordata reazione.

(l) Vedi D. 260.

268

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6915/0159 R. Belgrado, 30 ottobre 1942 (per. il 3 novembre).

Mio telegramma per corriere n. 0157 in data 20 ottobre 1942 (1).

In conversazione odierna con Plenipotenziario Germanico, questi mi ha detto che crisi Governo Nedic può ormai considerarsi come « praticamente » risolta, nel senso che non vi è più questione permanenza al potere Nedic, ma che conversazioni continuano per messa a punto di vari argomenti.

Sintomatiche a questo proposito sono dichiarazioni fatte da Rappresentante Ministero Affari Esteri Germanico su situazione in Serbia e Governo Nedic a conferenza stampa in Berlino il 28 ottobre. Ne trasmetto con separato telespresso testo, quale è apparso su giornale Novo Vreme di ieri, seguito da riassunto editoriale odierno che definisce dichiarazioni come un «riconoscimento ufficiale».

Portato con Benzler discorso su argomenti che ancora formano oggetto conversazioni con Nedic, anche su scorta notizie contenute nel telegramma ministeriale n. 36953/P.R. in data 21 corrente (2), mi ha confermato che Governo del Reich non è alieno da riconoscimento ufficiale; che esso non va considerato tuttavia come completamente avvenuto con parole rappresentante Ministero Affari Esteri Germanico in conferenza stampa, e che una formula è allo studio in proposito.

Va rilevato che da parte serba si insiste che riconoscimento dovrebbe significare anche una qualche autonomia di governo che sinora, di fatto, è stato quasi esclusivamente tenuto da Autorità occupazione.

Va anche rilevato che Generale Nedic, comparso -e credo per la prima volta -ad una pubblica manifestazione assieme a più alte autorità germaniche tra cui generale Comandante in Serbia, in occasione prima presentazione di un film a colori Ufa, il 28 corrente. Alla stessa manifestazione ero stato invitato e ho partecipato con personale R. Legazione.

Circa questioni forniture viveri (praticamente esportazioni grano e granoturco in Germania) Benzler mi ha detto che accordo è stato raggiunto e che egli stesso « non lo avrebbe firmato al posto di Nedic » perché dubita che a quest'ultimo sia possibile osservarlo, dato anche cattivo raccolto di quest'anno.

È da rilevare a tale proposito che in questa e in precedenti conversazioni Benzler mi ha dato notizia, per quanto senza molte precisazioni, che disponi

bilità grano in Serbia sarebbe destinata all'Italia, non solo a copertura contingenti risultanti da accordi in vigore per esportazioni dalla Serbia, ma, in base nuovi accordi, anche come contingenti grano da Germania ad Italia.

(l) -Vedi D. 245. (2) -Si tratta del T. per corriere 36953/P.R./C del 21 ottobre 1942, ore 23, non pubblicato. con n quale si riproduceva 11 D. 243.
269

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6924/036 R. [Sussak], 31 ottobre 1942 (per. il 4 novembre).

Mio telegramma per corriere 16 ottobre corr. n. 035 (1).

Confermo quanto riferito per telefono stamane e cioè che mi è stato assicurato aver Supersloda già iniziato esecuzione accordi intervenuti con il Poglavnik circa le bande cetniche anticomuniste e di cui al mio sopracitato telegramma. In particolare:

l o -Sono state impartite istruzioni di sospendere l'armamento di nuove bande cetniche (fanno eccezione le bande che erano già in corso di formazione).

2° -I principali capi della M.V.A.C. sono stati energicamente richiamati a mantenere la massima disciplina tra le bande dipendenti e ad evitare accuratamente per l'avvenire che venissero commesse violenze a danno delle popolazioni cattoliche e mussulmane. Contemporaneamente, sono stati passati per le armi alcuni tra i principali responsabili degli eccessi lamentati.

3° -È stata limitata la libertà di movimento dei capi suddetti. 4° -È stata richiesta ai Comandanti del VI e XVIII Corpo d'Armata la lista dei comandanti di bande che non risultano essere cittadini croati, in modo da poter procedere alla loro eliminazione. 5o -Tutte le bande cetniche sono state già dislocate ad oriente della linea Kalinovic-Stolac e nelle altre zone concordate con il Poglavnik. A tutt'oggi invece non sono giunti i tremila domobrani promessi dal Poglavnik e che dovrebbero presidiare le regioni ai margini di dette zone per arginare eventuali sconfinamenti cetnici.

Mi risulta che Supersloda ha energicamente richiamato i Comandanti del V, XVIII e VI Corpo d'Armata:

a) -ad attenersi scrupolosamente alle direttive fondamentali della politica del R. Governo, tenendo presente in particolare che la Croazia deve essere considerata paese amico ed alleato;

b) -a reprimere severamente ogni atteggiamento in contrasto con tali direttive che fosse eventualmente assunto da comandi locali, perché troppo influenzati dall'ambiente e dai sentimenti delle popolazioni del posto;

c) -a sviluppare al massimo la costituzione di formazioni M.V.A.C. cattoliche, mussulmane o miste, con particolare riguardo per quelle mussulmane.

Ove non si possano costituire bande croate, per deficienza di arruolamenti,

queste potranno essere sostituite da reparti della «milizia ustascia proprem ».

Il Comando Superiore sta infine studiando un progetto per riorganizzare

la direzione di tutta la M.V.A.C. ed accentrarla a Supersloda, sottraendola ai

Comandi di Corpo d'Armata e di Divisione che spesso si lasciano troppo in

fluenzare dall'ambiente locale.

(l) Vedi D. 230.

270

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

L. P. (2). Roma, 1° novembre 1942 (3).

Il Vostro messaggio consegnatomi dal Dott. Ley (4), il Vostro telegramma che ho reso di pubblica ragione (5), l'arrivo della missione guidata dal Dott. Ley e la partecipazione della stampa e del popolo tedesco alla celebrazione del nostro ventennale hanno suscitato una profonda e grata impressione non solo negli ambienti fascisti, ma anche fra le masse del popolo italiano. Purtroppo i nemici hanno voluto turbare -di proposito -la solennità coi bombardamenti massicci di Milano, Genova, Savona. Le vittime sono circa un migliaio, i danni alle officine sono stati modesti, meno che a Genova dove è stata rasa al suolo l'officina che preparava le due navi portaerei e impiegava tremila operai, ma i danni ad edifici civili e a palazzi storici sono stati considerevoli. Preziosissime sculture e pitture sono andate perdute per sempre. Grazie alla neutralità della Svizzera, gli aerei inglesi sono arrivati a Milano così improvvisamente (la distanza fra Milano -1250 mila abitanti -e il confine svizzero è di appena 30 chilometri) che la folla era nelle strade e le bombe sono scoppiate ancora prima dell'avviso delle sirene.

Milano e Genova sono città popolate da una gente forte e stanno riprendendosi.

Vi ringrazio di cuore, Fiihrer, per quanto avete disposto circa il prestito del grano e la sua non totale restituzione (6). Questo mi permette di aumentare almeno per i mesi invernali di 50 grammi al giorno la razione di pane ai ragazzi e agli operai, il che si rendeva necessario. Penso anch'io che se riusciremo a organizzare i trasporti dai territori russi, e non ho il minimo dubbio che i vostri uomini supereranno queste difficoltà, questo è l'ultimo inverno che dovremo passare tra le difficoltà alimentari.

P.R. del 4 novembre 1942, ore 14, Alfieri assicurò di aver consegnato il plico a Weizsacker con preghiera di farlo pervenire ad Hitler.

Quanto al nostro incontro io lo desidero vivamente e credo che si può effettuare entro novembre -verso l'ultima decade -dato che prima debbo ricevere a Roma il Presidente del Consiglio Ungherese (l) e incontrarmi dopo moltissimo tempo con il Dott. Pavelic (2). Il camerata dott. Ley mi ha detto che Salisburgo sarebbe il posto indicato per il nostro incontro. Non ho la minima difficoltà al riguardo.

Nel nostro incontro potremo tranquillamente esaminare tutti gli aspetti della situazione politica e militare. Per quest'ultima la situazione può, a mio avviso, riassumersi nei seguenti termini: mentre il 1942 registra i successi del Tripartito, le cosidette Nazioni unite non hanno registrato che insuccessi e catastrofi, specialmente gli Stati Uniti.

(l) Ed. In Hitler e Mussolini: lettere e documenti, cit., pp. 125-126.

(2) -Minuta autografa. (3) -Il presente messaggio fu trasmesso da Lanza d'Ajeta ad Alfieri con corriere ordinario in allegato al Telespresso 1/6168 del 2 novembre 1942, partito il giorno 3. Con T. 34890/1922 (4) -Vedi D. 249. (5) -Si riferisce al telegramma augurale inviatogli da Hitler il 28 ottobre 1942 per il ventesimo anniversario della marcia su Roma, che fu pubblicato nella stampa insieme al!a risposta di Mussollnl. (6) -Vedi D. 209.
271

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 34836/230 P.R. Helsinki, 3 novembre 1942, ore 19 (per. ore 2 del 4).

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che gli è giunta questa mattina notizia forti concentramenti forze militari sovietiche zona Murmansk. Ancora non è stato possibile controllare esattezza. Invio potrebbe preludere inizio offensiva contro tedeschi per alleggerire fronte meridionale. Nel settore settentrionale Finlandia si trovano quasi esclusivamente truppe tedesche. Ministro Affari Esteri non crede che offensiva sovietica potrebbe avere lo scopo proteggere arrivo convogli rifornimenti anglo-sassoni poiché negli ultimi tempi a convogli sono state sostituite navi isolate. Si afferma che esse navigando il più possibile a nord e favorite dalla nebbia riuscirebbero sfuggire a aeroplani e sottomarini tedeschi.

272

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6921/1389 R. Atene, 3 novembre 1942, ore 23,30 (per. ore 7 del 4).

Mio telegramma per corriere n. 0250 (3). Azione per soluzione della crisi ministeriale ha subito notevole rallentamento a richiesta germanica essendo Altenburg fin da ieri in attesa di istruzioni al riguardo che per altro non gli sono ancora giunte.

Si nota intanto, malgrado le intese a tale proposito riferite con miei telegrammi precedenti, una certa riluttanza da parte germanica e specialmente da

parte Neubacher per quanto concerne partecipazione Gotzamanis ad un nuovo Governo quanto meno con funzioni di primaria importanza.

Comunque soluzione preferibile e probabile, salvo che annunziato telegramma Berlino non modifichi ulteriore atteggiamento germanico, permane quella di una Presidenza di Rhallis con eventuale collaborazione Gotzamanis. Rhallis ha in questi giorni avuto colloquio con Generale Geloso e Ministro d'Agostino che hanno riportato favorevole impressione. Un'altra soluzione possibile ma indubbiamente minore prestigio potrebbe essere quella di una presidenza Logothetopoulos attuale Vice Presidente con Gotzamanis quale Vice Presidente e Ministro delle Finanze.

Mentre pertanto mi riservo riferire circa oggetto annunziate comunicazioni di Berlino ad Altenburg sarò grato a V. E. telegrafarmi eventuali istruzioni circa soluzioni progettate (1).

(l) -Vedi DD. 29, nota 2, e 275. fll (2) -Vedi D. 32. (3) -Nel T. per corriere 6914/0250 del 1° novembre 1942, non pubblicato, Ghigi si era espresso a favore di una candidatura di Giovanni Rhallis alla presidenza del Consiglio greco.
273

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S.N.D. 38475/C P.R. (2). Roma, 4 novembre 1942, ore 23.

Per vostra riservata informazione e possibile controllo, comunicavi che secondo notizie di fonte fiduciaria sarebbe stato concluso accordo segreto angloamericano per l'Africa, in base al quale Londra riconoscerebbe attribuzioni agli USA di quei territori africani che le Forze Armate americane avessero da sole occupato nel corso della guerra. Una clausola contemplerebbe inoltre acquisto da parte del Brasile di qualche isola imprecisata dell'Atlantico (3).

274

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GRIGI

T. 38515/1792 P.R. Roma, 5 novembre 1942, ore 0,30.

Vostro 1389 e precedenti (4).

Questo Ministero condivide Vostro pensiero sull'attuale situazione politica greca ed in particolare sulla convenienza di una soluzione Rhallis-Gotzamanis alla crisi ministeriale.

Potrete tuttavia prendere in considerazione anche soluzione diversa, qualora atteggiamento germanico o nuove circostanze ne suggerissero l'opportunità.

(l) -Vedi D. 274. (2) -n telegramma era anche Inviato alle Ambasciate a Buenos Ayres e Madrid e alle Legazioni a Lisbona e Berna. (3) -Per la risposta dl Alfieri, vedi D. 276. (4) -Vedi DD. 257, 263 e 272.
275

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 35091/633 P.R. Budapest, 5 novembre 1942, ore 14 (per. ore 18).

Presidente del Consiglio mi incarica di dire al Duce ed a Voi come egli si renda conto delle ragioni che hanno determinato rinvio sua visita ufficiale Roma (l). Suo viaggio -egli aggiunge -era qui a tutti noto e cause rinvio saranno agevolmente supposte. A maggior ragione egli avrebbe voluto trovarsi Roma in questo momento per dimostrare fedeltà e devozione ungheresi verso l'Italia. Comunque egli spera poter presto manifestare al Duce tali sentimenti nonché discutere questioni più vitali che interessano alleanza tra i due Paesi.

276

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

T. S.N.D. PER TELESCR. 35084/1928 P.R. Berlino, 5 novembre 1942, ore 18.

Rispondo al telegramma di V. E. 38475 in data odierna (2).

Nel mentre assicuro V. E. assumerò informazioni del caso circa la notizia su di un accordo segreto anglo-americano concernente l'Africa, riferisco quanto segue:

«Una notizia analoga è apparsa alcuni giorni fa, diramata dall'agenzia ufficiosa tedesca e contenente accenni ad un presunto accordo già avvenuto tra America e Inghilterra per la fissazione delle rispettive zone di influenza in Africa e in Asia Minore. Tale notizia però, a quanto mi risulterebbe da fonte molto autorevole, è stata qui fabbricata e lanciata come ballon d'essai per provocare eventualmente da parte alleati qualche reazione utile per le Potenze dell'Asse».

277

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6969/1577 R. Buenos Aires, 5 novembre 1942, ore 22,30 (per. ore 8 del 6).

Miei telegrammi n. 1501 e 1502 (3).

Seguendo istruzioni ricevute (1), non ho tralasciato occasione manifestare questo Governo nostra comprensione e simpatia per politica indipendenza da esso svolta. Ho al tempo stesso costantemente sottolineato nostro atteggiamento assoluta correttezza e cercato valorizzare sacrifici che ci siamo imposti non solo per evitare difficoltà al Dottor Castillo ma anche per agevolarne in ogni modo compito, citando in particolare cessione nostre navi (cui utilizzo tanto ha contribuito affermazione indipendenza economica Argentina) nonché riserbo imposto grande massa connazionali di fronte subdola e spesso offensiva propaganda americana. Nostro atteggiamento ha avuto evidenti risultati. Pertanto ove Eccellenza Ministro nel suo alto apprezzamento giudicasse opportuno -nel quadro nostri i.nteressi -consolidare fiduciosa ed operante amicizia con questo Governo rafforzandone così indirettamente proposito mantenere neutralità, riterrei giunto momento rinnovare Governo stesso una dimostrazione nostro intendimento appoggio concreto.

Spunto potrebbe essere offerto da nota richiesta Argentina per forniture militari (2), circa le quali ho creduto necessario insistere col mio ... (3).

Poiché dopo nostra dichiarazione di carattere generale di cui al telegramma di V. E. n. 801 (4) questo Governo non ha fatto più alcuna comunicazione al riguardo -probabilmente in considerazione delle gravi difficoltà che si frappongono attuazione forniture in parole -mi permetterei prospettare subordinatamente opportunità riprendere contatti -di nostra iniziativa e senza compromettersi in alcuna forma -scopo conoscere esattamente portata più urgenti richieste Argentina.

In tal modo potremmo da un lato alimentare speranze questo Governo dandogli impressione da parte nostra proposito conoscere limite possibile soluzione predetto problema rispondente realtà politiche immediate e future, e dall'altra evitare forse Governo stesso debba un giorno o l'altro constatare suo malgrado che unica via per soddisfare proprie inderogabili esigenze militari è quella di accedere condizioni offerte S.U.A.

Da parte mia intanto mi adopererei intensificare qui azione parallela intesa assicurare Dottor Castillo piena adesione materiale e morale nostri connazionali a complemento mio 1506 (5).

(l) -Il telegramma con le Istruzioni d! Ciano non è stato rinvenuto: si veda CIANO, Diario, cit., p. 213. (2) -Vedi D. 273. (3) -Vedi D. 262.
278

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 3364/1300. Roma, 5 novembre 1942 (per. il 7).

Secondo notizie giunte alla Segreteria di Stato la Germania avrebbe chiesto la consegna di duemila o tremila ebrei -in prevalenza vecchi, donne e

(-4) Vedi D. 101.

bambini -dimoranti nella parte della Croazia occupata dalle truppe italiane (1). In Segreteria di Stato mi è stato chiesto di intervenire presso V. E. allo scopo di evitare possibilmente la consegna di queste persone. Ho risposto che non ero affatto al corrente della cosa ma che ne avrei riferito doverosamente a V. E. (2).

(l) -Vedi DD. 10, 56, 215 nota l. (2) -Vedi D. 83. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Gruppo indecifrabile». (5) -Vedi D. 266.
279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 38751/841 P.R. Roma, 6 novembre 1942, ore 23.

Vostro 688 (3). Il R. Ambasciatore a Santiago telegrafa quanto segue in data 2 corrente (4):

«Mio telegramma n. 1000 (5). Ministro del Giappone, al corrente notizia oggetto suindicata comunicazione e informazione suo Governo, ha ricevuto da questo un telegramma col quale prospettasi opportunità dichiarazione Governi Tripartito nei confronti Cile da farsi in una favorevole occasione quale prossima apertura del Parlamento locale.

Nota delicata situazione politica locale temo che simile dichiarazione Tripartito in luogo di chiarirla potrebbe peggiorarla poiché qualunque ne fosse la forma nostri avversari la fareb::>ero passare come larvata minaccia al Governo, sollevando contro di noi suscettibili. tà ed ombroso sentimento nazionalista locale come è recentemente accaduto per incidente fra Cile e Stati Uniti d'America che ci ha dato posizione politica che dobbiamo far di tutto per non perdere.

Poiché questione riguarda soltanto rapporti Cile Giappone, sarei d'avviso subordinatamente che sfatare ogni leggenda su rapporti Tripartito in questo settore americano basterebbe che portavoce Ministero Affari Esteri giapponese ne facesse cenno nelle sue comnicazioni giornaHere come esempio malafede e mendace propaganda nord-americana e che tale <Hchiarazione fosse poi diramata da Agenzie telegrafiche tanto più che stes~a propaganda ha ora messo circolazione notizia che il Giappone si staccherà quanto prima dall'Asse per accordarsi con Stati Uniti d'America circa comune azione Pacifico. Tali voci sono propalate per rompere resistenza opinione pubblica».

Siamo anche noi dell'avviso che un'eventuale dichiarazione a tre rischierebbe di nuocere piuttosto che giovare. Poiché questione riguarda specificamente

rapporti nippo-cileni, riteniamo in via di massima utile una presa di posizione giapponese, in quei modi e forme che codesto Governo riterrà più convenienti (1).

(l) -Vedi DD. 52, 196. (2) -In calce al documento vi è la seguente annotazione: «Messo al corrente l'Ambasciatore Guariglia Il 20 novembre di quanto è stato superiormente disposto e di quanto successivamente stabilito ». (3) -Vedi D. 267. (4) -Con T. 6919/1550 R. da Buenos Aires, del 2 novembre 1942, che ritrasmetteva il Telegramma n. 1019 da Santiago. (5) -SI riferisce al T. 6785/1493 R. da Buenos Aires, del 26 ottobre 1942, non pubblicato,che rltrasmetteva Il Telegramma n. 1000 da Santiago, con Il quale De Rossi riferiva circa voci di una possibile rottura delle relazioni diplomatiche del Cile con l'Italia e la Germania, ma non con il Giappone.
280

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6977/0252 R. Atene, 6 novembre 1942 (per. il 7).

Telegramma di V. E. n. 1792 (2).

Dopo quattro giorni è giunta ieri risposta Berlino a teleg<ramma Altenburg

circa crisi Governo greco.

Ministero Esteri germanico è d'avviso che attuale Governo debba essere

lasciato in carica, mentre non vede convenienza sua sostituzione con altri

uomini che diano al Governo stesso più marcato colore politico, il che nelle

attuali condizioni Grecia non avrebbe ragione di essere. Telegramma conclude

che Berlino è tuttavia disposto mutamento Ministero greco solo se ciò fosse

esplicitamente desiderato dall'Italia. È da osservare però che nelle sue istru

zioni non sembra Berlino abbia tenuto conto del fattore determinante attuale

crisi e cioè del contrasto tra Gotzamanis e Tsolacoglu e del desiderio più volte

espresso da quest'ultimo di lasciare Presidenza Consiglio.

In data odierna Altenburg ha telegrafato a Berlino che conversazioni dei

giorni scorsi per convincere Tsolacoglu rimanere al suo posto non hanno dato

esito positivo se non in via transitoria ed ha chiesto quindi di essere autoriz

zato a risolvere -d'accordo con me -crisi in base situazione locale.

Intanto Governo attuale resta in carica collaborando con Incaricati Spe

ciali. Mi riservo riferire ulteriormente.

281

IL CAPO DELL'UFFICIO CROAZIA DEL GABINETTO, BALDONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (3). Roma, 6 novembre 1942.

l. -Saranno esclusi dalla consegna alle Autorità croate gli ebrei, attualmente internati in campi di concentramento della zona di occupazione italiana, i quali siano pertinenti ai territori annessi (cioè iscritti nei registri della popolazione di un comune dei detti territori), o vi siano nati, o vi abbiano la residenza da almeno 15 anni, o vi posseggano beni immobili.

22 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

L'accertamento di tali requisiti appare tanto più necessario in quanto fra gli internati risultano trovarsi anche numerosi ebrei dalmati, i quali dopo l'occupazione italiana della Dalmazia vennero provvisoriamente concentrati nelle regioni finitime. Non è da escludersi che vi siano anche alcuni ebrei i quali godevano della cittadinanza italiana prima dell'inizio delle ostilità contro la Jugoslavia.

~. -Dato il provvedimento, già attuato, dell'internamento in campi di concentramento di tutti gli ebrei in questione, è d'altronde da escludersi che essi siano in condizioni di svolgere -da ora innanzi -un'attività comunque nociva (1).

(l) -Per la risposta di Indelll vedi D. 296. (2) -Vedi D. 274. (3) -n documento ha per titolo «Progetto di Comunicazione orale» e reca l'annotazione: «Cowunicato a Bismarck il 12 novembre 1942 ». Vedi in precedenza DD. 52, 196, 207.
282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S.N.D. 280/715 R. Roma, 7 novembre 1942, ore 22.

Pregovi portare urgentemente a conoscenza del Poglavnik che Duce è spiacente non potersi incontrare con lui come prestabilito (2) dovendo portare tutta sua attenzione a sviluppare situazione militare. Incontro è peraltro solo rinviato a data da precisare.

Potrete riservatamente aggiungere che stesso motivo ha indotto Duce rinviare a data da prestabilirsi viaggio Presidente Consiglio Ungherese che avrebbe dovuto aver luogo questa settimana (3).

283

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'ADDETTO MILITARE TEDESCO A ROMA, RINTELEN

MEMORANDUM (4). Roma, 8 novembre 1942.

Nach den Nachrichten die wir bis jetz erhalten haben zwei Hypothesen sind mi:iglich und das heisst:

lo Frankreich von Wichy verlangt -loyal -di e Hilfe der Axe und es ist meine feste uberzeugung dass es ist im Hi:ihsten Interesse der Axe, diese Hilfe unmittelbar zu geben. Es ist im Interesse der Axe die Bildung der «zweiten Front» in Mittelmeer zu vermeiden.

2° Wenn diese hypothèse fallt, es ist eine absolute dringende Notwendigkeit der Axe die Besetzung des Ganzen Frankreich [und] Korsica empschlossen.

TRADUZIONE.

Secondo le notizie che abbiamo ricevuto finora sono possibili due ipotesi e cioè:

1°) La Francia di Vichy chiede -lealmente -l'aiuto dell'Asse ed è mia ferma persuasione che è nel massimo interesse dell'Asse concedere senza indugio questo aiuto. È nell'interesse dell'Asse evitare la costituzione del «secondo fronte» nel Mediterraneo.

2°) Se questa ipotesi cade è una assoluta e urgente necessità dell'Asse procedere all'occupazione di tutta la Francia e della Corsica.

(l) -Vedi D. 373. (2) -Vedi D. 167. (3) -Vedi D. 275. (4) -Appunto autografo In tedesco preparato da Mussollnl per Il colloquio, svoltosi alle 12, con Il generale Rintelen, che aveva anche funzioni di ufficiale ùi collegamento con il Comando Supremo Italiano. Il documento fu probabilmente solo letto e non rimesso a Rintelen. Nell'Indice dell'Archivio di Gabinetto è registrato come «Istruzioni del Duce per l'incontro di Monaco». A tale scopo è stato utilizzato il dattiloscritto in italiano che è conforme a quanto annota Ciano (Diario 1939-1943, vol. II, cit., p. 215) circa le istruzioni dategli da Mussolini. Dei colloqui che ebbe a Monaco con Hitler, la sera del 9, e poi con Hitler, Rlbbentrop e Lava!, nel pomeriggio del 10, Ciano non redasse verbali ma vi sono lunghe annotazioni nel Diario (iv!, pp. 215-217).
284

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 8 novembre 1942.

Questa sera alle ore 21 l'Ambasciatore von Mackensen ha comunicato quanto segue:

Il Fiihrer è del parere che la Francia non possa, per il momento, dichiarare guerra agli Stati Uniti e che pertanto sia opportuno consentire a che si limiti a rompere le relazioni diplomatiche.

Il Fiihrer desidera conoscere se il Duce è d'accordo. Il Capo di Gabinetto ha telefonato all'Eccellenza il Ministro il quale, prese istruzioni dal Duce, ha dato ordine di rispondere in senso affermativo.

285

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. R. 7026/782 R. Sofia, 9 novembre 1942, ore 14 (per. ore 21).

Rapporti tra Berlino e Sofia attraversano momento interessante. Sembra infatti che Governo bulgaro abbia ricevuto recentemente da più sintomi impressione che tedeschi mostrino una certa freddezza nei confronti delle rivendicazioni e finali aspirazioni nazionali bulgare.

Tutto ciò appare rendere necessaria una qualche presa di contatto. Mi risulta in proposito che questo Presidente del Consiglio dei Ministri, Filoff, che è stato ricevuto l'altro ieri da Re Boris conterebbe vedere personalmente

dirigenti della politica tedesca recandosi all'uopo in Germania.

Segue rapporto (1).

(l) Non rinvenuto.

286

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7036/1204 R. Madrid, 9 novembre 1942, ore 23,10 (per. il 10).

Ho avuto stamane lungo colloquio con Jordana. Egli, accennandomi alla situazione interna, mi ha detto che numerosi telegrammi informativi che pervengono al Governo segnalano atmosfera aspettativa e nervosismo. Per la zona del protettorato il Governo si è limitato ad adottare misure precauzionali di cui al mio telegramma n. 1190 (1). Non è prevista alcuna riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri cui consueta sessione settimanale si conelude oggi. Il Ministro degli Affari Esteri si proporrebbe di approfittarne per comunicare ai suoi colleghi di Gabinetto il testo delle dichiarazioni alleate.

Alla mia domanda se sono attualmente in corso scambi di vedute fra il Governo spagnuolo e quelli nord-americano, inglese e francese Jordana ha ri:;posto negativamente, aggiungendo non ritenerle necessarie data forma recisQ. della dichiarazione statunitense ai Governi e dell'assicurazione.

Nel congedarmi Jordana ha tenuto esprimermi ancora una volta sua certezza nella vittoria dell'Asse e fiducia che il Duce saprà come sempre comprendere la speciale situazione della Spagna nell'attuale congiuntura. Ha aggiunto che egli sarà grato per quei suggerimenti che il Governo italiano ritenesse fargli pervenire (2).

In complesso dal mio colloquio con Jordana ho tratto impressione che, almeno per il momento, questo Governo non abbia intenzione di adottare alcuna misura di carattere eccezionale, limitandosi a mantenere atteggiamento vigile attesa.

287

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7088/0165 R. Belgrado, 9 novembre 1942 (per. il 12).

Mio telegramma per corriere n. OlG·:l in data 7 corrente (3) e mio telegramma n. 0163 dell'8 corrente (4).

In conversazione odierna questo Plenipotenziario Germanico mi ha confermato che soddisfacente soluzione crisi Governo Nedié, quanto alla composizione Governo stesso, è stata raggiunta superando così fase finale crisi, con eliminazione due Ministri partito Stojadinovic (Acimovic e Mijuskovic) e due Ministri partito Ljotic CMarijanovic e Oléan) in perenne contrasto tra di loro.

(-4) Si tratta del T. s.n.d. per corriere 33006/0163 P.R. del 2 novembre, non pubblicato, sulla situazione nel Kossovo.

Ha anche indicato che Ljotic è pienamente soddisfatto di tale soluzione. Ritengo che occorra per il momento !asciargli ogni responsabilità di tale indicazione. Ha mostrato non poca soddisfazione che eliminati rappresentanti due partiti politici Governo Nedié abbia assunto carattere tecnico e di amministrazione.

Benzler mi ha poi categoricamente smentito che vi sia questione di una visita di Nedié a Berlino e tanto meno di nomina di un «osservatore politico» serbo a Berlino, aggiungendo di sua iniziativa «e come conseguenza di uno a Roma ». Questi ed altri desideri sono espressi ogni volta che possono dai serbi. Ad esempio anche aspirazioni territoriali sono state avanzate «ufficiosamente» in questa occasione. Benzler ha affermato di aver nettamente respinto tutto ciò.

Ha convenuto che soluzione crisi Governo Nedié, è passata tra indifferenza quasi generale popolazione serba, cui attenzione è oggi ansiosamente attratta da avvenimenti bellici e occorre ancora una volta rilevare, non certo con orientamento e sentimenti favorevoli all'Asse.

Circa riconoscimento ufficiale desiderato da Governo Nedié si è limitato a confermare che una formula è tuttora allo studio. Infine mi ha dato notizia che un altro migliaio di prigionieri di guerra serbi, invalidi, saranno rimpatriati. I provvedimenti necessari sono già in corso.

(l) -T. 35207/1190 R. del 6 novembre 1942, ore 14,35, non pubblicato. (2) -Ciano rispose con t. 284/1116 R. del 12 novembre 1942, ore 24, non pubblicato, In forma interlocutoria. Per le istruzioni definitive vedi D. 305. (3) -Con T. per corriere 7038/0164 R. del 7 novembre, non pubblicato, Mameli annunciava che notizie da varie fonti indicavano come la soluzione alla crisi del Governo Nedié fosse entrata nella sua fase conclusiva.
288

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7148/042 R. Stoccolma, 9 novembre 1942 (per. il 14).

Con telegramma Stefani speciale 393 ho trasmesso ampio riassunto del discorso pubblico tenuto da Glinther alla sessione autunnale del parlamento, discorso preceduto da dichiarazioni e discussione a porte chiuse svoltesi mercoledì scorso.

Punti più salienti del discorso, che è esposizione abile e ponderatissima dei complessi fattori che ispirano condotta politica di questo paese, possono riassumersi come segue:

l) Viene confermata neutralità armata e risoluzione opporsi con la forza a chiunque voglia forzare la Svezia ad abbandonare tale atteggiamento. Notevole l'accenno a decisione di non unirsi ad alcun gruppo belligerante « sia che teatro operazioni sia prossimo nostra frontiera o ne sia lontano », con evidente allusione a possibilità di sbarchi inglesi in Norvegia o in Danimarca qualora né l'una né l'altra parte ledano sovranità svedese.

2) Tentativo di giustificazione dell'atteggiamento della stampa e dell'opinione pubblica svedese con l'invocare solidarietà nordica della Svezia sia per la Finlandia sia per la Norvegia. Accomunando abilmente difesa del proprio paese da critiche russe e da quelle tedesche Gtinther ha tentato di dimostrare sostanziale imparzialità di questa opinione pubblica. Tuttavia riaffermazione della solidarietà con la Norvegia ed esplicita riprovazione misure tedesche, definite contrarie concezione diritto nordico costituisce, come rileva questa Legazione Germania, implicita approvazione dei sentimenti del paese in tale questione.

Accenno ricorrente nell'ultima parte del discorso a carestia imperante nei paesi occupati, che sarebbe aggravata da egoistica tutela dei propri interessi da parte potenza occupante, costituisce, sebbene in forma prudentissima, deplorazione dei metodi tedeschi -non compensata a sufficienza da deplorazione giornali resisi colpevoli di attacchi sconvenienti contro la Germania.

3) Riaffermazione di un'ambiziosa tutela svedese di tutta la zona nordica, nel presente e nel futuro, con particolare riguardo alla funzione di anello di congiunzione tra Norvegia e Finlandia.

4) Interessante allusione ad ambizioni svedesi di poter esercitare tali funzioni di conciliazione, «anche in zona più estesa». Ciò conferma quanto è stato più volte segnalato da questa R. Legazione (in particolare con telegramma per corriere 034 del 1° ottobre) (l) circa speranze e interessi svedesi ad una futura opera di mediazione tra i belligeranti nell'ultima fase del conflitto.

5) Offerta indiretta di buoni uffici per quanto riguarda la questione del trattamento dei prigionieri e dei rifornimenti alimentari ai paesi occupati.

6) Esplicito riconoscimento e compiacimento di quanto è stato fatto in Grecia con il contributo svedese per alleviare le sofferenze della popolazione. È noto che il governo svedese si è mostrato molto grato all'Italia per la sua generosa condiscendenza in tale questione.

Questa Legazione di Germania considera il discorso nel suo complesso soddisfacente per quanto non nasconde le sue apprensioni per possibili reazioni di Berlino agli accenni alla Norvegia. Dal Consigliere della Legazione che è tornato recentemente da Berlino ho saputo che argomento principale trattato durante il suo soggiorno nella capitale è stato il contegno della stampa svedese che ispira viva irritazione nei circoli dirigenti tedeschi. Tuttavia egli ritiene che rapporti fra i due paesi non presentano per il momento possibilità di complicazioni pericolose.

Trasm.etto con telespresso a parte testo del discorso (2).

289

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 7067/785 R. Sofia, 10 novembre 1942, ore 13,30 (per. ore 8 dell'11).

Mio telegramma 782 (3). Mio collega tedesco mi ha detto che relazioni bulgaro-germaniche sono del tutto normali e buone e mi ha smentito voci che vorrebbero prossimamente un

viaggio di questo Presidente del Consiglio dei Ministri a Berlino. Egli penserebbe attuali avvenimenti bellici e sforzi fatti da propaganda nemica per valorizzarli potrebbero avere come conseguenza la rinascita di qualche manifestazione velata a carattere anti-Asse in taluni ambienti bulgari. Ma ritiene che ciò non avrebbe pratiche conseguenze essendo grande maggioranza paese tranquilla e consenziente col Governo circa linea prescelta. Il Ministro di Germania mi ha fatto dichiarazioni ottimistiche circa situazione Bulgaria aggiungendo anche non ritenere per ora possibile un colpo di testa turco.

Una prova tale fiducia tedesca nella Bulgaria potrebbe essere anche data da circostanza che Commissione militare Germanica qui giunta in questi giorni sta provvedendo rinviare in Germania molti elementi militari e civili tedeschi qui residenti che verranno sostituiti da elementi femminili provenienti dal Reich.

(l) -Vedi D. 171. (2) -Non pubbllcato. (3) -Vedi D. 285.
290

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELEFONO 7048/58 R. Vichy, 10 novembre 1942, ore 21.

Mio n. 57 (1). In assenza Darlan Maresciallo ha assunto oggi personalmente Comando forze armate e confermato ordine resistenza.

Circa situazione Darlan non si hanno notizie precise: egli continua a telegrafare in cifra protestando sua fedeltà al Governo ma non dice dove si trova né può accertarsi se sue comunicazioni siano autentiche e sincere.

Opinione pubblica è, come era da attendersi, esultante per avvenimento; tuttavia sinora non risulta si siano verificati disordini. A Vichy truppa ha occupato stasera punti centrali città e presidiato edifici pubblici e Ministeri. Sono segnalati concentramenti di truppe germaniche lungo linea di demarcazione.

291

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7050/1600 R. Buenos Aires, 10 novembre 1942 (2) (per. ore 22).

Da Santiago 1041.

«Mio telegramma 1022 (3). Orizzonte politico locale si era appena chiarito dopo burrasche causate da nota dichiarazione Welles, quando nord americani

hanno da due giorni ripreso violenta offensiva allo scopo di trascinare CHe in loro orbita politica. Per far scomparire risentimento anti nord americano Roosevelt ha rinnovato a Presidente della Repubblica in forma specialmente cortese invito recarsi Washington, mentre Segretario di Stato Hull si faceva intervistare per far conoscere tutta la sua considerazione e apprezzamento opera solidarietà svolta dal Cile. Contemporaneamente per usare altresì maniera forte, dava luogo pubblicazione memorandum Congresso Montevideo e fomentavasi qua reazione anti Argentina discorso Guinazu. Partito comunista per conto Nord America organizzava altresì gran corteo sinistra (mio telegramma Stefani 237)

Rossi~.

(l) -T.s.n.d. per telefono 7043/57 R. del 10 novembre 1942, ore 17,50, non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d! partenza. (3) -T. 6927/1562 R. da Buenos Aires, del 10 novembre 1942, ore 21, non pubblicato, che r!trasmetteva !l Telegramma 1022 da Sant!ago.

(l) allo scopo di scancellare con grande dimostrazione forza sinistra recenti reazioni patriottiche anti nord americane gioventù Cile e far pressione su Governo per rottura delle relazioni con l'Asse e riavvicinamento con l'URSS. Agenzia telegrafica e generalità stampa al soldo Nord America toglievano poi pretesto da recenti avvenimenti militari per falsarli e far credere che ormai tripartito avesse giorni contati e non potesse sopratutto più costituire minaccia Pacifico. Non mancano poi ripetute insinuazioni intese far credere che situazione politica Argentina stia giornalmente peggiorando per accentuato divorzio spirituale fra Governo neutralista e massa popolo sempre più portata verso le democrazie. Governo, debole per sua origine e sua costituzione, cerca guadagnare tempo non compromettere sue posizioni basiche e cedere alla piazza soltanto quello che reputa non essenziale. È questo giuoco d'astuzia e equilibrio che può durare qualche tempo ma nel quale esso consuma sue possibilità, sua energia e sua autorità mentre i comunisti diventano ogni giorno più forti e più esigenti. Se Presidente della Repubblica non si fa coraggio Governo al di sopra dell'interessi partiti difficilmente sarà in grado di superare lotta che tanto all'interno come anche all'estero diventa ogni giorno più grave e più dura. De

292

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI

T. S. N. Monaco di Baviera, 10 novembre 1942, ore 24.

Codesto Console Generale di Germania riceverà testo di una nota diretta al Governo francese e concordata tra me e il Ministro von Ribbentrop (2). Tale nota dovrà essere consegnata a codesto Governo congiuntamente da Krug von Nidda e da voi.

1) -a rivolgere al Governo Francese la richiesta formale di adottare tutte le misure necessarie per rendere possibile lo sbarco immediato di contingenti dell'Asse a Tunisi e a Biserta, per poter così efficacemente contrastare l'occupazione anglo-americana dell'Africa Settentrionale francese e per liberare questi territori In collaborazione con le Forze Armate Francesi.

2) -I Governi tedesco ed italiano si riservano di adottare tutte quelle misure che si renderanno necessarie per evitare altri attacchi al territorio francese da parte delle unità anglo-americane.

3) -I Governi tedesco ed Italiano dichiarano che, a parte ciò non esiste alcuna Intenzione d! allontanarsi dallo spirito delle Convenzioni di Armistizio, fintantoché Il Governo francese stesso non ne dia motivo ».

Prendete immediatamente contatto con Krug von Nidda che riceve analoghe istruzioni da von Ribbentrop e concordate con lui passo congiuntivo da compiersi (l).

(l) -Non pubblicato. (2) -Nella parte conclusiva la nota affermava che: «I Governi Germanico ed Italiano si vedono costretti:
293

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, CAPOMAZZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7145/021 R. Copenaghen, 10 novembre 1942 (per. il 14).

Coi telegrammi n. 139 e seguenti e soprattutto coi miei telegrammi n. 140 e 145 (2) ho riferito a V. E. degli avvenimenti che hanno condotto alla composizione ufficiale della crisi dana-germanica.

Non credo sia il caso di aggiungere i dettagli, le voci, ed i pettegolezzi, che in un piccolo paese come la Danimarca costituiscono l'inevitabile contorno di fatti del genere.

È evidente che, per ragioni di politica generale, per spiegabile risentimento provocato dalla constatazione dell'insuccesso morale della sua politica tollerante, e forse anche in previsioni di complicazioni belliche che potessero coinvolgere il Nord, la Germania abbia desiderato porre i suoi rapporti con la Danimarca su nuove basi.

Del progetto erasi avuto sentore già da qualche mese. Lo scambio di telegrammi fra il Flihrer e Re Cristiano doveva fornire l'occasione di attuarlo. La nuova situazione si presenta oggi nel modo seguente:

1°) Richiamo del Ministro Renthe Fink -autore e fautore della politica di moderazione -e sua sostituzione col Sign. Best, influente gerarca della Gestapo e braccio destr::l del defunto protettore della Boemia, Sig. Hedrich.

2°) Cessazione, con la partenza del Ministro Renthe Fink, della finzione di una permanenza a Copenaghen della rappresentanza diplomatica germanica, accreditata presso Re Cristiano.

Su questo punto tanto il Ministro Barandon quanto gli altri funzionari dell'ex Legazione di Germania sono stati categorici.

Una Legazione di Germania a Copenaghen ed un Ministro di Germania non esisteranno più. Esistono, in loro vece, il «Plenipotenziario del Reich '> ed i suoi uffici.

Ho sicure ragioni per ritenere che a marcare, anche dal punto di vista protocollare, questa nuova situazione, il Sig. Best non farà visita al Sovrano.

-

Così come finora non ha fatto visita il nuovo Comandante delle truppe d'occupazione.

3°) Sostituzione dell'attuale Governo del Sig. Buhl, espressione di una coalizione dei principali partiti politici danesi, con un Governo «di affari» nel quale il posto di Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri resti affidato al Sig. Scavenius, autore, col Ministro Ribbentrop, di questo compromesso che lo porta al potere. Sostituzione dei Ministri delle Finanze, dell'Interno, e dei Culti, con tre funzionari, poco noti, dei rispettivi loro dicasteri. Creazione di un nuovo Ministero, quello degli Affari Sociali che viene affidato al Capo dell'alleanza dei sindacati danesi, (vedi telegramma Stefani Speciale n. 307 in data odierna) (1).

4°) Voto da parte del Parlamento danese (questo voto, che costituisce una clausola importante delle condizioni pretese dalla Germania, non ha ancora avuto luogo) di una mozione di pieni poteri al Governo, per metterlo in condizioni di legiferare e di prendere decisioni su tutta la complessa ed elastica materia di rapporti con le truppe d'occupazione e la loro sicurezza sul territorio danese.

5°) L'accordo lascia, per ora, sussistere un importante punto oscuro: conserva la Danimarca tuttora il suo statuto giuridico? Ed il diritto attivo e passivo di Legazione che ne è una conseguenza?

Il Ministro Barandon mi ha categoricamente affermato che nulla sarebbe stato mutato alle rappresentanze diplomatiche danesi all'estero e straniere in Danimarca, (mio telegramma 140). Lo stesso mi ha detto il Direttore Generale degli Affari Politici che ha accompagnato il Ministro Scavenius a Berlino.

Tuttavia su questo punto il sig. Evass si è mostrato molto meno sicuro. Sta di fatto che finora al Ministro di Danimarca a Berlino non è stato consentito di fare ritorno al suo posto. È mia impressione. nonostante le affermazioni contrarie del Sig. Barandon, che un Ministro di Danimarca a Berlino non sia, almeno per il momento, desiderato.

Scopo principale di questa crisi è stato «infatti», quello di ridurre al minimo, nei rapporti colla Germania, l'influenza di Re Cristiano il quale coll'andare degli anni, ed il prolungarsi della guerra, ha mostrato sempre più di essersi pentito del realistico atteggiamento assunto il 9 aprile 1940.

Come sempre la popolazione danese ha accolto gli avvenimenti colla sua passività abituale. Nonostante si sentano in giro i più fieri propositi, in realtà tutto è nell'ordine, ed è da prevedere che tutto rimarrà nell'ordine.

Da una parte come dall'altra, pur esprimendosi soddisfazione per il compromesso raggiunto, si attende di vedere come all'atto pratico esso funzionerà.

Intanto, gli ultimi avvenimenti mediterranei hanno, in Danimarca stessa, sospinto al secondo plano l'interesse per la soluzione della crisi dana-germanica. Gli ambienti vicini a Scavenins ne hanno approfittato per affrettare il compromesso partendo dal principio che sarebbe stato un errore turbare, proprio ora, la vita del Paese.

(1) -Con T.s.n.d. 7053/387 R. dell'H novembre 1942, non pubblicato, Zoppi rispose quanto segue: (2) -Si riferisce ai Telegrammi n. 6904/139 R. del 2 novembre 1942, ore 15,10, n. 6906/140 R. del 2 novembre 1942, ore 20 e n. 6994/145 R. dell'8 novembre 1942, ore 13, non pubblicati. SI veda però da ultimo Il D. 227.

(l) Non pubbÙcat-o.

294

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7064/59 R. Vichy, 11 novembre 1942, ore 2,20 (per. ore 10).

Sono informato che ondeggiamenti da me segnalati con telegramma n. 57 (l) verificatisi stamane nell'immediato attornio del Maresciallo, sono stati provocati da proposte inviate da Algeri da Darlan di cessare ostilità e concordare armistizio con americani. Taluni intimi di Pétain e il Generale Weygand, che come noto trovasi Vichy, si erano dimostrati propensi accettare e cercavano influire in tal senso sul Maresciallo. Quest'ultimo ha immediatamente convocato Consiglio dei Ministri che si è dichiarato unanimamente contr?rlo proposte Darlan. In conseguenza Pétain ha assunto comando in capo forze armate ed ha confermato ordine continuare resistenza Cmio 58) (2). Tale ordine è stato trasmesso ai comandanti militari notificato a Darlan in Algeria. In serata Darlan ha risposto che si inchinava alla decisione del Maresciallo e che si costituiva prigioniero di guerra.

Telegrafato Roma e Parigi.

295

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI DI EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO R. Roma, 11 novembre 1942.

Il quotidiano londinese «Daily Sketch » pubblicava in data 8 ottobre u.s. quanto segue:

«Re Boris si prepara a fare il doppio gioco con la Germania, e sta facendo approcci verso alcune Potenze alleate in modo da poter avere una via di uscita in caso di sconfitta tedesca. Recentemente egli ha ricevuto un diplomatico (che si è successivamente messo dalla parte degli alleati) e gli ha spiegato che la sua posizione sarebbe la seguente: La Bulgaria non ha potuto impedire l'occupazione tedesca, ma, personalmente, egli non farebbe resistenza alla occupazione del suo Paese da parte degli alleati se e quando giungesse il momento. Il Sovrano è ancora in stretti rapporti con Mosca per il tramite del suo Ministro ed amico Stamenoff ed ha assicurato Molotoff che la Bulgaria, malgrado la pressione tedesca, non romperà le relazioni con la Russia».

Con rapporto in data 27 ottobre u.s. (l) la R. Legazione in Lisbona ha segnalato voci colà circolanti secondo le quali la Bulgaria, in previsione di una eventuale sconfitta tedesca, si appresterebbe ad effettuare sondaggi presso i Governi di Washington e di Londra, ricorrendo a tale scopo ai buoni uffici di personalità turche.

Il R. Ministro in Sofia, con telegramma in data 9 corrente (2) ha fatto presente che i rapporti fra Berlino e Sofia attraversano un momento interessante in quanto sembrerebbe che il Governo bulgaro abbia recentemente ricevuto, da più sintomi, l'impressione che i tedeschi mostrino una certa freddezza nei confronti delle rivendicazioni e delle finali aspirazioni nazionali bulgare.

(l) -T.s.n.d. per telefono 7043/57 del lO noYem.bre 1942, ore. 17,50, . no.n pubblicato. (2) -Vedi D. 290.
296

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7102/716-717 R. Tokio, 12 novembre 1942 (3) (per. ore 13,45).

Vostro 841 (4).

Nuovo Vice Ministro Esteri Matsumoto col quale mi sono espresso nel senso di cui alle istruzioni, mi ha dichiarato oggi che questo governo è pienamente d'accordo sulla convenienza di non offrire pretesto ai nostri avversari, con passi del genere di quello prospettato, per aggravare situazione nei riguardi nostri. Per quanto concerne azione condotta dal Governo nipponico a Santiago, Vice Ministro ha rimesso a me e contemporaneamente all'Ambasciatore di Germania, una nota informativa confidenziale, nella quale riassume elementi essenziali: .·--~~

1° -ai primi ottobre scorso quando sembrava imminente visita Presidente Rios a Washington, Ministro del Giappone a Santiago h::t avuto istruzione richiamarne personalmente attenzione sulla seguente situazione:

a) in caso di rottura con Asse, Cile, cui neutralità assicura beneficio sicurezza navigazione, risentirebbe conseguenze gravi per l:ì sua economia;

b) minaccia boicottaggio nord americano è pratic:=tmente inefficace, mentre sottomissione Cile agli S.U.A. comprometterebbe sua sovranità ponendola alle dipendenze di Washington;

c) in caso di rottura con Giappone. coste cilene sarebbero esposte disastri guerra;

d) contrariamente affermazione americana, Giappone si è già assicurato posizione inespugnabile che garantisce sua vittoria finale su Stati Uniti e Inghilterra.

Ciò che deve consigliare al Cile prudenza per non compromettere oltre tutto sua futura situazione internazionale.

2° -In seguito a cambiamento Governo, è stata provocata una corrispondenza da Tokio al giornale cileno « Imparcial » pubblicata negli ultimi giorni ottobre, nella quale accennate argomentazioni sono state ribadite.

Finalmente alla fine ottobre Ambasciatore del Giappone a Buenos Aires ha avuto istruzione richiedere a quel Ministro degli Affari Esteri di esporre, a nome del Governo Argentino, a quello cileno pericoli ai quali sarebbero esposte navigazione cilena e le coste del Pacifico in caso di abbandono della neutralità da parte del Cile.

(l) -Non l'invenuto. (2) -Vedi D. 285. (3) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (4) -Vedi D. 279.
297

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7120/1615 R. Buenos Aires, 12 novembre 1942, ore 15,22 (per. ore 7 del 13).

Santiago telegrafa quanto segue:

« 1045. In primo colloquio nuovo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto cambio Gabinetto non significava cambio indirizzo politica internazionale Governo e che "stava studiando con il Presidente della Repubblica tutti i precedenti circa posizione internazionale Cile per conoscere a fondo tale questione". Mi ha confermato che gli organi tecnici Ministero seguitano studiare questione nostre comunicazioni cifra. Non ho mancato ricordargli posizione speciale cortesia assunta al riguardo dal R. Governo (1).

Ministro Esteri Fernandez mi è sembrato persona cortese e assai corrente affari, ma desideroso non esprimere a loro riguardo qualsiasi opinione personale e apparire soltanto funzionario dipendenze Presidente della Repubblica, per evitare pericoli incorsi da suoi predecessori, che per aver voluto far politica personale dovettero lasciare potere. De Rossi».

298

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. PER TELEFONO 7095/65 R. Vichy, 12 novembre 1942, ore 18,40.

La val mi ha pregato passare da lui oggi pomeriggio e mi ha detto che «eleva formale protesta contro presenza truppe italiane nella Tarantaise, e nella Valle di Mariana, e chiede ripristino in quella zona del limite di occupazione anteriore, dato che penetrazione nei territori non è giustificata dalle necessità che secondo lettera di Hitler al Maresciallo (difesa costa) hanno indotto Asse a presidiare porti Mediterraneo». Ha aggiunto che benché nella lettera di Hitler (2) vi sia un accenno generico alla occupazione « delle frontiere del resto della Francia » egli non può accettare occupazione di tali zone.

Ho risposto che non ero al corrente movimenti nostre truppe, questione essendo di carattere militare e non rientrando nella mia competenza, e che avrei riferito Roma quanto da lui dettomi.

Lavai mi ha detto poi che intendeva rendere pubblica sua protesta a mezzo comunicato Stampa. Lo ho persuaso attendere. Prego eventuali istruzioni (l).

(l) -Vedi D. 215 (2) -Il testo della lettera è !n Akten zur Deutschen auswdrtigen Politik, 1918-1945, serie E, Band IV, D. 159.
299

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7115/0256 R. Atene, 12 novembre 1942 (per. il 13).

Mio telegramma per corriere n. 0252 del 6 corr. (2).

Ieri Plenipotenziario Altenburg ha ricevuto telegramma di risposta col qualé Ministro Esteri del Reich si dichiara nuovamente contrario sia al ritiro di Tsolacoglu che al sostanziale mutamento della compagine governativa.

Tali istruzioni non tengono peraltro conto delle seguenti circostanze:

l) che all'inizio della crisi Plenipotenziario tedesco aveva già espresso suo pieno accordo a mutamento governativo con ritiro di Tsolacoglu nel senso da me telegrafato a V. E. (3).

2) che fra Tsolacoglu e Gotzamanis vi è tale incompatibilità da rendere impossibile la coesistenza dei due uomini al Governo;

3) che, mentre Gotzamanis, per quanto impopolare presso opinione pubblica, ha sempre mantenuto atteggiamento leale nei nostri confronti, atteggiamento Generale Tsolacoglu è quanto meno molto incerto anche con particolare riferimento alla costituzione di bande armate nell'interno del Paese. Tale opinione è pienamente condivisa dal Generale Geloso. Sarebbe pertanto pericoloso per l'ordine pubblico e nocivo ai nostri interessi e al nostro prestigio acconsentire, contrariamente a decisione già presa dai due Plenipotenziari, che Gotzamanis uscisse dal Gabinetto mentre Tsolacoglu restasse come Presidente del Consiglio. L'uscita di Gotzamanis potrebbe, a mio avviso, essere considerata soltanto in caso di formazione di un Governo ex novo.

Mi permetto pertanto sottoporre a V. E. opportunità di far presente, con la massima urgenza possibile, a Governo Berlino necessità di una diversa e rapida soluzione dell'attuale crisi politica che paralizza l'opera del Governo e riduce possibilità di azione degli Incaricati Speciali in un momento particolarmente delicato.

A mio avviso la cosa migliore consisterebbe pertanto nell'autorizzare i due Plenipotenziari d'accordo fra loro e con le altre Autorità dell'Asse in Grecia a risolvere la crisi nel modo migliore in relazione alle possibilità attuali ed alla situazione internazionale. Infatti quella locale è in fase evolutiva in relazione agli avvenimenti esterni e la costituzione di un Governo «politico», che quindici giorni orsono si presentava la più vantaggiosa, potrebbe divenire domani di più difficile, e anche di più rischiosa attuazione.

Converrà quindi scegliere fra un Governo Rhallis e uno LogothetopoulosGotzamanis (senza escludere altre possibilità) quello che, al momento in cui riceveremo le istruzioni, apparirà di più rapida costituzione e in condizioni di dare maggiori garanzie di collaborazione con le Forze Occupanti.

A tale proposito permettomi ricordare, come riferito con mio telegramma per corriere in riferimento, che Ministero Esteri germanico ha fatto conoscere a Altenburg che iniziativa politica in Grecia spetta all'Italia e che pertanto egli avrebbe modificato senz'altro il suo atteggiamento qualora gli fosse stato dal Governo Italiano richiesto di consentire a diversa sistemazione politica del Governo Greco.

La procedura più atta a raggiungere lo scopo mi sembrerebbe quella di interessare direttamente il Governo Germanico autorizzandomi in pari tempo a fare analoga comunicazione a questo Plenipotenziario del Reich.

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 302. (2) -Vedi D. 280. (3) -Vedi D. 263.
300

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. R. P. 24693. Torino, 12 novembre 1942.

Stamane l'ammiraglio Duplat si è presentato dal Generale Vacca Maggiolini e dopo avergli premesso che riteneva il cordiale colloquio di iei sera avesse avuto un carattere puramente personale e non ufficiale (al che il nostro Presidente ha prontamente replicato, dichiarandogli che tutto continuava come prima, anzi con maggiore volontà di collaborazione), gli ha detto:

l'occupazione tedesca della Francia libera è un fatto penoso per il mio Paese, ma devo dirvi che ancora più penosa e mal vista sarà l'occupazione italiana. Tuttavia il contegno delle truppe italiane in Francia potrà forse cambiare totalmente un simile stato d'animo e segnare una svolta decisiva nei futuri rapporti franco-italiani.

Come è ovvio il Generale Vacca Maggiolini gli ha dato immediatamente cordiali assicurazioni di carattere generico. Poi ha telefonato al Maresciallo Cavallero pregandolo caldamente di evitare l'entrata a Nizza del Generale Garibaldi e dei suoi collaboratori, nonché, in linea generale, di evitare l'afflusso in Francia dei consueti elementi profittatori e provocatori di confusione.

Il Maresciallo Cavallero ha immediatamente aderito alla tesi della Ciaf, e ne ha riferito al Duce. Questi ha già deciso che Garibaldi e compagni non andranno a Nizza, e ha comunicato di aver già dato ordini categorici all'Ecc. Buffarini Guidi affinché la frontiera franco-italiana sia praticamente chiusa, e venga consentito l'espatrio in Francia solo a elementi di sicura e provata serietà ed onestà.

Il Generale Vacca Maggiolini, in base a tali precisi affidamenti, ha già inviato alla Delegazione Francese la nota qui unita in copia (l).

Stamane a Tolone l'Ammiraglio Marquis, comandante della piazza, un altro ammiraglio francese comandante della squadra, alla presenza del nostro Ammiraglio De Feo e di un ammiraglio tedesco, hanno prestato giuramento di lealtà e fedeltà al nuovo ordine creatosi in Francia, anche a nome dei loro ufficiali (uno eccettuato, che è stato subito destituito ed allontanato). Come ti sarà noto le truppe dell'Asse non hanno occupato Tolone la cui difesa rimane affidata alla Marina francese.

Per parte mia, e su istruzioni della Presidenza, ho inviato una circolare alle Delegazioni Rimpatrio in Francia affinché dimostrino verso i francesi spirito di cortesia e cooperazione, e, ponendosi a disposizione delle autorità militari di occupazione, facilitino in ogni modo i contatti tra queste e quelle francesi.

301

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7126/1420 R. Atene, 13 novembre 1942, ore 1,15 (per. ore 9,45).

Mio telegramma per corriere n. 0256 (2).

Nell'ultimo colloquio che Altenburg ed io abbiamo avuto con Tsolacoglu lo impegnammo rimanere in carica con attuale formazione governativa almeno fino a che fosse avviata opera Incaricati Speciali ed i Governi Roma e Berlino si fossero concertati sulla risposta da dare alla sua richiesta di modifiche nel Governo.

Altenburg ed io aggiungemmo che egli doveva astenersi dallo scriverei, come aveva annunziato, una nota per indicare condizioni sua permanenza al Governo dato che le condizioni erano e permanevano quelle di cui egli aveva accettato l'impegno firmando noto Protocollo della sua assunzione al potere.

Contrariamente a tale richiesta egli ci ha indirizzato ieri lettera nella quale dichiara che intende rimanere al Governo solo per un [breve] periodo ed a patto che vengano dai Governi dell'Asse accettate seguenti condizioni:

lo -allontanamento immediato di Gotzamanis;

2° -libertà assoluta scelta nuovi collaboratori;

3° -libertà provvedere in materia alimentare;

4° -repressione degli atti arbitrari degli organi delle autorità occupazione contro le autorità elleniche e gli organismi dei corpi di sicurezza greci con riserva di specificare misure da adottare;

5° -libertà d'azione al Governo nelle nomine ed istruzioni ai prefetti e sindaci; 6° -misure contro propaganda ostile Bulgaria nei territori Macedonia occupati da Germania; 7° -efficaci sforzi per contenere persecuzione Bulgaria contro popolazione territori greci.

Generale Tsolacoglu conclude che comunque, e anche con tali promesse, sua permanenza al potere sarebbe provvisoria e dipenderebbe dal risultato che suo Governo sarebbe messo in grado conseguire.

In tali circostanze è evidente che il Capo del Governo, che del resto è in condizioni di profondo abbattimento nervoso, non può più restare al suo posto. Altenburg ed io riterremmo quindi opportuno che gli fosse inviato in risposta l'invito a passare senz'altro suoi poteri all'attuale Vice Presidente del Consiglia Logothetopulos, il quale assumerebbe direzione provvisoria Governo fino raggiungimento accordo tra Governo italiano e tedesco sulla soluzione della crisi ministeriale.

Plenipotenziario Altenburg ha telegrafato a Berlino chiedendo di essere autorizzato ad agire insieme con me in questo senso. Sarei grato volermi autorizzato partecipare ad Altenburg approvazione tale modo di procedere, dandone in pari tempo urgente comunicazione a Berlino.

Istruzioni pervenute a mio collega tedesco, che hanno paralizzato sua azione durante tre settimane circa, hanno impedito necessari mutamenti Governo che sarebbero avvenuti senza difficoltà e con aumento nostro prestigio, mentre il prolungarsi della crisi è per noi del tutto negativa e controproducente per la Germania.

È pertanto indispensabile giungere al più presto ad una soluzione che faccia cessare tale stato di incertezza (l).

(l) -Non pubblicata. (2) -Vedi D. 299.
302

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI

T. UU. 39520/31 P.R. Roma, 13 novembre 1942, ore 13,50.

Vostro n. 65 (2). Seguito mia telefonata di ieri informate Lavai di quanto segue: l) Tutti i movimenti delle nostre truppe in territorio francese sono stati concordati con le autorità militari germaniche. 2) Passaggio truppe nella Tarantaise e nella valle di Mariana costituisce movimento strategico necessario per raggiungimento vallata del Rodano.

23 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

3) Superata fase affluenza, nostre truppe prenderanno dislocazione prestabiUta secondo gli scopi che sono stati concordati e cioè difesa coste. Assicurate (l).

(l) -Per la risposta d! Ciano vedi D. 306. (2) -Vedi D. 298.
303

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. uu. S.N.D. 7250/165 R. Tunisi, 13 novembre 1942, ore 18 (per. ore 13,15 del 17).

Come è noto sono giunti Tunisi Biserta formazioni tedesche e una squadriglia italiana che hanno occupato aeroporti.

A Biserta sono inoltre sbarcate alcune unità delle forze armate germaniche.

Aeroporto Tunisi è stato subito bombardato da aerei nemici, con danni limitati. Truppe francesi hanno evacuato Tunisi e Biserta dirigendosi verso la frontiera Algeria. Loro spirito atteggiamento discorsi lasciano prevedere che non opporranno

resistenza agli americani.

Non è da escludere sin da ora loro connivenza con nemico.

Autorità francesi insieme popolazione attendono passivamente eventi fidu

ciosi arrivo truppe americane che si trovano in forze a 200 chilometri da Tunisi e di cui si annunziano puntate verso Tebessa Gabs scopo isolare Tunisia. Attraverso nostre organizzazioni prestiamo aiuti possibili reparti italatedeschi.

Collettività italiana sebbene disciplinata non nasconde sua viva preoccupazione. Delegazioni militari italiana e tedesca hanno impressione che entità nostre forze anzidette sesto giorno dopo primo sbarco americano Algeria non consente far fronte situazione.

304

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7167/649-650 R. Budapest, 13 novembre 1942, ore 20,40 (per. ore 19,30 del 14).

Presidente del Consiglio ha voluto espormi punto di vista ungherese di fronte ultimi avvenimenti che qui brevemente riassumo:

1° -Eventualità fronte balcanico: Presidente ha condiviso ansia del paese circa fatti Africa del Nord e pur ritenendo sempre probabile apertura fronte

balcanico da parte anglo-sassoni egli ,~;:cnsa ora che tale eventualità sia scongiurata sino a prossima primavera data difficoltà mettere in moto truppe nei Balcani inverno. In questo torno di tempo egli spera venga concretato d'accordo con Italia e Germania compito spettante Ungheria per difesa ordine Balcani e Media Europa. Sempre più appare chiara gravità tale missione ma Kallay dice che Ungheria vuole assolverla sino alla fine.

2° -Fronte russo: dopo un primo momento di incertezza dovuto al fatto che Honwed era chiamato a fare una guerra avente un carattere troppo lato ed universale data caratteristica soldati ungheresi, adesso essa dà un ottimo rendimento. Alle truppe già in linea, quasi 300 mila uomini, vengono aggiunte in questi giorni altre due divisioni. Nel paese rimangono solo 100 mila uomini pochi a detta di Kallay se si pensa ai rapporti ungaro-romeni che continuano ad essere pessimi. Il guaio è -ha detto Kallay -che noi disprezziamo i romeni come un popolo avente caratteristiche inferiori. Essi ricambiano il disprezzo con l'odio. La situazione è questa, il resto sono frasi. Comunque, noi non vogliamo che la nostra rissa nuoccia alla causa dell'Asse.

3° -Turchia-Bulgaria: Kallay diffidava serietà dell'atteggiamento Turchia. Egli è sempre d'avviso che la Turchia prima o poi passerà dalla parte del nemico. Circa Bulgaria non crede che essa possa molto giovare alla nostra causa profondamente slava come è agitata da correnti [favorevoli] rottura Asse. Dice i bulgari sono irritati dalla politica filo-serba che sarebbe condotta dall'Italia;

4° -Croazia: recentemente un grave sabotaggio ferroviario è avvenuto in prossimità della frontiera con la Slovenia tedesca (mio telespresso n. 3144/ 1558) (l). Kallay dice i terroristi venivano dal sud probabilmente dalla Croazia. In Ungheria egli è sicuro di stroncare il terrorismo ma è sempre preoccupato della situazione in Croazia che vorrebbe esaminare con noi;

5° -Avvenimenti Francia: Kallay dice non avere mai creduto possibilità collaborazione franco-tedesca ed i fatti odierni glielo hanno ad usura confermato. È lieto che italiani siano entrati in Corsica ed a Nizza e spera che questo avvenga presto e totalmente in Tunisia.

6° -Situazione interna: Il Paese è calmissimo ed accetta con fermezza privazioni imposte dalla guerra. Abbiamo pane sino anno 1942 -dice Kallay e dovremo ancora ridurre le razioni. Ma il popolo è compatto. Il Reggente Horthy è più che mai popolare e la legge che designa la famiglia Horthy come famiglia «nazionale» è stata accolta con grande favore. Le difficoltà sono connesse alla continuazione della guerra ma vi assicuro che non abbiamo un momento di esitazione e continuiamo fermamente con voi la strada tracciata dal dovere e dalla riconoscenza.

Fin qui Kallay.

Come ho riferito con mio telegramma n. 646 del 12 corrente (2) maggior

tranquillità questi ambienti dirigenti va messa in relazione con rapida reazione

Asse a sbarchi anglo-americani. È evidente comunque che Presidente del Con

siglio ha voluto assicurarmi che ansietà destata non influisce in alcun modo

su atteggiamento preso.

(l) Zoppi rispose con T. per telefono 7131/68 R. del 13 novembre 1942, ore 19, quanto szgue: «Lavai mi ha pregato informare R. Governo che interpreta «nel senso che, una volta terminata affluenza nostre forze armate luoghi stabllltl per difesa coste, non rimarranno truppe italiane all'ovest della linea fissata dalla convenzione d'armistizio nel territori di cui si tratta».

(l) -Non rinvenuto. (2) -Non pubblicato.
305

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. UU. 39675/1121 P.R. Roma, 14 novembre 1942, ore 15.

Vostro telegramma n. 1202 (1).

In risposta alla domanda che vi ha rivolto Jordana circa punto di vista italiano relativamente a messaggio Roosevelt, vogliate comunicargli verbalmente, dico verbalmente, quanto segue:

Il Governo Italiano è grato al Governo spagnolo per la comunicazione che gli ha fatto pervenire e per la richiesta che gli ha rivolto di fargli conoscere il suo avviso.

Il Governo italiano non ritiene che si possa prestar fede alle assicurazioni americane e britanniche. Non è evidentemente opportuno respingere formalmente ed esplicitamente tali assicurazioni.

Il Governo italiano pensa tuttavia che il Governo spagnolo potrebbe rispondere alle dichiarazioni americana e britannica, prendendo atto delle dichiarazioni stesse, ma facendo notare che lo sbarco di forze americane e britanniche nei territori dell'Impero francese dell'Africa Settentrionale costituisce un mutamento fondamentale in tutta la situazione nord-africana, situazione nella quale il Governo spagnolo è, tanto dal punto di vista politico come da quello militare, sommamente interessato.

Il Governo spagnolo potrebbe aggiungere che esso seguirà con la massima attenzione il corso ulteriore degli avvenimenti facendo intanto ogni e più ampia riserva.

306

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. UU. 39681/1851 P.R. Roma, 14 novembre 1942, ore 20.

Per Vostra informazione e norma si trascrive seguente telegramma diretto in data odierna alla R. Ambasciata a Berlino:

«Con riferimento telegrammi del R. Plenipotenziario Atene in data 12 e 13 corrente a Voi comunicati in data odierna (2), siete pregato informare di urgenza Governo germanico che -in vista dell'atteggiamento ora assunto da Tsolacoglu e dell'evoluzione delineatasi nella situazione politica greca -Governo italiano ritiene necessario i due Plenipotenziari siano autorizzati:

l) invitare Tsolacoglu a passare senz'altro poteri attuale Vice Presidente Consiglio Logothetopoulos;

2) risolvere al più presto crisi ministeriale, costituendo Governo con quelle personalità che essi e le altre Autorità dell'Asse in Grecia riterranno più adatte in relazione alle possibilità ed alla convenienza del momento.

Vengono inviate istruzioni al R. Plenipotenziario ad Atene di procedere nel senso sopra indicato non appena il suo collega germanico avrà ricevuto direttive

analoghe~.

(l) -T. 7003/1202 R. del 9 novembre 1942, ore 4,16, non pubblicato. (2) -Vedi DD. 299 e 301. tH
307

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, GIARDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7180/2142 R. Lisbona, 14 novembre 1942, ore 23 (per. ore 13 del 15).

Riferimento miei precedenti telegrammi, trasmetto testo di un telegramma pervenuto questo Ministro degli Affari Esteri dall'Ambasciatore portoghese a Madrid:

«Madrid 13 novembre 1942. Sebbene non sia noto, né mi consta che questo Governo, nonostante la radicale trasformazione sorta nel panorama della guerra, pensi ad una revisione della sua politica estera seguita sino ad ora nei confronti dei belligeranti dell'una e dell'altra parte, tuttavia trovo una simile revisione estremamente probabile in un futuro molto prossimo, con una decisa inclinazione verso le Nazioni Unite, dalla cui buona volontà, soprattutto nel campo economico, questo Governo non può in alcun modo prescindere, principalmente ora che tutte le sue comunicazioni con possedimenti spagnoli di Oltremare dipendono esclusivamente dagli alleati. Questo tende a confermare le mie informazioni anteriori circa la politica seguita dal Generale Jordana, sebbene che una definizione più marcata della politica stessa, solo si possa attendere allorché si manifesteranno i primi risultati politici dell'occupazione anglo-americana della costa Nord-Africana».

308

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. 3455. Roma, 14 novembre 1942.

Ieri sono stato in Vaticano, dove ho trovato tutti sorpresi e addolorati per il «corsivo » di Regime Fascista dell'H corrente. Il Cardinale Maglione mi ha detto che non solo, come ovvio, il Vaticano respingeva l'ingiusta accusa fattagli, ma che aveva l'obbligo di protestare ufficial

mente presso 11 Governo Italiano allo scopo anche di evitare che un'artificiosa campagna di calunnie contro la Santa Sede potesse a vere delle ripercussioni dannose sui cattolici italiani.

Il Nunzio Apostolico sarebbe stato pertanto incaricato di fare un passo ufficiale presso il Governo Italiano. In via assolutamente personale e riservata il Cardinale Segretario di Stato mi ha fatto osservare:

0 ) che il Santo Padre, contrariamente alle asserzioni di Regime Fascista, e come io stesso riferii a suo tempo a V. E., rivolse a Myron Taylor una richiesta scritta supplicando di evitare i bombardamenti delle città aperte e delle popolazioni civili (l). E ciò, proprio a richiesta indiretta di quegli stessi tedeschi che tanto hanno protestato per la visita di Myron Taylor. Sarebbe stato per lo meno strano, quindi, che fosse stato proprio costui, appena uscito dalla Città del Vaticano, a spingere il Governo inglese e quello americano a rispondere immediatamente alla preghiera del Papa bombardando Genova e Milano. Tali azioni erano state senza dubbio decise da molto tempo in correlazione coll'offensiva in Libia e colle operazioni degli Anglo-Americani in Marocco e in Algeria;

2°) che Myron Taylor (e qui il Cardinale mi domandò il massimo segreto) fece bensì al Santo Padre un accenno alla possibilità di staccare l'Italia dalla Germania, ma trovò da parte del Pontefice una tanto glaciale accoglienza che non ardi ripetere l'accenno stesso, nel colloquio che ebbe con lui Cardinale Segretario di Stato, come pure sarebbe stato naturale, data la natura politica dell'accenno fatto al Papa.

Il Cardinale Maglione si rammaricava pertanto profondamente che le accuse di Regime Fascista fossero state rivolte alla Santa Sede proprio per delle questioni (come i bombardamenti delle popolazioni civili e le pericolose illusioni americane sulla possibilità di staccare l'Italia dalla Germania) circa le quali la sua azione si era svolta in senso assolutamente contrario a quello di cui il detto giornale la accusava, quasi additandola come colpevole agli italiani.

Anche in questa occasione la sollecitudine del Santo Padre per l'Italia era stata vigile e premurosa, e quanto ai bombardamenti non dovevasi dimenticare che la presenza del Santo Padre, il quale dall'inizio della guerra non era più uscito dal Vaticano, era almeno in parte causa del fatto che Roma finora non era stata bombardata.

Come poteva il Pontefice accogliere pertanto se non col più vivo dolore l'in

sinuazione di Regime Fascista che il Vaticano fosse stato l'indiretto responsabile

dei bombardamenti di Genova e Milano?

Ho risposto al Cardinale che tale pensiero non era certo affatto condiviso né

dal Governo né dagli italiani, ma gli ho fatto presente che la visita di Myron

Taylor aveva ad ogni modo dato luogo a tante chiacchiere e a tanti sospetti

dentro e fuori d'Italia che bisognava bene riconsiderare le cose nel caso che

venisse in mente a Roosevelt di ripetere l'invio del Taylor al Vaticano.

{l) Guariglia ne riferì con un promemoria del 25 settembre 1942 che è registrato tra le carte dell'Archivio Segreto dell'Ufficio di Coordinamento del Gabinetto, ma che ora manca nel fascicolo.

309

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4030/8. Parigi, 14 novembre 1942 (per. il 18).

Ho riferito giornalmente sulle notizie relative agli avvenimenti che dal 7 corrente si svolgono nel Nord Africa francese, e specie, e per ovvie ragioni, su quelle relative all'atteggiamento del paese e del Governo, in guisa da fornire sulla situazione, e per quanto riguarda la Francia, quanti più elementi di giudizio possibili.

Continuerò a inviare informazioni; e intanto faccio seguire qualche breve osservazione.

l. Gli avvenimenti non hanno colto di sorpresa l'opinione pubblica e gli organi ufficiali. Da troppo tempo si parlava dappertutto della minaccia angloamericana in Africa. Ha colpito però la molteplicità degli attacchi in Atlantico e in Mediterraneo e la copia dei mezzi.

2. In Algeria e in Marocco, civili e militari francesi hanno aiutato gli americani e gli inglesi nei loro preparativi di sbarco; e poi, salvo rari episodi e ad eccezione del comportamento delle unità navali francesi, hanno loro aperto le porte di casa. Nella Francia metropolitana, la reazione popolare è stata di simpatia e di soddisfazione.

Come ho già telegrafato, il pubblico non ha posto mente all'attacco contro i territori francesi, ma ai vantaggi che questo attacco assicura ai nemici della Germania; e questi vantaggi, nell'immaginazione popolare, confermano la grande maggioranza nella persuasione che conviene perseverare nell'atteggiamento di attesa.

È questa una delle ragioni che spiega come l'ingresso nella Zona non occupata delle truppe italiane e tedesche non abbia incontrato difficoltà. A che avrebbe valso. si dice, opporsi o cercare di opporsi a questa nuova forma di occupazione, quando gli avvenimenti si svolgono già di per sé in modo conforme al desiderio generale?

Con questa considerazione il francese medio cerca anche di dare, dinanzi alla propria coscienza, una giustificazione alla sua inerzia e alla sua passività.

3. -Ha suscitato malumore l'occupazione da parte italiana di Nizza, della Corsica e della Tunisia, e specie della Savoia; ma, dato anche l'apprezzamento generale della situazione, il malumore non va oltre un semplice stato d'animo. 4. -Pétain fa quanto può per ritardare e ridurre nella loro applicazione le decisioni che l'Italia e la Germania gli impongono a mezzo di Lava!; ma finisce per adattarvisi. Si regola per modo da evitare, come ripete nei suoi messaggi, «altri mali alla Francia>>; e cioè che la Francia, battuta e uscita nel 1940 dalla guerra guerreggiata, subisca ora danni maggiori di quelli assolutamente inevitabili.

Il suo sentimento e il suo scopo sono tuttavia indubbi e rimangono quelli che sono sempre stati. Intanto altri per lui: Giraud e compagni, si adoperano ad acquistare titoli alla Francia presso gli americani e presso gli inglesi.

5. Lavai, sotto la forza degli avvenimenti, fa una politica sempre più orientata verso la Germania, e la stampa collaborazionista persevera nella sua campagna intesa a persuadere i francesi della necessità di collaborare militarmente con l'Asse e a integrarsi nell'Europa nuova.

Mi è stato osservato che, se invece di Lavai, vi fosse stato Darlan o un altro al Governo, l'ingresso delle truppe italiane e tedesche nella Zona non occupata avrebbe potuto essere ostacolato invece che facilitato; che l'arresto di Weygand, che ha tolto di mezzo un elemento pericoloso, è stato possibile grazie a Lavai; che la flotta rimasta spettatrice a Tolone rappresenta un indubbio vantaggio per l'Asse etc. etc.

In tutto questo c'è del vero.

Per l'apprezzamento dei fatti così citati occorre però ricondurre i fatti stessi allo stato d'animo del paese e tener conto che l'astensione dalla lotta risponde, come ho detto, oltre che all'amore del quieto vivere, all'opinione che l'attesismo è ora più che mai conforme agli interessi della Francia e alle esigenze della situazione (1).

310

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO U. Roma, 15 novembre 1942.

Per non raffreddare le simpatie degli Arabi che, soltanto ieri, hanno ricevuto un messaggio di simpatia e di amicizia dal Presidente Roosevelt, si riterrebbe opportuno rassicurare gli ambienti nazionalisti tunisini facendo pervenire al Bey a tal fine un messaggio confidenziale.

ove il Governo Tedesco consenta, potrebbe essere presentito il Grande Mufti di Palestina per conoscere se sarebbe disposto ad inviare subito un suo messaggio personale per il Bey sulle linee dell'unito progetto (2).

311

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7220/928 R. Bucarest, 16 novembre 1942, ore 14,30 (per. ore 18).

In ottemperanza alle Vostre alte istruzioni (3) ho comunicato a Miche! Antonescu invito Governo italiano a recarsi Roma nel prossimo dicembre con riserva di fissare data precisa ( 4). Antonescu si è dimostrato felicissimo dell'invito e mi ha pregato trasmetterVi espressioni del suo grato animo aggiungendo che vedeva

cosi realizzarsi il suo desiderio più vivo: quello di un incontro con V. E. Mi ha pregato anche di dirVi che Governo Romeno considera situazione settimana serenamente e guarda ammirato alla reazione delle forze dell'Asse contro minaccia anglo-americana sul Mediterraneo. Ha aggiunto che esercito romeno in grandi difficoltà dovute al clima ed al territorio continua a battersi con il massimo ardore; suo spirito è intatto e piena sua fiducia nella vittoria.

(l) -Il presente documento reca Il visto di Mussollnl. (2) -Non pubblicato. Si veda il testo definitivo in allegato al D. 361. (3) -Non rinvenute. (4) -Vedi D. 458.
312

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7231/1235 R. Madrid, 16 novembre 1942, ore 23,30 (per. ore 7 del 17).

Ho fatto subito a Jordana comunicazione verbale di cui al telegramma di

V. E. n. 1121 (1). Analoga comunicazione è stata fatta dal collega germanico. Per parte mia ho aggiunto formale cortesia di cui al telegramma di V. E. 1116 (2) nonché espresso comprensione idee per situazione Spagna nel momento attuale.

Jordana si è mostrato visibilmente grato per comunicazione di V. E. ed ha aggiunto che riferirà Caudillo. Risposta a dichiarazione anglo americana sarebbe partita in questi giorni, tenendo conto nostri suggerimenti e cercando fissare e precisare portata assicurazioni ricevute.

313

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO R. 3473. Roma, 16 novembre 1942.

Mi onoro far seguito al mio appunto n. 3455 del 14 c.m. (3).

Da conversazioni avute in Vaticano stamattina, mi è apparso che il nuovo corsivo di Regime Fascista, pubblicato ieri, ha provocato negli ambienti della Santa Sede un vivo risentimento.

Credo che, a parte il passo che la Santa Sede ha in animo di fare in via ufficiale, mi verrà ancora una volta parlato della cosa dal Cardinale Maglione.

Quello che più sorprende la Segreteria di Stato è che tanto il primo che il secondo corsivo di Regime Fascista sono appoggiati su dichiarazioni che Myron Taylor avrebbe fatto a Washington al suo ritorno dall'Italia, delle quali né attraverso la stampa, né attraverso la radio, né attraverso una qualsiasi altra strada, la Santa Sede è mai venuta a conoscenza.

Mi è stato perciò richiesto in via privata di conoscere da dove queste dichiarazioni sono state desunte e il testo preciso, affinché la Segreteria di Stato possa opportunamente regolarsi in merito. Mi sarebbe gradito di ottenere possibilmente qualche indicazione in proposito (l).

(l) -Vedi D. lWl5. (2) -Vedi D. 286, nota 2. (3) -Vedi D. 308.
314

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 3187/1578. Budapest, 16 novembre 1942 (per. il 19).

Le reazioni ungheresi ai recenti avvenimenti mediterranei hanno già formato oggetto di vari miei telegrammi (2) ma meritano più lungo discorso. Le acque magiare smosse dalle ondate degli sbarchi anglo-americani in Africa hanno fatto affiorare infatti più visibilmente di prima gli elementi determinanti dell'opinione ungherese e gli orientamenti che essa ha assunto sotto l'impulso di circostanze impreviste.

Le preoccupazioni diffnsesi in qvc::;ti ambienti all'indomani del colpo di mano nemico si possono ricondurre a due motivi principali: il dubbio che l'iniziativa avversaria, cogliendo di sorpresa l'Asse in un momento delicato (ritirata dall'Egitto) lo trovasse impreparato ad una reazione efficace e il timore che, ricondotto per iniziativa nemica nel Mediterraneo l'epicentro del conflitto, l'avversario avesse acquistato possibilità di azione superiori alle possibilità difensive e offensive del fronte itala-germanico. Due aspetti, in sostanza, di una medesima considerazione: con gli sbarchi anglo-americani il nemico esercita il suo maggiore sforzo nel punto di minore resistenza, lì dove elementi diversi (neutralità turca e spagnuola, ambiguo atteggiamento francese, disponibilità di basi quali Gibilterra e Malta) giocano meglio che altrove a favore della coalizione anglo-sassone.

Tutto ciò, inserendosi su fattori psicologici in parte già propensi ad una valutazione apprensiva della situa:>:ione, spiega l'ansietà con la quale, durante le prime quarantott'ore gli avvenimenti d'Africa sono stati seguiti da questi circoli.

La rapida reazione itala-germanica, immediatamente successiva ai colloqui di Monaco, l'acquisizione da parte dell'Asse di punti strategici di vitale importanza quali le coste mediterranee della Francia, le basi della Corsica e quelle della Tunisia, hanno valso a rasserenare in parte l'atmosfera dimostrando che l'Asse è lungi dall'aver esaurito mezzi e volontà d'azione. Cosicché, mentre l'aspetto contingente della situazione è seguito ora con maggior fiducia e con la speranza di veder presto ristabilito un equilibrio di forze e di schieramenti, l'attenzione dell'opinione ungherese si rivolge piuttosto ai possibili futuri sviluppi delle reciproche posizioni. È infatti sotto questo riguardo che l'Ungheria avverte di essere più direttamente partecipe delle vicende mediterranee.

Vi ho già segnalato (2), Eccellenza, le apprensioni magiare, fondate o eccessive che siano, per i pericoli inerenti all'apertura di un fronte balcanico.

L'Ungheria valuta senza ottimismo la situazione in Croazia, Rumenia, Serbia, Bulgaria, Grecia e Turchia. Essa la considera affidata più al prestigio delle vittorie dell'Asse che ad un effettivo controllo di quei paesi. La sua posizione geografica e la sua esperienza storica la rendono particolarmente -e forse troppo sensibile ai molteplici e contrastanti elementi che compongono l'attuale stato di cose da Zagabria ad Ankara. Ed il suo latente conflitto con la Romania convoglia verso la frontiera sud-orientale la maggior parte dei suoi pensieri, dei suoi timori e delle sue speranze. Avviene quindi che le improvvise complicazioni nel Mediterraneo si ripercuotano qui sJprattutto «sub specie balcanica» e che l'Ungheria vede nell'insediarsi degli anglo-americani nell'Africa settentrionale l'avvicinarsi di quell'eventualità che essa non cessa da qualche tempo di prospettare in discorsi privati ed ufficiali.

È qui che l'esame dell'atteggiamento ungherese acquista particolare interesse e rivela aspetti forse inaspettati. Giacché, senza mettere minimamente in dubbio la lealtà dell'Ungheria verso l'Asse, sarebbe difficile non ravvisare una certa intima soddisfazione nel pensiero e nel linguaggio degli ungheresi allorché essi prospettano -magari deprecandolo -uno stato di cose che faccia emergere l'Ungheria quale unica Potenza del sud-oriente capace di personificare e di stabilire l'ordine europeo verso quelli che essa ritiene essere meno civili o meno fidati popoli della Balcania. Un'eventualità che desse all'Ungheria la funzione di principale collaboratrice dell'Asse in un ipotetico regolamento balcanico risponderebbe -insomma -più intimamente e più direttamente alle segrete ambizioni magiare di quanto non avvenga con la partecipazione alla guerra contro la Russia, ove l'Ungheria sente di collaborare in posizione che può ritenersi di secondo piano non soltanto nei riguardi dell'Asse ma verso la stessa Romania che è l'eterno punto di riferimento e l'eterno motivo di emulazione per questo paese.

Quale che sia il valore attuale di queste considerazioni sta di fatto che quest'ordine di idee ha contribuito a far comprendere all'Ungheria nel momento in cui si inizia nel Mediterraneo una lotta di importanza forse decisiva, la necessità di apparire alle potenze dell'Asse come la nazione che più di ogni altra può dare affidamento di forza e di stabilità in questo particolare settore europeo. Nella misura in cui esiste un pericolo di complicazioni balcaniche dipendenti dalla situazione mediterranea, l'Ungheria vuole mantenere la posizione da essa sempre rivendicata di nazione particolarmente rappresentativa e solidale dell'occidente europeo. È per questo che il trasferimento del centro di gravità del conflitto dal fronte russo al Mediterraneo presenta alcuni aspetti che non riescono interamente sgraditi all'Ungheria seppure ansiosa è l'attesa con la quale questo paese segue la rapida evoluzione degli avvenimenti e seppure la propaganda anglo-sassone continui ad avere in questo paese numerosi amici e divulgatori negli ambienti ebraici e liberaleggianti, che nei recenti avvenimenti hanno trovato nuovi motivi di speranza e di attività.

Riassumendo, il fronte interno ungherese, malgrado l'esistenza di problemi politici e psicologici di non trascurabile rilievo, non sembra destare gravi preoccupazioni, anche se la serietà dell'ora non sfugge certo a nessuno. Debbo dire anche che l'attenzione dell'opinione ungherese è più che mai rivolta all'Italia, che le vicende e la logica della guerra mettono al primo plano della lotta e che è destinata a sostenere, nei prossimi mesi, il più duro sforzo morale e materiale. Vi è a questo riguardo una vera e propria aspettativa per la prova che ancora una volta l'Italia Fascista saprà dare della sua volontà di vita e di vittoria (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (2) -Vedi D. 304.
315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 39929/1655 P.R. Roma, 17 novembre 1942, ore 19.

Nostro Console Generale a Tunisi si è messo in contatto con Comando tedesco forze sbarcate in Tunisia per salvaguardare interessi italiani.

Fregasi voler chiedere al Governo tedesco che dia istruzioni a quel Comando perché esso faciliti l'opera del nostro Console, concordando con lui misure atte a tutelare interessi italiani e provvedere normale svolgimento attività della nostra comunità in Tunisia.

Tale comunità rappresenta da solo un elemento politico di grande importanza ma può fornire al momento opportuno un cospicuo contributo militare e, anche da questo punto di vista, è essenziale che il nostro Console abbia tutto l'appoggio possibile da parte delle Autorità militari (2).

316

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7262/136 R. Stoccolma, 17 novembre 1942, ore 20 (per. ore 7,30 del 18).

In cordiale conversazione personale oggi con Giinther ho richiamato sua attenzione sul contegno della stampa che, come risulta dai miei telegrammi Stefani Speciale di questi giorni, accoglie spesso senza riserve notizie di fonte anglo-americana circa situazione Italia.

Ministro degli Affari Esteri ha avuto parole che mi sono sembrate sincere di viva riprovazione per tale linguaggio e in genere per la scarsa maturità politica dimostrata dalla stampa svedese e mi ha assicurato che egli si adopera incessantemente per indurre redazione giornali a maggiori cautele ed obiettività. A questo proposito mi ha informato confidenzialmente che in riunione odierna consiglieri militari del Governo sulla base informazioni in loro possesso sono stati concordi nel giudicare situazione del Mediterraneo ben diversa da quella presentata dalla propaganda inglese ed in modo speciale americana.

(l) -Il presente documento reca 11 visto di Mussollnl. (2) -Vedi D. 398.
317

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7310/1437 R. Atene, 17 novembre 1942, ore 23,10 (per. ore 12,45 del 18).

Telegramma di V. E. n. 1851 (1).

Sono pervenute stasera a mio collega tedesco istruzioni da Berlino che fin da ora lo autorizzano invitare Tsolacoglu ritirarsi dal Governo affidando interim Presidenza del Consiglio a Vice Presidente Logothetopoulos ed a procedere, d'accordo con me e con gli incaricati speciali per le questioni economiche, alla formazione del nuovo Governo.

Mi sono pertanto recato con Altenburg alla Presidenza del Consiglio ove abbiamo comunicato al Generale Tsolacoglu che il contenuto della lettera inviataci (2) non corrisponde agli impegni da lui assunti quando venne costituito il Governo e che quindi, dispiacenti che cessasse collaborazione prolungata per oltre diciotto mesi, ci vedevamo costretti ad aderire a suo desiderio di ritirarsi. È stato quindi deciso di comune accordo che per il momento venga pubblicato a firma Tsolacoglu decreto legge per concessione provvisoria a Logothetopoulos dell'interim della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri della Giustizia e Ministero dell'Interno, e che suo definitivo ritiro dal Governo venga ritardato di qualche giorno. Passaggio consegne avrà luogo 18 corrente.

Generale Tsolacoglu ha dichiarato che, anche fuori del Governo, non muterà suo atteggiamento verso le Potenze dell'Asse e collaborerà con personalità che verranno designate nella nuova formazione.

318

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO R. 3484. Roma, 17 novembre 1942.

Mi onoro far seguito al mio appunto n. 3473 del 16 c.m. concernente i due corsivi apparsi recentemente su Regime Fascista (3). Mi sono recato stamane stesso dal Cardinale Maglione per fornirgli opportune assicurazioni nel senso delle istruzioni impartitemi da V. E.

È pervenuta ora all'Ambasciata la nota Verbale di cui unisco copia, e nella quale, mentre viene espresso il vivo rammarico della Santa Sede per le due pubblicazioni, viene pure confermato che la Segreteria di Stato non ha mai avuto notizia, da nessuna fonte, delle dichiarazioni attribuite a Myron Taylor. Viene anzi aggiunto che questi, interpellato dal Delegato Apostolico per avere preci

sazioni, ha recisamente smentito (e, come mi è stato aggiunto poi verbalmente, in termini anche molto categorici e recisi) di aver mai fatto dichiarazioni del genere.

Nella conversazione avuta con lui stamane il Cardinale Maglione mi ha poi aggiunto che i due co!sivi di Regime Fascista avevano gettato sulla Santa Sede un'ombra di sospetto e di dubbio sotto la quale la Santa Sede stessa non poteva rimanere. Mi ha pregato perciò di chiedere a V. E. se non fosse possibile di rettificare sulla nostra stampa quanto Regime Fascista ha pubblicato.

Mi ha aggiunto che, ave questo non fosse da noi ritenuto possibile verrà pubblicato sull'Osservatore Romano un articolo illustrante l'opera svolta fino ad oggi dalla Santa Sede per evitare i bombardamenti della popolazione civile, e nel quale incidentalmente verrebbero anche rettificate le affermazioni apparse su Regime Fascista (l).

ALLEGATO.

LA SEGRETERIA DI STATO DI SUA SANTITA' ALL'AMBASCIATA D'ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE

NOTA VERBALE 8121/4. DaZ Vaticano, 16 novembre 1942.

Il giornale Regime Fascista, nei suoi numeri dell'l! e 15 corrente mese, ha messo in rapporto le recenti incursioni aeree sopra città italiane con dichiarazioni fatte da

s. E. il Signor Myron Taylor il quale, tornato in America dal suo ultimo viaggio in Europa, avrebbe detto: «Ho avuto conferma che bastano pochi bombardamenti sulle città italiane per scardinare la resistenza e la fiducia del popolo».

Benché precedenti esperienze permettessero di ritenere che il giornale in questione non è sempre né accurato nel vagliare notizie né oggettivo nei suoi apprezzamenti, la Segreteria di Stato di Sua Santità ha incaricato Monsignor Delegato Apostolico di Washington di assumere con ogni diligenza le informazioni opportune.

Mons~gnor Delegato ha potuto senza ritardo assicurare, come del resto si prevedeva, che la pretesa dichiarazione del Signor Taylor non è affatto apparsa nella stampa americana e che lo stesso Signor Taylor, interpellato personalmente, ha recisamente negato di aver pronunziate le parole che gli sono state attribuite.

La Segreteria di Stato non giudica necessario rilevare quanto sia deplorevole e contrario a dignità di profittare di sventure che hanno gettato tante famiglie nel più profondo cordoglio per diffondere contro la Santa Sede affermazioni calunniose, a prova delle quali non si adduce che un inconsistente quanto arbitrario « come tutti sanno ».

Né giudica sia il caso di far presente quali deduzioni, nelle attuali delicatissime circostanze, l'opinione pubblica possa trarre da manifestazioni del genere, provenienti da un giornale che da molti viene considerato come assai vicino alle sfere governative italiane.

Essa tiene, peraltro, ad osservare non solo che la dichiarazione attribuita al Signor Taylor è inesistente, ma che è vero precisamente il contrario di quanto Regime Fascista avrebbe voluto far credere.

Infatti in proseguimento dell'attività svolta con VlVlSSlma sollecitudine allo scopo di tener lontano dalle popolazioni civili il flagello dei bombardamenti aerei e a seguito di domanda pervenutale per via indiretta, la Santa Sede ha approfittato del viaggio del Signor Taylor per rinnovare l'istante richiesta che i bombardamenti aerei non si estendessero a obbiettivi non militari e fossero soprattutto risparmiate le popolazioni civili. Sopra tale desiderata limitazione dei bombardamenti aerei il Cardinale Segre

tarlo di Stato ha richiamato, anche alcuni giorni or sono, l'attenzione di questi Rappresentanti d'Inghilterra e degli Stati Uniti.

Sembra, quindi, alla Segreteria di Stato che il desiderio della Santa Sede di trovare in certa stampa una maggiore comprensione per la sua attività, sia legittimo e meritevole, anche solo nell'interesse della giustizia e della verità, di essere tenuto nella dovuta considerazione.

È pertanto, con viva sorpresa e particolare rammarico ch'essa ha dovuto constatare come si possano impunemente rinnovare tentativi di accreditare, nei riguardi della Santa Sede medesima, affermazioni del tutto calunniose, suscettibili di gettare negli animi turbamento e sconforto.

Nel portare quanto precede a conoscenza della R. Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, la Segreteria di Stato di Sua Santità si vale della circostanza per rinnovarle l'espressione della sua alta considerazione.

(l) -Vedl D. 306. (2) -Vedl D. 301, (3) -Vedl D. 313.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollnl.

319

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7301/656 R. Budapest, 18 novembre 1942, ore 19 (per. ore 7 del 19).

Mio telegramma per corriere n. 0180 del 14 novembre u.s. (1).

Presidente del Consiglio mi ha detto stamane che sua imminente relazione politica estera alla Camera e al Senato avrà sostanzialmente per oggetto assoluta fedeltà che Ungheria intende mantenere all'Asse nell'attuale contingenza e in avvenire.

Ungheria si rende perfettamente conto -mi ha detto Kallay -che questa è unica strada che essa può e deve seguire. Effettivamente, non è pensabile che Governo ungherese possa assumere diverso atteggiamento.

Per quanto riguarda comunque analisi pensiero ungherese mi riferisco al mio rapporto n. 3187/1578 del 16 novembre u.s. (2) aggiungendo che Kallay mi ha ripetuto che notizie provenienti da paesi balcanici e particolarmente da Grecia e Turchia non sono del tutto confortanti.

Secondo quanto risulterebbe a questo Governo situazione in Grecia darebbe motivo a qualche preoccupazione mentre anche atteggiamento turco comincia ad apparire alquanto sospetto.

Kallay mi ha inoltre detto, in via confidenziale, che si ha motivo di ritenere in base informazioni che gli ha dato Ministro ungherese ad Ankara, che Turchia sarebbe stata informata da anglo-americani prossimo sbarco in Africa, forse dello stesso Willkie in occasione suo recente viaggio in Turchia. Questa circostanza è, naturalmente di natura [tale] da rafforzare timori da tempo qui espressimi circa pericoli dell'apertura fronte balcanico.

(l) -T. per corriere 7203/0180 R. del 14 novembre 1942, non pubblicato, con Il quale Anfuso riferiva sull'azione svolta dal Governo ungherese intesa a controbattere all'interno le manovre disfattistiche ed Il diffondersi di notizie allarmanti sulle prospettive della guerra. (2) -Vedi D. 314.
320

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S.N.D. PER CORRIERE 7392/0137 R. Bucarest, 18 novembre 1942 (per. il 23).

Parlandomi della visita a Bucarest del Ministro Rust «che non ha avuto altro carattere che quello puramente culturale » Mihai Antonescu mi ha detto d'aver avuto col Ministro tedesco una lunga conversazione sull'attuale situazione europea « sull'amorfismo politico >> che la distingue.

«Ho detto a Rust-mi ha precisato Antonescu-che la guerra attuale non è solo un fatto militare e non la si combatte solo con i mezzi bellici. Esistono anche un fronte politico -sopratutto sensibile in Europa -ed un fronte economico. Se nel campo militare la situazione è caratterizzata da un inevitabile alternarsi di vicende, nel campo politico essa è fatta d'inazione e di paurosa stabilità. Lo scetticismo che pervade i popoli europei più che conseguenza degli avvenimenti militari è frutto di questa carenza politica.

L'alleanza non è una schiavitù: la sola schiavitù che essa presuppone è quella della fedeltà; di tale fedeltà abbiamo dato ampie prove; essa non ci esime dal dire apertamente il nostro pensiero. In Europa non vi è oggi che disordine, disorientamento, ostilità e preludio del caos. Vogliamo continuare così e fino a quando?».

Antonescu afferma che Rust ha condiviso suoi punti di vista.

Parlandomi della situazione militare politica Antonescu mi ha detto di non credere ad un intervento della Turchia nella guerra. Saracoglu gli aveva fatto pervenire assicurazioni costanti di amicizia -anche recentemente -e fatto

ripetere il fermo proposito dei turchi di restare estranei alla lotta. Antonescu mi ha poi espresso il suo stupore per l'atteggiamento della Spagna che egli ha criticato con aspre parole.

Parlandomi infine della situazione sul fronte russo il Presidente mi ha detto d'aver avuto in questi giorni lunghi colloqui con le autorità militari tedesche per la sistemazione invernale dell'esercito romeno sul Don che pur avendo l'equipaggiamento individuale necessario manca di baraccamenti e si trova in una zona difficile dove le comunicazioni sono problematiche e dove mancano moltissime cose necessarie alla vita del soldato.

Egli aveva appreso che i russi avevano in animo di scatenare un'offensiva proprio sul Don e per questo stavano facendo affluire su quel fronte alcune unità dell'esercito siberiano. Il Gen. Oshima nel maggio scorso gli aveva confidato in gran segreto che i giapponesi avevano deciso di attaccare la Russia nel «momento più propizio » -ma era evidente che i giapponese! erano preoccupati della loro situazione nei confronti dell'America e della Cina e non si interessavano gran che dell'unità d'azione. Dal maggio erano passati 7 mesi e non v'era nessun sintomo che lasciasse prevedere come imminente o anche probabile un attacco giapponese che avrebbe certamente obbligato i russi a non sguarnire il loro fronte siberiano.

321

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7300/1996 R. Berlino, 19 novembre 1942, ore 14 (per. ore 15).

Da notizie qui pervenute, non controllate, sembra che alcune navi da guerra anglo-americane siano state osservate incrociare nei paraggi delle Baleari.

Circa situazione in Spagna, si ritiene qui che l'esercito spagnuolo manchi di armi e munizioni e perciò si pensa qui che un eventuale intervento spagnuolo costituirebbe per l'Asse piuttosto un pregiudizio che un vantaggio.

Urgenti richieste di materiale bellico alla Germania sarebbero state recen

temente rinnovate.

322

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7320/2171-2172 R. Lisbona, 19 novembre 1942, ore 21,57 (per. ore 7 del 20).

Da nota fonte apprendo quanto segue:

l) Ambienti politici e circoli governativi britannici sembrano molto preoccupati per pauroso estendersi corrente comunista larghi strati classe operaia dovuto... (l). Governo britannico non osa reprimere manifestazioni con necessaria severità per timore conseguenze.

2) Circa situazione Egitto e Nord Africa regnerebbe a Londra ottimismo generale. Sconfitta decisiva Asse viene ritenuta come sicura; non appena risolta questione Tunisia avrebbero inizio operazioni grande stile contro l'Italia precedute forti azioni aeree contro città italiane costa occidentale nella convinzione di un collasso delle popolazioni. In un secondo tempo Governo britannico conterebbe effettuare sbarchi isole Baleari, persuaso che il Governo spagnolo non si opporrebbe. Governo inglese disporrebbe numerosi agenti informatori privati in Italia appartenenti in gran parte a Corpo Diplomatico accreditati presso Quirinale ma specialmente presso la Santa Sede.

3) Rapporti anglo-americani continuerebbero rivelare certo reciproco risentimento provocato da considerazioni sull'avvenire Impero britannico. Governo britannico considererebbe propri possedimenti continente americano come definitivamente perduti eccettuando solamente Canadà.

4) Situazione Russia non darebbe luogo preoccupazioni almeno fino ad estate 1943 e ciò nonostante situazione alimentare definita «di una certa gra

24 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

vità ». Si spera che U.R.S.S. potrà ricuperare gran parte sua forza combattiva nel corso dell'inverno.

Nonostante patto anglo-russo, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America concorderebbero necessità eliminare, a conflitto ultimato, Germania e Russia. Trasmetterò documento primo aereo.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «manca>>.

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO,

T. u. S.N.D. 40269/1140 P.R. Roma, 19 novembre 1942, ore 22.

Vostro telegramma 1250 (1).

Analogamente a quanto fatto da Vostro collega germanico vorrete chiedere di essere ricevuto di urgenza dal Caudillo al quale farete la seguente comunicazione verbale:

Secondo informazioni pervenute da varie fonti, inglesi ed americani starebbero considerando un colpo di mano contro le Baleari e particolarmente contro Minorca. Data la grande importanza strategica di quelle isole noi riteniamo dover assumere che il Governo spagnolo le difenderà con ogni mezzo qualora fossero minacciate. Al tempo stesso vorrete domandare al Generalissimo se misure precauzionali siano già state prese e se esse siano tali da far ritenere che un colpo di mano sulle isole suddette non potrebbe essere che destinato ad un completo fallimento.

Assicurate (2).

324

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7386/0565 R. Sofia, 19 novembre 1942 (per. il 23).

Come ho precedentemente segnalato, gli avvenimenti che si stanno sviluppando nel bacino occidentale del Mediterraneo ed in Libia, che hanno per epicentro la situazione italiana hanno suscitato e suscitano anche in Bulgaria grandissimo interesse e, praticamente, non piccola preoccupazione.

Da una parte, infatti, la propaganda radiofonica avversaria forse non sufficientemente controbattuta da quella dell'Asse -sarebbero utilissimi, allo scopo, riassunti giornalieri, in lingua francese e tedesca, della situazione generale, a somiglianza di quanto fa la Radio di Londra, e non soltanto le trasmissioni

dei giornali Radio che, per la loro frammentarietà e per essere formati da una

serie di notizie tra loro niente affatto collegate non servono certamente ad illu

minare quotidianamente e regolarmente gli osservatori stranieri -fa rinascere

le segrete speranze di quanti osteggiano, nel loro intimo, l'Asse e la sua po

litica; e dall'altra, in un Paese che ha fatto praticamente tutti gli sforzi per

rimanere di fatto, se non sulla carta fuori del conflitto, il rombo della guerra

vicina suscita sempre viva impressione.

Occorre però aggiungere, su questo secondo punto, che non manca qui chi spera che l'attuale polarizzazione della lotta non più sulle acque del Nilo ma nel bacino centrale ed occidentale del Mediterraneo possa allontanare la necessità di una imminente decisione della Turchia, problema questo, che è sempre capitale ed essenziale per la situazione e l'atteggiamento della Bulgaria.

La stampa bulgara, comunque, del tutto controllata ed ispirata dal Governo, continua a mantenere in pieno il suo comportamento di organo di un Paese firmatario del Tripartito e, almeno fino a questo momento, nessuna nota od accenno fuori posto e fuori tono è stato dato di rilevare. Così come, nei riguardi specifici dell'Italia, non si è avuto a deplorare ed a constatare nessun indizio di un atteggiamento spiacevole.

Aggiungo infine, sull'argomento, che la complessa situazione francese, non ancora chiarita neanche nelle sue linee essenziali, suscita qui particolare interesse; segno che in questa zona il ricordo di un Paese, che ha svolto fino a pochi anni fa un'azione notevole anche nel quadro balcanico, non è ancora del tutto scomparso.

(l) -Con T. s. n. d. 7302/1250 R. del 13 novembre 1942, ore 14, non pubblicato, Lequio riferiva che l'Ambasciatore di Germania aveva ricevuto istruzioni di recarsi dal Caudillo per comunicargli la notizia di un prossimo tentativo di sbarco anglo-americano nelle Baleari. (2) -Per la risposta vedi D. 335.
325

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

L. P. Rorna, 19 novembre 1942 (2).

Nell'attesa di incontrarmi con Voi, e credo che ciò sarà possibile nei primi giorni di dicembre, non voglio tardare oltre a sottoporvi alcuni elementi della situazione, così come viene da me considerata.

Cirenaica. È necessario tenere la nuova linea di resistenza Agheila-Marada che si sta organizzando per la difesa della Tripolitania. Una linea buona, come è stato già provato due volte. È da questa linea che Rommel è ripartito al contrattacco. Ma perché questa linea, sulla quale stanno già concentrandosi uomini e mezzi, sia in grado di resistere occorrono :

a) cannoni di medio calibro che possano distruggere i carri armati pesanti americani;

b) uno schieramento di aviazione almeno uguale a quello avversario.

È ormai provato che la ritirata è stata provocata dalla schiacciante superiorità dell'aviazione nemica.

La distanza dalle basi può avere diminuito l'efficienza della Raf, ma in misura -secondo me -trascurabile.

Torno quindi ad insistere sul binomio cannoni-aeroplani.

Tunisia. Io vedo la situazione con relativa tranquillità. Questa è la settimana di crisi. Anche qui non c'è da perdere un minuto di tempo. Come sapete, una divisione italiana sarà --entro la settimana -al completo in Tunisia, mentre un'altra è già pronta a partire.

Francia. Considero la situazione come non chiara e meritevole della più vigilante attenzione. Non credo però che sia nel nostro interesse ~i mescolarci nella situazione interna sino al momento in cui essa non costituisca un pericolo per le nostre forze di occupazione.

Bombardamenti in Italia. È nel programma nemico di effettuare bombardamenti massicci delle città italiane. Lo si è proclamato a Londra e a Washington ed è in corso. Dal punto di vista della resistenza morale, questi bombardamenti non esercitano un'azione pericolosa, ma dal punto di vista dei danni materiali il pericolo è serio. Voi sapete, Fuhrer, che le industrie italiane sono concentrate in determinate regioni del territorio che possono essere come sono -facilmente raggiunte. La stagione non è un ostacolo. Le giornate e le notti sono limpide. Ora io Vi chiedo -almeno durante la stagione invernale -un potente rinforzo di batterie antiaeree che, in caso di Vostra necessità, Vi saranno restituite, mano a mano che saranno prodotte le nostre.

Spero, Fiihrer, che accoglierete questa mia domanda, il cui carattere di urgenza non ha bisogno di esservi sottolineato.

Su altri argomenti, come Croazia, Grecia, Russia, Spagna, spero di intrattenermi personalmente con Voi.

Nell'attesa, Vi prego di accogliere i miei più cordiali camerateschi saluti, coll'assicurazione che l'Italia rimane e rimarrà al fianco della Germania sino alla vittoria.

(l) -Ed. tn Hitler e Mussolini: lettere e documenti, cit., pp. 126-128. (2) -Questa lettera fu trasmessa ad Hitler attraverso 11 Comando Supremo, che ne inviò poi copia al Ministero degli Esteri.
326

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 19 novembre 1942.

Ho telefonato a Farinacci per chiedergli di pubblicare su Regime Fascista una nota che servisse in qualche modo a scagionare la Santa Sede da una diretta responsabilità nei recenti bombardamenti dell'Italia o che comunque servisse ad attenuare la reazione determinata in Vaticano dai noti corsivi sulla missione Taylor.

Farinacci mi ha risposto che gli sembrava che il suo giornale non fosse la sede migliore per la messa a punto desiderata dalla Santa Sede e che comunque avrebbe preferito non dovere, agli occhi dei lettori, autosmentirsi a così breve distanza dalla pubblicazione dei corsivi stessi.

327

L'AMBASCIATA DI SPAGNA A ROMA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

NOTA VERBALE 520. Roma, 19 novembre 1942.

L'Ambasciata di Spagna ha l'onore di portare a conoscenza del R. Ministero degli Affari Esteri che S. E. il Capo dello Stato Generalissimo Franco ha firmato un decreto che autorizza i Ministri della Guerra, della Marina e dell'Aria a ordinare la mobilitazione parziale. Il preambolo di tale disposizione spiega che l'estensione della guerra a zone sempre più vicine consiglia come provvidenza elementare di adottare quei mezzi che, garantendo la nostra neutralità, compatibile con la difesa della nostra integrità e sovranità, assicurino il mantenimento della pace sui nostri territori. Si prendono tali misure in modo da non alterare le normali attività economiche di ogni specie, e da non perturbare la ricostruzione del paese ma anzi in modo da facilitarla nei limiti del possibile.

Il Governo spagnolo riferendo su queste decisioni, ha incaricato questa Rappresentanza Diplomatica di porre in rilievo presso codesto R. Dicastero il carattere preventivo e prudenziale della mobilitazione parziale, i cui scopi sono di mantenere la posizione attuale della Spagna.

328

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7344/1683 R. Buenos Aires, 20 novembre 1942, ore 21,30 (per. ore 8,30 del 21).

Da Santiago 1071.

«Mio telegramma n. 1045 (1). Recatomi ringraziare Ministro degli Affari Esteri per cortese parte presa da Presidente della Repubblica e da lul ln occasione Genetliaco di S. M. il Re gli ho chiesto come giudicasse attuale posizione Cile innanzi conflitto. Mi ha risposto che gli sembrava invariata. Avendogli accennato a rinnovate attività partito di sinistra pro-alleati, a vari autorevoli articoli principali giornali per addivenire rapida rottura relazioni con Asse mi ha detto che l'ignorava. Gli ho altresì chiesto se a suo avviso potesse presentare qualche pericolo riunione straordinaria congresso che avrà luogo oggi, di cui partito di sinistra credeva voler approfittare per dar luogo voto contrario al Tripartito. Mi ha risposto che egli viveva al di fuori partiti e che ignorava volontariamente loro attività poiché voleva agire esclusivamente come ministro tecnico sulla base direttive Presidente della Repubblica.

Conversazione oltremodo cordiale è ancora continuata a lungo, ma sempre con stesso risultato previsto suindicato mio telegramma. Ministro Affari Esteri

ha infatti sempre evitato esprimere sue: ~:vviso personale su situazione internazionale Cile e fare in merito qualsiasi previsione. Identico risultato hanno avuto colloqui che i miei colleghi Germania e Giappone hanno avuto con lui. De Rossi».

(l) Vedi D. 297.

329

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 7367/0215 R. Zagabria, 20 novembre 1942 (per. il 22).

Secondo informazioni fornitemi da fonte fiduciaria di questo Ministero delle Forze Armate, istruzioni inviate ai primi di novembre da Mosca al Comando dei partigiani preannunziavano pei mesi di novembre e dicembre violente azioni of' fensive degli alleati contro le Potenze dell'Asse; veniva fatto appello ai comunisti della Balcania perché si tenessero pronti a cooperare attivamente alla

vittoria, intensificando azioni sabotaggio e propaganda alla rivolta.

A seguito di tali istruzioni, il Comando partigiano in Croazia impartì ordini

ai capi settori perché invitassero popolazione croata a passare nelle file comu

niste. Emissioni radio furono organizzate per dare all'opinione pubblica la sensa

zione che, con l'acuirsi della lotta nel Mediterraneo, anche il fronte balcanico

stava per mettersi in movimento, e che il crollo del Governo croato era immi

nente data l'impossibilità in cui le forze itala-tedesche si trovavano per aiu

tarlo. Si minacciavano perciò le popolazioni «dall'astenersi dal dare ogni ap

poggio alle Autorità militari e politiche del Paese, se volevano cattivarsi la

benevolenza del vincitore, che sarà generoso verso tutti i proletari che avranno

contribuito alla sua vittoria, ma sarà implacabile contro i suoi nemici».

Operazioni militari furono condotte di sorpresa da reparti comunisti bene

inquadrati che ebbero per risultato l'occupazione di importanti posizioni tenute

dai croati (occupazione di Bihac e di Slunj), stabilendo una continuità nello

schieramento delle forze partigiane -calcolate concordemente da croati e te

deschi a 35 mila uomini -dalla Bosnia alla terza zona con tendenza a svi

luppare azione offensiva verso la Capitale croata.

La stessa fonte fiduciaria riferisce che tra le file partigiane viene diffusa

la seguente notizia:

«un grosso esercito alleato si abbatterà fulmineamente sulla Spagna di

Franco e, congiuntosi coi francesi in rivolta, ristabilirà il vecchio fronte anti

tedesco. Questo sarà il secondo fronte. Mentre l'Italia sarà impegnata a difen

dersi in Africa, uno sbarco in Liguria la separerà dalla Germania, costringen

dola a battersi da sola e a capitolare.

Altri sbarchi saranno effettuati nell'Epiro, in Albania e in Dalmazia. Tutto

questo dovrà coincidere con un'azione rivoluzionaria dei partigiani operanti nei

Balcani, prima del prossimo Natale.

Le informazioni che precedono sono state controllate presso questa Poli zia: dalle deposizioni di alcuni comunisti recentemente arrestati nella Bosnia e nello Zagorje (in quest'ultima regione focolai notevoli di ribellione armata si sono manifestati nelle ultime settimane) risulta confermata notizia di cui sopra; i movimenti partigiani rispondono ad ordini centrali suggeriti dalla condotta della guerra; quanto agli accenni di sbarchi preannunciati in Dalmazia, questo Capo della Polizia propende a credere che, per il momento può trattarsi di alcuni emissari inviati col compito di alimentare la lotta dei partigiani. Le località che le deposizioni di prigionieri segnalano come probabili per lo sbarco di emissari, sono la penisola di Sabbioncello e la costa di Novigrad.

Incognita della situazione, aggravatasi per ragioni di ordine generale, per la maggiore combattività dimostrata dai partigiani e per la resistenza passiva delle popolazioni verso il Governo croato, è atteggiamento delle forze cetniche che rispondono agli ordini del generale serbo Mihailovic.

Negli ambienti militari tedeschi si prevede che quelle forze -calcolate a 70 mila armati e dislocate in Serbia, Montenegro e Bosnia -attendono un cenno di Mihailovic per agire. È noto che esse sono rimaste inattive per ragioni tattiche e per perfezionare la loro organizzazione. Ma si ritiene che esse costituiscono la cassa di manovra, e cioè il grosso del cosidetto esercito «liberatore »; sono quindi pronte a cooperare, al momento opportuno con le forze partigiane.

Considerato che l'intervento americano nel Mediterraneo ha rafforzato il movimento di ribellione armata nei Balcani (movimento che la resistenza russa aveva già galvanizzato), è opinione diffusa degli ambienti ufficiali, sia tedeschi che croati di Zagabria che occorra da parte delle Forze dell'Asse operanti in Croazia attaccare e possibilmente frantumare, lo schieramento partigiano durante l'inverno, per evitare che la coalizione dell'esercito comunista e di quello cetnico possa procurare più seri imbarazzi in primavera.

Misure militari sono state adottate alla periferia di Zagabria da parte tedesca: le alture della città sono state munite di artiglierie e di riflettori; nelle adiacenze delle due stazioni ferroviarie e per un breve tratto di ferrovia, sono stati costruiti « Bunker » e postazioni, alcune delle quali sono però ancora sprovviste di armi.

Questa Polizia ha intensificata la sorveglianza sull'elemento intellettuale di Zagabria e di Sarajevo. Fra i musulmani sono state individuate nuove cellule comuniste. A seguito di una trentina di arresti operati nella scorsa settimana in questa città tra ufficiali e sottufficiali si è avuta conferma che la propaganda comunista è penetrata anche nell'esercito, e questo spiega la scarsa resistenza opposta agli attacchi partigiani e le defezioni lamentate. Alcuni dei militari arrestati hanno confessato che fuorusciti dalmati, sloveni ed istriani si trovano nelle file ribelli e che essi vestono uniformi italiane.

Per evitare che possano prodursi pericolose infiltrazioni di questi elementi nella capitale, è stato disposto dalla Polizia -d'intesa con questa Missione Militare Italiana -un severo controllo presso il Comando di Tappa e a mezzo di ronde sui nostri militari in transito.

330

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO III DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, MELLINI, AL DIRETTORE GENERALE, VITETTI

APPUNTO. Roma, 20 novembre 1942.

Il Mufti ha consegnato l'unito promemoria di cui ha fatto pervenire copia anche all'Ambasciata di Germania. Il Signor Doertenbach ha comunicato che il promemoria è stato accolto con interesse e trasmesso al Ministro von Ribbentrop.

* * *

IL GRAN MUFTI DI PALESTINA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

PROMEMORIA. Roma, 19 novembre 1942.

Nel corso di numerosi colloqui con gli ambienti dell'Asse ho attirato l'attenzione sull'importanza della questione del Maghreb e sulla possibilità di una sua evoluzione in maniera molto grave. In questi ultimi tempi avevo ricevuto varie lettere dal Marocco, dall'Algeria e da Tunisi, tutte indicanti la gravità della situazione colà esistente, la forte propaganda degli anglosassoni e gli interessi che essi nascondono. In tali corrispondenze ci si lamenta dei francesi e si denuncia la loro incapacità e mancanza di desiderio di resistere all'attività degli alleati. Non ho mancato a suo tempo di portare ciò a conoscenza dell'autorità dell'Asse. Ho apprezzato sempre il punto di vista dell'Asse il quale desidera non spingere la Francia verso gli alleati. Ma le informazioni che mi giungevano mi facevano dubitare delle intenzioni della Francia di resistere seriamente agli alleati e mi facevano capire che l'Asse, continuando ad appoggiare la Francia, perdeva gradatamente la simpatia dei maghrebiti.

Dato quanto sopra, fin dall'inizio, proponevo di adottare misure atte a far conservare la simpatia dei Maghrebiti per l'Asse senza nuocere alla Francia; ed adottare nello stesso tempo cautele contro l'eventuale aggressione del Maghreb da parte degli alleati nel caso di incapacità di resistenza da parte della Francia. Tali proposte, disgraziatamente non incontravano la buona occasione per realizzarsi. Viceversa è risultato che i francesi fino a questo momento non hanno dimostrato una resistenza adeguata alle grandi forze di cui essi dispongono nell'Africa Settentrionale. Anzi si teme che essi potrebbero essere sedotti dagli alleati e potrebbero partecipare alla resistenza contro l'Asse in occasione delle prossime operazioni belliche.

Ci troviamo oggi di fronte ad una nuova posizione. I responsabili, senza dubbio, apprezzano questa grave posizione sia dal punto di vista militare che politico, ma io sento il dovere per l'interesse comune, di segnalare in queste circostanze le proposte seguenti:

a) -dal punto di vista militare:

1°) -per causa della aggressione degli alleati contro il Maghreb, adottare la Tunisia come seae aeua mresa;

2°) -istituire un «esercito liberatore maghrebita », da formarsi con i volontari da scegliersi tra i prigionieri marocchini che si trovano in Germania, con gli operai marocchini i quali sono molto numerosi in Francia; con i tunisini e con tutti gli elementi del Maghreb, i quali rapidamente potranno formare un forte numero;

3°) -invitare i soldati del Maghreb, residenti in Africa a far parte dell'esercito liberatore perché questi costituiscono la maggioranza delle truppe francesi in Marocco;

4°) -sollevare la rivolta, sia con gli elementi di cui sopra sia con gli altri vari mezzi, fra le tribù e le regioni del Maghreb occupate dagli alleati;

5°) -l'esercito costituito come sopra potrebbe essere impiegato in altri fronti quando sarà definita la lotta nell'Africa Settentrionale, particolarmente perché il marocchino è un buon soldato e perché molti soldati e ufficiali maghrebiti sono stati istruiti dall'esercito francese;

6°) -utilizzare provvisoriamente in Tunisia le unità militari arabe istituite presso i Paesi dell'Asse allo scopo di impiegarle in oriente;

7°) -istituire a Tetuan un centro segreto per prendere contatto con le altre regioni del Maghreb senza né disturbare né attirare l'attenzione degli spagnoli.

b) -dal punto di vista politico:

Il Maghreb non è sotto l'ingerenza dell'Asse e l'Asse non trae da esso alcun beneficio. Anzi il Maghreb è diventato oggi la fonte di un serio pericolo per l'Asse. L'Asse potrebbe rovesciare questa situazione ed ottenere l'utilità militare anzidetta, se manifestasse la sua buona intenzione verso il Maghreb:

0 ) -promettere solennemente la libertà e l'indipendenza ai maghrebiti limitata da trattati che rassomiglino a quelli anglo-egiziano o anglo-iracheno;

2°) -cominciare a concludere tale trattato col Bey di Tunisi che non ha approvato le richieste di Roosevelt relative al passaggio delle truppe americane dal suo territorio per aggredire Tripoli;

3°) -liberare i detenuti politici maghrebiti, come i capi tunisini che si trovano attualmente nelle carceri di Marsiglia; 4°) -organizzare una saggia propaganda diretta al Maghreb.

Non esagero se ritengo che la posizione attualmente favorevole agli alleati potrebbe essere trasformata in una grande forza per l'Asse, malgrado gli sforzi che gli alleati e particolarmente gli americani vanno spiegando per soddisfare i maghrebiti con promesse identiche a quelle fatte nell'Oriente arabo.

I sentimenti dei maghrebiti sono sicuramente ostili alla Francia. Di conseguenza essi sono ostili ad ogni sistema atto a consolidare la posizione della Francia nel Maghreb. I maghrebiti hanno una simpatia per l'Asse perché questo è stato ostile alla Francia nel passato, e perché si è opposto agli ebrei ed agli anglosassoni che si servono dell'influenza ebraica. Questi sentimenti dei maghrebiti sono noti e sono dimostrati chiaramente nelle lettere dei capi maghrebiti alle quali ho fatto cenno.

La Gran Bretagna ed i suoi alleati cercano di servirsi di tutti i popoli, qualunque sia la razza, la religione ed il colore, per collaborare con esse in

questa guerra. Essi hanno già arruolato molte forze e continuano a arruolare ed a istruirne un maggior numero in Africa. Se l'Asse riuscisse a soddisfare i maghrebiti e ad avere la loro adesione, questi fornirebbero un numero non inferiore al mezzo milione di soldati coraggiosi, abituati a combattere in quelle zone. Il Maghreb è molto ricco di materiali e di uomini e risparmierebbe molto il trasporto di truppe e di viveri per il fronte dell'Africa e quello del Vicino Oriente.

L'assistenza dei maghrebiti, allo scopo di far loro ottenere la libertà, aggiunta all'assicurazione della loro immediata collaborazione con l'Asse, li renderebbe alleati per sempre e susciterebbe una ottima ripercussione in tutti i Paesi dell'Oriente. Ogni sollecitudine per fare i passi necessari per la realizzazione di questo progetto assicurerebbe maggiormente il successo e potrebbe avere grandi risultati. Sono pienamente disposto a svolgere ogni collaborazione possibile per realizzare queste proposte non appena esse saranno approvate.

331

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. (traduzione). Obersalzberg, 20 novembre 1942 (1).

Rispondo in fretta alla Vostra lettera (2), che ho ricevuto in questo momento, per potere consegnare ancora la risposta al Colonnello Generale Jeschonnek.

1°) Sono lieto come sempre, Duce, di potervi rivedere.

2°) Cirenaica. Sono completamente della Vostra opinione circa la necessità che la linea di resistenza Agheila-Marada sia tenuta in ogni modo. A tal fine metterò a Vostra disposizione, Duce, anzitutto i più recenti pezzi da 88, con una capacità di perforazione molto più elevata, e precisamente nella misura in cui il pezzo viene prodotto; inoltre artiglierie di medio calibro, nuovi pezzi controcarro pesanti e carri armati pesanti, nella quantità che sarà consentita dalle possibilità dei trasporti.

3°) Sarà fatto tutto il possibile per rinforzare l'aviazione.

4°) Tunisia. Anche io ritengo che la settimana che ci sta ora davanti sia quella critica. Ho disposto, Duce, che vi siano immediatamente fatte affluire per la Tunisia alcune divisioni scelte. Quali unità corazzate esse verranno sopratutto rinforzate con carri armati che sono i più pesanti e -come io credo -i più efficaci che attualmente esistano. Se il problema dei trasporti potrà essere risolto, sono convinto che tutto andrà bene.

5°) Scopo delle operazioni in Tunisia deve essere in ogni modo, a mio parere, quello di avanzare verso ovest per spezzare le posizioni mediterranee nord-africane della alleanza franco-anglo-americana.

6°) Considero il contegno delle forze armate francesi, e specialmente della marina -come purtroppo devo dire -con la più grande diffidenza. Ho dato ordini che vengano fatte ancora affluire tante unità, in modo che non siano possibili sorprese di nessuna specie. Sono anch'io dell'opinione che non ci dobbiamo immischiare nelle questioni interne, fintanto che esse non costituiscano un pericolo per la nostra posizione.

7°) In precedenza avevo già ordinato che dalle varie città tedesche vengano tratte singole batterie contraeree per farle affluire a Voi, Duce. Data la grande esperienza che l'artiglieria contraerea tedesca ha acquistato in occidente -abbiamo città che hanno già subito circa 800 attacchi aerei -proporrei, Duce, quanto segue:

a) -per evitare ogni dispersione, che porterebbe alla inefficacia della difesa, definirete Voi quelle località che sono per Voi decisive ed importanti e che richiedono quindi di essere in ogni modo protette dalla contraerea;

b) -l'aeronautica germanica realizzerà poi in tali zone, in accordo con la Vostra e mediante affluenza di materiale e personale tedesco, una difesa contraerea a giudizio umano sufficiente;

c) l'aeronautica oppure le forze armate italiane comanderanno subito presso tali batterie unità composte di solo personale che saranno sul posto, e nel più breve tempo possibile, istruite ed addestrate. Ciò allo scopo di rendere possibile la sostituzione ed il ritiro del personale germanico.

In tal caso il materiale rimarrebbe in Italia e passerebbe in possesso deliè forze armate italiane. Questo procedimento è stato da noi già adottato in Romania col risultato che la parte di gran lunga maggiore del materiale contraereo tedesco colà impiegato è stata presa ln consegna dai romeni, e viene da loro servita, il che ha permesso di recuperare nuovamente il nostro personale. Questo perché io debbo, Duce, assegnare nuovamente m ogni modo alle città tedesche -traendoli dalla produzione -1 pezzi contraerei ceduti all'Italia e mi occorre a tal fine ricuperare al più presto possibile il relativo personale.

Il Colonnello Generale Jeschonnek potrà, d'ordine del Maresciallo del Reich, discutere tutti i particolari con i Vostri collaboratori.

Indipendentemente da ciò ho pregato, Duce, il Maresciallo del Reich di assumere per ora la difesa contraerea di Marsiglia, particolarmente importante perché ivi si trovano oltre quaranta mercantili, che in parte abbiamo già ottenuto dai francesi quale tonnellaggio straniero ed in parte potranno passare al Vostro servizio, senza riguardi per la loro precedente situazione di possesso.

Tale tonnellaggio non deve andare, in nessun caso, distrutto.

Infine, Duce, io appartengo a quegli uomini che, quando ·ricevono colpi, da qualsiasi parte vengano, diventano sempre più decisi. Non occorre pertanto che Vi assicuri che io conosco un solo nensiero e cioè quello di combattere contro il nostro comune nem1co.

Sono ben convinto che la vittoria avversaria non significherebbe soltanto la rovina delle nostre Rivoluzioni, ma anche la rovina dell'avvenire dei nostri popoli. Sono però altrettanto convinto che in questa lotta la vittoria finale non sarà del Dollaro, ma degli Ideali.

(l) -Questa lettera pervenne a Musso!ini attraverso il Comando Supremo che ne inviò poi copia al Ministero degli Esteri. (2) -Vedi D. 325.
332

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5745/2005. Berna, 20 novembre 1942.

Gli avvenimenti africani hanno prodotto delle oscillazioni nell'opinione pubblica della Svizzera. I primi giorni si ebbe quasi uno scoppio di gioia, visibile nella stampa di ogni colore, a cui non parve vero di potere attingere in un finalmente registrabile successo anglo-sassone alimento vivo per la sua fede nella vittoria finale delle cosidette democrazie. Il turbine di notizie false o contradditorie lanciato dalle stazioni radio nemiche si rovesciò interamente in questi giornali, dalla cui vista ogni lettore dovette pensare che le ore dell'Asse fossero ormai contate. Le redazioni, con poche eccezioni, misero il loro materiale tipografico a disposizione dei nostri nemici. Una o due voci si levarono per ammonire a una prudente attesa, non più. Poi vennero le preoccupazioni. La guerra minacciava di riavvicinarsi alle frontiere elvetiche. Si doveva ripetere la pesantissima mobilitazione generale? Con l'occupazione della Francia l'Asse accerchiava e bloccava completamente la Svizzera: le esportazioni erano assoggettate totalmente a tale blocco, le relazioni con l'estero tutte controllate dall'Asse, non più posta né scambi con l'Inghilterra, non più con l'America. E se il bombardamento di Genova distruggesse i fondaci e le navi della Svizzera? Se la guerra nel Mediterraneo tagliasse il cordone ombelicale Lisbona-Gibilterra? Se questa totale reclusione della Confederazione rendesse più grave il problema alimentare? Peggio -molti l'hanno temuto e qualcuno l'ha stampato -se la Germania non stimasse sufficiente per il trasporto delle truppe in Italia la via del Brennero? Queste apprensioni, questi dubbi fecero sparire non pochi fumi dalle teste. Una parte della stampa, pur lasciandosi inondare dalle agenzie anglosassoni e procurando fiducia alle loro notizie e bevendole in mala fede, ha disteso i nervi, ha cercato di almeno apparire più oggettiva, si è posta qualche domanda prima trascurata, ha valorizzato qualche nostra notizia e ha messo in chiaro la situazione del Paese. Ne ha poi anche esagerato la gravità per mantenere quel senso di paura dell'Asse, che serve a giustificare l'anglofilia e i costosissimi armamenti. Qualcuno s'è accorto altresì che tra i socialisti della Confederazione prorompono assai vive certe tendenze reclamanti una piena ripresa della lotta di classe, e anche ciò ha suggerito prudenti osservazioni. Se la guerra e l'influsso sovietico, come nel 1918, sollevassero una crisi sociale?

Nell'opinione pubblica si è resa più manifesta che mai una distinzione tra la Germania e l'Italia, che già da qualche tempo era sensibile. La continuata violazione della neutralità a nostro danno ha dato sui nervi a molti. Ci sono anche svizzeri a cui puzza questa intromissione americana nel Mediterraneo. Tra la piccola gente s'è sentito dispiacere per il martirio delle nostre città. S'è diffusa una specie di compassione per l'Italia vittima della Germania e incapace di resistere alla strapotenza anglosassone. Quotidiane lettere di anonimi o d'i

gnoti sono arrivate ed arrivano alla Legazione che incitano l'Italia a salvarsi abbandonando la Germania. Un indovino da Ginevra ci ha fatto sapere d'aver visto in non so che magia non esserci per noi altra soluzione. Una donna è venuta lagrimante dicendo che le era apparso in visione Motta e l'aveva pregata di comunicarci il suo consiglio, eguale a quello dell'indovino. E si sono avute altre manifestazioni squilibrate, le quali però, aggiunte alle preoccupazioni più sincere di altre persone, mostrano che questa gente ha quasi inconsciamente la sensazione della iattura che sarebbe anche per il loro paese quel nostro malanno che tanto irragionevolmente temono. Per la Germania no: proprio la sua rovina è desiderata come sola e possibile salvezza per la Confederazione. Anche se ci sono stati numerosi giovani clandestinamente emigrati per arruolarsi nell'esercito del Reich, anche se i frequenti processi di spionaggio provano che i tedeschi hanno trovato più larga collaborazione nel paese, l'avversione per il Reich è diventata più acre, più nervosa, più piena di quella paura che da tre anni governa la Svizzera. Della quale una tipica definizione è stata data dal nuovo Ministro di Inghilterra: che è un paese dove sei giorni della settimana si lavora soltanto per l'Asse e la domenica tutti vanno in chiesa per pregare Dio che lo fulmini. Del che però il detto Ministro non si è mostrato contento, perché preferisce avere anche le braccia e non soltanto il cuore di questa gente.

333

L'INCARICATO D'AFFARI AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7373/600 R. Ankara, 21 novembre 1942, ore 20 (per. ore 14 del 22).

Negli ambienti diplomatici di Ankara ha circolato con insistenza in questi ultimi giorni la voce che Turchia e U.R.S.S. stessero per concludere un accordo di amicizia o qualche cosa di analogo. Von Papen ne ha chiesto al Ministro Affari Esteri turco il quale ha smentito tali voci nel modo più categorico ed ha dato a detto Ambasciatore le più ampie assicurazioni circa l'atteggiamento del Governo turco il quale intende rimanere ad ogni costo fedele alla sua attuale politica. Analoghe dichiarazioni Menemencoglu ha fatto al Ministro di Romania.

In relazione poi con l'intensificata costruzione di basi aeree in Anatolia sotto la direzione di tecnici inglesi e americani, lo stesso Ministro di Romania ha pure domandato a Menemencoglu quale sarebbe la reazione turca nella deprecata ipotesi in cui gli anglo-americani riuscissero ad impadronirsi di tutta l'Africa settentrionale e facessero pressioni sulla Turchia -come si vocifera -per ottenere la facoltà di servirsi dei suoi aeroporti. Menemencoglu gli ha risposto che il Governo turco opporrebbe un netto rifiuto e sarebbe pronto, ove occorresse, a ricorrere alle armi contro gli anglo-americani; ha aggiunto che lo pregava espressamente di riferire al suo Governo questa sua risposta.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7453/0122 R. Madrid, 21 novembre 1942 (per. il 26).

Nella visita fattagli per chiedere udienza al Caudillo, (vostro telegramma

n. 1140) (l) -ho domandato a Jordana che cosa ci fosse di vero nelle dichiarazioni di Cordell Hull alla stampa, radiodiffusa da Londra, secondo le quali il Governo spagnolo avrebbe fatto una comunicazione a Washington per assicurare che Spagna manterrà stretta neutralità.

Jordana ha smentito la notizia, aggiungendo che rossi spagnoli rifugiati negli Stati Americani si agitano cercando di accreditarsi come portaparola della Spagna, mentre Governi inglese e statunitense si sforzano di ottenere da quello spagnolo atteggiamento a loro più favorevole.

«I Governi italiano e tedesco sanno che possono contare sulla lealtà ed amicizia della Spagna, la quale non muterà il suo atteggiamento verso l'Asse -ha continuato Jordana. La situazione dei Governi democratici nei nostri riguardi è ben diversa, e perciò essi tentano di imbrogliare il giuoco e di intrigare per modificarlo a loro vantaggio. Io non ho mancato di mettere in guardia i nostri rappresentanti diplomatici contro tali manovre l>.

Alla mia successiva domanda se Londra e Washington avessero risposto alla richiesta di precisazione circa la portata della garanzia fornita nei riguardi dei territori spagnoli (mio telegramma n. 1257) (2), Jordana ha risposto negativamente, aggiungendo che la questione presentava scarso interesse, dato che egli conveniva con noi sul valore del tutto relativo che va attribuito a tali garanzie.

Il Ministro degli Esteri ha poi detto che è comune interesse dell'Asse e della Spagna che essa rimanga per ora fuori della guerra. Ha sottolineato la delicatezza dell'attuale situazione ed ha accennato infine all'urgente necessità per la Spagna di aumentare i propri armamenti, compito nel quale spera di essere coadiuvato dall'Asse, «il quale può essere certo che le armi fornite non saranno mai ritorte contro di esso».

335

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7363/1261-1262-1263-1264 R. Madrid, 22 novembre 1942 (3) (per. ore 7).

In ossequienza disposizioni impartitemi da V. E. con telegramma n. 1140 (1) ho subito chiesto di essere ricevuto dal Caudillo e oggi nel pomeriggio mi è

stata accordata udienza, mentre collega tedesco che in data antecedente aveva ricevuto analoghe istruzioni, ha compiuto visita giorno 19. Mio colloquio con Franco è durato più di una ora ed è stato improntato cordialità.

Ho fatto anzitutto prescritta comunicazione verbale che Capo dello Stato ha ascoltato con grande attenzione in presenza Ministro Affari Esteri. Generalissimo mi ha poi risposto punto per punto. Premesso che egli non attribuisce grande importanza al messaggio di Roosevelt ma che stima essere interesse generale dare impressione di prestarvi fede, mi ha detto di non ritenere probabile un attacco alleato alle Baleari anche perché contegno Comandi e truppe nord-americane di fronte alle pur sporadiche resistenze francesi nel Nord Africa è apparso complesso alquanto debole. Ammessa pure l'eventualità di un simile colpo di mano, egli ritiene che, di fronte decisa reazione spagnola, alleati desisterebbero dall'azione.

Quanto all'interesse che Minorca potrebbe presentare dal lato militare contro alleati, Caudillo ha osservato che essa non dovrebbe costituire un bersaglio preferenziale per azione anglo-americana dato che il porto è stretto e facilmente dragabile, aerodromo è piccolo e possiede una pista di atterraggio malagevole, e configurazione del terreno rende difficile occupazione dell'isola. Ha però rilevato che armamento di Minorca è composto di pochi pezzi di artiglieria e soltanto di qualche postazione antiaerea.

Caudillo ha poi affermato che in caso di attacco alleato soldati spagnoli difenderanno terreno pollice a pollice. Alla richiesta se Governo spagnolo avesse preso misure precauzionali e se queste fossero tali da far ritenere destinato a completo fallimento eventuale colpo di mano sulle isole, egli ha risposto che in guerra è difficile prevedere ogni eventualità ma che buona parte delle truppe recentemente mobilitate sono state destinate a rinforzare guarnigione delle Baleari nonché delle Canarie.

A tale proposito Caudillo ha tuttavia rilevato non senza amarezza che esèTcito spagnolo non è provvisto di quel materiale moderno che sin da prima dell'inizio della guerra era stato insistentemente chiesto ai tedeschi. Aviazione da guerra delle Baleari è scarsa e apparecchi di modello sorpassato, artiglieria in parte deficiente. Guarnigione è invece ampiamente munita di armi portatili e proiettili, la cui fabbricazione procede in Spagna a ritmo accelerato.

Alla fine delle sue dichiarazioni Generalissimo mi ha a lungo intrattenuto con accento di cordialità e di affetto circa nostra guerra sottolineando estrema attenzione e interesse con cui egli segue avvenimenti Africa. E mi ha manifestato sua vivissima speranza che da parte nostra e tedesca possa prodursi massimo sforzo nella zona Tunisina così da creare baluardo contro cui si infrangono sforzi alleati.

Caudillo si è mostrato vivamente indignato per bombardamento nostre maggiori città settentrionali.

A tale proposito mi ha detto di aver pregato Myron Taylor, durante sua recente visita qui, di farsi iniziatore in America, cui città non possono essere bombardate, ed in Inghilterra di un movimento per evitare inutili barbarie di distruzione città indifese. Ha aggiunto di aver però dovuto ormai persuadersi va:. nità suo tentativo specie per colpa Gran Bretagna.

Ambasciatore tedesco, cui avevo chiesto risultato sua udienza con il Capo dello Stato mi ha mostrato testo della comunicazione che inviava a Berlino nella quale ho potuto rilevare che risposte a lui fornite ieri da Caudillo sui quesiti tecnici erano identiche a quelle a me fatte oggi. Non vi era però l'accenno alle mancate forniture di armi da parte della Germania e mi è sembrato anche che resoconto suo colloquio non denotasse quella stessa cordialità di sentimenti ed espressioni che ha caratterizzato atteggiamento Generalissimo durante mia udienza.

(l) -Vedi D. 323. (2) -T. 7319/1257-1258 R. del 20 novembre 1942, ore 3.40, non pubblicato. (3) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza.
336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. 40574/1149 P.R. Roma, 22 novembre 1942, ore 22,50.

Da varie fonti straniere risulta che anglo-americani non soltanto vanno organizzando in Nord Africa elementi rossi spagnoli ma che essi stanno svolgendo anche in Spagna attività sempre più intensa diretta a provocare movimenti contrari che hanno per scopo ultimo rovesciare regime nazionale spagnolo.

Segnalate quanto precede a codesto Governo e richiamate attenzione su gravi pericoli che tali manovre possono presentare per compagine interna della Spagna.

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IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 288/1670 R. Roma, 22 novembre 1942, ore 23.

Riferimento a precedente telegramma ministeriale 1655 (l) al telespresso del 28 agosto n. 8597/42 (2) e al vostro telegramma del 2 settembre n. 1512 (3). Vi preghiamo di voler attirare particolare attenzione Governo tedesco su necessità che vengano impartite al Comando germanico in Tunisia istruzioni per le quali Autorità militari germaniche mantengano stretto contatto con nostro Rappresentante Civile a Tunisi per quanto si riferisce difesa e atteggiamento nei riguardi cittadini italiani non ariani colà. Stante la caratteristica peculiarità di quella nostra collettività italiana rappresentata nella parte più cospicua di elementi non ariani è indispensabile far presente nuovamente essere nostro interesse politico che nei confronti di detti cittadini venga sospesa applicazione di ogni criterio razziale ( 4).

(l) -Vedi D. 315. (2) -Non rinvenuto. (3) -Si tratta del T. per telescrlvente da Berlino 27353/1512 P.R. (ore 19,15), non pubbllcato. (4) -Vedi D. 398.
338

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 7399/2015 R. Berlino, 23 novembre 1942, ore 18.

Le forze sovietiche hanno attaccato con ingenti mezzi lo schieramento germanico a Nord e a Sud di Stalingrado. La situazione è vista con qualche maggiore preoccupazione per quanto concerne il settore settentrionale dello schieramento anzidetto.

L'attacco russo era previsto da parte Alto Comando germanico. Esso s'inquadra nella serie di azioni di disturbo che i sovietici si dispongono a svolgere sulla base delle esperienze dell'inverno passato.

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3544. Roma, 23 novembre 1942.

S. E. il Cardinale Segretario di Stato mi ha detto stamane di aver fatto nuovi passi presso i Rappresentanti di Gran Bretagna e degli Stati Uniti in Vaticano per cercare di evitare il bombardamento delle popolazioni civili.

Lo stesso Cardinale ha incaricato le Autorità Ecclesiastiche di Milano, Genova e Torino di inviare alla Santa Sede delle relazioni dettagliate circa i danni causati dai bombardamenti alle abitazioni civili, alle chiese e agli edifici sacri, allo scopo di potere, con questa documentazione, intervenire ancora presso i Governi di Londra e di Washington (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, DE FERRARIIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 3260/1618. Budapest, 23 novembre 1942 (per. il 26).

Telegramma della R. Legazione n. 664 del 22 corrente (2).

Il discorso pronunziato dal Presidente del Consiglio alla Camera il 21 corrente -discorso di cui ho segnalato col telegramma sovraindicato i punti essenziali e il cui testo integrale rimetto nel qui unito allegato (2) -fornisce non soltanto una formulazione ufficiale delle direttive della politica estera magiara, ma anche una conferma del particolare atteggiamento ungherese nell'attuale congiuntura internazionale.

25 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

È del resto sotto questo riguardo che il discorso presenta maggiore interesse. La linee ufficiali della politica estera ungherese sono difatti ben note e tanto il Presidente del Consiglio quanto altri organi responsabili colgono frequenti occasioni per illustrarle e ribadirle. Maggiore attenzione merita invece l'esame delle considerazioni con le quali Kallay ha esposto la necessità di proseguire nella via iniziata a fianco delle Potenze dell'Asse e le dichiarazioni fatte circa il modo migliore di garantire gli interessi nazionali ungheresi.

Kallay si è anzitutto richiamato al recente messaggio del Reggente al Parlamento (rapporto della R. Legazione n. 3163/1565 del 14 novembre) (l) ed ha ricordato le seguenti parole di Nicola de Horthy «In questa lotta il nostro atteggiamento è determinato dall'onore, dalla fedeltà ungherese e dalla logica della vita per il bene della nostra razza e della nostra patria>>. Queste parole hanno servito al Presidente del Consiglio per sviluppare il concetto che lottando a fianco dell'Asse l'Ungheria non serve interessi stranieri, ma i suoi propri interessi, il principale dei quali è la salvezza della civiltà cristiana.

L'argomento della civiltà cristiana torna più volte nel discorso del Presidente del Consiglio ed occorre qui rilevare che anche negli altri discorsi ufficiali esso viene sempre più frequentemente sostituendo quello della «nuova Europa» o dell'« ordine nuovo». Vi è di ciò un duplice motivo. Anzitutto l'opinione ungherese -come è stato più volte segnalato -nutre una certa diffidenza verso formule il cui contenuto non le è ancora chiaro e dal quale essa teme -anzi -di poter ricevere qualche sgradevole sorpresa. In secondo luogo, il timore del bolscevismo distruttore del cristianesimo è, tra tutti, quello più agevolmente compreso dall'opinione e fornisce quindi l'argomento attraverso il quale più facilmente può riaffermarsi la necessità della lotta dell'Ungheria a fianco dell'Asse.

Il Presidente del Consiglio ha poi ripetutamente assicurato la Camera che gli interessi nazionali del Paese sono i supremi obiettivi dell'azione del Governo. Queste assicurazioni -divenute anch'esse frequenti nei discorsi ufficiali di questi ultimi tempi -intendono senza dubbio rispondere alle preoccupazioni di coloro che si domandano se ed in quale misura gli attuali sforzi dell'Ungheria siano giustificati dalla difesa dei suoi interessi. Alla base di questi interrogativi si trova sempre -è superfluo dirlo --il timore che uno sfavorevole sviluppo della guerra o il prevalere di criteri non conciliabili con le aspirazioni nazionali ungheresi possa compromettere quei risultati che l'Ungheria si attende dalla sua parteciPazione alla lotta. Il linguaggio che gli organi responsabili adoperano in relazione a questo stato d'animo è quello appunto della ineluttabilità della partecipazione dell'Ungheria ad una guerra che impegna anche il suo avvenire e della contemporanea necessità di rafforzare moralmente e materialmente il paese per assicurare al momento opportuno un'efficace tutéla dei suoi diritti.

Quest'ultimo concetto, che aveva già trovato chiara espressione nella recente discussione sul bilancio della Difesa Nazionale (mio rapporto n. 3250/1611 del 23 corrente) (2) è stato formulato in termini non meno chiari dal Presidente del Consiglio in un passo del suo discorso che è stato pubblicato solo dall'organo governativo «Magyarorszag » mentre è stato soppresso in tutti i giornali pub

blicati successivamente. Questa circostanza mette anche pm m rilievo il significato che il Presidente del Consiglio ha inteso attribuire alle sue parole che riproduco qui di seguito: « Si è accennato nel corso della discussione anche a movimenti esteri. Forse non sarebbe opportuno né per noi né per l'Ungheria, nella sua qualità di Stato sovrano, di osservare con particolare attenzione tali movimenti. Non sarebbe opportuno perché se così non fosse, noi dovremmo porci su una via che -data la fedeltà di alleato che io considero per parte mia come obbligatoria -potrebbe essere falsamente interpretata. Sentiamo parlare dell'importanza di questi movimenti: non posso e non voglio trovare il modo di renderli degni d'attenzione. Dei valori ungheresi, dei punti di vista ungheresi e delle verità ungheresi non si potrà decidere ai tavoli dei caffè. Saranno soltanto la forza e la verità della nazione che potranno metterli sul tavolo delle decisioni. E se questi punti di vista non saranno stabiliti dalla forza e dalla verità non potrebbero essere realizzati neanche al tavolo delle decisioni».

Quali siano in concreto questi «movimenti» ai quali il Presidente del Consiglio ha fatto allusione non è ben chiaro. ma è abbastanza chiaro comunque che egli ha inteso prendere posi:>:ione contro quei programmi e quelle ideologie il cui contenuto non è in tutto conciliabile con la esistenza di uno Stato ungherese pienamente sovrano e le cui possibilità di realizzazione non siano affidate unicamente alla forza e alla verità ungheresi». Il concetto di un'Ungheria forte e capace di sostenere i propri diritti al momento del riordinamento europeo è qui ripetuto con espressioni non molto diverse da quelle uditesi in occasione della discussione del bilancio della Difesa Nazionale. Più interessante, perché non espresso finora così chiaramente, è il contrasto che, sia pure sotto forma negativa, il Presidente del Consiglio ha rilevato tra questi «movimenti» (di evidente provenienza o derivazione germanica) e il dovere di alleato dell'Ungheria. Kàllay ha voluto insomma, pur riaffermando la fedeltà dell'Ungheria, far comprendere che essa avrebbe i suoi limiti ove si volesse imporle norme o adattamenti che essa giudica contrari ai suoi interessi.

Kàllay ha infine fornito alcune spiegazioni di carattere amministrativo sull'organizzazione del Ministero degli Affari Esteri e ha conchiuso col rituale appello alla concordia e all'appoggio di tutti gli ungheresi.

I discorsi pronunziati dai deputati che hanno partecipato alla discussione del bilancio degli Esteri, sono sostanzialmente ispirati dagli stessi concetti che caratterizzano il discorso di Kàllay e contribuiscono a mettere in rilievo la tendenza generale della discussione.

II relatore, deputato Csicsiry Ronay ha dichiarato che gli ungheresi non hanno mai rinunziato al diritto di esser loro a creare l'ordine nel bacino carpatico. L'Ungheria -egli ha detto -come importante potenza media sta ad uno dei primi posti dell'ordine europeo.

Il deputato Marton, anch'egli, come il precedente, appartenente al partito di Governo, ha rilevato che rUngheria per la sua situazione geografica si trova forse nella più difficile situazione in fatto di politica estera.

II deputato Arvay (transilvano) ha dichiarato che in avvenire ancor più che nel passato la politica estera ungherese deve badare a non fare alcun passo falso. « Occorre rimanere severamente -egli ha specificato -sul piano di una realistica politica nazionale. La nazione non deve essere colta impreparata dalla

pace. Nella situazione degli ungheresi rimasti nella Transilvania romena si rileva un costante peggioramento. Bisogna essere pronti a tutti i sacrifizi per salvaguardare l'esistenza di quegli ungheresi>>.

Il deputato Sipeki-Balàs appartenente egualmente al Partito di Governo, ha sostenuto, tra l'altro, che gli interessi vitali del paese esigono di osservare se veramente si stia costruendo un nuovo e migliore ordine europeo. Questi discorsi, scelti tra i più significativi, inquadrano le dichiarazioni del Presidente del Consiglio in quell'indirizzo generale che si è voluto col presente rapporto mettere, più che le parole in sé stesse, in rilievo.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (2) -Non pubblicato. (l) -Non rinvenuto. (2) -Non pubblicato.
341

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7439/1464 R. Atene, 24 novembre 1942, ore 20,30 (per. ore 9 del 25).

Mio telegramma 1437 del 17 corr. (l). Dopo conversazioni avute in questi giorni con varie personalità da questo Ambasciatore tedesco e da me, non appare conveniente addivenire costituzione di Governo con presidenza Rhallis, che fino dall'inizio della crisi era stata considerata come possibile ma che ora, dopo evoluzione situazione interna e internazionale in tre settimane di attesa, sarebbe troppo rischiosa per note relazioni del sig. Rhallis con esponenti dei partiti locali.

Pertanto sola soluzione che rimane nell'attuale stato di cose è incarico a Logothetopoulos. Gotzamanis rimarrebbe nel gabinetto e, pur senza aver la vice-presidenza, ne sarebbe l'elemento più volitivo o come Ministro dell'Interno oppure in altro Ministero.

La soluzione è stata subordinata, oltre che all'Ecc. Geloso, anche agli incaricati speciali, coi quali verrà concordata particolarmente la scelta dei Ministri economici.

Prego telegrafarmi se va bene (2).

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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37108/1279 P.R. Madrid, 25 novembre 1942, ore 9.

Ho fatto stamane a Jordana comunicazione di cui al telegramma di V. E.

n. 1149 (3). Ministro mi ha assicurato nel modo più formale che non vi è da

temere alcun pericolo all'interno del Paese data l'attentissima vigilanza esercitata e il ricordo in tutti vivo delle atrocità compiute dai rossi. Ha aggiunto che parte degli effettivi mobilitati in seguito recenti disposizioni sono destinati a mantenimento ordine pubblico. Alla mia obiezione che almeno la mobilitazione non apparisse essere stata posta in atto ha risposto che non vi sono motivi di particolare urgenza che consigliano di affrettarsi e che le operazioni si svolgono con ritmo non troppo celere ma con cura.

Ministro ha poi osservato che casi isolati di agitazioni comuniste e tentativo di manifestazioni anarchiche si sono prodotti alla periferia ma che sorveglianza alle frontiere è intensa e che Governo spagnolo non esiterebbe ove necessario ricorrere misure estreme di repressione.

Jordana ha concluso pregando di esprimere a V. E. il suo grato animo per la segnalazione fattagli affermando che in questo periodo di avvenimenti così gravi è quanto mai opportuno che nazioni amiche si mantengano in stretto contatto.

(l) -Vedi D. 317. (2) -Ciano rispose in senso positivo con T. 41061/1917 P.R. del 26 novembre 1942, ore 20, non pubblicato. E Ghigi potè comunicare, con T. 7615/1894 R. del 2 dicembre 1942, ore 21, non pubblicato, la costituzione del nuovo governo greco presieduto dal prof. Logothetopoulos. (3) -Vedi D. 336.
343

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7444/1281-1282-1283 R. Madrid, 25 novembre 1942, ore 8,50 (per. ore 19).

Mobilitazione parziale, circa la quale ho già riferito con telegrammi 1237, 1243 e 1244 (1), comporterebbe per ora richiamo 4 classi (1938, 1939, 1940, 1941) oltre chiamata con leggero anticipo classe 1943, in modo che nel marzo p.v. sarebbero pronte 6 classi ivi inclusa quella del 1942 attualmente alle armi. Computando altresì elementi zona già occupata dai rossi nonché battaglione lavoratori recentemente incorporato si potrebbe giungere nella primavera al numero complessivo di 700.000 uomini. Mobilitazione procede però con molta lentezza e si nota scarso movimento richiamati e materiali.

Spostamenti truppe comportano fino ad ora soltanto invio tre reggimenti dall'interno del Marocco a Tangeri, Larache e Alcasarquivir, e piccoli complementi Marocco e Baleari, dove si tende sopratutto aumentare personale aviazione, e rafforzamento vigilanza frontiere Portogallo per evitare infiltrazioni rifugiati e sovversivi dal Portogallo. Inoltre a Cadice sono pronti per imbarco circa 8000 uomini che verrebbero inviati alle Canarie.

Scopo dichiarato della mobilitazione, cui spese verranno coperte con crediti straordinari, è quello, in virtù estensione guerra a zone vicine Spagna colonie e protettorato, garantire sua «posizione apportata dalla lotta» ed assicurare pace, compatibile con difesa integrità sovranità.

Negli intendimenti del Governo provvedimento rappresenta essenzialmente misura precauzionale onde... (2) reprimere ogni evenienza dall'estero e mantenere all'interno ordine pubblico contro turbamenti provocati, cui accentuata

t. 7288/1244 R. del 18 novembre 1942, non pubblicati, ma vedi D. 327.

attività dopo recenti avvenimenti aveva destato preoccupazioni. Nei circoli politici diplomatici viene considerato opportuno tempestivo rilevandosi che Spagna era con Portogallo sola nazione europea tuttora su piede pace, situazione questa che non poteva senza rischi essere prolungata dato improvviso avvicinamento guerra.

Si rileva altresì che Governo cui principale preoccupazione è mantenersi estraneo al conflitto ha inteso dimostrare ai belligeranti di essere in grado opporsi qualsiasi tentativo trascinare la Spagna nella guerra ed eventuale richiesta passaggio truppe nel giuoco di prevenirsi a vicenda.

Reazione opinione, che è stata vivissima subito dopo annunzio provvedimenti per timore che Paese fosse coinvolto nel conflitto, si è gradatamente attenuata accentuandosi speranza che cauta politica Governo conseguirà mantenimento pace.

(1). .T. 7230/123'Z R . .del 17 novembre 1942, ore 1,10; t. 7276/1243 R. del 18 novembre 1942.

(2) Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».

344

L'INCARICATO D'AFFARI AD ANKARA, BERIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7460/608 R. Ankara, 25 novembre 1942, ore 19,25 (per. ore 19 del 26).

Nel corso di una serata data ieri da questo Ministero degli Affari Esteri in occasione della mia prossima partenza da Ankara, avuto una lunga conversazione con Ministro degli Affari Esteri. Egli mi ha detto, termini più fermi e categorici, che la linea politica della Turchia, anche dopo i recenti avvenimenti nel Mediterraneo, è e rimarrà sempre la stessa e cioè il mantenimento fino all'ultimo e ad ogni costo della neutralità. Riprendendo una frase del discorso del lo novembre del Presidente della Repubblica, Menemencoglu mi ha dichiarato che la Turchia è contraria ad ogni organizzazione politica dell'Europa che comporti il dominio di una sola parte: desidera invece una situazione di equilibrio ciò che le è dettato dai suoi interessi e dalla sua stessa situazione geografica; non parteggerà mai né per l'uno né per l'altro dei due gruppi belligeranti e si tiene pronta a difendersi contro chiunque cercasse di attentare alla sua indipendenza. «Non siamo servitori -ha aggiunto testualmente -in cerca di padroni che abbiano buona fortuna».

Menemencoglu ha poi manifestato una certa inquietudine per le notizie provenienti dal settore di Stalingrado. Ne ho preso lo spunto per fargli noto come la Turchia non possa augurarsi una vittoria degli alleati che la lascerebbe senza difesa in balia della Russia. Mi ha risposto appunto per questo «l'Asse è necessario», ma che nell'ipotesi di una vittoria alleati o di una minaccia bolscevica « il mondo intero si rivolterebbe contro la Russia e noi saremmo con il mondo intero». Avendogli fatto osservare come sia una pura illusione quello di pensare che anglo-americani sarebbero in grado difendere l'umanità dal dilagare del bolscevismo Menemencoglu ha replicato: «Se bolscevismo dovesse [essere] una fatalità come la peste o il colera non ci sarebbe che rassegnarsi e rimettersi al destino ».

Analoghi concetti circa atteggiamento della Turchia in relazione ai più recenti sviluppi della situazione mediterranea mi sono stati esposti nel corso della stessa serata dal Deputato Coker, Presidente della Commissione Parlamentare per gli Affari Esteri, e la mattina dal Segretario Generale degli Affari Esteri turco. Ho già riferito a V. E. che lo stesso linguaggio è stato tenuto da Menemencoglu a vari rappresentanti diplomatici dell'Asse (l).

345

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7535/945 R. Bucarest, 25 novembre 1942, ore 22 (per. ore 12,30 del 28) (2).

Mihai Antonescu dopo avermi premesso che fin dal 17 ottobre con memoriale scritto ha attirato attenzione del Fuehrer e del Gran Quartiere Generale l'Armata romena sul Don e dopo aver censurato atteggiamento Conducator e dello Stato Maggiore romeno che in contrasto con sue vedute hanno impegnato quasi totalità dell'esercito sul fronte russo mi ha così riassunto situazione alle ore 21 di stasera:

l) 25 Divisioni sovietiche hanno attaccato fronte 3a Armata romena e 4a Armata tedesca con ingentissimo numero di carri armati.

2) Di fronte superiorità enormi mezzi e uomini, Divisioni romene sono state costrette ritirarsi per considerevole profondità battendosi però eroicamente e subito perdite ingentissime.

3) Divisioni blindate romene al comando Generale Gheorghe sono riuscite per ben tre volte a spezzare colonne blindate sovietiche. Comandanti e soldati hanno combattuto fianco a fianco. Comandante in seconda predette Divisioni Colonnello Pastia ex Aiutante di Campo del Re è stato ucciso.

4) Ultime notizie informano che in seguito Divisioni romene essendo state rinnovate Generale Lascar è riuscito arginare in parte situazione che risulta così stasera parecchio migliorata.

5) Mihai Antonescu è preoccupato del fatto che ritirata faccia perdere esercito romeno modesta organizzazione invernale che era riuscita crearsi su fronte che occupava. Egli confida che avanzata russa potrà essere arginata per non obbligare altre unità a ripiegare.

6) Antonescu prega vivamente V. E. di voler esaminare possibilità accelerare grandemente invio materiale necessario all'esercito romeno sopratutto materiale equipaggiamento e ciò per poter reintegrare urgenza quelle distrutte e per rimettere di mano in mano in efficenza Divisioni provate.

Antonescu mi ha inoltre infine smentito notizie che circolavano qui stasera circa decisione improvvisa del Conducator di recarsi subito al fronte e circa crisi parziale in seno al Governo.

(l) -Vedi D. 333. (2) -Il T. fu distribuito il 28 novembre ore 12,30 poiché l'Ufficio Cifra ne chiese la ripetizione. ---
346

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7513/748 R. Bucarest, 25 novembre 1942, ore 21,50 (per. ore 15 del 28).

Seguito mio telegramma n. 945 (l). Maggiori precisioni su offensiva sovietica contro il settore romeno confermano:

l) che attacco era atteso ma si riteneva che venisse attuato soltanto da 10-12 divisioni;

2) che divisioni sovietiche all'attacco furono ventitrè con otto brigate blindate (indecifrabile) carri armati americani di nuovo tipo contro i quali artiglieria anticarro romena si dimostra senza alcuna efficacia. Secondo notizie giunte qui delle cinque divisioni romene attaccate due sarebbero riuscite a disimpegnarsi mentre tre sarebbero state accerchiate. Alla testa di una di esse risulta perito generale Mazarin ex Sottosegretario di Stato alla Guerra.

In questi ambienti è diffuso vivo nervosismo per le notizie dal fronte russo. La voce di gravi perdite subite non fa che rendere sempre più accese le critiche contro il Maresciallo accusato avere impegnato esercito in guerra lontana difficile e senza scopo diretto per la Romania.

Anche il Re Michele mi ha detto di essere « molto scontento » per le notizie che riceveva dal fronte ed ha criticato che «guerra romena, fosse andata oltre Bug».

347

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 7479/0159 R. Berlino, 25 novembre 1942 (per. il 27).

L'Ambasciatore Abetz, richiamato a Berlino, come ho informato col telegramma n. 2008 (2), trovasi tuttora nella capitale del Reich e non sembra che almeno per il momento, riprenderà il suo posto. Da ciò tuttavia non si può de

durre che egli sia stato messo definitivamente in disparte e che abbia perduto la fiducia goduta presso il Ministro von Ribbentrop. Tanto più, è stato osservato da qualcuno che travasi in rapporti di amicizia con Abetz, che non potrebbesi imputare all'Ambasciatore di non aver preveduto lo sviluppo degli eventi nell'Africa Settentrionale francese.

Fin dallo scorso anno, infatti, e precisamente alla fine di luglio, Abetz avrebbe segnalato a Berlino l'opportunità di creare una base armata dell'Asse a Biserta, senza che tale proposta venisse presa in considerazione. La rinnovò quest'anno, in febbraio, a Berlino non si ebbe alcuna reazione. Dopo aver svolto colloqui con alcuni generali francesi, infine Abet:~. fece presente una terza volta, il 21 agosto, che bisognava evitare colpi di mano anglo-americani in Africa, e che a tale scopo sarebbe stato opportuno concludere un «accordo apparente» con la Francia assumendo in comune con essa la difesa dei possedimenti nord-africani francesi. A Berlino non si condivise la sensazione di Abetz ed egli ebbe anzi l'impressione negli ultimi tempi di trovarsi isolato, e che i dirigenti politico-militari completamente assorti nelle vicende del fronte orientale e in particolare della accanita lotta per Stalingrado, non riuscissero a considerare come meritavano gli altri settori.

Le opinioni di Abetz sarebbero state divise, a quanto dice la persona con cui ho conferito, dai generali von Stuelpnagel e von Rundstedt, e pare anzi che furono essi che favorirono un viaggio a Berlino del generale Jouin, compiutosi nell'estate scorsa. Ma anche Jouin non riscosse, a Berlino, un'attenzione efficiente per i problemi dell'impero coloniale francese da lui prospettati. Anche quando si seppe dei concentramenti di navi a Gibilterra, del resto, pur intuendosi finalmente la preparazione di una manovra anglo-americana, non se ne indovinò la direzione e la portata, e si lasciò giungere il fatto compiuto prima di porre le mani avanti con una occupazione dell'Africa Settentrionale francese per la quale con la Francia si sarebbe pur potuto trattare.

Naturalmente, è assai difficile individuare con esattezza fino a che punto rispondano a verità le informazioni sopra riportate, e sopratutto in quale grado fosse stato prospettato a Berlino il pericolo di una invasione anglo-americana nell'Africa del Nord. Sta di fatto peraltro che, se all'Auswaertiges Amt non poche persone si rendono conto della scarsa sensibilità e quindi precauzione che da parte della Germania si sarebbe avuta per il «fianco Sud», e alcuni circoli mentre l'importanza del «fianco sud» si è drammaticamente rivelata -sostengono la priorità del fronte mediterraneo, altri insistono ancora nel concetto continentale della « fortezza europea>> e tengono fisso lo sguardo a Oriente. Tali circoli sono precisamente quelli del Partito nazionalsocialista, Rosenberg etc., dominati dalla missione razziale del germanesimo ad Est, un « Drang nach Osten » avente anche il compito contingente di procurarsi colà grano e petrolio per la fortezza europea la quale autarchica, sarebbe allora messa in grado di resistere illimitatamente a ogni attacco. È di ieri un articolo della Corrjspondenza nazionalsocialista in cui il vice capo dell'ufficio stampa del partito, Suendermann, afferma che il fulcro militare della presente guerra rimane sempre il fronte orientale. «A Est si svolge la lotta vitale del popolo nostro, e quella per la sort~-del continente europeo, e la grande decisione del secolo».

Né queste parole rispondono a scopi di propaganda contingenti perché, se gli anglo-americani premono sul fianco Sud, è incominciata anche la pressione sovietica invernale sul fianco Est.

(l) -Vedi D. 345. (2) -T. per telescr. 7343/2008 R. del 21 novembre 1942, ore 15,15, non pubbl!cato.
348

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 25 novembre 1942.

Il Ministro Ferie mi ha confidato in via strettamente segreta che il Poglavnik attraversa un momento di grave depressione. Egli avrebbe anche esposto al Ministro Lorkovic il suo desiderio di abbandonare il potere. A quanto ho potuto comprendere il Poglavnik, oltre ad essere impressionato dalla situazione sempre più grave del suo Paese e dalla mancanza di elementi sicuri su cui appoggiarsi, avrebbe la sensazione di non essere sufficientemente appoggiato dalle Potenze dell'Asse. In particolare egli si lamenterebbe di taluni gesti poco riguardosi compiuti dai rappresentanti tedeschi a Zagabria verso di lui.

Questi ondeggiamenti del Poglavnik determinano una gara di ambizioni fra le stesse persone che più gli sono vicine. Ferie ha cercato di sondare il terreno sull'impressione che farebbe una soluzione per la quale il Poglavnik verrebbe ad assumere la posizione di «Reggente » sul tipo di quella ungherese e Lorkovic assumerebbe la direzione del Governo.

È superfluo ricordare i numerosi elementi in nostro possesso che fanno dubitare della lealtà di Lorkovic nei nostri riguardi. Basterà accennare che molti indizi fanno ritenere che proprio a lui facciano capo le fila del movimento irredentista croato in Dalmazia e nel Fiumano.

Ho risposto a Ferie che ritenevo, pur parlando a titolo strettamente personale, che ogni mutamento che avesse indebolito la posizione e i poteri del Poglavnik avrebbe avuto le più sfavorevoli ripercussioni e che perciò mi permettevo di esprimere l'avviso che non si dovesse neppur parlare della soluzione da lui accennata.

Il pessimismo del Poglavnik circa l'appoggio dell'Asse sembra debba essere messo in relazione anche con i contatti che Kasche e Glaise hanno tentato di prendere con Macek, e con l'idea da essi ventilata ai nostri Rappresentanti a Zagabria di sostituire quest'ultimo a Pavelic.

A parte ogni altra considerazione è noto che Macek non ha mai nascosto la sua opposizione all'annessione della Dalmazia all'Italia. Comunque, data la delicatezza della situazione, potrebbe sembrare opportuno evitare ogni mutamento che possa aggravare la crisi in Croazia.

L'Ufficio Vi chiede, Eccellenza, se non converrebbe fare cenno, in termini discreti, a questa Ambasciata di-Germania dell'opportunità di rafforzare la posizione del Poglavnik.

349

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7456/1288 R. Madrid, 26 novembre 1942, ore 3,07 (per. ore 7 ).

Posizione di questo Governo dopo sbarco anglo-americano Africa Nord si può riassumere, secondo risulta da mie precedenti segnalazioni in argomento, come segue:

« l) Governo spagnolo non modifica propria politica di lealtà verso l'Asse, nell'orbita della quale intende rimanere;

2) sua principale preoccupazione continua essere quella mantenersi estraneo conflitto armato anche in vista insufficiente preparazione bellica. Per conseguire tale fine, e per continuare acquisti rifornimenti Italia o inviare vettovagliamenti, segue politica flessibile ispirante cautela sia nei riguardi degli alleati che dell'Asse;

3) Governo desidera di aumentare gli armamenti e a questo fine ricerca la collaborazione e l'aiuto dell'Asse dal quale gradirebbe ricevere fornitura di armi, e in particolare di carri armati e aeroplani;

4) la parziale mobilitazione già annunziata (l) verrà estesa, o ve necessario, fino divenire generale. Suo scopo è di assicurare la pace, salvaguardare integrità e difesa del territorio, mantenere all'interno ordine soprattutto contro il pericolo comunista e rafforzare la posizione internazionale della Spagna;

5) la Spagna mantiene le proprie rivendicazioni sulla zona francese del Marocco, ma si rif>erva la scelta del modo e del momento per realizzarle ».

350

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7470/789 R. Tirana, 26 novembre 1942 (2) (per. ore 1 del 27).

Come ho già comunicato telefonicamente, Presidente Consiglio Superiore Fascista Corporativo, Terenzio Taci, è stato esonerato dalla sua opera. Sua personale avversione al Presidente del Consiglio dei Ministri si era accresciuta a seguito discorso tenuto da quest'ultimo giorno 22 corrente (mio telespresso 71 37252/7736 del 23 corrente) (3) specialmente per consenso che presa posizione Eccellenza Kruja gli aveva suscitato nella larghissima parte dell'opinione pubblica del Paese. Per cercare mettere Governo in imbarazzo Toci ha convocato pomeriggio giorno 22 i Consiglieri Superiori per uno scambio di idee sui problemi politici del momento. In tale riunione, indetta illegalmente, Taci permetteva che uno dei predetti si facesse propugnatore della necessità che il Go

(2Ì Manca l'Indicazione ·dell'ora ·d( partenza.

verno albanese chiedesse ed ottenesse dal Governo italiano ricostituzione di un esercito e di una gendarmeria puramente albane;e. Venuto a conoscenza dell'azione Toci, ho ritenuto indispensabile troncare un tentativo che seppure mirante nuocere politicamente alrattuale Governo albanese poteva produrre più vasta conseguenza di politica generale.

Ho quindi creduto opportuno presentare provvedimento contro Presidente Consiglio Superiore quale accettazione sue dimissioni. Nuovo Presidente è Eccellenza Koliqi ex Ministro Istruzione attuale Presidente istituto studi albanesi sicuramente orientato verso Italia.

Provvedimento non ha avuto strascichi di rilievo dato anche che Toci per suo sgradevole carattere non gode di molto simpatie personali. Ritengo anzi che pronta sanzione abbia agito come salutare esempio.

Toci ha manifestato fermo proponimento astenersi completamente dalla politica dedicarsi professione avvocato.

(l) -Vedi D...343. (3) -Non pubblicato.
351

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

L. P. (TRADUZIONE) Quartier Generale del Filhrer, 26 novembre 1942 (2).

L'informazione del Console italiano a Tolone, rimessami d'ordine vostro, sugli avvenimenti nella flotta francese (3), informazione che conferma numerose noti:oie pervenutemi da altri uffici, mostra ormai inequivocabilmente, oltre al tradimento in Nordafrica, anche l'infido atteggiamento di tutte le Forze Armate francesi, compresa la Marina.

In particolare, secondo l'appello lanciato alla radio da Darlan, è da prevedere anche una sedizione politica della flotta di Tolone. Non soltanto essa non farà alcuna opposizione nel caso di un assalto nemico, ma esiste fin da adesso il pericolo acuto che lasci subitamente il porto e passi al nemico. Lo stesso può dirsi per l'esercito e per l'aviazione francesi. Essi costituiscono un minaccioso pericolo di insicurezza alle nostre spalle, del quale io non credo di poter assumere più a lungo la responsabilità.

Ho pl"\rtanto deciso di disarmare nella misura necessaria l'esercito e l'aviazione francesi e di occupare di colpo Tolone, per mettere al sicuro la flotta francese. Sottomarini tedeschi si trovano già dinanzi al porto militare francese, con istruzioni di attaccare subito ogni nave da guerra francese che tenti di fuggirf'.

Duce! Il Feldmaresciallo Generale Kesselring vi comunicherà maggiori dettagli sui miei ordini. Al tempo stesso ho pregato il Feldmaresciallo Generale von Rundstedt di informare tempestivamente la IV Armata italiana e di domandare il suo appoggio.

Mi rivolgo ora anche a Voi, Duce, con la preghiera di volere, in appoggio di queste che credo essere misure improrogabilmente necessarie, impartire istruzioni generali alle vostre Forze Armate nel senso che esse siano autorizzate a collaborare col Feldmaresciallo von Rundstedt.

Poiché la riuscita di questo passo, che ha importanza forse decisiva per la guerra, dipende dalla segretezza più assoluta, vi pregherei, Duce, di restringere il più possibile la cerchia delle persone da mettere al corrente e sopratutto di non dare istruzioni telefoniche o altre più precise, bensì di dare disposizioni, esattamente come ho fatto io con le mie Forze Armate, solo nel senso di collaborare. È infatti impossibile ordinare dai nostri posti dettagli che possono essere esaminati e regolati solo sul posto.

Subito dopo un favorevole esito di questa azione, avrà luogo la consegna del previsto tratto di coste alla IV Armata italiana.

Il Gauleiter Kaufman ha avuto da me istruzioni di partire subito per Roma e di regolare, nella sua qualità di Commissario del Reich per la Marina Mercantile, la ripartizione del tonnellaggio commerciale francese posto al sicuro, in modo da tener conto nella misura più alta possibile delle forti perdite italiane. Infatti noi abbiamo bisogno di relativamente poche navi per riprendere e possibilmente incrementare i nostri trasporti verso il Nordafrica, Creta e il Mar Nero. Per ciò che concerne la Marina francese da guerra, temo che forse non l'avremo in mano intatta. Nel caso però che ciò riuscisse, l'Italia è naturalmente l'unico avente diritto.

Vorrei ora pregarvi, Duce, nel caso che ciò dovesse riuscire, di mettere a nostra disposizione a titolo di prestito alcune delle navi da guerra leggere per permetterei, se possibile, di effettuare convogli anche in proprio e con scorta propria.

Alla fine della guerra anche queste unità saranno consegnate alla Marina da guerra italiana. Spero, Duce, che approverete i motivi da me addotti a sostegno del mio operato.

(l) -Ed. In U. CAvALLERo, Comando Supremo, Bologna, Cappelli, 1948, pp. 400-402, con qualche variante di forma della traduzione. (2) -Questa lettera fu portata a Roma dal maresciallo Kess"lring e da lui consegnata a Mussolini nella tarda serata dello stesso 26 novembre, (3) -Il documento non è stato rinvenuto.
352

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. [Roma, 26 novembre 1942] (1).

Contenuto di una lettera dell'Eccellenza von Ribbentrop al Presidente dei Ministri Francese Lavai. (La lettera, che non è destinata alla pubblicazione, venne consegnata a Vichy contemporaneamente alla lettera, pubblicata il 27 novembre, del Fiihrer al Maresciallo Pétain) (2).

Con la lettera si trasmette al Sig. Laval una copia della lettera, nel frattempo pubblicata, del Fiihrer al Maresciallo Pétain, ed a complemento si ricorda in pari tempo che la città ed il porto di Tolone non sono stati occupati

a suo tempo su espressa domanda del Governo Francese e dopo che gli ammi

ragli francesi avevano data la loro parola d'onore di difendere Tolone contro

ogni attacco anglo-americano.

La lettera svolge poi le seguenti idee:

Che il Governo del Reich è però venuto in possesso di materiale che pro

vava inequivocabilmente che ammiragli ed ufficiali comandanti della flotta

francese a Tolone non solo avevano l'intenzione di non difendere Tolone, ma

che perfino essi segretamente favorivano uno sbarco anglo-americano a To

lone e che poi, in un dato momento, volevano passare all'avversario. Anche

riparti dell'armata e dell'aeronautica francesi sono c:oinvolti in questo nuovo

complotto.

Già gli avvenimenti in Africa hanno, con il tradimento colà consumato da parte di tutte le personalità civili e militari francesi, dimostrato che il Governo Francese non è in grado di porre in atto, presso le autorità e gli organi militari ad esso sottoposti, le condizioni stabilite nel trattato d'armistizio germanico-francese. Che con queste nuove macchinazioni di autorevoli militari nella Francia stessa, la fiducia del Flihrer nella parola d'onore di simili elementi è completamente scossa, perciò si è ora dato l'ordine di occupare immediatamente la città ed il porto di Tolone come pure la flotta francese e di smobilitare le relative unità dell'armata e dell'arma aerea francesi. Qualora durante questa azione si verificassero resistenze, esse verrebbero represse con ogni mezzo.

Che il Ministro degli Affari Esteri del Reich è convinto che la decisione del Flihrer, di epurare, una volta per sempre, l'armata, la marina e l'aeronautica francesi dagli elementi ostili ad ogni intesa, produrrà in ultima analisi benefici effetti, poiché una tale epurazione è divenuta indispensabile già sin da Montoire e particolarmente dopo le esperienze fatte in quest'ultime settimane. Il Fùhrer è disposto ad aiutare per quanto nelle sue forze, affinché sia creata un'armata di cui il Governo Francese possa assolutamente fidarsi. Che il Governo del Reich è in ciò interessato, essendo esso deciso di opporsi con tutti i mezzi ad ogni tentativo di uno sbarco di forze armate anglo-americane in Francia o comunque in Europa ed inoltre di scacciare le forze armate angloamericane sbarcate in Africa da quel territorio. Da parte germanica si fa assegnamento sulla collaborazione dei Francesi, e che il Ministro degli Affari Esteri del Reich è convinto che questa comune lotta dei soldati animati dallo stesso spirito europeo contribuirà più che ogni altra cosa a fondare una durevole amicizia tra la Germania e l'Italia d'una parte e la Francia dall'altra parte.

Alla fine della lettera l'Eccellenza von Ribbentrop risponde, nel senso già comunicato al R. Governo Italiano, alla lettera che il Sig. Lavai ha indirizzata il 22 novembre al Flihrer. Vi si espone che il Fuhrer ringrazia il Sig. Laval per la decisione di mettere a disposizione tuite le navi mercantili trovantisi nei porti mediterranei e che il Fuhrer è disposto a ricevere prossimamente il Sig. Lavai come questo desidera. Che il Ministro degli Affari Esteri del Reich gli comunicherà ancora quando potrà aver luogo tale ricevimento (l).

(l) -Datato attraverso un'annotazione del Diario di Ciano. (2) -Il testo delle due lettere è in Akten zur Deutschen Auswtirtigen Politik, 1918-1945, Serie E, Band IV, Gottingen, 1975, DD. 226 e 227.

(l) Un'annotazione di Ciano in calce al documento dice: «Von Mackensen ha verbalmente aggiunto che sarebbe intenzione del governo tedesco di far coincidere l'udienza a Lavai col progettato viaggio in Germania».

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IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. 4760/1987. Lisbona, 26 novembre 1942 (per. il 5 dicembre).

Lo sbarco anglo-americano in Africa del Nord, l'avanzata in Libia ed in Tunisia delle truppe alleate e l'offensiva bolscevica su Stalingrado hanno rafforzato nell'opinione pubblica del Portogallo da una parte le già rilevanti simpatie per Londra-Washington, dall'altra la convinzione di ritenere ormai certa la vittoria anglo-americana.

Nella stessa «Legione>> le simpatie per l'Asse sono inferiori a quelle per gli «alleati».

Salazar invece è tra coloro i quali ritengono che l'Asse è ancora forte e capace di infliggere duri colpi agli alleati. Inoltre la sua ben nota ostilità verso i bolscevichi gli fa temere una vittoria anglo-americana che avrebbe probabilmente come prima ed immediata conseguenza il dilagare del comunismo in Europa.

Ma i dubbi sull'esito della guerra non sorgono soltanto negli ambienti portoghesi. Anche nei circoli vicini alle Legazioni di Ungheria e di Rumenia si incomincia a parlare di una possibile vittoria anglo-americana o quanto meno della necessità di una rapida pace di compromesso.

Questi paesi -al dire dei predetti circoli --sono i più vicini al pericolo dell'invasione russa, e nel caso di una rottura del fronte orientale tedesco più esposti ad una rapida e violenta bolscevizzazione.

Jean Pangal (ex-Sottosegretario agli Esteri, che fu Ministro di Rumania in Portogallo nel 1940 e prese parte attiva insieme a Urdareanu all'« evasione» di Re Carol dalla Spagna) pur non avendo qui alcuna carica ufficiale e vivendo a Lisbona come un <<ospite di riguardo», si «agita» molto nella speranza che un mutamento nella situazione interna del suo paese possa riportarlo nella vita politica.

Ieri il Pangal, ad esempio, ha avuto un colloquio con l'Ambasciatore d'Inghilterra durante il quale Sir Ronald Campbell gli avrebbe detto che era nell'interesse della Rumenia far di tutto per «sganciarsi» e presto dall'Asse, poiché, in caso contrario, Londra avrebbe dato «mano libera» ai bolscevichi.

Che il fantasma del bolscevismo non sia soltanto una «trovata» anglosassone per far pressione sull'Asse, ma un reale pericolo, è confermato da alcuni discorsi del Ministro di Polonia, Dubicz Penther. Questi, pur rallegrandosi dell'attuale situazione militare, si mostra molto preoccupato per le conseguenze che una vittoria degli alleati potrebbe avere sulla bolscevizzazione dell'Europa e specialmente dei paesi più vicini alla Russia (Polonia, Ungheria, Serbia, Rumenia).

354

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7508/953 R. Bucarest, 27 novembre 1942, ore 1 (per. ore 7 del 28).

Michele Antonescu parlandomi delle dichiarazioni che farà stasera Roosevelt e che dovranno precisare in una serie di punti atteggiamento S.U.A. nei confronti nazioni minori europee mi ha detto che Governo tedesco gli aveva chiesto delle dichiarazioni che saranno pubblicate e radiodiffuse a Berlino con invito a attaccare Roosevelt e sua alleanza con bolscevichi.

Antonescu mi ha precisato che se egli non ha limitazioni geometriche per le idee, ha però senso della misura per sua azione politica e anche l'importanza che ha suo paese. Un attacco personale a Roosevelt e una polemica con il Presidente degli S.U.A. gli è parsa «cosa di cattivo gusto e ridicola». Mi ha perciò letto testo della sua dichiarazione che si limita precisare significato guerra romena e attaccare bolscevismo e suoi alleati.

355

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7498/761 R. Tokio, 27 novembre 1942, ore 7,30 (per. ore 7,20 del 28).

Vengo confidenzialmente informato che presso questo Ministero degli Affari Esteri è in corso di revisione testo di un accordo economico-finanziario itala giapponese che è stato costà negoziato, parallelamente a quanto è stato fatto a Berlino. Risulta che vi sono ancora incertezze circa denominazione accordo (trattato o convenzione) e circa data firma che qui si considererebbe opportuno, per ragioni politiche, che avvenisse 8 dicembre p.v. Qualora R. Ministero ritenesse utile che venga svolta qui una qualsiasi azione riservata al riguardo, prego telegrafarmi istruzioni.

Per non compromettere fonte informazione occorre che di questa mia comunicazione non sia fatta parola a codesta Ambasciata del Giappone (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7509/1720-1723 R. Buenos Aires, 27 novembre 1942, ore 13 (per. ore 3,15 del 2 8). Da R. Ambasciata a Santiago:

« 1089-1090. Mio Stefani n. 254 (2). Dato rinvio si ne die viaggio Presidente della Repubblica S.U.A., deciso fare in seguito nuove esigenze nord americane

per sua effettuazione, fra cui previa rottura delle relazioni con Asse, Presi

dente della Repubblica avrebbe disposto pubblicazione messaggio allo scopo

fissare inequivocabilmente interno ed esterno posizione internazionale Cile in

nanzi conflitto. Con esso Presidente della Repubblica ha voluto altresì dimo

strare totale adesione Cile causa Alleati, prezioso necessario concorso che offre

loro con forniture minerale bellico, situazione privilegiata potenze alleate in

Cile, possibilità geografica e militare Cile assumere maggiore impegno e soprat

tutto rompere con Asse e conseguentemente associarsi conflitto allo scopo ot

tenere da S.U.A. rallentamento almeno momentaneo pressione interna ed ester

na intesa costringere Cile abbandonare attuale sua posizione internazionale,

nella speranza che avvenimenti internazionali possano in seguito toglierlo da

attuale difficile posizione.

(1723) Pur tenendo conto tale intenzione, è da notare che anche questa

volta (mio telegramma 1041) (l) il Presidente della Repubblica cerca raggiun

gere tale scopo con nuova concessione a piazza e ad alleati, che indeboliscono

indubbiamente sua posizione interna ed estera, sia ammettendo ufficialmente

per prima volta che non è escluso che Governo cileno possa piegarsi ad Alleati

e giungere a rottura delle relazioni con Asse, sia che legalizzando stato di fatto

posizione privilegiata potenze alleate Cile in confronto Potenze Asse (comuni

cazioni, controlli pseudo spionaggi), sia desolidarizzandosi totalmente da ten

denza già in auge addivenire a più stretti legami con Argentina per formare

blocco per comune difesa innanzi conflitto. De Rossi».

(l) -Per la risposta vedi D. 362. (2) -Non pubblicato.
357

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. S. N. D. PER CORRIERE 7562/0139 R. Bucarest, 27 novembre 1942 (per. il 1° dicembre).

Ho chiesto a Mihai Antonescu quali fossero le reazioni dell'opinione pubblica romena di fronte agli ultimi avvenimenti militari. Egli mi ha risposto: «A Bucarest naturalmente in un certo definito ambiente che voi conoscete si fa del disfattismo a buon mercato e si fanno previsioni nere. Ma la massa del paese mantiene la sua calma perfetta e la sua fede serena. Vi sono romeni che di fronte alla potenza militare russa trovano sempre più giustificata la guerra; altri che realizzano specialmente oggi la necessità assoluta di portare a fondo la lotta poiché per i romeni più che per qualsiasi altro popolo essa è questione di vita o di morte. Il Conducator quando decise il concorso totale della Romania alla crociata antibolscevica non credeva che la Russia fosse cosi formidabilmente armata e pensava che il nostro sforzo integrale avrebbe accelerato i tempi per la vittoria; oggi che ha visto quale nemico premeva alle no

26 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

stre spalle è convinto egualmente d'aver fatto cosa saggia a impegnarsi a fondo con tutte le forze. Ma il problema che rende scontento me -che desidero precisarlo non sono mai stato consultato dallo Stato Maggiore al riguardo non è militare ma politico. Ho detto al Barone von Killinger venuto a chiedermi un discorso contro Roosevelt «voi pensate che noi siamo utili solo per fare discorsi o per partecipare a cortei e cerimonie: io ora vi pongo il quesito: qual'è la geografia del mio paese, quale sarà? Il Sig. Roosevelt parla, enumera principi per il mondo di domani, proclama a modo suo quale sarà il nuovo ordine, dà ai popoli suoi alleati un credo e una fede. Noi da questa parte ignoriamo tutto non sappiamo quale sarà il nostro avvenire, viviamo nell'agitazione e nell'incertezza. I popoli aderenti all'Asse se la Germania non si decide a uscire dalla nebulosa incandescente in cui guerreggia, per dare un corpo alle idee e una precisione alle formule finiranno per perdere la fede.

I romeni continueranno a battersi magnificamente. La sola divisione blindata che possediamo ha distrutto 150 carri armati sovietici. Il Generale Lascar è stato decorato dal Flihrer sul campo della croce di ferro con fronde di quercia. Io ho i mezzi per tenere il paese ma, come dissi a Ribbentrop, bisogna svegliarsi a tempo se si vuole salvare l'Europa: sul terreno militare rinunziare all'azione dell'orgoglio e tenersi alle possibilità realizzabili, sul terreno politico e morale dare un contenuto agli schemi e uscire dall'astrattismo: i popoli hanno bisogno di fatti.

Mai come in questo momento sento elle quello che vi ho detto ininterrottamente da un anno e mezzo a questa parte ha un valore di portata storica: e cioè la necessità per i nostri due paesi d'intendersi e di mantenere il contatto più stretto vista la comunanza dei nostri destini».

(l) Vedi D. 291.

(2) Larghi brani di questo documento sono editi in: R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, Roma. Ruffolo, 1949, p. 64.

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IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. S. N. D. PER CORRIERE 7561/0140 R. Bucarest, 27 novembre 1942 (per. il 1° dicembre).

Ho già riferito in altre occasioni (2) a V. E. le critiche che in molti ambienti di Bucarest e in seno sopratutto ai vecchi partiti d'opposizione si rivolgevano al Governo e particolarmente al Conducator per il fatto che la quasi totalità dell'esercito romeno era stata impegnata in una guerra lunga sanguinosa e distante migliaia di chilometri dalla madre Patria.

Gli ultimi avvenimenti militari non hanno fatto che far rinverdire le critiche e dare materia di polemica alle opposizioni. È indubitato che la Romania ha fatto uno sforzo più che cospicuo nel corso dell'attuale guerra; le perdite sono state ingenti e la nazione non ha mancato di risentirne il contraccolpo anche se finora ha dato prova d'uno stile e d'una calma ammirevoli.

Le notizie qui giunte ora di Divisioni decimate, di altre che sono state costrette in parte ad arrendersi perché circondate da soverchianti forze sovietiche, hanno naturalmente diffuso un malcontento profondo. Le critiche sono divenute acerbe e precise. Ieri sera ho avuto al riguardo una lunga conversazione con Georges Bratianu, capo dei giovani liberali. Egli ha detto che non sapeva rendersi conto come al Comando tedesco non si fosse capito a tempo che l'attuale fronte in Russia è insostenibile tenuto sopratutto conto della immancabilità delle offensive sovietiche nel corso dell'inverno. Le informazioni assai antecedenti all'attuale offensiva russa provavano che i tedeschi avevano oltre ad un cattivo schieramento nel settore sud anche «un semplice velo di truppe senza riserve».

«Io credo -ha precisato Georges Bratianu -che i tedeschi nel mantenere il fronte attuaìe sono stati guidati più da considerazioni politiche che da considerazioni militari. Oggi ne vediamo le conseguenze. I romeni cominciano a domandarsi perché il fiore di nostra gente vada sacrificato in un'impresa che ha tutti gli aspetti della sterilità. Facendoci logorare così le forze noi facciamo il giuoco degli anglo-sassoni.

Il paese è scontento. Il solo motivo d'unanimità tra i romeni, e cioè l'orgoglio per il modo superbo con cui si è battuto l'esercito finora, rischia d'essere anch'esso distrutto pel fatto che numerosi nostri reparti sono stati costretti ad arrendersi ».

Bratianu mi ha poi parlato dello scambio di lettere che vi era stato tra suo zio Dino Bratianu ed il Conducator (vedi mio telespresso n. 4867/1532 del 26 corrente) (l) dicendomi che condivideva in pieno le idee dello zio e che siccome il Maresciallo nella sua risposta aveva fatto delle allusioni poco simpatiche alla famiglia Bratianu e al contributo da essa dato alla guerra, egli come ex combattente era intervenuto direttamente nella polemica ottenendo una lettera che gli dava ampia soddisfazione da parte del Conducator.

(l) Larghi brani di questo documento sono editi in: R. BOVA scoPPA, Colloqui con due dittatori, Roma, Ruffolo, 1949, p. 63.

(2) Vedi D. 345.

359

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7532/764 R. Tokio, 28 novembre 1942, ore 1,40 (per. ore 7,30 del 29).

Da vari indizi e da vari provvedimenti -effettuati nel maggior segreto che corrisponde massima riservatezza adottata in questi ultimi tempi per quanto concerne Russia -si dovrebbe concludere che stato di allarme, di cui in fine mio telegramma 645 (2), sia ormai giunto in fase che prospetta necessità decisione. Di fronte complessità e rischi partita da ingaggiare, questi ambienti militari si sono finora limitati ad una vigilante e silenziosa attesa ed al perfezionamento loro apprestamenti militari. E ciò malgrado essi fossero perfettamente al corrente intensificata preparazione basi aeree Siberia per opera ed a futuro

profitto dell'aviazione americana e malgrado negli stessi ambienti circolassero persino dubbi circa presenza sommergibili russi sulle vie di comunicazione giapponesi. Peraltro sviluppi ultimi del conflitto in Mediterraneo, possibilità che forze sovietiche abbiano ad esercitare massimo sforzo contro-offensiva al fronte Europeo, inevitabilità minacce aeree americane a più o meno breve scadenza dalle basi Siberia, debbono avere indubbiamente contribuito a porre come attuale il problema della convenienza o meno di un'azione rapida ed improvvisa -una ripetizione di Pearl Harbour -che liquidi minacce aeree e navali che incombono sul Giappone dalle province marittime Siberia, impresa che dato preparativi fatti, sarebbe avvantaggiata, nei riguardi militari, dalla stagione invernale e dallo stadio attuale operazioni fronte Europeo. Ho l'impressione che questa situazione sia attualmente in esame, nel quadro generale delle altre cui Giappone deve far fronte (Birmania, Salomone).

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 194.
360

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 28 novembre 1942.

Il Sig. Lavai ha in questi giorni, di fronte ad un membro dell'Ambasciata di Germania a Parigi, esplicitamente assicurato di essere egli fermamente deciso, una volta per sempre, di attuare al nostro fianco la politica da lui scelta. Che noi possiamo essere certi che egli per questa politica vuole mettere a nostra disposizione, senza riserva, tutti i mezzi francesi. Con questa politica egli o si regge o cade. A lui preme che noi vinciamo la guerra e che il comunismo venga annientato. In merito al problema delle richieste italiane alla Francia, Lavai si è espresso nel senso che egli non vuol chiudersi alle necessità italiane, che però una soluzione definitiva di tale questione potrà trovarsi più tardi. Lavai ha poi nuovamente sottolineata la sua preghiera di avere un colloquio col Flihrer e detto che gli basta perfettamente se verrà portato a cognizione dell'opinione pubblica una dichiarazione, fatta in comune, e che si tenga sulle generali e lasci in sospeso tutte le questioni, nel senso che il territorio della Francia ed il suo potenziale coloniale saranno dopo la guerra sostanzialmente mantenuti. Laval inoltre comunicò che egli pensa di esercitare il governo da Parigi e di andare solo ogni tanto a Vichy. Che egli è convinto che un tale annuncio indurrà il Maresciallo a trasferire la sua residenza a Versaglia. Del resto, d'ora in poi egli nello svolgere la sua politica non si lascerà più influenzare dal Maresciallo o da chi ad esso è dintorno.

Se anche queste dichiarazioni di Lavai sono state fatte ancora prima delrazione effettuata il 27 novembre contro le forze armate francesi nei territori recentemente occupati, esse saranno pure anche ora di un certo interesse per il R. Governo Italiano.

La nostra Ambasciata ha semplicemente preso nota di queste dichiarazioni, senza in qualche modo esprimersi al riguardo (l).

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollni.

361

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO III DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, MELLINI, AL DIRETTORE GENERALE, VITETTI

APPUNTO. Roma, 28 novembre 1942.

I due emissari del Gran Mufti, di ritorno da Tunisi, hanno riferito quanto segue:

Il messaggio del Mufti (l) è stato accolto con grande favore. È da ritenere che il Bey ed i nazionalisti tunisini sarebbero disposti alla migliore collaborazione con l'Asse. Il fratello del Bey, Husein, è filo-inglese ma il Bey non si è per ora lasciato attirare dalle lusinghe degli anglo-americani ed ha rifiutato le insistenze dei degaullisti perché lasciasse Tunisi e trasferirsi verso l'Algeria.

Molti arabi delle forze tunisine hanno disertato. Nel sud della Tunisia vi sarebbero ingenti concentramenti di fuorusciti libici, di degaullisti, di ebrei non ancora armati. I nazionalisti sarebbero pronti ad attaccarli se aiutati dall'Asse.

I nazionalisti affermano di conoscere molti depositi segreti di ingenti quantità di benzina e di viveri anche nelle vicinanze di Tunisi costituiti dai francesi di nascosto alla vigilanza della C.I.A.F. Sarebbero disposti a rivelarli.

È stato insistito sull'opportunità di liberare subito Bourguiba a Marsiglia e di utilizzarlo per la propaganda radio. Le autorità tedesche a Tunisi hanno assicurato i fiduciari del Mufti che la Germania avrebbe provveduto al più presto alla sua liberazione e ad utilizzarlo per Radio Berlino. Il Bourguiba è capo riconosciuto del Partito Neo-Destour, frazione dissidente del Partito Destour il cui capo segreto travasi a Tunisi ed è il signor Thalbi con il quale il Mufti è in stretta relazione.

Il Segretario Generale e capo apparente del Destour in Tunisia è il signor Alchazi El-Kalladi. Sarebbe disposto a venire in Europa anche subito e si ritiene sia dai nazionalisti tunisini, sia dal Mufti, che ciò sarebbe urgente ed opportuno.

II Mufti considera estremamente importante che il Bourguiba sia liberato ed ancor più che il Kalladi sia fatto venire in Italia. Ciò anche nel caso, ed anzi a maggior ragione, che l'Asse dovesse sgombrare la Tunisia.

Si riterrebbe pertanto opportuno informare il Comando Supremo:

l) dell'opportunità che le nostre Autorità militari a Marsiglia siano messe al corrente della situazione di Bourguiba, e si tengano pronte a liberarlo ed a farlo venire in Italia, prima che ciò sia fatto dalle Autorità tedesche;

2) che è opportuno ed urgente invitare il Signor Kalladi eventualmente per mezzo di un messaggio del Mufti, a venire a Roma; 3) della possibilità di farsi rivelare dai nazionalisti tunisini l'ubicazione dei depositi di benzina e di viveri.

ALLEGATO.

MESSAGGIO DEL GRAN MUFTI DI PALESTINA PER IL BEY DI TUNISI

19 novembre 1942.

Sono in grado di assicurare che le due Potenze dell'Asse stanno preparandosi per combattere nei territori della Tunisia in difesa contro l'aggressione degli Anglo-Americani ed i loro alleati. Mi sono convinto, da quanto ho sentito ed ho constatato, che le due Potenze dell'Asse nutrono sentimenti di profonda e chiara amicizia verso i tunisini di cui rispetteranno i diritti, importanza e onore. Le Potenze dell'Asse rispettano e riconoscono l'attuale posizione giuridica e politica di S. A. il Bey e le aspirazioni legali dei tunisini per ottenere un regime che dovrà assicurare a loro libertà civile, politica ed economica più il rispetto della loro fede. Io sono sicuro che i tunisini non potranno ricavare nessun beneficio dagli alleati. Anzi sarà aumentata contro di loro l'influenza e raddoppiata la sciagura degli ebrei. I tunisini, schierandosi oggi al fianco dell'esercito dell'Asse nella lotta contro i nemici comuni, partecipano al respingimento della loro dominazione, del pericolo comunista e dell'influenza ebraica. Tutti noi sappiamo fino a quale punto gli Americani e gli Inglesi adoperano gli ebrei e li aiutano per realizzare le loro ambizioni e le loro aspirazioni in tutto il Maghreb e in tutto l'Oriente arabo. La partecipazione della Tunisia a questa lotta costituirà un serio fattore per gettare le prime basi solide e per ottenere un avVEonire molto migliore, incluso nel nuovo assetto futuro. Anzi le evoluzioni potrebbero realizzare le aspirazioni.

(l) Vedi D. 310. Il testo è in allegato.

362

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 41309/908 P.R. Roma, 29 novembre 1942, ore 1,15.

Vostro 761 (1).

Testo accordo in traduzione francese porta seguente intestazione: «Trattato fra Italia e Giappone concernente collaborazione economica». Fu comunicato da questa Ambasciata del Giappone 20 corrente. La stessa afferma averne costà telegrafato per approvazione traduzione in italiano con noi concordata. Incaricato d'Affari ha dichiarato essere desiderio Governo nipponico firma abbia luogo 7 dicembre p.v.; giorno successivo ne verrebbe data notizia alla stampa unitamente pubblicazione testo accordo. Governo Germanico procederebbe analogamente. Articolo 5 accordo prevede intese dettaglio per pratica sua applicazione. Esse costituiranno protocollo segreto. Testo non ancora comunicato ufficialmente; in via strettamente confidenziale ne è stato però fatto conoscere contenuto. Codesto Governo non avendovi tenuto al corrente trattative in corso, reputo superfluo Vostra azione in merito. Assicuravi preso atto raccomandazione segretezza di cui ultima parte Vostro telegramma.

(!) Vcd l D. 355.

363

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7544/2215-2216 R. Lisbona, 29 novembre 1942, ore 2 (per. ore 17,15).

Ho avuto ieri con Presidente Salazar lunga conversazione di cui riassumo punti principali:

l) Salazar considera che centro conflitto essendosi spostato nel Mediterraneo ed anglo-americani possedendo porti nell'Africa Nord-Occidentale, pericolo essere coinvolto operazioni belliche siasi allontanato da Portogallo ed in generale da penisola Iberica; anche per quanto concerne possedimenti coloniali egli nutre stesse speranze. Considera analogamente non esservi interesse ed anzi opportunità preparare almeno attualmente da parte dell'Asse qualsiasi impresa nella penisola Iberica;

2) valore e sviluppo sbarco anglo-americano dipendono da risultati azione intrapresa su Tunisia, da dove alleati certamente scatenerebbero, per cominciare, potente offensiva aerea contro l'Italia;

3) in recente colloquio con personalità anglo-americane, Salazar ha potuto constatare loro ferma decisione condurre guerra fino in fondo. Tali suoi interlocutori sembravano animati come da «spirito vendetta»;

4) ritiene pericoloso gioco alleato con Russia dacché egli fortemente dubita che l'Inghilterra, come questa fa intendere e vorrebbe, potrà trattenere sovietici al momento opportuno e convenientemente impedire che essi sfruttino a danno di tutta l'Europa la sconfitta della Germania che gli inglesi mostrano di ritenere certa;

5) considerate tuttavia le varie situazioni ed anche un'eventuale limitazione di obiettivi da parte della Germania, ritiene il Presidente che la guerra potrebbe comunque durare a lungo in Europa;

6) Salazar crede che il Cile non potrà resistere a lungo alle pressioni americane.

Quanto all'Argentina non vi è che da attendere le elezioni Presidenziali; il Presidente ha mostrato molto interesse per la situazione in Italia ed insieme abbiamo considerato vari aspetti di episodi convenendo su quanto è vero e normale e quanto altro è frutto di insidiosa propaganda.

Non mi ha infine nascosto il Presidente le sue ansie per lo svolgimento degli avvenimenti che secondo l'impressione da me tratta, Salazar considera più promettenti per gli alleati che per l'Asse e vedendo per l'Italia difficoltà più immediate.

364

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. 294/256 R. Roma, 30 novembre 1942, ore 17.

È opportuno approfittare nostre possibilità politiche costà in questo momento per dare sensazione agli Arabi dei sentimenti amichevoli dell'Italia verso di loro e per controbattere diffidenza alimentata per tanti anni da propaganda antitaliana da parte della Francia e ora degli anglo-americani.

Per quanto sopra è opportuno che intratteniate amichevoli contatti con codesti elementi nazionalisti arabi e seguiate attentamente attività che risultano in corso in tal senso da parte tedesca riferendo dettagliatamente volta per volta ed avanzando proposte.

Potrebbe essere anche opportuno, qualora situazione lo permetta, di far partire per l'Italia uno o due buoni elementi nazionalisti arabi tunisini che potranno essere utilizzati ora ed in avvenire da nostra propaganda radio (l).

365

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. PER CORRIERE «NON DIRAMATO» 0163 (2). Berlino, 30 novembre 1942.

L'attenzione di questi circoli responsabili e della intera opinione pubblica germanica, appena un istante distratta dagli avvenimenti di Tolone, è in questi giorni intensamente rivolta, come forse non mai è sinora accaduto durante il corso del conflitto, agli avvenimenti. militari che hanno per teatro la Russia e l'Africa Settentrionale.

La situazione al fronte orientale è considerata la conseguenza prevista dei risultati della campagna estiva, campagna che ha finito per polarizzarsi nello sforzo per la conquista di Stalingrado e non ha permesso la tempestiva forma'>:ione di una linea di difesa dietro la quale l'esercito germanico avrebbe dovuto, all'inizio dell'inverno, trovarsi schierato per resistere agli attacchi avversari.

I punti più deboli dello schieramento tedesco sono qui considerati il settore settentrionale, fra il lago Ilmen e Smolensk, e quello meridionale, fra il Volga e il Don. Su quest'ultimo appunto il 22 novembre si è sferrata l'offensiva sovietica (3). Condotta con larghi mezzi meccanizzati e con l'impiego di una quarantina di Divisioni, questa offensiva partita contemporaneamente a Nord ed a Sud di Stalingrado è riuscita a chiudere in una sacca l'intera VI Armata germanica forte di circa dieci Divisioni.

Con un'abile manovra, l'Alto Comando germanico ha schierato lungo l'ansa del Don, una nuova armata che si prepara non solo a fronteggiare e respin

gere ogni ulteriore attacco avversario in quella direzione ma anche ed efficacemente a contrattaccare. Non si manca tuttavia in questi circoli militari di considerare piuttosto improbabile che lo sforzo di questo corpo di esercito possa riuscire a sbloccare la VI Armata in un tempo relativamente breve. Poiché le difficoltà di rifornire, naturalmente per mezzo di aerei, una cosi notevole massa di armati si presentano nel momento attuale pressoché insormontabili, non si esclude che essa riceva l'ordine di forzare il cerchio nemico ripiegando oltre il Don. Questa manovra, considerata per ora di non troppo difficile esecuzione, implicherebbe tuttavia l'abbandono di Stalingrado fatto che potrebbe avere delle sfavorevoli ripercussioni di carattere morale.

Lo sforzo sovietico in questa azione è giudicato molto notevole: si pensa che per la sua esecuzione l'Alto Comando russo abbia concentrato la massima parte dei materiali e degli effettivi attualmente disponibili. Mentre si spera pertanto che questa massa di manovra possa subire, sotto il contrattacco tedesco, un pronto e sostanziale logoramento, si ritiene difficile che, da parte sovietica, possano contemporaneamente iniziarsi altri attacchi, pericolosi per altri settori. Le puntate che si verificano in questi giorni nei settori di Woronesch e di Velichi Luchi sono infatti ritenute pure azioni dimostrative per distrarre le forze germaniche da Stalingrado.

Non si esclude tuttavia affatto che nel corso dell'inverno altre offensive sovietiche considerevoli possano verificarsi. Si deve tuttavia considerare come l'Alto Comando germanico manifesti assoluta sicurezza di potere padroneggiare ovunque la situazione.

La situazione in Tunisia è considerata nell'attuale momento senza dubbio come piuttosto grave e già da qualche giorno negli ambienti di questo Stato Maggiore l'eventualità di uno sgombero delle teste di ponte occupate a Tunisi, Biserta, Sfax, Gabès è stata affacciata come probabile e prossima. Si viene infatti osservando come, malgrado la lentezza iniziale lo sforzo anglo-americano in questo settore vada notevolmente intensificandosi e come si delinei una manovra evidentemente diretta a portare il grosso delle forze nemiche direttamente dall'Algeria alla piccola Sirte con lo scopo evidente di prendere a ridosso la linea di Mareth e successivamente marciare sulla Tripolitania. L'attacco su Biserta e su Tunisi dovrebbe avere nel piano nemico una importanza solo secondaria.

Di fronte a questa situazione momentaneamente sfavorevole, i circoli responsabili germanici, che si mostrano perfettamente calmi, non danno, per quanto concerne le direttive dei piani futuri d'azione, che una semplice indicazione: l'orientamento cioè verso il concetto di una sempre più efficiente difesa della cosiddetta «fortezza Europa».

I colpi nemici, si afferma, possono abbattersi sugli avamposti di questa fortezza: l'Africa Settentrionale, il Medio Oriente e forse la stessa Finlandia; offensive aeree potranno essere svolte sull'Italia; tentativi insurrezionali potranno, anche con qualche successo, venir inscenati nei territori ex jugoslavi, forse anche in Polonia, ma tutto questo non potrà intaccare il corpo principale della fortezza europea dove si sta attivamente lavorando per la resistenza fino a termine indefinito.

La crisi effettiva e di materiali che, a detta degli stessi germanici, attualmente travaglia l'armata del Reich, non permette immediate azioni controffensive che potrebbero gravemente colpire i piani nemici. Per questo si deve rinunciare a cominciare immediatamente l'attacco del Caucaso verso la Turchia ed evitare di esercitar pressioni sul Governo spagnolo affinché consenta il passaggio delle truppe tedesche per un utilissimo colpo di mano su Gibilterra.

Dove per contro la situazione sembra richiedere l'immediato invio a ogni costo di uomini e di materiali è nel settore Balcanico. Si pensa infatti che in questo settore gli anglo-americani cercheranno di concentrare i loro sforzi allorché tenteranno di portare in futuro la loro azione sul territorio europeo. Sembra pertanto necessario provvedere a stroncare, il più presto possibile, la intensificata attività dei ribelli in Croazia ed in Serbia nonché a predisporre tempestivamente la difesa contro tentativi di occupazione nemica.

Questo concetto germanico della resistenza europea per un tempo indefinito, che si fonda da un lato sulla effettiva imponenza delle riserve di materiali e di uomini di cui la Germania tuttora dispone a tale scopo, e dall'altro lato sulle speranze poste nello sforzo per la riedificazione economica dei territori ex sovietici occupati, viene agitato con particolare insistenza in questi giorni dalla propaganda germanica. Senza dubbio le notizie circa la situazione in Stalingrado e quelle dell'Africa Settentrionale -per quanto queste ultime appena ora sentite -hanno alquanto depresso gli spiriti della popolazione che si prepara ad affrontare un nuovo e difficile inverno.

Gli organi governativi stanno pertanto nel momento attuale rivolgendo ogni sforzo per attenuare, con la propaganda e con la assistenza materiale, tale stato d'animo che non si manifesta peraltro in forme esteriori degne di un qualsiasi rilievo.

Solo più tardi, alla fine dell'inverno in base alla situazione strategica generale ed ai risultati degli sforzi compiuti dalla industria germanica, sarà possibile constatare se i principi della «resistenza indefinita » corrispondono effettivamente al piano prestabilito dall'Alto Comando o se questo non considera possibile ed utile una nuova azione nettamente offensiva.

Nell'attuale momento non si può giudicare se tale azione sarà effettivamente possibile né avanzare nessuna ipotesi circa i suoi obiettivi.

(l) -Per la risposta di Silimbani. vedi D. 370. (2) -Questo telegramma non essendo stato diramato non è stato Inserito nella raceolta dei telegrammi In arrivo e non gli è stato pertanto assegnato il relativo numero di protocollo. (3) -Vedi D. 338.
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IL CONSOLE GENERALE A ZURIGO, MOMBELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7608/4 R. Zurigo, 30 novembre 1942 (per. il 3 dicembre).

Dicesi qui che Sforza -atualmente com'è noto negli Stati Uniti -lavorerebbe per conto Roosevelt e sarebbe stato relazione con Myron Taylor scopo preparare opportuna azione Vaticano ed altri ambienti in Italia.

Aggiungesi che relazione attività Myron Taylor Sforza si progetterebbe in America ricostituzione Austria ingrandita con Baviera Alto Adige Trieste e Croazia.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7593/769-770 R. Tokio, 1° dicembre 1942, ore 3,16 (per. ore 6,40 del 2).

Telegramma Stefani speciale 400 13 corr. e 514 del 26 novembre scorso (l) ha segnalato una campagna che in questi giorni si è qui iniziata -mobilitando personalità più in vista con discorsi, interviste, articoli, pubblicazione di documenti diplomatici ecc. --e che è diretta a dimostrare che l'entrata in guerra del Giappone contro l'America è stata inderogabilmente imposta, per difesa vita e onore del popolo nipponico, di fronte preordinata volontà del Governo di Washington di attaccare Giappone. Tale campagna è di particolare significato in quanto è in relazione con una decisa svolta nell'orientamento dello stato d'animo giapponese nei riguardi conflitto Pacifico. Se fino poco fa si è qui vissuto nell'illusione di una guerra di finalità e di limiti strettamente asiatici con legami più ideologici che effettivi, e comunque soltanto di riflesso col conflitto Europeo è stato nell'illusione di una situazione ormai incrollabile raggiunta facilmente in Pacifico che autorizzava sottovalutazione del nemico per difficoltà che dovevano superare alleati Asse, si comincia ora a realizzare ogni giorno più che la guerra sarà vinta o perduta dal Giappone anche in Europa. E si comincia a dimostrare convinzione utilità di una cooperazione cogli alleati a fatti e non soltanto a parole ed una maggior considerazione della loro potenza e dell'efficacia comune della dura e complessa lotta che essa conduce con sua azione.

Si passa doverosamente al riconoscimento possibilità e valore del nemico e si giunge alla pubblica affermazione -che è di ieri -del portavoce dell'esercito che «vincitore di questa guerra sarà in definitiva colui che avrà dominio dell'aria» tesi notoriamente sostenuta dall'America che su questo ha basato suoi calcoli di vittoria specialmente sul Giappone. Si può storicamente fissare data tale evoluzione nell'orientamento ambienti ufficiali nipponici al settembre scorso ed un caratteristico segno del mutato atteggiamento ad esempio si può trovare nel diverso modo di considerare rottura delle relazioni col Brasile e col Cile. Inizialmente considerazione isolata degli interessi nipponici nel primo caso, ricerca di continui contatti con l'Asse nel secondo. A questo mutato stato di cose che, per il momento, si profila, ha contribuito essenzialmente situazione che si fa per questo Paese quotidianamente più grave: avvenimenti in Mediterraneo che contribuiscono allentare azione nipponica in Oceano Indiano, situazione di pericolo che si va aggravando alla frontiera russa, con ripercussioni inevitabili sull'insolubile e malcerta posizione cinese, minaccia americana alle posizioni del sud delle isole Salomone specie dopo l'esito dubbio della terza battaglia. Questo spiega perché abbia dovuto qui finalmente farsi strada convinzione che la guerra con l'America sarà lunga e senza quartiere e come specie negli ambienti militari si sia sentito il bisogno

di scagionarsi di fronte opinione pubblica dall'addebito di aver arrischiato, senza una [vera] irremovibile necessità di difesa, un conflitto che importa pericolo e sacrificio gravissimo.

(l) Non pubblicati.

368

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 7607/0424 R. Berna, 1° dicembre 1942 (per. il 2).

Pilet-Golaz m'incarica di assicurare che la normalizzazione dei rapporti con la nomina del nuovo Ministro a Roma è imminente (l). Il Consiglio Federale ha incaricato lo stesso Pilet-Golaz di fare un invito formale al Dott. Vieli perché accetti magari una missione provvisoria per un anno o poco più. Il Dott. Vieli pareva disposto ad accettare, ma la presidenza del Crédit Suisse si è mostrata contraria ad accordargli un congedo così lungo. Mi consta che Pilet-Golaz sta trattando con questa banca. Egli mi ha detto di aver scartato Jenny perché teme che per venire da Buenos Aires e mettersi a disposizione impiegherebbe alcuni mesi, e invece il Consiglio Federale vuole una soluzione immediata della questione «ora -sono parole di Pilet-Golaz -che la conclusione delle trattative economiche ha fatto dileguare ogni sospetto che il licenziamento di Ruegger fosse stato voluto per premere sulla Svizzera al fine di ottenere quanto si domandava».

Il Dott. Vieli è stato già consigliere alla Legazione svizzera di Roma. Lasciò la carriera perché offeso dall'aver Motta preferito Ruegger a lui per Roma. È veramente amico nostro, persona degnissima e molto capace. È uno dei direttori generali del Crédit Suisse, dove è stimatissimo e ha una posizione finanziaria, che non può abbandonare per rientrare nella carriera. Se potrà venire a Roma, meriterà la migliore delle accoglienze.

369

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7605/620 R. Ankara, 2 dicembre 1942, ore 20,40 (per. ore 8,30 del 3).

Gli avven1menti occorsi nello scacchiere Mediterraneo e sul fronte Est durante scorso mese novembre hanno qui determinato situazioni e stati d'animo del tutto diversi da quelli affrettatamente segnalati da varie parti. Non è vero che questa opinione pubblica evolva in favore delle cosidette democrazie, non è vero che Ankara si avvicini sempre più all'America. È vero per ora -il contrario. Ritenendosi oggi sicura di non essere minacciata dal

l'Asse, la Turchia diffida sopratutto dell'America. Dopo che reparti americani sono giunti alla frontiera turco-siriana, lo Stato Maggiore turco ha avviato colà una divisione fanteria di rinforzo. Non è molto, ma ha un significato.

Per comprendere questa disposizione di spirito della Turchia nei riguardi dell'America occorre tener presente che qui si vive sempre e tuttora sotto incubo della Russia. Da fonte buona risulterebbe che inopportunamente ottobre scorso l'Inghilterra fece un vago accenno al Governo turco sulla eventualità di lasciare passare attraverso gli Stretti qualche sottomarino per prestare aiuto in Mar Nero alla Russia. La cosa non ebbe seguito perché, secondo quanto poterono appurare i dirigenti turchi, né America, né Russia vollero fossero presentate richieste ufficiali in tal senso; la prima in quanto non riteneva di rivolgersi alla Turchia «amica di tutti », la seconda perché restia a trattare con una Turchia considerata «fedifraga>>. La Turchia incomincia ad avere la netta sensazione che una vittoria dell'America nell'attuale conflitto mondiale la lascierebbe isolata ed indifesa di fronte alle pretese della Russia, alla quale gli alleati dovrebbero pagare lo scotto dei maggiori sacrifici sostenuti nella cruenta lotta contro la Germania.

In conclusione può affermarsi che gli avvenimenti occorsi nel Mediterraneo hanno turbato l'equilibrio sul quale si basava la politica turca ed hanno acuito l'inquietudine di questi dirigenti, i quali nel dubbio di non potersi all'occorrenza appoggiare sulle forze dell'Asse tengono più che mai a riaffermare che si difenderanno con ogni energia contro qualunque aggressione, allo scopo far misurare agli anglo-americani come prima all'Asse, le conseguenze di «atti insensati» secondo recentemente li ha definiti Saracoglu.

(l) Vedi D. 42.

370

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7684/194 R. Tunisi, 3 dicembre 1942, ore 14,25 (per. ore 11,30 del 5).

Vostri telegrammi nn. 254 (l) e 256 (2) del 30 novembre.

Nel pomeriggio del l o dicembre è stata annunziata misura clemenza a favore Desturiani detenuti in Tunisia.

Provvedimento viene ufficialmente giustificato scopo contribuire unione in momenti difficili che reggenza attraversa. A nome di tutti i condannati, principali accusati rammaricandosi per loro passato atteggiamento avrebbero invocato benevolenza Residente Generale.

Essi si sarebbero impegnati a riconoscere «in ogni circostanza» autorità francesi in Tunisia conformandosi in tutto a decisione del Governo Protettorato.

Per quanto comunicato ufficiale esprima convinzione che provvedimento adottato varrà dissipare ombre che avrebbero potuto offuscare unione francotunisina pubblica opinione ritiene che grazia sia dovuta pressioni Asse.

Questi ambienti arabi attendono ora conoscere sorte Desturiani internati Francia metropolitana soprattutto capo movimento avvocato Bourguiba.

Cercherò stabilire contatti con esponenti nazionalisti liberati.

Tuttavia è da prevedersi che incerta situazione attuale e dichiarazione che Residente Generale ha avuto da loro li indurrà a essere per alcun tempo molto prudenti.

Sentimenti popolazione mussulmana sono in gran parte a noi favorevoli soprattutto presso classi lavoratrici.

Credo che riserve debbono essere fatte per taluni ambienti della borghesia araba specialmente tra funzionari e impiegati pubbliche amministrazioni.

(l) -Con T. 41335/254 P.R. del 29 novembre 1942, ore 24, non pubblicato, Lanza d'Ajeta aveva chiesto a Silimbani di riferire su notizie secondo cui "desturiani imprigionati costà da autorità francesi sarebbero stati liberati e provvedimento avrebbe avuto favorevole ripercussione pro Asse in codesti ambienti arabi». (2) -Vedi D. 364.
371

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S.N.D. 7629/1035 R. Berna, 3 dicembre 1942, ore 19,31 (per. ore 1,10 del 4).

Il neo arrivato Ministro di Argentina Brebbia mi ha detto che durante le sue visite di presentazione ha sentito esprimere dai diplomatici anglo-sassoni la convinzione che il crollo dell'Italia sia prossimo e inevitabile e che quello dell'Asse potrebbe avvenire anche improvvisamente. Ha sentito però espressa da tutti una vera paura che la Russia vinca. Eguale paura ha espresso Ministro spagnolo e norvegese e dei neutrali il turco e lo svedese. Saremmo sommersi per sempre ha detto il polacco se i tedeschi fossero vinti in Russia e lo svedese: << Se i russi vincessero credete forse che l'Inghilterra esausta potrebbe difendersi contro il bolscevismo?>> e ieri il Ministro degli Stati Uniti ha dichiarato di sperare che i tedeschi non si lasceranno battere in Russia e che il Governo americano non manderà ai bolscevichi più aiuti di quanto basteranno per salvare le forme. Pilet-Golaz ha insistentemente assicurato Brebbia che non arriva in Svizzera, da parte persone serie e conoscenti la Germania, una sola notizia che possa far credere minimamente intaccata la volontà e la compagine del popolo tedesco.

372

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4008/1351. Belgrado, 3 dicembre 1942 (per. il 27).

Ho l'onore di inviare l'unita copia del rapporto n. 2251 in data 29 novembre con cui questo R. Addetto Militare riferisce circa un colloquio da lui avuto con il Generale Bader.

Nella interessante conversazione il Generale Bader, nel confermare in generale gli elementi già noti della situazione, in particolare ne ha fatto una precisazione senza dubbio interessante come proveniente dal Comandante Militare in Serbia.

Fra l'altro, è da rilevare:

-L'interesse del Generale Bader alla situazione in Montenegro e sua diffidenza verso i nazionalisti montenegrini. Da notare l'impressione del R. Addetto Militare circa la conferma del convincimento germanico sul collegamento tra i capi nazionalisti montenegrini e Draza Mihajlovic, ed il costante sospetto sui nostri rapporti con Draza Mihajlovic.

-Il calcolo del Generale Bader che per il 15 dicembre tutte le truppe irregolari in Serbia, saranno disarmate ma la sua reticenza sulla percentuale degli elementi sinora sfuggiti al disarmo.

La conferma dell'intendimento germanico di procedere con il massimo rigore, e degli arresti in corso.

La conferma della maggiore attività dei comunisti. Caratteristico che questa volta ha evitato di pronunciarsi sui rapporti di Draza Mihajlovic con i comunisti.

ALLEGATO.

L'ADDETTO MILITARE A BELGRADO, CHIUSI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

R. s. 2251. Belgrado, 29 novembre 1942.

Ieri 28 novembre il generale Vivalda, comandante della divisione alpina Taurinense, di passaggio per licenza, ha reso visita al generale Bader, agli ordini del quale aveva operato nel maggio scorso in Bosnia e dal quale è stato recentemente decorato della croce di ferro di seconda classe.

Ha avuto luogo una lunga conversazione alla quale ha partecipato anche il Capo di s. M. del comando germanico, colonnello di S. M. Geitner.

Il generale Bader ha dimostrato molto interesse per la attuale situazione in Montenegro, oltreché per ragioni di vicinato, anche perché, secondo voci concordi ed attendibili, ivi si trova il quartier generale del Mihajlovic, contro l'organizzazione del quale il comando germanico sta decisamente lottando con tutti i mezzi.

Parlando dei nazionalisti montenegrini Bader ha lasciato apparire chiaro il suo convincimento che essi, di qualunque colore o religione, siano oggi tutti aperti seguaci di Mihajlovic pronti a defezionare al primo cenno.

Nel complesso ho riportata l'impressione che i tedeschi temano un accordo fra noi ed il capo ribelle. Essi non si spiegano altrimenti (o fingono di non spiegarsi) la fiducia che noi si ripone nell'opera delle bande nazionaliste, che, secondo loro, se hanno servito a debellare il comunismo, sono però ormai decisamente e pericolosamente infide.

Il generale Vivalda ha detto ben chiaro che sulla testa del Mihajlovic pende una grossa taglia, che egli è considerato aperto nemico e che contro di lui è incessantemente condotta una attiva caccia nella speranza di riuscire a catturarlo.

Ho approfittato degli spunti offertimi dalla conversazione per rivolgere al generale Bader alcune domande sulla situazione di oggi in Serbia, alle quali mi ha risposto senza troppe reticenze.

«Io ho sempre perseguito, fin da quando assunsi questo comando nel dicembre scorso, l'idea di disarmare tutti questi infidi armati irregolari.

Il disarmo completo e generale è ora in atto con successo per opera del generale Nedic che ha assunto al riguardo preciso impegno. Il 15 novembre abbiamo calcolato che i cetnici erano ridotti a 4000 circa (cfr. mio foglio n. 2098 del 22 ottobre, capo !I). Per il 15 dicembre saranno disarmati tutti. Questa gente, ove non risulti colpevole, è arruolata per lavorare in Germania 'se lo desidera', altrimenti è rimandata al suo paese».

Ho chiesto il percento degli evasi a questo disarmo, ma il generale Bader non ha saputo o voluto rispondermi. Ha detto che non sono ancora noti dati precisi sulle armi ritirate, ma che ad ogni modo il bilancio è soddisfacente.

Ha aggiunto di aver ordinato di procedere con severità e senza riguardi all'arresto di tutti i sospetti di connivenza e alla condanna a morte di tutti coloro a carico dei quali emerge una qualsiasi responsabilità.

Anche i comunisti, ha ammesso a domanda, hanno dimostrato in questi ultimi tempi maggiore attività (cfr. Rassegna Stampa -Bollettino n. 277, pag. 4).

Sui rapporti fra comunisti e seguaci di Mihajlovic il generale Bader si è limitato ad affermare che sono tutti nemici, anche se gli uni obbediscono a Mosca e gli altri a Londra.

Parlando infine della Croazia per quanto essa non dipenda più da lui, il generale Bader non ha nascosta la sua preoccupazione per la sempre più grave situazione in quel paese.

373

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO R. 929. [Sussak], 3 dicembre 1942 (per. il 5).

Il generale Roatta, nell'udienza recentemente avuta a Roma, ha sottoposto al Duce la questione degli ebrei (l) che si trovano internati, a cura di Supersloda, in vari centri della 2a Zona; ed ha esposto le ripercussioni di carattere militare e politico che potrebbero derivare dalla loro consegna alle autorità croate; ripercussioni che potrebbero anche avere una pregiudizievole influenza sulla situazione dei territori croati da noi occupati e che hanno già incominciato a delinearsi appena attuata la misura preliminare dell'internamento

(Vedi mio telespresso n. 885 del 18 novembre u.s.) (2). Il generale Roatta ha inoltre accennato ad una proposta croata, in base alla quale il Governo di Zagabria si sarebbe dichiarato disposto a rinunciare alla consegna degli ebrei in questione, a condizione che costoro venissero internati in Italia e riconoscessero il decadimento di ogni loro diritto su tutti i beni immobili che avessero posseduto in Croazia, rinunciando in pari tempo alla cittadinanza croata.

In seguito a ciò il Duce ha disposto:

l) che detti ebrei vengano mantenuti tutti in campi di concentramento;

2) che si proceda intanto, oltre che a determinare la pertinenza dei singoli internati, a raccogliere --in analogia alle richieste contenute nella soprariferita proposta del Governo croato -le istanze che gli interessati stessi volessero liberamente presentare per rinunciare alla cittadinanza croata ed alla proprietà di ogni bene immobile posseduto in Croazia.

In relazione a quanto precede, Supersloda ha impartito istruzioni ai Comandi dipendenti interessati di organizzare i campi di concentramento per un soggiorno prolungato.

(l) -Vedi DD. 207 e 281. (2) -Non pubblicato.
374

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. PER TELESCR. 7640/2063 R. Berlino, 4 dicembre 1942, ore 11,30.

Per Luciolli.

Ti prego volere cortesemente sottoporre all'Ecc. l'Ambasciatore il seguente telegramma che gli dirige Fecia di Cossato:

«Ho avuto il giorno stesso in cui il Duce pronunciò il suo grande discorso occasione di intrattenermi con il Segretario di Stato Weizsacker che offriva una colazione al capitano Vittorio Mussolini; ieri durante un altro ricevimento offerto dal Reicheportfiihrer con Techamar e Osten ho parlato con il Sottosegretario Luther.

Tutte queste personalità (in mattinata avevo lungamente conferito col Sottosegretario Woermann in occasione della consueta Qdienza) mi hanno espresso la loro profonda impressione suscitata dal discorso del Duce negli ambienti della Wilhelmstrasse e in quelli politici e giornalistici della Capitale del Reich.

La presenza del capitano Vittorio Mussolini ha offerto occasione sia al Reicheportfiihrer von Techamar, sia al Sottos~gretario Luther ed a altri gerarchi per esprimere al figlio del Duce la loro ammirazione per il. discorso che si considera qui una risposta veramente formidabile alle invettive farneti<::anti del signor Churchill. Il Sottosegretario Luther mi diceva che dai resoconti avuti delle prime reazioni della stampa anglo-americana si è avuta la prova come il Duce abbia colpito giusto nel segno.

In questi ambienti politici, militari e giornalistici il discorso è unanimamente giudicato la migliore e più serrata risposta che il Duce poteva dare anche a coloro i quali -ed in Germania forse ve ne erano, sparuta e trascurabile minoranza -negli ultimi tempi potevano lasciar trapelare qualche timore sulla volontà di continuare la lotta da parte dell'Italia.

Queste personalità mi hanno fatto comprendere come il periodo, non (dico non) di incertezza o di dubbi, ma unicamente di una certa leggera perplessità che aveva affiorato in alcune zone grigie dell'opinione pubblica tedesca, sopratutto dopo l'impresa nord-americana in Africa, sia ora totalmente superato e questa opinione pubblica, sia in toto e soprattutto nei più umili strati della popolazione, abbia accolta la parola del Duce con sollievo, con fiducia dando loro nuova sicurezza nell'avvenire.

Non credo di sbagliare nell'affermare che il popolo tedesco, i ceti medi e classi lavoratrici sopratutto, hanno trovato subito nel discorso del Duce ciò che invano avevano atteso negli ultimi messaggi e discorsi del Fiihrer. Ne sia la prova che alcune frasi del discorso mussoliniano corrono già in Germania di bocca in bocca.

27 -Documenti diplomatiei -Serie IX -Vol. IX

Le parole del Duce hanno dimostrato ai tedeschi che l'Italia possiede in sommo grado il senso della responsabilità, la visione la più realistica del momento attuale e più ferma volontà di continuare la lotta sino alla vittoria totale. Ha dimostrato infatti che gli Italiani non sono stati per nulla accesi dai bombardamenti aerei, bombardamenti aerei che, qui mi occorre dirlo, poche città della Germania hanno in così grave misura subiti.

L'Italia oggi, come hanno riconosciuto tutti i miei interlocutori, è considerata qui come l'alleato che, passato attraverso il travaglio di questi due anni di guerra, di sacrifici, di stenti e di indomito eroismo, è più in piedi che mai e non può lasciare qualsiasi ombra di dubbio sulla volontà di combattere fino all'ultimo del popolo fascista ».

375

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. s. UU. 42275/268 P.R. Roma, 4 dicembre 1942, ore 23.

Questa Ambasciata di Germania comunica che codesto Comando tedesco intenderebbe costituire costà unità militare araba. Si è preso atto di tale intenzione, in linea di massima.

Non risultando però chiaro di che cosa esattamente si tratti pregasi appurare anche da parte Vostra se detta unità araba farebbe parte progettata Legione imperiale francese per difesa Tunisia di cui si è fatto di recente parola oppure se essa sarebbe costituita come unità rappresentativa del movimento arabo per combattere con le forze dell'Asse.

Pregasi urgente riscontro telegrafico (l).

376

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 7725/0227 R. Zagabria, 4 dicembre 1942 (per. il 7).

Gli sforzi che il Governo croato va facendo per fronteggiare la grave situazione sono impediti da uno stato di fatto difficilmente modificabile per la rigidezza ideologica del regime ustascia e per l'intransigenza nel perseverare nei metodi sommari di repressione. Benché in gran parte eliminati dal Governo, gli esponenti dell'intransigenza continuano ad influire nel senso da essi voluto. Ne deriva che l'azione politica del regime, sia nel campo sociale-economico che in quello squisitamente politico, è tuttora in contrasto con le intenzioni enunciate dal Poglavnik, all'indomani della composizione del nuovo Governo.

Un nuovo appello alla pacificazione è stato rivolto alle popolazioni rurali domenica scorsa dal Ministro dell'Interno Niksic, che, dopo aver dichiarato che c ogni eventuale illegalità commessa dai singoli, chiunque essi siano, sarà se

veramente punita secondo la legge», ha invitato «tutti coloro che furono ingannati dagli agenti di Mosca e di Londra e che perciò si recarono nei boschi, a ritornare ai loro focolari», con la promessa che, «se consegneranno le armi, riceveranno il perdono». Ma questo appello, che è uno dei tentativi che si stanno facendo con maggior frequenza da quando uomini moderati sono entrati a far parte del Governo, rimarrà senza risposta, perché non trova risonanza nella massa, sia essa orientata fuori dal regime o rimasta amorfa. Vi è quindi un'atmosfera di sfiducia, nella quale gli elementi negativi determinati dal comunismo, dal serbismo e dalla persistente opposizione macekiana, sono aggravati dalla deficiente azione politico-sociale del Governo.

Si rimprovera a Pavelic la contraddizione tra le parole e i fatti, tra le leggi che emana, i discorsi che tiene e che fa tenere e l'applicazione di quanto annuncia e promette. Questo fa ritenere a molti osservatori che il regime si è messo in una critica situazione, dalla quale non è capace di uscire, senza rinunciare a certi suoi principii fondamentali, ai quali gli uomini della vecchia guardia sono legati giuramenti fatti negli anni della cospirazione; ostinazione settaria del credo ustascia (come, per esempio, l'eliminazione di tutti i nemici, di fede e di razza, a cominciare dagli ortodossi anche se superano il milione) e la baldanza dell'ustacismo minoritario che, assunto il potere, non riesce a rinnovarsi e a dilatarsi per allargare la base dei consensi e andare verso il popolo. Aggiungasi che l'ustascismo, come alle sue origini, è più facilmente portato a lavorare nelle tenebre, a nutrire sospetti, a ravvisare ovunque trame di congiure contro i suoi uomini e contro lo Stato; esso agisce perciò contro le stesse sue leggi, semina il terrore e urta contro gli ostacoli che da sé si crea, oltre quelli che effettivamente ne contrastano l'affermazione nel Paese.

Se Macek è un nemico riconosciuto non soltanto del regime, ma anche dell'Asse, se egli è generalmente considerato come un democratico e perciò pregiudizionalmente contrario a ogni forma di collaborazione, non si comprende da molti perché i suoi luogotenenti che maggior ascendente potrebbero avere sulle masse rurali, già organizzate da Macek, siano detenuti o internati, e non si sia, invece, cercato di attrarli nell'orbita del regime. Pavelic considera tali elementi come inconvertibili perché aderirono a suo tempo alla politica di Belgrado.

L'unico collaboratore di Macek, che travasi accanto a Pavelic, il Dr. Tortic, nominato Ministro senza portafoglio, mi diceva che il suo lavoro tra i contadini si svolge penosamente e senza risultati: «I contadini invocano ordine e legalità a qualunque costo, e non si accontentano di parole; la violenza con cui i gerarchi delle provincie e gli ustascia irresponsabili reprimono e puniscono con ingiustizia, la severità sospettosa con cui infieriscono contro gente innocente, fuori di ogni norma dl legge, distrugge l'opera di persuasione. Si direbbe che l'azione di Governo, limitata a pura e semplice propaganda normale, sia contrastata da una pregiudiziale rivoluzionaria che pone il regime in conflitto con lo stesso Governo. «Pavelic crede di poter giocare su questi elementi di contrasto, pensando che ne tragga vantaggio l'idea rivoluzionaria, ma è strano che egli non si renda ancora conto del pericolo che ne deriva in un ambiente che fatalmente è influenzato dalla situazione economica e dallo stato di guerra, per cui ogni croato a un certo punto è portato a vedere politicamente la soluzlone dei mali da cui è afflitta la comunità schierandosi dalla parte dei rivoltosi.

Per lo stesso motivo dell'intransigenza il Poglavnik continua a considerare inconvertibile l'alto e medio clero, perché anche esso si macchiò della colpa di aderire a Belgrado, ed è perciò sospettato di vagheggiare ritorni jugoslavi. Ma il clero intanto fa la sua politica, organizzando soccorsi per le popolazioni, predicando «la pacificazione fuori di ogni eccesso sia ufficialmente autorizzato che arbitrario», mantenendo contatti con gruppi di diverso colore politico, e con lo stesso Macek attraverso i suoi confessori.

Conferma la difficile situazione del Governo nei confronti delle masse rurali quanto confidenzialmente il Sottosegretario di Stato Seitz, che presiede all'inquadramento dei rurali e dei contadini, diceva in questi giorni all'Osservatore Sociale di questa Legazione:

«Tutti gli sforzi fatti fino ad ora per cercare di attirare le masse rurali non hanno sortito l'effetto desiderato. Queste infatti, disorientate, irrequiete e malcontente, serbano un atteggiamento di tenace ostilità nei confronti del movimento ustascia e respingono ogni tentativo di collaborazione positiva. In realtà -ha lasciato intendere il Seitz -esse vagheggiano un ritorno all'ordine preesistente.

La loro situazione, dal punto di vista sociale è disastrosa. Abbandonate a se stesse, sono prive di una qualsiasi forma di organizzazione, non beneficiano di contratti collettivi, non sono protette da speciali leggi né godono di speciali forme di assistenza. Più volte -ha continuato il Seitz -abbiamo cercato di avvicinarci ad esse, ma sempre invano.

I nostri commissari sono stati sempre accolti a colpi di fucile ed ora la situazione è divenuta talmente grave per cui riteniamo non sia possibile, per il momento, addivenire ad ulteriori tentativi di collaborazione.

In queste condizioni -ha concluso il Prof. Seitz -la Camera Corporativa, che dovrebbe essere creata fra breve, viene a perdere molto del suo valore dato che le masse contadine, che costituiscono l'SO per cento dell'intiera popolazione, restano praticamente al di fuori della vita nazionale>>.

Una coalizione di forze dell'ordine sarebbe desiderabile perché il Governo potesse trovare più facile la via a quei temperamenti che allo stato attuale non riesce ad applicare, pur di raggiungere un miglioramento della situazione.

L'ottimismo di Pavelic è andato in questi ultimi tempi cedendo, per l'incalzare degli eventi, alle inquietudini prodotte dai fatti militari verificatisi in Bosnia e nella terza zona, tutti a sfavore della sicurezza del Paese e della stessa capitale. Nella zona Jajce, dopo combattimenti che hanno avuto luogo tra le forze comuniste e le truppe croato-tedesche, la caduta di quella città ha messo in serio pericolo altre località vicine. I comunisti si sono mostrati tenacemente aggressivi e bene comandati. La pressione su Zagabria, sia da nord che da sud, va facendosi più minacciosa. Ogni accrescimento di forze che possa scaturire dall'affluire di nuovi elementi nelle file partigiane può ulteriormente aggravare la situazione.

Pavelic è stato avvertito da parte tedesca e da parte italiana che non potrà contare su nuovi aiuti di truppe. Un'azione saggia e tempestiva sulle masse si rende quindi urgente e indispensabile.

Egli mi ha comunicato ieri che dovrà a breve scadenza sostituire il Capo della Polizia, che non ha mostrato di sapere padroneggiare la situazione con la necessaria energia. Ha chiesto il mio consiglio su provvedimenti che pensa di adottare a favore delle masse rurali. Gli ho suggerito di mostrare clemenza nei riguardi dei detenuti internati strettamente politici, quali, per esempio i macekiani, e di appoggiarsi possibilmente al Clero.

Ho motivo di ritenere che egli, dopo essersi consultato con i suoi Ministri, farà qualche cosa in tal senso. Non mi nascondo però che, per quanto riguarda i macekiani, il Poglavnik incontrerà, anche questa volta, l'opposizione dei suoi uomini intransigenti e, comunque, gli sarà difficile guadagnare la fiducia di tutti coloro, clero compreso, che si attendono molto di più dai fatti che dagli atteggiamenti e dalle promesse di normalizzazione.

(l) Vedi D. 389.

377

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3632. Roma, 4 dicembre 1942.

Mi onoro trascrivere integralmente la seguente nota informativa riservata pervenutami dal confidente vaticano dell'Ambasciata, e che mi pare rispecchi il pensiero della Santa Sede circa il discorso del Duce:

«In Vaticano, come è abitudine, non si fanno commenti intorno al discorso di Mussolini. L'Osservatore Romano che già ieri sera ne ha pubblicato un riassunto, questa sera lo ripetè senza aggiungervi commenti.

Le conversa?.ioni private che si fanno a tale proposito riconoscono che il discorso è una chiara e risoluta conferma della persistenza dei propositi delle potenze dell'Asse di condurre la guerra fino alla vittoriosa realizzazione dei fini che si sono prefissi, e che i nuovi avvenimenti del Mediterraneo non li hanno da essi distolti.

Circa i vari punti del discorso si riconosce unanimamente che è esatta l'affermazione di Mussolini circa la responsabilità di Roosevelt nell'estendersi progressivo della guerra. Nella elencazione dei danni apportati dai bombardamenti aerei alle città italiane si trova la conferma della gravità di questo particolare aspetto della guerra attuale, e Ri raddoppiano i voti che non solo i danni già lamentati non si aggravino ancor più, ma si trovi il modo, nell'avvenire, di eliminare dai conflitti bellici tali offese alla popolazione civile. Così pure le informazioni sul trattamento dei prigionieri non possono che raddoppiare la premura nell'intensificare ed estendere sempre più l'opera di soccorso organizzata dalla Santa Sede a loro favore.

Sopra un punto si fa una necessaria riserva; ed è quello che tratta dell'odio. Tutti sanno che l'insegnamento cristiano condanna l'odio anche verso i nemici, pur senza obbligare con questo alla rinunzia dell'individuo e della società al riconoscimento dei propri diritti ed alla difesa di essi anche con le armi, quando gli altri mezzi siano inefficaci. Del resto, si osserva da taluni che

è evidente che Mussolini, nel passaggio del discorso dove parla dell'odio, lo consideri come arma di combattimento ed in questo senso lo fomenta:~> (1).

378

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

APPUNTO. Roma, 4 dicembre 1942.

Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato mi ha chiamato stamane di urgenza in Vaticano per comunicarmi quanto segue:

«La Santa Sede ha, fin dal principio della guerra, insistito presso gli Alleati perché Roma non fosse bombardata mettendo in evidenza più che la neutralità della città del Vaticano, che deve essere naturalmente rispettata, il fatto che Roma è la Diocesi del Santo Padre e la Capitale della Cattolicità. La Santa Sede ha fatto pure osservare che essa possiede degli edifici extra territoriali sparsi per tutta Roma (San Paolo, San Giovanni, Santa Maria Maggiore, ecc.). Al principio della guerra, in base a tali argomenti, la Santa Sede ebbe assicurazioni dal Governo francese che Roma non sarebbe stata bombardata. Presso gli altri alleati la Santa Sede però ha rinnovato continuamente i suoi passi e con speciale premura in questi ultimi giorni.

Nelle conversazioni col rappresentante della Gran Bretagna, questi ha fatto ora osservare che Roma è anche Capitale del Regno d'Italia e che Roma e dintorni sono sedi di Comandi Militari italiani e tedeschi, di aeroporti militari, di alcune industrie belliche, ecc.

Il Cardinale Segretario di Stato ha sempre insistito sul fatto che questi argomenti degli alleati non tolgono valore a quelli ripetutamente esposti dalla Santa Sede ed ha ora nuovamente riaffermato tali argomentazioni.

Il Cardinale Segretario di Stato crede però suo dovere di avvertire formalmente il Governo italiano che il motivo addotto dal Governo britannico per giustificare il bombardamento di Roma è appunto la presenza di obiettivi militari e che qualora il Governo italiano volesse evitare detto bombardamento, sarebbe necessario spostare almeno i principali di questi obiettivi».

379

IL GENERALE GRAZIOLI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA. Roma, 5 dicembre 1942.

La situazione politico-militare mondiale, dopo il «punto » fattone magistralmente dal Duce, suggerisce alcune considerazioni che qui di seguito si espongono:

Tramite l'alleato Giappone, l'Asse dovrebbe tentare ogni via possibile per addivenire ad una pace separata di compromesso con la Russia, superando rosta

colo delle differenze ideologiche; ostacolo, d'altronde, oggi, assai meno grave di quanto possa essere apparso sinora.

Il Giappone (che non è in guerra con la Russia) dovrebbe avere interesse ad accordarsi con l'U.R.S.S. per la spartizione dell'Asia. Le conquiste giapponesi di questa guerra sono già troppo vaste e troppo rapidamente realizzate per supporre che i nipponici possano proporsi, come programma immediato, da estenderle ancora notevolmente. Questa situazione contingente del Giappone facilita il problema, in quanto apre la possibilità di favorire una delle secolari aspirazioni espansionistiche russe, quella cioè di marciare dal Caspio in direzione sud-est verso le ricche regioni meridionali asiatiche che si affacciano sul golfo Persico e sul mare arabico. Una tal marcia favorirebbe altresì il supremo immediato interesse della «Nuova Europa» che l'Asse intende di costruire, perché avrebbe per effetto di asiatizzare quanto è più possibile la Russia, anche per farne forse in avvenire una barriera prudenziale contro non improbabili mire ultra espansioniste future della razza gialla verso il continente euroafricano.

Bisognerebbe dunque trovare il modo di sospingere la Russia sia verso il miraggio di piazzarsi fin d'ora quale erede dei possedimenti e delle attuali zone di influenza anglo-sassoni nel sud-ovest asiatico: Iran, ed eventualmente anche dell'Afghanistan e del Belucistan.

Potrà, oggi, questo miraggio asiatico, distogliere la Russia dal continuare la lotta armata contro le potenze dell'Asse e dei loro Alleati europei?

Questo è il problema!

Certamente una simile ipotesi non si presenta, a prima vista, con molte probabilità di possibile realizzazione. Oltre la diificoltà evidente di un così brusco e radicale voltafaccia della Russia per rispetto ai suoi attuali alleati anglosassoni, si affaccia subito al pensiero anche l'altra estrema difficoltà che la Russia, battuta ma non domata, si rassegni a rinunziare alle sue ricchissime terre europee che le armi della Germania e dei suoi alleati le hanno strappate in questa guerra; tanto più che queste terre costituiscono, oltre tutto, anche il naturale trampolino per riprendere quando che sia un'altra delle tradizionali marcie espansionistiche russe, quella verso gli Stretti e verso il Mediterraneo.

Tuttavia non è del tutto da escludere che l'avanzata verso il Golfo Persico, già favorita dalla parziale occupazione russa dell'Iran e probabilmente anche poco ostacolata dalle scarse forze che gli anglo-sassoni potrebbero opporvi nella loro attuale situazione generale, possa costituire per la Russia un non disprezzabile surrogato alla perdita di alcune sue terre europee. F. ciò soprattutto se, nella delimitazione dei nuovi confini russi verso l'Europa, l'Asse (non meno interessato certo a troncare onorevolmente una campagna delineatasi ormai molto più dura di quanto previsto e molto meno conclusiva di quanto speravasi) vorrà ispirarsi a consigli di ragionevole moderazione nel fissare i termini del compromesso da offrire alla Russia per staccarla dai suoi attuali alleati, anzi per rovesciarne addirittura la fronte contro di loro. Per esempio, rinunziando l'Asse a comprendere nell'area della sua «Nuova Europa » la regione, che chiameremo caucasica (salvo, bene inteso, a stringere solide intese economiche per assicurarsi i necessari rifornimenti petroliferi) e restringendo pertanto le sue pretese alla costituzione di uno Stato Ucraino staccato dalla Russia e infeudato nel complesso politico della Nuova Europa, è probabile che l'U.R.S.S., che ha pur bisogno urgente di sfuggire alla formidabile pressione che da tanti mesi la opprime da occidente, finirebbe per cedere ed accettare il cambio.

Enormi sarebbero i vantaggi per le potenze dell'Asse e dei suoi alleati, riuscendo a realizzare, sia pure su queste basi di compromesso, una tal pace separata. Per citarne qualcuno accenneremo:

a) -alla liberazione immediata di formidabili ed efficientissime forze armate dell'Asse e dei suoi alleati, da gettare decisamente contro gli anglo-sassoni sul teatro di guerra mediterraneo, tanto occidentale quanto orientale;

b) alla probabile decisione della Turchia, di fronte alla marcia russa verso la vicina Asia sud-occidentale, di orientarsi definitivamente verso le potenze dell'Assè e di entrare nel complesso della «Nuova Europa» come potenza europeamediterranea;

c) -alle possibilità che si aprirebbero alla «Nuova Europa>> di concretare (con molta maggiore sincerità che non abbia fatto finora la Gran Bretagna) una sistemazione «araba>> della regione di transito fra il sud-est europeo ed il sudovest asiatico, creando, come naturale alleato della «Nuova Europa>> quello Stato Arabo, che imperniato nel nocciolo dell'Iraq in funzione anti-britannica, potrebbe avere ovvie ripercussioni pure antibritanniche sul prossimo Egitto.

Questo il quadro generale della situazione che potrebbe venir delineandosi, nel caso che, nell'attuale fase della guerra, si riuscisse veramente a staccare la Russia dagli Anglo-Sassoni.

Non v'ha dubbio che il nemico n. l per la «Nuova Europa » è ormai l'AngloSassone. Ed è già, per sé solo, nemico formidabile. Averne un altro sulle braccia, cioè la Russia dei Sovieti, vale a dire avere ancora a che fare con un nemico n. 2, dimostratosi finora tutt'altro che disprezzabile, potrebbe rappresentare, per questo quarto anno di guerra, uno sforzo eccc;:;.:;ivamente gravoso e forse senza sbocco decisivo, per la Germania e i suoi alleati. Su questo punto è ormai tempo di guardare freddamente in faccia alla realtà.

D'altra parte tutti abbiamo la sensazione che, dopo la deprecata invasione anglo-sassone sull'Africa settentrionale (e non sull'Africa settentrionale soltanto) l'unica finestra aperta, o per lo meno apribile per noi, è verso Oriente, cioè verso la Russia. La quale, dopo tutto, a parte gli interessi contingenti, non può avere ragioni troppo serie e profonde per sentirsi ulteriormente vincolata al capitalismo plutocratico Anglo-Sassone. A questo riguardo, anzi, è bene insistere sulla non eccessiva consistenza dell'ostacolo rappresentato dalle differenze ideologiche con i regimi dell'Asse ed affini. Differenze ve ne sono, e profonde, nell'ordine dei «principi>>; ma, praticamente, al punto in cui è giunta oggi, socialmente, la Russia staliniana, l'accostamento fra le due concezioni è molto più facile che a prima vista non appaja.

C'è un fondo comune supremamente importante e che crea invece un fosso insormontabile fra il gruppo dei regimi fascisti-nazionalsocialisti-bolscevisti e il regime, così detto democratico, anglosassone; ed è la costante, la sincera, l'aperta marcia dei primi verso il popolo. Le linee di marcia dei regimi fascisti e nazionalsocialisti muovono da origini diverse che non quelle del regime bolscevico; ma queste e quelle mirano verso un medesimo obbiettivo sociale: maggiore giustizia e maggior benessere del popolo. L'altro, il regime anglo-sassone e i suoi affini, spogliati della loro ipocrita vernice, marciano in senso contrario. In fondo, la Russia bolscevica, a malgrado della sua dovizia di materie prime, può annoverarsi assai più fra gli Stati così detti proletari, che non fra gli Stati satolli e accaparratori delle ricchezze della terra. E se si rievocano le profonde ed esose ingiustizie del passato regime zarista, c'è da pensare che la rivoluzione bolscevica, pur attraverso gli errori e gli orrori dei primi anni, ha rappresentato in definitiva una salutare reazione contro un regime di oppressione popolare ultraaristocratico, ingiusto e crudele. E la prova di questa salutare reazione sta appunto nell'innegabile valore con cui capi e gregari bolscevichi difendono la loro terra, valore che impone rispetto a tutto il mondo.

Per tutte queste ragioni ripeto che le distanze ideologiche col bolscevismo mi sembrano praticamente sormontabili, pur restando ciascuno fermissimo nelle proprie posizioni fondamentali di partenza.

Dai miei ricordi personali della missione compiuta a Mosca nel 1934, e che il Duce si è compiaciuto di ricordare nel suo grande discorso, non posso cancellare l'impressione che ebbi della vera, profonda, sincera simpatia riscontrata nei maggiorenti bolscevichi verso l'Italia fascista e il suo grande Capo. È trascorso, è vero, circa un decennio da quella data, e avvenimenti formidabili hanno prodotto una frattura nelle relazioni politiche fra i due paesi: Italia e Russia. Ma, intanto, anche il bolscevismo si è andato in certo qual modo, normalizzando, ed è perciò probabile che sanando quella frattura (che non può essere che temporanea) ci ritroveremo ancor più, la Russia e noi, se non sulla stessa linea di marcia verso orizzonti nuovi di progresso sociale, per lo meno su linee di marcia parallele. Certi commoventi accenti del discorso del Duce intorno alla vera nobile essenza e all'amaro destino storico del nostro grande popolo, ci fanno pensare che fra la brutale e un po' selvaggia sincerità del regime bolscevico e la insanabile ed esosa ipocrisia britannica, la scelta, per noi, della grande Proletaria, non debba esser dubbia, e che alla costruzione della «Nuova Europa » più assai nociva si delinea la obliqua e presuntuosa ipocrisia britannicrr, che non l'ancora un po' scapigliato istinto rivoluzionario russo.

Praticamente, e come conclusione di questi brevi appunti, la procedura da tentare potrebbe dunque essere la seguente:

0 ) ~ intendersi, al più presto possibile, col Giappone sul piano ora esposto, cercando di attenerne la preziosa collaborazione come intermediario fra l'Asse e la Russia nel senso suindicato;

2°) -ottenuto ciò, stabilire i termini della pace separata di compromesso da offrire alla Russia, concretandoli in uno spirito di lungimirante moderazione e considerando realisticamente i veri interessi della «Nuova Europa » che con questa immane guerra i giovani popoli europei intendono di creare.

Personalmente, ricordando le cordiali relazioni allacciate nel 1934 con alcuni fra i principali maggiorenti militari e politici dell'U.R.S.S., e tenuto conto che, almeno i supremi capi militari, sono tuttora gli stessi con i quali io ebbi in quel periodo stretti e simpaticissimi rapporti, io sono naturalmente a disposizione, qualora, approvato il piano in queste pagine proposto, vi potesse esser bisogno anche della modesta mia opera personale.

(l) -Il presente documento reca 11 visto d! Mussol!nl. (2) -Ed., con l'aggiunta d! due righe nel terzo capoverso, !n R. GUARIGLIA, Ricordi 19221946, Napol!, ESI, 1950, p. 507.
380

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3372/1679. Budapest, 5 dicembre 1942.

Con miei precedenti telegrammi (l) ho già segnalato l'impressione suscitata in Ungheria dal discorso del Duce. Non è eccessivo dire che esso è giunto in questo paese particolarmente opportuno nel tempo e nel luogo. Nel tempo, perché era attesa ormai un'autorevole e definitiva presa di posizione del Governo Fascista contro le minacce e gli attacchi del nemico; nel luogo, perché la tenace propaganda anglo-ebraica aveva finito con l'accreditare in taluni ambienti meno assofili l'impressione che l'Italia traversasse una crisi di ordine non soltanto materiale ma anche morale.

La particolare attenzione con la quale le manifestazioni italiane vengono seguite in Ungheria si è riportata quindi con estremo interesse sul discorso del Duce e mi occorre ripetere che esso ha riscosso consenso ed ammirazione generali. Può dirsi anzi di più, e cioè che esso è giunto in questo paese come un incoraggiamento ed uno sprone per la stessa opinione magiara, alla cui saldezza esso ha giovato certo assai più che non i reiterati, periodici e prolissi discorsi in cui si compiacciono questi uomini di Governo. Le serene e virili dichiarazioni del Duce, la nobiltà del suo linguaggio, l'energica efficacia della sua polemica hanno confermato che il popolo italiano oppone ed opporrà al nemico la indistruttibile forza di quelle virtù civili e militari che fecero in tempi lontani la grandezza di Roma e crearono in tempi recenti la libertà e l'indipendenza d'Italia.

Aggiungo che un atteggiamento meno reciso, se avrebbe potuto soddisfare le segrete aspirazioni di coloro che anche in questo paese, pur così vicino alla Russia bolscevica, auspicano la vittoria degli anglo-sassoni, avrebbe viceversa profondamente deluso l'enorme maggioranza del paese, quella cioè che, anche al di sopra della realtà contingente, vede nell'Italia una insostituibile garanzia di ordine e di civiltà. Nella fiera parola del Duce l'Italia è apparsa ancora una volta agli ungheresi nell'aspetto, a loro noto e caro, dell'eroico combattente di una giusta causa e questa certezza ha servito a stimolare fede ed energia negli stessi magiari. Quegli stessi motivi culturali e sentimentali che sono in larga misura alla base dell'amicizia itala-ungherese hanno ricevuto dalle dichiarazioni del Duce conferma e rafforzamento e sinceramente unanime è la solidarietà che l'Ungheria manifesta in questi giorni all'Italia per le vandaliche distruzioni operate sulle creazioni del suo genio e della sua cultura.

Naturalmente, anche nell'unanimità dei consensi si possono rilevare quelle sfumature e quelle intonazioni che permettono di caratterizzare le diverse tendenze dei vari ambienti e dei vari organi di stampa. I giornali di tendenza liberale hanno per esempio particolarmente accentuata la franchezza con la quale il Duce ha comunicato le perdite subite e i danni inferti dal nemico,

e hanno apprezzato il virile contegno del popolo italiano mettendolo in relazione alle difficoltà dell'ora e alle incertezze dell'avvenire. Viceversa la maggior parte della stampa, governativa e nazionalista di ogni settore, ha espresso in termini vibranti l'ammirazione e la solidarietà dell'Ungheria per la riaffermata, inequivocabile volontà italiana di lotta e di vittoria.

Riassumendo, e per quanto banale possa apparire questa constatazione, le ripercussioni del discorso del Duce in Ungheria danno la misura di quanto la sua parola sia giunta efficace e tempestiva oltre le frontiere italiane e all'interno stesso del fronte europeo. Esse hanno fatto tornare nell'ombra molte pallide larve ed hanno di nuovo imposto all'attenzione del mondo la nobile luminosa realtà dell'Italia in guerra, che nell'asprezza della lotta conferma ed assicura il suo diritto all'avvenire (l).

(l) Si riferisce al telegrammi: T. per telefono 7614/668 R. del 3 dicembre 1942 e T. 7664/ 673 R. del 4 dicembre 1942, non pubblicati.

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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL MARESCIALLO DEL REICH, GOERING

APPUNTO. (2) Roma, 6 dicembre 1942.

Durante il colloquio tra il Duce e il Maresciallo Goering sono stati trattati i seguenti argomenti:

1°) Russia. -Il Duce crede che in un modo o nell'altro bisogna concludere il capitolo della guerra contro la Russia che non ha più scopo. Qualora appaia impossibile arrivare a una seconda Brest Litovski (che si potrebbe avere dando compensi territoriali alla Russia nella sua zona in Asia) è necessario organizzare una linea difensiva che spezzi qualunque iniziativa nemica impiegando il minimo numero di forze dell'Asse. Goering dice che questo sarebbe l'ideale di Hitler.

2°) Fare gravitare tutte le forze verso Occidente e verso il Mediterraneo poiché è chiaro che il nemico numero uno è tuttora l'Inghilterra e che lo sforzo industriale degli Stati Uniti è tale da provocare una superiorità aerea da parte degli anglo-sassoni. Goering ha detto che l'Asse potrà congiuntamente arrivare ad una produzione di 5 mila apparecchi mensili.

3°) Croazia. -II Duce considera la situazione estremamente precaria e prevede la necessità di un Comando unico che raggruppi ed utilizzi tutte le forze disponibili italiane, tedesche e croate. Goering è d'accordo nel senso che Pavelic è ancora l'uomo del quale l'Asse deve valersi.

4°) Spagna. -Il Duce suggerisce di rifornire gradualmente di armi la Spagna. Goering dice che la Germania lo sta facendo ma senza spingerla ad un intervento prematuro che costituirebbe più un peso che un vantaggio.

5°) Turchia. -Dalle notizie più recenti risulta che la Turchia teme la Russia, ma ormai nutre anche preoccupazioni nei riguardi degli anglo-sassoni che hanno esteso la loro occupazione nell'Iran e nel Medio Oriente. Per otte

voL II, cit..; · p, 226. · · ·

nere un cambiamento deciso nella politica turca occorre: a) scendere dal Caucaso; b) rafforzare l'armata bulgara che non potrà essere mai impiegata contro la Russia ma che può costituire una minaccia per la Turchia.

(l) -Il presente rapporto reca 11 visto di Mussollnl. (2) -Quest'appunto è stato dettato da Mussolini a Ciano: vedi CIANO, . Diario 1939-1943,
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7744/676 R. Budapest, 7 dicembre 1942, ore 20,23 (per. ore 23,30).

Presidente del Consiglio dei Ministri mi ha detto che discorso del Duce ha giovato a chiarire anche alcuni aspetti della situazione interna ungherese che negli ultimi tempi era turbata da ogni sorta di voci ed insidiata da notizie lanciate da propaganda nemica. Parola di Mussolini -ha continuato Kàllay ha avuto sempre grande effetto in Ungheria e stavolta sua efficacia è stata pari alla sua risonanza. Qui si riscontra, forse non a torto, una qualche analogia per la situazione interna magiara e quella italiana. L'aver Mussolini esaminato prima politicamente e poi storicamente la posizione dell'Italia nel conflitto ha servito a molti ungheresi a fare degli utili raffronti e a trarre necessarie conclusioni. Kallay mi ha poi descritto il solito fosco quadro della Balcania deplorando nuovamente aggravarsi situazione in Croazia. Consueta cocciuta aggressività romena verso Ungheria e guardinga politica collaborazione verso Asse continuata da Bulgaria. Secondo Presidente del Consiglio dei Ministri magiaro il punto più propizio per una iniziativa bellica anglo-americana nei Balcani sarebbe Ragusa. Uno sbarco anglo-americano nella regione di Ragusa potrebbe -a detta di Kàllay -formare un cuneo repentino che verrebbe facilmente alimentato dai cetnici e dagli altri gruppi insorti. Comunque Kàllay non pensa che si possa discorrere di tale eventualità prima della ventura primavera. Mi ha ripetuto del vivo interesse di tutta la nazione ungherese per le vicende italiane. A tale politica di stretta intesa con l'Italia egli ispira tutta la sua azione politica e me ne ha offerto adesso una riprova accettando di inaugurare personalmente con un suo discorso di apertura i corsi dell'Istituto di Cultura Italiano in Ungheria, giovedì prossimo.

383

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI

T. UU. S.N.D. 301/446 R. Roma, 8 dicembre 1942, ore 21,45.

In previsione eventuale prossimo incontro con Lavai riuscirebbe utile ricevere per filo rapporto riassuntivo circa attuale posi7ione Capo del Governo francese nei confronti del Maresciallo Pétain da un lato e delle-locali Autorità germaniche, militari e civili, dall'altro; circa correnti ed ambienti che lo appoggiano o lo osteggiano; circa attuale stato suoi rapporti con Doriot e Deat, nonché circa portata effettiva poteri che egli esercita nel Paese ed in nome del Paese (l).

384

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7895/014G R. Ankara, 8 dicembre 1942 (per. il 14).

Mio telegramma n. 630 (2).

Il Ministro degli Esteri Menemencoglu, che avevo già incontrato fin dal mio ritorno in sede nei primissimi giorni del corrente mese, mi ha invitato a fargli visita al Ministero e mi ha trattenuto stamane a colloquio per circa un'ora. Cordiale come sempre, egli è stato questa volta anche più franco ed espansivo del solito.

Premesso che la propaganda anglo-americana si accanisce da qualche tempo con estrema violenza contro di noi, egli si è interessato di conoscere le mie impressioni sull'Italia. Tutto quanto gli ho detto circa la ferma ed irrevocabile decisione dell'Italia di combattere e vincere a costo di qualunque sacrificio come sulla granitica solidità del Regime lo ha manifestamente rinfrancato. Egli ha riconosciuto del resto che il recente discorso del Duce riflette in modo indubbio la forza dell'Uomo e la saldezza del suo Governo.

Passando a parlare della situazione in genere, Menemencoglu mi ha detto testualmente: «da qualche giorno le notizie sono migliori » ed ha accennato, compiacendosene, alla vittoriosa resistenza dell'Asse in Tunisia ed al mancato successo dell'offensiva sovietica sul fronte dell'Est.

A mia volta gli ho chiesto se col passaggio della direzione politica e militare della guerra dall'Inghilterra all'America nel campo dei nostri avversari la situazione e le disposizioni della Turchia avessero subito qualche spostamento. Menemencoglu mi ha risposto (preferisco citare quasi alla lettera le sue parole): «molte voci circolano sul conto della Turchia e qualche vostro collega se ne è fatto eco: si dice che contemporaneamente agli sbarchi nel Nord-Africa ed all'inizio dell'offensiva russa, gli anglo-americani abbiano esercitato una forte pressione per indurre la Turchia ad entrare subito in guerra: si dice che io avrei firmato accordi politici aggiuntivi o complementari con l'Inghilterra o l'America: si dice che il giorno in cui le forze anglo-americane saranno imponenti nel Medio Oriente la Turchia dovrà spontaneamente o per forza diventare parte attiva nel conflitto o per lo meno lasciare che il suo territorio serva da base contro la Germania: si dice infine che la Turchia avrà inte

resse a mettersi dalla parte dei vincitori quando il declino dell'Asse diventerà evidente o fatale. Tutto ciò è falso o è ingenuo. Gli alleati non hanno chiesto alla Turchia di entrare in guerra: non ho firmato nessun altro patto, e non ho neanche parlato di politica con gli alleati inglesi o con gli americani; non credo che essi vorranno in avvenire forzarci la mano, ma se lo facessero ci avrebbero immediatamente contro perché val meglio morire che essere ridotti nelle condizioni dell'Iran; la Turchia non ha alcun interesse di trovarsi a fianco dei vincitori al termine di questo conflitto perché nulla di quanto essi possano eventualmente offrirei vale un'ora di più di pace e perché il vero interesse della Turchia è che tutte le Grandi Potenze coesistano e che non vi sia egemonia nell'Europa e nel mondo né della Germania, né dell'Inghilterra o dell'America, né molto meno della Russia>>. E addentrandosi nel suo ragionamento Numan Menemencoglu ha soggiunto: «del resto in qual momento gli angloamericani vorrebbero forzarci a combattere al loro fianco o servirsi del nostro territorio? Quando la Germania fosse già battuta? ma allora non avrebbero bisogno della Turchia; quando la Germania fosse tuttora in piedi: ma allora noi apriremmo immediatamente le porte ai Tedeschi ed a Voi, e questo lo sanno perfettamente inglesi e americani». Ed ha continuato: «Il problema essenziale per noi è quello della Russia: se noi spontaneamente ci mettessimo a fianco delle democrazie nel conflitto armato ci attireremmo volontariamente i Russi in casa. Vi pare che ciò sia nei nostri voti? E se noi non ci opponessimo anche con la forza ad una eventuale manomissione del nostro territorio da parte degli inglesi o degli americani, contribuiremmo alla vittoria di quella parte che tutto deve alla resistenza dei russi e che perciò stesso non potrebbe non lasciare mano libera alla Russia. Anche ammettendo che le democrazie siano contrarie alla bolscevizzazione dell'Europa e ad ingrandimenti territoriali dei sovieti, come e dove potrebbero esse far la guerra alla Russia ed impedirle di espandersi?),

A questo punto ho detto a Menemencoglu che se volesse andare fino in fondo del suo ottimo ragionamento dovrebbe ammettere che prima o poi la Turchia dovrà fatalmente porsi al nostro fianco per impedire la vittoria di quella parte da cui ha tutto da temere. Menemencoglu mi ha obbiettato che a ciò si oppone: P) il fatto che Ia Turchia vuoi restare in pace; 2°) il vivo desiderio della Turchia di non vedere sorgere da questo conflitto alcuna egemonia di carattere europeo o mondiale. Ed ha ribadito che la Repubblica turca non aspira affatto a conquiste territoriali, l'antico impero sultaniale essendo morto per sempre nello spirito e di fatto e che per la pacifica esistenza della Turchia e per l'equilibrio europeo è indispensabile che vi siano un'Italia ed una Germania forti così come una Inghilterra forte. Purtroppo, ha concluso Menemencoglu, tutto quanto è stato tentato nel senso di un compromesso non ha avuto successo; ogni altro tentativo sarebbe per ora prematuro ma tutte le speranze non sono definitivamente perdute.

Menemencoglu mi ha infine dichiarato che le prestazioni che la Turchia riceve dagli anglo-sassoni (e sono numerose, tanto che il mio interlocutore affermava che soltanto le deficienze delle attrezzature portuali di Mersina ed Alessandretta ne limitano l'afflusso) hanno il solo scopo di permettere alla Turchia di mantenersi «neutrale fino alla fine del conflitto ».

(l) -Per la risposta di Buti vedi D. 390. (2) -T. 7782/630 R. dell'B dicembre 1942. ore 19,40, non pubblicato.
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IL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, MORGANTI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. s. 45205/841. Innsbruck, 8 dicembre 1942.

Ritengo opportuno e doveroso inviarti copia di un mio rapporto in data odierna diretto all'Ecc. l'Ambasciatore Alfieri, col quale riferisco circa alcune dichiarazioni fatte dal Ministro della Propaganda del Reich -Dr. Gobbels nel corso di una conferenza a giornalisti germanici nello scorso settembre.

Il mio informatore, persona molto seria e degna di fiducia, ha tenuto a dirmi che i dissensi tra il dr. Gobbels e il Maresciallo Goering diventano sempre più profondi e una riprova di ciò, sempre secondo l'informatore, sarebbe anche fornita dall'accenno fatto (il giornalista presente alla conferenza dice con «evidente ironia '>) alla « non felice frase » pronunciata da quest'ultimo e, cioè, che «l'aviazione germanica non avrebbe mai permesso ad un aeroplano nemico di spingersi sul territorio nazionale'>.

Il morale di queste popolazioni è sempre molto depresso e, come ebbi già occasione di riferire verbalmente anche all'Ecc. il Ministro, si addossa la completa responsabilità dell'insuccesso di El Alamein esclusivamente alle truppe italiane.

Apertamente, inoltre, si dice che lo sbarco anglo-americano in Algeria ha potuto effettuarsi soltanto perché la Marina Italiana non ha osato di affrontare il combattimento con la flotta avversaria, rimanendo alla fonda nelle rade.

Mi riservo di riferire ampliamente, quanto prima, sulla situazione (1).

ALLEGATO.

IL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, MORGANTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

R. s. 45204. Innsbruck, 8 dicembre 1942.

Da persona seria e degna di fiducia mi è stato riferito quanto appresso:

« Il 23 settembre 1942 (se non erro) il dott. Gobbels tenne un'importante conferenza a numerosi giornalisti tedeschi. Nessun accenno circa detta conferenza è stato fatto nella stampa. Un giornalista, presente alla conferenza, riassunse in base al suo stenogramma quanto il Dr. Gobbels ebbe a dire. Dopo avere avuto modo di leggere detto resoconto, riporto qui di seguito, nelle sue linee, i concetti fondamentali svolti dal Ministro della Propaganda del Reich.

Parlando delle funzioni del giornalismo in tempo di guerra il Dr. G. ha cercato di spiegare le ragioni per le quali il Ministero della Propaganda non fa sapere al popolo le notizie relative alla guerra in tutta la loro esattezza. La ragione va cercata unicamente nella mentalità non ancora matura e tuttora in formazione del popolo tedesco, che se da una parte è facilmente portato all'entusiasmo, dall'altra si demoralizza con altrettanta facilità. A questo proposito il dott. G. ha fatto un confronto fra

il popolo germanico e quello inglese, mettendo in rilievo che il Ministero della Propaganda avrebbe un compito molto più facile e potrebbe essere molte volte anche più esplicito se il popolo tedesco fosse come quello inglese. Questo, infatti, dai tempi di Cromwell ad oggi, ha avuto modo di formarsi una propria mentalità ed un proprio modo di pensare; il popolo inglese è in grado di apprendere le buone e le cattive notizie con la stessa calma, senza lasciarsi trasportare ad eccessi di entusiasmo e di abbattimento. Il popolo germanico, invece è impressionabile ed ondeggiante, perché troppo giovane ed ancora in formazione. A detta del Dr. G. solo fra qualche diecina di anni sarà possibile parlare chiaramente al popolo germani o: ciò sarebbe oggi prematuro e potrebbe portare gravi conseguenze. Con ciò il dr. G. non vuole assolutamente ammettere nel popolo inglese un'intelligenza superiore a quella del popolo germanico: tutt'altro. Solamente il primo deve ciò al favorevole sviluppo storico degli ultimi secoli che il secondo non ha avuto. Il popolo inglese può dire di non aver perduto una guerra da oltre trecento anni, mentre non si può dire altrettanto per il popolo germanico.

Per questo complesso di cose il Ministero della Propaganda dev'essere molto cauto nel diramare notizie di qualsiasi genere, perché queste potrebbero diventare armi a doppio taglio per la gran parte della popolazione. Per dare un esempio di ciò egli ricorda la famosa frase pronunciata dal Ministro Goring all'inizio della guerra, quando diede al popolo germanico la più esplicita assicurazione che l'aviazione germanica non avrebbe mai permesso che un aeroplano nemico si spingesse fin sopra il territorio nazionale. Questo, purtroppo, non si è verificato ed il popolo commenta ora in ogni occasione questa frase non certo troppo felice.

Riconosciuta la necessità di mettere a conoscenza della massa le notizie solo strettamente necessarie e che non possono dare adito a false interpretazioni, il dr. G. passa a parlare del giornalismo in periodo di guerra. Egli stesso riconosce quanto sia difficile il compito dei giornalisti, i quali non possono pubblicare quanto vorrebbero, render note le loro idee e divulgare i fatti a loro conoscenza, ma devono attendere sem1;re l'imbeccata e adeguarsi alle disposizioni ed alle direttive del Ministero della Propaganda. Il giornalista deve però comprendere la ragione di tali misure precauzionali ed, anzi, deve considerare il suo compito come una missione, una missione svolta nell'interesse della nazione. Il giornalista che altro non è se non l'interprete presso le masse dei pensieri del Governo, deve svolgere con zelo questa sua missione, deve saper parlare al cuore del popolo, deve saper restargli accanto ed accompagnarlo in ogni momento, come si accompagna un bambino che deve attraversare una strada pericolosa.

Passando al campo della politica estera il dr. G. è venuto a parlare delle Potenze amiche ed a questo proposito ha detto: la nostra politica non ci permette di stare soli al mondo senza alleati: noi abbiamo bisogno di amici ed appunto per questo dobbiamo mantenerci sempre in ottime relazioni coi nostri alleati, esser con essi sempre solidali ed aiutarli specialmente quando questi stanno attraversando momenti difficili. Io so, egli ha continuato, che purtroppo il popolo germanico è oggi piuttosto antitaliano, mentre invece è oltremodo filo-giapponese. Non bisogna però mai dimenticare il grande contributo apportatoci dal popolo italiano in questa guerra, mentre d'altra parte non bisogna entusiasmarci eccessivamente per il solo fatto che l'rwiazione giapponese è riuscita in una sola battaglia ad affondare due corazzate nemiche, cosa che non è finora mai riuscita ai nostri Stuka.

Venendo a parlare dell'attuale conflitto, il dr. G. ha detto che la Germania sta combattendo una guerra di importanza vitale contro nemici agguerritissimi e per nulla disposti a cedere. Se la potenza bellica germanica dà il massimo affidamento P. la massima garanzia di vittoria, non bisogna però d'altra parte sottovalutare i nostri nemici e non bisogna mai dimenticare che anch'essi sono bellicamente , molto potenti. Perciò bisogna evitare di fare eccessivo uso di molti luoghi comuni come ad es. « attacco in massa di Stuka », quando si è dovuto constatare che anche gl'inglesi sono capaci di fare altrettanto. Bisogna che il popolo germanico si abitui a comprendere che una guerra non può svolgersi con un solo continuo susseguirsi di vittorie, perché forse un giorno per il Ministero della Propaganda non sarà più possibile nascondere dietro poche righe del bollettino del Comando Supremo il fatto che una città, come ad es.

Diisseldorf, è stata rasa al suolo. Bisogna che il popolo comprenda che la guerra richiede da parte di ognuno sempre maggiori sacrifici, e che il prossimo inverno sarà molto duro e renderà fra l'altro necessarie sensibili restrizioni dei trasporti nonché nel consumo dell'energia elettrica e del gas».

(l) Il documento reca Il visto di Mussolln!.

386

IL MINISTRO A BUDAPEST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7775/979-980 R. Bucarest, 9 dicembre 1942, ore 0,45 (per. ore 7,15).

Capo dello Stato Maggiore Generale Steflea rientrato dal fronte ha fatto oggi davanti Consiglio di generali presieduto dal Conducator ed al quale ha partecipato anche Michele Antonescu un esposto della situazione. Generale ha precisato:

l) che la situazione al fronte è nel settore occupato da truppe tedesche e romene è ancora confusa e può considerarsi come molto seria;

2) che i russi continuano attaccare in forze ed è da prevedere che loro azione non è destinata ad esaurirsi e che creeranno molti imbarazzi durante tutto l'inverno;

3) che non è, almeno sui dati di cui ora si dispone, da prevedere che i russi possano mettere in grave pericolo schieramento strategico nostre forze precisando che i tedeschi fanno affluire considerevoli rinforzi per arginare grosse difficoltà situazione. Antonescu mi ha detto che Consiglio Militare non ha ancora preso decisioni circa ulteriore apporto romeno alla guerra dopo le gravissime perdite subite. Tali decisioni verranno prese in successive riunioni nel corso delle quali dovrà essere stabilito: quali unità di quelle molto provate al fronte dovranno essere ricostituite e quali impiegate alla difesa eventuale delle coste e mantenute all'interno per ragioni politiche.

Aggiunto che comunque fra qualche tempo contava recarsi nuovamente al Gran Quartiere Generale tedesco per prospettare gravità situazione romena.

«La falcidia di uomini continua -ha precisato Antonescu -nella sola giornata di ieri 7 corrente una nostra divisione ha perduto milleottocento uomini. Bisogna chiarire fin dove ci si vuole servire delle nostre risorse in uomini per fronteggiare situazioni così confuse».

Antonescu mi ha detto che generale Steflea ha riferito di seri dissensi sorti tra generali tedeschi e romeni nel corso delle ultime operazioni, di imposizioni e arbitrii di comando accettato con dignità dai romeni ma che avrebbero determinato una situazione poco felice.

Dalla conversazione con Antonescu mi sembra poter dedurre:

l) che ancora decisioni precise non sono state prese circa ulteriori apporti romeni alla guerra, tuttavia nel consiglio militare devono essere state sollevate riserve ed eccezioni in proposito da parte parecchi generali;

28 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

2) che gravi perdite subite e quelle che ancora si subiscono devono finire con indurre questo Governo a misurare con maggiore prudenza, e coprendosi con più precise garanzie, un ulteriore concorso alla guerra anche per fronteggiare malessere politico interno.

Intanto con provvedimento odierno sono stati chiamati a nuova visita riformati dalle classi dal 1932 al 1944.

387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. U.U. 42590/1203 P.R. Roma, 9 dicembre 1942, ore 14,45.

Recatevi dal Generalissimo Franco ed esprimetegli il vivissimo compiacimento del Duce per il suo discorso (1), che riconferma le alte idealità alle quali il Caudillo ispira la sua politica, in armonia con le più nobili tradizioni nazionali e in vista della tutela degli interessi imprescrittibili della nuova Spagna».

388

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S.N.D. PER TELESCR. 7791/2100 R. Berlino, 9 dicembre 1942, ore 19.

Mi ha chiamato stamane Woermann per dirmi che il Mufti in una conversazione avuta iersera con l'Ammiraglio Canaris si è detto disposto ad andare a Tunisi, ma che prima sarebbe stato opportuno che i Governi dell'Asse facessero una dichiarazione per indipendenza dell'Africa del Nord. Ove una vera e propria dichiarazione di indipendenza per tutto il Nord Africa non fosse considerata opportuna basterebbe una dichiarazione di indipendenza per la Tunisia, magari limitandola con la concessione alla potenza interessata di certi punti d'appoggio.

Nel caso che una dichiarazione pubblica non fosse per il momento considerata opportuna dal Governo tedesco egli si sarebbe accontentato pure di una lettera segreta rivolta dal Governo tedesco al Bey di Tunisi, che egli avrebbe consegnato e che avrebbe dovuto contenere le assicurazioni qui sopra elencate. Woermman ha aggiunto che negli ambienti militari locali si dà molta importanza all'andata del Mufti in Tunisia e mi ha chiesto di fargli avere con ogni sollecitudine il parere del R. Governo in proposito.

Woermann mi ha inoltre comunicc>.to che egli sarebbe stato informato di una lettera rivolta dal Mufti al Bey di Tunisi, ed a questo consegnata da un nipote del Mufti stesso. Woermman sarebbe grato se gli si volesse far conoscere il contenuto della lettera stessa ed il risultato da essa conseguito.

Sarò grado a V. E. se vorrà mettermi in condizione di dare una sollecita risposta al Governo del Reich sull'opinione italiana circa le richieste del Mufti (l) ed anche sulla sua lettera al Bey di Tunisi (2).

(l) Si tratta del discorso pronunciato da Franco 1'8 dicembre alla seduta inaugurale del Terzo Congresso Nazionale della Falange. Nel riferirne con T. 7776/1337-1338 R. del 9 dicembre 1942, ore 1,37, non pubblicato, Lequio aveva sottolineato in particolare che «significativo e caloroso è stato accenno all'opera del Duce cui genio ha saputo dar soluzione giusta ed umana grave problema dopoguerra, realizzando per la prima volta nella storia ciò che egli aveva nel cuore: accoppiamento anelito sociale con 11 culto Nazionale, sintesi della rivoluzione fascista».

389

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7798/221 R. Tunisi, 9 dicembre 1942, ore 19 (per. ore 2,30 del 10).

Vostro 268 (3).

Legione araba tunisina dovrebbe essere organizzata e diretta da capi desturiani sopratutto dagli elementi dirigenti e più accesi già internati Marsiglia e ora messi in libertà su pressioni Governo tedesco. Tra costoro principale figura è avvocato Bourguiba. Secondo gli intendimenti Ministro Rahn legione araba dovrebbe servire per infiltrazioni nei territori occupati dal nemico onde sollevare correligionari contro anglo-sassoni svolgendo guerriglia e azioni di banda. Comando militare tedesco seguendo concetti più aderenti realtà pensa che sia possibile piuttosto valersi della legione araba per servizio informativo e atti di sabotaggio.

Comunque preoccupa evidente carattere politico Legione che sarebbe assolutamente distinto da falange francese per riconquista Nord Africa. Ministro Rahn non è alieno da incanalare movimento arabo in senso anti-francese perlomeno contro attuali ambienti francesi Residenza e amministrazione Protettorato. E' noto che movimento desturiano e in particolare capi internati Marsiglia aspirano ad una più larga autonomia del paese come primo passo verso una forma di quasi indipendenza. Non vi è dubbio che nazionalisti tunisini si appoggino oggi su tedeschi che non risultano avere mire territoriali su questo paese. Anche elementi con cui avevamo contatti mostrano una qualche riserva facendo comprendere di essere già in rapporto con comandi tedeschi. Lo stesso Bey inviando suo capo del protocollo dal Ministro Rahn avrebbe fatto chiedere se ritiene che il movimento desturiano sotto le autorità tedesche avrebbe potuto avere risultati concreti per le aspirazioni mussulmane tunisine. Più che altro Ministro Rahn mi ha assicurato avere risposto molto genericamente e senza alcuna promessa precisa.

Comunque non mi pare dubbio che a questa situazione concorra molto la posizione di preminenza assunta dal Comando tedesco in Tunisia nei nostri

confronti. Analoghe considerazioni devono farsi per quanto riguarda mansioni Ministro Rahn che praticamente domina negli affari Residenza per cui azione Governo perde ogni giorno più di sostanza.

Ho fatto obiezioni Ministro Rahn circa effettiva azione che potrà essere svolta da legione araba in considerazione scarso ... (l) Rahn ha risposto facendo valere necessità politico-militari del momento.

Non vi è dubbio che costituzione legione araba tunisina e nuovo impulso movimento desturiano potrebbero aver conseguenza diametralmente opposta agli effetti dovute rivendicazioni. A mio subordinato parere sarebbe opportuno inquadrare movimento arabo in più vasta cornice facendo partecipare alla legione elementi mussulmani di altri Paesi sopratutto del Levante come movimento generale del mondo islamico contro anglo-sassoni.

(l) -Vedi DD. 395 e 400. (2) -Con successivo T. 38451/2109 P.R. del 10 dicembre 1942, non pubblicato, Fecia di Cossato precisava che <<messaggio del Mufti al Bey di Tunlsl era già conosciuto dall'Auswaertiges Amt». (3) -Vedi D. 375.
390

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELEFONO 7794/462-463-464 R. Parigi, 9 dicembre 1942, ore 22.

Vostro telegramma n. 446 (2).

Rispondo ai quesiti postimi:

1° -Posizione di Lavai nei confronti di Pétain.

Specie dopo gli avvenimenti di novembre, Pétain subisce Lavai e Io segue, cercando, per quello che può, di rinnegarlo. Nonostante le ripetute defezioni ed epurazioni, ambiente di Vichy, non occorre ripeterlo, rimane particolarmente infido. Lavai ha bisogno di Pétain per legittimare i suoi poteri e per dare al suo Governo un simulacro d'indipendenza e di consenso popolare. Pétain resta attaccato al suo posto e il suo pensiero è sempre «attesista». Secondo [quanto] ha ripetutamente dichiarato (da ultimo lettera al Fuehrer del 5 corrente) (3), egli continua ad adoperarsi per « risparmiare al popolo francese i mali estremi >>.

2° -Posizione di Lavai di fronte alle autorità germaniche.

Autorità civili. Ambasciata di Germania continua ad appoggiare Lavai e mi ha personalmente informato di avere di recente ricevuto da Berlino nuova conferma che Auswaertiges Amt approva tale linea di condotta.

Ritengo poter così riassumere punto di vista Ambasciata di Germania: a) Lavai è ora più che mai prigioniero della sua politica pro-Asse, avendo perduto la carta americana, flotta e impero; b) sua stessa debolezza di vecchio parlamentare, mal verniciato di autoritarismo, è per l'Asse più vantaggiosa che non un esperimento doriotista, dato anche carattere nazionale del movimento e embrionale squadrismo su cui esso poggia; c) un mutamento di Governo farebbe gioco della propaganda avversaria, che lo presenterebbe come definitivo insediamento di un «gauleiter » in Francia; d) Lavai per esperienza di

Governo e di amministrazione è nel complesso il migliore o il meno peggio fra gli uomini di cui Germania si possa valere in Francia; e) Lavai ha dimostrato di saper manovrare col Maresciallo, ed anche questo ha giovato e può giovare; f) Pétain e Lavai rappresentano ultimo diaframma prima della confusione e del caos generali, o della aperta presa diretta della amministrazione francese da parte delle forze dell'Asse.

Militari tedeschi diffidano per istinto di Lavai come di ogni altro politicante. Deplorano debolezza di cui ha dato prova verso Stati Uniti ed Inghilterra, ma nella situazione in cui si trova ormai Francia pensano che, piuttosto che tentare un nuovo esperimento con un uomo nuovo, val meglio forse mantenere per ora Lavai al Governo. In ogni caso non prendono posizione contro di lui.

Le S.S., pur manifestando per ragioni ideologiche simpatia per Doriot, assumono atteggiamento analogo. Militari tedeschi e S.S. si garantiscono intanto il più possibile per conto proprio, ed il peso delle S.S. sulla vita del Paese aumenta ogni giorno.

3° -Correnti che appoggiano od osteggiano Lavai.

Governo di Lavai è stato sempre estraneo ed inviso al paese ora più che mai. La quasi totalità dei francesi è, e resta, inerte di fronte agli avvenimenti. Accetta supina Lavai come domani accetterebbe con ripugnanza Doriot, continuando sempre ad attendere vittoria anglo-sassone e oscillando tra speranza e abbattimento, a seconda dell'andamento delle operazioni militari. Degli altri, una frazione minima può dirsi per Lavai. La maggior parte, anche se collaborazionista, gli era contraria da tempo e Io è ora più che mai. Ma le varie frazioni collaborazioniste sono discordi fra loro, e Doriot, pur dirigendo frazione relativamente più forte, non riscuote tra i capi collaborazionisti consensi molto maggiori di Lavai.

4° -Rapporti di Lavai con Doriot e Deat.

Risposta in parte contenuta nel punto terzo. Aggiungo che Doriot attacca pubblicamente Lavai, che si vendica censurandone col consenso tedesco discorsi e programmi. Lavai cerca, attraverso il progetto di scioglimento dei partiti e la costituzione di un partito unico, di assorbire una parte del doriotismo ma senza Doriot. Tedeschi si valgono e intendono continuare a valersi di Doriot come di stimolo e di minaccia verso Lavai. Un'intesa fra i due uomini non sembra oggi possibile, ma deve farsi sempre qualche riserva dato che si tratta di due politicanti francesi. Deat era finora amico di Lavai. Dopo gli avvenimenti di novembre, fa anche lui della fronda e tratta con Doriot. Né l'uomo né il suo movimento, controllato ancora più degli altri dai tedeschi, hanno seria importanza. Lavai, Doriot, Deat parlano e agiscono del resto in quanto tedeschi non glielo impediscono.

5° -Poteri che Lavai esercita senza. riserva e nel nome del Paese.

I suoi poteri legali sono stati nuovamente accresciuti di recente, e all'infuori degli atti costituzionali egli può firmare tutti gli atti legislativi senza il consenso del Maresciallo. Per di più in caso di impedimento temporaneo del Capo dello Stato, Lavai è designato a sostituirlo. Dal punto di vista pratico egli «può fare >> quello che i tedeschi gli consentono e «deve fare » quello che i tedeschi vogliono che faccia.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (2) -Vedi D. 383. (3) -Il testo della lettera è in Akten zur Deutschen Auswiirtigen Politik, 1918-1945, serie E, Band IV, D. 260,
391

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. R. S.N.D. PER CORRIERE 7894/0145. Bucarest, 6 dicembre 1942 (per. il 14).

Mihai Antonescu mi ha detto d'aver ricevuto un rapporto del suo Ministro a Berlino Bossy, con cui questi lo informa della delicata situazione esistente in Danimarca dove i tedeschi hanno inviato un Gauleiter che invita i Ministri danesi a recarsi da lui a conferire e che si considera come un Luogotenente del Fuehrer con pieni poteri. Detto Gauleiter sarebbe anzi l'autore di un articolo nel quale si sostiene la tesi che nella nuova organizzazione dell'Europa i piccoli Stati dovrebbero avere autonomia amministrativa limitata. Le relazioni tedescodanesi soffrirebbero molto della presenza a Copenaghen di detto personaggio.

Questo Ministro di Danimarca che è reduce da pochi giorni dal suo paese, parlandomi della situazione danese mi ha accennato molto vagamente al disagio colà esistente senza però meglio precisare.

Antonescu mi ha riferito anche che i tedeschi sarebbero scontenti dell'accordo economico firmato tra Svezia e Finlandia e scontenti soprattutto di un discorso che un Ministro finlandese avrebbe recentemente tenuto a Stoccolma riconfermando certi principi social-democratici in materia di lavoro e di organizzazione amministrativa che non sarebbero in armonia con i principi del nazismo. Ciò avrebbe creato del disagio anche nei rapporti tra Germania e Finlandia.

«Disagio al Nord, disagio in tutto il resto del continente -ha precisato il Presidente -assurda politica in Francia dove non si è riusciti in due anni e mezzo di occupazione a creare i presupposti per una effettiva collaborazione; disagio nei Balcani la guerra già vinta sul terreno militare -poi compromessa con la campagna di Russia -ma comunque impostata verso la vittoria e si rischia di perderla sul terreno politico. Non ho nascosto e non nascondo questi miei sentimenti e queste mie preoccupazioni ai tedeschi. Essi volevano che io creassi un partito in Romania. Partito che avrebbero in fondo voluto dirigere loro. Mi sono ricusato di seguirli su questo terreno. Ho tutta la gioventù romena al fronte. Con che cosa dovrei creare un partito? Con i ruderi dei vecchi partiti? Ora pensiamo alla guerra ma non ai partiti. Quanto ai tedeschi ho ripetuto a sazietà e sul terreno economico e sul terreno politico: alleanza leale ma nessuna schiavitù di nessun genere! Il Barone Killinger è un onesto uomo. Ha capito quali sono le nostre idee e come noi, se mandiamo centinaia di migliaia di romeni a morire sul fronte russo, non intendiamo abdicare né alla nostra dignità, né al nostro ruolo, né alle nostre responsabilità di fronte alla storia della Romania. Il barone Killinger è molto depresso in questi ultimi tempi e sente il peso dei grandi errori che sono stati commessi da parte germanica.

Sono felice di potermi incontrare presto con il Conte Ciano (l). Vi è una

nuova atmosfera nei rapporti tra i nostri due Paesi consacrata da un accordo

economico che è per gran parte frutto dei miei sforzi personali per venire incontro ai vostri desiderata. Sono lietissimo di vedere come la stampa italiana lo ha salutato ed interpretato e mi auguro che esso sia il prologo di una era feconda nei rapporti tra i nostri Paesi>>.

(l) Vedi D. 311

392

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 2845/538. Stoccolma, 9 dicembre 1942 (per. il 16).

Ho avuto occasione, recentemente, di incontrare questo Ministro degli Affari Esteri ad un ricevimento dato dal Ministro di Germania. Di sua iniziativa egli ha voluto intrattenermi in lungo colloquio durato quasi tutta la serata, e ad una parte del quale era presente anche il mio collega, Principe di Wied.

La conversazione si è svolta dapprima su linee assai generali, quali la rispettiva posizione dei belligeranti e gli sviluppi dell'intervento americano, militare politico economico, in Europa. Avendo io a un certo punto precisato le ragioni che hanno spinto l'Italia a reclamare attraverso la sua partecipazione al conflitto mondiale quei vitali diritti di spazio e di materie prime che le sono sempre stati negati dallo spirito di gretta conservazione delle potenze imperiali, Gunther ha osservato con vivacità che effettivamente si poteva dire del popolo italiano che esso combatteva «per conquistarsi il pane ».

Venuti infine a parlare della fase distruttiva in cui sembra essere entrato il conflitto mondiale, Gunther ha accennato, con una certa insistenza, alle speranze che da molte parti si ripongono nel Vaticano per una iniziativa a favore di una pace di giustizia cristiana fra i popoli.

Il consigliere della Legazione di Germania, Dankwort, che era stato presente a tutta quest'ultima parte del colloquio, ha osservato che una simile iniziativa avrebbe potuto anche essere presa dal Re di Svezia e dal suo Ministro degli Esteri.

Gunther ha chiaramente evitato di rispondere, e mostrando di ignorare l'interruzione, ha continuato invece a parlare dell'azione che potrebbe svolgere il Pontefice e delle sue alte qualità personali che lo renderebbero particolarmente adatto al difficile compito.

Nel riferire quanto sopra a titolo di segnalazione, e soprattutto per l'interesse che può presentare l'accenno fatto dal consigliere germanico, aggiungo che, data l'età del Principe di Wied, Dankwort è certamente la personalità più attiva e più influente di questa Legazione di Germania. Per quanto la sua osservazione sia stata fatta in modo assai leggero e nel corso di una conversazione personale ed amichevole, la ritengo tuttavia una conferma di quanto ho già avuto occasione di segnalare precedentemente, e cioè che i tedeschi non perdono d'occhio la possibi1ità e la convenienza di potersi valere un giorno di questo paese quale tramite per trattative, o assaggi preliminari di trattative, in vista della conclusione della pace.

393

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7819/1056 R. Berna, 10 dicembre 1942, ore 0,40 (per. ore 16,40).

Con riferimento a quanto comunicato col telespresso del 3 dicembre n. 2084 ed a quanto è stato telegrafato ieri dal R. Addetto Militare (l) ho parlato oggi a Pilet Golaz. Le voci diffuse dagli ambienti dirigenti sono note anche al Governo Federale che non sa come qualificarle ma stima di non doverle trascurare Non comprende a che scopo mirino, forse a creare panico nel Paese e tensione con l'Asse ma forse -dice sempre Pilet Golaz -rispondono a un tentativo di trascinare la Svizzera nella guerra. Potrebbe essere cioè che gli americani (Pilet Golaz li stima capaci di tutto) pensino che impadronendosi degli aerodromi provocherebbero un intervento immediatJ delle truppe dell'Asse e con ciò una reazione della Svizzera contro di esse. In un primo tempo Pilet Golaz ha esclamato che naturalmente se gli americani li costringessero alle armi gli svizzeri combatterebbero a fianco dell'Asse, ma poi ha riconosciuto che prima di tutto dovrebbero essere lasciati soli a sbarazzarsi degli invasori e aiutarli noi soltanto se non riuscissero. Un intempestivo nostro intervento potrebbe fare il gioco dei nostri nemici. Si sospetta che anglo-americani con paracadutisti tentino piuttosto di provocare gravi danni alle linee ferroviarie svizzere a noi tanto necessarie. Gli svizzeri affermano che si difenderebbero assolutamente risolutamente, ma uno stato di guerra della Svizzera con gli anglo-sassoni darebbe a questi il pretesto per bombardamento di ferrovie e di officine. Malgrado l'insistenza delle voci Pilet Golaz non ritiene possibile un atto che sarebbe follia, però il Governo Federale provvede come se fosse possibile; perciò questi giorni ha chiamato alle armi tutte le brigate leggere e tutti gli avieri, ha rinforzato in modo speciale la difesa di tutti campi d'aviazione e intensificato protezione delle linee del Gottardo e del Sempione. Dalle parole di Pilet Golaz e da altre informazioni risulta che il Governo Federale è veramente inquieto. Anglo-americani

continuano diffondere voci che suscitano ansiosa attesa di gravi avvenimenti: narrano ricevuto ordine raccogliersi alla Legazione al primo segnale, disposto tutto per mandare le loro donne fuori città, ecc...

Resto molto scettico dinanzi a questa propaganda di allucinazioni, non posso tuttavia nascondermi che l'inquietudine del Governo svizzero può avere ragioni a me ignote e che non ci comunicano. Il mio collega germanico è dello stesso parere. Egli mi comunica che riferendo al suo Governo insisterà affinché se proprio anglo-americani tentassero qualche cosa il Reich non risponda con un immediato intervento ma si accordi prima col Governo svizzero che anche egli stima animato da sincera e decisa volontà di difendere il suo territorio.

(l) Documenti non rinvenuti.

394

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 7831/173 R. Bangkok, 10 dicembre 1942 ore 13,30 (per. ore 20,30).

Mio telegramma n. 140 (1).

Da oltre un mese attività nipponl::a riguardi Indie ha subito qui notevole diminuzione. Ordine rallentare è giunto da Tokio e appare relazione con decisione di rinunziare per il momento a qualsiasi iniziativa militare in India. Ragioni addottemi da questi ambienti giapponesi sono:

lo -recenti sviluppi bellici fronte africano;

2° -importanza assunta fronte isole Salomone che continuerà richiedere ancora per lungo tempo afflusso mezzi navali ed aerei. Si ritiene infatti che qualsiasi azione in India a parte largo impiego aviazione esige concentramento unità navali e in particolare sommergibili nell'Oceano Indiano.

Elementi attivisti nipponici hanno accolto qui con ... (2) decisioni Tokyo. Ciò tanto più che nonostante apparente diminuzione manifestazioni insurrezionali situazione interna Indie è considerata dagli ambienti militari giapponesi come non migliorata per l'Inghilterra né sensibilmente influenzata dagli avvenimenti africani. Agenti segreti che come già segnalato nel mio telegramma sopracitato furono inviati in Indie negli scorsi mesi hanno cominciato infatti inviare notizie che non sembrano affatto scoraggianti.

Tutto ciò non ha mancato determinare un certo imbarazzo tra funzionari nipponici che si occupano qui problema indiano non esclusi quelli addetti propaganda. Colonnello Iwakuro e presidente Lega indipendenza Bose sono tuttora in Malesia ma loro opera inquadramento prigionieri indiani che ha raggiunto cifra 15 mila non lascia prevedere per ora rapidi sviluppi. Ufficio Ivakuro Bangkok sta comunque esaminando riadattamento suo programma nuova situazione.

395

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 7823/2113 R. Berlino, 10 dicembre 1942, ore 19,40.

Facendo seguito al mio telegramma 2100 in data ieri (3) comunico che oggi nel pomeriggio Woermann ha tenuto a specificarmi per iscritto che in una nuova conversazione da lui avuta stamane col Mufti questi ha dichiarato che la lettera segreta al Bey di Tunisi doveva essere diretta non solo dal Governo tedesco ma da ambedue i Governi dell'Asse. Inoltre ha rettificato l'impressione

da lui avuta ieri circa il fatto che il Mufti non pone condizioni alla sua partenza per la Tunisia nel senso che questi semplicemente consiglia, nell'interesse della causa comune, di far le dichiarazioni oppure di scrivere la lettera di cui al mio telegramma sopra indicato Cl).

(l) -Vedi D. 126. (2) -Nota dell'Ufficio cifra: «Manca». (3) -Vedi D. 388.
396

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI DI EUROPA E DEL MEDITERRANEO, ROSSI LONGHI, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

TELESPR. RR. 12/30475/182. Roma, 10 dicembre 1942.

Si trascrive qui di seguito per informazione quanto da fonte confidenziale è stato riferito in data 21 novembre u.s. sull'argomento in oggetto:

«In Bulgaria le ultime vicende della guerra hanno prodotto profonda impressione. Le emissioni radiofoniche nemiche, russe e anglo-americane, sono anche lì in generale molto ascoltate e credute senza riserve; da ciò un'ondata di false notizie, di previsioni cervellotiche, di giudizi superficiali ed errati sulla situazione militare generale e sui suoi futuri sviluppi.

Circola il più nero pessimismo sulle condizioni militari dell'Asse; di noi si parla con indifferenza e scarsa comprensione; l'Italia è considerata militarmente debole e si crede non possa difendersi senza l'aiuto tedesco.

Il popolo bulgaro, in sostanza, che odia i tedeschi e che sente profondamente i vincoli di razza di lingua e di storia che lo legano alla Russia e agli altri popoli slavi, non sicuro di poter mantenere le acquisizioni territoriali recentemente e troppo facilmente ottenute, esasperato dalla pesante tutela tedesca che lede senza ritegno né misura i suoi diritti di sovranità, diffidente verso di noi perché ritiene la nostra politica orientata contro i suoi interessi in Macedonia e disorientato dalla intensa propaganda anglo-russa, pur considerando i pericoli cui lo esporrebbe un eventuale crollo dell'Asse, ne gioisce nell'intimo, sperando di riacquistare con l'indebolimento tedesco la propria libertà d'azione e forse nuovi territori e di vedere soprattutto tramontare il temuto pericolo di una definitiva egemonia germanica nei Balcani.

L'atteggiamento turco non desta pel momento in Bulgaria serie preoccupazioni in quanto si ritiene che il governo ottomano voglia condurre una politica di equilibrio e mantenere il paese fuori dal conflitto finché sarà possibile'>.

397

IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. CONFIDENZIALE 4447/9. Parigi, 10 dicembre 1942 (per. il 15).

Mi riferisco e faccio seguito alle comunicazioni del mese scorso e dei primi di Dicembre, con cui ho trasmesso le notizie qui raccolte relativamente agli avve

nimenti dell'8, dell'll e del 27 Novembre, e più particolarmente ai telegrammi

n. 0218 del 1° corr. e n. 0221 del 3 corr. (1), con cui ho da ultimo accennato allo stato di disorientamento e di disorganizzazione in cui si trova, ora più di prima, la Francia, e al « tempo d'arresto » che segna la vita politica interna.

2. Come è stato rilevato, gli sbarchi in Marocco e in Algeria hanno in un primo tempo eccitato le fantasie e diffuso le speranze di una pronta e drammatica risoluzione della guerra, o quanto meno di una sua importante fase. La versione corrente è che per gli sbarchi americani è occorso da un milione a un milione e mezzo di tonnellaggio di naviglio mercantile. Ha colpito i francesi e ha grandemente rafforzato la fiducia negli Stati Uniti il fatto che questa massa imponente abbia potuto attraversare l'Atlantico e dirigersi pressoché indisturbata sulle coste atlantiche e mediterranee dell'Africa francese, quantunque da sei mesi non si parlasse che di sbarchi americani, e sbarchi importanti fossero già avvenuti sulle coste dell'Africa. Tutto il resto, collusioni, defezioni etc., si considera come il naturale sviluppo dell'<< attesismo » francese in Africa sotto la preponderante pressione anglosassone da Casablanca a Rabat a Algeri.

L'occupazione di tutta la Francia da parte della Germania e dell'Italia immediatamente compiuta; le azioni navali e aeree sulla costa algerina; la smobilitazione della flotta e dell'esercito d'armistizio; e, più ancora, la controffensiva in Tunisia e la ricostituzione del fronte a Agheila, hanno a loro volta preso di sorpresa i francesi e li hanno ricondotti a un maggior senso delle proporzioni e della realtà e smorzato gli entusiasmi dei primi giorni.

Ora si attende nuovamente: si segue lo sviluppo delle operazioni militari in Africa e in Russia; si fa il bilancio del mese di Novembre; e anche gli elementi anti-Asse si adattano ad ammettere che la Francia esce dagli ultimi avvenimenti ancora più malconcia che non dalla disfatta del giugno 1940, e più che mai alla mercé delle due Parti in lotta. Spariti l'Impero e la flotta, diminuiti (non spariti) i focolai d'intrighi e di opposizione all'Asse (primo il « Deuxième Bureau», ora ufficialmente disciolto), tutta la Francia completamente sottoposta alla Germania e all'Italia, e in particolare alle S.S. e alla Gestapo, eliminate infine le poste più importanti di un ipotetico « negoziato » per l'apporto francese alle Potenze dell'Asse.

3. All'interno del Paese continuano i dissensi di Lavai con Doriot, Déat e gli altri collaborazionisti minori, da un lato; come elementi anti-Asse, dall'altro: arresto di Herriot, Jouaux etc.

Tra Laval e Doriot e gli altri, corrono differenze di «metodo» e di «programma». Lavai resta il vecchio parlamentare democratico; gli altri si dichiarano «rivoluzionari», «fascisti» e « nazional-socialisti ». Di fatto gli uni e gli altri agiscono in quanto i tedeschi glielo permettono.

In politica estera, i collaborazionisti spinti vogliono la dichiarazione di guerra all'Inghilterra e agli Stati Uniti, e l'alleanza con le Potenze dell'Asse. Lavai stima invece superflua e dannosa una dichiarazione formale di guerra. Egli considera che la Francia sia già in guerra senza bisogno di dichiararla.

Una dichiarazione formale attirerebbe i bombardamenti sulle città francesi

indifese che lavorano per la Germania, sui porti. Non accrescerebbe, pregiudicherebbe l'aiuto che la Francia può dare all'Asse. Invece è favorevole egli pure a un'alleanza.

In politica interna, il programma dei collaborazionisti spinti si riassume nella formula «rivoluzione nazionale». Lavai studia invece ancora l'organizzazione dei Consigli dipartimentali (ex Consigli provinciali, nominati, non più eletti), dai quali dovrebbe venir fuori una specie di rappresentanza nazionale; mentre nel campo economico si occupa, insieme con le Amministrazioni competenti, del vettovagliamento del Paese, dopo che le importazioni dal Nord Africa sono venute a mancare. Inoltre aspira alla costituzione di un Partito unico (mio telegramma n. 437) (l) che dovrebbe assicurargli in Paese, tra l'altro a spese di Doriot, quel seguito che oggi ha meno che mai.

Nella sua lettera al Fuhrer del 5 corr. annunzia altri progetti.

Sia Lavai che gli altri collaborazionisti, hanno in più nel proprio programma, l'epurazione dei quadri dell'Amministrazione, l'eliminazione cioè degli elementi ostruzionistici, o peggio, complici degli inglesi e degli americani; ma è evidente che se l'epurazione dell'Amministrazione militare potrà essere fatta colla « smobilitazione », quella dell'Amministrazione civile è di là da venire, salvo gli interventi delle S.S. e della Gestapo.

Altra quistione comune al programma di Lavai e degli altri collaborazionisti è il trasferimento del Governo a Parigi. Sia Lavai che i vari Doriot sperano di trarne vantaggio gli uni contro gli altri (mio telegramma n. 0218). Pétain invece resiste. Il trasferimento permetterebbe indubbiamente di sbaraccare l'ambiente anticollaborazionista di Vichy, e generalmente si ritiene che avverrà, ma gradualmente, per molteplici ragioni, anche d'ordine pratico.

4. I tedeschi appoggiano Lavai.

Essendo corse per l'ennesima volta voci in contrario e voci di dissensi tra Forze Armate e Ambasciata tedesca, la Wilhelmstrasse ha di recente confermato che essa è per Lavai e non per Doriot (mio telegramma n. 0225 del 7 dicembre) (2).

I tedeschi non hanno voluto, né vogliono allontanare il Maresciallo dal suo posto, per quanto non possano esservi mai stati dubbi su quello che egli rappresenti. I suoi messaggi al popolo francese, nel mese di Novembre, sono stati, se anche fosse occorso, l'ultima riprova del suo vero pensiero. Però Pétain, via dal suo posto, sarebbe un'arma in mano ai vari De Gaulle, Darlan etc. In più, all'interno del Paese, il Maresciallo rappresenta un'ultima barriera contro il disordine e la disorganizzazione completa, e quindi l'alternativa tra questa eventualità e l'amministrazione diretta della Francia da parte dell'Asse.

A sua volta, e per quanto sta in lui, Pétain preferisce di restare, nonostante i ripetuti consigli degli elementi anti-Asse di andarsene, finché, per usare la sua espressione, egli possa sperare di evitare « i mali estremi » alla Francia. Coi recenti provvedimenti costituzionali, ha maggiormente scisso la sua figura da

quella del Capo del Governo, a cui ha addossato ancora più di prima la responsabilità dell'azione governativa; e attende gli avvenimenti, frenando, quando e come può, l'azione già malcerta di Lavai.

Lavai non è molto più accetto oggi al Maresciallo di quello che lo fosse nell'aprile scorso quando è tornato al potere. Pétain lo preferisce però a Doriot e ad altri politicanti. Insieme col Maresciallo, egli offre così il vantaggio di assicurare l'esistenza e la continuità di quello che ancora resta di sovranità francese nelle mani del Governo. In più, come ho detto altra volta (mio telegramma n. 0221), e con tutti i suoi tentennamenti e le sue debolezze, Lavai evita, di fronte a un'eventualità Doriot, le incognite di un esperimento con elementi a fondo nazista e squadrista -se si voglia prendere sul serio l'attuale embrione di armati del Partito popolare francese.

È su queste considerazioni che l'Ambasciata di Germania e, credo, il Governo tedesco basano le loro preferenze per Lavai.

5. -D'altronde Pétain e Lavai rappresentano solo una parte del «Governo francese». Sovratutto la parte formale. Quanto al contenuto dell'azione governativa, sono da tener presenti, oltre alle Forze Armate dell'Asse, le S.S. e la Gestapo. Le S.S. meritano, come ho ripetutamente segnalato, una speciale menzione. Esse hanno fatto, come si ricorda, il loro ingresso ufficiale nella vita della Francia nel luglio scorso con la sfilata pei Campi Elisi del « Leibstandarte » (mio rapporto n. 2500/6) (l). Da allora esse stanno permeando il Paese ed entrano ormai in tutta la vita francese, e, ai fini della polizia, sono colla Gestapo l'elemento dominante. 6. -Gli avvenimenti dell'll e del 27 novembre hanno modificato profondamente la «sovranità » in Francia. Se anche si continua a parlare ufficialmente di «Zona non occupata», questa non è evidentemente che una finzione giuridica. Le lettere del Fiihrer dell'll e del 2'7 novembre (2) sono tra i documenti, che fissano il carattere del nuovo « st;atuto » della Francia. Finora Pétain non aveva risposto. Il 5 corr. ha firmato la lettera di risposta, e Lavai l'ha accompagnata con una lettera a Ribbentrop (3). V. E. ne conosce i termini precisi.

Nella lettera, Pétain e Lavai dichiarano formalmente di accettare lo stato di cose creato con le nuove occupazioni e con la smobilitazione (accettato d'altronde già in fatto); fanno professione di buona volontà; prendono atto della promessa del Fiihrer di aiutare la Francia a ricostituirsi un Impero e un Esercito. Sono queste le due promesse, che rappresentano la principale giustificazione morale e politica della continuità di un Governo Pétain-Laval.

7. Dopo la risposta del Maresciallo, il Fiihrer ha fatto pure sapere che riceverà Laval, e l'intervista dovrebbe aver luogo prossimamente. Le indicazioni sommarie sulla politica del Capo del Governo francese fornite di sopra, per quanto di buona fonte, sono tutte pertanto subordinate, come Lavai stesso ha dichiarato nella sua lettera, a questo incontro. Gli stessi tedeschi di qui attendono ormai il «la » dalla prossima riunione.

Donde, e seppure fosse occorso, un nuovo e questa volta importante motivo, dopo gli avvenimenti di novembre, per la «fase d'arresto», a cui accennavo di sopra, e che costituisce l'aspetto immediato e superficiale della situazione francese.

L'aspetto profondo, per quanto riguarda la grande massa dei francesi, non occorre di aggiungere, è oggi, come sempre, costituito dall'« attesismo », con tutte le implicazioni della parola, e in funzione della pressione militare che le due Parti in lotta possano esercitare sulla Francia.

(l) Vedi D. 400.

(l) Non pubbllcatl, ma vedi D. 390.

(l) -T. per telefono 7449/437 R. del 26 novembre 1942, ore 1,30, non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (l) -Non rinvenuto. (2) -Il testo delle due lettere è !n Akten zur Deutschen Auswilrtigen Polittk, 1918-1945, Serle E, Band IV, Gottingen, 1975, DD. 159 e 226. (3) -Vedi D. 390, nota 3.
398

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. u. 310/278 R. Roma, 11 dicembre 1942, ore 2.

Questa Ambasciata di Germania ha fatto conoscere (l) che il Governo tedesco ha inviato costà precise istruzioni al Ministro Rahn di facilitare nel miglior modo possibile i vostri compiti per tutto quanto riguarda la protezione della collettività italiana -ivi compresi i non ariani -e l'amministrazione civile della zona occupata dalle forze militari dell'Asse (2).

399

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, FECIA DI COSSATO

T. 42843/1765 (Berlino), 451 (Parigi) P.R. Roma, 11 dicembre 1942, ore 2.

Consolato Generale Parigi comunica che questi ultimi mesi autorità germaniche hanno arrestato e internato in campo di concentramento venti ebrei cittadini italiani uno dei quali è morto; altri tre sono stati deportati Europa Orientale.

Malgrado ripetuto intervento predetto R. Ufficio presso autorità occupazione solo tre ebrei risultano liberati.

Prego richiamare attenzione codesto Governo (per Parigi) autorità germaniche occupazione su appunto questo Ministero ad Ambasciata germanica Roma data 10 ottobre 1942 (3), (telespresso n. 10799 del 28 ottobre u.s.) (4) facendo presente che per considerazioni ivi contenute alle quali R. Governo attribuisce grande importanza, si confida che autorità germaniche oltre che revocare provvedimenti presi vorranno d'ora innanzi senza previa intesa con Regi Uffici astenersi applicare nei riguardi ebrei italiani misure restrittive libertà personale

nonché altre misure non compatibili con interessi italiani indicati predetto appunto (1).

Per Berlino: telegrafato anche a Parigi.

Per Parigi: telegrafato anche a Berlino.

(l) -In risposta al DD. 315 e 337. (2) -Vedi D. 315. (3) -Vedi D. 206. (4) -Non pubblicato.
400

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 11 dicembre 1942.

Il Capo di Gabinetto comunica questa mattina al Principe Bismark su istruzioni del Duce che siamo recisamente contrari a qualsiasi assicurazione di indipendenza della Tunisia al Mufti ed a maggiore ragione ad ogni comunicazione scritta al Bey in tal senso (2).

401

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 3391/1681. Budapest, 11 dicembre 1942.

Mentre il Governo ungherese rimane in attesa di conoscere i risultati dell'inchiesta delLa Commissione Rogeri-Hencke (3), a questo Ministero degli Esteri non si perde occasione per rinnovare le consuete lagnanze circa la situazione del gruppo etnico ungherese in Transilvania meridionale e per l'atteggiamento delle autorità di Bucarest, che è qui definito intransigente e provocatore.

Come è stato a suo tempo riferito dalla Commissione italo-germanica di Koloszvàr, l'inchiesta effettuata per l'accertamento delle responsabilità nei gravi incidenti di Visàg non ha praticamente sortito alcun risultato. L'atteggiamento negativo e contraddittorio delle parti ha permesso soltanto di stabilire che la causa principale va ricercata nel mancato tracciamento della linea di frontiera, che consente e favorisce ogni sorta di malintesi, frizioni e conflitti. Presentemente le maggiori resistenze ad una effettiva determinazione della frontiera sembrano venir da parte romena, ma è molto verosimile che allo stato attuale delle cose (tanto dal punto di vista interno che internazionale) nessuno dei due paesi sarebbe spontaneamente disposto ad una effettiva demarcazione del confine.

Un secondo e non meno grave aspetto del problema transilvano, nella sua fase attuale, è dato dal continuo movimento di minoritari che cercano riparo nella patria di origine provocando, con tale esodo, nuove difficoltà, complicazioni e cause di attriti. Entrambi i paesi accusano elevate cifre di minoritari che abbandonano il luogo di loro residenza per sottrarsi a maltrattamenti e persecuzioni. Recentemente questo esodo si è venuto intensificando, specialmente nella regione di Turda-Kolozsvàr. Da parte ungherese non sembra che si ostacoli la partenza dei minoritari romeni ed anzi è accertato che molte volte essa viene favorita e stimolata; da parte romena si provvede all'alloggio e alla sussistenza di questi emigrati con misure le cui spese sono naturalmente fatte anzitutto dalla minoranza ungherese. Le Autorità ungheresi, da parte loro, non agiscono diversamente nei riguardi degli ungheresi emigrati dalla Transilvania meridionale. La diffidenza, i rancori, l'animosità delle due parti vengono in tal modo quotidianamente alimentati da infiniti incidenti, che se non conducono sempre a fatti della gravità di quelli di Visàg, impediscono qualsiasi favorevole evoluzione e formano l'ambiente più propizio al ripetersi e all'aggravarsi della situazione.

Da qualche tempo, una certa maggiore insofferenza si nota anche nel linguaggio della stampa e degli uomini politici. Ho di volta in volta segnalato gli articoli polemici apparsi sui giornali ungheresi nei riguardi della Romania e che trovano riscontro in altrettante pubblicazioni di parte romena. La « tregua di stampa», in vigore fino a qualche mese fa, si è andata progressivamente svuotando di contenuto e se finora gli articolisti limitano le loro trattazioni ad argomenti di carattere storico-culturale, ciò non toglie che la polemica ha ricominciato ad esprimersi in forme pubbliche e di larga diffusione.

Sul decorso di quest'autentica malattia dell'Europa sud-Orientale, influiscono naturalmente non poco anche le ripercussioni della situazione generale. Ho in parte già riferito al riguardo con mio rapporto n. 3187/1578 del 16 novembre u.s. (l). Vorrei qui aggiungere che gli ungheresi pensano sempre più alla necessità di giungere alla fine della guerra in condizioni militari ed economiche che consentano loro di garantire efficacemente quelli che essi ritengono essere i loro diritti. In questo ordine di pensieri la Transilvania occupa, naturalmente, il primo posto. Nella misura in cui l'avvenire può sembrarle incerto, l'Ungheria si sente condotta a fare maggiore assegnamento sulle sue forze e a mettere in maggiore evidenza i suoi obiettivi nazionali.

Questo particolare orientamento, che è apparso chiaramente in occasione della recente sessione parlamentare per l'approvazione dei bilanci dei vari Ministeri, non costituisce certamente un sedativo della questione Transilvana. Insieme con i tanti altri motivi che vi concorrono, anche questo conferma l'opportunità che l'Asse conservi il miglior controllo possibile sul problema transilvano e sui suoi possibili sviluppi. La Commissione Rogeri-Hencke, indipendentemente da quelli che saranno i concreti risultati del suo intervento, ha egregiamente lavorato in questo senso ed a questo scopo.

(l) -Buti rispose con T. per corriere 39140/s.n. P.R. del 15 dicembre 1942, non pubblicato, quanto segue: «Assicuro aver interessato questa Ambasciata di Germania nel senso di cui alle istruzioni da voi impartitemi ». (2) -Vedi DD. 368 e 395. (3) -Vedi D. 202.

(l) Vedi D. 314.

402

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 12 dicembre 1942.

In relazione a quanto fatto presente da parte nostra a questa Ambasciata del Reich circa le recenti iniziative germaniche concernenti la Tunisia, e principalmente l'eventuale dichiarazione d'indipendenza e l'organizzazione di reparti militari arabi (1), il Principe Bismarck ha oggi informato che il Ministro Ribbentrop ha personalmente impartito istruzioni di comunicare ufficalmente al Governo Italiano che ogni decisione di carattere politico sulla Tunisia deve tener presente l'assoluta preminenza italiana in quel settore. In tal senso sono state date precise istruzioni al Ministro Rahn, il quale pertanto si terrà in stretto contatto con i nostri organi competenti. Le sue eventuali iniziative personali saranno limitate ai settori algerino e marocchino.

Quanto sopra vale anche per quanto concerne il movimento Desturiano. Pertanto le autorità germaniche hanno disposto la liberazione del nazionalista Bourguiba e lo metteranno a nostra disposizione, onde possa essere da noi utilizzato nel modo che riterremo migliore (2).

403

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 13 dicembre 1942.

Ho comunicato oggi a Sua Eminenza il Cardinale Maglione che è stato deciso di provvedere al trasferimento dei Comandi Militari da Roma in altra località, che si sta scegliendo (3).

Il Cardinale ne ha preso atto, e mi ha detto che si sarebbe servito di tale comunicazione per continuare l'opera della Santa Sede diretta ad evitare il bombardamento di Roma, eliminando i pretesti che gli alleati potrebbero invocare per giustificarlo.

Ha aggiunto però che proprio ieri in un lungo colloquio col Ministro d'Inghilterra sullo stesso argomento, questi ha particolarmente insistito sulla presenza a Roma dei Comandi tedeschi e sul loro carattere specifico di obiettivi possibili di azioni offensive aeree.

Tali Comandi, come è noto, sono stabiliti oltre che a Frascati e dintorni (compreso l'aeroporto di Ciampino, dove anche si trovano militari tedeschi): l) all'ex Albergo di Russia presso Piazza del Popolo, 2) a Piazza dell'Oca nelle stesse adiacenze, 3) al Ministero della Marina, tutti in località situate nel centro di Roma.

29 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Sua Eminenza, a scarso di ogni presente e futura responsabilità, mi ha fatto osservare che l'allontanamento dei Comandi italiani non è sufficiente a togliere agli alleati ogni pretesto per bombardare Roma, ma che occorre fare ogni sforzo per allontanare soprattutto quelli tedeschi.

(l) -Vedi DD. 375, 388, 389, 395 e 400. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 378.
404

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7903/1359-1360 R. Madrid, 14 dicembre 1942, ore 10,50 (per. ore 21).

Stamane ho dato comunicazione al Caudillo, che mi ha ricevuto in presenza di Ministro Esteri, del Messaggio del Duce per discorso da lui pronunciato in occasione giuramento nuovi Consiglieri Nazionali (telegramma di V. E. n. 1203) (l).

Generalissimo dopo aver ripetuto espressioni sincera amicizia ed ammirazione per il Duce mi ha detto che con le sue parole non ha fatto che interpretare pensiero di tutto il popolo spagnolo. Ha sottolineato sua convinzione che al termine attuale conflitto nuovo assetto europeo segnerà crollo regtme democratico liberale che nuova Spagna ha combattuto e respinto.

Mi ha ancora espresso sua fede nello spirito e nelle istituzioni che per iniziativa tre Potenze rivoluzionarie, Italia, Germania e Spagna, soppianteranno quell'ordine ormai superato di cui anglo-sassoni tanto paventavano scomparsa. A questo proposito ha accennato a incontro Stalin Churchil rilevando come esso non abbia condotto ad alcun risultato ed abbia anzi fatto risultare contrasto insanabile due regimi, tanto che Churchill di ritorno a Londra ha dovuto rendersi conto mancanza sincerità Governo sovietico.

Franco mi ha poi detto che suo discorso verrà letto e commentato in tutte le scuole e caserme perché concetti in esso espressi vengano assimilati. Nell'accomiatarsi ha tenuto ripetermi che non potrà mai dichiarare opera svolta dall'Italia questi ultimi anni a favore Spagna. Non ho dato Stefani notizia udienza accordatami dal Capo dello Stato e Voi Eccellenza giudicherete se comunicarla.

405

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. 313/288 R. Roma, 14 dicembre 1942, ore 24.

Avendo attirata attenzione Governo germanico sulla necessità che qualsiasi iniziativa tedesca in Tunisia non dovesse svolgersi in modo autonomo ma essere con noi preventivamente concertata, questa Ambasciata di Ger

mania, su analoghe istruzioni impartiée da Ministro von Ribbentrop, ha assicurato (l) che ogni decisione di carattere politico concernente Tunisia deve tenere presente assoluta preminenza italiana in quel settore aggiungendo che a Ministro Rahn venivano impartite precise istruzioni di tenersi in stretto contatto con nostri organi competenti specialmente per quanto riguarda recenti iniziative germaniche costi' (eventuale dichiarazione indipendenza, organizzazione reparti militari arabi ecc.).

Quanto precede per vostra opportuna norma e personale orientamento particolarmente nei Vostri rapporti con Rahn con il quale vorrete tenerVi in costante contatto anche per quelle iniziative e proposte che crederete dover sottoporre a questo Ministero in relazione a nostra comune azione politica in Tunisia tanto nei confronti dell'elemento arabo quanto di quello francese nonché di quei problemi che tocchino nostri particolari interessi.

(l) Vedi D. 387

406

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. 314/289 R. Roma, 14 dicembre 1942, ore 24.

In seguito a nostra richiesta il Governo tedesco ha ottenuto la liberazione dell'Avvocato Bourguiba e degli altri desturiani detenuti o internati a Marsiglia. Essi giungeranno prossimamente in Italia.

Prima di decidere se sia il caso di trattenerli in Italia o di farli procedere, quando possibile, per costà si gradirebbe conoscere il parere di V.S.

Nell'eventualità che Bourguiba sia trattenuto qua in Italia si desidererebbe conoscere anche la Vostra opinione circa opportunità di utilizzarlo in emissioni di Radio Bari opportunamente controllate.

Fregasi anche segnalare argomenti che potrebbero apparire più utile fargli trattare in questo momento (2).

407

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 14 dicembre 1942.

In seguito al recente aggravarsi della situazione in Croazia, è da prevedersi lo slittamento di parte dell'elemento croato verso i partigiani, i quali dominano ormai una vasta zona al centro del Paese.

Il più noto dei capi partigiani, Tito, ha in un recente discorso espresso la fiducia che reparti dell'esercito croato passerebbero presto nelle sue file, per partecipare alla lotta contro l'« occupatore italiano».

Che il movimento comunista possa, nel presente momento avere un certo appello sui croati, in quanto da esso sono assenti tutte le pregiudiziali di razza (odio anticroato dei serbi), appare alquanto attendibile. Ciò viene confermato anche dal comprovato atteggiamento filocomunista, sotto specie di panslavismo di parte dell'intellettualità croata.

(l) -Vedi D. 402. (2) -Per la risposta di Silimbanl, vedi D. 428.
408

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7932/S.N. R. Tunisi, 15 dicembre 1942, ore 12,40 (per. ore 23).

Vostro 278 (l).

Ringrazio codesto Ministero per intervento presso Governo tedesco inteso facilitare mia opera salvaguardia interessi italiani Tunisia e collaborazione con Ministro Rahn. Questi mi ha fatto cenno alle istruzioni testè ricevute dal suo Governo conformarsi unicamente nostro desiderio. Mi ha esposto diffusamente concetti e basi sua politica dichiarandomi che non mancherà consultarmi di volta in volta sulle diverse questioni. Sul piano francese Rahn ha sostenuto necessità della piattaforma politica incoraggiando movimento collaborazione da opporre vecchia mal fidata amministrazione francese. Figura preminente appare giornalista Guilbaud. E probabile che taluni elementi collaborazionisti vengano inseriti nei vari settori amministrativi dapprima con funzioni di controllo o anche compiti direttivi. A mia richiesta Ministro Rahn ha consentito che designazione sia fatta d'accordo con questo Ufficio che potrà fornire dati di fatto e dare elementi di giudizio sulle persone. Per quanto concerne arabi tunisini ho esposto Ministro Rahn mio punto di vista circa limiti entro i quali deve essere mantenuto movimento desturiano ricordando sue tendenze largamente autonomistiche e connivenze avute con fronte popolare e partito comunista. Solo guidando e sorvegliando con energia e abilità sua azione sarà possibile ottenere risultati utili.

E da prevedersi che a loro ritorno desturiani cercherebbero sopratutto di svolgere una attività politica interna non consona alle necessità militari del momento verso cui invece ed esclusivamente deve tendere.

409

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 26292. Torino, 15 dicembre 1942.

Si trasmette, per conoscenza, copia della lettera n. 49799/Pr. inviata in data 13 corrente dalla Presidenza CIAF all'Ecc. il Capo di S.M. Generale, circa il punto di vista francese sui rapporti extra-armistiziali tra Italia e Francia (2).

ALLEGATO.

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

L. 49799/PR. Torino, 13 dicembre 1942.

L'ammiraglio Duplat -usando del mandato che gli è stato conferito colla « Nota Lavai» del 22 novembre u.s. a trattare con me di questioni non armistiziali -mi ha fatto pervenire stamane l'annesso documento su cui credo opportuno, nel momento che Ve ne dò conoscenza, richiamare, Eccellenza, tutta la Vostra attenzione.

Il documento in parola infatti -a parte l'argomento degli ufficiali di « liaison » che serve di pretesto alla stilatura del documento stesso -ha un solo evidentissimo scopo: quello di togliere ogni importanza alla missione del generale Avarna a Vichy, non solo, ma di sottrarre addirittura tutte le questioni di principio, o di interpretazione d'accordi internazionali alla competenza italiana, per trattarle a Parigi coll'Arbeitsstab di Parigi (che, salvo errore, sarebbe poi l'ufficio della C.T.A. retto a Parigi dal colonnello Bohme) o cogli << altri organismi tedeschi abilitati a discutere di tali questioni ».

Si tratterebbe insomma di cancellare -con un tratto di penna francese -l'Italia dal novero degli Stati sovrani per considerare Essa ed il suo Comando Supremo come semplici satelliti della Germania e dell'O.K.W., anzi addirittura del Maresciallo Rundstedt.

Non vi è dubbio perciò, a mio parere, che la richiesta debba essere decisamente e sdegnosamente respinta.

Tuttavia Vi pregherei, Eccellenza, di voler soprassedere qualche giorno a dare una risposta, poiché la questione si allaccia altresì, in modo molto stretto, alla diversa struttura che Italia e Germania hanno dato ai vari loro organi agenti in Francia (comandi operativi; missioni militari a Vichy; commissioni d'armistizio; rappresentanze diplomatiche) talché mi sembra opportuno che io, possa, Eccellenza, riferirVi con cognizione di causa in proposito, sulla base dei dati di fatto che, circa l'organizzazione e le intenzioni tedesche, mi porterà tra un paio di giorni da Parigi il generale Gelich, colà espressamente inviato.

ANNESSO.

IL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE FRANCESE, DUPLAT, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI

N. 54/P. Torino, 12 dicembre 1942.

Mon Gouvernement me charge, Excellence, de porter à Votre connaissance qu'à la suite d'un accord intervenu à Paris, entre le Général Caldairou, Chef de la Délégation Française auprès de l'Arbeitsstab, et le Colone! Bohme, de la Commission Allemande d'Armistice à Paris, il a été décidé de détacher des Officiers français de liaison auprès des deux armées et du Corp d'Armée allemands stationnées en France libre.

Les Officiers désignés pour ce ròle sont: -le Lt. Colone! d'Arnoux, auprès de l'Armée Felber à Avignon; -le lt-Colonel Bern, auprès de l'Armée du Général Von Blaskowitz à Toulouse; -le lt-colonel Marly auprès du Corps d'Armée allemand Kniss à Clermont Ferrand.

Par analogie avec ce qui précède, le Commandement français envisage la désignation du Lieutenant-Colonel de Bardies-Monfa, comme Officier de liaison auprès de la IV Armée italienne du Général Vercellino à Menton.

La m1Ss1on de ces Officiers de liaison est de s'efforcer de régler sur le plan local, en liaison étroite le cas échéant avec l' Administration civile française, les questionsdifférends, incidents ou malentendus, soulevés à l'occasion ou du fait du stationnement des troupes d'opération allemandes et italiennes en zone libre et de la démobilisation des forces armées françaises.

Ainsi pourraient étre assurées dans l'intérét commun, sous une autre formule, les liaisons dont ma lettre 39 Pg du 7 décembre vous signalait l'utilité.

Ce n'est que lorsqu'il s'agira. de questions de principe ou de questions d'interprétation d'accords intervenus entre le Gouvernement et le Commandement Français et les Gouvernements ou les Hauts Commandements allemand et italien, ou encore de questions n'ayant pu trouver leur solution sur le plan local, que le Gouvernement et le Commandement français saisiront l'Arbeitsstab de Paris ou les autres organismes allemands habilités à connaitre des questions ci-dessus.

Les troupes italiennes opérant en zone libre étant placées sous les ordres supérieurs du Maréchal Von Rundstedt, le Gouvernement et le Commandement français comprennent que l'Arbeitsstab de Paris est compétent pour toutes les questions de principe s'appliquant à la fois aux troupes allemandes et italiennes d'opérations.

Le Gouvernement et le Commandement français comptent me tenir au courant des démarches entreprises auprès de cet organisme et des solutions intervenues.

Ils me chargent, Excellence, de Vous informer de ces dispositions, étant bien entendu que je continue à traiter avec Vous, comme par le passé, dans le mandat spécial qui m'a été dévolu et que la Note du 22 Novembre du Chef du Gouvernement français a porté à Votre connaissance, les questions concernant spécialement les troupes italiennes.

(l) -Vedi D. 398. (2) -Un'annotazione di d'Ajeta in testa al documento dice: «Gonfalonieri importante».
410

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (l) . [Roma, 16 dicembre 1942, mattina] (2).

[l. -] Politica. 1943 sforzo degli anglo-americani: Medio Oriente, Africa Nord e anche Occidente. Se non si vogliono due fronti è necessaria, se possibile, Brest-Litowski; se no, sistemazione del fronte orientale che permetta trasporto a Occidente massimo numero forze dell'Asse. Guerra contro Russia non ha più scopo. (Vedere se si può utilizzare l'azione del Giappone, dirigendo verso l'Asia centrale ambizioni Russia).

2. --1943 Italia farà sforzo militare chiamando alle armi a gennaio 1907 e 1923, marzo 1924 e, dopo raccolto, 1925. Totale: un milione; mezzi e armi. 3. --Senza stabile superiorità aerea che permetta rifornimenti, la situazione dell'Africa Nord diverrà progressivamente precaria e, alla fine, risulterebbe insostenibile.

Francia. Non dare nessun credito alle voci di collaborazione francese. Laval come Darlan, de Gaulle. Diffidenza verso la Turchia. Attenzione alla Bulgaria: non vuole battersi, ma certo non contro la Russia. (Molti comunisti; tutti neutralisti).

Spagna (contraria alla restaurazione; falange e governo pro Britannici). Non sollecitarne intervento prima che sia pronta, a meno che non ci sia attacco alle Colonie della Spagna. Dar le armi per difesa possedimenti coloniali.

Italia. Situazione interna tranquillità per il morale popolo; difficoltà produzione industrie. Torino perso il 50%.

Balcani. Comando forze in Croazia e comando unito.

(l) -Nell'Indice delle carte di Gabinetto l'appunto è così registrato: «Appunto dell'Ecc. il Ministro contenente le istruzioni del Duce per il via5gio al Quartier Generale del Fiihrer, dicembre 1942 ». Questo documento non ha avuto una stesura formale. D! esso sono conservati nell'Archivio Storico del Ministero (UC-35, n. 238 a) tre foglietti di bloc-notes scritti a matita da Ciano in stile telegrafico e con parole abbreviate e una loro trascrizione a macchina, mancante però delle parole che il copista non era riuscito a leggere e con qualche imprecisione!n quelle decifrate. Il testo qui pubblicato risulta dalla lettura, con sigle e abbreviazioni sciolte, del manoscritto d! Ciano che, al pari del dattiloscritto, è molto deteriorato. (2) -Datato attraverso il Diario di Ciano.
411

IL CAPO DI GABINETTO. LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 318/1789 R. Roma, 16 dicembre 1942, ore 24.

Vostro 2138 (1).

Come già comunicato con telegramma n. 1747 dell'8 corrente {2) consideravamo in massima con favore la missione del Gran Mufti in Tunisia ed in tal senso ci eravamo espressi con questa Ambasciata di Germania che aveva chiesto il nostro parere in proposito.

Secondo però informazioni oggi qui fornite da questa Ambasciata di Germania il Ministro Rahn -d'accordo anche con il Console Generale Silimbani non riterrebbe opportuno che il Gran Mufti si recasse in Tunisia nell'attuale situazione in considerazione anche del fatto che non avrebbe nel Maghreb che limitatissima possibilità di azione.

Per quanto precede ed in relazione anche alla già prospettata iniziativa di provocare a Roma uno scambio di vedute italo-tedesche circa l'intera questione della nostra azione verso il mondo arabo del Nord Africa, ed in particolare dell'opportunità di valerci del movimento desturiano, si riterrebbe opportuno che il Governo tedesco facesse conoscere quando tale scambio di vedute potrebbe aver luogo e che il Gran Mufti rientrasse, come del resto è preannunciato, in Italia (3).

(l) -Con T. 7898/2138 R. del 14 dicembre 1942, ore 14, non pubblicato, l'Ambasciata a Berlino sollecitava una risposta al D. 388. (2) -Si tratta del T. 42555/1747 P.R. dell'B dicembre 1942, ore 11,35, non pubblicato. (3) -Con T. 40025/2204 P.R. del 28 dicembre 1942, ore 18,55, Alfieri rispose: «Questo MInistero degli Affari Esteri m! comunica che il progettato scambio di vedute con il Governo Italiano potrebbe aver luogo a Roma e l'Ambasciatore d! Germania nella Capitale è stato !ncaricato di Iniziare le conversazioni ». Vedi D. 465.
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IL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. PER TELEFONO 7949/478-479 R. Parigi, 17 dicembre 1942, ore 1.

Faccio seguito alle notizie sull'intervista Pétain-Runstedt del 10 corrente fornitemi da questa Ambasciata di Germania e trasmesse col telegramma n. 468 dell'll (2) a codesto Ministero e sulla base delle informazioni che ho potuto raccogliere, indico le questioni che presumibilmente Lavai intende trattare in occasione del suo imminente viaggio in Germania.

Esse sarebbero:

a) -Trasferimento del Governo a Parigi del Maresciallo a Versailles; b) -abolizione od attenuazione della linea di demarcazione fra «zona occupata » e « zona non occupata »; c) -progressiva armonizzazione del regime di occupazione nelle due zone, nel senso di alleggerire anzitutto in qualche modo quello esistente nella « zona occupata»; d) -passaggio dei Dipartimenti del Nord e del Pas de Calais, attualmente di competenza del Comandante militare tedesco per il Belgio e l'Olanda, alla competenza del Comando militare della Francia; e) -diritto anche da parte Governo francese di esercitare un più stretto controllo e una censura diretta sugli organi di stampa e di radio in tutta la Francia; f) -consenso germanico allo scioglimento dei partiti esistenti nella « zona occupata» (compreso il partito di Doriot) ed alla creazione di un partito unico di Stato; g) -accelerazione delle partenze dalla Germania dei prigionieri francesi in base al « rélève » ed eventuale riesame del problema sotto l'aspetto di una progressiva trasformazione dei prigionieri che restano in Germania in «mobilitati civili» a disposizione del Reich; h) -ricostituzione sotto qualche forma di un «esercito» francese, presumibilmente sulla base del volontariato, in relazione alle indicazioni contenute nella lettera del Fuehrer al Maresciallo Pétain; i) -generica assicurazione che nella nuova Europa, dopo la definitiva vittoria dell'Asse, la Francia avrà un posto adeguato al suo passato. Quanto precede ha carattere largamente approssimativo col suo ovvio successo subordinato alle decisioni che potranno essere prese nel prossimo incontro.

In sostanza e tralasciando le questioni minori, si può ritenere che al fondo del pensiero di Lavai, dopo la perdita flotta ed Impero, stia sottintesa intenzione di fare della lotta contro comunismo la base del proprio programma collaborazionista. Anticomunismo, più ricostituzione di un «esercito» (per quello che esso possa essere per la possibilità della ricostituzione di un «Impero »), dovrebbe, nei propositi di Lavai, servire come giustificazione per la sua presenza al Governo e per il suo programma.

(l) -Il contenuto di questo telegramma fu ritrasmesso da d'Ajeta a Ciano, in viaggio verso il Quartiere Generale di Hitler, con T. per telescr. 43595/1 P.R. del 17 dicembre 1942. (2) -Riferimento errato, si tratta in realtà di T. per telefono 7848/467 R. dell'll dicembre 1942, ore 20,30, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7997/387-388 R. Shanghai, 17 dicembre 1942, ore 10 (per. ore 7,35 del 18).

Nanchino, 14 dicembre.

La laboriosa messa a punto a Tokio della tendenza di portare l'elemento economico e politico nell'organizzazione esclusivamente militare dell'Asia Orientale comincia rilevarsi in Nanchino attraverso una serie di dichiarazioni ed una accurata preparazione di nuove misure.

Shigemitzu al momento mia visita in Giappone mi ha ancora più avvicinato, non ha fatto misteri della sua convinzione, che è quella dei più influenti uomini di Stato giapponesi, essere questione cinese più ogni altra preoccupante e pesante, e vitale per l'avvenire paese. Nel corso di cordiale conversazione ho avuto conferma che egli si è lentamente deciso tornar Nanchino dopo aver ottenuto esplicita sanzione della politica da lui propugnata di aiutare con ogni mezzo la Cina a fondo «fare da sé», di ,passare senza indugio dalla politica di sfruttamento e oppressione a quella di vera e lungimirante collaborazione.

Mi ha detto che attuale linea di condotta era maturata da lunghe conversazioni Aoki e con Tani (egli aveva tenuto a che tutte le conversazioni fossero a tre) i risultati delle quali sottomessi a Tojo, ne aveva ottenuto approvazione e incoraggiamento. Questa approvazione di Tojo, dopo lungo periodo di una sua cauta riserva, pare a Shigemitsu il segno più importante della situazione attuale: con ciò facendo intendere non essere impossibile un mutamento nel programma dei militari in Cina, programma duro e di corto respiro che scoraggia ogni sforzo e tarpa ogni iniziativa del Governo Wang Chin Wei.

Sembra pertanto che punto di vista del politici abbia oggi prevalso su quello dei militari. I militari avrebbero ceduto sia per lasciare anche ad altri la responsabilità di una situazione quanto mai grave, sia per desiderio che attraverso una nuova organizzazione si possa fare in Cina, a beneficio di altri teatri, la massima· economia di forze di prima linea.

Ma poiché si tratta di desiderio e non fiducia l'esercito si tiene pronto a subentrare ai politici quando questi f-allissero con gli stessi mezzi e sistemi messi in opera nella Manciuria.

Manifestazione significativa della nuova tendenza è stato pubblico appello di Shigemitzu ai seicentomila giapponesi residenti in Cina a considerare i cinesi

come veri amici che meritano considerazione e rispetto, di andare verso loro come verso i collaboratori indispensabili per la creazione dell'ordine nuovo in Cina, deporre ogni orgogliosa idea di superiorità nei loro riguardi.

Molto si conta, anche per ripercussione che avrà in Cina e in Giappone, sulla riunione diplomatica-consolare che Ambasciatore del Giappone presiederà qui 18 corr. e che ha lo scopo sfruttare esi)erienza fatta nei suoi agenti in tutte provincie della Cina occupata. Importante significato politico nei riguardi di Wang Chin Wei ha partecipazione a questa riunione dei Ministri di nuova nomina a Pechino e... (1), i cui uffici fino a pochi mesi fa erano sottratti all'autorità dall'Ambasciata a Nanchino e collegati direttamente con Tokio.

Contemporaneamente mutava tono della stampa sino a precisarsi in un editoriale dello Shanghai Times (giornale del Comando Navale) che con cruda franchezza attribuiva ai giapponesi l'incomprensione e l'ostilità dei cinesi verso di loro si affermava che una fiduciosa collaborazione non può essere imposta con la forza ed i soprusi. Si colgono dovunque sintomi di una assenza più intelligenze e più umana verso le organizzazioni e le masse cinesi.

A Nanchino sono in corso conversazioni tra Ambasciatore del Giappone e Wang Chin Wei per rendere più rapida ed efficiente opera del Governo liberandolo di organi inutili, spostando o mutando alcune delle massime cariche. E si porrà attenzione alla situazione economica e monetaria divenuta in queste ultime settimane allarmante. Si prepara un programma d'azione che dovrà essere illustrato e raccomandato personalmente dal Presidente durante sua prossima visita a Tokio, visita giustificata con motivi di politica internazionale e vivamente consigliata dall'Ambasciata del Giappone. Wang Chin Wei che sarà accompagnato dal Mnistro Esteri e forse anche da Ministro delle Finanze conta partire per il Giappone il 20 corr.

Telegrafato Roma e Tokio.

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COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, CON IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (2)

VERBALE ( 3) . [Gorlitz], 18 dicembre 1942, ore 12.

Il FUhrer comunica:

Lo scopo del colloquio è noto; non è stato possibile fare un ordine del giorno completo perché il lavoro costringe ad interruzioni impreviste. Si tratta di uno scambio di vedute di lavoro, senza formalità convenzionali.

Siamo in una lotta per la civiltà del mondo; non si tratta dell'esistenza o meno dei nostri Regimi, bensì dell'esistenza delle nostre Nazioni. È indifferente che si vinca su un fronte o su un altro, mentre se in uno dei fronti avessimo

una sconfitta, non si tratterebbe della sola disfatta di una Nazione. Il bolscevismo dilagherebbe; elementi sovversivi prevarrebbero in Francia. Le democrazie non potrebbero fermare questa ondata di bolscevismo. Gli Inglesi non riuscirebbero a fare nulla, come non hanno potuto impedire alla Russia di bolscevizzarsi dopo la grande guerra 1914-1918.

Prima di passare al dettaglio constatiamo che siamo di fronte ad una gigantesca lotta di Nazioni e ci proponiamo di esaminarla sotto luce positiva. Nelle diverse fasi di questa lotta, che può continuare per anni, vi sono dei punti che non soddisfano completamente uno o l'altro degli stati che lottano. Dopo l'entrata in guerra del Giappone le condizioni sono migliorate. Abbiamo liberato completamente l'Europa di tutte le posizioni nemiche e non dobbiamo commettere errori che compromettano questo risultato.

A cominciare dal 1938 abbiamo annullato le seguenti forze: Cecoslovacchia, 45 divisioni; Polonia, 60 divisioni; Norvegia e Danimarca, 8-10 divisioni; Olanda, 18-22 divisioni; Belgio, 24 divisioni; Francia, 136 divisioni; Jugoslavia, 30-34 divisioni; Grecia, oltre 20 divisioni. Tutte queste Nazioni sono state completamente battute. Al confine della Germania stavano minacciose 260-280 divisioni russe. La Russia è stata respinta per una profondità di 1.500-2.000 chilometri ed il numero delle divisioni annientate è incalcolabile. In sostanza il continente Europeo è stato ripulito di tutti i nostri avversari.

Aspetti negativi di questa lotta quadriennale sono:

-perdita dei collegamenti marittimi; ma si tratta di collegamenti che in nessuna guerra potrebbero essere tenuti;

-perdita dell'A.O.I., che in nessuna guerra poteva essere a lungo mantenuta perché l'Inghilterra possiede gli stretti che assicurano le linee di rifornimento;

-perdita temporanea della Cirenaica; però abbiamo messo piede in Tunisi e Biserta.

Volendo guardare lontano bisogna aggiungere agli elementi positivi l'entrata in guerra del Giappone che ha stabilito ad Oriente una posizione inattaccabile, e la guerra sottomarina che sta trasformando in bloccato il nemico che voleva bloccarci. Solo da parte tedesca sono stati affondati 25 milioni di tonnellate, mentre noi abbiamo acquistato molto tonnellaggio con l'occupazione della Norvegia, della Danimarca e della Francia. (Nella sola Francia abbiamo acquistato 665 mila tonnellate). Tutto questo tonnellaggio sarebbe altrimenti passato al nemico. Nel Mar Nero il naviglio russo è stato catturato o bloccato. Se si calcolano i danni delle mine e le avarie arrecate, il danno inferto al tonnellaggio del nemico sale a 30 milioni di tonnellate.

Si abbia presente che tutta questa guerra è in ultima sintesi un problema di trasporti. Accanto al valore dei soldati ed alle possibilità dei Capi vi è questo problema che è decisivo in tutti i piani operativi e nelle operazioni stesse.

Ciò è vero anche per gli avversari. È più facile conquistare una posizione con uno sbarco, che non alimentarla, se vi è una costante diminuzione di tonnellaggio. Così è avvenuto per gli Inglesi in Norvegia; se noi abbiamo dovuto abbandonare El Alamein, ciò fu dovuto essenzialmente al problema dei trasporti. Se gli Inglesi non riescono a mobilitare nuovo tonnellaggio sufficiente per alimentare l'occupazione in Mediterraneo, e saranno perciò costretti a passare per le rotte del sud, alla lunga finiranno per non poter tenere le posizioni. Così Lord Alexander ha detto che, se l'Inghilterra non riesce a dominare il pericolo dei sommergibili, la situazione britannica diventerà molto difficile.

Passando ora ai nostri compiti, noi dobbiamo: l) consolidare lo spazio conquistato in Tunisia perché questo è essenziale per lo sviluppo successivo degli sforzi; 2) tagliare le linee di comunicazione avversarie infliggendo le massime perdite possibili di tonnellaggio.

Lo scopo nostro è dunque di esaminare con quali mezzi e quali misure questi due compiti possono essere realizzati. Comprendo fra le basi nemiche anche quelle dell'Africa del Nord.

Complesso orientale.

Lo scopo era ed è di: l) battere il colosso bolscevico e impedirgli di spingersi in Europa e prendere posizione; 2) cercare spazio vitale e assicurare all'Europa rifornimenti di viveri e di materie prime come carbone, ferro e petrolio. Abbiamo creato un fronte che corrisponde a necessità militari ed a necessità economiche, specie per quanto concerne il petrolio il cui fabbisogno non è ancora soddisfatto, e poi per quanto concerne i viveri, carbone, ferro e manganese. Il danno inflitto al nemico è stato grave. Egli cercò di riparare la sua crisi alimentare e di materie prime con l'offensiva dell'inverno scorso che si manifestò con: a) attacco contro il nostro centro; lotta dura, perdite russe sanguinose; azione fallita; b) azione contro il fronte di Leningrado; fallita; dure perdite russe. c) attacco contro la 3a Armata romena: riuscito. Non si tratta qui di ricercare le colpe. Quello che importa è di raddrizzare le situazioni. L'attacco russo è stato contenuto. Il suo iniziale successo va ricercato nel fatto che, fin dall'inizio, la collaborazione è mancata. Perciò Goering ha avuto l'incarico di fare presente la necessità di una stretta collaborazione fra sa Armata e truppe tedesche. Tutto dev'essere preparato accuratamente. Il problema della riserva non è solo di riserve presenti, ma nella possibilità di farle affluire e di rifornirle. Sono state messe a disposizione dell'Sa Armata apposite linee ferroviarie e queste hanno una capacità ben determinata; d) attacco contro rsa Armata. Ha causato irruzioni in vari punti; sono in corso contromisure. Questa situazione al fronte russo sarà dominata, ma occorre stretta collaborazione tra le Armate alleate. La collaborazione deve esserci non soltanto durante la crisi; ma prima che si manifesti, ed in questo campo i tedeschi hanno le maggiori esperienze.

Non si tratta di vedere chi è che dà questo o quel tale ordine, bensì di avere successo. Per la storia la vittoria sarà merito di tutti i partecipanti. Se perdessimo, nessuno troverebbe per noi delle scuse nel fatto che non abbiamo agito unitariamente. Ciò detto, sono certo che il problema dell'Est sarà dominato.

Complesso Sud-Est.

Non si sa con quante divisioni gli Inglesi marciano su Trìpoli. Ma è sempre probabile che contino di sbarcare nel sud-est Mediterraneo. È anche possibile che ritirino una parte delle forze per sbarcarle in Siria allo scopo di far pressioni sulla Turchia.

Finché Rodi, Creta, la Grecia, l'Albania e la Dalmazia saranno nelle nostre mani, ogni tentativo nel sud est fallirà. In questo caso abbiamo la possibilità di fare conto su due riserve: Ungheria e Bulgaria. Ma è decisivo assicurare anche il possesso del retroterra per garantire le vie di rifornimento. Altrimenti alla lunga quelle regioni non si potrebbero tenere. Occorre dunque retroterra pacificato, tanto più che le linee ferroviarie sono scarse e dobbiamo garantirne la sicurezza. Io penso che in questo caso è necessario usare ad un tempo prudenza e brutale energia.

Tutte le disposizioni devono essere prese per fronteggiare un tentativo di sbarco. Se noi prepariamo tutto ciò a fondo non vi sarà alcun pericolo circa la Turchia. Se invece avessimo un insuccesso è certo che gli Inglesi farebbero pressioni sulla Turchia per averla con loro.

In conclusione si tratta dei punti seguenti:

l) assicurare possesso delle posizioni di Creta, Rodi, Peloponneso; 2) costituire un gruppo di intervento (noi consideriamo a questo fine anche una divisione dal fronte orientale). 3) stabilire accordi con Ungheresi e Bulgari perché tutto sia pronto da parte loro;

4) dare disposizioni per assicurare l'ordine del retroterra;

5) assicurare rifornimenti di viveri, munizioni, petrolio, per il caso di temporanea interruzione delle comunicazioni.

Complesso N ord Africa.

In questo complesso si inserisce anche il problema della Francia. In occasione dell'armistizio, e anche dopo, ho espresso al Duce il parere che ad un certo momento la situazione del Nord Africa francese avrebbe reso necessario mantenere al potere un qualsiasi governo francese per impedire la formazione di un altro governo in colonia. Si trattava della questione del Nord Africa francese e della prevista uscita della flotta di Tolone.

Fin dall'ottobre del 1940 avevo fatto con Pétain e Lavai un accordo transizionale dal quale abbiamo avuto dei vantaggi che per parte mia ho compensato con concessioni di prigionieri ecc. Ad un certo momento abbiamo dovuto pensare che, venendo ad esaurirsi quei mezzi di compenso si sarebbero dovute prendere altre misure. Così abbiamo proceduto alla totale occupazione della Francia col vantaggio di acquistare nuovo tonnellaggio, artiglierie ed altri materiali.

Come ho fatto sapere al Duce, io non mi sono mai fidato della Francia. Pétain voleva: a) guadagnare tempo; b) armarsi a poco a poco; c) seminare diffidenza tra Germania e Italia. Sul terzo punto (lettera c) tutti i francesi sono uniti a cominciare da Lavai e perciò non l'ho mai più ricevuto da solo.

Questa situazione mi ha costretto: l) a tenere truppe in Francia per contrastare un possibile sbarco degli Inglesi; 2) non perdere di vista ciò che poteva avvenire nella Francia non occupata. In aprile e maggio ho cominciato a rinforzare man mano questo settore inviando prima tre divisioni poi ancora cinque poi ancora dieci, man mano che diveniva manifesto il pericolo di dover agire contro la Francia non occupata. L'occupazione doveva essere ben preparata, per il caso di una reazione. Quando si delineò la situazione nel Nord Africa francese, col tradimento dei Generali, bisognò agire. È meglio che la flotta francese sia ora affondata a Tolone che non sana in mano al nemico. Sono del parere che Pétain era consapevole di quanto è avvenuto. Egli aveva chiesto di fare una ispezione nel Nord Africa francese, assicurando che non sarebbe andato in Tunisia, per non urtare la suscettibilità italiana, ma io ho rifiutato. Cosi abbiamo occupato Francia, Corsica e Tunisia. Si è avuto in tal modo la possibilità di avere il possesso del punto deil'Africa più vicino all'Italia (Tunisi). Le guerre puniche hanno avuto luogo per la posizione tunisina il cui possesso ha dato all'Italia il dominio del Mediterraneo. Dall'attuale situazione derivano parecchi compiti di primissima importanza. Anche qui il problema dominante è quello dei trasporti. Se questo sarà risolto daremo al Nord Africa francese le nostre migliori divisioni e in questo caso Algeri sarà perduta e noi arriveremo a Melilla. Ciò costringerà la Spagna a mutare il proprio atteggiamento. Se il problema dei trasporti non è risolto, niente da fare. Ma se invece riusciamo a risolverlo, l'Inghilterra sarà obbligata a continuare a far fare ai suoi trasporti il giro per la Città del Capo a grave scapito del suo tonnellaggio, mentre noi aumenteremo sempre di più la lotta dei sommergibili. Questo teatro, come quello sud est, è italiano. Noi diamo il nostro aiuto. Non faccio critiche, ma solo agisco con positiva volontà di aiutare con le nostre migliori truppe e con armi allo scopo di risolvere nel comune interesse questo problema. Voglio sottolineare a questo riguardo che noi non abbiamo alcun interesse nel Mediterraneo, come l'Italia non ha alcun interesse nel nord o nel nord ovest. Le mie non sono promesse platoniche, ma mezzi positivi ed efficaci. Si tratta di sapere in queste conversazioni come la Germania può aiutare, data anche la mia amicizia cordiale per il Duce. Le nostre sfere di interessi non si intralciano e questa è una garanzia per l'avvenire. L'Italia avrà secoli di lavoro per il Mediterraneo. Siamo uniti da comuni ideologie per la felicità dei nostri popoli.

(l) -Nota dell'Ufficio cifra: «Gruppo indecifrabile». (2) -Ed., con qualche Imprecisione e omissione, in V. CAVALLERO, Comando Supremo, Bologna, Cappelli, 1948, pp. 412-417. (3) -Il verbale è stato redatto dal maresciallo Cavallero, presente al colloquio Insieme a Ribbentrop, Keitel e all'interprete Schmidt. Per il resoconto di Ciano vedi DD. 418 e 430.
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SECONDO COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, CON IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

VERBALE. (l) [Gorlitz], 18 dicembre 1942, ore 17.

L'Eccellenza Ciano premette che egli non è incaricato di fare proposte ma unicamente di lumeggiare i principali aspetti della situazione così come si presentano nel pensiero del Duce (2). Secondo il Duce stesso il 1943 sarà l'anno dello sforzo massimo ad Oriente e ad Occidente.

Il Duce si pone il problema della guerra in Russia e considera anche la possibilità di una soluzione politica con questo paese; arrivare cioè ad una BrestLitovski. Ciò allo scopo di rendere disponibili delle forze per Occidente. Se questo accordo non è possibile, il Duce pensa all'utilità di disporre sul fronte russo uno schieramento difensivo economico allo scopo di rendere disponibili delle forze per altri settori.

In questo caso il Giappone potrebbe analogamente interessarsi per indurre la Russia a dirigere il suo dinamismo verso l'Asia centrale.

Il Fuehrer risponde che in linea di principio vedeva questo problema nello stesso modo. Infatti nell'inverno 1940-41 aveva cercato di dirigere il dinamismo russo in questo senso e per questo scopo aveva provocato la venuta di Molotov a Berlino. Ma i russi avevano chiesto di finire la Finlandia, mettere piede stabile sulle due sponde dei Dardanelli, tenere guarnigioni russe in Bulgaria ed avevano anche chiesto che la Germania ritirasse la garanzia alla Romania, con il che, in pochi mesi, i russi sarebbero stati padroni dei petroli romeni.

Ribbentrop aggiunge che in convegno a Mosca aveva detto a Stalin che la Russia avrebbe potuto andare al Golfo Persico, ma Stalin non aveva reagito. Goering aggiunge che la Russia si sarebbe anche gettata sui minerali svedesi.

La Russia aveva posto in sostanza le stesse richieste che hanno sempre costituito le sue aspirazioni dai tempi di Pietro il Grande in poi, e cioè di assicurarsi lo sbocco in due direzioni: al Baltico e, per il Mar Nero, al Mediterraneo.

Il Fuehrer dice poi che ci si può chiedere se queste trattative si possono ora riprendere e afferma che un anno fa il Giappone gli ha chiesto se la Germania avrebbe, a certe condizioni, fatto un accordo con la Russia. Si è poi saputo che l'iniziativa non era giapponese ma russa al solo scopo di indurre Inghilterra e America a trattare con la Russia e venirle in aiuto. Se oggi, per mezzo di un armistizio, la Russia avesse tempo sei mesi per riorganizzarsi, noi avremmo, dopo questo periodo, di fronte un nemico contro il quale dovremmo nuovamente difenderci.

Trovare una linea che assicuri tanto a noi quanto ai russi i necessari viveri, materie prime, petroli, ecc. è cosa impossibile. D'altra parte anche l'Italia e le altre Nazioni europee dipendono dalla possibilità di attingere da quelle fonti.

La situazione russa deve essere difficile ed il pericolo minacciante ha indotto gli anglo-americani a correre grandi rischi con convogli diretti alla Russia e con azioni di sbarco in Occidente per alleggerire questa situazione.

Ora, in questa situazione stessa, gli eventi dipendono dalla disponibilità di trasporti che il nemico avrà nel 1943. Gli avversari ammettono che noi affondiamo il doppio di ciò che essi costruiscono (compresi gli affondamenti fatti dal Giappone). Su ciò tutti gli esperti seri sono d'accordo. Perciò nel '43 lo sforzo nemico non potrà superare quello di quest'anno.

Il Fuehrer passa poi ad esaminare che cosa accadrebbe se non avessimo la Russia come avversaria.

Cosa potremmo fare di più per Rommel? Ben poco perché il problema è essenzialmente di trasporti e l'assenza della Russia come avversario non rende disponibile alcuna aliquota di questi mezzi. Diversamente sarebbe se noi avessimo una grossa flotta nel Mar Nero, ma questo non è.

Quanto alle forze territoriali, la Germania non potrà mai alleggerire la fronte orientale perché sul rispetto di un trattato da parte dei russi non si può assolutamente contare. Vedasi, ad esempio, il loro atteggiamento verso la Finlandia. Avevano concluso un accordo tipo Brest-Litovski ma poi hanno preso il pretesto di essere aggrediti e tutto è crollato.

Quanto ai tentativi di sbarco degli americani nell'Occidente, il Fuehrer giudica che questi costituirebbero per essi un grave errore. Abbiamo nell'occidente sufficienti e buone divisioni e solide fronti fortificate. Queste fronti non cedono per solidità alla West Wald. A partire dal marzo prossimo si impiegheranno 160 mila metri cubi di più al mese di cemento di quanto se ne è impiegato allorché fu costruita la West Wald.

Per quanto concerne l'aeronautica, i reparti che sono alla fronte est non possono essere portati ad ovest prima di sei mesi perché occorre preparare le basi. Dovremmo inoltre abbandonare le basi in Russia con la prospettiva di impiegare poi sei-otto mesi per rifarle in caso di ripresa.

Il Maresciallo Goering interviene facendo presente che la Germania non manca di apparecchi bensì di basi; proprio in questi giorni deve ritirare dal sud della fronte russa uno stormo per mancanza di queste.

Il Fuehrer riprende poi la parola e afferma che se noi tentassimo un accordo con la Russia gli anglo-americani farebbero di tutto per evitarlo; vi sarebbe inoltre la conseguenza certa che la Finlandia passerebbe dalla parte di questi ultimi. In sostanza, l'accordo con la Russia rappresenta la quadratura del circolo. La soluzione è impossibile.

Il Fuehrer ritorna poi sull'argomento della Tunisia e ripete che manderà le migliori divisioni ooa Corazzata, una divisione fanteria, due divisioni SS.), ciascuna con 20-22 mila uomini. In totale sono 120 mila uomini più 50-60 mila italiani. In Libia Rommel ha 60-70 mila uomini (aviazione compresa). L'Italia ne ha altrettanto. In totale sono 150 mila uomini in Libia e 170 mila in Tunisia.

Prende poi la parola l'Eccellenza Ciano che accenna al nostro sforzo per il 1943, ai concetti per la guerra nel Mediterraneo, al problema delle forze aeree e in particolare alla costituzione di un rinforzo nel triangolo Tunisi-SiciliaSardegna.

Su proposta del Conte Ciano prende a questo momento la parola il Maresciallo Cavallero che illustra i principali aspetti militari della situazione per quanto interessa l'Italia.

La ristrettezza del tempo fa sì che questa esposizione viene interrotta subito dopo che il Maresciallo Cavallero ha esaminato la questione delle forze aeree nel Mediterraneo, argomento sul quale ha interloquito anche il Maresciallo Goering. Si rimanda per questo al rapporto n. 3 (argomenti militari) (1).

L'Eccellenza Ciano accenna ancora ai bombardamenti subiti, ai danni industriali che ne sono derivati ed al saldo morale della popolazione.

Il Fuehrer informa che secondo la loro esperienza una industria il cui rendimento è ridotto al 50 % si rifà molto rapidamente. In Germania talune industrie che avevano diminuito la produzione dell'SO% giorni dopo erano al 50%. poi al 20 % e dopo un mese avevano ripreso al 100 %. La capacità di ripresa delle industrie è meravigliosa.

Il Maresciallo Goering cita la ripresa della Renault in Francia e il Fuehrer afferma che Embeng è stata attaccata ottocento volte. Ora tutte le industrie sono ricostruite; la popolazione, comprese donne e bambini, è rientrata e si ostina a rimanere. Ha voluto trasferire gli invalidi ma questi hanno inviato una delegazione per rimanere in posto. Afferma però che occorre una forte organizzazione anti-incendi. La Germania ha organizzato in seno alla SS speciali reggimenti di pompieri nettamente distinti da quelli municipali o statali ed è pronta a darci la sua esperienza in materia. Questi reggimenti sono motorizzati e rappresentano un organismo militare che deve funzionare anche sotto ai bombardamenti. Beninteso, in Italia il pericolo dei bombardamenti a scopo incendio è minore perché vi sono meno case di legno.

L'Eccellenza Ciano passa ad accennare al problema della Francia ed espone il pensiero del Duce a questo riguardo (diffidenza completa verso la Francia, credito limitato nel governo di Lavai; accenno a Darlan, Flandin, ecc.).

Il Fuehrer informa che domani arriverà Lavai. Afferma di avere lo stesso punto di vista del Duce e, esaminando l'opinione pubblica in Francia, dice che i Francesi attivi sono tutti con Darlan e con de Gaulle. Dei non attivi: 1'80% è antitedeschi, il 10% è di attendisti; il 5-10% è di collaborazionisti. Nella seconda e terza categoria tutti sono d'accordo per sbarazzarsi dei Tedeschi appena possibile. Alla testa dei collaborazionisti è Lavai il quale sa che sarà fucilato se noi andiamo male.

Conviene tuttavia mantenere la finzione di un governo francese sotto Pétain. La realtà è che nessun francese vuole combattere. La presenza di Pétain influirà anche su questo perchè i francesi che non hanno voglia di battersi sentono la propria coscienza sollevata se questa dispensa dal dovere di combattere viene dal vecchio generale di Verdun; ciò potrà avere influenza anche sui francesi che combattono, volenti o nolenti, nell'Africa del Nord.

Il Fuehrer dice che non sa che cosa Lavai verrà a chiedere domani ma è certo che questi avrebbe preferito trattare da solo con la Germania; egli ha però imposto che l'Italia sia presente.

30 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Esprime poi l'opinione che per la Francia l'impero sia ormai perduto o per lo meno che la riconquista di esso si prospetti come molto difficile.

Per quanto riguarda la ricostituzione delle forze militari, il Maresciallo Keitel presenterà un progetto. Occorre naturalmente lasciare alla Francia i mezzi per la difesa passiva. Potrà considerarsi la guardia mobile molto sviluppata a contatto con la polizia. Concessioni potranno farsi per la polizia, la quale del resto è organismo che non dà pensiero perché è talmente invisa alla popolazione francese da non costituire un elemento di forza dal punto di vista militare.

Se concessioni militari dovranno e3sere fatte, converrà giocare con il tempo ammettendo ad esempio delle formazioni di volontari, le quali stentano molto a costituirsi se si pensa che la propaganda per la falange africana ha fruttato in tutto 1700 iscrizioni. Si potrebbe così avere l'apparenza di un esercito ricostituito, allo stesso modo che si ha l'apparenza di un governo Pétain.

Quanto a Pétain, Hitler si dichiara preoccupato da tre ipotesi:

0 ) Morte. Non si può impedire. 2°) Dimissioni. Bisogna impedirle e cercare di conservare questa ombra di Verdun. 3°) Fuga. Bisogna impedirla perchè si sa che se Pétain si rifugiasse in Svizzera gli inglesi sarebbero pronti a rapirlo.

Il Fuehrer passa poi a parlare delle forze che sono in Algeria e dice che è da prevedere che dopo i primi attacchi di Stukas molte cose cambieranno.

Il Maresciallo Goering riprende l'argomento di Lavai ed esprime il parere che questi chiederà di trasferire il governo a Parigi allo scopo di poter influire sulla stampa francese dei territori occupati. Il Fuehrer risponde che non abbiamo alcun interesse a che Lavai aumenti la propria influenza sulla stampa e perciò il trasferimento è da evitare.

L'Eccellenza Ciano esprime a questo punto il pensiero del Duce sulla Spagna, sulla Turchia e sulla Bulgaria.

Quanto alla Spagna il Fuehrer si dichiara d'accordo con il Duce. Quanto ad un aiuto alla Spagna dice che sarebbe disposto a dare armi perché questa le adoperi per difendere le colonie o il territorio o nel caso in cui fosse attaccato il Portogallo. Dice che la Germania ha dovuto e deve dare armi alla Romania; deve mandarne sul Don ed Egli preferisce dare armi a coloro che effettivamente combattono. Aggiunge che il Generale Muiioz Grandes è ora in Spagna per rafforzare la tendenza a lottare in caso di aggressione.

Quanto alla Bulgaria il Fuehrer dice che questa è sotto l'influenza russa. Essa è vicina a noi per i vantaggi che già abbiamo accordato; ha diffidenza verso la Turchia e la speranza di potere al caso riconquistare l'intera Tracia. Essa vigila attentamente la Turchia e in questo senso è a noi utile.

Il Fuehrer accenna dopo di ciò al problema della Croazia ed afferma che occorre tenerla saldamente per avere la sicurezza delle ferrovie e guardare le spalle del Peloponneso, del Dodecanneso e di Creta. È ormai evidente che Mihailovich è in collegamento con gli inglesi e attende l'ora di muovere. Occorre una azione brutale, tenendo presente che i nazionalisti ed i cetnici sono

tutti nostri nemici. Occorre che le truppe mantengano attività operativa affinché non si abituino ad una vita di guarnigione. Occorre annientare il Mihajlovich e le sue idee panslaviste.

(l) -Il verbale è stato redatto dal maresciallo Cavallero che partecipava al colloquio insieme a Goering, Ribbentrop, Keitel, era anche presente l'Interprete Schmldt. Per Il resoconto di Ciano, vedi DD. 418 e 430. (2) -Vedi D. 410.

(l) Vedi D. 422.

416

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL GENERALE ADDETTO AL COMANDO SUPREMO, MAGLI

L. uu. Roma, 18 dicembre 1942.

Vi trasmetto l'unito appunto preparatomi dall'Ufficio competente in me

rito alla nota n. 49799 del 12 dicembre (l) dell'Ammiraglio Duplat al Generale

Vacca Maggiolini sui rapporti extra-armistiziali.

Con detto appunto si propone di far chiarire all'Ammiraglio Duplat che non essendo la C.I.A.F. competente per le questioni di carattere extra-armistiziale, queste dovranno essere trattate per il tramite del Generale Avarna Rappresentante del Comando Supremo a Vichy.

Pur convenendo pienamente su quanto proposto dall'Ufficio, Vi prego ai fini della migliore tutela dei nostri interessi militari e politici in Francia, di volermi far conoscere in merito il Vostro avviso (2).

ALLEGATO.

LA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI DI EUROPA E DEL MEDITERRANEO, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

APPUNTO. Roma, 18 dicembre 1942.

In relazione alla Nota inviata dall'Ammiraglio Duplat al Generale Vacca Maggiolini in data 13 corrente si fa presente:

1°) -che l'Ammiraglio Duplat pur essendo investito del mandato a trattare questioni extra-armistiziali conferitogli da Laval con pieni poteri del 22 Novembre non è in grado di trattare dette questioni con il Presidente della Commissione d'Armistizio perché da parte italiana nessun mandato del genere è stato affidato al Generale Vacca Maggiolini;

2°) -in seguito ad accordi intervenuti fra il Comando Supremo italiano e l'O.K.W. la dipendenza del Generale Vercellino dal Maresciallo von Rundstedt esiste puramente nel settore «operativo» mentre tutte le altre questioni relative all'occupazione italiana nella zona concordata fra i Governi italiano e germanico dovranno essere direttamente risolte con il Governo di Vichy.

Per tale ragionE' è stato inviato in data 17 corrente il Generale Avarna quale Rappresentante del Comando Supremo.

Dato quanto precede si prospetta l'opportunità di interessare il Comando Supremo perché dia istruzioni al Generale Vacca Maggiolini di non accettare dall'Ammiraglio Duplat nessuna comunicazione di carattere armistiziale pregando il Presidente della Delegazione francese presso la C.I.A.F. di far conoscere al suo Governo che tali questioni potranno essere trattate solamente per il tramite del Generale Avarna.

(l) -Vedi D. 409, allegato. (2) -Vedi D. 471.
417

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3797. Roma, 18 dicembre 1942.

In seguito agli ordini datimi personalmente dal Duce stamane, ho nuovamente (l) attirato oggi la più seria attenzione del Cardinale Segretario di Stato sulla inconsulta ondata di ottimismo verificatasi nel pubblico nei riguardi di un eventuale bombardamento di Roma, e su tutti gli inconvenienti che ne derivano, fra i quali non ultimo quello di un considerevole afflusso di gente a Roma invece del necessario sfollamento. Il Cardinale mi ha detto che se ne rendeva perfettamente conto e che avrebbe rinnovato in proposito opportune istruzioni alle Autorità Ecclesiastiche. In base agli ordini del Duce, gli ho chiesto precisamente che tali istruzioni fossero date a tutti i Parroci della Capitale affinchè costoro svolgessero subito una sagace azione realistica fra la popolazione. Il Cardinale mi ha promesso che avrebbe immediatamente provveduto in tale senso (2).

418

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. S.N.D. PER TELESCR. 39347/2 P.R. Treno Comando, 19 dicembre 1942, ore 10,30.

1°) -Riassumo brevemente quanto è stato discusso durante lunghi colloqui cui da parte tedesca hanno partecipato, oltre al FUhrer, anche Goering, Ribbentrop e Keitel (3).

2°) -FUhrer ha tenuto a ringraziare particolarmente per pronta accoglienza del suo invito e desidera mandarVi suo più caloroso saluto personale. Si ripromette, non appena situazione fronte orientale sarà chiarita, venire ad incontro alla frontiera o in Italia.

3°) -Hitler ha detto operazioni localizzansi attualmente in quattro fronti: a) -fronte dell'Est: è sicuro di battere colosso bolscevico. Attualmente i russi sono all'iniziativa. Si può però considerare che attacco principale portato nel settore centrale del fronte è fallito. Successi conseguiti da russi sul fronte Stalingrado e attualmente conseguiti su settore italiano hanno soltanto importanza locale e sono giudicati contenibili; b) -complesso Sud-Est: non può ancora considerarsi fronte attivo ma non è da escludere che anglo-sassoni tentino sbarcare nei Balcani. A tal fine

bisogna prendere provvedimenti preventivi, che Hitler ha indicato e che in parte sono già in atto;

c) -fronte nord-africano: Hitler considera che in tale fronte sia possibile raddrizzare la situazione e farla volgere completamente a nostro favore ma è indispensabile a tal fine assicurare possibilità di trasporti. Ha tenuto a sottolineare che problema Africa del Nord è unicamente problema di trasporti;

d) -fronte Estremo Oriente, che però sfugge al nostro controllo e che grava unicamente sulle forze armate nipponiche.

4°) -Hitler esclude speranza di pace separata con la Russia. Voci che qualche tempo fa vennero messe in circolazione in tal senso erano state lanciate dagli stessi russi a solo scopo di ottenere maggiori aiuti anglo-americani. D'altro lato Hitler dichiara che anche cessazione di ostilità sul fronte dell'Est non permetterebbe maggiore invio truppe in Africa per il quale il limite è dato da ostinata mancanza di forze disponibili e dalla scarsità e dall'incertezza dei trasporti.

5°) -Francia: domani arriverà Lavai col quale conversazioni avranno luogo soltanto a tre. Tedeschi non conoscono ancora cosa Lavai intende dire e chiedere; comunque lo stato d'animo nei confronti della Francia è qui identico al Vostro: diffidenza assoluta e nessun credito al Governo Pétain-Laval. Tuttavia si reputa opportuno lasciar vivacchiare questo Governo per quel tanto di azione che può svolgere, sia pure limitatamente, al fine di neutralizzare propaganda attivista di Darlan e di de Gaulle.

6°) -Circa Spagna, Turchia e situazione Balcani si condivide al cento per cento Vostro punto di vista.

7°) -Cavallero tratta con militari parte tecnica: in linea di massima tedeschi si dichiarano d'accordo su necessità di rinforzare schieramento aereo nel Mediterraneo considerato indispensabile per assicurare comunicazioni con NordAfrica.

8°) -Conversazioni si sono svolte in atmosfera di molta cordialità.

Ambiente nel complesso calmo per quanto non si nasconda l'esistenza di rimarchevole difficoltà sui fronti africano e orientale e si mantenga sulla situazione un giudizio riservato e prudente.

(l) -Sul medesimo argomento Guariglia, su istruzioni di Ciano, aveva inviato al cardinale Maglione una lettera personale 15 dicembre 1942. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi DD. 414 e 415.
419

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8024/250 R. Tunisi, 19 dicembre 1942 (1) (per. ore 4,30 del 20).

Graduale progressiva disgregazione vita economica e civile e organi amministrazione francese provocata da malvolere e disinteresse dei funzionari, aggra

vata da esodo abitanti Tunisi in seguito bombardamenti, rende situazione interna molto grave.

Disorganizzazione servizi pubblici e difficoltà approvvigionamenti non sottoposti controllo determinano sofferenze e profondi turbamenti. Paese ha urgente necessità di nuova ed energica direzione.

D'accordo con Ministro Rahn si propone che Signor Guilbaud fiduciario Governo Petain in Tunisia sia nominato commissario civile con adeguati poteri sull'amministrazione assistito da un gruppo di tecnici italiani e tedeschi. Commissario civile verrebbe gerarchicamente situato fra Residente Generale e Amministrazione Protettorato. Fregasi d'accordo con Berlino ottenere subito da Presidente Lavai opportuno benestare. Si propone inoltre che elementi scelti francesi di nostra fiducia tratti da partigiani Doriot e servizio ordine legionario siano inseriti nelle singole amministrazioni per necessario impulso e controllo. Appare infine necessario e urgentissimo conferire al Ministro Rahn e allo scrivente facoltà poter adottare rapidamente concordati provvedimenti amministrativi scopo far fronte problemi che improvvisamente sorgono e per i quali [manchi] il tempo di proporre soluzione a Roma e Berlino. Ripeto che situazione diventa ogni giorno [più grave] se non [affrontata] energicamente e tempestivamente.

Mi permetto pregare stabilire immediato accordo con Berlino e favorirmi urgenti istruzioni (l).

(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

420

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 19 dicembre 1942.

In ossequio, Duce, alle Vostre istruzioni di massima (2) relative allo scambio di lettere riassuntive dei colloqui intercorsi tra il R. Ambasciatore presso la Santa Sede ed il Cardinale Segretario di Stato circa le questioni attinenti «alla eventualità di un bombardamento aereo di Roma», l'Ambasciatore Guariglia ha rimesso in preventiva conoscenza il testo della comunicazione del Cardinale Maglione (ali. l) ed il progetto della sua risposta (ali. 2) (3).

Si resta in attesa di conoscere, Duce, se approviate il testo della lettera italiana (4).

«Ho accompagnato stamane a Palazzo Venezia Guariglia, convocato dal Duce.

A Guariglia è stato confermato che comandi militari italiani e germanici lasciano nei prossimi giorni Capitale e che Duce stesso probabilmente si trasferirà insieme a Comandc Supremo. Duce ha poi approvato noto scambio lettere tra Segretario Stato e Ambasciatore Guariglia il cui testo gli sarà sottoposto domattina.

Guariglia ha concluso che ritiene poter escludere che azione Vaticano riesca ad ottenere un qualsiasi preciso impegno da parte Governi alleati. Duce ha approvato completamente azione ségui~--e· aif"sègui're· rn··pro'{iòsltò··libll.-nasébhdendò" tuìtavià pers'onale stia riluttanza a servirsi in questo dell'opera della Santa Sede».

(-4) Il presente documento reca li visto di Mussolini.

4_20

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 432.

(2) A proposito di tali istruzioni, Lanza d'Ajeta riferì a Ciano (che si trovava al Comando Supremo Tedesco) con T.s.n.d. 43793,'3 P.R. del 18 dicembre 1942, quanto segue:

(3) -Non pubblicati. Vedi D. 425.
421

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

R. 2 (1). ...,19 dicembre 1942.

SITUAZIONE MILITARE SECONDO L'APPREZZAMENTO GERMANICO

Fronte orientale.

Anche la campagna del 1942 non ha fiaccato la resistenza russa. Non essendo stato possibile apprestare in tempo un «Ostwall », è da prevedere che l'inverno di quest'anno sia ancora peggiore di quello trascorso.

Il nemico ha preso ora l'iniziativa in una direzione pericolosa (tergo linea Don): per parare allo sfondamento sulls. fronte dell' aa armata italiana, nonostante che l'offensiva fosse stata prevista, non esistono sufficienti riserve.

Le prime (una divisione moto-corazzata) stanno affluendo ma non saranno di entità sensibile se non fra tre-quattro giorni.

Rinforzi consistenti (sette divisioni) sono in movimento per ferrovia dalla Francia ma non cominceranno a giungere in zona se non fra una settimana! Si ha tuttavia la fiducia di poter superare la crisi tanto più che il nemico,

a quanto sembra, non dispone di grandi forze né inealza vigorosamente.

Circa la controffensiva per ristabilire le comunicazioni con Stalingrado, si ha, per ora, un tempo di arresto, dovuto forse all'incertezza della situazione per la quale è opportuno far risparmio di forze.

Circa lo sfondamento dell'Sa armata si è tentato da parte tedesca di inscenare un alibi accusando senza fondamento le nostre truppe di non essersi battute a dovere per poter così giustificare una deficienza di provvedimenti preventivi invero non spiegabile, tanto più che il Comando Supremo italiano non aveva mancato di richiamare l'attenzione dell'O.K.W. sulla debolezza del settore dopo che tutte le riserve non erano state sottratte per portarle verso Stalingrado, e sul pericolo conseguente.

Nord-Africa.

In Libia l'Armata Rommel è in condizioni critiche ma in questo momento l'abbandono della Tripolitania, come proposto da Rommel, sarebbe estremamente grave e comprometterebbe anche la nostra situazione in Tunisia. Bisogna a qualunque costo continuare a baLtersi in Libia, rifornendo Rommel, nell'intento precipuo di guadagnare il più possibile tempo a favore del nostro consolidamento in Tunisia.

In Tunisia bisogna completare al più presto il trasporto delle quattro divisioni motocorazzate sceltissime che O.K.W. ha colà destinato e, allargate convenientemente le teste di sbarco, agire, appena possibile, offensivamente verso ovest.

Mediterraneo orientale.

La conquista della Cirenaica ha rafforzato le posizioni del nemico nel Medio Oriente, talché è ora più che mai possibile un suo tentativo di sbarcare in Europa specie nel tratto che appare meno difeso (Peloponneso-Creta-Rodi) e dove il nemico potrebbe contare sul favore delle popolazioni e sull'appoggio delle bande che infestano attualmente i Balcani.

È perciò necessario ed urgente stroncare subito l'attività di queste bande con azione risoluta e spietata, mentre nel contempo si deve provvedere a rinforzare le difese in Grecia, a Creta e a Rodi.

In conclusione, la situazione generale militare è apprezzata con preoccupazione in quanto si è ancora lontani da una soluzione della guerra mentre da un lato già cominciano a difettare gli uomini e decresce la potenzialità della produzione bellica, e dall'altra le disponibilità di carburanti e materie prime deficitarie non accennano ad aumentare.

Si ha l'impressione che la speranza maggiore si riponga oggi nella lotta al traffico nemico con ogni mezzo, ma soprattutto con i sommergibili, cosl da neutralizzare al massimo il vantaggio del nemico di una superiore produzione bellica e da mettere in crisi i suoi rifornimenti. Il mantenimento dell'Africa ha valore essenziale a questo scopo, oltrechè a quello di evitare alle forze dell'Asse di essere assediate in Europa.

Ma per mantenersi in Africa occorre trasportarvi, in queste settimane, senza interruzioni di sorta, con tutti i mezzi, forze e materiali. Si spiegano così le parole del Maresciallo Keìtel: <<La decisione della guerra dipende dalla R. Marina Italiana».

(l) Il rapporto n. l era costituito dai verbali dei due colloqui con HitÌer per· ·l· quai! vedi DD. 414 e 415.

422

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

R. 3. 18-19 dicembre 1942.

ARGOMENTI MILITARI TRATTATI NEI COLLOQUI PRESSO IL QUARTIERE GENERALE GERMANICO

I -Africa.

La favorevole situazione determinatasi per gli inglesi con la conquista della Cirenaica e il potenziamento non contrastabile di Malta -perchè il nemico ha quivi concentrato le più efficaci difese -non permette di inviare più alcun convoglio a Tripoli, che può, così, essere rifornito solo via Tunisia e con la navigazione costiera.

Occorre fare subito il massimo sforzo per portare, in misura adeguata, forze e mezzi in Tunisia approfittando del vantaggio di aver solo un breve tratto di mare da attraversare a differenza dei lunghi percorsi che deve compiere il nemico. (Allegato 1). (l)

Per fare sicuramente giungere i convogli si deve organizzare una accurata lotta antisommergibile e un'idonea scorta aerea viaggiando di giorno, come è possibile partendo dalla Sicilia.

E poi occorre colpire il nemico nel suo punto debole che è costituito dai porti di sbarco in Nord Africa e, soprattutto, dalle navi, dalle quali esclusivamente dipende.

Il Maresciallo Cavallero fa presente come, per poter mantenersi in Africa occorre una supremazia aerea che potrebbe essere ottenuta sicuramente inviando un rinforzo di almeno 500 aerei per guarnire la grande fortezza aerea SardegnaSicilia-Tunisia.

Il Reichsmarschall Goring ritiene che le basi in questo momento non siano ancora in istato da consentire l'impiego di tali forze. Comunque, mentre raccomanda di spingere avanti i lavori negli aeroporti della Sardegna, promette di completare al più presto l'efficienza delle unità aeree tedesche in Mediterraneo. (Allegato n. 2). (1).

Naturalmente bisogna che la Libia tenga il più a lungo possibile e che Rommel guadagni il tempo necessario per poter essere adeguatamente rinforzato e perchè ci si possa affermare in Tunisia: se non si tiene la Libia, l'Africa è perduta. E ciò, oltre tutto, sarebbe un grave colpo per il morale del popolo italiano che tanti sacrifici ha fatto per la Libia.

II -Croazia.

Occorre iniziare subito una lotta senza quartiere, anche con i mezzi più brutali, contro le bande che tengono il paese in continua agitazione rendendo facile per tal modo un eventuale sbarco nemico. I cetnici sono legati a Mihailovic, strumento di Londra, e devono perciò essere disarmati e resi impotenti a nuocere.

Naturalmente dovrà essere coordinata l'azione delle forze italiane, tedesche e croate secondo un piano comune.

A tale scopo si farà prossimamente a Roma una riunione alla quale interverranno i generali Lohr e Roatta, per accordarsi in merito a tale piano. Essi rimarranno, poi, sempre in collegamento.

È necessario anzitutto, da parte italiana, non continuare a ritirarsi alla costa, ma prepararsi a rioccupare la terza zona. Allo scopo, le unità italiane dovranno essere portate a numero: al che il Maresciallo Cavallero assicura sarà possibile provvedere con l'invio delle reclute di prossima chiamata.

Verranno, poi, creati speciali gruppi di combattimento adatti alle caratteristiche operazioni da compiere.

III -Grecia e Dodecaneso.

La Grecia -specie il Peleponneso e Creta -con il Dodecaneso potrebbe essere oggetto di una azione nemica, tendente a sfruttare il favore delle popolazioni locali. Occorre perciò provvedere in tempo a potenziare tale scacchiere con sufficienti mezzi e con lavori di fortificazione.

Anzitutto è da regolare la questione del Comando.

Il Maresciallo Keitel rappresenta l'opportunità di un comando unito affidato al Colonnello Generale Lohr, comandante sud-est, mentre al Maresciallo Kesselring rimarrebbe solo il comando delle forze operanti nel Mediterraneo occidentale, alle dipendenze del Comando Supremo.

Il Maresciallo Cavallero fa presente che tale solmione presenta l'inconveniente di porre dei pari grado italiani agli ordini del generale Lohr, con i conseguenti svantaggi di ordine morale.

Propone, invece, -e la proposta è subito accolta -un diretto collegamento tra i predetti comandanti italiani e il generale Lohr, sotto l'egida dei Comandi Supremi italiano e tedesco, i quali ultimi avranno poi sempre la possibilità di intervenire per facilitare intese e assicurare unità d'azione.

IV -Commissione d'Armistizio con la Francia.

Da parte tedesca e italiana verranno lasciate in vita, rispettivamente a Wiesbaden e a Torino le Commissioni di Armistizio, pur riducendole al minimo: presso ciascuna di esse rimarrà la corrispondente delegazione francese.

Il Maresciallo Cavallero fa presente che presso il Comando della 4a armata si trasferiranno gli elementi tecnici, per i compiti di spettanza della 4a Armata (specie armamenti).

V -Armamenti.

Il Maresciallo Keitel afferma che occorre realizzare armamenti quanto più possibile simili in Germania e in Italia, per ottenere economicamente una produzione a massa: ciò specie in fatto di aerei, artiglierie contraeree, artiglierie controcarro e carri armati che sono i cardini della guerra moderna. Così sarebbe utile costruire in Italia il cannone da 88 anzichè quello da 90 che risulta meno economico e di produzione meno rapida.

Il Maresciallo Cavallero fa presente che occorrerebbe però avere in Italia almeno una serie di attrezzature per tale produzione, così da superare le difficoltà iniziali.

Allo scopo vi saranno delle riunioni a Berlino fra tecnici militari competenti.

Il Maresciallo Keitel accenna che in questo momento la produzione tedesca è assorbita totalmente da necessità dei fronti operativi, prima quello orientale e poi quello dei sud-est: perciò non potrà dare all'Italia se non armi di preda bellica.

Tra queste cita il 75 francese che con una adeguata trasformazione dell'affusto, effettuabile in Germania in due settimane, potrà servire bene come controcarro, impiegando speciali munizioni a cariche cave, che sono disponibili.

Di tali artiglierie esistono in zona della 4a Armata 70-80 pezzi dei 700 complessivamente ricuperati. Informa il Maresciallo Keitel che 400 sono già stati impiegati per la formazione dL nuove unità (della-.Luftwaffe). Una parte è ancora impiegata per altri scopi e il rimanente potrebbe essere inviat~ _:p_r.evi::l: trasforma:1,ione alle unità in Tunisia dove sono stati trovati du~ -~il!oni ~i_colpi.

Il Maresciallo Cavallero chiede che l'aliquota dei 70-80 pezzi per l'Italia

sia aumentata. Il Maresciallo Keitel risponde che esaminerà la questione benevolmente. Per intanto propone siano inviati in Germania i nostri pezzi per la tra

sformazione immediata.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

423

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

R. 4. ..., 20 dicembre 1942 [mattina]. SINTESI FATTA DAL FUHRER (l) Francia.

È interesse dell'Asse di mantenere in vita la finzione del Governo Lavai e di Pétain se non fosse altro per trarne vantaggio ai fini delle operazioni in Africa Settentrionale.

L'eventuale ricostruzione di un esercito francese non potrebbe costituire un pericolo, data la situazione morale dei quadri e delle truppe: basti pensare che l'appello ai volontari per l'Africa in tutto ha dato 1700 domande.

La marina non esiste più. L'ordine e la sicurezza all'interno della Francia è problema che non può essere trascurato poiché ha influenza sulle nostre possibilità di azione.

Spagna.

Sarebbe senza utilità una sua immediata entrata in guerra a fianco dell'Asse. Se però essa fosse minacciata dagli anglo-americani, col suo popolo di venti milioni di abitanti e con i suoi buoni soldati, anziché capitolare, combatterebbe.

È preferibile che Franco rimanga a capo di questo Stato; l'eventuale ritorno della Monarchia porterebbe come conseguenza un avvicinamento agli anglosassoni.

Russia.

Il problema russo si può risolvere solo militarmente. Un accordo fatto ora non porterebbe alcun alleggerimento perché occorrerebbe continuare a guardarsi dai russi non potendosi accordare loro alcuna fiducia .

.. -·(l)si'tratt'iCèieli.a"esÌ)o-;iiiò~e···:rinaie-.c"lÌe. iùt1er. r~èe. per .sintetizzare le con~lusioni raggiunte nel colloqui dei due giorni precedenti, per i quali-.vedi. DD,-414,-'-41&;--421..-' 42a e--430.· .

Paesi del Sud-est.

Deve essere qui creata una situazione di sicurezza dato che difficilmente si potrebbe fronteggiare in tempo un eventuale tentativo avversario certamente favorito dalle popolazioni.

Se noi trascurassimo questa misura commetteremmo un errore irreparabile. Basti pensare che fino alla primavera le strade ordinarie non sono normalmente praticabili e che le ferrovie bastano appena per gli ordinari rifornimenti e per i trasporti di materie prime preziose (bauxite, cromo, rame) la soppressione dei quali sarebbe già di per se stessa una rovina.

È da ricordare che quando non si era ancora in guerra contro la Jugoslavia, la radunata nei Balcani iniziata nel dicembre 1940 durò fino all'aprile 1941.

Bisogna dunque distruggere subito le bande in Balcania se si vuole evitare il rischio di essere costretti più tardi a fare grandi operazioni che, imposte dal nemico, potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

Non si tratta di vedere se sia possibile o no far questo: bisogna farlo ad ogni costo.

Al riguardo della Croazia la Germania non ha alcun interesse di carattere politico: per l'Italia stessa è preferibile un regime Pavelic debole ad un regime nazionalista che rialzerebbe la bandiera del panslavismo.

Africa Settentrionale.

L'avvenire dell'Italia, che con i suoi quarantasei milioni di abitanti vive in uno spazio troppo ristretto, è nell'Africa Settentrionale dove la spingono anche la millenaria tradizione e la necessità di consolidare la sua posizione dominante in Mediterraneo.

Ma indipendentemente da questo, è vitale per la continuazione della guerra mantenersi in Africa. Rinchiudersi nella fortezza dell'Europa non porterebbe a vincere la guerra, mentre continuare le operazioni in Nord Africa significa costringere il nemico a rischiare il suo tonnellaggio, a diminuirne il rendimento per i maggiori percorsi che gli si impone di compiere: insomma si ottiene il risultato di debilitare i suoi nervi vitali, minandone la capacità di resistenza. Il problema del tonnellaggio ha, infatti, importanza decisiva e ammissioni ufficiali dello stesso nemico confortano questa affermazione. Le costruzioni di navi mercantili fatte nell'anno in corso dagli anglo-americani (sei milioni di tonnellate) hanno potuto coprire solo circa la metà delle perdite inflitte dall'Asse (dodici milioni di tonnellate). E già si vedono i risultati di questi nostri colpi: in sedici Stati dell'Unione Nord-americana manca la benzina mentre è catastrofica la situazione della gomma con le conseguenti ripercussioni sulla produzione dei mezzi automobilistici.

Ogni tonnellata che noi affondiamo al nemico o che distogliamo dai normali

suoi rifornimenti ha una grande importanza ai fini della nostra vittoria.

Perciò non dobbiamo assolutamente abbandonare l'Africa del Nord.

Si tratta solo di un problema di trasporti: ma questo ha importanza deci

siva per la condotta della guerra.

Si potrebbe dire che i territori africani potrebbero essere rivendicati all'atto della pace ma l'Italia sa già per l'esperienza della passata guerra che bisogna avere dei pegni in mano se non si vuole rischiare delusioni.

Ma in definitiva la migliore garanzia di successo in questa gigantesca lotta sta nel fatto che tra le Potenze del Tripartito non esiste alcun conflitto di interessi, al contrario di quanto avviene tra Inghilterra e Stati Uniti. E la collaborazione tra la Germania, l'Italia e il Giappone durerà non soltanto negli anni di guerra ma per centinaia di anni. Ciò perché, a differenza degli anglo-americani che piantano la loro bandiera solo per sete di dominio sui territori, senza curarsi del benessere di questi, italiani e tedeschi si propongono di fare opera colonizzatrice con il loro lavoro al servizio degli ideali del fascismo e del nazionalsocialismo. E gli italiani hanno già dato magnifiche prove della capacità di fare questo, in Libia, a Rodi, in Etiopia.

Ottenuto poi il successo, Italia, Germania e Giappone resteranno uniti anche in avvenire, per poterlo difendere.

424

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 8044/389 R. Shanghai, 20 dicembre 1942 (l) (per. ore 13,45). Nanchino, 18 dicembre.

Mio telegramma n. 387 (2). Presidente Wang Ching Wei mi ha personalmente informato che partirà per Tokio domani. Ha aggiunto che visita era stata decisa settimana scorsa dopo scambio d'idee con questo Ambasciatore del Giappone. In merito partecipazione della Cina alla guerra a fianco dell'Asse egli aveva ancora una volta sostenuto necessità tale partecipazione affermando che nessun paese che guarda al futuro può rimanere estraneo all'attuale conflitto dal quale scaturirà nuovo assetto mondiale. Ha citato tragico esempio della Francia.

Il motivo dunque politico del suo viaggio in Giappone sarà presentazione per la terza volta al Governo Tokio della richiesta di partecipare al conflitto. Presidente nutre fiducia che sarà questa volta raggiunto un accordo preciso: importa al Governo di Nanchino che la richiesta sia accolta, lasciando al Giappone scelta del più opportuno momento per farla diventare effettiva.

Il motivo tuttavia che ha affrettato la sua decisione è quello approfittare della migliorata situazione di Tokio per concretare un piano che comporti una prima applicazione del trattato di pace e una indispensabile libertà d'azione. Perciò egli sarà accompagnato (oltre dal Ministro Esteri e dal Ministro Propaganda) dal Ministro Finanze e dal Ministro dell'Industria ai quali sarà riservato

il maggior lavoro. Per aver modo di svolgere il suo compito nelle migliori con

dizioni ha voluto visita avesse carattere semi ufficiale.

Presidente mi ha confidato risultargli che l'atteggiamento di cruda fran

chezza da lui assunto di recente aveva portato qualche frutto: Generale Tojo

sembra essersi reso conto che rifiutando a Nachino ogni possibilità d'azione aveva

indirettamente rafforzata la tesi di Chang Kai Schek. Si era perduto inutil

mente due anni: era tempo che il Governo Nanchino fosse messo in grado di

dimostrare cosa fosse in grado di fare per ricostruire pacificare e arginare pro

paganda e azione di Chung-King. Oggi un elemento favorevole appariva nel

dissidio crescente tra Chung-King e Mosca a causa del Sinkiang. Mentre Mosca

privata dell'Ucraina tendeva a trasformare in effettiva sovranità la sua prote

zione della enorme ricchissima provincia cinese, Chang Kai Schek assumev~\

un atteggiamento così netto da rivelare l'istigazione e l'appoggio degli anglo

americani.

Telegrafato Roma e Tokio.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Vedi D. 413.
425

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3819. Roma, 20 dicembre 1942.

Facendo seguito a precedente corrispondenza (l) mi onoro trasmettere copia della lettera in data odierna del Cardinale Segretario di Stato concernente un eventuale bombardamento di Roma e copia della mia lettera di risposta.

ALLEGATO I.

IL SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITA', MAGLIONE, ALL'AMBASCIATORE D'ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA (l)

L. s. 8812/42. Dal Vaticano, 20 dicembre 1942.

Ritengo opportuno di qui riassumere i colloqui avuti in questi ultimi giorni con l'E. v. a proposito della eventualità di un bombardamento aereo di Roma.

1° -La Santa Sede, come non ha mancato, per la sua missione pacificatrice, di adoperarsi istantemente per scongiurare prima lo scoppio del conflitto e per impedirne, poi, la estensione, così si è subito preoccupata di caldamente insistere presso i belligeranti perché alle popolazioni civili fossero risparmiate, per quanto possibile, le sofferenze cagionate dalla guerra.

In particolare, all'entrata in guerra dell'Italia, la Santa Sede fece immediatamente vive premure ai Governi Francese ed Inglese affinché Roma non fosse oggetto di incursioni aeree, mettendo in evidenza più che la neutralità dello Stato della Città

oel Vaticano, che naturalmente deve essere rispettata, il fatto che Roma è Sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico, piena di sacre memorie che la rendono cara e venerata a tutti i cattolici del mondo intero.

2" -Qualche giorno dopo l'apertura delle ostilità fra l'Italia, la Francia e l'Inghilterra, la Santa Sede ricevette dal Governo francese assicurazioni che Roma non sarebbe stata bombardata.

Al fine di ottenere uguale assicurazione dal Governo inglese, essa continuò nell'azione iniziata, insistendo sul carattere sacro di Roma, in cui si trovano -sparsi in varie parti della città -le Basiliche Patriarcali, Chiese e Palazzi Pontifici, Dicasteri Ecclesiastici, che sono di proprietà della Santa Sede, e godono del beneficio della extraterritorialità, e, inoltre, molteplici istituzioni religiose di ogni Nazione mentre numerosissimi e incomparabili sono i suoi monumenti religiosi, spesso di altissimo, anzi universale, interesse artistico e storico.

Tale azione è stata svolta, com'è ben noto all'Eccellenza Vostra, con particolare intensità nelle ultime settimane.

3° -Il Governo inglese non ha mai direttamente confutato gli argomenti addotti dalla Santa Sede; ma si è sempre ricusato di prendere impegni e rinunciare ai diritti di belligerante nei riguardi di Roma, sia asserendo che aviatori italiani hanno partecipato al bombardamento di Londra, sia insistendo sul fatto che Roma è la capitale del Regno d'Italia, sede del Governo e dei Comandi militari; che in essa e negli immediati suoi dintorni si trovano forze ed installazioni militari e alcune industrie belliche, senza contare che la sua stazione ha anch'essa una particolare importanza bellica.

4° -La Santa Sede continuerà, come fin'ora ha fatto, a vigorosamente sostenere il suo punto di vista, facendo risaltare che le obiezioni avanzate non possono distruggere il valore, non solo materiale, ma soprattutto morale e religioso delle sue ragioni.

:E:, tuttavia, evidente che gli sforzi della Santa Sede perderebbero assai della loro efficacia se essa non potesse fornire incontestabile assicurazione ai Governi alleati circa l'effettiva attuazione da parte del R. Governo Italiano di adeguati provvedimenti: l'effettuazione eli questi servirebbe alla Santa Sede per controbattere le su ricordate obiezioni dei governi alleati.

È ben inteso, per altro, come ho più volte accennato a V. E., che anche dopo l'adozione delle misure che il Governo Italiano crederà di prendere, la Santa Sede non potrà garantire che sia eliminato il pericolo di bombardamenti della Città di Roma e che le siano date formali assicurazioni in proposito .

ALLEGATO II.

L'AMBASCIATORE D'ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITA', MAGLIONE (l)

L. s. 3818. Roma, 20 dicembre 1942.

Ho l'onore di accusare ricevuta a Vostra Eminenza della lettera in data odierna nella quale Ella ha voluto riassumere le nostre conversazioni di questi ultimi giorni, circa l'eventualità di un bombardamento aereo di Roma.

Non ho mancato di tenere al corrente di tali conversazioni il mio governo riferendogli tutti i vari punti indicati da Vostra Eminenza nella precitata Sua lettera c di attirare particolarmente la sua attenzione sulle considerazioni contenute nel punto 3 della stessa lettera.

Nell'intento di agevolare il più possibile gli incessanti sforzi che la Santa Sede sta compiendo sono stato quindi autorizzato a comunicare a Vostra Eminenza che è attualmente in corso il trasferimento in località diversa da Roma tanto dei Comandi militari

italiani (Stato Maggiore e Uffici dipendenti), quanto di quelli tedeschi, ivi compresi i Comandi di Marina.

Debbo però far presente a Vostra Eminenza che le obiezioni mosse alla Santa Sede circa la stazione di Roma e le truppe dislocate nella Capitale, non possono essere prese in considerazione. La stazione di Roma infatti comprende tutto l'importantissimo traffico civile della Capitale e non costituisce per quello militare che uno dei tanti punti di transito della rete ferroviaria nazionale.

Sarebbe quindi impossibile attuarne lo spostamento.

Non si potrebbe egualmente pretendere che Roma fosse sgombrata dalle truppe che vi risiedono e che, oltre che per la sicurezza cittadina, ne costituiscono il naturale presidio, data la prossimità della Capitale al mare.

Il Governo italiano ritiene di avere coi provvedimenti adottati eliminato nel miglior modo le obiezioni fatte alla Santa Sede e, rendendosi conto delle difficoltà che Essa incontra in questa sua azione, mi incarica di far pervenire a Vostra Eminenza l'espressione del suo più vivo apprezzamento.

(l) -Vedi DD. 378, 403 e 420. (2) -Ed. in E. GUARIGLIA, Ricordi 1922-1946, clt., pp. 511-512.

(l) Ed. in R. GUARIGLIA, Ricordi 1922-1946, cit., p. 513.

426

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 8131/390 R. Shanghai, 21 dicembre 1942, ore 4 (per. ore 21,40).

Nanchino, 18 dicembre.

Wang-chin-Wei mi ha confidato risultargli in modo sicuro che un gruppo di uomini politici nipponici appoggiandosi al Ministro Affari Esteri preparava il terreno ad una mediazione di Tokio tra Asse e Russia.

Gruppo predetto sosteneva che nell'impossibilità di ottenere una vittoria decisiva su Mosca era opportuno spianare la via alla pace e ciò nonostante le difficoltà che apparivano ai più insormontabili. Il fine infatti era di enorme portata che raggiunto avrebbe potuto abbreviare un conflitto di cui non si vedeva la fine permettendo all'Asse di travolgere ogni ostacolo colle forze ritirate dal fronte orientale, dando modo al Giappone di cooperare ad un nuovo piano strategico coll'impiego o destinazione di truppe scelte dall'esercito mancese.

Telegrafato Roma e Tokio.

427

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8085/645 R. Ankara, 21 dicembre 1942, ore 21,30 (per. ore 18 del 22). Telegrammi di V. E. 490, 495, 496 (l).

Verso la metà del corrente mese Saracoglu ricevette in casa sua l'Ambasciatore dell'U.R.S.S. Vinogradov con cui si intrattenne a lungo e, a quanto pare, giuocò anche una partita a scacchi.

Appena fu conosciuta la notizia del lungo colloquio tra Saracoglu e Vinogradov, vari rumori incominciarono a circolare ad Ankara. Sebbene le persone vicine a Saracoglu dichiarassero che il fatto non aveva nulla di straordinario, fu ritenuto che il carattere di famigliarità dato all'incontro preludesse ad un cambiamento di indirizzo della politica turca nei riguardi dell'U.R.S.S. Ed i corrispondenti di giornali americani sempre a caccia di notizie sensazionali si affrettarono a telegrafare alla United Press che erano a buon punto negoziati per la conclusione di un nuovo accordo con il quale i sovieti si impegnerebbero a rispettare l'indipendenza e l'integrità territoriale della Turchia mentre Inghilterra e S.U.A. avallerebbero l'impegno sovietico.

Lanciata da Ankara la notizia fu ripresa dalla radio e dalla stampa di Londra e di New York che ne attribuirono l'origine non solo all'United Press ma anche all'Agenzia francese A.F.I. Non essendo intervenuta nessuna smentita né da Londra né da Washington, se ne dedusse, anche in ambienti neutrali, che gli anglosassoni starebbero esercitando una nuova pressione sulla Turchia per indurla ad un accordo con la Russia.

Non si può escludere -ed è anzi da ritenere probabile -che pressioni in questo senso se non state rinnovate lo saranno, specie da parte Steinhardt. In questi circoli responsabili di Ankara continua a mantenersi in proposito il più assoluto riserbo fino a imporre alla stampa di non registrare neanche le notizie della radio e dei giornali anglo-americani. Il Ministro degli Affari Esteri Menemencoglu, da parte sua, continua a esprimersi nel senso da me indicato col telegramma per corriere n. 0146 dell'8 corrente (l) e con telegramma n. 641 del 18 corr. (2).

(l) T. 43478/490 P.R. del 16 dicembre 1942. T. 43622/495 P.R. del 18 dicembre 1942, ore 2 e T. 13698/496 P.R. del 19 dicembre 1942, ore l, non pubblicati: notizie di stampa circa trattative per un accordo turco-sovietico.

428

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8113jQ139 R. Tunisi, 21 dicembre 1942 (per. il 24).

Vostro 289 (3).

È evidente che movimento nazionalista tunisino attende arrivo Bourguiba ed altri capi desturiani già detenuti Marsiglia per assumere deciso atteggiamento politico.

Credo opportuno segnalare che libello comunista L'Avenir Social, il quale continua ad uscire clandestinamente, ha fatto presente suo ultimo numero che ufficio politico Destur aveva accettato giorno 8 novembre programma unità azione con partito comunista respingendolo in seguito dopo primo arrivo Tunisia reparti Forze Armate Asse.

31 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Non sarebbe forse inopportuno che Capi liberati venissero utilizzati in un primo tempo per propaganda radio e stampa in Italia.

Come ho già riferito è mia preoccupazione che essi in Tunisia volgano loro interesse problemi carattere interno e rivendicazioni politiche musulmani.

Va ricordato che a parte antiche convivenze con partito comunista, erano infeudati come altri popoli arabi, vedi Egitto, vecchia mentalità democratica parlamentaristica. Contatto con Italia conoscenza spirito e struttura nostre Istituzioni potrà essere utile per nuovo orientamento loro pensiero.

Essi sono credo le sole personalità interessanti di questo ambiente musulmano. Gli altri arabi di Tunisi, tranne forse qualche solitaria eccezione, sono di modesta levatura e privi di qualsiasi maturità politica.

(l) -Vedi D. 384. (2) -T. 8017/641 R. del 18 dicembre 1942, ore 15,50, non pubblicato: impressione prodottain Turchia da un articolo del Volkischer Beobachter contenente la minaccia di riservare la stessa sorte della Polonia agli Stati che permettessero alle Potenze nemiche dell'Asse di servirsi del loro territorio. (3) -Vedi D. 406.
429

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8142/049 R. Stoccolma, 22 dicembre 1942 (per. il 26).

Questo Ministro Affari Esteri che ho avuto occasione di vedere oggi mi ha detto che Ministro Legerberg in recente rapporto ha prospettato in modo molto obiettivo situazione italiana riferendo come evacuazione grandi città minacciate bombardamenti nemici nonostante difficoltà inevitabili procede con ordine ed efficenza. Legerberg ha messo inoltre in rilievo stato d'animo calmo e risoluto popolazione della capitale, in contrasto a notizie diffuse da centri propaganda avversaria.

Nel confermarmi che situazione italiana viene qui giudicata con assoluta tranquillità Giinther ha accennato che unico punto sul quale semmai propaganda avversaria poteva far breccia su opinione pubblica era costituito da stato attuale relazioni itala-tedesche. Ho osservato che relazioni erano state esposte consacrate in numerose dichiarazioni ufficiali dai capi di entrambi i paesi, e che d'altra parte esse erano quelle naturali di due grandi potenze alleate che conducono lotta contro nemico comune per propri obiettivi vitali. Ho colto occasione per confutare punto per punto insinuazioni della propaganda avversaria. Lo stesso Giinther ha concluso col deplorare che in certi settori opinione pubblica svedese si presti troppo facilmente fede a tale propaganda.

Nel corso della conversazione Giinther ha accennato inoltre a situazione spagnola che secondo giornali e specialmente dopo incontro Lisbona itala-tedesco (l) viene giudicata seria per quanto riguarda pericolo che Spagna venga coinvolta nel conflitto. Alludendo a recenti dimostrazioni falangiste egli mi ha detto come sua impressione personale che disposizioni spagnole sembravano essere piuttosto favorevoli all'Italia.

(l) Nota della cifra: «evidentemente deve leggersl « lspano-portoghese ».

430

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO (l) . [Roma, 22 dicembre 1942] (2).

Il Filhrer all'inizio ha parlato molto a lungo, sia sul panorama generale della guerra che sulle situazioni specifiche. Ha ripetuto con ricchezza di particolari le ragioni che lo hanno indotto a scendere in campo: lotta per l'esistenza non solo dei Regimi totalitari, ma degli stessi nostri Paesi. Adesso il pericolo maggiore che grava su di noi, è quello del bolscevismo. Se l'Asse dovesse subire una disfatta di fronte al bolscevismo, l'Europa intera ne sarebbe contagiata, poiché le democrazie, che non hanno avuto la forza di stroncarlo nel 1920 nella stessa Russia, non sarebbero capaci di contenerne la marcia verso Occidente.

Un bilancio della guerra alla data odierna presenta, come tutti i bilanci, un attivo e un passivo.

Attivo: l'Italia e la Germania hanno completamente liberato l'Europa dalle basi del nemico, a meno che nostri errori non permettano agli anglo-sassoni di prendervi nuovamente piede. Nell'autunno del 1938, momento in cui si è effettivamente iniziata la crisi, le forze avversarie avevano questa entità militare calcolabile: Cecoslovacchia 45 divisioni, Polonia 60 divisioni, Danimarca e Norvegia da 8 a 10 divisioni, Olanda 18-22 divisioni, Belgio 24 divisioni, Francia 136 divisioni, Jugoslavia 30-34 divisioni, Grecia più di 20 divisioni, Russia 260-270 divisioni. Adesso si può affermare che tutti questi nemici sono stati battuti e che i russi sono stati respinti a 1500-2000 chilometri di distanza e che rappresentano ormai un pericolo molto minore rispetto al passato.

Passivo: l'interruzione delle comunicazioni di oltre mare che ha causato la perdita dell'Impero italiano e, ora, la perdita temporanea della Cirenaica e di parte della Tripolitania, compensata però dall'occupazione della Tunisia e di Biserta.

All'attivo dobbiamo anche aggiungere il fatto che il Giappone si è conquistato in Asia una posizione assolutamente inattaccabile. E bisogna non dimenticare i successi riportati dall'arma subacquea che ha distrutto 25 milioni di tonnellate nemiche che, sommando il tonnellaggio confiscato nei porti di Francia e Norvegia e quello bloccato in Russia nel Mar Nero e nel Baltico, arrivano a un totale di 30 milioni. Ora, poiché più che mai gli eventi provano essere la guerra strettamente legata al problema dei trasporti, è dato di affermare che i nemici sono più bloccati di quanto non lo siamo noi stessi.

Passando ad esaminare la situazione militare, il Fuhrer ha precisato l'esistenza di quattro fronti:

1°) fronte orientale, che rappresenta il fronte di protezione dell'Europa; 2°) il fronte del sud-est europeo,·

3°) il fronte dell'Africa del Nord, al quale oggi bisogna annettere un'importanza decisiva; 4°) il fronte dell'estremo oriente, fronte anche questo molto importante, il controllo del quale è però unicamente affidato all'alleato Giappone.

Fronte dell'est. Lo scopo di questo fronte fu ed è quello di annientare l'esercito bolscevico, nonché quello di assicurarci uno spazio vitale, dal quale l'Europa possa trarre non solo i viveri necessari ma anche le materie prime indispensabili alla prosecuzione della guerra, quali carbone, ferro, petrolio. Mentre i successi militari finora conseguiti hanno soddisfatto le nostre esigenze per quanto riguarda i viveri ed alcuni minerali, nessun vantaggio apprezzabile è stato ancora conseguito circa il petrolio. La Russia tenta adesso con sforzi disperati di toglierei i vantaggi sin qui conseguiti e a tale scopo ha lanciato tre attacchi. Un attacco nel settore centrale che ormai può considerarsi totalmente fallito; un attacco contro la terza Armata romena, attacco che ha avuto successo ma che ormai è stato contenuto e vi sono speranze di migliorare la posizione. Senza volerei perdere adesso nella ricerca della responsabilità, bisogna però affermare che la ragione del successo russo deve soprattutto ritrovarsi nella mancata collaborazione da parte di alcuni comandi rumeni. Il terzo attacco è attualmente in corso contro il fronte italiano e alcune irruzioni nemiche hanno avuto luogo in diversi punti. Ma sono state prese le contromisure e siamo certi che la situazione sarà controllata e corretta. «Bisogna però tener presente che il collegamento delle armate e la collaborazione debbono avvenire senza il minimo intralcio. Bisogna aggiungere che l'esperienza tedesca, come lo dimostra tutto il corso della guerra, è certamente la più completa e quindi conviene darle credito senza abbandonarsi a suscettibilità fuori posto. In tutte queste operazioni ci si batte per avere insieme il successo: se l'Asse vincerà la guerra sarà una gloria comune, se l'Asse perderà la guerra non avremo scuse di fronte alla storia~.

Fronte del sud-est. Hitler non sa con quale decisione gli anglo-sassoni marcino su Tripoli, ma non è da escludere che contemporaneamente portino delle forze in Siria e che si preparino a tentare uno sbarco nei Balcani. È evidente che finché noi avremo le basi del Dodecanneso, di Rodi, del Peloponneso, di Creta, della Grecia, della Dalmazia, tutti i tentativi di sbarco son destinati a fallire, a condizione però che insieme alle basi noi si abbia anche il controllo dell'hinterland. È vero che nei Balcani noi abbiamo una doppia riserva costituita dalle forze ungheresi e bulgare, ma è altresi evidente che bisogna assicurarci con ogni mezzo il controllo dell'hinterland poiché scarse sono le vie di comunicazione e forze ribelli bene organizzate e decise potrebbero facilmente isolare le nostre basi. Non dobbiamo neppure dimenticare che l'atteggiamnto della Turchia è instabile e che qualora gli anglo-sassoni riportassero successi sarebbe per loro più facile esercitare pressioni sul Governo di Ankara soprattutto facendo delle promesse future di vantaggi territoriali in Egeo. In linea di massima le misure da prendersi per parare la minaccia di un fronte balcanico sono le seguenti: rinforzare e assicurare le comunicazioni col Dodecanneso, Creta, Rodi, Peloponneso ecc.; costituire un gruppo di intervento; mettersi in rapporto con l'Ungheria e con la Bulgaria per precisare un'eventuale loro

azione; prendere tutte le disposizioni per assicurare l'ordine alle spalle dell'hinterland balcanico nonché i rifornimenti per le nostre basi avanzate. Non è detto ancora che gli anglosassoni compiano un tentativo di tale natura ma conviene prendere tutte le misure per qualsiasi peggiore eventualità.

Fronte del nord-Africa. Al momento dei negoziati dell'armistizio colla Francia l'idea che suggerì la politica di moderazione fu quella di facilitare in Francia la costituzione di un Governo qualsiasi che impedisse la secessione dell'Africa del Nord e la continuazione della guerra da parte delle colonie e dell'intera marina francese. Fu quindi una considerazione esclusivamente di natura politica, poiché l'occupazione della Francia, da un punto di vista militare, nel giugno 1940 non costituiva un problema. Sono note le vicende dei rapporti fra la Francia e la Germania da allora in poi. A richiesta di Pétain e di Lavai ebbe luogo Montoire. Da allora ebbe inizio la cosiddetta collaborazione, che è stata sempre considerata dai tedeschi unicamente sotto l'aspetto di un affare, colla partita quindi di dare e di avere. La Germania ne ha avuti vantaggi, ma deve riconoscere che in realtà ha pagato sempre un prezzo più caro la stessa Germania che non la Francia, tanto più che i francesi non hanno che parzialmente mantenuto i loro impegni. Hitler non ha mai creduto alla sincerità della Francia e tanto meno ci crede adesso. È chiaro che lo stesso Pétain ha svolto una politica che mirava soltanto a guadagnare tempo e conseguire vantaggi per il proprio paese ed a seminare sfiducia fra la Germania e l'Italia. Su ciò tutti i francesi sono d'accordo, compreso Lavai, ed è per questo che Hitler non ha mai voluto ricevere Lavai da solo. La diffidenza nei confronti della Francia ha fatto sì che mentre Hitler ha schierato le sue truppe sulle coste atlantiche con scopi difensivi contro l'Inghilterra, non ha mai dimenticato l'esistere alle spalle di una Francia che costituisce al tempo stesso un'incognita e una minaccia. Allorché si sono determinati gli eventi nell'Africa del Nord era chiaro che bisognava agire senza ultimatum per impedire soprattutto che la flotta si portasse ad Algeri e prendesse posizione contro di noi. Comunque è meglio sapere la flotta affondata a Tolone che non intatta ad Algeri. Hitler non è convinto che i generali e gli ammiragli abbiano tradito Pétain. Vi sono prove che il Maresciallo stesso aveva saputo per tempo, che sostanzialmente era d'accordo e che si proponeva di fare un viaggio in Algeria. Per tale viaggio gli fu negato il permesso del Governo germanico, nonostante che egli avesse dichiarato che si sarebbe astenuto dall'andare in Tunisia per non « froisser » gli italiani. Hitler sottolinea l'importanza dell'occupazione in tutto il territorio francese e particolarmente della Corsica, di Tunisi e Biserta. Si sofferma in particolare sulla questione tunisina che dichiara dipendere unicamente dalla possibilità di trasporti. Egli dice che bisogna sollecitare la Marina a compiere ogni sforzo, al di là dei limiti del possibile, per assicurare le comunicazioni con Tunisi e Biserta. La soluzione di questo problema è da considerarsi d'importanza capitale ai fini della stessa guerra e non bisogna retrocedere di fronte all'eventualità di perdere delle unità navali, poiché o si vince la guerra e le unità saranno facilmente rimpiazzate, o la guerra si perde ed è inutile farci illusioni su quella che sarebbe la sorte della Marina anche se fosse stata prudentemente risparmiata durante il corso del conflitto.

Fin qui l'esposizione unilaterale del Fuhrer.

Quando io gli ho parlato dell'eventualità di una pace separata con la Russia (1), egli ha esposto il suo punto di vista negativo nei seguenti termini: la Germania si era già posta nel passato il problema di arrivare ad una intesa con la Russia ed appunto nell'inverno 1940-41 tutti i tentativi erano stati fatti per spingere i russi verso l'Asia centrale. Di ciò fu particolarmente parlato in occasione della visita di Molotov a Berlino. Ma i russi non lo hanno seguito su questa strada. Viceversa hanno fatto riaffiorare le loro storiche rivendicazioni in Finlandia, verso i Dardanelli, contro la Romania, in direzione della Bulgaria. Se la Germania allora avesse ceduto, i russi si sarebbero lanciati prima sulla Finlandia e poi, dopo aver preso possesso dei petroli romeni, avrebbero posto l'Asse in una posizione insostenibile. La Russia di Stalin batte ancora le strade che Pietro il Grande 'aveva scelto per l'espansione del suo popolo verso nord e verso sud-est. La Russia non si è affatto dimostrata disposta a seguire l'indirizzo consigliatole verso le Indie e il Golfo Persico sopratutto perché considera tali obiettivi come secondari. Una volta assicuratosi il dominio dell'Europa, il resto verrebbe da sé. La rottura tra la Germania e la Russia è sorta per la sempre crescente minaccia rappresentata da quest'ultima. Quando Hitler ha saputo con precisione che 900 aeroporti, una enorme quantità di materiale da guerra, numerose truppe erano concentrate alla frontiera, ha dovuto prendere le misure di difesa.

Si può ora nuovamente tentare una composizione della vertenza con la Russia? Lo stesso quesito si pose il Fuhrer qualche mese fa quando si sparse la voce di sondaggi fatti in tal senso dal Giappone; ma, come avevamo supposto, si seppe che le voci erano state sparse ad arte dai russi medesimi per esercitare una pressione sugli alleati ai fini di ottenere maggiori aiuti in armamenti e l'apertura di un secondo fronte.

Quale sarebbe oggi la situazione se comunque si arrivasse ad una intesa?

È certo che i russi durante sei mesi si dedicherebbero ad una riorganizzazione

completa dei loro materiali e delle loro forze per piombare! nuovamente ad

dosso. La linea Brest-Litovski non è comunque concepibile. Vi sono territori

che rappresentano le grandi riserve di viveri e di materie prime egualmente

indispensabili alla Germania ed alla Russia. Ora qualsiasi linea, soddisfacendo

le esigenze di un popolo, sacrificherebbe le necessità dell'altro. Non si può oggi

dire se la Russia, dopo i colpi che ha ricevuto e che riceverà, avrà il collasso

e quando: è certo che la situazione interna è difficile e che gli anglo-sassoni

sono obbligati, nonostante le crescenti difficoltà, a mandare convogli in conti

nuazione. Lo sforzo che i nostri nemici faranno nel 1943 dipenderà unicamente

dalle loro disponibilità di trasporti. D'altra parte bisogna riconoscere che sono

i trasporti l'elemento fondamentale anche per la nostra prosecuzione della

guerra. Se pure noi arrivassimo ad un'intesa con la Russia non potremmo

spostare forze maggiori verso l'Africa, poiché la sola causa della crisi che si è

prodotta in Africa è da ricercarsi nella difficoltà dei trasporti e niente affatto

nella mancanza di materiale e di truppe. D'altra parte non abbiamo nessuna

garanzia che i russi, anche concluso un accordo, lo rispetterebbero. Ne è prova

ciò che hanno fatto contro la Finlandia con la quale una Brest-Litovski era

stata raggiunta.

Hitler non crede alla minaccia di uno sbarco anglo-sassone in Occidente, ma pur non credendolo, se lo augura, poiché rappresenterebbe una vera catastrofe per l'avversario e darebbe al Fiihrer la possibilità di batterlo molto efficacemente.

Anche per quanto concerne le forze di aviazione, una intesa con la Russia non darebbe un vantaggio tangibile. Nessuna forza aerea potrebbe venir trasferita con efficacia di impiego su un altro fronte prima di sei mesi, poiché tanto è il tempo necessario per la preparazione delle eventuali basi, ma sarebbe preoccupante comunque l'allontanamento di queste forze dalla Russia, poiché il portarvele nuovamente, in caso di un proditorio attacco russo, richiederebbe molti mesi. Vi sarebbe un solo grandissimo vantaggio: quello della diminuzione delle perdite umane, ma il rischio sarebbe troppo forte.

Riassumendo Hitler non vede alcun vantaggio dalla cessazione della campagna all'est. Intanto la Finlandia si staccherebbe da noi e probabilmente farebbe causa comune con i nostri avversari. Le forze per assicurare la difesa in Norvegia e in Francia vi sono senza bisogno di andare a prelevarle sul fronte russo. Per l'Africa sono già pronte quattro divisioni che verranno senza meno inviate, qualora vi sia la garanzia dei trasporti. Queste divisioni, insieme alle forze itala-tedesche già esistenti in Tunisia e in Libia, rappresenteranno un totale di 400 mila uomini, il cui mantenimento crea problemi di trasporto di proporzioni gigantesche e che non possono certamente venir accresciuti.

Per quanto concerne la Francia Hitler dice di condividere al cento per cento il punto di vista del Duce sul Governo La val, i francesi sono nel loro 80 per cento « attentistes », nel 5 per cento collaborazionisti più o meno in buona fede, gli altri seguono Darlan e de Gaulle. Tutti però sono d'accordo nell'idea di liberarsi dai tedeschi. Bisogna fare eccezione soltanto per quei pochi che si sono compromessi a fondo come Lavai e che sanno di essere fucilati il giorno stesso che le truppe tedesche lasciassero la Francia. Le più ampie riserve vengono formulate anche sulla buona fede di Pétain. Egli era al corrente di tutto quanto è avvenuto e in cuor suo lo approvava. Comunque si ritiene conveniente mantenere in vita un Governo francese poiché potrà, almeno in parte, neutralizzare l'azione che svolge Darlan nel nord-Africa.

È certo che la più gran parte dei francesi adesso è priva di qualsiasi slancio e di entusiasmo. Darlan chiede loro di combattere; Pétain li invita ad astenersi dalla lotta. Molti francesi preferiranno vivere con Pétain che morire con Darlan. Non si sa ancora quali richieste Lavai vorrà compiere. Comunque la Germania è pronta a cedere soltanto su alcune questioni formali senza dare in realtà nessun elemento di forza al Governo Lavai. Conviene sottolineare che la falange africana, sulla quale tanto parlare si è fatto, ha raccolto soltanto 1.100 volontari nella zona occupata, e 600 nella zona non occupata.

Come ho telegraficamente riferito (1), Hitler condivide il punto di vista italiano nei confronti della Spagna ed è pronto a dare armi purché si diano

garanzie che queste verranno effettivamente utilizzate per la difesa del territorio metropolitano e delle colonie.

Parlando della Croazia il Flihrer ha nuovamente sottolineato l'estrema importanza che la pacificazione di quei territori ha nei confronti di un eventuale fronte britannico nei Balcani. Bisogna con tutti i mezzi evitare che un incendio divampi alle nostre spalle qualora si produca uno sbarco anglo-sassone. È un grave errore prestar fede alle organizzazioni nazionaliste. È vero che oggi hanno inalberato la bandiera anti-comunista ed è con questa che si proteggono e si contrabbandano. Ma bisogna ricordarsi che esse sono la espressione più genuina dell'idea panslava e pertanto esponenti dell'odio verso l'Asse. Qualsiasi politica di accomodamento o di intesa con i cetnici costituisce un errore che potrebbe avere per l'Asse le più gravi conseguenze. Si deve quindi concludere che le forze itala-germaniche in congiunzione con le forze croate hanno il compito di fare un'azione di «limpieza » completa, distruggendo ogni forza attuale e ogni possibilità di forza futura di Mihailovic e dei suoi seguaci.

Ribbentrop. Ribbentrop, nei lunghi colloqui che ha avuto con me, non ha aggiunto gran che a quanto aveva ampiamente esposto il Flihrer. Si è limitato, come è nelle sue abitudini, a farmene il lungo commento e si è riservato la trattazione di alcune speciali questioni. In primo luogo, in relazione a quanto è avvenuto sul nostro settore al fronte russo, Ribbentrop ha insistito perché io chiedessi un intervento personale del Duce per richiamare le truppe italiane alla necessità di combattere e morire sul posto. Devo dire, per amore di onestà, che egli ha fatto ciò col molta misura e, per quanto a lui è possibile, anche con garbo. Ma non posso tacere che, specialmente nella prima giornata del nostro incontro, Ribbentrop è tornato più di una volta a sottolineare la gravità di quanto stava avvenendo nel settore italiano, affermando che, mentre alcuni reparti si erano battuti con estremo valore, altri reparti invece «si erano ritirati troppo rapidamente».

Una seconda richiesta, di quelle che si possono definire sgradevoli, è ve

nuta a farmela la sera del 18, nel mio treno. Dopo d'aver a lungo ripetuto gli

argomenti del Flihrer circa la necessità di assicurare i trasporti con la Tunisia,

ha detto che la marina tedesca aveva acquistato una particolare esperienza in

materia durante la campagna di Norvegia e che pertanto conveniva valersi di

una tale esperienza. A tale fine --ha però affermato che l'iniziativa era sua

personale -egli domandava se la marina italiana sarebbe stata disposta a ce

dere una parte delle sue unità leggere alla marina germanica che, almeno in

un primo tempo, le avrebbe equipaggiate con i suoi elementi più pratici, salvo

poi a restituircele quando la nostra marina avesse fatto la necessaria espe

rienza. Non ho mancato di fare rilevare a Ribbentrop la delicatezza della que

stione, dopo di che lui stesso mi ha pregato di non farne parola al Duce tanto

più che la marina germanica pensava di potere utilizzare allo stesso fine alcune

unità leggere trovate a Tolone.

Ribbentrop infine mi ha parlato della situazione croata. Ha più o meno ri

petuto quanto aveva detto il Flihrer ma ha trattato il problema con molta

energia ed ha voluto che ottenessi dal Duce un'adesione telefonica di massima

all'azione di forza contro i gruppi cetnici di Mihailovic e contro qualsiasi altro elemento nazionalista o comunista che possa rappresentare una minaccia alle nostre spalle nel settore balcanico. Ribbentrop non ha nascosto la critica ai tentativi fatti da alcuni nostri comandi di dare una soluzione politica alla questione. Egli è d'avviso che qualsiasi accordo con gli slavi della Balcania nasconda un inganno, e che dovremo nel futuro vivamente pentirei di ogni concessione e di ogni transazione fatta. Anche Goering è stato a questo proposito estremamente esplicito. Ha detto che non solo i ribelli ma tutte le popolazioni civili che hanno avuto qualsiasi contatto con i cetnici debbono essere massacrate nella loro totalità. Ha aggiunto ~mche, ed ha ripetuto più volte, che bisognerebbe approfittare della cordialità dei rapporti che qualche nostro comando ha avuto con elementi cetnici per tirar in agguato Mihailovic e farlo impiccare non appena caduto nelle nostre mani.

Laval. Le conversazioni con Lavai sono state prive del benché minimo interesse politico. Si sono svolte prima intorno ad una tavola da te e poi ad una tavola da pranzo. Cosicché il primo ministro francese, che fra l'andare e il venire aveva compiuto ottanta ore di viaggio, ha avuto un contatto coi dirigenti del Reich di non più di tre ore durante le quali molto se ha potuto parlare per venti minuti.

Il Fiihrer gli ha ripetuto il suo punto di vista circa la Francia ed ha evitato ogni richiesta precisa da parte di Lavai. Questi aveva in serbo una lunga serie di domande, annotate su un pezzo di carta. Ma ha avanzato soltanto la prima: quella di poter sciogliere gli altri partiti e di costituire un partito unico; e dopo che questa gli è stata respinta non ha trovato il coraggio per avanzare le altre.

In fondo si è limitato a chiedere una prova di fiducia da parte tedesca poiché egli si rende conto che questo è l'unico elemento positivo sul quale può basare la sua azione di governo, che riconosce essere molto difficile poiché e sono sue parole testuali -è «molto difficile per lui governare una Francia nella quale non sente altro che gridare: Laval au poteau ~.

Il Fiihrer ha confermato a lui una generica fiducia di carattere personale e una sfiducia assoluta in tutti i suoi collaboratori. Né potrebbe essere altrimenti poiché, anche durante la breve conversazione di Monaco, Lavai si rese personalmente garante di uomini come Noguès e Darlan i quali, nel giro di poche ore, hanno mostrato il loro vero volto. Debbo precisare che, nella conversazione con Lavai, il Fiihrer si è sempre mostrato molto riguardoso della nostra posizione e che ha sempre parlato a nome della Germania e dell'Italia.

Con Lavai, ho potuto solamente scambiare poche parole. Egli ha magnificato la persona del Duce e, prendendo congedo, ha detto che sperava di potersi presto incontrare «avec M. Mussolini pour régler gentilment nos affaires ~.

Le accoglienze riservate a me e agli altri componenti della Delegazione da parte dei Capi germanici sono state estremamente cordiali e riguardose, per quanto nella prima giornata non sia mancato qualche accenno a quanto avveniva sul fronte russo, attribuendone la responsabilità ad alcuni reparti italiani. Si è poi molto parlato della situazione mediterranea, facendo cadere su di noi una imprecisata responsabilità per non riuscire ad assicurare i trasporti. In segulto alle varie conversazioni che hanno avuto luogo, questi rilievi sono venuti completamente a cessare.

Come ho avuto occasione di telegrafare (1), l'ambiente della foresta di Gtirlitz è nel complesso apparentemente calmo pur non essendo scevro di preoccupazioni per la situazione militare e per lo sviluppo futuro del conflitto. Il tono di linguaggio di Hitler è sensibilmente cambiato. Per chi, come noi, ha avuto occasione dall'agosto del 1939 in poi di assistere alla genesi e allo sviluppo del conflitto, non è difficile notare quanto ci sia di volta in volta di nuovo e di cambiato. E ora si nota una situazione [peggiore] (2) che nel passato. Il dato saliente dei discorsi del Fiihrer era la presentazione degli obiettivi immediati e mediati e la previsione di quanto sarebbe avvenuto. Nelle ultime conversazioni questo è mancato completamente. Hitler si è limitato a fare il punto della situazione ed a riaffermare con estrema decisione la necessità di portare la lotta a fondo, prospettando più di una volta quali « catastrofi » si determinerebbero se l'Asse per questa o quella ragione dovesse perdere la guerra. In altri tempi, una simile ipotesi non poteva neppure venire ventilata.

Come sempre avviene, le parole del Fiihrer sono ri:petute da tutti coloro che lo circondano e il tono dei loro discorsi è armonizzato con quello dei suoi. Quindi ben poco si può aggiungere attraverso le dichiarazioni fatte dai suoi collaboratori più o meno vicini. Tutti parlano adesso di guerra lunga, di ore dure, di difficoltà da vincere. A questo proposito vale forse la pena di registrare una frase di Ribbentrop. Parlando della necessità di combattere gli americani nel Nord Africa, si è cosi espresso: «Se riusciremo a scacciarli dall'Algeria e dal Marocco, la guerra sarà abbreviata di uno o magari di due anni». In altri tempi ricordo previsioni sulla durata del conflitto ben diverse da questa.

Per riassumere, in breve, le mie impressioni di questi tre giorni di permanenza al Quartier Generale germanico, direi: un senso di ordine e di forza non diminuito; una ferma decisione di combattere la guerra fino in fondo; un'altissima valutazione del contributo che a questa lotta dà il nostro Paese ma contemporaneamente un apprezzamento nuovo e più esatto delle difficoltà che la lotta presenta e un giudizio sul futuro molto più prudente di quanto in altri tempi i tedeschi non fossero usi formulare.

(l) -Il documento è intitolato: «Riassunto del colloqui avuti al Quartier Generale nel giorni 18-19-20 dicembre 1942 >>. (2) -Datato attraverso 11 Diario d! Ciano.

(l) Vedi D. 410.

(l) Vedi D. 418.

431

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3852. Roma, 22 dicembre 1942.

Ho detto stamane a Sua Eminenza il Cardinale Segretario Stato che, essendoci giunte voci circa pretese inglesi di considerare obiettivi militari passibili di azioni offensive aeree le sedi del Governo e dei Ministeri a Roma, dovevo chiaramente precisare che sarebbe stato impossibile accettare qualsiasi

eventuale suggerimento di allontanare da Roma il Governo e le Amministrazioni Ministeriali. Ciò per ragioni evidentissime tanto di dignità nazionale che di funzionamento dell'organizzazione dello Stato.

Sua Eminenza il Cardinale Maglione mi ha detto che se ne rendeva perfettamente conto, ed ha convenuto meco che i provvedimenti che aveva creduto di poter prendere il Governo Italiano si trovano chiaramente indicati e limitati nella mia lettera n. 3818 del 20 dicembre corrente (l) e nel mio appunto del 21 dicembre corrente (2), CJl quale ultimo specificava che il Duce si trasferiva presso il Comando Supremo non in qualità di Capo del Governo ma in qualità di Comandante Supremo delle truppe operanti su tutte le fronti.

Sua Eminenza mi ha poi confidenzialmente informato di aver ricevuto un telegramma del Delegato Apostolico a Londra che riferiva circa un colloquio avuto dal Cardinale Hinsley con Churchill sulla questione dell'eventuale bombardamento di Roma. In detto telegramma il Delegato Apostolico aggiungeva che, secondo lui il Governo Inglese avrebbe chiesto di conoscere se le comunicazioni pervenute alla Santa Sede dal Governo Italiano sul trasferimento dei Comandi militari erano state fatte per iscritto oppur no, e che in ogni modo non vi era ancora in proposito alcuna risposta ufficiale del Governo inglese.

Il Cardinale Maglione avrebbe quindi oggi fatto conoscere al Governo Inglese e a quello Americano di aver ricevuto anche per iscritto le suddette comunicazioni dal Governo Italiano (3).

(1) -Vedi D. 418. (2) -Parola di Incerta lettura.
432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI

T. 44263/323 P.R. Roma, 23 dicembre 1942, ore 24.

Telegramma di questo R. Ministero n. 311 (4).

Questa Ambasciata di Germania comunica che Governo Vichy è stato interessato per nomina Signor Guilbaud a «Commissario civile " costà conformemente a proposta Rahn e Vostra.

Nel prendere atto di quanto sopra, è stato comunicato al Governo tedesco come, pur avendo presente opportunità mantenere in efficienza e controllare amministrazione francese per far fronte difficoltà situazione costà, si riterrebbe inopportuna ogni altra misura tendente a rafforzare eccessivamente posizioni francesi in Tunisia dando nuova autorità a rappresentanti di Vichy. Immissione per motivi politici di doriotisti o di legionari nell'amministrazione la indebolirébbe tecnicamente anzichè renderla più efficiente.

Per Vostro opportuno orientamento tenete presente che pur mantenendo in funzione Residenza e tutti organi che ne dipendono, è nostro interesse che controllo e direzione della Residenza e dei suoi atti di governo passino per quanto possibile a mano a mano al Comando d'occupazione assistito da Rahn e da Voi, utilizzando n nuovo Commissario civile quale collegamento con la Residenza.

Tenete pure presente che a tale scopo potrebbe essere considerata possibilità di mettere elementi tecnici italiani a disposizione Vostra e di Rahn -su Vostra richiesta -per porVi meglio in grado di consigliare al Comando d'occupazione le opportune misure amministrative dirette a riorganizzare vita civile Paese e ad assisterVi nel controllo dell'amministrazione francese.

(l) -Vedi D. 425, allegato II. (2) -Non pubblicato. (3) -Il presente documento reca !l visto di Mussollnl. (4) -Con T. 43924/311 P.R. del 20 dicembre 1942, ore 23, non pubblicato, Lanza d'Ajeta, forniva una prima risposta interlocutoria al D. 419.
433

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DI GERMANIA A ROMA

APPUNTO S. (l). Roma, 23 dicembre 1942.

L'Ambasciata di Germania ha comunicato il 12 corrente che il Ministro von Ribbentrop aveva inviato istruzioni al Ministro Rahn a Tunisi di tenersi in stretto contatto con il Console Generale Silimbani per tutto quanto ha riguardo alla comune politica colà (2).

In conformità vennero impartite istruzioni al Console Generale Silimbani di mantenersi in stretto contatto con il Ministro Rahn e di avanzare, in accordo con lui, a questo Ministero per l'approvazione tutte quello proposte che, su posto, fossero parse consigliabili (3).

Pur autorizzando il Console Generale Silimbani a suggerire alle Autorità militari quei possibili provvedimenti a carattere contingente e provvisorio concordati con il Ministro Rahn e che richiedessero una immediata indilazionabile applicazione, si è invitato il predetto Console Generale a deferire al Ministero Esteri, dopo conosciute le vedute in proposito del Ministro Rahn, qualsiasi decisione definitiva che tocchi questioni connesse con la politica generale sulle quali il Ministero Esteri non mancherà di prendere contatti al riguardo con l'Ambasciata di Germania.

Le direttive che il Ministero Esteri considera in massima consigliabili per il momento in Tunisia possono riassumersi come segue:

La nostra politica in Tunisia non può essere per ora che di attesa dato che il fattore militare è per ora predominante: una linea politica potrà essere stabilita ed applicata colà con successo solo quando una maggiore estensione ed una maggiore consolidazione della nostra occupazione daranno alle Potenze dell'Asse la forza e l'autorità necessaria per imporla e per portarla a buon fine. Ogni iniziativa a carattere politico, anche se appaia interessante ed utile, come

l'utilizzazione di elementi desturiani, la costituzione di forze arabe o la collaborazione sul posto del Gran Mufti, sembra perciò vada considerata per ora con prudenza e cautela per non pregiudicare la linea politica che sarà possibile stabilire al momento opportuno dopo che la situazione militare si sarà stabilizzata.

Per quanto riguarda il Bey di Tunisi, ogni contatto diretto o trattativa con lui sembra per ora pericolosa ed inutile. Data la situazione egli tende a dichiararsi, in segreto, amico di tutti ma non compromettersi con alcuno. Rassicurazioni sulle linee di quelle già fatte pervenire al Bey dal Gran Mufti il 19 novembre (l) potranno essergli rinnovate, per vie confidenziali, congiuntamente a nome dell'Italia e della Germania. Maggiori contatti od eventuali trattative potranno essere rimandate a quando la nostra posizione militare sarà rafforzata.

Per quanto riguarda la Residenza e l'Amministrazione del Paese si prende atto di quanto l'Ambasciata di Germania ha comunicato e cioè che il Governo francese è stato interessato a nominare il Signor Guilbaud «Commissario civile». Tuttavia pur ritendo che il mantenimento dell'organizzazione amministrativa francese sia condizione indispensabile nella attuale situazione per affrontare e risolvere i problemi della vita civile in Tunisia, sembra opportuno che la posizione e l'attività del «Commissario civile» vengano circoscritte e tenute in limiti strettamente amministrativi e di collegamento con la Residenza.

Rafforzare la situazione politica della Francia in Tunisia -e tanto più procedere a tale rafforzamento quando la zona occupata dalle truppe dell'Asse in Tunisia è ancora limitata alle teste di ponte di Tunisi e di Biserta -dando nuova autorità ai rappresentanti di Vichy, ai doriotisti, ai legionari, sarebbe di rendimento politico discutibile: tra l'altro l'immissione di nuovi elementi francesi al di fuori dell'amministrazione stessa, e quindi tecnicamente incompetenti, la indebolirebbe da un punto di vista tecnico anzichè renderla più efficiente.

Il regime attuale in Tunisia sarà sempre più un regime di occupazione militare italo-tedesca che è l'unico che risponda alle prevalenti necessità militari. Rispettando la situazione del Bey e mantenendo in funzione la Residenza e tutti gli organi amministrativi che ne dipendono, il controllo e la direzione della Residenza stessa e dei suoi atti di governo, sembra opportuno passino a mano a mano al Comando d'occupazione, assistito -per quanto ha tratto alla vita politica e civile -dal Ministro Rahn e dal Console Generale Silimbani in collaborazione con il «Commissario civile» francese che potrà servire di utile tramite tra le nostre Autorità politiche e la Residenza.

Per quanto riguarda i Doriotisti, i Legionari e gli altri elementi politici più o meno fedeli a Vichy, è evidente l'opportunità in questo momento di utilizzare tutte le forze che si offrono. È quindi opportuno incoraggiarli alla collaborazione per la difesa militare della Tunisia. Ciò non dovrebbe però significare riconoscimenti ufficiali della loro posizione. Essi potranno collaborare con le Autorità militari e combattere, se lo desiderano, al nostro fianco. Va tenuto presente che il loro apporto inevitabilmente sotto etichetta « difesa dell'Impero francese», quando anche per noi interessante, potrebbe risultare contropro

ducente se si consideri che l'elemento arabo, che è quello che noi dobbiamo maggiormente curare, non può che vedere con ostilità ogni azione diretta a rafforzare il dominio francese sull'Africa del Nord.

Per quanto riguarda i Desturiani, gli altri nazionalisti arabi tunisini, l'impiego di forze arabe per compiti militari colà e la missione del Gran Mufti di Palestina in Tunisia, si fa riserva di prendere decisioni di comune accordo dopo che le varie questioni saranno state esaminate qui in occasione del progettato prossimo scambio di vedute tra le Autorità militari e politiche italiane e tedesche.

(l) -Un'annotazione sul documento avverte che quest'appunto è stato consegnato da Lanza d'AJeta a Bismarck. (2) -Vedi D. 402. (3) -Vedi D. 405.

(l) Vedi D. 361, allegato.

434

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 8119/2196/24 R. Berlino, 24 dicembre 1942, ore 20.

Mi riferisco mio rapporto 19.300 Cerimoniale del 16 dicembre (l) per quanto riguarda l'articolo dell'organo ufficiale del partito Volkischer Beobachter, «Il diritto dei piccoli popoli». Mi è stato detto stamane confidenzialmente che detto articolo non rappresenta in alcun modo pensiero della Wilhelmstrasse. II Capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Affari Esteri signor Schmidt ha avuto a questo proposito un colloquio con il vice capo ufficio stampa del Ministero Propaganda al quale ha manifestato chiaramente la disapprovazione del Ministro von Ribbentrop per detto articolo. Tale colloquio però non ha avuto alcun risultato positivo in quanto evidentemente il pensiero del Ministero Propaganda diverge profondamente da quello della Wilhelmstrasse.

435

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8138/1398-1399 R. Madrid, 25 dicembre 1942, ore 20,45 (per. ore 23).

Jordana con cui ho parlato ieri ha detto essere assai soddisfatto dei colloqui Portogallo. Pur non essendo stato firmato alcun patto l'incontro ha costituito riconferma e ampliamento trattato di amicizia dal 1939 e del concetto che ha ispirato successivi scambi vedute tra uomini politici due Paesi. Nel quadro amichevoli relazioni ispano-portoghesi particolare importanza hanno assunto contatti tra elementi tecnici in tema relazioni economiche e problemi lotta contro comunismo che costituiscono costante preoccupazione ambedue Governi.

Circa questioni militari non si sarebbe firmato alcun documento, ma Jordana ha detto di essere certo che ove uno dei due Paesi fosse attaccato, l'altro gli presterebbe assistenza militare.

(l} Non rintracciato.

Mi risulta poi che viaggio Ministro degli Affari Esteri è stato deciso da Franco oltre che per restituire formale visita Salazar, anche allo scopo di rafforzare posizione personale Presidente Consiglio Portogallo cui permanenza al Governo è considerata come favorevole agli interessi Spagna.

Anche se conversazioni due uomini di Stato non hanno avuto risultati di grande rilievo, a prescindere dalla proclamazione del blocco peninsulare che rappresenta peraltro soltanto una formula, negli ambienti diplomatici vicini all'Asse si ritiene che esse avranno ripercussioni favorevoli per i nostri interessi, rappresentando esse un riavvicinamento del Portogallo alla Spagna di Franco, che ancora nel suo recente discorso al Consiglio Nazionale della Falange ha riaffermato suoi postulati anti-democratici e sua solidarietà con Stati fascisti.

436

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE S.N.D. 8206/0236 R. Parigi, 25 dicembre 1942 (per. il 30).

Rochat, che ho visto a Vichy dopo suo ritorno dalla Germania, mi ha così riassunto sue impressioni circa visita Lavai al Quartiere Generale del Fiihrer; -atmosfera cordiale, molta severità, del resto meritata, nel giudicare la Francia e la politica francese dall'Armistizio in poi e sopratutto in questi ultimi due mesi; l'Asse ha esplicitamente fatto capire che non ha più alcuna fiducia nè nel popolo nè nel Governo francese; tuttavia Germania e Italia fanno ancora credito a Lavai nella speranza che egli usi i pieni poteri ottenuti dal Maresciallo per « redresser » il paese e aprire la via a una possibile collaborazione. È questo, ha aggiunto Rochat, l'ultimo credito che ci viene aperto e ci è stato fatto chiaramente capire che se non sapremo o se non potremo farne buon uso, la Francia verrà ridotta alla situazione di altri paesi occupati e non avrà più nè Governo nè alcuna sia pur ridotta sovranità. Non è stata trattata alcuna specifica questione franco-italiana o franco-tedesca; non è tuttavia improbabile, ha concluso Rochat, che autorità tedesche di occupazione a Parigi ricevano prossimamente istruzioni intese a favorire rafforzamento posizione interna Lavai.

437

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 8158/832 R. Tokio, 26 dicembre 1942, ore 2 (per. ore 24).

Telegramma R. Ambasciatore a Shanghai n. 390 (1). Nulla risulta né a me né a questo Ambasciatore di Germania di un simile oggetto di mediazione.

Non potrei escludere che in qualcuno di questi ambienti politici, preoccupati dei rischi di un conflitto nippo-russo, siano rifiorite quelle tendenze mediatrici che ebbi a mettere in rilievo in passato.

Sembra da escludere peraltro che simili tendenze possano far capo a uomini di Governo responsabili, in particolare a Tani nella sua speciale situazione nel Governo di Tojo.

Del resto se un'azione mediatrice si poteva pensare prima dell'entrata In guerra del Giappone o anche quando situazione al fronte europeo poteva far ritenere imminente una disfatta russa e presentando delle incognite in queste zone, non si vedrebbe quale vantaggio Giappone potrebbe attendersene ora.

Di qualche voce di mediazione mi ha accennato alcuni giorni or sono questo Ministro Ungheria.

Credo che provenisse da fonte cinese.

Potrebbe quindi anche darsi che segnalazione di Wang-Chin-Wei sia stata fatta a scopo generico sondaggio nei suoi preparativi alle complesse conversazioni di Tokio.

(l) Vedi D. 426.

438

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S.N.D. 8157/1010 R. Bucarest, 26 dicembre 1942, ore 2,20 (per. ore 20).

Mihai Antonescu è venuto oggi 25 corrente a trovarmi in Legazione per comunicarmi che Ministro di Germania lo aveva informato che quarantotto ore fa Horia Sima è evaso da suo domicilio vigilato di Rostok assieme suo segretario e munito di passaporto intestato al nome di Klein si è diretto Italia.

Egli rivolge viva preghiera a V. E. perchè misure speciali siano prese contro Sima per impedirgli uscire dall'Italia qualora vi sia entrato. Si riserva anche chiedere sua estradizione dato Sima è da considerarsi disertore per non aver risposto alla chiamata alle armi.

Antonescu che era molto sdegnato per avvenimento mi ha dato lettura di un messaggio da lui diretto a Hitler (l) e col quale egli deplora in termini vivaci che Governo tedesco abbia dato ospitalità a un anarchico e che oggi, mentre soldati romeni muoiono a migliaia sul fronte a fianco soldati tedeschi, sia stata possibile evasione di questo ribelle le cui mene potrebbero portare gravi conseguenze per Romania e per guerra.

Antonescu mi assicura che egli ha preso tutte le misure di carattere interno per impedire ogni e qualsiasi ripercussione o turbamento in ordine pubblico interno e ha precisato a Ministro di Germania che situazione del gennaio '41 (2) non si ripeterà e che è finita per sempre «epoca delle esperienze in Romania'>.

Solo in ultimi giorni vi sono stati alcuni arresti tra legionari e filo inglesi ma situazione interna è a suo avviso più che soddisfacente e egli si sente perfettamente padrone di essa.

Antonescu molto confidenzialmente e segretamente mi ha detto dietro questa evasione sta lunga mano tedesca. «Germania non è contenta di avere preso tutto il nostro potenziale militare né che noi siamo scoperti di trentacinque miliardi di Lei per forniture alle sue forze armate, né di avere portato al massimo di tensione nostro sforzo in settore petroli, in quello dei trasporti e in quello economico. Essa vuole superare tutti i limiti e viste le resistenze che per ragioni di vita del Paese e di dignità nazionale io sono costretto a prendere, inscena queste manovre che siamo però pronti a sventare.

Essa si illude se crede che, soppressi io e Maresciallo, possa sorgere Romania diversa. Vi è in romeni istinto di conservazione, di fierezza e di limite che sarà salvaguardato da chiunque verrà al potere. Ecco grave errore psicologico della Germania; in momento del pericolo, invece di accattivarsi gli amici, essa li percuote e se li aliena>>.

Per quanto vivissimamente contrariato da questa notizia, Antonescu non mi è parso molto preoccupato. Egli mi ha detto che era certo di trovare la comprensione e l'appoggio di V. E. e che fidava molto nella prova di amicizia che in questa circostanza Governo italiano non avrebbe mancato di dare al Governo romeno. Vi sarà particolarmente grato se vorrete tenerlo al corrente delle misure che possano essere state o saranno prese nei confronti dl sedicente Klein e vi prega di una cortese risposta urgente (1).

(l) -Il testo del messaggio è !n Akten zur Deutschen Auswtirtigen Politik, 1918-1945, serle E, Band IV, Gott!ngen, 1975, D. 318. (2) -Vedi serle IX, vol. VI, DD. 451 e 483.
439

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. S.N.D. 8161/1012 R. Bucarest, 26 dicembre 1942, ore 21,10 (per. ore 7,30 del 27).

Seguito mio telegramma n. 1010 (2) questo Ministro di Germania mi ha data lettura del telegramma col quale Ribbentrop gli [aveva dato istruzioni] di comunicare al Conducator e a Michele Antonescu notizia dell'evasione di Horia Sima.

Horia Sima che era internato sulla parola nel campo di Berkenbruch ha violato impegno d'onore preso ed è fuggito con il proprio aiutante Borubaru, probabilmente munito di passaporto intestato al nome Avvocato Chein (e non Klein come mi aveva detto Antonescu).

Telegramma di Ribbentrop è redatto in termini molto cordiali e premurosi per Governo rumeno al quale Governo tedesco esprime suo vivo rincrescimento per accaduto ed assicura saranno prese tutte le misure per ricerche del [caso], e contro gli agenti responsabili dell'evasione. Governo tedesco informa che come

32 -~ Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

prima misura ha ordinato trasporto in un campo di concentramento speciale tutti i legionari romeni sino ad ora residenti in Germania. Ribbentrop aggiunge che Gestapo ha ricevuto ordine prendere contatti con polizia italiana per ricerca fuggiaschi.

Killinger inoltre mi ha dato lettura della comunicazione da lui data a Berlino circa reazione Michele Antonescu. Presidente romeno si sarebbe limitato prendere atto «in modo calmo ma serio» del messaggio chiededendo particolari misure polizia tra le quali quella che d'ora innanzi nessun elemento borghese tedesco possa penetrare in Romania utilizzando qualcuno dei diversi tipi di fogli di via rilasciati dalle più diverse autorità militari tedesche.

Segue per corriere speciale mio rapporto (l) più ampio su conversazioni con Killinger.

(l) -Per la risposta vedi D. 445. (2) -Vedi D. 438.
440

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 26 dicembre 1942.

Il Generale Pirzio Biroli ha ieri comunicato da Tirana, ove trovavasi di passaggio, il seguente fonogramma.

«N. 10 -Generale Esposito comunica che Capitano Giurovic è tornato in Montenegro con una nuova lettera di Pecanac per la collaborazione con noi nella lotta anticomunista: aggiunge che questa soluzione è ritenuta indispensabile per stroncare l'organizzazione comunista che sta procedendo all'arruolamento delle popolazioni. Generale Mentasti sarebbe d'avviso di aderire. Particolari dell'organizzazione sarebbero concretati da Divisione Pusteria se del caso d'accordo con Autorità tedesche di Uzice. Io sarei dello stesso avviso previi accordi con le Autorità tedesche».

Il Generale Pirzio Biroli si tratteneva a Tirana anche oggi in attesa di conoscere telefonicamente le eventuali istruzioni in proposito di questo Ministero.

È noto come a una precedente richiesta di collaborazione da parte di Pecanac il Comando Supremo abbia risposto negativamente. Il Generale Pirzio Biroli ha in proposito osservato che questa volta i cetnici offrono loro collaborazione senza porre alcuna condizione e ha aggiunto di aver rivolto analoga domanda di istruzioni anche al Comando Supremo.

L'Ufficio, in analogia a precedenti istruzioni da Voi, Eccellenza, impartite in materia, sarebbe d'avviso di lasciare al Comando Supremo ogni decisione in argomento, trattandosi di questione connessa alla repressione militare in Montenegro.

(l) Non rinvenuto.

441

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 26 dicembre 1942.

Il Ministro Peric, ritornato in questi giorni da Zagabria, mi ha riferito nella più stretta segretezza che venerdì 18 dicembre Eugenio Kvaternik, figlio del Maresciallo ed ex capo della Polizia croata, si apprestava ad effettuare un colpo di mano con l'aiuto di suoi fidi per impossessarsi del Governo e proclamare il protettorato della Germania sulla Croazia.

Egli aveva già appostato i suoi seguaci presso i più importanti edifici pubblici per impossessarsene, quando fu prevenuto dal Poglavnik che lo fece arrestare a mezzo della sua guardia personale.

Egli è tuttora in prigione e sembra che il Poglavnik sia ancora incerto sulla sorte da riservargli: o ucciderlo o confinarlo o espellerlo o tenerlo in prigione. Si sta consigliando al riguardo con i suoi più fidi. Pare che prevarrà l'idea di tenerlo in prigione.

Naturalmente Eugenio Kvaternik era d'accordo con suo padre il Maresciallo che da Bratislava, dove risiede, aveva inviato al Poglavnik lettere minatorie. Aveva anche cercato di ottenere un'udienza dal Fiihrer per offrirgli il protettorato sulla Croazia. Il Fiihrer si è rifiutato di ricever lo (l).

442

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3860. Roma, 26 dicembre 1942.

Mi riferisco alla precedente segnalazione di questa Ambasciata in data 26 aprile 1941 di cui unisco copia (2).

Nel colloquio avuto stamane (3), il Papa, nel corso della conversazione riguardante l'eventuale bombardamento di Roma, mi ha accennato alle voci giunte dal campo nemico, secondo le quali sarebbe già pronta in Italia una squadriglia -o italiana o tedesca -destinata a bombardare la città del Vaticano, contemporaneamente all'azione bellica del nemico sulla capitale.

Il Papa mi ha mostrato di non prestar nessuna fede a tale calunnia, me ne ha accennato evidentemente perché si tratta di voci tendenziose che la propaganda nemica è effettivamente riuscita a diffondere anche nella popolazione romana.

n. -8/17487 del 29 dicembre 1942. Per la risposta di Casertano vedi D. 467.

Da parte mia ho naturalmente smentito ancora una volta en::::rgicamente una tale invenzione.

Ritengo però doveroso richiamare l'attenzione di V. E. sui sorvoli da parte di aerei italiani e tedeschi, a bassa quota, che stanno avvenendo sulla Città del Vaticar..o da alcuni giorni e dei quali forma oggetto un mio telespresso in data di ieri ed un mio telegramma in data odierna (1).

Sarebbe oltremodo opportuno che questi sorvoli ce;:;sas;:;eto in modo assoluto, affinché in ogni deprecata eventualità non possano esseTe oggetto di speculazioni da parte dei nostri nemici.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussollni. Esso ed il precedente appunto del 25 novembre 1942 (vedi D. 348) furono trasmessi da Pietromarchi a Casertano con lettera (2) -Vedi Serle IX, vol. VII, D. 12. (3) -Vedi D. 443.
443

L'AMBASCIATORE PHES80 LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO 3861. Roma, 26 dicembre 1912.

Il Santo Padre mi ha ricevuto stamanc in udienza per la consucta visita augurale di fine d'Anno. Non ho mancato di porgergli i voti della .ì'.:aestà del Re e Imperatore, della Reale Famiglia, del Duce e di Vostra Eccellenza.

È seguita poi una lunga convasazione sugli argomenti del giorno ai quali vivamente Egli si interessa, segucndoli non soltanto attraverso il lavoro della Segreteria di Stato ma con la lettur::>., personale anche dei giornali italiani, tedeschi ed inglesi. La conversazione è cadnta anche naturalmente sulreventualiti di un bombardamento di Roma.

Ho c;:eduto opportuno dirgli che non era imp~·ubabile che gli inglesi aves-· sera voluto cercare qualche occasione per avam:are nuove pretese naturalmente per noi inaccettabill se si fosse t1·attato di un assurdo tentativo dl umiliare l'Italia. Ho ripetuto al Santo Padre quanto già avevo l"il:,etutamcnte detto al Cardinale l\!Iaglione che cioè non potevamo andare più in li di quanto era stato fatto e che il popolo italiano non avrebbe mai tollemto eli sottrarsi alle offese aeree inglesi sulla Capitale a mez:w d.clla propi·ia dignità nazionale.

Il Governo italiano seutiva eli aver completamente salvaguardato la propria responsabilità di fronte alla Nazione ed alla storia con i provvedimenti presi.

Il Santo Padre mi ha detto che se ne rendeva conto e che del resto per Lui le obiezioni inglesi erano una questione collaterale giacché egli doveva per parte sua affermare sempre ed in ogni occasione la sua tesi come l'aveva impostata fin dal principio: e cioè che il bombardamento di Roma sarebbe stato di grave offesa a tutta la cattolicità, essendo Roma la Diocesi del Capo della Chiesa e la Capitale del mondo cattolico. Mi ha aggiunto che se questa tesi non trovava molto favore a Londra, a causa specialmente di Eden il cui astio personale contro l'Italia si manifestava anche in questa co;:ne in altre passate occasioni, Egli sperava di trovare una maggiore comprensioae negli Stati Uniti

la cui opmwne doveva essere pure sec1tita in Inghilterra. In ogni caso tanto gli inglesi quanto gli americani sapevano bene che in caso di bombardamento di Roma il Papa non avrebbe taciuto, anzi avrebbe elevato ben forte la sua voce di protesta.

Il discorso è caduto poi sulla situazione militare-politica attuale e sulle difficoltd-che essa presenta.

Con spirito profondameate affettuoso per il nostro Paese il Santo Padre mi ha incaric<ìto di ricambiare i suoi voti più fervidi alla Maestà del Re, alla Beale Famiglia, al Duce e a V. E.

Ha rivolto poi speciali parole di augurio all'Italia, con la fiducia che il nostro popolo possa ott2nere, dopo i duri s8.crifici della guerra, una pace che tenendo pieno coeto delle sne necessità vitali gli permetta di riprendere in piena tranqllilliti il ;;uo fecondo lavoro per le cui realizzazioni il Duce ha tanto operato (1).

(l) Non pubblicati.

444

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE R. 8203/3481/0212 R. Lisbona, 27 dicembre 1942 (per. il 30).

Le feste natali">:ie harmo offerto a ques~e Autorità la ben gradita occasione, dopo la visita del Ministro degli Eé;teri spagnuolJ Gen. Jordana (2), di far vacanza procrastinando così og~1i eventuale colloquio sull'argomento. La stampa ci ha fatto ancora leggere brani di esaJtaTione occasionale dell'amicizia !usospagnola, e favo;:evoli giudi::ci espressi 'll'estc;ro sull'avvenimento. Nel pubblico in generale la socldisfc•:~ione per la riaffermata amicizia fra i due Paesi è largamente svperata dalla speranza, tanto accarezzata, che ciò che è avvenuto possa meglio preservare il Portogallo dGJ pericolo della guerra.

Dalle scar::;e noti,de finora raccolte nei vari ambienti locali, non parrebbe che nuo·1i atti diplomatici si::èno stati scambi.ati circa la sostanza degli accordi politici già esistenti fra i due Governi; ma specialmente i recenti avvenimenti nel Mediterraneo da una parte e le qtiestioni di natura economica e sociale che nel campo interno poi interessano e preoccupano i due Paesi, hanno certamente offerto occasione di rinn~wato esame c forse di più precise e strette intese.

Sullo spirito politico che deve essersi infiltrato nelle conversazioni di Lisbona devo e mi pare interesc:ante segnalare ciò che ho avuto da ottima e sicura fonte, come impressione di u>.J.'alta personalità diplomatica. Trattasi del Segretario Generale di qaesto Ministero degli Affari Esteri che conversando con persona amica portoghese, subito dopo la partenza del Generale Jordana, esprimeva con aria contrariata le sne preoccupazioni per «l'invadenza politica che gli Stati Uniti stanno dimostrando in molti affari europei».

Tale preoccupazione del Segretario cc~1erale sono evidentemente basate, come si potrebbe dedurre da mie precedenti segnalazioni, anche su esperienze a lui molto vicine e forse scottanti, così nel campo politico come in quello economico.

(l) -Il pl'esente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi D. 435.
445

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA

T. 323/819 R. Roma, 22 dicembre 1942, ore 12,30.

Vostro telegramma n. 1010 segreto (1).

Vorrete comunicare Antonescu che Horia Sima, entrato in Italia con passaporto falso, è stato subito rintracciato e fermato.

Opportunamente scortato egli trovasi già in viaggio a mezzo di aereo per essere riconsegnato alle Autorità germaniche a Monaco dato che egli era evaso dal domicilio vigilato colà assegnatoli violando parola data.

446

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 28 dicembre 1942.

Il Duce in data di ieri ha comunicato al Comando Supremo le seguenti decisioni dando istruzioni per l'immediata applicazione delle medesime:

l) -occupazione delle fabbriche esistenti nella porzione di territorio francese dove stanziano le nostre truppe e incameramento di tutte le scorte di materie prime utilizzabili ai fini del nostro potenziamento bellico;

2) -emissione di buoni di occupazione redatti in franchi da usufruirsi per tutti gli acquisti fatti nel predetto territorio dalle due armate italiane; 3) -abolizione della frontiera doganale fra i predetti territori e quello italiano.

Dal tenore di tali disposizioni si desume che dal regime di « presidiamento » a scopo di difesa contro le aggressioni nemiche il territorio francese che si estende da Ginevra a La Cjotati, seguendo il corso del Rodano e della Durance, nonché quello della Corsica e della porzione in Tunisia diventa un territorio praticamente occupato dalle truppe italiane a tutti i fini.

Dato questo nuovo aspetto, i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri che si trovano nelle località suaccennate che sono in gran parte quelle formanti oggetto delle nostre rivendicazioni dovrebbero assumere la figura di

funzionari reggenti gli uffici civili presso i Comandi militari del R. Esercito anziché quella di Consoli Generali, Consoli ecc. senza exequatur prevista dopo le decisioni di Monaco.

(l) Vedi D. 438.

447

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 29 dicembre 1942.

Il Principe Bismarck ha stamane comunicato che il Ministro Ribbentrop desiderava attirare l'attenzione dell'Eccellenza Ciano sull'unito articolo di Ward Price apparso sul Daily Mail del 17 corrente (1) nel quale viene sottolineata l'importanza assunta nei territori ex-jugoslavi dal movimento cetnico di Draza Mihailovic e rilevato il pericolo che tale movimento potrebbe rappresentare per le linee di comunicazione dell'Asse, nell'eventualità di un tentativo anglo-americano di creare un fronte balcanico (2).

448

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 8268/0179 R. Berlino, 30 dicembre 1942 (per. il1° gennaio 1943).

Non conosco ancora le reazioni o la cosi opportuna presa di posizione del senatore Giannini nei confronti della visita di Clodius a Roma. Mi è stato però qui fatto osservare che ha causato una certa sorpresa la proposta italiana di ritirare un determinato numero di operai, in quanto due anni addietro l'Italia aveva fatto chiaramente sapere che il cambio delle necessarie materie prime avrebbe inviato lavoratori, di cui aveva sovrabbondanza e larghezza.

Ho a mia volta naturalmente fatto notare che la situazione è profondamente mutata e che, soprattutto per il prolungarsi della guerra, anche in Italia vi è ora deficienza di mano d'opera.

449

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. 3885. Roma, 30 dicembre 1942.

Ho fatto conoscere al Cardinale Segretario di Stato che gli elementi in possesso del Ministero concordavano perfettamente con le informazioni da lui

fornitemi ed anche con quanto lo stu:'J Santo Padre ebbe a dirmi nel colloquio avuto con Lui in occasione della visita di fine d'Anno (1), circa il diverso atteggiamento dell'Inghilterra e dell'America nei riguardi di un eventuale bombardamento di Roma. Cosi pure il Cardinale mi ha dichiarato di essere perfettamente noto alla Santa Sede l'alto senso di rispetto e di considerazione dell'America nei confronti della cattolicità e della Santa Sede stessa in contrasto con la dichiarata ostilità a Roma dell'Inghilterra.

A proposito di Roma il Cardinale Maglione mi ha anche detto che, (a parte l'atteggiamento attivo e favorevole di Tittmann) chi stava molto adoperandosi in America era Myron Taylor.

Mi ha anche aggiunto che recentemente il Ministro Osborne gli aveva chiesto di conoscere se fosse esatto che il Governo italiano aveva anteposto ad ogni provvedimento da prendere per l'allontanamento da Roma degli obiettivi militari, una assicurazione britannica che in seguito ai provvedimenti stessi il bombardamento di Roma non verrebbe effettuato.

Il Cardinale Maglione ha chiarito al Ministro d'Inghilterra che doveva esservi stato un equivoco da parte del Delegato Apostolico a Londra; che il Governo italiano non era mai intervenuto direttamente in questa questione e che si trattava esclusivamente di una iniziativa della Santa Sede, iniziativa d'altra parte non nuova perché risalente al principio della guerra e rispondente alla secolare azione che i Papi in tutti i tempi hanno svolto per la difesa di Roma.

Il Cardinale Maglione mi ha aggiunto di aver immediatamente telegrafato i chiarimenti opportuni al Delegato Apostolico con l'incarico di darne notizia per iscritto al Governo britannico (2).

(1) -Non pubblicato. (2) -Il presente documenta reca il visto dl Mussolini.
450

IL COLONNELLO DEI CARABINIERI, LUCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA. Roma, 30 dicembre 1942.

Il 18 dicembre c.m. nell'accomiatarmi da Saracoglu, gli ho chiesto se potevo andarmene tranquillo per qualche mese, oppure se era da prevedersi qualche mutamento politico a breve scadenza.

Mi ha testualmente risposto: «Sono persuaso che fino a primavera tutto rimarrà immutato; in seguito però la situazione dipenderà, più che dalla volontà del Governo Turco, dagli avvenimenti e dallo sviluppo delle azioni militari.

La Turchia farà ogni sforzo per mantenersi neutrale; per seguire questa linea di condotta necessita, peraltro, che l'equilibrio dei successi militari non subisca ulteriori alterazioni poiché è indubbio che se la preponderanza dei sue

cessi dovesse persistere a vantaggio degli anglo-americani, la Turchia non potrebbe conservare il suo atteggiamento e quindi, per forza maggiore, da soggetto diventare oggetto.

Occorre tener presente che gli anglo-americani hanno iniziato l'ammassamento di truppe, materiali ed apparecchi alla frontiera siriana. Lo scopo non è ben noto; potrebbe trattarsi di preparativi per una eventuale occupazione delle isole dell'Egeo oppure trattarsi della predisposizione di basi per effettuare uno sbarco in Grecia.

È ben vero che l'ambasciatore inglese continua a dirmi che ciò non deve preoccupare la Turchia, però sta di fat.;o che l'ambasciata americana, ad analoghe domande, risponde invariabilmente che non sa quali siano gli intendimenti dei capi militari né, d'altra parte, cerca di conoscerli anche perché non è cosa che possa interessare l'ambasciata stessa. Questa, evidentemente, è una risposta sibillina che lascia intravvedere non solo la tracotanza degli americani nei confronti della Turchia ma fa pensare ad un vero e proprio pericolo nei suoi riguardi.

Ora, come potrebbe opporsi la Turchia ad una invasione di carri armati appoggiati dai Liberator e dalle fortezze volanti? Non solo, ma è da tener presente che ad un tentativo nostro di difesa corrisponderebbe un inevitabile spostamento di gran parte delle forze turche, esistenti nella Tracia, verso i confini siriani e lungo le coste comprese fra Alessandretta e l'entrata dei Dardanelli.

In questo modo la Turchia sarebbe costretta a sguarnire completamente tale settore, fatto questo che permetterebbe alla Germania ed alla Bulgaria di penetrare nel territorio turco col pretesto di impedire alle democrazie l'ulteriore invasione della Turchia Europea.

L'attacco alla Turchia avverrebbe così da due parti e forse anche da Est, dalla Russia. Nell'impossibilità di opporsi a tante forze, non rimarrebbe che una soluzione: fare cioè come la Bulgaria ha fatto nei confronti dei tedeschi: cedere alla forza maggiore e consentire senza lotta l'entrata delle truppe angloamericane che, in tal caso, rappresenterebbe un danno minore.

Ne consegue che l'Asse dovrebbe convergere tutti i suoi sforzi per demolire la Russia che, secondo le nostre informazioni, ha già posto nel crogiuolo metà delle sue riserve. Nell'impossibilità di farlo, Hitler dovrebbe cercare di addivenire ad un compromesso con Stalin aderendo a quanto egli chiede: sgombro della Russia e della Polonia.

Da quanto mi risulta, mediatore nella questione potrebbe essere il Giappone od, eventualmente, anche la Turchia.

Stalin non sembra del tutto contrario ad un compromesso, anche perché ormai è notorio che egli si considera già vittorioso e che è suo intendimento di ricostituire il suo esercito già duramente provato per riprendere -appena cessato l'attuale conflitto mondiale -la sua penetrazione politica con sicurezza assoluta di successo. Suo obiettivo rimane la demolizione totale della potenza guerriera ed industriale della Germania, ma vorrebbe che a ciò provvedessero l'Inghilterra e l'America che, a suo dire, fino a questo momento ben poco hanno fatto. Quando le forze tedesche e quelle inglesi si saranno pressoché esaurite e la pace sarà conclusa, solo allora la Russia potrà riprendere la lotta nel campo politico e nelle migliori condizioni perché si sarà, nel frattempo, giovata della sosta conseguente al compromesso con la Germania. Potrà così tentare di portare a compimento il suo progetto: quello di diventare la dominatrice assoluta dell'Europa, Inghilterra compresa, poiché quest'ultima finirà sicuramente col concedere l'autonomia all'India e quindi a perdere la sua vera potenza.

Le probabilità di vittoria dell'Asse debbono, in questo momento, ritenersi alquanto limitate. Solo una eccezionale intensificazione della guerra sottomarina potrebbe ancora decidere favorevolmente le sorti della guerra.

Hitler, a quanto si intravvede, vorrebbe continuare la guerra su tutti i fronti, ma non ha forse l'esatta comprensione di ciò che, secondo l'avviso dei nostri diplomatici, si va determinando nell'interno della Germania.

Lo stesso Von Papen del resto più di una volta ha lasciato capire che per la Germania il fronte più pericoloso è quello interno. Sugli arabi non è il caso di fare il minimo affidamento. Essi sono slegati, avidi di denaro e traditori di professione.

Insisti quindi presso i tuoi principali sul concetto che è assolutamente indispensabile per l'Asse di gettare tutto nel calderone per tentare di schiacciare la Russia e, qualora ciò non risulti possibile, debbono convincersi che ancora esiste la possibilità di entrare in trattative indirette con Stalin.

Se i russi riuscissero a tagliar fuori l'Armata tedesca del Caucaso ed a rigettare le truppe avversarie oltre il Don, sarebbe troppo tardi.

Per quanto ci riguarda, ben sapendo che una guerra potrebbe determinare la fine del Kemalismo, continueremo a fare del nostro meglio per evitarla e, ripeto, se costretti dalla forza ci vedremo indotti a permettere l'occupazione di parte del nostro territorio; senza, tuttavia, per questo, prendere parte viva alla guerra».

Ha quindi soggiunto che le sue simpatie sono sempre per l'Italia, non per la sua bella faccia ma solo perché si tratta di un popolo mediterraneo con il quale è sempre possibile intendersi, perché non è sanguinario ma dedito al lavoro e perché, per quanto lo concerne, mai potrà dimenticare che a suo tempo ha avuto delle attenzioni e degli aluti personali che gli hanno permesso di ascendere al posto che attualmente occupa.

Ha concluso: «Caro amico, al punto nel quale ci troviamo io non posso fare di più. Pensa che abbiamo tradito o, almeno, non abbiamo ottemperato, per ben quattro volte, agli obblighi che ci imponeva l'alleanza, sempre perché fiduciosi nella potenza militare dell'Asse. Non si può tuttavia pretendere che la Turchia scenda in campo allo stato attuale delle cose. Io posso tutt'al più prestare la mia opera di mediatore ma, ben s'intende, con le precauzioni che il caso richiede.

Queste sono le mie idee, esponile pure al tuo Capo ma naturalmente è necessario che la cosa rimanga nel campo della massima riservatezza poiché, in caso contrario sarei costretto a sconfessarti e smentire ogni cosa a salvaguardia della mia personalità».

(l) -Vedi D. 443. (2) -Il presçnte documento reca il visto di Mussolini.
451

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 8258/1021 R. Bucarest, 31 dicembre 1942, ore 16,10 (per. ore 10,30 del 1° gennaio 1943).

Maresciallo Antonescu parlando ieri con un connazionale qui di passaggio ha definito assai grave situazione militare in Russia. Rostov -ha detto -è minacciata ed i russi continuano a combattere applicando un piano assai abilmente concepito. Maresciallo ha espresso critiche nei riguardi piano strategico formulato da Stato Maggiore tedesco aggiungendo: «Errori tattici sono facilmente riparabili ma è difficile riparare quelli strategici. Si è compiuto errore di non lasciare riserve strategiche in un punto delicatissimo del fronte. Non solo ma dal mare al Don in alcuni punti fascia occupata non oltrepassava i duecentocinquanta km: troppo pochi per permettere una azione a grande raggio con la conseguente dispersione di forze in zone lontane e difficilmente rifornibili quale quella del Caucaso. Noi avevamo fatto rilevare ai tedeschi molti gravi inconvenienti -egli ha concluso --solo per evitare tracollo».

452

IL CONSOLE GENERALE A ZURIGO, MOMBELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 40383/S.N. P.R. Zurigo, 31 dicembre 1942, ore 20,15 (per. ore 1 del 1° gennaio 1943).

Questo Console Generale di Germania mi comunica confidenzialmente quanto segue:

«Informatori occasionali di cui uno svizzero altro nazionalità sconosciuta ma ambedue noti per altri affari collega Germania, mi hanno informato essere a conoscenza da fonte attendibile che Legazione d'Inghilterra Berna in unione centri informativi inglesi Lugano starebbe organizzando attentato Duce per primi prossimo gennaio. Detta Rappresentanza sarebbe relazione con persone in Italia che si incaricherebbero esecuzione attentato. Esponente queste ultime sarebbe colonnello italiano che compie frequenti viaggi Roma Lugano Berna».

Collega tedesco riservasi appena possibile ulteriori informazioni (l).

Presente telegramma inviato Roma e Berna.

(l) Non sono state rinvenute altre comunicazioni in proposito.

453

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE 8281/408 R. Shanghai, 31 dicembre 1942, (per. il1° gennaio 1943) (1). Nanchino, 30 dicembre

Los mi ha informato a titolo strettamente confidenziale risultargli che trasferimento di Stghmer a Tokio era stato deciso primavera scorsa subito dopo noto infortunio subito da Ott cui segretario particolare venne arrestato per provata intelligenza con Governo sovietico.

Movimento sarebbe stato posposto per motivi di convenienza politica e anche di personale riguardo. Sarebbe stato affrettato in questi giorni per sviare commenti all'incidente occorso a Yokohama a un incrociatore ausiliario tedesco con indiretto danneggiamento di naviglio da guerra giapponese. Ma anche forse per disporre subito a Tokio di un uomo nuovo che possa prospettare con maggior franchezza e autorità eventuali nuove situazioni politico-strategiche.

Telegrafato Roma e Tokio.

454

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. s. 109. Berlino, 31 dicembre 1942.

La serie delle manifestazioni dell'Asse si è chiusa, quest'anno, con la tua visita al Quartier Generale -dove è stata notata la particolare deferenza con cui sei stato trattato -e con i colloqui che hai avuto col Fiihrer e con von Ribbentrop (2).

Da quanto tu hai avuto la cortesia eli riferirmi c da Qè1anto io stesso ho potuto rendermi conto ascoltando dalla viv2. voce del Filhrer il riassunto dei precedenti colloqui di contenuto politico e militare, mi pare non eia emerso nessun elemento nuovo, nessun nuovo indirizzo od orientamento che dimost~i come la, fantasia e lo spirito dei tedeschi non siano completamente esauriti, é'econdo quanto lo stesso Fiihrer ebbe a proclamare in un recente suo discorso.

Poichè questa situazione generale di stabilità è qui considerata con ottimismo, con il consueto ottimismo, mi propongo di esaminare in questa lettera personale -senza menomamente avere l'aria di muovere critlche o di fare previsioni quanto essa sia sostenuta da propositi e da speranze e quanto da una effettiva fondatezza.

Per avere elementi precisi di giudizio ritengo opportnno riportarmi alla situazione della scorsa primavera in cui il futuro si present?.va così promettente. Vi

erano state le strabilianti vittorie del Giappone in Estremo Oriente, nel Pacifico e perfino alle porte dell'India. In Europa gli eserciti tedeschi, usciti duramente provati ma vittoriosi dal duello invernale contro l'esercito sovietico, si preparavano a vibrare m1 nuovo colpo contro l'avversario, di cui si poteva legittimamente dubitare l'ulteriore potenziale di resistenza. Nel Mediterraneo l'offensiva britannica in Cirenaica del novembre-dicembre dell'anno precedente si era ancora una volta sfasciata e conchiusa in una ritirata che, se da un lato lasciava le truppe anglo-britanniche su posizioni leggermente migliori che all'inizio, appariva attestare un'altra volta la netta inferiorità militare dell'esercito e de'l Comando inglese. In Francia l'avvento di Laval sembrava socchiudere le porte verso una qualche forma di collaborazione positiva con l'Asse, atta se non altro, come indicava ad esempio la rimozione di Weygand dal Comando delle truppe nell'Africa del Nord, a neutralizzare progressivamente l'influenza della campagna nemica e delle tendenze degaulliste.

Se di fronte a questa situazione potevano variare gli apprezzamenti circa gli ulteriori risultati e sviluppi della vittoriosa offensiva del Giappone, circa la possibilità che la Russia avesse a resistere validamente ad un'altra campagna invernale, circa la reazione dell"opinione pubblica americana alla sequela ininterrotta di sconlitte che avevano accompagnato i primi mesi della sua esperienza bellica, era però s:.;nsazione precisa ed impressione generale che la situazione fosse giunta a tal punto di maturità per cui l'estate 1942 avrebbe condotto a una inequivocabile prova dl forza tra i vari fattori in giuoco, e che questa prova, anche se non di per sé ed immecliatame,lte decisiva, avrebbe permesso di individuare gli elementi dei probabili sviluppi avvenire. Potevasi intanto constatare che, nel campo militare almeno, l'iniziativa rimaneva tuttora nelle mani dell'Asse e che alla necessità di pararne i colpi l'Inghilterra e l'America si trovavano costrette a subordinare tuttora ogni loro piano strategico.

In questo quadro sono quindi da esaminare e valutare i progetti tedeschi quali si presentavano agli inizi della nuova stagione di operazioni, nonchè le previsioni che si potevano trarre in base a detti progetti circa gli sviluppi della situazione.

Gli obbiettivi strategico-politici perseguiti nella mente dell"Alto Comando tedesco per la campagna che stava per inlziarsi allo scorcio della passata primavera possono così sinteticamente elencarsi nel loro ordine logico e di successiva subordinazione:

1) infrangere e superare la linea difensiva sovietica, destinata ad essere trasformata in linea di sicurezza a difesa delle attuali operazioni militari e futuro dominio politico della Germania in Russia;

2) raggiungere ad oriente la linea del basso Volga, da Stalingrado ad Astrakan, nonchè del Mar Caspio, assicurando il fianco sinistro delle armate tedesche nella loro avanzata verso il Caucaso;

3) occupare il Caucaso settentfionale; 4) forzare il Caucaso vero e proprio con conseguente discesa su Tiflis da Batum e Baku; 5) riprendere l'offensiva in Egitto con l'intento di superare il Delta e raggiungere il Canale.

4S9

Ancora all'inizio di agosto i primi tre rappresentavano gli « obbiettivi minimi», in parte già conseguiti e per il rimanente di imminente e certa attuazione; il quarto -forzamento del Caucaso -era considerato come normale corollario dei precedenti e già praticamente scontato (proprio in quei giorni un gruppo di cacciatori alpini aveva piantato la croce uncinata sulla vetta dell'Elbrus); del quinto -marcia su Alessandria e Suez -si contava fiduclosamente la realizzazione. Come conseguenza della conquista totale del Caucaso già si pensava alla possibilità che le truppe dell'Asse si affacciassero sul Medio Oriente per affrontarvi le forze russo-anglo-americane, si aprissero la strada verso il Golfo Persico, l'Iraq, la Siria e si ricongiungessero, infine attraverso la Palestina, con le divisioni vittoriose di Rommel.

Non si rinunciava, infine, ad attendersi ancora qualche buona «sorpresa» da parte del Giappone: forse uno sbarco in Australia, un vittorioso attacco dalla Birmania sull'India, un'azione navale nel Golfo Persico; anzi, per ricordare le stesse parole del FUhrer, «quello che erroneamente si chiama sorpresa e che è invece il risultato di lunga ed accurata preparazione».

Le conseguenze politico-economiche della realizzazione totale di un simile programma sarebbero state immense; molto probabilmente decisive. La Russia, anche ove avesse continuata la guerra, privata definitivamente di ogni capacità offensiva; l'Asse arricchito di nuove fonti di materie prime di ogni genere e sopratutto di enormi riserve di petrolio, suscettibili, nonostante ogni distruzione operata, di esser messe nuovamente in efficienza in un giro di tempo relativamente breve; il Mar Nero e lo stesso Mediterraneo trasformato in un lago dell'Asse; una Turchia quanto meno definitivamente neutralizzata; sopratutto l'Impero britannico definitivamente stroncato nel punto più vitale della sua colonna vertebrale, in Egitto, Mar Rosso e Vicino Oriente.

Di quale ritorno offensivo, in tali circostanze, avrebbero potuto esser mai più capaci gli anglo-americani, privati di tutte le loro basi europee, nordafricane ed asiatiche e ridotti esclusivamente a difendere le loro posizioni nei due continenti americani e sulle coste occidentali e meridionali dell'Africa?

L'azione su Stalingrado, lanciata da parte tedesca ai primi di agosto con sicurezza matematica di successo, era preventivata, come il Fiihrer ebbe a dichiararmi personalmente durante l'udienza del 4 agosto (vedasi mio rapporto del 5 agosto) (1), per la durata massima di una diecina di giorni; e già le truppe si tenevano pronte per marciare, immediatamente dopo, su Astrakan. Da allora è trascorso un lungo periodo di tempo; e nonostante le ulteriori assicurazioni datemi dal Fiihrer in una sua lettera del 22 settembre (2), la lotta intorno a Stalingrado è ancor oggi tutt'altro che favorevolmente risolta. Sia perchè la conquista della posizione fosse ritenuta essenziale allo sviluppo dei loro ulteriori piani strategici, sia perchè fosse divenuta una questione di prestigio, sia finalmente perchè trascinati giorno in giorno dall'illusione che i sovietici dovessero da un momento all'altro cedere, i tedeschi si sono accaniti ciecamente nella lotta, tralasciando ogni altro obbiettivo e lasciandosi sorpren

dere così dal sopravvenuto inverno in un sanguinoso e sterile combattimento di porta in porta e di strada in strada tra le rovine fumanti della città.

Se è troppo semplicistico, e perciò stesso inesatto, attribuire alla battaglia di Stalingrado un valore determinante ed esclusivo su tutto quanto si è successivamente passato e si potrà ancora passare, è indubbio che la resistenza di Stalingrado ha impedito la conquista totale del Caucaso settentrionale e influito sulla realizzazione dei programmi anglo-sassoni nel Mediterraneo in relazione all'offensiva nell'Egitto ed allo sbarco nell'Africa francese. Del resto la pretesa di una valutazione del genere ha oggi soprattutto sapore accademico. Che la battaglia di Stalingrado venga un giorno giudicata come causa precipua oppure semplice coincidenza degli avvenimenti svoltisi dal 15 agosto al 15 novembre è questione che qui non interessa; quel che è intanto da constatare è che tali avvenimenti hanno nel giro di tre mesi in parte deluso, in parte sconvolto le previsioni già fatte. Si tratta piuttosto di esaminare il significato e la portata e di fare un bilancio attivo e passivo della situazione alla fine del 1942.

Si deve anzitutto constatare che da parte dell'Asse non sono stati raggiunti una serie di obbiettivi sui quali si contava, in parte con certezza, in parte con ragionevole aspettativa. Può dirsi sinteticamente che la resistenza sovietica a Stalingrado ha rappresentato la perdita netta di un anno nella economia generele della guerra contro la Russia, e ciò senza che neppure potesse essere conseguito il «programma minimo» che il Flihrer si era prefisso. Ne scaturiscono una serie di conseguenze immediate o indirette, tra le quali:

-nonostante i forti sacrifici sopportati e l'usura fatale in fatto di uomini e materiali, non è stato possibile stroncare la forza militare sovietica. L'andamento delle operazioni inoltre non ha consentito l'ultimazione della progettata linea difensiva avanzata sul Don, 1'« Ostwall », al riparo del quale consolidare in economia di forze la propria occupazione e attivare lo sfruttamento pacifico dei territori occupati;

-permane quindi, ed in forma preoccupante, un problema militare sul fronte russo, con di fronte anzi un avversario che continua a dar visibili segni di aggressività;

-ne consegue oltre tutto l'impossibilità di smobilitare l'esercito germanico in Russia per poter a sua volta utilizzare le forze così rese libere sia in altri settori bellici, sia nella non meno importante battaglia per la produzione;

-è venuta a mancare la realizzazione degli ulteriori piani strategici tedeschi in direzione del Caucaso meridionale verso tutto il Vicino Medio Oriente. Viene così a cessare la speranza di poter immediatamente acquisire all'Asse le preziosissime fonti di petrolio del bacino georgiano, mentre di converso rimangono assicurate alla Russia le continuate forniture di carburante così necessarie per la sua industria, la sua agricoltura e i suoi trasporti oltre che per le sue necessità belliche.

Accanto a queste mancate aspettative della Germania, devesi tuttavia numerare anche una serie di successi o comunque di elementi favorevoli acquisiti dagli avversari. Al riguardo può osservarsi tra l'altro:

-che la offensiva vittoriosa britannica in Egitto, oltre ad aver sollevato la minaccia itala-tedesca contro il Delta e Suez, ha inferto all'Asse delle notevoli perdite di materiali ed umane;

-che lo sbarco anglo-americano in Marocco e Algeria ha permesso all'avversario di insediarsi con sicurezza nel Mediterraneo occidentale minacciando di poter un giorno conseguire il dominio di tutta la costa nordafricana e comunque stroncando per un tempo indeterminato ogni possibilità offensiva dell'Asse in Africa;

-che l'avversario dimostra di aver raggiunto su quasi tutti i settori la parità aerea ed in certi casi addirittura la superiorità;

-che la battaglia di Stalingrado ha dimostrato come, contrariamente a quanto l'esempio dei primi anni di guerra aveva indotto a ritenere, non sia vero (o non sia più vero) che l'esercito tedesco sia irresistibile. Parallelamente la battaglia di El Alamein ha dimostrato viceversa non esser vero (o non esser più vero) che l'esercito tedesco sia imbattibile. Diminuita capacità offensiva tedesca o aumentata capacità difensiva dell'avversario? Diminuita capacità difensiva tedesca o aumentata capacità offensiva dell'avversario? Le risposte sono sino a un certo punto indifferenti.

Per quanto riguarda gli altri più lontani settori, una valutazione appare più incerta. Ma certo è che le speranze riposte in nuovi successi giapponesi sono state fino ad ora deluse. È vero che nella battaglia attorno alle Salomone e alla Nuova Guinea gli americani hanno subito delle gravi perdite, ma è anche vero che per la prima volta le azioni offensive nipponiche sono state arginate e in certi punti perfino respinte. Parimenti assistiamo ad una battuta d'arresto per quanto riguarda l'annunciata e attesa offensiva giapponese contro l'India, mentre concordi segnalazioni farebbero ritenere tuttora improbabile una azione contro Vladiwostok.

Come valutare tutti questi elementi agli effetti dell'unica conclusione che realmente importa, e cioè l'esito finale del conflitto?

È innegabile che la Germania ha attraversato una fase sfavorevole. Ma, stiamo assistendo ad uno dei tanti alterni movimenti pendolari delle fortune di guerra, oppure -come qualcuno in questi alti circoli politici lascia trapelare -gli avvenimenti odierni possono essere interpretati ed accettati come incisivi sulla saldezza stessa del paese? Una risposta non può prescindere da alcune considerazioni generali sul carattere particolare di questo conflitto.

A chiunque si avventuri in una indagine speculativa sulle sorti dell'attuale conflitto nell'ambiziosa pretesa di scrutare l'avvenire, fa difetto ad un certo momento la stessa immaginazione. Il carattere universale oramai assunto dalla guerra ha allargato talmente il campo visivo dell'osservatore ed il giuoco interdipendente delle forze che esso ha scatenate, da rendere estremamente difficile se non impossibile individuare fin d'ora gli elementi dai quali scaturirà la decisione finale. Si aggiunga la quasi completa mancanza di un fronte diretto e continuato fra i due gruppi di avversari. I contendenti, a differenza della guerra 1914-15, non si trovano questa volta fronte a fronte, divisi da un semplice filo spinato e qualche palmo di «terra di nessuno», ma si guardano in cagnesco da una sponda all'altra di una Manica, di un Mediterraneo, dove addiritura non di un Atlantico o un Pacifico.

II fattore militare, pur rimanendo sempre evidentemente il decisivo, ha perso il carattere immanente di elemento dal quale in ogni ora può sprigionarsi

la vittoria e la sconfitta. La rotta di un esercito, la perdita o la conquista di immensi territori, la stessa scomparsa di interi paesi sono eventi che, di per sé decisivi in altre circostanze, hanno appena valore episodico nel quadro generale e più vasto dell'odierno duello.

Accanto al Giappone «irraggiungibile ed imbattibile>> esiste anche una America non meno «irraggiungibile ed imbattibile>>. La mente rimane perplessa nel raffigurarsi l'ultimo atto della immane tragedia, e cioè come praticamente una delle due parti riuscirà ad imporre la propria volontà all'altra.

Mentre in queste circostanze ogni previsione è azzardata, non è escluso tuttavia il poter fare delle ragionevoli considerazioni, setacciando le infinite possibilità e raccogliendole nel campo più limitato delle probabilità. Sta di fatto del resto che, se il passar del tempo apre nuove eventualità, esso elimina anche via via una serie di eventualità oramai superate e permette di stabilire alcuni concetti fondamentali. Tra questi, agli effetti della presente analisi, sembrano essenziali i seguenti due. Il primo è che la guerra, sorta in Europa e per il predominio di Europa, verrà, nonostante l'interdipendenza dei vari teatri di operazione, decisa in Europa: i tedeschi pretendono sul fronte russo, gli italiani insistono, giustamente, sul Mediterraneo. Il secondo è che la guerra -come già quella precedente -non meno che dalla forza ed abilità militare dei contendenti, inteso tale aggettivo nel senso ristretto e tecnico della parola, verrà decisa dalla resistenza morale e fisica dei vari popoli, nonché dalla loro capacità di produzione che a sua volta è elemento essenziale nel determinare sia la predetta resistenza sia la forza degli elementi combattenti veri e propri.

Se, riportandoli alla situazione quale oggi si presenta, è possibile riassumere questi concetti in una formula, essa è che, salvo sempre l'intervento di altri e nuovi elementi tuttora imponderabili, l'esito del conflitto dipenderà ormai dal grado e dal tempo nel quale la Germania riuscirà a realizzare i seguenti obbiettivi: l'organizzazione e lo sfruttamento dei territori controllati o conquistati dall'Asse ed in particolare dei territori russi; l'eliminazione del fattore militare sovietico; la neutralizzazione della possibilità di uno sbarco avversario nei Balcani. Gli avvenimenti in altri settori potranno influire indirettamente su questi, ma non, da soli, determinare l'esito del conflitto.

Solo mediante l'organizzazione e lo sfruttamento dei territori orientali può infatti la Germania sperare ormai di dare alla « fortezza europea » quel più largo respiro che è necessario alle esigenze di una indefinita resistenza attiva, e cioè tale, oltre che di garantire il problema alimentare, anche di produrre mezzi di difesa ed offesa superiori o almeno uguali a quelli che l'avversario possa utilmente mettere in essere contro di lei.

Si tratta di vedere se il processo organizzativo della « fortezza europea » (intesi in questi termini tutti i vari aspetti della vita economica di un paese: agricoltura, industrie, trasporti, forze lavorative) avrà termine prima o dopo che l'analogo processo organizzativo dell'avversario possa far sentire pericolosamente il proprio peso sulla bilancia.

Per ciò che riguarda il processo organizzativo, circolano qui le valutazioni più disparate; mentre i dirigenti, evidentemente a scopi propagandistici, continuano a dipingere l'Ucraina come una seconda terra promessa, gli esecutori non nascondono serie preoccupazioni al riguardo, sia col dichiararsi molto pru

33 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

denti per quanto riguarda l'efficienza effettiva dei futuri raccolti dell'Ucraina, sia per quanto si riferisce alle possibilità reali di trasportare tali raccolti dai luoghi di produzione a quelli di consumo.

Sintomatici ad esempio, per quanto riguarda le difficoltà reali di trasporto e le conseguenze nel settore alimentare, sono alcuni esempi di dettaglio. Come è noto, la Germania, in seguito ad una decisione del Fi.ihrer, fornisce settimanalmente un treno di grano dall'Ucraina all'Italia. Nonostante che le etichette portino l'indicazione «Ucraina », di fatto il grano spedito con tali treni è stato spesso fino ad ora grano di produzione germanica, dato che per varie circostanze non era possibile trasportare grano dall'Ucraina.

Ancora proprio in questi giorni la città di Berlino ha avuto un periodo di crisi per quanto riguarda le uova e le patate, e ciò mentre nell'Ucraina vi è un'abbondanza di uova e mentre in altre regioni della stessa Germania vi sono notevoli quantitativi di patate.

Facendo astrazione da quelle che potrebbero essere le conseguenze per il potenziale industriale ed in generale per il potenziale economico della Germania da eventuali perdite di territorio (paesi alleati, paesi controllati, paesi che da neutri possono diventare nemici, parti di territorio nazionale), restano naturalmente aperte nella loro totalità le incognite delle offese aeree del nemico. Ogni previsione al riguardo è naturalmente in sé stessa particolarmente azzardata, però non è difficile pensare che dopo la relativa stasi delle ultime settimane, un certo giorno gli attacchi aerei sulla Germania riprenderanno, e probabilmente con maggiore intensità, per cui sono da attendersi, e vanno messi al passivo di ogni previsione, gravi danneggiamenti ad impianti industriali, miniere di carbone e soprattutto a centri ferroviari.

Nella valutazione poi della situazione interna del paese, non bisogna dimenticare che nell'industria germanica lavorano milioni e milioni di operai stranieri e prigionieri di guerra. Si può ritenere che fra lavoratori stranieri e prigionieri di guerra si arrivi ad almeno dieci milioni di unità di lavoratori, tutta gente che evidentemente è molto meno disposta dei tedeschi ad affrontare situazioni di emergenza in conseguenza di peggioramenti nel settore alimentare o di periodi difficili provocati da azioni aeree molto vivaci e che in ogni caso può costituire in una fase critica un grosso elemento di debolezza, dato che evidentemente nel complesso la maggioranza di tale massa è costituita da elementi sui quali non si può fare nessun assegnamento e che invece possono ad un dato momento richiedere nuove dispersioni di energie e nuove preoccupazioni per il loro controllo.

La guerra sotto certi aspetti in questo momento si presenta come una grossa concorrenza fra la produzione industriale dei paesi dell'Asse e la produzione industriale degli Stati Uniti e dell'Inghilterra.

Come detto sopra, la produzione industriale dei Paesi dell'Asse ha nel suo complesso raggiunto il massimo. D'altra parte invece sopratutto quella degli Stati Uniti d'America è ancora ben lontana d'aver raggiunto tale massimo e quindi di entrare nella fase di crisi latente di saturazione in cui si trova la produzione dei paesi dell'Asse. La produzione americana, che tutto lascia supporre abbia superato o stia per superare la crisi iniziale di organizzazione, entrerà poi in uno stato di normalità e, non è da escluderlo, fra qualche anno verrà a

trovarsi nelle stesse difficoltà che si possono chiamare di saturazione in cui si

trova oggi la produzione dell'Asse.

Nel frattempo però bisogna tener conto di questo periodo certamente pluriennale della normalità della produzione americana che per tutto tale lasso di tempo sarà nettamente superiore alla produzione dei paesi dell'Asse e che l'Asse può neutralizzare con un solo mezzo: la guerra sottomarina.

La domanda che ci si può porre è quindi questa: potrà questa specie di diaframma, rappresentato dalla guerra sottomarina, non solo conservare la efficienza attuale, ma ancora aumentarla e perfezionarla e, se ciò è possibile, potrà essere conservata allo stesso potenziale per un certo numero di anni?

Qualora ciò avvenisse, ne risulterebbe un elemento fortemente positivo a vantaggio della Germania. Allo stato attuale delle cose, la cifra degli affondamenti subiti dal nemico è per esso ben grave se, come è riconosciuto da certi esperti, le costruzioni navali nuove non bastano a colmare i vuoti prodotti dagli affondamenti stessi; e anche se ciò avvenisse, se gli avversari potessero cioè stabilire un equilibrio tra perdite e costruzioni, rimarrebbe il problema degli equipaggi il cui addestramento non può essere cosi rapido.

Vi è quindi, e potrà ancora aumentare, un logorio importantissimo della produzione avversaria costituito, oltre che dal suo impegno bellico, dall'insidia sottomarina.

Guardando invece il problema della produzione in Germania, si deve a questo punto osservare che i dirigenti tedeschi, nel fare i programmi di produzione industriale e nel considerare le operazioni militari, che sono in diretta relazione e dipendenti dal realizzo di tali programmi, si distaccano, si potrebbe dire con ritmo crescente, dalla realtà dei fatti, preoccupati soltanto della necessità dell'attuazione dei programmi stessi e dimenticando quindi, in perfetta buona fede, l'impossibilità materiale di realizzare le loro idee.

Ritengo opportuno a questo punto soffermarmi un momento sulle conseguenze derivanti dal metodo della propaganda tedesca. Ma è necessaria una premessa: ricordare cioè come almeno da un anno a questa parte io, registrando e trasmettendo fedelmente -come era mio preciso dovere -le dichiarazioni e le assicurazioni formali che i capi responsabili, anche i più grandi, politici e militari, mi facevano, non abbia mancato di accompagnare tali dichiarazioni con le riserve e le argomentazioni giustificate dalla conoscenza diretta che avevo delle varie situazioni.

Già nei miei precedenti rapporti dichiaravo, che nella convinzione e sulle conseguenze replicate ed esplicite dichiarazioni -rese con la più autorevole solennità -che la guerra sarebbe stata vittoriosamente liquidata al massimo in sei mesi, erano state impartite direttive ed ordini di propaganda euforica che, per verità, i primi folgoranti successi militari avevano giustificato, alimentato e sostenuto.

Quando sono sopravvenute le prime difficoltà e contrarietà di carattere militare, i capi ed i responsabili tedeschi hanno ritenuto opportuno nascondere al popolo la realtà della situazione che, trapelando poi fatalmente attraverso voci ed informazioni incontenibili, creavano sorprese, delusioni e sbandamenti.

Il prolungarsi di questo metodo di imbonimento ha portato come conseguenza che il popolo non ha più prestato fede ad una tale propaganda, della quale peraltro si sono venuti a trovare schiavi gli stessi capi e dirigenti.

Il popolo quindi si è poco a poco disinteressato ed allontanato dalla realtà delle cose, rifugiandosi nella sua caratteristica disciplina che è fatta di fatalismo e di rassegnazione e cercando sollievo e consolazione nel limitato soddisfacimento dei suoi desideri di carattere materiale.

Bisogna dire peraltro che tale soddisfacimento rappresenta un lato importante anche per la resistenza morale, oltrechè fisica, del popolo. Ora le razioni non sono molto cambiate, dall'inizio della guerra, e sopratutto vengono distribuite quasi sempre con puntualità e con ordine (salvo alcuni episodi locali di rarefazione o mancanza di una merce dovuti alle difficoltà logistiche). Ciascuno sa insomma di poter contare su quel poco che gli è assegnato dal razionamento: e sa di poterlo ottenere a un prezzo normale. Non vi sono stati rincari sensibili, dall'inizio della guerra, nei generi ài prima necessità. Vi è un po' di mercato nero per il caffè, il pollame, il vino, ma esso è piuttosto innocuo, tanto che la autorità chiude un occhio se non si tratti di speculatori di professione, i quali allora vengono giustiziati senza pietà.

Vi è quindi un assestamento ordinatissimo e anche, vorrei aggiungere, volonteroso nell'interno della fortezza germanica. Si cerca di evitare il disfattismo e il pettegolezzo politico ancor più che nei primi anni di guerra; e ciò non solo per paura, ma anche per un istintivo bisogno di silenzio, per una intima necessità di non lasciarsi impressionare da circostanze sfavorevoli, da cogitazioni per il futuro che indebolirebbero la coscienza.

Fra gli ufficiali e i funzionari, d'altra parte, è osservato scrupolosamente l'obbligo di segretezza; la proibizione assoluta di accennare a cose militari vige non solo nei confronti degli stranieri, ma anche nei riguardi della popolazione.

La popolazione stessa non crede più ciecamente nella vittoria, ma è convinta che un esito negativo della guerra provocherebbe per essa conseguenze disastrose e irrimediabili. Forse ancor più che la propaganda insistente che si svolge in questo campo, citando le voci straniere sulla sorte che sarebbe riserbata a un popolo tedesco sconfitto, influiscono su di esso il ricordo dell'inflazione,

della miseria, dell'impotenza seguiti a Versailles. Tutti sono quindi concordi nella necessità di vincere e quindi nella necessità di combattere, per raggiungere la decisione chiara e definitiva menzionata dall'ultimo proclama del Fiìhrer.

Per vittoria non si intende ormai più, nell'opinione pubblica tedesca, debellamento assoluto dell'avversario, dominazione completa del nemico. Tali ideali sono rientrati da un pezzo. Per vittoria si intende piuttosto una resistenza tale che permetta di restare sul campo più saldi e più a lungo degli avversari. È forse vera anche ora la frase di Clemenceau: «Vincerà colui che avrà potuto credere di non esser stato vinto un quarto d'ora più a lungo dell'avversario ... ».

Naturalmente la situazione crea così un'atmosfera di gravità molto pesante e nella quale ogni tedesco è portato a maggiormente incupire la sua natura, a chiudersi in sé stesso straniandosi sempre più dal mondo esteriore.

Viene di paragonare la Germania d'oggi a una massiccia nave che, nel mare pieno di nebbia, non segue più esattamente una rotta. Il comandante, per non

allarmare i passeggeri, sta sul ponte più alto e nasconde anche agli ufficiali le sue preoccupazioni. Vi è ancora molto combustibile, le macchine continueranno a funzionare. I viveri sono scrupolosamente razionati per bastare il più a lungo possibile. Tutto bene a bordo. Il bastimento continua a navigare, ma quando e dove giungerà in porto? E resisterebbe a una tempesta che lo investisse in pieno?

Carissimo Ciano, io potrei seguitare ancora a fermare sulla carta osservazioni, ipotesi ed interrogativi. Ma non ti direi niente di più che già non sia stato detto nei miei precedenti rapporti e niente di nuovo sui giudizi nei quali ti sei evidentemente confermato dopo l'ultima tua visita al Quartier Generale.

Come tu stesso molte volte hai avuto occasione di dirmi, è estremamente difficile in questo momento fare delle previsioni. Chè se una previsione può esser fatta, essa si riferisce all'atteggiamento che assumerebbero i paesi occupati -dove mi consta la situazione r.~·1 essere perfettamente tranquilla -, i paesi neutrali ed i paesi che, come la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria stanno sopportando uno sforzo notevole, nel caso di serie difficoltà tedesche.

Per quanto riguarda l'Italia, qui sono -sopratutto dopo l'ultimo discorso del Duce -completamente tranquilli, nel senso che non si mette in dubbio la pacacità e la volontà di resistenza del popolo italiano anche di fronte ad un previsto aggravarsi ed intensificarsi dell"attività aerea avversaria.

Comunque, sta di fatto che nel concetto della «fortezza europea» la Germania rimane al centro, nella posizione cioè meno esposta a pericoli e più facile a difendere, mentre l'Italia, formando il fianco sud attualmente più vicino al punto dove si concentra il maggiore contingente di forze avversarie, resta la parte più vulnerabile e quindi sottoposta alla maggiore pressione.

I tedeschi se ne rendono conto. Appunto perciò essi manifestano ora una notevole volontà di contribuire in un modo più vasto ad aumentare l'efficienza del fianco sud, cioè dell'Italia.

Sotto questo aspetto i vincoli di solidarietà e di collaborazione tra i due paesi vengono necessariamente rafforzandosi; al modo stesso che all'aumentato grado di responsabilità e di sacrificio spettante presentemente all'Italia potrà e dovrà corrispondere una maggiore influenza sullo sviluppo delle direttive belliche e delle decisioni finali.

A questo proposito devo far presente come mi sia stato qui confidenzialmente ma autorevolmente detto che il s;Jggerimento da parte italiana circa l'opportunità per la Germania di trovare una soluzione con la Russia, ha avuto una fondamentale importanza. Mi è stato infatti dichiarato che, se anche il Fuhrer si è trovato nella condizione di non poter accoglierla a causa del momento in cui essa veniva avanzata -durante, cioè, una fase di ripiegamento -ed a causa della delicata situazione cui egli si trovava di fronte ai suoi collaboratori Cotto o dieci persone), la presenza dei quali lo metteva in imbarazzo, pur tuttavia la proposta è rimasta nel suo spirito e potrà in seguito dare utili risultati. E ciò sopratutto per quanto si riferisce al prolungarsi della guerra ed agli

inevitabili svantaggi derivanti da un atteggiamento di resistenza passiva.

(l) -Manr.a l'indir.azion8 ck11e ore di pn.rteJ;.:;~a di arrivo. (2) -Vedi D. 418 e 430. (l) -Vedi D. 24. (2) -Non pubblicata: trovasi in ACS, Carte Alfieri, busta 6, fase. 22. Di tale lettera Alfieri non dette notizia al Ministero.
455

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S.N.D. 57/1 P.R. Roma, 2 gennaio 1943, ore 15.

Ministro Ferie mi ha messo al corrente situazione in Croazia a seguito evacuazione da parte II Armata alcuni territori già da essa controllati. Ministro Ferie mi ha segnalato contrarietà suo Governo siano istallate formazioni cetniche nei territori evacuati anche se dette formazioni sono inquadrate da noi.

Questione viene attentamente esaminata da competenti Autorità Militari e verrà tenuto massimo conto punto di vista croato (1). Riservomi precisazioni ulteriori (2).

456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI

T. PER CORRIERE 45081 P.R. Roma, 2 gennaio 1943.

Questa Ambasciata di Germania ha informato che il Governo tedesco si propone di trasmettere alla Rappresentanza di Germania a Parigi le seguenti «decisioni» del Fiihrer prese in seguito alle conversazioni avute con Lavai.

Il Plenipotenziario tedesco a Parigi ha istruzioni di comunicare a voce dette «decisioni » al Capo del Governo francese. Esse sono le seguenti:

« l 0 ) Il Governo francese può fare proposte, per la formazione nuova delle Forze Armate francesi. Da parte germanica vi è competente l'O.B. West (Oberbefehlshaber West-Comando Superiore Ovest: Generalfeldmarschal von Rundstedt). Trattasi di unità per la protezione aerea, protezione dei ponti e delle ferrovie, nonché del mantenimento della Guardia Mobile.

2°) La questione dell'eventuale ricupero di navi affondate a Tolone, è cosa che le Potenze dell'Asse si riservano per sè. Lavai può -forse in occasione di una conferenza della stampa -rendere noto che al Governo Germanico non sono noti motivi per annoverare l'Ammiraglio de Laborde tra i traditori menzionati nella lettera del Ftihrer a Pétain.

3°) Il Governo francese può sottoporre proposte per la formazione della Phalange Africaine, per la quale verrebbe concesso un effettivo di 15-20.000 uomini. Da parte germanica ne è competente l'O.B. West. Anche a riguardo di un rafforzamento numerico della Légion Française contre le Bolchévisme, nulla vi è da obiettare.

4°) Le proposte di Lavai concernenti la propaganda in Francia e la propaganda dissolvitrice nel Nord Africa possono, in quanto esse tocchino que

(.2) Y.edi _D...4'J.Q,_nota 2.

stioni politiche, essere attuate dal Governo francese d'accordo con le Ambasciate delle Potenze dell'Asse, in quanto tocchino questioni militari, d'accordo con le competenti autorità militari germaniche ed italiane.

5°) Non si contempla una trasformazione dei prigionieri di guerra francesi in lavoratori civili. Per contro si sta esaminando da parte dello OKW (Comando Supremo delle Forze Armate Germanico) la questione della concessione di licenze in patria per i prigionieri di guerra francesi. In ciò esse licenze debbono sottostare alle possibilità di licenze esistenti per i soldati germanici nell'Est.

6°) Le questioni economiche sollevate da Lavai, come il modo di raccogliere le convenute aumentate spese di occupazione, nuovo ordinamento delle tasse, lotta contro il mercato nero, forniture di generi alimentari e la «Ostlandgesellschaft », verranno trattate dal Delegato per le questioni economiche, Ministro Hemmen, in unione con le Autorità Militari, il Piano Quadriennale ed il Ministero del Reich per l'Economia.

7°) A riguardo del raggruppamento di alcuni movimenti politici già esistenti come Déat, Bucard, Darnard sotto la guida di Lavai il Governo Germanico non prende posizione fintantoché con ciò non sorga la formazione di un fronte rivolto contro la Germania. Ad uno scioglimento di gruppi esistenti come Doriot, Costantini ecc. non può assentirsi, perché l'attuazione pratica potrebbe o prima o poi essere garantita soltanto dalle autorità d'occupazione germaniche.

8°) Nel parificare l'esercizio della Censura nel territorio di nuova e vecchia occupazione, gli interessi politici germanici sono da farsi valere pel tramite dell'Ambasciata, gli interessi militari pel tramite dell'O.B. West risp. del Comandante Militare. Istruzioni più precise al riguardo verranno ancora dopo aver sentito le Autorità Militari.

9°) Telegrammi firmati da Lavai personalmente, possono essere cifrati, e così pure telegrami di Capi Missione francesi all'estero per Vichy. Ci si riserva il controllo sull'osservanza di questa convenzione.

Le comunicazioni per corriere del Ministero degli Affari Esteri francese con le sue Missioni possono essere concesse soltanto qualora ad un Incaricato della Rappresentanza dell'Ambasciata a Vichy venga data facoltà di prendere visione degli invii in arrivo ed in partenza dei corrieri. Accordi più dettagliati con il Governo francese debbono essere presi dall'Ambasciata. Non si sollevano obiezioni contro la presenza di Addetti Militari presso le Missioni francesi all'estero.

10°) È desiderato un incremento della produzione bellica in Francia che lavora per ordinazioni germaniche. Ciò non deve però apportare alcun pregiudizio al previsto aumentato impiego in Germania di lavoratori civili francesi».

Siamo anche noi d'accordo per quanto ci riguarda ed in tal senso potrete esprimerVi con codesto Governo. Codesta Rappresentanza di Germania ha istruzioni di mettersi in proposito in rapporto con Voi (l).

(l) Per la risposta di Casertano, vedi D. 470.

(l) Per la risposta vedi D. 460.

457

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 105/01 R. Sofia, 2 gennaio 1943 (per. l'8).

Mio telegramma n. 848 (l).

Questo Presidente del Consiglio, nel parlarmi del viaggio del Ministro della Guerra, Generale Michoff, in Germania e del rapporto che questi farà al Ftihrer in questi giorni, nel suo Quartier Generale, mi ha confermato che tra le principali questioni che verranno trattate in questo incontro militare bulgarotedesco sarà quella delle forniture di armi germaniche alla Bulgaria.

La tesi dei bulgari, in tale campo, è che, secondo la definizione tedesca, l'intero continente europeo è una fortezza che deve essere difesa da tutti i lati. Ora la cintura protettiva nella zona balcanica è tutt'altro che pronta e sicura e alcuni [indizi] farebbero supporre non impossibile un tentativo anglo-americano di aprire un secondo fronte agendo sulle coste di Grecia o di Tracia o spingendo la Turchia a qualche colpo di testa. Un motivo che potrebbe spingere Londra e Washington a tentare qualche avventura da queste parti sarebbe la tentazione costituita dai pozzi petroliferi romeni oltre che la persuasione che, ad uno sbarco alleato nella penisola balcanica, farebbe subito eco e seguito una rivolta in Serbia ed in Grecia.

In tali condizioni, l'organizzazione militare e l'armamento dell'esercito bulgaro che sarebbe, in quella circostanza, punto centrale ed efficace della difesa di questa zona, vanno migliorati ed allo scopo il Generale Michoff insisterà presso i tedeschi per ottenere sopratutto carri armati ed armi di postazione onde perfezionare il sistema difensivo bulgaro a meridione e ad oriente.

Nel parlarmi di tale argomento il Presidente del Consiglio mi ha indirettamente fatto comprendere come la mancata partecipazione dell'esercito bulgaro alle operazioni antisovietiche sul fronte orientale si stia oggi dimostrando, per l'evoluzione degli avvenimenti, molto utile, in quanto essa ha permesso alla Bulgaria di mantenere intatte e pronte forze ingenti che, da un momento all'altro, potrebbero dimostrarsi molto efficaci nella protezione della frontiera sud-orientale del «fortilizio» europeo.

458

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

L. Roma, 2 gennaio 1943.

Il Duce, nel Suo odierno rapporto, mi ha fatto presente l'opportunità che la data del Suo progettato incontro con il Poglavnik in Italia venga lasciata ancora indeterminata (2).

Analoga <1ec1sone Egli ha preso per quanto riguarda le visite del Presidente del Consiglio di Ungheria de Kallay e di Mihai Antonescu, entrambe progettate per la fine dello scorso anno e successivamente rinviate (1).

Ove lo riteniate opportuno potrete portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo facendo presente come il Duce continui a dedicare quotidianamente la Sua personale attenzione agli sviluppi delle operazioni belliche attualmente in corso e come pertanto il Suo tempo sia, nell'attuale momento, del tutto assorbito dalle cure, civili e militari, del Suo alto ufficio.

Vorrete aggiungere che non appena le attuali fasi operative potranno dirsi avviate a conclusione il Duce si ripromette di far conoscere il periodo più propizio per l'incontro con il Poglavnik e che pertanto l'invito rivoltogli va considerato come confermata per quanto ne sia stata rinviata a tempo da determinarsi la data.

(l) -T. 8280/848 R. del 31 dicembre 1942 prossimo viaggio in Germania del ministro della Guerra Michoff per discutere la questione delle forniture tedesche alla Bulgaria e la collaborazione bulgara per l'occupaziOne ed Il controllo di una parte del territorio serbo. (2) -Vedi D. 282.
459

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 2 genaio 1943.

Dalle segnalazioni dei nostri funzionari in Montenegro, in Dalmazia, in Croazia e in Serbia nonchè da elementi forniti alle nostre Legazioni dai Governi di Zagabria, di Budapest e di Sofia risulta che la situazione nei Balcani si è venuta aggravando in queste ultime settimane, non solo per la maggiore audacia delle formazioni partigiane (comuniste) e per l'estendersi della loro propaganda nell'elemento croato, ma per la sistematica organizzazione delle forze cetniche che hano le loro basi più importanti in Montenegro ed in Croazia. Poichè buona parte di questi territori sono occupati o controllati dalle nostre truppe, da più parti è stata manifestata una certa preoccupazione per il nostro atteggiamento nei riguardi di queste forze cetniche, alcune delle quali sono armate, inquadrate e pagate da noi.

Come è noto, i tedeschi hanno proceduto allo scioglimento di analoghe formazioni armate dipendenti da Nedic e insistono perchè uguali misure siano adottate da noi. Nello stesso senso è stato fatto dal Ministro Peric, d'ordine del suo Governo, un passo presso questo Ministero.

Tra i varii elementi segnalati in merito all'atteggiamento delle formazioni cetniche da noi inquadrate si citano i seguenti:

0 ) -In base al noto accordo di collaborazione, firmato a Cettigne il 24 luglio 1942 tra il Governatore del Montenegro e gli esponenti del Comitato Nazionalista Montenegrino, fu deciso che le formazioni volontarie cetniche in

Montenegro non dovessero superare i 3.500 uomini; mentre in realtà tali forze possono ora valutarsi a circa 35 mila armati.

2°) -La personalità di maggior rilievo tra i nazionalisti montenegrini, il Voivoda Pavel Gjurisic, valendosi del diritto tacitamente riconosciutogli di amministrare e governare esclusivamente in proprio alcune località conquistate ai comunisti, si è costituito un feudo estesosi pian piano alla fascia centrale del Montenegro (ossia ai Distretti di Kolasin e Zabljak) sui quali praticamente nessun controllo viene esercitato da parte nostra.

3°) -Il Pavel Gjurisic è stato in passato capo di S. M. di Draza Mihajlovic e ne è tuttora il braccio destro. Segnalazioni concordi fanno ritenere che proprio in questo feudo del Gjurisic, il Draza Mihajlovic stia procedendo alla realizzazione di un piano generale sia di organizzazione delle forze armate ai suoi ordini, sia dell'ordinamento dei territori nei quali infierisce la rivolta.

4°) -Dal Montenegro l'azione del Draza Mihajlovic si è estesa nella Bosnia e nell'Erzegovina, dove avrebbe quali suoi rappresentanti il Magg. Bacovic ed il Voivoda Jevdevic. Dallo Jevdevic e dal Col. Trifunovic dipendono le organizzazioni della Milizia Volontaria anticomunista armate, inquadrate e pagate dal Comando della II Armata.

5°) -Dalle Autorità di Zagabria è stato segnalato come questi elementi indossino uniformi dell'esercito jugoslavo, portino sul berretto la coccarda dell'esercito regolare jugoslavo, e che molti di essi abbiano prestato giuramento di fedeltà a Re Pietro ed inneggino a lui come al loro sovrano.

6°) -Un altro dei capi più importanti delle formazioni cetniche anticomuniste da noi inquadrate, il prete ortodosso Djuic, è stato decorato da Re Pietro della Stella del Kargeorgevic con spade «per i grandi servizi da lui resi». La radio di Londra ne ha dato notizia elogiando l'attività che egli svolge. È vero che il Pope Djuic in presenza delle sue bande ha smentito tale notizia ed ha persino fatto dichiarazioni contrarie al Governo jugoslavo di Londra; ma i precedenti di Giraud, di Darlan e compagni rendono alquanto perplessi sul valore che si può attribuire a tali dichiarazioni.

In riassunto: Si è in presenza di una vasta opera di organizzazione unitaria sia da parte degli elementi cetnici, sia da parte degli elementi comunisti. Forti divergenze esistono fra i due raggruppamenti che continuano a combattersi con notevole accanimento. Sono però in atto tentativi da parte di emissari britannici presso i centri direttivi dei comunisti e dei cetnici per addivenire ad una loro intesa che permetta la formazione di un fronte unico ribelle nei Balcani.

I tedeschi considerano che tali tentativi sono destinati ad avere successo.

Una valutazione della situazione dei Balcani non può prescindere dagli

elementi predetti (l).

(l) Vedi DD. 275 e 311.

(l) Il presente documento reca il timbro << visto dal Duce ,, .

460

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 29/9. Parigi, 4 gennaio 1943 (per. l'11!.

Telegramma di questa R. Ambasciata n. 2 (1).

Come ho riferito col telegramma sucitato ho provveduto il 2 c.m. a fare al Presidente Lavai, a Vichy, la comunicazione prescrittami col telegramma di codesto R. Ministero n. l (diretto a Vichy). (2).

Nel corso del colloquio che ho avuto con lui in tale circostanza, Lavai ha passato in rassegna i vari punti della comunicazione fattagli dal Ministro Schleier (mio telegramma n. 2) e mi ha intrattenuto particolarmente su due questioni: quella relativa ai partiti politici in Francia, e quella concernente la propaganda in Nord Africa.

Partiti politici: Lavai si è mostrato deluso della risposta tedesca. Mi ha detto che aveva convocato il Console Generale di Germania Krug von Nidda (il quale infatti è stato da lui ricevuto nel corso della stessa giornata) e che gli avrebbe fatto presente tale sua delusione, insistendo nel punto di vista da lui già espresso in proposito al Quartier Generale del Fuehrer. «Capisco bene 1>, ha continuato La val, «le ragioni per cui i tedeschi non vogliono sciogliere i partiti politici a Parigi, partiti che essi maneggiano e di cui si servono, ma come può la Germania pretendere che la Francia diventi un paese totalitario se essa stessa, col consentire la sopravvivenza e la coesistenza di vari partiti politici, contribuisce a mantenerla in regime democratico? Inoltre, è sempre Lavai che parla, « come posso io esercitare i pieni poteri conferitimi dal Maresciallo se non ho autorità su tutti i movimenti politici francesi? È da tenere anche presente l'esistenza della Legione; voi ne conoscete certamente l'attività e gli atteggiamenti; essa, sino ad ora, mi ha obbedito e in qualche circostanza mi ha anche aiutato, ma la Legione è il partito del Maresciallo e si richiama costantemente al Capo dello Stato: se dovesse presentarsene la necessità con che autorevolezza potrei prendere provvedimenti contro la Legione, mentre non sarei in grado di prenderne contro gli altri partiti? »

Propaganda in Nord Africa: Lavai mi ha detto che avrebbe convocato subito le persone incaricate di organizzare sotto l'aspetto politico, e sotto l'aspetto tecnico, tale propaganda. Dal punto di vista politico mi ha chiarito come segue il suo pensiero: «Se fino a qualche mese fa i francesi erano attesisti, attualmente invece auspicano la vittoria degli anglo-americani! In tale situazione ogni attività propagandistica è oggi per il Governo di Vichy, ancora più difficile di quanto non lo fosse sino all'autunno scorso. Occorre quindi che essa venga svolta con molta abilità e tenendo conto della mentalità francese dato che deve esercitarsi su francesi. In questo campo, ha aggiunto Lavai, molto ci insegnano i gaullisti che si sono dimostrati abili propagandisti sia in Africa

del Nord, sia nella Metropoli. Ecco perchè vorrei evitare di firmare una dichiarazione, preparata da parte Germanica in relazione all'assassinio di Darlan e alla nomina di Giraud, e con la quale dovrei tra l'altro incitare i funzionari del Nord Africa a ribellarsi, esponendoli cosi ad essere fucilati, imprigionati o quanto meno esonerati; io mi propongo piuttosto di svolgere una intensa campagna per indurii a fare sopratutto dell'ostruzionismo. Mi propongo anche di aprire gli occhi dei francesi sulle mire africane degli americani. Al momento opportuno pregherò i governi dell'Asse di aiutarmi, nel campo tecnico, a porre in atto tale propaganda». A questo riguardo Lavai ha accennato alle difficoltà che gli anglo-sassoni sarebbero riusciti a frapporre in Nord Africa, alle audizioni della radio francese, e alla eventualità di creare stazioni radio di propaganda francese nella Spagna o in Italia meridionale.

Mi sono naturalmente limitato ad ascoltarlo e ho riferito quanto egli mi ha detto (l).

(1) -Si riferisce al T. per telefono 13/2 R. del 2 gennaio 1943, ore 20, non pubblicato, cqn Il quale Zoppi riferiva di aver fatto al Presidente Lava! le comunicazioni prescrittegl!. (2) -T. 6/1 P.R. del to gennaio 1943... or.e 15,15. non pubblicato: ritrasmetteva a Vichy Il contenuto del D. 436.
461

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 111. Berlino, 4 gennaio 1943 (per. il 7).

Come ho già comunicato a V. E. con mio telegramma n. 2235 del 31 dicembre (2), il giorno 30 dicembre u.s. ha avuto luogo il riavvicinamento del Gran Mufti con Gailani, riavvicinamento che ha concluso un periodo di oltre sei mesi durante il quale i rapporti fra le due personalità arabe sono stati praticamente interrotti.

Ieri P gennaio il Gran Mufti ha invitato a pranzo il Primo Ministro iracheno con alcuni membri del suo seguito. È da presumersi quindi, che, salvo imprevisti, si possa veramente trattare di riappacificazione definitiva.

A facilitare tale riavvicinamento hanno contribuito sopratutto tre elementi:

l) l'opera svolta da quest'Ambasciata sia per influire sull'Auswartiges Amt onde convincerlo dell'assoluta nocività del Grobba nei confronti di una serena e leale collaborazione itala-tedesca nei Paesi arabi e quindi della necessità del suo allontanamento, che i costanti e continui contatti tenuti, specie in questi ultimi quattro mesi, con il Gailani, il quale era come ho comunicato in miei precedenti rapporti, ritornato da Roma non eccessivamente ben disposto verso di noi, e molto irritato contro il Gran Mufti e le persone a lui devote.

2) Il fatto di essere riusciti ad ottenere l'allontanamento del Grobba. Come ho fatto notare in miei passati rapporti sull'argomento il Grobba esercitava sul Gailani una notevolissima influenza. Questo però non tanto come persona quanto perchè il Primo Ministro iracheno era convinto che dietro al Grobba si trovasse schierato tutto il Governo tedesco, e che quindi ogni parola del Grobba non fosse altro che l'espressione della politica estera tedesca nel

confronto dei Paesi arabi. I recenti avvenimenti, il trasferimento del Grobba a Parigi hanno prima fatto vacillare e poi in gran parte distrutta questa fiducia del Gailani il quale si è trovato improvvisamente di fronte al pericolo dell'isolamento completo.

3) Gli avvenimenti internazionali che hanno convinto sia il Gailani che il Mufti che H loro conflitto poteva riuscire dannosissimo tanto all'interesse dei Paesi arabi quanto al loro interesse personale.

A proposito del riavvicinamento è assai significativo il fatto che il giorno 31 dicembre, ossia appena all'indomani della colazione che aveva riuniti dì nuovo i due Capi arabi presso l'ex Ministro afgano di cui al mio dispaccio n. 2213 del 29 dicembre (l), il testo dei telegrammi augurali rivolti da Gailani e dal Mufti al Duce ed all'E. V. era perfettamente identico, il che fa supporre il previo accordo anche su questo formale argomento da parte delle due personalità in questione.

Gailani ha manifestato al funzionario di questa Ambasciata, incaricato del collegamento, la sua soddisfazione, come vivamente soddisfatti si dimostrano tutti i collaboratori sia del Mufti che del Primo Ministro iracheno, ed in special modo il Ministro Hassan Salman ed il Generale Ibrahim el Rawi che si sono sempre adoperati con grande sincerità ~llo scopo di ottenere il risultato a cui siamo arrivati (2).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (2) -T. 8245/2235 R., non pubblicato.
462

L'AMBASCIATOHE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 78/7 R. Tokio, 5 gennaio 1943, ore 8 (per. ore 11,30 del 6).

Nomina di Stahmer in sostituzione di Ott non ha qui destato sorpresa, in quanto ne era corsa voce ripetutamente in questi ultimi due anni fin dalla conclusione del Tripartito. Se mai ha destato qualche moderata sorpresa il momento in cui tale cambio di guardia è avvenuto, specialmente perchè diminuisce, per un periodo prevedibilmente lungo, [presenza] rappresentante diplomatico tedesco in Cina. Qualche commento provocato anche dal fatto che provvedimento sia annunziato soltanto a pochissima distanza dall'arrivo del nuovo Ambasciatore, mentre in realtà, secondo mi risulta, esso è stato deciso fin dal maggio ed il gradimento è stato qui richiesto ai primi di dicembre. Comunque vi è qui una certa aspettativa per Stahmer sopratutto per la fiducia personale di cui gode presso Von Ribbentropp. Lo conosco fin dal 1940 e lo ritengo uomo abile e pratico che potrà agire in Giappone molto utilmente, anche se non potrà portare notevoli modifiche alla situazione. Ad Ott una certa rigidità soldatesca ha potuto in qualche caso nuocere, malgrado la lunga esperienza e le molte

amicizie locali contratte durante permanenza quasi decennale in Giappone. Per il momento egli avrebbe intenzione andare risiedere Pechino. Non è escluso che circostanze future abbiano a farlo utilizzare in altre funzioni in questo settore che egli conosce a fondo. Aggiungo che egli ha costantemente mantenuto con me ed in genere con la R. Ambasciata rapporti intimamente cordiali e riguardosi di collaborazione, malgrado influenza non sempre favorevole su di lui esercitata dal suo Ministro consigliere inviato ora a Nanchino.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -T. 8189/2213 R., non pubblicato. (2) -Con T. 887/44 dell'll gennaio 1943, non pubblicato, la Direzione degli affari d'Europa e del Mediterraneo chiese ad Alfieri «ulteriori informazioni circa le basi dell'accordo raggiunto tra il Mufti e Gailani >>. Per la risposta di Alfieri vedi D. 540.
463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 314/17 P.R. Roma, 5 gennaio 1943, ore 23.

Vostri 2213 e 2235 (l).

Tentativi in corso per concilazione Mufti Gailani e per costituzione di un Comitato arabo presieduto dal Mufti sono da noi seguiti con massimo interessamento. Noi ci siamo sempre augurati che si venga ad una conciliazione e ad un accordo e non possiamo che essere soddisfatti.

Nei vostri contatti con il Gran Mufti e con il Primo Ministro Gailani vogliate esprimervi in questo senso.

464

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 175/01 R. Ankara, 5 gennaio 1943 (per. l'11).

Gli accordi firmati il 31 dicembre a Berlino per dare esecuzione alla convenzione turco-germanica del l o giugno, relativa a forniture militari alla Turchia per un valore di 100 milioni di marchi, acquistano nell'attuale momento un significato particolare nel quadro della politica estera turca. Da tale avvenimento si ricavano due principali elementi di giudizio: l0 ) -il Governo del Reich ritiene ancora di poter riporre tanta fiducia nell'atteggiamento di questo Governo da accettare di rifornire l'esercito turco di armi del tipo più moderno; 2°) -il Governo turco è tanto interessato alle relazioni di amicizia colla Germania e alle forniture di tali armi che ha finito di soddisfare -malgrado ogni pressione anglo-americana in senso contrario -le richieste germaniche di cromo e altre materie prime necessarie all'industria di guerra.

Per quanto importanti ed evidenti queste constatazioni, sarebbe errato indurne che qualche cosa di nuovo a noi favorevole stia maturando nella

politica turca. Sta di fatto che la situazione militare sul fronte russo come su quello africano continuano a consigliare al Governo turco estrema circospezione e riserva tanto più che, secondo notizie qui pervenute, sarebbero in corso misure tedesche dirette a rafforzare lo schieramento dell'esercito bulgaro sulla frontiera della Tracia.

D'altra parte tutta una serie di elementi, anche recentissimi, di volta in volta da me segnalati (invio di una missione navale turca ad Haifa e Bassora e di altra missione miliLare in Inghilterra, arrivo in Turchia di una missione militare britannica per i:;pezionare ed istruire reparti contraerei, continuato afflusso di esperti inglesi e nord-americani per l'attrezzatura degli aeroporti turchi ecc.) lasciano alquanto perplessi sulla portata ed i veri scopi della cooperazione tecnico-militare anglo-turca nella quale si va inserendo quella nordamericana. Possono non avere eccessiva importanza le frequenti manifestazioni d'ordine propagandistico come il viaggio dei giornalisti turchi in Inghilterra e negli Stati Uniti, come l'annunziato viaggio di altri giornalisti turchi nelle Indie, come la visita di parlamentari britannici in Turchia ecc., manifestazioni che a giudicarle da qui sembrano piuttosto subite che favorite da questo Governo. Ma deve ormai essere tenuto presente, nella valutazione della posizione turca, che la crisi economico-alimentare precipitosamente aggravatasi per l'insipienza del Governo Saracoglu, espone la situazione interna a pericoli di pressioni e ricatti che potrebbero arrivare a scordinare l'attuale combinazione di uomini -Ismet Inonu, Cakmak, Saracoglu e Menemencoglu -su cui è imperniata la politica di neutralità della Turchia.

Tale politica è basata oltre che sulla volontà di tenersi fuori dal conflitto il più a lungo possibile anche sulla ferma convinzione di questi dirigenti che l'interesse della Turchia stia in una pace di compromesso che lasci in piedi ma indebolite la Grandi Potenze rivali. I trattati di alleanza con la Gran Bretagna e di amicizia con la Germania, nell'idea dei turchi, più che offrire una garanzia di non aggressione che essi sentono non avrebbe pratico valore quando all'uno e all'altro gruppo belligerante convenisse di spezzare il diaframma che li divide, devono servire per ora a procacciare i mezzi per tenere in piedi e bene armato un esercito che faccia misurare le conseguenze di un'aggressione contro la Turchia, e, verificandosi l'attacco di uno dei belligeranti, ad assicurare l'immediata assistenza dell'altro. Nel calcolo dei turchi, a misura che il prolungarsi della guerra comporta il logoramento dei più forti eserciti d'Europa, assume pure consistenza l'idea che l'esercito turco possa essere chiamato, verso la fine della guerra o nell'immediato dopoguerra, a funzione di ordine in settori interessanti la politica turca oltre che a difendere il territorio nazionale contro eventuali superstiti forze sovietiche.

La posizione di diaframma che di volta in volta avvantaggia l'uno o l'altra parte dei belligeranti, consente al Governo turco di rivolgersi con la stessa disinvoltura tanto ai tedeschi quanto agli anglo-americani per l'armamento del suo esercito e per l'attrezzatura delle comunicazioni portuali, ferroviare e stradali. I britannici si sono sempre adoperati per affermare in Turchia i loro tipi di armi al fine di tenere l'esercito turco in stato di dipendenza dai rifornimenti anglo-americani; lo Stato Maggiore turco invece, prendendo armi anche dalla Germania, mostra di voler conservare la possibile libertà d'azione.

(l) Non pubblicati, ma vedi Il D. 461.

465

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 5 gennaio 1943.

Il giorno 2 corrente ha avuto luogo presso questo Ministero una riunione itala-tedesca allo scopo di definire alcune direttive di ordine generale relative alla nostra azione politica in Tunisia (1). A tale riunione hanno partecipato anche i rapresentanti del Comando Supremo Italiano e del Comando Supremo Tedesco.

I due problemi più importanti trattati in questa riunione sono stati quelli concernenti il nostro atteggiamento verso le Autorità francesi della Residenza e quelli concernenti il nostro atteggiamento verso gli arabi.

l) Da parte nostra abbiamo fatto valere il concetto che non conviene alle Potenze dell'Asse rafforzare l'amministrazione francese in Tunisia e che al contrario noi dobbiamo sempre più indirizzarci verso un regime di occupazione. In questo ordine di idee noi ci siamo espressi sfavorevolmente al rafforzamento dell'amministrazione francese per mezzo di elementi così detti doriotisti e alla nomina di un Commissario Civile francese proposta dal Governo tedesco al signor Lavai.

I rappresentanti tedeschi hanno finito col riconoscere l'inopportunità della creazione di un Commissario Civile francese ed in genere la convenienza di tenere, rispetto a tutti gli elementi francesi, un atteggiamento di riservatezza dettato dalla poca fiducia che noi possiamo avere non solo nell'amministrazione francese, ma anche nei cosiddetti doriotisti.

2) Un primo passo per la nostra diretta ingerenza nell'amministrazione francese, è stato compiuto con la costituzione di cinque Comitati (Affari Economici, Difesa Passiva, Servizi Municipali, Lavori Pubblici e Sicurezza Generale). Questi Comitati hanno carattere misto e vi fanno parte italiani, arabi e francesi in rappresentanza delle rispettive comunità.

Senonché dalla discussione è risultato che essi, in fatto, dipendono esclusivamente da ufficiali tedeschi e quindi mentre noi vi siamo rappresentati come elementi della comunità tunisina, le nostre Autorità militari non hanno poi alcuna ingerenza nel loro funzionamento. Ciò dipende dal fatto che gli organi di Comando in Tunisia sono esclusivamente in mano germanica. È da considerarsi pertanto la necessità che in tali Comandi partecipino ufficiali italiani senza di che, evidentemente, la nostra azione in Tunisia non ha possibilità alcuna di svolgersi.

3) Il Comando tedesco in Tunisia insiste molto per la creazione di formazioni arabe. Intanto è stato deciso l'invio in Tunisia della cosiddetta Unità Liberatrice composta di arabi provenienti da diverse zone ed inquadrati nell'esercito. Tale unità -secondo i tedeschi -dovrebbe rappresentare un centro di

attrazione per i nazionalisti dell'Africa del Nord i quali dovrebbero essere incitati in ogni modo possibile ad arruolarsi. Da parte tedesca si è anche accennato all'opportunità che, a tal fine, l'avvocato Bourguiba -Capo del NeoDestur -giunga al più presto a Tunisi per fargli galvanizzare le masse arabe ed indurle a collaborare e ad arruolarsi intorno alla «Unità Liberatrice» tedesca.

Su questo punto noi abbiamo dovuto fare le nostre riserve.

È evidente infatti che il problema dei nazionalisti tunisini si presenta in maniera molto diversa per i tedeschi e per noi. I desturiani desiderano, come è noto, l'indipendenza assoluta della Tunisia e noi non possiamo così facilmente e così leggermente eccitare un movimento d'indipendenza in Tunisia che potrebbe in avvenire risolversi a nostro danno.

È stato quindi fatto presente come la partenza di Bourguiba per Tunisi debba essere decisa con opportuna cautela, e che comunque sarà possibile meglio valutare la opportunità e la forma dell'utilizzazione di Bourguiba qui o, eventualmente, anche in Tunisia, solo quando, al suo atteso arrivo in Italia, saranno meglio noti i suoi progetti.

In tutto il corso della discussione è stato ben chiaro che in materia di Tunisia le decisioni ultime per quello che riguarda la politica da seguirvi devono essere prese dall'Italia (l).

(l) Vedi DD. 411 e 433.

466

IL CAPO DELL'UFFICIO DISTACCATO A VICHY, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 35/15. Parigi, 5 gennaio 1943 (per. l'11).

Telespresso di questa R. Ambasciata n. 4690/2199 del 29 dicembre u.s. (2).

Da fonti competenti germaniche e francesi mi è stato confermato che il Governo tedesco ha chiesto e ottenuto un nuovo contingente di 250 mila operai francesi per il Reich, da reclutarsi entro il mese di maggio dell'anno in corso. Non è stata, almeno per ora, fissata la percentuale di specialisti che dovrà far parte di tale contingente, ma è stato detto ai francesi che, com'è ovvio, da parte tedesca si tiene a che vada in Germania il massimo possibile di operai specializzati.

In una riunione tenuta a Parigi il 30 dicembre u.s. Lavai ha avanzato una serie di proposte circa lo scambio fra operai e prigionieri e circa il trattamento di questi ultimi. Ha chiesto, fra l'altro, che per il nuovo contingente lo scambio avvenga sulla base della parità (un operaio contro un prigioniero) o per lo meno di due contro tre. Le competenti autorità germaniche di Parigi si sono riservate di riferire al loro Governo e non hanno assunto in proposito alcun impegno.

\l) 11 presente documento, che reca il visto di Mussollni, fu trasmesso per conoscenza all'Ambasciata a Berlino, alla Rappresentanza politica a Parigi e al Consolato generale a Tunisi con telespr. 13/00383/C dell'B gennaio 1943.

(:l) Non pubbllcato.

34 -Documenti cliplomatici -Serie IX -Voi IX

Di conseguenza le nuove operazioni di reclutamento vengono eseguite senza che siano state ancora fissate eventuali contro partite germaniche. Da parte tedesca è stato anzi comunicato al Governo francese che almeno 37 mila operai dovranno partire per il Reich al più presto e comunque entro il corrente mese di gennaio.

Se il nuovo contingente sarà raggiunto nei termini indicati, la cifra degli operai francesi in Germania raggiungerà alla fine di maggio il mezzo milione (1).

467

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETRO MARCHI

L. P. Zagabria, 5 gennaio 1943.

Ti ringrazio di avermi mandato, con la tua del 29 dicembre scorso numero 8/17487 (2), copia dei due appunti da te presentati all'Ecc. il Ministro, in seguito ai colloqui avuti col Ministro Ferie.

La depressione del Poglavnik c'è stata, sopratutto in conseguenza delle rivalità fra i Ministri suoi collaboratori e della liquidazione dei Kvaternik, che gli è costata molte energie. Ferie --come ho riferito col mio rapporto del 22 dicembre u.s. (3) --si è adoperato per il trionfo di Lorkovic, e ha cercato di manovrare da deus ex machina, sost~nendo la brillante soluzione che tu conosci, e cioè: nomina a reggente del Poglavnik e assunzione della direzione del Governo da parte di Lorkovic.

Anzi ho la sensazione precisa che, non essendo tale soluzione nata dal cervello del Poglavnik, nè da lui considerata favorevolmente, Ferie ha tentato di farla prevalere per quel prestigio che gli viene dalla sua presenza a Roma e dai contatti che ha a Palazzo Chigi; ha poi ripiegato su soluzioni analoghe, combinate con altri uomini.

La tua risposta categorica avrà certo servito a scoraggiarlo nei suoi propositi, ma mi risulta comunque che egli non si è dato per vinto e che continua da Roma a influire nel senso da lui progettato.

È inutile che io richiami la tua attenzione sul fatto «reggenza>> e sulle gravi conseguenze che avrebbe sulla questione monarchica. L'argomento è stato da me toccato in una conversazione avuta col Poglavnik di recente, e credo che ritorneranno a parlarne.

Quanta fiducia si possa riporre nel Ferie lascio a te, che ben lo conosci, di immaginare. Con le difficoltà di ogni genere che vi sono per un lavoro costruttivo, egli, che partecipa alla gara di ambizioni che qui si è determinata a seguito della scomparsa dalla scena dei due Kvaternik, è divenuto un paladino della propria e delle altrui influenze, proprio per esautorare il Poglavnik e giocare sulla sua indecisione. Come tu hai ben avvertito, a noi conviene ancora senza dubbio che nelle mani del Poglavnik rimanga il potere, dato che

{l) 11 presente documento reca il visto di Mussolini. 141 vem D. 441, nota l.

sulle sue disposizioni d'animo nei nostri riguardi si può ancora contare certo

meglio che su quelle dei suoi satelliti intransigenti.

Permettimi ora di dirti che di quanto egli ti ha riferito dopo il suo ritorno da Zagabria, nulla, o quasi nulla, ha fondamento: non ne ha la notizia dell'arresto di Eugenio Kvaternik, che sarebbe avvenuta il 18 dicembre; non ne ha quella dell'organizzazione da parte sua di un colpo di mano; tanto meno quella della proclamazione da parte sua di un governo sotto protettorato germanico, dato che è ormai risaputo -per esplicita dichiarazione croata e tedesca che l'allontanamento del giovane Kvaternik dalla carica che ricopriva fu sollecitato dalla Germania. È vero invece che il giovane, benché fuori dalla carica, continuò ad occuparsi della Polizia sino al giorno in cui il Poglavnik, il quale lo aveva lasciato fare, non gli ordinò di disinteressarsene. E tale ordine gli venne dato con molto ritardo e a malincuore, in seguito a pressioni del gruppo Lorkovic-Peric etc. Atto di accusa contro il giovane Kvaternik, presentato dai suddetti ministri, è che egli con quanti gli attribuivano tutta la responsabilità degli arbitri polizieschi e degli eccessi compiuti, quando era in carica, con giustizia sommaria, si sarebbe scagionato affermando che aveva obbedito a istruzioni superiori. La sua attuale posizione è quella di «un ragazzaccio tenuto in castigo e per il momento fuori della vita pubblica -cosi lo definisce il Poglavnik -in attesa che diventi uomo».

Io aggiungo che la sua posizione potrebbe aggravarsi, qualora l'attuale stato di forzata inattività (vigilata rigorosamente, e non senza acredine da parte dei suoi rivali politici) non gli faccia compiere qualche gesto inconsulto per cui potrebbero verificarsi le sanzioni delle quali Ferie ti ha parlato come di cosa avvenuta. Quanto al padre, ho riferito ciò che il Poglavnik stesso mi comunicò la settimana scorsa, dopo aver avuto un colloquio conclusivo col Maresciallo, rientrato dalla Slovacchia.

Circa il protettorato della Germania sulla Croazia, sono dell'avviso che, seppure da parte di alcuni croati si sia voluto e si voglia sollecitarlo, l'aspetto grave e suscettibile di conseguenze, è, più che il ripresentarsi formale di una simile eventualità, la progressiva acquisizione di fatto del protettorato stesso, vale a dire il concretarsi nei vari settori, a cominciare da quello militare, di una ingerenza tedesca in Croazia pari a quella esercitata, per esempio, in Slovacchia.

E qui l'esecuzione del programma è in pieno sviluppo, come potrai rilevare dal rapporto del Colonnello Re sulla questione e dai miei schematici commenti. Da parte tedesca, coordinando perfettamente la collaborazione militare, l'addestramento di reparti croati destinati al fronte russo, e l'attività operativa in Croazia, si è riusciti a dare un embrione di esercito croato a questo Paese, e il regime non può che valersene in mancanza di meglio, subendo anche « taluni gesti poco riguardosi » dei quali certi croati vanno lamentandosi con noi. Sono gesti e sono fatti: rifiuto, per esempio, di accogliere il comandante croato destinato alla divisione di addestramento che, invece di essere avviata al fronte orientale, rientrava in patria, e imposizione di un generale tedesco come comandante, mantenendo altresì ufficiali tedeschi tra le file della divisione stessa.

Noi italiani (imposizioni escluse, perché non rispondenti al nostro modo di fare) potremmo ancora concludere qualche cosa, se con qualche maggiore larghezza di mezzi --con un più attivo interessamento -la partecipazione della legione croata nell'ARMIR, l'addestramento dai complementi di Riva del Garda, la collaborazione operativa nell'ambito della 2a Armata (ci sono attualmente venti battaglioni croati che potrebbero essere, oltre che per l'impiego, considerati a tutti i fini, anche addestrativi, come legati al nostro Comando) e la fornitura di armi e uniformi fossero ad un unico fine portate a costituire, sotto il nostro controllo una parte almeno, poichè l'altra già c'è, dell'esercito croato. Altrimenti sarà meglio rinunziare a un'ipotetica nostra protezione basata sulla collaborazione, risparmiare i mezzi che pure impieghiamo, alleggerire cioè i nostri numerosi organi militari inviati qui per questo, a cominciare dalla missione.

(3) Il: il rapporto n. 5941/2356, non pubblicato.

468

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 87/1 R. Helsinki, 6 gennaio 1943, ore 20 (per. ore 7,20 del del 7).

Eventualità crisi ministeriale prima limitata persona Ministro Affari Sociali (miei rapporti del 7 e del 18 dicembre u.s. n. 654 e n. 650) (l) e successivamente a Ministro degli Affari Esteri (mio telespresso del 31 dicembre scorso

n. 666) (2) sembra assumere proporzioni sempre più vaste che investono se essa si dovesse effettivamente verificare, linea direttiva orientamento politica estera Finlandia.

Alcuni prevedono che crisi si potrà estendere intero Governo e forse anche persona Presidente della Repubblica, che avrebbe dovuto essere confermato nella sua carica nelle elezioni fissate verso metà febbraio.

Tra maggiori esponenti partito socialdemocratico si discute già circa scelta candidato Presidenza della Repubblica.

Ragioni profonda crisi sono da ricercarsi in preoccupazioni che incominciano a sorgere in alcuni ambienti in relazione recenti avvenimenti scagliando accuse, contro Governo, divenuto (in questi ultimi giorni), di eccessiva acquiescenza verso Germania. Miragigo vittoria anglo-sassone, abilmente prospettata dalla propaganda nemica con possibilità Finlandia, se si stacca tempestivamente dall'Asse, sapere soddisfatte sue aspirazioni concorre spiegare stato d'animo che si va determinando da parte opinione pubblica.

Pericolo reazione tedesca di cui sarebbe difficile misurare portata, viene avvertito da molti che si adoperano per evitare crisi e moderarla nei suoi imprevisti.

Elementi concreti potranno dedursi da ulteriore suo svolgimento e da carattere personalità che verrebbe eventualmente scelta per comporre nuovo Governo.

Per ora, in difetto tali elementi concreti persisto a credere che si potrà evitare gesto inconsulto pericoloso per la stessa Finlandia, resistendo a tentativi sopraffazione di alcuni componenti partito socialdemocratico.

(l) -Non rinvenuti. (2) -Non rinvenuto.
469

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. 91. Roma, 7 gennaio 1943.

Il Cardinale Maglione mi ha detto che tanto il Ministro d'Inghilterra quanto l'Incaricato d'Affari degli Stati Uniti hanno osservato che i giornali italiani continuano ad annunziare «le udienze concesse dal Duce a Palazzo Venezia».

Il Cardinale prega esaminare l'opportunità di fare in modo che i giornali italiani non menzionino il luogo dove avvengono le udienze del Duce (1).

470

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 694/27 P.R. Zagabria, 8 gennaio 1943, ore 14,15 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. l (2).

Della contrarietà del Governo croato segnalata a V. E. da Peric per l'utilizzo bande armate cetniche nei territori controllati da truppe Seconda Armata, e in genere per inquadramento e impiego dette formazioni, si hanno qui segni manifesti negli ambienti politici con ripercussione di carattere irrendetistico.

Discorrendo Ministro Peric a Zagabria che ritengo abbia riferito al suo governo impressioni riportate dai colloqui con V. E. e con Capo dello Stato Maggiore Generale, ha portato la questione a uno stato di urgenza che si vorrebbe risolutiva.

Mentre mi valgo nei contatti con questo Governo degli elementi contenuti nel telegramma sopracitato, prego V. E. di voler tenere telegraficamente informato delle decisioni adottate per tener conto del punto di vista croato.

Secondo tale noto punto di vista, fatti passati e recenti (come, per esempio, mancata dichiarazione lealtà cetnici incaricato Affari di Zagabria, permanere dei capi politici tra le bande e nelle località da essi presidiate, eccidi commessi dai cetnici su elementi cattolici in Erzegovina, insulti alla persona del Poglavnik, uso inibito bandiera serba a Gracao ecc. ecc.) fanno considerare da questo governo la questione sul terreno politico oltre che sul terreno militare (3).

r'l.l V~>di D. 455.
(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Ciano risposte con T. 763/12 del 9 gennaio 1943, ore 19,15: <<Castellani viene costa riferirvi ».
471

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

APPUNTO. Roma, 8 gennaio 1943.

Con riferimento all'appunto del Comando Supremo del 6 corrente (1), si comunica che questo Ministero concorda nella opportunità che il Generale Avarna venga incaricato di consegnare al Governo di Vichy, a nome del Comando Supremo Italiano, una nota con la quale fosse comunicato che l'Italia ha deciso di esercitare nei territori finora sottoposti al suo controllo armistiziale i poteri di Potenza occupante.

Il testo di tale Nota potrebbe essere redatto nei termini dell'unita bozza.

ALLEGATO.

AL SEGRETARIO DI STATO PRESSO IL CAPO DEL GOVERNO AMMIRAGLIO PLATON

Per ordine del Comando Supremo Italiano ho l'onore di comunicare al Governo francese quanto segue:

In dipendenza della nuova situazione, e per poter meglio contribuire alla difesa dell'Europa, il Governo italiano è venuto nella determinazione di esercitare nei territori finora soggetti al controllo armistiziale italiano, tutti i diritti di Potenza occupante.

In conseguenza tutte le armi e il materiale bellico, come pure ogni altra dotazione delle forze armate francesi esistente in detti territori nonché gli immobili delle medesime, passeranno alle Forze armate italiane nella misura che queste ultime riterranno necessaria.

Il Governo francese appoggerà e faciliterà in ogni modo e con tutti i mezzi in suo potere le disposizioni che saranno emanate al riguardo.

472

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 134/45 R. Berlino, 9 gennaio 1943, ore 13.

Secondo le notizie raccolte in questo Stato Maggiore, le conversazioni che testè si sono svolte al gran quartiere generale con il generale Mischoff, Ministro della Guerra di Bulgaria (2), avrebbero avuto, -secondo era previsto -per principale argomento i problemi militari connessi con gli eventuali sviluppi della situazione nell'Europa sud-orientale e con possibili tentativi angloamericani di iniziare operazioni in quel settore. In particolare sarebbe stato concordato 'l'immediato approntamento delle divisioni bulgare di prima schiera.

In relazione alle conversazioni suddette viene pure riferito da parte tedesca che, giusta informazioni recentemente qui pervenuta, si noterebbe una notevole intensificazione dalle predisposizioni militari da parte Turchia.

(l) -Non pubblicato, ma vedi D. 416. (2) -Vedi DD. 457 e 481.
473

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 161/8 R. Budapest, 9 gennaio 1943, ore 14,40 (per. ore 10,30 del 10).

Nel fare periodico esame rapporti ungaro-romeni Kallay, per la prima volta da quando ne parliamo, è uscito dal suo consueto giudizio accoratamente pessimista della questione per dirmi che non poteva restare insensibile ad alcune franche dichiarazioni fatte recentemente da Michele Antonescu all'incaricato d'affari ungherese a Bucarest sulla vertenza fra i due paesi. A questo fortunato chiarimento si sarebbe secondo Kallay arrivati prima attraverso alcuni cauti accenni fatti da Bova Scoppa ad Antonescu di dar prova maggiore comprensione nella vessata questione ed infine in un largo scambio di vedute avutosi fra lo stesso Antonescu e l'incaricato d'affari ungherese. Antonescu -mi dice Kallay -avrebbe senza perifrasi fatto dichiarazioni di questa natura: «Ungheria e Romania sono sole e accerchiate da gente slava. Non possiamo perderei nella disputa e dobbiamo pensare al futuro». Complesso dichiarazioni Antonescu, tono con cui sono state pronunciate, interesse che vi attribuisce mio rappresentante -continua Kallay --non possono !asciarci indifferenti, anzi mi arrecano una logica soddisfazione. Naturalmente io rimango fedele al mio programma di governo enunciato 12 marzo scorso che si compendia nel rispetto degli obblighi internazionali assunti dall'Ungheria: pace con i vicini della vallata danubiana e fedeltà all'Asse. Non ho mai provocato la Romania, non ho mai reagito alla campagna propagandistica, non posso che aspettare lo sviluppo degli avvenimenti. Kallay subito dopo ha aggiunto che in questi giorni e per la prima volta, ha visto questo Ministro Romania e la conversazione svoltasi in termini amichevoli si è ispirata sentimenti di favorevole attesa. Kallay mi ha anche detto che avrebbe gradito se da mia parte nel parlare con Filotti gli avessi fatto presente tale stato d'animo e incoraggiato a perseverare nel chiarire la situazione. Cosa che gli ho promesso non avrei tardato di fare. Questa la parte essenziale delle dichiarazioni fattemi da Kallay il quale poi mi chiedeva quanta e quale influenza ne avesse· la delicata situazione interna Romena nei mutati accenti di Antonescu.

Salvo vostre diverse istruzioni continuerò a manifestare a Kallay il vivo interesse che prova il R. Governo per questa significativa fase dei rapporti ungaro-romeni (1).

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 489.

474

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A SHANGHAI, TALIANI, E A TOKIO, INDELLI

T. 759/10 (Shanghai), 33 (Tokio) P.R. Roma, 9 gennaio 1943, ore 21.

Incaricato d'Affari del Giappone Cl), d'ordine del suo Governo, ha fatto oggi seguente comunicazione ufficiale:

«Governo Nazionale Cinese ha deciso dichiarare la guerra oggi 9 corrente agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Nello stesso giorno 9 saranno firmati tra Giappone e Cina:

l) una dichiarazione comune concernente la collaborazione dei due Paesi in guerra; 2) un accordo fra Giappone e Cina concernente la restituzione delle Concessioni, l'abolizione dei diritti extra-territoriali ecc».

Nell'eventualità molto probabile che il Giappone ci faccia presente l'opportunità che anche Governo Italiano adotti in materia di Concessioni, diritti extra-territoriali ecc., atteggiamento analogo a quello deciso da Tokio, si prega telegrafare Vostre osservazioni in proposito (2).

Telegrafato Tokio e Shanghai.

475

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 191/04 R. Atene, 9 gennaio 1943 (per. il 12).

Questo Presidente del Consiglio ha inviato una nota a me, ad Altenburg ed agli Incaricati Speciali, relativamente alla questione finanziaria. In detta nota il Presidente del Consiglio, dopo aver constatato che, malgrado gli accordi del 2 dicembre, il Governo greco ha versato di fatto, in conto spese di occupazione, trenta milardi -in parte coperti con nuova emissione -attira la nostra attenzione sulla gravità della situazione e sulla necessità di non concedere nei prossimi mesi oltre i dodici miliardi complessivi.

Successivamente il Presidente è venuto da me per comunicarmi che qualora si avanzino, come gli risulta e sopratutto da parte tedesca, nuove richieste così elevate per i prossimi mesi, sarà possibile al Governo di rimanere in carica.

D'altra parte Neubacher ed Altenburg, che si sono oggi recati a Salonicco dal Generale Loehr, hanno informato Rochira e me che le richieste germaniche per il mese di gennaio, per quanto molto ridotte da Neubacher non saranno inferiori ai venti miliardi.

Rochira mi informa, per parte sua, che il Comando Superiore FF.AA. Italiane abbisogna di un minimo di otto miliardi.

In tali condizioni, la situazione finanziaria si è nuovamente acutizzata e può determinare, a breve scadenza, una crisi politica che potrebbe essere ben difficile e forse anche impossibile risolvere con la costituzione di un nuovo Governo, anche a causa dell'atmosfera politica generale che le recenti esecuzioni di ostaggi a Salonicco e al Pireo (mio telegramma per corriere n. 03 del1'8 c.m.) (l) hanno ulteriormente aggravato.

D'altra parte i generali Geloso e Loehr hanno rispettivamente confermato, a me e ad Altenburg che sarebbe per loro molto difficile e poco opportuno, nell'attuale particolare fase di preparazione militare, assumere l'amministrazione diretta del Paese per la quale, del resto, mancherebbero di elementi adatti.

Mentre pertanto converrà fare ogni sforzo per mantenere l'attuale combinazione governativa -o trovare eventualmente sostituti -fino a quando ciò sarà possibile, credo opportuno attirare l'attenzione di V. E. sulla necessità di esaminare sin d'ora con il Governo germanico la situazione che, da un momento all'altro, potrebbe sorgere di fronte alle attuali richieste o da altre successive, allo scopo di predisporre le misure che si renderebbero indispensabili qualora cessasse di esistere un Governo greco.

Altenburg informa oggi, nello stesso senso il suo Governo.

(l) -Con T. 29/5 R. del 4 gennaio 1943, ore 8, non pubblicato, Indelll, su informazione ricevuta dal Ministero degli Esteri giapponese, aveva preavvertito Ciano della comunicazione. (2) -Per le risposte d! Indelli e Taliani vedi DD. 492 e 493.
476

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 9 gennaio 1943.

La dichiarazione di guerra del Governo Nazionale di Nanchino alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti non rappresenta per il momento un apprezzabile apporto militare concreto in favore del Tripartito.

I giapponesi fino ad ora non avevano infatti consentito al Governo di Wang Chin Wei di organizzare e mantenere formazioni militari autonome, ma soltanto scarse formazioni di polizia ad esclusivo uso interno.

È peraltro probabile che gli accordi tra Tokio e Nanchino di collaborazione politica, diplomatica e militare, che hanno accompagnato 'la dichiarazione di guerra odierna e di cui ignoriamo finora il contenuto, tocchino anche questa materia e consentano cioè a Nanchino di levare subito e mantenere un numero determinato di truppe impiegandole sotto la direzione nipponica ai fini militari comuni. Tali truppe dovrebbero sopratutto essere impiegate nell'interno del Paese per combattere la guerriglia tuttora imperversante e disimpegnando così in altri scopi altrettante truppe nipponiche.

Si ricorda che la sovranità del Governo di Wang Chin Wei coincide oggi con i limiti dell'occupazione militare giapponese e cioè, molto approssimativamente, si estende su tutte le coste per un territorio equivalente a circa un quarto della Cina con una popolazione di circa 100 milioni di abitanti (1).

(l) T. per corriere 192/03 R. dcll'8 gennaio 1943, non pubblicato.

477

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 852/34 P. R. Roma, 10 gennaio 1943, ore 1,30.

Seguito mio 908 (2).

Ho fatto comunicare oggi questo Incaricato d'Affari giapponese d'ordine del Duce che Governo italiano è pronto a firmare quando codesto Governo desidera accordo collaborazione economica e diramare comunicato eguale a quello concordato col Governo germanico col quale convenzione sarà firmata contemporaneamente. Non possiamo invece firmare due Protocolli segreti paralleli a quelli germano giapponese perché comportano determinazione sfera economica italiana e principio politica economica del dopoguerra che è del tutto prematuro. Inoltre accordo germano giapponese non può essere esteso senz'altro Italia data diversità situazione italiana nei rapporti Giappone.

Siamo invece pronti a mettere allo studio accordi di portata immediata per fronteggiare necessità guerra. Reputo opportuno sappiate unicamente per Vostra norma che accordi proposti instaurando duplice sistema preferenziale per ciascuna Potenza Tripartito nei rapporti propria sfera influenza e nei rapporti Potenze Tripartito, e non dandoci alcuna garanzia per materie prime controllate da Giappone e Germania, metterebbero economia italiana in condizioni peggiori di quelle prebelliche e precluderebberoci ogni possibilità riprese e sviluppo economico.

Incaricato Affari Giappone comunicherà oggi risposta codesto Governo e questione sarà sembra esaminata giorno 13 da Consiglio privato. Soluzione da noi proposta è sufficiente per raggiungere effetto politico che ci ripromettiamo conseguire dalla stipulazione accordo. Quanto precede per Vostra sola informazione.

478

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 178/4-5 R. Helsinki, 10 gennaio 1943, ore 19 (per. ore 6,45 dell'1 1) Mio telegramma n. l ( 3).

{l) Il presente documento reca il visto di Mussolinl.

In occasione visita congedo ed in seguito a mia richiesta circa valore consistenza voci crisi di Governo, Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che situazione Finlandia si può riassumere cosi:

l o -forze militari tedesche occupano parte del fronte russo-finlandese di modo che Finlandia viene avvantaggiarsi raccorciamento confine. In difetto collaborazione tedesca sarebbe indubitabilmente disagevole provvedere difesa intero fronte;

2° -quasi totalità commercio estero Finlandia (94% del totale) si svolge con Germania o con altri paesi attraverso Germania. Il 6% si svolge con la Danimarca e la Norvegia che sono occupate da Germania;

3° -Finlandia riceve dalla Germania armi, munizioni e viveri. Industrie locali danno scarso rendimento, produzione agricola è insufficiente fabbisogno popolazione;

4° -impossibilità pace separata con l'U.R.S.S. Finlandia l'aveva già conclusa dopo la guerra invernale insieme patto di non aggressione. Ciò non ha trattenuto bolscevichi da atteggiamento provocatorio, da pressioni, da violazione indipendenza paese fino a rendere inevitabile ripresa conflitto;

5° -garanzie anglo-sassoni. Non vi sono garanzie che possano mutare situazione geografica Finlandia cui sicurezza dipende unicamente da sconfitta bolscevica.

Ministro degli Affari Esteri ha concluso che si potrebbe aggiungere un sesto punto, cioè che capo dello Stato e Governo sono fermamente decisi a non (dico non) seguire esempio Jugoslavia e affrontare conseguenze che ne deriverebbero. Ministro Affari Esteri giudica situazione paese quanto mai stabile, non prevede crisi ministeriale neppure parziale. Presunti atteggiamenti opinione pubblica contrastanti politica del Governo sono da riportarsi anzitutto a propaganda nemica anziché a vera e propria opposizione nel Paese e nel Parlamento, che è rappresentata del resto da esigua minoranza. Attuale Presidente della Repubblica sarà confermato in carica all'unanimità: Ministro Affari Esteri ha osservato che secondo legge recentemente votata rielezione sarà fatta da «elettori secondo grado» senza convocare comi7i popolari e precisamente da quelle stesse personalità che già prescelsero Signor Ryti a coprire alta carica Capo di Stato cui mandato scadrà marzo p.v. Pertanto qualsiasi manovra presentazione altra candidatura totalmente destinata insuccesso.

(2) -Vedi D. 362. (3) -Vedi D. 468.
479

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 10 gennaio 1943

l. -La retrocessione delle concessioni alla Cina e l'abolizione dei diritti di extraterritorialità, deliberati dal Giappone non riguardano la Germania. La quale infatti con l'accordo del 21 maggio 1921 ha già rinunciato a tutti i privilegi di cui aveva goduto in Cina (già in pratica perduti durante la guerra 1914-19).

2. --Il Governo Italiano, con accordo del 27 novembre 1928 (Tratato di Nanchino -Trattato preliminare di amicizia e di commercio) subordinava la propria adesione all'abolizione dell'extraterritorialità all'accettazione di questa rinuncia da parte di tutte le Potenze firmatarie del Trattato di Washington. 3. --I Governi britannico e nordamericano hanno comunicato il 9 ottobre scorso agli Ambasciatori della Cina di Chang Kai-Schek nelle rispettive capitali di essere disposti ad iniziare immediatamente negoziati miranti all'abolizione dei diritti e dei privilegi goduti in Cina dai cittadini dei due Paesi (l).

In sostanza dunque con la decisione oggi annunziata dal Giappone, tutte le Potenze sono in massima d'accordo nel consentire l'abolizione dell'extraterritorialità, che si concreta da una parte nelle «concessioni» (aree destinate alla residenza degli stranieri e rette in base a leggi straniere) e nella «giurisdizione consolare». L'extraterritorialità costituisce il punto centrale dei cosidetti « trattati ineguali"· imposti alla Cina nel secolo scorso dalle Potenze straniere, che videro nella limitazione della sovranità cinese il mezzo più efficace per il raggiungimento dei loro fini economici e politici.

A parte il fatto che la decisione britannica e nordamericana in favore della Cina è praticamente priva di ogni significato concreto, in quanto la maggior parte delle concessioni vengono a trovarsi nelle zone di occupazione nipponica, non sembra peraltro possibile da parte italiana che aderire in via di principio alle stesse concessioni fatte oggi dal Giappone alla Cina Nazionale. La cosa era d'altra parte da noi prevista da lungo tempo: la concessione italiana di Tiensin ha avuto infatti ordine sin dal 1940 di smobilitare in vista appunto di tale eventualità ed in modo da evitare tutti i pregiudizi connessi con la retrocessione. ' rJ< ~~

Si nota che le attuali disposizioni giapponesi sono subordinate alle seguenti condizioni:

a) nomina di una commissione paritetica nippo-cinese autorizzata a concretare i particolari per porre in atto la restituzione delle concessioni e mantenimento a favore dei cittadini giapponesi di condizioni (domicilio, occupazione, benessere) analoghe a quelle da essi godute attualmente.

b) Per quanto riguarda l'abolizione dei diritti di extraterritorialità, nomina di un Comitato tecnico formato da un numero eguale di rapresentanti nominati da ogni Governo, allo scopo di concretare in pratica tale abolizione e di accordare ai cittadini nipponici un trattamento non meno favorevole a quello dei nazionali cinesi.

c) Restaurazione dei diritti amministrativi cinesi nella concessione internazionale di Shanghai, in accordo alle decisioni da essere prese separatamente dai due Governi.

La nostra adesione di massima all'abolizione delle concessioni e dell'extraterritorialità dovrebbe essere in conseguenza accompagnata dalle stesse condizioni stabilite da parte nipponica e precisamente:

a) nomina di una Commissione itala-cinese per concretare la retrocessione della concessione di Tiensin.

b) Nostra partecipazione al Comitato tecnico per la discussione dell'abolizione dei diritti extra territoriali. c) Accordi separati fra noi e Nanchino per quanto riguarda il Settlement di Shanghai.

(l) Vedi D. 214.

480

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 215/63/2 R. Sussak, 12 gennaio 1943, ore 12,45 (per. ore 23).

Il 10 corrente Generale Roatta si è incontrato con il Poglavnic a Zagabria. Secondo quanto egli stesso mi ha detto, in lungo e cordiale colloquio cui ha assistito Ministro degli Affari Esteri, sarebbe stata ampiamente e francamente discussa questione formazioni cetniche giungendo seguenti conclusioni:

0 ) Supersloda confermava impegno non inquadrare nuove formazioni e non aumentare armamento a quelle esistenti; 2°) Confermava impegno mantenere dette formazioni entro zone convenute; 3°) Prometteva orientarsi verso graduale disarmo e riduzione formazioni cetnici; 4°) Prometteva riportare in Erzegovina, appena sarà possibile fare a meno loro concorso, 3 mila cetnici testè trasferiti Supersloda Knin. 5°) Poglavnic consentiva che, se assolutamente necessario, 3 mila montenegrini fossero provvisoriamente impiegati operazioni Erzegovina settentrionale.

Incontro, senza giungere a conclusioni definitive, ha provocato temporanea distensione chiarificazione. Non vi è stato alcun accenno alla eventualità ritiro del Ministro di Croazia a Roma o del Commissario Amministrativo presso Supersloda.

481

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243/21 R. Sofia, 12 gennaio 1943, ore 13 (per. ore 21).

Rientra ora a Sofia dalla sua visita al Quartiere Generale di Hitler questo Ministro della Guerra.

Mio collega tedesco circa scopi e risultati visita stessa mi ha detto che, almeno a quanto era sua conoscenza, conversazioni militari bulgaro-germaniche avrebbero considerato soprattutto seguenti due punti principali.

l) Estensione su territorio serbo del controllo da parte truppe bulgare. Si tratta soprattutto di disimpegnare la Divisione scelta tedesca delle formazioni

S.S. «Principe Eugenio» nella zona meridionale di quel territorio.

2) Questione rifornimenti e munizioni tedesche all'esercito bulgaro sulla quale da qualche tempo Governo di Sofia insiste particolarmente.

Aggiungo che, secondo quanto ci telegrafa ora R. Console in Skoplje l'occupazione da parte truppe bulgare del territorio serbo Mitrovitza lungo frontiera serbo-albanese è già in atto.

482

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214/10 R. Budapest, 12 gennaio 1943, ore 14,35 (per. ore 21).

Mio telegramma 8 del 9 corrente (1).

Ho fatto a questo Ministro Romania la commissione di Kallay: più che scettico Filotti non mi è parso ottimista. Il passaggio dalle considerazioni generali di ordine politico all'applicazione di una formula distensiva fra i due paesi gli sembra difficile. Una chiarificazione dovrà essere preceduta da un gesto: secondo Filotti questo gesto dovrà essere compiuto dall'Ungheria ed è qui dove il suo punto di vista differisce da quello ungherese (mio telegramma 9 del 10 corrente) (2) e del quale peraltro io non gli ho parlato. Dopo la mia conversazione con il Presidente del Consiglio Ministri -aggiunge il Ministro Romania -nel corso della quale Kallay mi è parso riservato, è continuato da parte degli ungheresi il solito maltrattamento delle nostre minoranze. Salvo pochi casi che si riesce a dirimere il resto si trascina in maniera lamentevole. Ora chi come me è al centro di questa situazione non può che registrare con gioia l'eventualità di una distensione, ma nello stesso tempo ha l'obbligo di non abbandonarsi ancora a forse premature speranze.

Filotti ritiene quindi necessario, prima di ogni altra cosa il determinarsi di un clima di comprensione. Gli ho ripetuto che scopo della mia comunicazione era soltanto manifestargli la soddisfazione del Presidente del Consiglio Ministri ungherese circa le dichiarazioni Antonescu e siamo rimasti d'accordo che si sarebbe atteso quanto ancora poteva sorgere dai successivi contatti del Mini

stro d'Ungheria a Bucarest con il Governo rumeno. Raccolti così tutti i possibili elementi di giudizio la situazione sembra presentarsi come segue:

1°) I due Governi non abbandonano le loro rispettive posizioni teoriche già tante volte illustrate, ma di fronte ai contrasti i malesseri interni, sembrano inclini a compiere un qualche modesto gesto di avvicinamento;

2°) Una manifestazione di natura tale da rischiarare l'atmosfera, dovrebbe essere fatta con cautela, tanto a Budapest che a Bucarest per non urtare una opinione pubblica [che] in materia di rapporti ungaro-romeni [ha in] entrambi i paesi, lingua sciolta e voce in capitolo;

3°) Budapest aspetta ora che la prima mossa venga da Bucarest. Sarebbe tuttavia augurabile che se un gesto ci ha da essere esso avvenga contemporaneamente e reciprocamente. Kallay, che ha dalla sua parte le favorevoli posizioni territoriali garantite imposto arbitrato all'Ungheria e una situazione interna più propizia di quella romena, potrebbe esser infatti consigliato ad una maggiore intransigenza. Sarebbe perciò forse opportuno operare una distensione graduale attraverso la stampa per tentare poi un riavvicinamento sul terreno più importante e più difficile, cioè su quello giuridico ed amministrativo concernente le rispettive minoranze Transilvane.

Dal favorevole avviamento di tale mediazione locale è forse più facile giungere alla auspicata distensione i cui recenti timidi albori sono comunque da registrare con soddisfazione.

(l) -Vedi D. 473. (2) -Non pubbl!cato.
483

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 208/52 R. Berlino, 12 gennaio 1943, ore 19,30.

In questo Ministero Esteri si ritiene che le relazioni germano-svedesi stiano entrando in una fase particolarmente difficile.

In contrasto con gli impegni assunti, il Ministro degli Affari Esteri di Svezia avrebbe notificato a quella legazione di Germania che le due navi svedesi, residuo delle dieci per le quali il Governo tedesco aveva posto il veto, sarebbero partite da Goeteborg dopo il 15 prossimo venturo. A quanto risulta le 2 navi porterebbero un carico prezioso per gli scopi bellici, come cuscinetti a sfera ed altro materiale di precisione.

Tale resipiscenza sarebbe dovuta ad accentuate pressioni americane, cui il Governo svedese sarebbe particolarmente sensibile non tanto in considerazione dell'attuale aspetto delle operazioni militari quanto a causa della sua dipendenza dall'America per rifornimenti d'oltremare. Risultami non sono ancora giunti alla Wilhelmstrasse le decisioni del Ministro Von Ribbentrop al riguardo.

484

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 12 gennaio 1943.

Il Governo giapponese, nel darci notizia dei recenti accordi con la Cina nazionale (1), che comportano fra l'altro la rinuncia da parte nipponica al regime delle concessioni, ha prospettato i motivi per i quali sarebbe stato desiderabile che l'Italia facesse analoga rinuncia.

Tenuto conto che la Germania, fin dalla fine della guerra mondiale, non ha concessioni in Cina e che l'Inghilterra e gli Stati Uniti hanno in questi giorni rinunciato alle loro nei riguardi del governo di Ciung-King, non era possibile da parte nostra respingere il desiderio giapponese. Sono state pertanto inviate alle RR. Ambasciate a Tokio e a Shangai istruzioni (2) di comunicare a quei Governi che rinunciamo alle nostre concessioni. È stato però precisato che ciò deve avvenire con la stessa procedura e le stesse garanzie ottenute dal Giappone.

Allo scopo di valorizzare sulla stampa la decisione di cui sopra si è predìsposto l'unito schema di comunicato, circa il quale si resta in attesa di superiori istruzioni (3).

485

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SILIMBANI, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. P. s. 243. Tunisi, 12 gennaio 1943.

Ti ringrazio delle particolareggiate, chiare direttive che hai voluto inviarmi circa la politica da seguire in Tunisia, nell'attuale delicato momento (4), e dell'appunto relativo alla riunione italo-tedesca del 2 gennaio, dove sono state prese in esame le più importanti questioni (5).

Continuerò il mio lavoro sulle basi indicate. Ma è utile ch'io richiami la cortese attenzione tua e degli Uffici competenti sulla situazione «di fatto» esistente in Tunisia (Regard ne ha riferito a voce al Ministero) affinché, possano esser giustamente valutate -in ogni momento -le nostre reali possibilità di azione.

Il Comando Generale delle Forze dell'Asse in Tunisia è, in realtà, un Comando esclusivamente tedesco, ben organizzato, del resto, efficiente e che ha saputo far fronte con pochi mezzi a situazioni molto critiche. La mentalità e

il temperamento germanici rifuggono, d'altra parte, per natura, dalla concezione di un potere direttivo in collaborazione.

Il Ministro Rahn e il Consigliere Mollhausen sono gentilissimi con noi, e si mostrano desiderosi di venire incontro alle nostre richieste e di accogliere i nostri consigli. Tuttavia, nel giuoco complesso e confuso di manovre e contromanovre politiche, di cui si compiacciono e sulle cui conseguenze avanzo sovente esplicite riserve non può rimanere per noi che uno spazio limitato.

Non vi è dubbio che ogni potestà politica è tanto più efficace e reale in quanto dispone di una forza capace di far valere le decisioni giudicate opportune. Il Ministro Rahn è non solo un organo esecutivo del Comando Tedesco, di cui fa parte, ma ha, altresì a sua disposizione organi informativi, elementi delle «S.S.», la Polizia francese, gli S.O.L., ecc., che gli permettono di esercitare controlli ed energiche pressioni sulla Residenza e sulle Amministrazioni francesi riluttanti. Egli può fare eseguire arresti, imporre allontanamento di funzionari, ecc.

Da tutto quanto sopra ho esposto appare evidente quindi che di fronte al Comando Generale, la nostra posizione non possa considerarsi sullo stesso piano.

Appare inoltre chiara da parte tedesca la tendenza a mantenere i nostri Comandi in una stretta dipendenza nel campo esclusivamente operativo. Tutti i servizi (Intendenza, Requisizioni, Propaganda, ecc.) sono esclusivamente in mani tedesche. Così evidente è il proposito di tenere lontani i nostri Comandi da ogni possibilità di influenza politica da non permettere ad alcuno di essi di trattenersi nella città di Tunisi. Il Generale di Corpo d'Armata Sogno, testé giunto, è stato fermamente invitato a trasferirsi a Susa ed oltre. Affinché il Suo Comando non restasse a Tunisi o nelle vicinanze -come desiderava la Divisione « Superga », disposta tra Tunisi e Susa, è stata sottratta al Corpo d'Armata italiano e passata alle dipendenze del settore Nord tedesco.

Il Comando tedesco intende rimanere solo nella Capitale. Gli stessi nostri organi di collegamento si trovano sovente di fronte a riserve e difficoltà notevoli sì che ogni loro attività richiede tatto, intelligenza e perizia.

Una politica, oltre che sulla forza, si fonda sul prestigio. Ora è certo che la nostra posizione in Africa non è più quella di un tempo. Le vicende dell'A.O., della Libia, la presenza in Tunisia di truppe germaniche corazzate, bene equipaggiate e provviste di mezzi moderni, la posizione di assoluto predominio che i Tedeschi hanno assunto prendendo in mano i gangli vitali del paese, nel settore economico, Pubblica Sicurezza, Trasporti, Comunicazioni Postali e Telegrafiche, ecc., sono tutti fatti che tolgono inevitabilmente alla nostra politica molte possibilità di affermarsi.

Gli Arabi, massa e dirigenti, si appoggiano decisamente ai Tedeschi anzitutto perché questi detengono il potere, poi per il fatto che non vengono loro attribuite ipoteche sulla Tunisia, per la decisa volontà, infine, di ottenere, col favore delle circostanze, rapide e sostanziali concessioni.

In queste condizioni, il compito del Rappresentante italiano appare complesso e delicato. Ho il senso delle realtà, degli obbiettivi primordiali cui si deve tendere nelle attuali circostanze, non mi lamento né penso a cambiamenti impossibili dovendosi sopratutto ed in ogni istante tener presente la

35 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

situazione militare. Desideravo soltanto fornire alcune notizie ed elementi di fatto, certo conosciuti dal Ministero, ma che mi è sembrato utile precisare nella fase iniziale del nostro lavoro. Lavoro nel settore politico ed in quello economico ove incontriamo, a contatto con gli Organi Militari ad esso preposti, difficoltà ancora maggiori, nonostante la nostra buona volontà e prudenza, nonostante il valore della nostra collaborazione tecnica, la quale, tenuto conto anzitutto dei bisogni delle forze combattenti, deve anche preoccuparsi delle popolazioni e degli interessi italiani.

Ma dei vari argomenti riferisco con particolari rapporti.

Comunque da questa situazione, esaminata con spirito sereno e realistico, cercheremo di trarre ogni frutto possibile, sapendo anche di poter contare sulla comprensione e sull'efficace appoggio di codesto R. Ministero in ogni circostanza (1).

(l) -Vedi D. 474. (2) -Vedi D. 486. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini e l'annotazione <<Si. Ciano>>. (4) -Lanza d'Ajeta le aveva inviate con una lettera personale a Sil!mbani del 21 dicembre 1942, n. 13/31320/691 non pubblicata di contenuto identico al D. 433. (5) -Vedi D. 465, nota l, p. 479.
486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A SHANGHAI, TALIANI, E A TOKIO, INDELLI

T. uu. 5/13 (Shanghai), 39 (Tokio) R. Roma, 13 gennaio 1943, ore 4.

(Solo per Tokio). Ho oggi telegrafato alla R. Ambasciata a Shanghai quanto segue:

(Per tutti). Fate subito sapere a mio nome a Wang Chin Wei che ho ieri comunicato a questo Incaricato d'Affari del Giappone che il Governo italiano aderisce in via di massima alla retrocessione delle concessioni alla Cina e alla rinunzia ai diritti di extraterritorialità.

Accordi particolari saranno iniziati con codesto Governo per l'attuazione pratica delle necessarie misure di esecuzione.

Fedeli come sempre alla nostra politica di amicizia verso il suo Governo e di fiducia verso la sua persona, siamo lieti di dare a Nanchino e a Wang Chin Wei questa ulteriore prova di concreta amicizia e di leale comprensione, nel giorno in cui il suo Governo si schiera apertamente con noi contro il nemico comune.

Per Vostra norma personale aggiungo che nel comunicare al Governo giapponese nostra immediata adesione di massima, gli ho fatto sapere che attuazione pratica retrocessione concessioni e rinunzia ai diritti di extraterritorialità dovrà essere, anche per quanto ci concerne, accompagnata da garanzie e provvidenze analoghe a quelle sancite nell'accordo Wang Chin WeiSchigemitsu del 9 corrente (2).

Iniziate comunque ad esaminare la questione, anche alla luce degli accordi analoghi firmati oggi allo stesso scopo dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna (3).

(Solo per Tokio). Quanto precede per Vostra conoscenza e norma di linguaggio. Gradirò conoscere anche Vostro punto di vista riassuntivo nella questione (1).

(l) -Il presente documento reca 11 visto dl Mussollnl. (2) -Vedi D. 474. (3) -Per la risposta dl Tallant vedi D. 497.
487

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. PER CORRIERE 1114 P.R. Roma, 13 gennaio 1943, ore 8.

Telegramma per corriere 002 dell'8 corr. di codesta Ambasciata (2) e telespresso n. 00383/c dell'8 c.m. (3).

I risultati della riunione itala-tedesca che ha avuto qui luogo il 2 corrente vi sono già stati comunicati con telespresso citato in riferimento. Si aggiunge, per vostra conoscenza e norma di linguaggio con codeste Autorità germaniche che, per aderire a successiva richiesta di chiarimenti pervenuta da parte dell'Ambasciata di Germania, è stato comunicato all'Ambasciata stessa il punto di vista italiano su alcune delle questioni relative al nostro atteggiamento ed alla nostra propaganda nel Nord Africa che qui di seguito si riassumono:

l. -il Governo italiano è di opinione che la propaganda delle Potenze dell'Asse nell'Africa del Nord debba essere intensificata;

2. --non si considera però conveniente di fare dichiarazioni di indipendenza per la Tunisia o di assumere con il Bey e altri Capi arabi l'impegno di concedere tale indipendenza; 3. --dato che il Signor Bourguiba e i desturiani rappresentano una notevole forza politica, noi riteniamo opportuno di utilizzarli e a questo scopo, ora che Bourguiba è in Italia, avremo delle conversazioni con lui e con quei suoi seguaci che sono qui, e faremo il possibile per raggiungere un accordo che concilii la politica desturiana con le nostre aspirazioni; 4. --quanto all'azione che può svolgere il Gran Mufti noi siamo pienamente favorevoli. Noi stessi abbiamo facilitato i contatti tra il Gran Mufti e il Bey, e lo abbiamo autorizzato a dare al Bey nostre assicurazioni. Vedremmo con piacere il Gran Mufti proseguire in questa sua linea di azione. Nel mese di novembre abbiamo espresso il dubbio che un viaggio del Mufti in Tunisia, data la situazione di allora, potesse essere prematuro (4), ma oggi che la nostra posizione in Tunisia è consolidata, vedremmo con favore che egli si recasse colà, previe intese sull'azione da svolgere, e siamo convinti che tale azione potrebbe riuscire assai utile a favorire gli arruolamenti arabi.

Di quanto ai punti l, 2 e 3 non sarà opportuno dare per ora informazioni al Gran Mufti.

(l) -La risposta di lndell! non è stata rinvenuta. (2) -Con T. 159/002 dell'B gennaio 1943, non pubblicato, l'Ambasciata a Berlino, riferendo ancora sul punto di vista del Mufti e di Ga!lani circa la propaganda da farsi tra gli arabi dell'Africa del Nord, chiedeva informazioni sulla riunione del 2 gennaio. (3) -Vedi D. 465, nota 1, p. 479. (4) -Vedi D. 330.
488

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 1115 P.R. Roma, 13 gennaio 1943, ore 8.

Vostro telegramma per corriere 002 dell'8 corrente (1). Come al Gran Mufti è noto, il memoriale da lui presentato nel novembre

u.s. (2) è stato accolto con il massimo interesse e le proposte da lui avanzate sono state prese nella massima considerazione.

D'accordo con la Germania stiamo esaminando quello che sia più opportuno decidere nell'interesse dell'Asse e dei Paesi del Nord Africa. In proposito ha già avuto luogo uno scambio di vedute a Roma circa la Tunisia e sono in corso conversazioni con l'Avv. Bourguiba, Capo del Neo-Destur Tunisino.

Quando il Gran Mufti, ed eventualmente il Primo Ministro Gailani, riterranno possibile di venire a Roma, la questione potrà fare oggetto di esame specialmente per quanto riguarda l'eventualità del viaggio del Gran Mufti in Tunisia e dell'impiego colà della Legione araba di Roma.

489

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO

T. 1124/11 P.R. Roma, 13 gennaio 1943, ore 22.

Concordo con la conclusione del Vostro telegramma n. 8 relativo ai rapporti ungaro-romeni (3).

Noi siamo stati e siamo sempre desiderosi di vedere migliorati i rapporti tra i due paesi, e in questo senso voi potrete esprimervi, quando se ne presenti l'occasione, tanto con Kallay quanto con codesto Ministro di Romania.

490

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 1226/43 P.R. Roma, 13 gennaio 1943, ore 24.

Dovreste cercare di accertare che cosa codesto Governo abbia in animo di fare nel caso di rottura diplomatica del Cile che fosse per avventura limitata ai soli Paesi dell'Asse. Nostro punto di vista che fu già a suo tempo prospettato a codesto Governo è, naturalmente, che il Tripartito debba, per ragioni ovvie, dinanzi a un'eventuale mossa cilena in questo senso, far fronte

comune. Le dichiarazioni pronunciate qualche settimana or sono dal portavoce di codesto Ministero lascerebbero forse supporre che anche costì si sia dello stesso avviso. Non si vede infatti quale vantaggio possa ritrarsi da un atteggiamento diverso. Ma se il Governo cileno conservasse qualche dubbio in proposito, sarebbe bene gli fosse subito, apertamente chiarito. Naturalmente senza tono od aria di intimidazione e di minaccia, ma con franchezza amichevole e perché Santiago abbia ora, senza incertezza, tutti i necessari elementi di giudizio e di valutazione (1).

(l) -Vedi D. 487, nota 2. (2) -Vedi D. 330. (3) -Vedi D. 473.
491

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. 137. Roma, 13 gennaio 1943.

II Cardinale Maglione ha chiesto stamane di vedermi.

Egli mi ha detto essergli giunta notizia che mentre il trasferimento del nostri Comandi da Roma ad altra località procedeva regolarmente, quello dei Comandi tedeschi non si era tuttora iniziato.

Si asseriva, anzi, da alcuni che questi ultimi opponevano una resistenza passiva agli ordini impartiti e che degli ufficiali germanici in sottordine non si peritavano di dichiarare che essi non andrebbero mai via da Roma «per far piacere al Vaticano».

II Cardinale, pur non volendo prestar fede a tali dicerie, era alquanto preoccupato per il ritardo frapposto al trasferimento dei Comandi tedeschi, avendo egli fatto dare a Londra assicurazioni esplicite in base alle nostre assicurazioni scritte.

Conversando a titolo personale, egli mi ha lasciato intendere che questa riluttanza tedesca avrebbe potuto essere sfruttata in Inghilterra ed in America non solo per mettere innanzi nuove inammissibili richieste, ma anche a scopo di propaganda per dimostrare tanto l'atteggiamento indipendente dei Comandi germanici in Italia, quanto il fatto che, partiti i Comandi italiani, la sola autorità militare nella nostra capitale rimaneva quella tedesca.

Prego mettermi in grado di dare al Cardinale qualche notizia su quanto precede.

492

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 272/32-33 R. Tokio, 14 gennaio 1943, ore 9 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 33 (2).

Trattative che verranno da noi condotte con Governo di Nanchino per attuazione retrocessione concessioni e rinunzia diritto extraterritorialità finiranno col coinvolgere in pratica, assai più che i rapporti itala-cinesi, la sistemazione futura dei nostri interessi, soprattutto economici, in tutta la zona estrema orientale controllata dal Giappone. Mentre rinunzia nipponica è destinata a rimanere del tutto platonica fino a che Tokio continua a disporre politicamente, militarmente ed economicamente di larga parte dei territori cinesi e delle regioni finitime, da parte nostra si tratta dell'unica partita attuale e sostanziale che possiamo far giocare non tanto nei riguardi di Nanchino quanto in quelli delle aspirazioni monopolistiche nipponiche in Asia orientale. Sarebbe arduo per noi tornare a discutere in futuro sopra argomenti quali ad esempio quello della nostra navigazione, quello della garanzia dei nostri notevoli interessi nelle regioni del sud occupate dal Giappone (Indie olandesi, Filippine, Malesia, ecc.), interessi i quali erano in stretto contrasto col complesso dell'organizzazione economica finanziaria europea in Cina, che regime concessionario aveva eccezionalmente favorito -se in occasione trattative accennate tutta questa materia non venisse soddisfacentemente chiarita non tanto coi cinesi quanto e soprattutto con i giapponesi.

Ciò stante, a mio subordinato parere sembrerebbe consigliabile che, compiuto il gesto ineccepibile non abbia grande valore politico, studi e trattative di applicazione fossero condotti il più a lungo possibile, per darci tempo e modo di vedere meglio nel fratempo nelle effettive intenzioni nipponiche a nostro riguardo, in attesa inoltre che sia noto in quale senso e con quali contro-partite Stati Uniti e Inghilterra, ed in futuro la Francia, intendano in concreto attuare loro parallele rinunzie.

(l) -Per la risposta di Indelll vedi D. 508. (2) -Vedi D. 474.
493

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. 257/18 R. Shanghai, 14 gennaio 1943, ore 11 (per. ore 20).

Nanchino, 14 corrente.

Rispondo a telegramma n. lO (l). Circa recente rinunzia giapponese in materia concessioni e diritti extraterritoriali, e per ogni eventualità che ci concerne formulo le seguenti osservazioni:

l) Diritti extra-territorialità.

Da tener presente che col Trattato preliminare di amicizia e di commercio concluso a Nanchino il 27 novembre 1928, ratificato 21 maggio 1929 l'Italia aveva già rinunziato ai privilegio di extra territorialità per il giorno in cui

ad essi avessero effettivamente rinunziato tutte le potenze firmatarie dei trattati di Washington. Da rilevare che mentre il nostro accordo del 1928 menziona la perfetta reciprocità in quanto alla residenza ed ai diritti dei rispettivi sudditi, nel recentissimo accordo il Giappone pone a carico della Cina l'obbligo « di aprire i suoi territori ai sudditi giapponesi per risiedervi e commerciarvi e accordare ad essi un trattamento in nulla inferiore a quello dei cittadini cinesi», nessuna clausola ponendo a suo carico.

2) Quartiere diplomatico di Pechino.

Negli ultimi anni il quartiere diplomatico di Pechino non era più che cimelio storico. Sebbene eventuale rinunzia non intaccherebbe almeno per il momento extra-territorialità degli edifici demaniali e si ridurrebbe ad eliminazione della speciale politica extraterritoriale e di una piccola amministrazione che, malgrado le apparenze, fa interamente capo al consolato giapponese, pur tuttavia resterebbe da considerare situazione militare nostri riguardi, per cui mi richiamo al n. 5 di questo telegramma.

3) Concessione italiana Tientsin.

Da tener presente nei riguardi nostri l'articolo 3 dell'accordo sino-nipponico che offre efficiente salvaguardia in quanto stabilisce che, passati i diritti amministrativi delle concessioni alla Cina, i sudditi giapponesi dovranno in esse poter mantenere almeno lo stato che vi godevano in quanto a residenza commerci e tenore di vita. Rilevo inoltre che dal mio arrivo in Cina con azione sistematica che V. E. volle sempre approvare ho fatto prendere ogni preventiva misura perché una eventuale retrocessione fosse il meno possibile lesiva degli interessi dello Stato e dei cittadini italiani. Tali misure sono oggi nella maggioranza effettive, altre in via di perfezionamento.

4) Concessione internazionale.

Tanto vago è l'accenno ad una questione così complessa e spinosa come quella del trapasso del settlement al Governo Nanchino, da far supporre che essa debba essere affrontata per ultimo; in ogni caso formare oggetto di lunghe conversazioni preliminari con tutti gli interessati.

5) Forze armate.

La questione della presenza delle nostre forze armate non mi pare debba posarsi sino a che essa possa essere considerata a Shanghai Tientsin e Pechino alla stregua di quella delle forze armate giapponesi e giustificata per ambedue con lo stesso fine di «cooperare al mantenimento dell'ordine», data anche la qualità di alleata. Da considerare che un nostro gesto politico di rinunzia rivestito naturalmente delle stesse efficaci cautele di quello giapponese potrebbe essere abbinato alla liquidazione di tutte le vertenze pendenti e a vantaggio di carattere commerciale adeguati all'importanza dell'atto ed ai sacrifici da noi sostenuti in 40 anni.

Telegrafato Roma e Tokio.

(l) Vedi D. 474.

494

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 262/19-20 R. Shangai, 14 gennaio 1943, ore 11 (per. ore 7 del 15).

Nanchino 14 corrente.

Facendomi comprendere di essere al corrente che nei circoli politici cinesi si considerava ancor con scetticismo [decisione] Giappone per concessioni ed extraterritorialità, e come vaga elemosina di chi abbia troppo acquistato, Shigemitzu mi ha detto che questa volta il suo governo si era posto decisamente sulla via di dare ... (1) aiuti e autonomia al governo Nanchino e di considerare tale via come la sola che possa condurre ad una soluzione del vitale problema cinese.

Mi ha confidato che le precise condizioni da lui poste a Tokio erano state tutte accolte, che egli era tornato in Cina con piena autorità di portare ad esecuzione il piano concertato a Tokio tra Tojo, Tani, Aoki e lui stesso. Mi ha detto che a queste quattro persone rimaneva oggi affidato grande compito di porre la questione cinese su nuove basi. Mi ha aggiunto in via strettamente amichevole che è stato possibile superare dissensi che sembravano insanabili tra il gruppo del politici, esercito e marina, solo seguito intervento S. M. Imperatore che aveva detto al Primo Ministro parole decise e precise.

Entrando ad esaminare la questione cinese Ambasciatore ... (2) prevenuto gesto americano che si sentiva nell'aria. Nella situazione che si disegnava a Tokyo poneva la sua fiducia su tre uomini: Wang Chin Wei, Chen Kung Po, Chou-Fu-Hai, e ad essi intendeva affidare fornendo loro mezzi più adatti l'indispensabile lavoro di penetrazione delle masse e di ricostruzione.

Entrando nel vivo della rinunzia giapponese alle concessioni ed ai diritti extraterritorialità, Ambasciatore del Giappone mi ha detto che essa sarebbe stata portata al più presto sul terreno pratico cominciando dalle concessioni per passare ai diritti di extraterritorialità, lasciando per ultimo la difficile e quanto mai complicata questione del settlement.

Per le concessioni si proponeva di formare commissioni di sei membri, tre

giapponesi e tre cinesi, da insediare Nanchino, presieduta da lui stesso o dal

suo consigliere affiancato dai Consoli delle varie concessioni e da un funzio

nario proveniente da Tokio.

Tani gli aveva telegrafato di tenermi progressivamente al corrente e di

esprimermi la fiducia che anche in questo importante momento avrei dato la

mia cordiale cooperazione.

Il Governo dl Tokio sperava che il Governo italiano avrebbe contribuito allo

sforzo che con la rinunzia ai privilegi il Giappone compiva a favore di una

nuova Cina che doveva diventare un elemento fattivo al nostro fianco nel con

flitto mondiale. Tanl confidava nell'apporto della grande esperienza vostra, Eccellenza, del problema cinese ed in una continuazione dell'atteggiamento deciso per il nuovo stato di cose da Voi assunto sin da principio.

Per quanto riguarda la Francia da qualche giorno era stato telegrafato a Vichy per chiedere la collaborazione di quel Governo nella questione. Telegrafato Roma e Tokio.

(l) -Nota dell'ufficio cifra: « Indecifrabile ». (2) -Nota dell'ufficio cifra: «manca».
495

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 246/81 R. Berlino, 14 gennaio 1943, ore 18,10.

L'Auswaertiges Amt mi ha dato copia di una comunicazione testè rimessagli da questa Ambasciata giapponese e che qui di seguito trascrivo ad ogni buon fine:

«Il Ministro giapponese al Cile è incaricato di portare a conoscenza del Presidente cileno quanto appresso:

l. -in relazione con il ritorno del Ministro dell'Interno cileno. -ripeto Ministro cileno Morales Beltrami e con le discussioni in Parlamento, si dice che il Cile romperà tra breve le relazioni diplomatiche con le Potenze dell'Asse. Il Governo giapponese, naturalmente, è assai interessato a ciò; esso mi ha pertanto incaricato di pregarVi, signor Presidente, di un aperto chiarimento della questione e di riferire immediatamente in proposito.

2. -Il 23 novembre dello scorso anno Voi, signor Presidente, avete dichiarato che la difesa del Cile deve essere affidata al popolo cileno e che il Cile non consentirà l'ingresso di una forza armata straniera sotto il pretesto di difenderlo. Il Governo giapponese si è compiaciuto vivamente di questo atteggiamento. Il fatto che gli Stati della costa pacifica del Sud-America, ad esempio il Perù, approvino l'ingresso di forze armate nord-americane e mettano a disposizione degli Stati Uniti punti di appoggio militari, rappresenta un diretto appoggio militare delle operazioni di guerra degli Stati Uniti contro il Giappone. Che il Cile non consente la entrata di forze armate straniere è motivo di grande compiacimento.

È solo una questione di tempo che le operazioni di guerra giapponesi siano estese alla costa pacifica del continente americano.

Se il Cile in tali circostanze decidesse presentemente un affrettato mutamento della sua politica estera, ciò avrebbe ripercussioni estremamente sfavorevoli per il Cile» (1).

(l) Con T. 1418/69 P.R. del 15 gennaio 1943, ore 23,30, non pubblicato, D'Ajeta rispose quanto segue: «Comunicazione analoga è stata fatta ieri anche qui da questa Ambasciata del Giappone. Ciò che lascerebbe presumere che Giappone si proponga restare in linea con l'Asse nell'eventualità che Cile decidesse rottura soltanto con Roma e Berlino».

496

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 1280/86 P. R. Berlino, 14 gennaio 1943, ore 20.

In occasione della consegna a von Ribbentrop dell'Aquila romana ho avuto con lui un colloquio che qui sotto riassumo negli argomenti principali.

Visita Antonescu. Il Maresciallo aveva insistito per incontrarsi col Fuhrer allo scopo esaminare con lui alcune questioni di carattere politico-militare ed economico che erano venute maturando dall'ultima volta che si erano incontrati. Antonescu desidera reintegrare e completare efficienza delle truppe romene sul fronte russo ed ha ottenuto dal Fi.i.hrer formale promessa per un adeguato contributo al riarmamento. Antonescu, che si è dichiarato deciso a combattere a fianco dell'Asse fino vittoria finale, ha assicurato che seguiterà fornire petrolio in maniera superiore al passato e -su richiesta von Ribbentrop -ha promesso in modo assoluto farà ciò anche per la marina italiana. Per ciò che si riferisce alla situazione interna Aatonescu si è dichiarato tranquillo in quanto guardie di ferro sono ormai rese completamente inoffensive. A tale proposito ha manifestato suo vivo compiacimento per l'arresto Horia Sima così sollecitamente effettuato dalla nostra polizia.

Cina. Von Ribbentrop si è dichiarato d'accordo circa (invio) di un telegramma a Wang Ching Wei esprimendo vivo compiacimento di aver Cina nazionale a fianco in questa lotta contro nemici ordine nuovo. Siamo rimasti d'accordo che tale telegramma sarà inviato nella giornata di venerdì 15 gennaio.

Turchia. Von Ribbentrop ha espresso assoluta convinzione, suffragata da notizie precise a lui (pervenute), che la Turchia pur seguendo scrupolosamente sua politica neutralità si augura vivamente vittoria dell'Asse che assicurerà sovranità degli Stretti. Von Ribbentrop esclude che qualora anglo-americani si proponessero esercitare una pressione sulla Turchia oppure Spagna o Portogallo o Svezia essi possano disporre di forze sufficienti per attuare loro pro

positi. ' Situazione generale. Von Ribbentrop ha confermato suo ottimismo. Quando gli ho accennato alla situazione in Africa egli ha replicato che la base e la premessa ad ogni soluzione è sul fronte russo: nel senso che è necessario di

struggere l'armata russa e renderla impotente. A questo proposito egli ha manifestato la convinzione che le prossime azioni militari, svolgendosi in due o tre forti puntate, otterranno l'effetto desiderato.

Associazione gioventù europea. Von Ribbentrop si è molto compiaciuto apprendendo che ho pregato il Ministro Ciano di interessare il Duce circa l'opportunità che tale associazione sia per adesso sospesa per quanto si riferisce ai paesi aderenti, mentre le organizzazioni italiane e tedesche seguiteranno naturalmente a mantenersi in stretto collegamento.

Annuale della presa del potere dei nazionalsocialisti. Von Ribbentrop ha dichiarato che è stata appresa con viva soddisfazione la notizia che una delegazione fascista si recherà in Germania, accrescendo cosi l'importanza della celebrazione. Ciò gli ha dato occasione di rievocare gli avvenimenti, sottolineando come Himmler e Keppler lo avessero allora interessato di intervenire presso von Papen per persuadere Hindemburg a nominare Hitler Cancelliere del Reich. Ciò che infatti avvenne.

Piazza San Sepolcro. In considerazione della cordialità di colloquio ho ritenuto di richiamare la personale atter:o:i:me di von Ribbentrop, aderendo alle giuste insistenze di Forzano, sul fatto che nonostante tutte le promesse e l'interessamento di Wuster da molto tempo oramai si attende risposta circa la realizzazione della versione tedesca. Egli, che si ricordava benissimo il ·colloquio avuto con Forzano, mi ha promesso di occuparsene riservandosi di darmi una risposta.

497

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 293/25 R. Shanghai, 15 gennaio 1943, ore 0,05 (per. ore 22 del 16).

Mio 23 (1).

A comunicazione fattagli iersera nei precisi termini prescritti, Presidente Wang Chin Wei ha risposto esprimendo sua vivissima soddisfazione; pregandoml farvi pervenire, Eccellenza, espressione sua profonda gratitudine per un gesto che egli apprezza non solo come importante atto politico verso la sua Patria, ma anche come nuova concreta testimonianza della mai smentita lungimirante amicizia del Governo Fascista verso Governo di Nanchino e verso la sua persona in un momento decisivo per avvenire del suo paese.

498

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 267/89 R. Berlino, 15 gennaio 1943, ore 14.

Durante una lunga ed amichevole conversazione con Himmler -che io giudico fra i più sinceri e fedeli camerati tedeschi -abbiamo discusso alcuni problemi di carattere generale concernenti i rapporti itala-tedeschi, la situazione attuale, e gli sviluppi avvenire.

Dichiarandosi soddisfatto per ciò che si riferisca alla solidarietà dell'Asse, Himmler mi ha confermato che, indipendentemente dalle vicende attuali della guerra, il popolo tedesco è saldo e forte nella sua compagine.

Ciò aumenta naturalmente le sue capacità di combattimento e di resistenza. Anche nei confronti del popolo italiano Himmler si è espresso in termini molto lusinghieri.

Parlando del Duce con espressioni di viva devozione Himmler ha ricordato come molti anni addietro -prima dell'ascensione del nazional-socialismo al potere -egli, il Duce, abbia personalmente desiderato di parlare con un forte gruppo di nazional-socialisti guidati da Eicke, che erano stati costretti ad abbandonare la Germania per rifugiarsi in Italia. Ciò avvenne a Malcesino dove, per ordine del Duce, i nazional-socialisti furono ospitati nelle caserme di confine.

Himmler mi ha comunicato che Eicke è stato decorato dal Fiihrer con la Ritterkreuz e gradirebbe che ciò fosse comunicato al Duce anche come dimostrazione che I'Eicke era degno della sua benevolenza.

(l) Con T. 245/23 R. del 14 gennaio 1943, ore 11, non pubblicato, Tallani aveva riferito di aver fatto a Wang Chin Wei la comunicazione prescritta dal D. 486.

499

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 271/21 R. Bucarest, 15 gennaio 1943, ore 14,55 (per. ore 20,40).

Ho visto ieri sera Michele Antonescu di ritorno dal Quartiere Generale. Mi ha intrattenuto per due ore sui suoi colloqui col Ftihrer e Von Ribbentrop e mi ha detto cose assai importanti sulle quali mi permetterò di riferirVi di persona (1).

Impressioni generali del viaggio:

l) accoglienze calorose; 2) intesa generale sui problemi economici romeno tedeschi divenuti delicatissimi in questi ultimi tempi sia per nota struttura circa le possibilità di forniture romene, sia per tragica situazione del clearing; 3) esame della situazione militare al fronte orientale considerata come grave con intesa che Governo tedesco rifornirà di materiali unità delle Armate romene duramente provate negli ultimi combattimenti e quelle in via costituzione all'interno del Paese. Compensi di cui al comunicato D.N.B. vanno intesi solo nell'ordine economico e militare. Questioni politiche rinviate al dopo guerra. Le insistenze di Antonescu perché si esaminasse situazione generale europea e particolarmente quella degli Stati minori sono di fatto cadute nel vuoto. Fiihrer resta fermo nella sua idea che condizione essenziale per soluzione conflitto è eliminazione fattore russo; altri settori sembrano occupare sua attenzione in grado molto minore.

(l) Vedi D. 503_

500

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 1488/54 P. R. Roma, 15 gennaio 1943, ore 24.

Mio precedente telegramma (1).

Questa Ambasciata del Giappone mi dà notizia delle istruzioni trasmesse da Tokio al suo Rappresentante a Santiago per far presente Cile ripercussioni estremamente sfavorevoli che eventuale mutamento politica cilena non potrebbe non suscitare. Ciò che lascerebbe presumere che Giappone abbia deciso restare in linea con l'Asse nell'eventualità prospettata con mio telegramma in alto citato. Comunicate costì che predette istruzioni sono da noi considerate perfettamente opportune, tempestive e molto utili a fini comuni (2).

501

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. 162/60. Zagabria, 15 gennaio 1943 (per. il 20).

Telegramma di V. E. n. l del 2 gennaio e mio telegramma n. 27 dell'8 gennaio u.s. (3).

Mi onoro rimettere copia di una lettera confidenziale che, in data odierna, ho inviato al Comandante di Supersloda in merito a un colloquio che ho avuto col Poglavnik ieri l'altro, lettera che fa il punto sugli umori di questo Governo sulla nota questione delle formazioni cetniche.

Del contenuto della lettera ha preso visione Castellani, venuto a Zagabria per riferirmi, secondo le istruzioni avute da codesto R. Ministero.

Quanto all'azione svolta qui dal Ministro di Croazia a Roma, poiché ritengo che già siano conosciuti i suoi atteggiamenti di accesa intransigenza, mi limito a informare, in via strettamente riservata, che egli si è adoperato con tutti i mezzi ad alimentare uno stato d'animo di agitazione e di irrigidimento: ha chiesto al Poglavnik il suo richiamo da Roma, quello del Ministro Rusinovic da Sussak, ha sollecitato la sua destinazione come Ministro a Berlino, e, avutone diniego, ha minacciato di dimettersi dalla carica e -secondo notizie attendibili dei nostri servizi informativi -ha avuto nei giorni di sua permanenza a Zagabria contatti con gli esponenti dell'irredentismo antitaliano.

ALLEGATO.

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL COMANDANTE DELLA SECONDA ARMATA, ROATTA

L. P. Zagabria, 15 gennaio 1943.

Credo sia opportuno che io ti informi di un colloquio che ho avuto col Poglavnik il dodici corrente, nella sua casa, dove era stato pure invitato il Ministro Peric.

Dalle prime battute scambiate, nelle quali è stato accennato alla tua recente visita, ho riportato l'impressione che la contrarietà manifestata nelle ultime settlmane dal Poglavnik e, più ancora, dai suoi collaboratori, primi fra tutti il Lorkovic e il Peric, era andata attutendosi. Ma poi, nel corso del discorso, egli tenne a farmi alcune considerazioni, con tono non sempre pacato, che sembravano suggerite dal Peric, che era seduto li accanto, o espresso sotto la sua influenza.

In sostanza, egli mi ha in gran parte ripetute cose già note, quali:

l) -l'incompatibilità dell'amicizia italo-croata con l'organizzazione e l'impiego delle formazioni cetniche da parte nostra;

2) -la difficoltà per lui di svolgere una politica di concreta collaborazione con l'Italia in un'atmosfera profondamente turbata da questioni che toccano la sensibilità e l'orgoglio nazionale dell'elemento su cui egli può contare;

3) -l'ulteriore utilizzazione dei capi cetnici, o comunque ortodossi estranei alla Croazia, e che rifiutano ostinatamente ogni contatto col Governo croato, come pure qualsiasi dichiarazione di lealismo: «fatto negativo -egli mi disse -la cui ripercussione politica aumenta di gravità col passare del tempo, tanto più che ai capi conosciuti altri se ne aggiungono minori, come comandanti di bande e ufficiali che li inquadrano »;

4) -sofferenze del popolo croato per la crudeltà e le angherie che questi cetnici hanno esercitato, e certamente eserciteranno in futuro, sulle popolazioni cattoliche;

5) -disorientamento dell'opinione pubblica, che finisce per non sapere più a qual Governo ubbidire, dato che tra partigiani, cetnici e croati, che parlano linguaggi del tutto diversi, e riconoscono capi di Stato diversi, nessuno sa più a qual partito attenersi. (La questione dei Capi di Stato ha fatto ripetere al Poglavnik le lagnanze per alcuni incresciosi episodi, anche recenti, di insulti alla sua persona, di inneggiamenti a Re Pietro, ecc.);

6) -aumento della forza delle formazioni cetniche, anziché progressiva diminuzione, come era stato richiesto dal Poglavnik ottenendo a suo tempo assicurazioni. Da tutto quanto precede, si può facilmente rilevare uno stato d'animo del Poglavnik di inquietudine e di insoddisfazione.

Le mie repliche, allo scopo di calmarlo e di rassicurarlo, sono state quelle che puoi facilmente immaginare, per quanto riguarda la sostanza di ogni argomento, accompagnate da considerazioni e richiami alla situazione generale, alla opportunità di mantenere separate le forze cetniche da quelle partigiane, e alle necessità militari contingenti.

Delle proposte positive da te fatte ultimamente al Poglavnik, come quella -per ~sempio -dell'assorbimento dei reparti croati a tua disposizione ed equiparazione alle truppe italiane per armamento, organizzazione e trattamento economico, mi sono valso per dimostrare ancora una volta la necessità di potenziare le poche truppe cedute dal Governo di Zagabria per far fronte alla situazione ed equilibrare meglio in tal modo l'utilizzazione delle formazioni cetniche.

Ho aggiunto che un aumento dei contingenti croati è stato sempre sollecitato da parte nostra, anche per effettuare quella collaborazione operativa, che il Comando tedesco in Croazia riesce ad attuare in pieno, avendo ai suoi ordini più dell'BO% delle Forze di terra croate.

Ho voluto darti notizia di tutto questo, perché tu abbia la sensazione che qui la questione è sempre scottante, e si hanno segni manifesti di un irrigidimento degli organi responsabili croati, che mi sembra si siano passata la parola di astenersi da ogni collaborazione nei vari settori, (facendo invece ulteriori concessioni e stringendo più intimi legami con la parte germanica) col pretesto che vi è un motivo di contrarietà, per essi fondamentale; si rimane perciò in attesa di una qualunque soluzione, che alcuni vorrebbero integrale, mentre il Poglavnik si accontenterebbe di avere qualche soddisfazione, richiamandosi ai primi colloqui avuti con te sull'argomento.

Certo l'influenza del Peric è stata quella di un agitatore.

(l) -Vedi D. 490. (2) -Per la risposta di Indelll vedi D. 508. (3) -Vedi DD. 455 e 470.
502

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 218/81. Zagabrta, 15 gennaio 1943 (per. il 22).

La stampa locale del 14 corrente ha pubblicato il seguente comunicato dell'Agenzia ufficiosa Croatia:

«Il Poglavnik dello Stato Indipendente croato ha nominato Branimir Altgayer, già Direttore di Stato presso la Presidenza del Consiglio per il Gruppo Nazionale tedesco, Sottosegretario di Stato presso la Presidenza».

La nomina del Capo del Gruppo Nazionale Tedesco a Sottosegretario era una vecchia aspirazione germanica che aveva incontrato finora tenace resistenza da parte croata. Se questo Governo ha finito col cedere alle insistenze germaniche, ciò è avvenuto per varie ragioni. Anzitutto perché, in seguito alla partenza di circa 20 mila Volksdeutsche dalla Croazia, e al conseguente senso di perplessità diffusasi fra gli appartenenti al Gruppo, si è voluta una affermazione di forza e di prestigio. Inoltre questo Governo sente ogni giorno maggiormente la pressione germanica cui non si contrappone con efficacia equilibratrice altra pressione, la nostra. In questi ultimi mesi, infatti, l'aiuto tedesco alla Croazia si è concretato in forme sostanziali, soprattutto nei riguardi della difesa contro la ribellione: è stato concesso il ritorno dal fronte orientale della legione croata armata ed equipaggiata e stipendiata dalle Forze Armate germaniche, una divisione di reclute è stata inviata a svernare in Croazia, e, in questi giorni, la divisione Eugenio di Savoia è stata, non senza difficoltà, sottratta alla Serbia per essere qui impiegata.

Al Reich, per il concorso militare fornito, sotto le forme più varie (forniture comprese) e da ultimo accogliendo la richiesta croata di sferrare una offensiva, come quella che sta per iniziarsi, contro le formazioni ribelli che davano un senso di insicurezza a questo Governo, viene attribuita l'iniziativa delle operazioni.

Nel campo economico, poi, è dalla Germania o per opera di questa che la Croazia riceve i viveri indispensabili all'alimentazione della popolazione, divenuta insufficiente nel corso dell'ultimo anno.

Si ha qui l'opinione che ogni aiuto, ogni apporto o protezione richiesta trovano efficacemente disposto il Governo del Reich.

In questo stato di cose non è da stupire che n Governo croato abbia dovuto, dopo lunga resistenza, accogliere la vecchia richiesta germanica nei confronti dell'Altgayer. Sostanzialmente il Capo Gruppo Nazionale Tedesco, nella sua qualità di direttore statale, poteva -chiamato -prender parte al Consiglio dei Ministri; il nuovo titolo, che importa la partecipazione del Capo del Gruppo Nazionale tedesco allo stesso Governo, stabilizza la sua posizione e gli conferisce maggiore prestigio.

503

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

APPUNTO. Bucarest, 15 gennaio 1943.

Riassumo qui di seguito quanto Mihai Antonescu mi ha detto nel corso di una lunghissima conversazione sui risultati del suo viaggio al Quartier Generale tedesco (2).

«Tanto il Maresciallo che io -ha precisato Antonescu -abbiamo incontrato delle resistenze alle richieste da noi avanzate nel campo economico e militare sia presso Ribbentrop che presso Funk e Clodius. È solo grazie all'intervento personale del Ftihrer che tutte le questioni sono state risolte con nostra soddisfazione.

Abbiamo trovato il Fiihrer ossessionato dalla questione russa e abbiamo avuta netta l'impressione di trovarci di fronte ad un uomo torturato da gravi preoccupazioni. Egli ci ha lungamente parlato del passato, della sua solitudine, della sua rivoluzione. Si sarebbe detto che egli volesse prendere forza dai grandi ricordi del passato per neutralizzare l'amarezza dell'ora presente. Nella sua fissazione sul problema russo il Ftihrer omette perfino di tener conto dell'America e dell'Inghilterra. Egli vede l'Europa di domani «come una cittadella» (une cité) la quale dovrà trovare i suoi mezzi per difendersi nello spazio russo. Il Generale Hauffe ci ha persino mostrato una carta della « cité d'Eurape » i cui confini passano lungo le frontiere attualmente occupate dalle truppe dell'Asse ed escludono l'Africa. Il Fiihrer si rende conto perfettamente della gravità della situazione all'Estero ma ci ha detto di essere convinto di poter far fronte ad essa. Come, esattamente non si sa. Quando il Maresciallo Antonescu gli ha posto il problema che se si considera il fronte russo come decisivo bisogna allora concentrare tutti gli sforzi per occupare Mosca e Leningrado e la linea del Volga, il Fiihrer ha risposto che quello che conta ora è resistere, organizzare l'industria e l'agricoltura russa e neutralizzare l'offensiva aerea degli anglosassoni. Siamo passati dunque dalla guerra offensiva dalla blitzkrieg alla concezione della difesa ad oltranza di quella astrazione che è la cittadella europea. Per la difesa di questa cittadella ad Est si sta gettando nella voragine il fiore delle fanterie europee.

Per ordine del Fiihrer (che è il solo a comandare: Jodl mi è sembrato impietrito dall'anno scorso, il nuovo capo di S.M. Zeitzler non ha niente della vecchia tradizione prussiana) tutte le scarse riserve del fronte russo furono

o allontanate o portate sulla prima linea per infittirla e così è successo che l'attacco russo una volta sfondato il fronte ha trovato il vuoto. L'ostinazione a difendere Stalingrado ci ha consumato delle intere armate. Al rimprovero poco carino di Ribbentrop che le fanterie italiane e romene non avevano tenuto, ho risposto che esse avevano tenuto benissimo per molti giorni ma la colpa non era nostra se esse non erano state munite dei mezzi corazzati e anticarro, necessari per difendersi.

Ora il fronte è vulnerabile dappertutto. La situazione è grave nel Caucaso è gravissima tra Don e Donez, è grave a Voronez. Al Quartier Generale tedesco vi è un centralismo forsennato che è diventato sistema (non si sposta un reparto senza ordine del Fiihrer: Ribbentrop parlandomi del Cancelliere mi ha detto che egli è un profeta!). I nostri nemici preparano cose grosse e con formidabili mezzi. L'Africa non preoccupa gran che il Fiihrer. Egli ha detto che le difficoltà in quella zona furono create dalla mancanza di mazut ma ora -ha aggiunto -«non si sa come ne usciremo».

Di fronte a questa concezione allucinante della guerra all'Est destinata a polarizzare in quella direzione tutte le nostre risorse, ho sentito che era mio dovere chiedere a Ribbentrop se non fosse il caso di pensare anche a quei giganteschi problemi d'ordine politico morale che andavano compresi sotto il nome di Europa. Ribbentrop mi ha risposto che la sua esperienza gli suggeriva di non discutere di questo problema « finché la Russia non fosse battuta». L'Europa deve resistere -egli ha precisato -e basta. Ma intanto l'Europa naufraga e pur senza perdere un grammo della mia fede io devo precisare che lo nostra intuizione è che la difensiva era caotica all'Est a qualunque costo e l'assoluta insensibilità nei confronti di tutti gli altri problemi politici e soprattutto morali dell'Europa ci portano verso l'abisso. In tali condizioni io penso che occorra aiutare gli uomini di stato tedeschi a schiarire la situazione. Se la situazione all'Est si aggrava ancora, Hitler invierà tutte le sue riserve su quel fronte e anche la situazione nel Mediterraneo e nei Balcani si aggraverà. La mia convinzione è che l'Inghilterra e l'America non hanno interesse a fare entrare i russi in Europa e ho informazioni precise in tal senso. L'Ambasciatore turco è venuto esplicitamente a dichiararmi che l'America e soprattutto l'Inghilterra premono sull'Europa per far finire la guerra ma che esse vogliono a qualunque costo evitare il crollo del sistema europeo in favore della Russia. Anche dal Portogallo ci sono giunte analoghe segnalazioni. Io ho l'impressione che allo stato attuale delle cose la Germania si contenterebbe di espandersi all'Est a spese di alcuni territori russi senza avanzare altre grandi pretese.

Nel giudicare in tal senso mi valgo, oltre a quello che ho capito, anche del fatto che la situazione interna tedesca è molto seria. Abbiamo notato disagio nell'Alto Comando, crisi di fiducia in genere, crisi nella sopportazione dell'opinione pubblica, crisi nel sistema e soprattutto crisi di uomini e di riserve strategiche. L'esercito tedesco è stanco. Gli uomini che hanno fatto 4-5 campagne sono come sotto l'influenza di un narcotico. Credo, perciò, che sia

36 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

giunto il momento di fare qualche cosa in perfetta intesa tra noi. Dite al Conte Ciano che è l'interesse comune che difendo informandolo che è essenziale in quest'ora di decisiva portata pel nostro destino di prendere diretti contatti. La Germania è ossessionata dai propri problemi e non vuol vedere quelli dell'Europa, ma noi dobbiamo fare il possibile per fissare una linea di azione comune -finché ve n'è ancora il tempo -contro la minaccia di anarchia e di slavizzazione dell'Europa. Se il Conte Ciano crede che una tale azione non è opportuna, io continuerò per mio conto pur restando fedele ai miei impegni. Vi prego che il mio pensiero non sia travisato e che non si faccia il giuoco di Budapest che ha il pessimo gusto di accreditare la voce che io e la Romania giuochiamo su due tableaux. Abbiamo dato troppe prove di fedeltà all'alleanza che hanno servito anche all'Italia perché una tale idea non meriti il nostro disprezzo. Ma qui si tratta dell'avvenire dei nostri popoli e dell'Europa e noi abbiamo una responsabilità storica da difendere. Non fate male alla Romania con delle indiscrezioni presso i tedeschi. Io vi parlo con una lealtà senza ombre e machiavellismi che va rispettata. Se le cose si complicano l'Italia è il nostro unico punto di appoggio e dobbiamo aiutarci a vicenda. Che il Conte Ciano mi faccia conoscere il punto di vista italiano anche attraverso di voi se gli è impossibile vedermi. L'impermeabilità, la diffidenza e il silenzio non debbono continuare fra noi.

La Turchia è inquieta della situazione sul fronte russo. I suoi uomini di stato sarebbero felici di poter fare dei sondaggi nel campo nemico. Salazar anche. Io sono pronto a prendere tutta la mia parte di responsabilità. È necessario che l'Europa non muoia per colpa della psicologia tedesca e dello stato d'animo dei suoi uomini, né possiamo costruire sulla Germania se progressivamente, a causa degli errori che si commettono, essa si indebolisce.

Per concludere: se il Duce ed il Conte Ciano prendono in considerazione queste mie vive preoccupazioni io credo che noi potremmo accordarci su questi due punti: l) Appurare con più precisione le idee dei nostri avversari e le loro preoccupazioni -che sulla base delle mie informazioni sono vivissime specialmente in Inghilterra -e cioè impedire la slavizzazione del continente e il predominio russo in Europa, causa che ci è comune e che oggi assume per tutti aspetti di drammaticità; 2) lanciare qualche idea sull'organizzazione dell'Europa che contribuisca a risolvere, almeno in parte, la gravissima crisi morale in cui essa si dibatte. Avendo io sollevato al Quartier Generale il problema dei piccoli stati si è tentato di darmi soddisfazione con un comunicato radio in cui è detto che l'alleanza della Germania con essi è basata oggi sul principio latino del «do ut des » e domani, dopo la vittoria, sul principio tedesco « a ciascuno ciò che si merita »! ! I tedeschi dunque vogliono fare un impero romano germanico nel quale essi saranno i soli arbitri di stabilire i meriti e i demeriti, la libertà o la schiavitù. Roma ha qualche cosa da dire in proposito. È la sola che può parlare. È la sola che può guidarci. E noi attendiamo una sua parola e la sua guida. Noi vogliamo un'azione che non sarà contro la Germania ma in suo favore, destinata cioè ad aiutarla, in quest'ora difficilissima, ad uscire dalla allucinazione psicopatica dell'Est in cui si dibatte e coinvolge tutti noi e a considerare nel suo insieme il problema del nostro destino.

(l) -Ed. in R. BovA ScaPPA, Colloqut con due dittatort, cit., pp. 72-76, con qualche variante dl forma e la soppressione dell'ultima frase. (2) -Vedi D. 499.
504

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 295/109 R. Berlino, 16 gennaio 1943, ore 23.

In questi ultimi giorni ho avuto più volte occasione di incontrare Maresciallo Goering che si è sempre mostrato particolarmente cordiale.

Nel corso conversazioni egli, riferendosi imminente celebrazione decennale dell'avvento al potere del nazionalsocialismo ha delineato con parole toccanti il ricordo che conserva vivissimo delle sue visite di allora a Roma e dei consigli cosi efficaci e dell'incoraggiamento così cameratesco datogli dal Duce.

Maresciallo Goering si è molto rallegrato di aver da me conferma che il Duce già da molto tempo è ritornato alla sua piena efficienza lavorativa.

Parlando della situazione in Libia, egli ha detto rendersi perfettamente conto di quanto essa possa addolorare il Duce; ma egli è sicuro che attuali sacrifici verranno alla fine compensati. Anche Italia, oggi già insediata a Nizza, in Corsica ed a Tunisi, riavrà suo impero e terre africane da cui per necessità di guerra, causata soprattutto dalla difficoltà rifornimento, abbiamo dovuto temporaneamente ritirarci.

Ancora oggi, parlando con Fougier e con me Goering ha espresso sua personale opinione che Tripoli possa effettivamente essere mantenuta.

505

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 299/27 R. Shanghai, 16 gennaio 1943 (l) (per. ore 7,30 del 17).

Vostro 13 (2).

Nonostante che nella comunicazione al Presidente io abbia ben precisato (e fatto contemporaneamente precisare in un comunicato Stefani da Nanchino) che la nostra rinunzia alle concessioni ed al diritto di extraterritorialità è di «massima », modalità attuazione dovendo formare oggetto di futuro scambio di vedute tra i due Governi, segnalo ad ogni buon fine impressione diffusa a Nanchino ed anche nella Cina del Nord da organi nipponici che la nostra rinunzia sia già effettiva e che R. Governo debba procedere tra breve a misure definitive contemporaneamente al Governo giapponese. Benché comunicato Domei che ribadiva tale impressione sia stato susseguentemente modificato (presumibilmente per ordine Ambasciata del Giappone) sulla base di quello dell'Agenzia Stefani, si continua a fare correre la voce di smobilitazione

imminente della concessione italiana di Tientsin e del ritiro e concentramento altrove delle nostre truppe corroborando tale voce con nostre dichiarazioni che sono state fatte a Tokio (1).

(l) -Manca l'!nd!caz!one dell'ora di partenza. (2) -Vedi D. 486.
506

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. s. 1628 P.R. Roma, 17 gennaio 1943, ore 8.

Questa Ambasciata di Germania ha dato comunicazione di un telegramma in data 7 corrente del Ministro Rahn che segnala una viva agitazione nei circoli nazionalisti tunisini per l'ampliamento del potere del Bey e per la creazione di un governo tunisino munito di tutti i poteri. Il Ministro Rahn rileva come tale sviluppo -pur tenuto conto del massimo riguardo che occorre avere nell'interesse militare per i sentimenti degli Arabi -non sembri corrispondere alla politica dell'Asse. Ed aggiunge che cerca di fare opera moderatrice raccomandando di trattenere per ora Habib Bourguiba in Europa.

Preoccupazioni analoghe hanno fatto oggetto di un telegramma in data 10 corrente del R. Console Generale Silimbani (2).

È stato risposto all'Ambasciata di Germania che concordiamo con le considerazioni del Ministro Rahn e che, fin dal primo momento, abbiamo ritenuto come, pur tenendo conto dei sentimenti degli Arabi ed avendo il massimo riguardo per essi, non appare conveniente eccitare il movimento nazionalista tunisino.

Abbiamo inoltre aggiunto che Bourguiba è qui a Roma e chiede insistentemente di rientrare in Tunisia; che faremo il possibile per prolungare il suo soggiorno qui incoraggiandolo a far propaganda alla radio; che i primi contatti con lui, però lasciano ritenere che difficilmente egli si presterà a collaborare con la nostra propaganda, per ora almeno, avendo posto -nelle conversazioni non ufficiali sinora avute -come pregiudiziale a tale collaborazione il passaggio del potere in Tunisia dalle mani dell'amministrazione francese in quelle del Bey assistito da un governo desturiano.

L'ulteriore sviluppo delle conversazioni con Bourguiba permetterà di rendersi conto di quanto sarà possibile fare in un prossimo avvenire (3).

507

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A BERNA, TAMARO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 1660/25 P.R. Roma, 17 gennaio 1943, ore 15,15.

Codesta Legazione di Germania ha comunicato all'Auswartiges Amt che Governo elvetico si accinge a consegnarle una nota contenente la dichiara

zione di guerra dell'Iraq. Poiché Gailani è stato riconosciuto come Presidente dei Ministri iracheno, Governo germanico ha inviato alla sua rappresentanza costà istruzioni di non (dico non) accettare nota del Governo di Bagdad e di suggerire a Voi e al Vostro collega nipponico di fare altrettanto.

Pregavi prendere contatto con vostro collega germanico e regolarvi in senso analogo.

(l) -Per la risposta vedi D. 523. (2) -T. 182/424 R. del 10 gennaio 1943, oer 21, non pubbllcato. (3) -Vedi D. 528 e 563.
508

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 326/42 R. Tokio, 18 gennaio 1943, ore 6,30 (per. ore 16,30).

Telegramma di V. E. n. 43 e 54 (1).

Ho parlato con Tani dell'argomento e mi sono espresso nel senso indicatomi.

Egli mi ha detto che secondo elementi di cui questo Governo è in possesso devesi escludere in modo assoluto che possa presentarsi eventualità di una rottura dei rapporti da parte del Cile che non comprendesse Giappone. Tanto che tale eventualità in questi ultimi tempi non era più stata presa in concreta considerazione per le seguenti decisioni. Mi ha aggiunto che fronte comune potenze Tripartito era oggi più che mai base della politica assunta definitivamente ed era in tale ordine d'idee che era stata fatta a Santiago comunicazione che ha incontrato approvazione di V. E.

Secondo posso giudicare da qui ho effettivamente impressione che eventualità in questione sia improbabile. È comunque caratteristica della mentalità locale quella di non assumere categorici impegni preventivi di massima in casi del genere.

509

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI, E A TOKIO, INDELLI

T. uu. 8/82 (Berlino), 60 (Tolda) R. Roma, 18 gennaio 1943, ore 16,30.

Presidente Roosevelt ha pregato il Governo svizzero di presentare ai Governi del Tripartito comunicazione scritta per informare che a partire dal lo dicembre scorso, Etiopia si considera in guerra con Italia Germania e Giappone.

Abbiamo senz'altro rifiutato di accettare tale comunicazione presentataci oggi dal Funzionario della Legazione di Svizzera che si occupa protezione interessi nordamericani in Italia, a titolo semplice tramite.

Comunicate subito codesto Governo, prospettando opportunità che si faccia costì altrettanto (l).

(l) Vedi DD. 490 e 500.

510

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 336/45/6 R. [Sussak], 18 gennaio 1943, ore 20 (per. ore 9,45 del 19).

È stato comunicato a Supersloda consenso del Comando Supremo germanico circa partecipazione delle bande anticomuniste cetniche al prossimo ciclo operativo, secondo modalità e limitazioni contenute nella proposta Generale Roatta (mio telespresso del 12 corr. n. 64/17) (2).

Questo ultimo mi ha poi confidenzialmente confermato che il nostro Comando Supremo non aveva modificato direttive precedentemente convenute circa questione cetnici, anche dopo recentissimo viaggio in Germania del Maresciallo Cavallero.

511

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. PER TELESCR. 328/115 R. Berlino, 18 gennaio 1943, ore 20,20.

Ho informato immediatamente questo Ministero Esteri nel senso di cui al Vostro telegramma n. 82 (3).

Sottosegretario Woermann mi ha detto a sua volta che, poco prima, locale rappresentante Svizzera gli aveva dato visione, a titolo strettamente personale, di comunicazione analoga a quella diretta a noi e che avrebbe dovuto essere rimessa all'Auswartiges Amt.

Woermann gli aveva dichiarato che, qualora la comunicazione stessa fosse stata presentata al Governo tedesco, questo avrebbe rifiutato di accettarla, poiché Impero d'Etiopia era italiano e perché non si riconosceva qui al signor Roosevelt alcun titolo ad interessarsene.

(l) -Per le risposte vedi DD. 511 e 516. (2) -Non pubblicato, ma si veda il D. 480. (3) -Vedi D. 509.
512

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 335/28 R. Tirana, 18 gennaio 1943, ore 21,30 (per. ore 7,50 del 19).

Situazione generale del Paese si è in questi ultimi tempi sensibilmente aggravata. Tale mutamento si è manifestato in coincidenza con avvenimenti militari Africa Settentrionale i quali, mentre da un lato convincevano elementi comunisti che nuove difficoltà italiane sminuivano possibilità di repressione in questo Paese, spingevano d'altro canto elementi nazionalisti a prepararsi per eventualità di un domani in cui nostri nemici avessero il sopravvento. Nazionalisti, pur orientandosi su possibilità sconfitta Italia, non desiderano attualmente fare alcun che contro di essa, ma si dispongono in vista eventuale nuova situazione politica nei Balcani sfavorevole all'Asse.

Tale quadro situazione mi viene confermato altresì da queste autorità di polizia e da Comando Carabinieri Reali. Atti di violenza hanno luogo particolarmente nelle provincie Valona e Coritza e nelle montagne di Kurveleshi (Argirocastro) e Skramicri (Berat).

Nella formazione nuovo Governo (che ho già comunicato telefonicamente) ho tenuto presente necessità di aver un Governo a carattere prevalentemente amministrativo giacché non sarebbe possibile ora trovare elementi politici disposti assumersi azione forza che circostanze richiederebbero.

Delle personalità politiche sulle quali mi è possibile influire conto valermi per azione di moderazione e in avvenire su diversi centri opinione pubblica anche per sconfessare e combattere provocatori di torbidi a tendenza comunista alimentata da oltre frontiera.

Qualora mutamento Governo ed azione personalità politiche cui sopra è accennato non valessero a migliorare attuale situazione generale ed ordine pubblico, mi riservo passare gradualmente possibilmente in via temporanea poteri ad autorità militari cominciando da quelle provincie come Valona e Coritza dove disordini hanno maggior gravità.

Tale linea di condotta mi viene suggerita anche da considerazione che forze armate nazionali attualmente disponibili sono appena sufficienti a fronteggiare situazioni parziali mentre renderebbero difficile l'applicazione contemporanea in tutto il territorio di un atteggiamento di forza e ciò tenuto anche conto della estensione delle linee di comunicazioni da assicurare e proteggere.

Qualora forze militari potessero essere convenientemente e rapidamente aumentate è indubbio che situazione migliorerebbe sensibilmente anche per senso di sicurezza che si infonderebbe nella parte sana del Paese oggi molto preoccupata (1).

(l) Per la risposta di Ciano, vedi D. 553.

513

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ALFIERI, A MADRID, LEQUIO, E AI MINISTRI A LISBONA, FRANSONI, E A STOCCOLMA, RENZETTI

T. 1775/C P.R. Roma, 18 gennaio 1943, ore 23.

(Solo per Berlino) Ho telegrafato R. Rappresentanze Madrid, Lisbona, Stoccolma quanto segue:

(Per tutti) Si ha motivo supporre che da parte nordamericana e forse britannica siano state fatte pressioni su taluni Stati neutrali per ostacolare loro relazioni commerciali con l'Italia, specie in relazione a trattative in corso o in procinto di intavolarsi con noi.

Pregasi accertare e telegrafare se tale segnalazione trovi conferma in codesti ambienti (l).

514

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 439/019 R. Sofia, 18 gennaio 1943 (per. il 23).

Miei telegrammi n. 17 (2) e n. 21 (3).

Il Ministro della Guerra di Bulgaria, Generale Michoff, rientrato nei giorni scorsi a Sofia dalla sua visita al quartiere Generale di Hitler appare piuttosto soddisfatto delle conversazioni militari bulgaro-tedesche colà avvenute e, in generale, delle Impressioni riportate in Germania circa l'andamento della guerra sul fronte orientale.

A tale proposito mi ha detto di avere avuto da tutti i Capi Militari tedeschi, e particolarmente dal Maresciallo Keitel e dal nuovo Capo di Stato Maggiore, Generale Zeitzler, dichiarazioni confortevoli circa l'andamento dell'offensiva sovietica la quale, secondo esse, sarebbe destinata ad esaurirsi tra non molto tempo senza avere ottenuto successi da definirsi strategici. I Russi fanno tuttora grande dispendio di uomini e di materiale, per quanto siano poco soddisfatti della qualità del materiale bellico che loro giunge dall'America e che sarebbe inferiore, particolarmente nel campo della protezione dei carri armati, a quello fabbricato nell'Unione Sovietica. Se un tale sforzo non potrà continuare molto a lungo e per la primavera da parte tedesca l'iniziativa dovrebbe essere ripresa.

Circa la situazione balcanica ed i compiti affidati all'Esercito bulgaro, il Ministro Michoff si dichiara lieto di avere avuto conferma di prossimi invii

di armi moderne germaniche in Bulgaria destinate a rendere maggiormente efficienti vuoi l'armamento delle unità corazzate vuoi la sistemazione offensiva costiera e montana del Paese.

Circa questi contatti militari politici bulgaro-tedeschi riferisco la voce, non controllata, di un possibile non lontano viaggio di Re Boris nel Reich.

(l) -Per le risposte da Lisbona e Stoccolma, vedi DD. 544 e 556. Non è stata invece rinvenuta la risposta da Madrid. (2) -T. r. 148/17 R. del 9 gennaio 1943, ore 14, non pubblicato: sostituzione di alcune unità germaniche con divisioni bulgare nella Serbia meridionale e nella zona di frontiera serbo-albanese. (3) -Vedi D. 481.
515

IL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. 78. Sussak, 18 gennaio 1943.

Conformemente alle istruzioni contenute nel telegramma ministeriale 10 corr. n. 767 (1), mi sono recato a Zagabria ed ho riferito al Ministro Casertano quanto dalle diverse autorità era stato deciso nei riguardi della questione dei cetnici.

Praticamente Casertano era già al corrente di quasi tutto, essendone stato informato dal Gen. Roatta in occasione del recentissimo viaggio di quest'ultimo a Zagabria.

Sempre su tale questione, ritengo opportuno riferirTi quanto segue:

l) Casertano concorda nel ritenere impossibile un troppo repentino o radicale mutamento di indirizzo da parte nostra; pensa però anche lui che sia necessario che Supersloda si orienti sinceramente verso un alleggerimento delle formazioni A.C. e soprattutto che cerchi di riaffermare su queste un maggiore controllo;

2) Dalle confidenze ricevute da parte croata egli ha riportato l'impressione che il recente viaggio del Gen. Roatta (2) non abbia provocato, neanche momentaneamente, quella parziale chiarificazione della situazione e quella distensione di rapporti che risulterebbero invece dalle dichiarazioni fatte a me dal Gen. Roatta. I croati infatti -secondo lui -si troverebbero in uno stato di irrigidimento nei nostri riguardi (cosa che però è in parte contraddetta dalla adesione data finalmente ieri l'altro dal Poglavnik alla proposta del Gen. Roatta di inquadrare le forze croate della 2a Zona nelle nostre Unità) e conseguentemente sarebbero portati ad un più marcato orientamento verso la Germania;

3) Casertano mi ha dato in visione la lettera scritta a tale proposito al Gen. Roatta e quella che ha scritto a Te per accompagnare copia della prima (3). Ha insistito, con particolare vivacità, sul fatto che le resistenze e

«R. Legazione Zagabr!a, anche in considerazione attività che i vi sta svolgendo Ministro Perle, gradirebbe elementi circa nota questione cetnici. Sarebbe opportuno Vi recaste colà per dare elementi predetti in via verbale ».

l'irrigidimento croato sono in gran parte dovuti all'opera del Min. Perle, che ha propagato agli altri la propria eccitazione e la propria intransigenza.

Ritengo mio dovere riferirTi quanto sopra, giacché Casertano -se ho potuto afferrare bene il suo pensiero -mostra di essere d'avviso che, se non si vuol dare prova dl speciale energia, ci convenga per il momento lasciare in sospeso tutte le varie questioni attualmente in trattazione con il Governo di Zagabria, per non incorrere in rifiuti, dovuti all'attuale irritazione dei croati verso di noi...

Aggiungo infine che Casertano si è lamentato con me che qualcuno a Roma lo avrebbe accusato di orientarsi verso Macek ed ha negato recisamente di aver

o di aver mal avuto intenzioni del genere.

(l) Con T. 767 del 10 gennaio 1943, ore 2, Lanza d'Ajeta aveva comunicato a Castellani:

(2) -Vedi D. 480. (3) -Vedi D. 501.
516

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 345/44 R. Tokio, 19 gennaio 1943, ore 6 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 60 (1).

Analoga comunicazione è stata presentata qui qualche giorno fa dal Ministro di Svizzera, il quale ha esplicitamente dichiarato che il Governo svizzero agiva da semplice tramite materiale e che esso pertanto ignorava fondo questione e continuava per suo conto riconoscere Etiopia come parte integrante di territori italiani.

Questo Ministero degli Affari Esteri ha ricevuto comunicazione senza darvi alcun seguito, ma, dopo mio passo odierno, accogliendo subito suggerimenti R. governo, comunicherò a Ministro di Svizzera esplicito rifiuto prendere conoscenza della comunicazione americana.

517

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 347/14 R. Budapest, 19 gennaio 1943, ore 15,15 (per. ore 21).

Miei telegrammi 8 e 9 (2).

Questo R. Ministro degli Esteri mi ha illustrato quali sono intendimenti ungheresi da prima conversazione ministro d'Ungheria a Bucarest con Antonescu (3), che dovrebbe avere luogo oggi, confermerà favorevoli prospettive delineatesi alte sfere.

Secondo Ministro Ghyczy che mi è sembrato molto soddisfatto del nuovo orientamento dei rapporti ungaro-romeni, Governo ungherese si proporrebbe di riprendere con Governo Bucarest conversazioni che erano state iniziate nel settembre 1940 in sede di applicazione arbitrato Vienna e che erano state poi sospese per il reciproco irrigidimento delle parti.

Primo favorevole risultato dovrebbe essere ricercato su terreno scambi commerciali, oggi completamente cessati, e consentire successivo esame delicata questione minoritaria.

Comunque, atmosfera continua ad esser qui benigna.

(l) -Vedi D. 509. (2) -Vedi D. 473 e T. 167/9 R. del 10 gennaio 1942, ore 14,40, non pubblicato, contenente ulteriori notizie sui rapporti ungaro-romeni. (3) -Vedi D. 524.
518

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 354/46 R. Buenos Aires, 19 gennaio 1943, ore 15,48 (per. ore 8,20 del 20).

Da informazioni sicure che ho trasmesso direttamente a R. Ambasciata Santiago è risultato attivissima azione svolta ultimi mesi questo Governo ha contribuito in gran parte a ritardare rottura Cile fino a questo momento.

Numerosi importanti elementi raccolti questi giorni fonte diretta autorevole confermano comunque non si verificherà alcun sostanziale mutamento politica estera Argentina. Prevedesi però totale peso pressione nord-americana ricadrà su questo Governo sia direttamente che attraverso paesi confinanti e opposizione interna.

519

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 9/86 R. Roma, 19 gennaio 1943, ore 23.

In seguito alla dichiarazione di guerra del Governo iracheno di Nuri Pascià alle Potenze dell'Asse si riterrebbe considerare opportunità che Primo Ministro Gailani facesse dichiarazioni in proposito da trasmettere contemporaneamente da radio Bari e da radio Berlino.

Pregasi chiedere opinione in proposito codesto Governo e, ove esso concordi, intrattenere al riguardo Gailani (1).

(l) Per la risposta vedi D. 325.

520

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 409/02 R. Zagabria, 19 gennaio 1943 (per. il 22).

Telegramma di V. E. n. 29 del 18 corr. (1).

II Poglavnìk mi ha intrattenuto ieri sulla situazione interna, che egli ha definito sensibilmente migliorata, da un punto di vista generale e, in modo specifico, per quanto riguarda la pressione dei ribelli da sud a da nord su Zagabria. Ha precisato, per quanto riguarda la regione dello Zagorìje, che la reazione delle popolazioni rurali è stata immediata e spontanea, costringendo i nuclei dei partigiani infiltratisi in quelle campagne ad allontanarsi. Da quanto risulta a questa Legazione, secondo informazioni controllate dai nostri servizi informativi, i partigiani avrebbero sgomberato lo Zumberac (3a zona) e sarebbero ridotti di numero in altre località della Terza Zona. È molto probabile che si fosse avuto già sentore nel campo partigiano della imminenza di operazioni di una certa importanza che sarebbero state condotte contro lo schieramento partigiano a cavallo e oltre la linea di demarcazione.

Nel Sirmio e in Slavonia la situa~ione può considerarsi ottima, secondo il Poglavnik; ma secondo le nostre informazioni, tra cui quella del R. Console in Osìjek -che ho trasmesso (2) -può solamente dirsi che la ribellione tende ad affievolirsi.

II miglioramento della situazione interna è, a mio avviso, dovuto soprattutto alla presenza di un maggior numero dì reparti bene equipaggiati ed armati, affluiti in Croazia, il cui passaggio nella capitale è stato da tutti notato; ad eccezione della divisione croata, rientrata dal periodo addestrativo in Germania e che partecipò alla rivista del 1° gennaio, si tratta propriamente dì unità tedesche in pieno assetto di guerra.

521

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 411/04 R. Berlino, 19 gennaio 1943 (per. il 22).

Come recentemente segnalato (3), Ambasciatore Abetz, di cui in un primo tempo era stato riservatamente annunciato il richiamo da Parigi, é stato dopo tutto riconfermato nel suo incarico.

Si rileva a tale proposito una rivalutazione dell'attività svolta da Abetz durante gli ultimi due anni e dei risultati pratici della sua politica cosiddetta «collaborazionista » la quale, se non altro, ha valso ad assicurare con relativa facilità il mantenimento dell'ordine in Francia e a trasformarla progressivamente da nemico in armi in una operosa officina dedicata quasi esclusivamente a potenziare lo sforzo militare della Germania. In altre parole -si sostiene -se il collaborazionismo politico è sempre stato una illusione o addirittura una finzione, esso ha permesso tuttavia la realizzazione di un effettivo collaborazionismo economico-industriale, che sopratutto nel campo specifico degli armamenti è stato per la Germania di una inestimabile e forse decisiva utilità.

Sta di fatto che se, nonostante lo scetticismo oggi ostentato, molti in Germania hanno in passato sinceramente creduto e certo sperato nella possibilità di intendersi con la Francia, oggi a Berlino la «collaborazione» è intesa esclusivamente come insegna all'ombra e in nome della quale conseguire determinati ed immediati vantaggi per la Germania. Tra gli altri, in questo particolare momento, quello di facilitare l'afflusso nel Reich di operai francesi cosi necessari per colmare i vuoti sempre più preoccupanti, creati nel campo della produzione dal progressivo assorbimento nelle file dell'esercito delle forze lavorative tedesche.

In questa lucè va considerata -a mio avviso -gran parte delle non cessate manifestazioni di cordialità tedesco-francese. Non ultima tra esse (la cito perchè recentissima) un ricevimento alla stampa francese offerto da parte dell'Incaricato Straordinario per le questioni economiche del Lavoro, Gauleiter Sauchel, il quale, parlando del rendimento degli operai stranieri in Germania, ha tributato un particolare elogio al comportamento degli operai francesi ed alla comprensione da essi mostrata per gli scopi dell'attuale guerra condotta dalla Germania.

(l) -Il T. 1765/29 P.R. del 18 gennaio 1943 ore 23, non pubblicato ritrasmetteva a Casertano !l T. da Berlino 1434/97 P.R. del 16 gennaio 1943, ore 14,50, non pubblicato, con cui Alfieri riferiva la «sorpresa>> per la nomina di Altgayer, manifestata dal Ministro degli Esteri tedesco e dal Ministro di Croazia a Berlino, il quale «comunque si adopererebbe a sottolineare un asserito miglioramento nella situazione politica del suo paese>>. (2) -Non rinvenuta. (3) -Vedi D. 347.
522

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A SHANGHAI, TALIANI, A TOKIO, INDELLI, E AL CONSOLE A TIENTSIN, STEFENELLI

T. 10/c R. Roma, 20 gennaio 1943, ore 2.

(Solo per Tok~o e Shanghai) Ho telegrafato in data odierna al R. Consolato a Tientsin quanto segue:

(per tutti) R. Ambasciatore a Shanghai mi segnala impressione diffusa a Nanchino e nella Cina del Nord da organi nipponici che nostro consenso a retrocessione concessioni e nostra rinunzia a diritti estraterritorialità, siano già effettive e che R. Governo intenda procedere fra breve a misure definitive. Si continua in specie a far correre la voce di smobilitazione imminente della concessione italiana di Tientsin e di ritiro e concentramento altrove delle nostre truppe.

Per Vostra norma di condotta e di linguaggio Vi informo che predetta nostra rinunzia è stata data soltanto in via politica e di massima e non (dico non) potrà cioè avere alcun effetto se non dopo la conclusione degli accordi particolari da negoziarsi allo scopo, a momento opportuno, fra noi e Nanchino. Tali accordi dovranno naturalmente raggiungere soluzioni concordate che, pur superando posizioni attuali, salvaguardino peraltro in pieno nostri interessi almeno nella stessa misura di quelli di qualunque altra Potenza, Giappone compreso.

Questione sarà posta per ora da parte nostra soltanto in base di esame e sua soluzione definitiva andrà, cioè, per le lunghe.

Continuate comunque costì ad adottare tutte quelle discrete misure cautelative che Vi sono state del resto ordinate da tempo ed esaminate anche Voi, sulla base della Vostra esperienza, le formule che Vi parranno migliori a salvaguardia dei nostri interessi per quanto concerne codesta concessione.

523

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 11/24 R. Roma, 20 gennaio 1943, ore 2.

È chiaro che nostro consenso a retrocessione concessioni e nostra rinunzia a diritti extraterritorialità non potranno avere alcun effetto se non dopo la conclusione degli accordi particolari da negoziarsi allo scopo, a momento opportuno, fra noi e Nanchino (1).

Tanto il Governo di Wang Ching Wei, quanto quello di Tokio infatti sanno perfettamente che il nostro consenso è stato dato soltanto in via di massima e non può cioè essere interpretato altrimenti che come espressione della nostra assoluta buona volontà di trattare per raggiungere una soluzione che, pur superando posizioni attuali, non più consone ai tempi e alle circostanze, ci consenta peraltro di salvaguardare nostri interessi nella piena misura in cui saranno salvaguardati dalle altre Potenze, Giappone compreso, e di conservare situazione almeno analoga a quella che esse manterranno.

Una liquidazione affrettata non sarebbe d'altra parte interesse neppure della Cina Nazionale, cui deve per il momento bastare -e non è poco -il nostro gesto politico.

Qualora vi fossero dei dubbi o delle incertezze al riguardo, sarà bene dunque chiarirli subito, naturalmente nella forma più amichevole che riterrete migliore.

Aggiungo per Vostra norma personale che non (dico non) è nostro interesse nè nostro proposito accelerare i tempi delle trattative in alcun modo. Da una parte in quanto trattative stesse trascenderanno certamente in pratica specifiche questioni rinunzia concessioni e extraterritorialità e coinvolgeranno cioè certamente, assai più che i rapporti italo-cinesi, tutta la sistemazione futura dei nostri interessi, in tutta la zona estremo-orientale controllata dal

Giappone. Dall'altra, in quanto parecchi e non i meno rilevanti aspetti della questione, non potranno essere esaminati nell'interesse nostro e della Cina Nazionale, nella loro giusta luce ed effettiva portata se non dopo, e non prima, la cessazione delle ostilità.

È nostro proposito in sostanza porre per ora la questione in semplice fase di studio, salvo a determinare in un secondo tempo momento più opportuno per inizio trattative.

RegolateVi in conseguenza con codesto Governo, in modo da non lasciare adito a dubbi o incertezze e pur continuando a valorizzare -com'è giusto nostro immediato gesto di buona volontà e di amicizia, che corrisponde perfettamente a tutto il nostro precedente amichevole atteggiamento nei riguardi del Governo di Nanchino e della persona del suo Presidente.

(l) Risponde al D. 505.

524

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 386/42 R. Bucarest, 20 genaio 1943, ore 2 (per. ore 18 del 21).

Questo Ministro Ungheria, tornato dal congedo, è stato ricevuto ieri sera da Michel Antonescu e gli ha dato comunicazione di un lungo e assai cortese messaggio del Presidente Kallay. In sostanza signor Nagy ha informato che Governo ungherese era pronto a entrare in negoziati per addivenire a risoluzione di tutte le questioni pendenti tra Ungheria e Romania e per attuare tutta quella parte del secondo arbitrato di Vienna rimasta sino ad ora ineseguita. Ha ricordato dichiarazione fatta da Kallay nell'assumere potere, che cioè egli era animato dal desiderio di stabilire generali relazioni di buon vicinato con tutti i Paesi limitrofi dell'Ungheria. Signor Nagy ha soggiunto che però nel frattempo situazione psicologica tra due paesi si era talmente avvelenata in seguito deliberata e sistematica propaganda romena che Governo ungherese desiderava veder creare in proprio favore un'atmosfera propizia alla progettata rappacificazione, e quindi chiedeva al Presidente Antonescu una pubblica dichiarazione analoga a quella a suo tempo fatta da Kallay.

Michel Antonescu, ha risposto che durante sua amministrazione aveva dato prova con fatti della sua buona fede, ha declinato dichiarazione nella forma suggerita dal Governo ungherese, ma, dopo lunga e diffusa esposizione delle sue idee, ha lasciato intravvedere possibilità di un'altra dichiarazione che, secondo quanto signor Nagy ha inteso, potrebbe avere all'incirca seguente tenore:

« Governo romeno, consapevole del pericolo che minaccia Europa e della necessità stretta unione tra tutti i Paesi impegnati in lotta contro esso, favorirebbe accordi intesi eliminare possibile conflitto tra suddetti Paesi».

Con tale formulazione, Miche! Antonescu verrebbe a dire in sostanza quello che Kallay gli chiede, senza peraltro far qualunque indiretta allusione all'Ungheria. In via strettamente confidenziale, signor Nagy mi ha informato che nel riferire al suo Governo ha ricordato ancora una volta difficoltà che

Maniu e estremisti Transilvania continuano a fare ai due Antonescu e ha consigliato, per eventualità che Antonescu faccia dichiarazione sostanziale conforme a quella riferita, di contentarsene e procedere senza reticenze ulteriori contatti.

Signor Nagy prega considerare questa informazione come strettamente con· fidenziale e di non (dico non) farne oggetto di alcuna diramazione.

525

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 351/124 R. Berlino, 20 gennaio 1943, ore 13,05.

Vostro 86 del 20 corrente (l).

Gailani terrà stasera alle ore 17,30 ed alle ore 20,30 una radio-dichiarazione riguardante entrata in guerra dell'Iraq a fianco degli anglo-sassoni.

Testo tale dichiarazione è stato da questa Auswartiges Amt trasmesso iersera all'Ambasciata di Germania in Roma con incarico di darne conoscenza a codesto Ministero e concordare riguardi internazionali contemporanea trasmissione radio Berlino e radio Bari.

526

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 1919/67 P.R. Roma, 20 gennaio 1943, ore 15,30.

Mio 34 (2). Oggi è stato firmata sola convenzione collaborazione economica fra Italia e Giappone (3). Accordi applicazione formeranno oggetto di ulteriori negoziati.

527

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 381/32 R. Tirana, 20 gennaio 1943, ore 22,20 (per. ore 9,30 del 21).

Mio telegramma 28 (4).

Nuovo Governo ha stamane prestato giuramento. Governo così composto:

Presidenza ad Interim Interno Ekrem Libohova; P.N.F. Albanese Kole Bibmirak; Giustizia Anton Kosnaci; Finanze Loro Musani; Economia Nazionale ed

Interim Istruzione Publica Neoc Naraci; Lavori Publici Igos Agushi; Cultura

Popolare Mihal Sherko; Terre liberate Ismet Erest Kryszicu. Sono stati inoltre

nominati seguenti Sottosegretari di Stato:

Presidente del Consiglio Hilmi Leka; Istruzione Pubblica Namik Resuli; Terre liberate Cazim Belaca.

Mi riservo di effettuare eventualmente nei pross1m1 giorni nomina titolari al Ministero dell'Interno e all'Istruzione Pubblica. Per quest'ultimo Dicastero, dato interessamento che sempre dimostrano religiosi per insegnamento, ho fatto prendere contatti con Arcivescovo di Scutari e Padre Provinciale francescano. Essi mi hanno assicurato loro collaborazione.

Governo come ho già riferito ha carattere prevalentemente amministrativo.

Dopo presentazione dimissioni Gabinetto Kruja era mia intenzione formare se possibile Governo cui avessero partecipato Bey del Sud e Capi del Nord. Tale progetto si è però urtato ad atteggiamento di Markagjoni, d'accordo con S. E. Koliqi e Kruja, che escludeva di collaborare con esponenti del Sud e che avrebbe preteso un Gabinetto formato quasi esclusivamente di elementi a lui devoti.

Poichè non ritenevo conveniente tale ordinamento ed anche per non sottostare ad una imposizione del genere ho scelto soluzione sopra indicata.

Stamane durante soluzione continuità fra Governo uscente e nuovo Governo che non aveva ancora benestare, impiegati statali non si sono presentati negli Uffici e gruppi studenti hanno percorso strade principali esigendo chiusura negozi per protestare contro recente fucilazione quattro comunisti eseguita ieri mattina Valona quale rappresaglia per preditoria uccisione Maresciallo Carabinieri avvenuta il 17 corr.

Avendo gruppo studenti colpito a sassate tre agenti di polizia e una autoblindata forza ha esploso alcuni colpi arma da fuoco ferendo un dimostrante. Assembramento si è sciolto immediatamente.

Secondo le notizie qui giunte chiusura negozi ha avuto luogo anche a Durazzo e Stiak.

Prossimi giorni diranno effettive intenzioni cosiddetti intellettuali dei quali studenti rappresentano parte più turbolenta nonchè [effetto] nuovo Governo per quanto riguarda mantenimento ordine pubblico.

Ritengo sia giunto momento mostrare fermezza anche perché parte sana opinione publica possa sentirmi protetta e sappia dove mirare.

(l) -Vedi D. 519. (2) -Vedi D. 477. (3) -Il testo della Convenzione Italo-Nipponica di collaborazione economica, è pubblicato in MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, Trattati e convenzioni tra l'Italia e gli altri Stati, Cit., p, 3. (4) -Vedi D. 512.
528

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 20 gennaio 1943.

Bourguiba ha consegnato l'unita lettera (l) per ricapitolare -anche a nome dei suoi colleghi -quanto aveva avuto occasione di dire nelle conversazioni preliminari con lui avute.

37 ---Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Ha aggiunto a voce:

lo -Che ritiene urgente la partenza sua e dei suoi compagni per Tunisi al fine di riprendere contatto con il Partito e con il popolo, dopo cinque anni di assenza. Una sua lunga permanenza in Italia senza alcun segno di vita da parte sua potrebbe essere interpretato come una «dorata prigionia» ed avere sfavorevoli ripercussioni in Tunisia. La sua presenza può invece contribuire ad inquadrare e controllare l'estremismo della gioventù nazionalista.

2° -Che egli non potrebbe però svolgere alcuna utile attività qui o in Tunisia se non avesse un programma da presentare al popolo tunisino per incoraggiarlo alla lotta. Tale programma non può basarsi che sulla liquidazione del regime francese per mezzo di una dichiarazione di indipendenza della Tunisia, con l'intesa che « tale indipendenza sarà di fatto limitata dalle necessità strategiche, economiche e demografiche dell'Italia stessa».

Secondo Bourguiba « i teleschi non possono voler continuare a contentare i francesi ed incitare nello stesso tempo gli arabi alla lotta: occorre scegliere. Ma oggi l'aiuto francese non vale più nulla e l'aiuto dei tunisini può essere invece prezioso per rimanere in Africa, purchè non si perda tempo».

3° -Che quanto ha visto sinora a Roma, e specialmente le realizzazioni del Fascismo, gli hanno dato una visione dell'Italia ben differente da quella che per tanti anni è stata presentata ai Tunisini dalla propaganda francese ed antifascista.

(l) Non pubblicata, ma si veda il D. 506.

529

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S.N.D. 413/18 R. Budapest, 21 gennaio 1943, ore 20,30 (per. ore 7,30 del 22).

Notizie che cominciano liberamente giungere dal Fronte Orientale confermano gravità perdite ungheresi. In questi ambienti militari, ove situazione continua per altro ad essere considerata con calma, esse vengono calcolate in base a informazioni insufficienti provvisorie a circa 50 mila uomini tra morti, prigionieri e dispersi, ciò che rappresenta una sensibile aliquota degli effettivi magiari. Schieramento ungherese è in generale ripiegamento e questi organi dirigenti sperano che riattivazione fronte e accorciamento distanze facilitino ulteriore resistenza. Aspetto più delicato è costituito, come ho già riferito, da ingentissime perdite subite nelle artiglierie e nei mezzi in genere.

Quesito se ed in quali limiti convenga rinforzare armata... (l) con invio di nuovi complementi non ancora ricevuto soluzione. Assai vivi sono qui i timori di nuove possibili complicazioni balcaniche e Ungheria, che ha già compiuto un notevole sforzo per inviare attuale corpo di spedizione al fronte russo, vor

rebbe essere in grado di fronteggiare tali eventualità. È perciò probabile, che :-;c invio vi sarà, esso sarà contenuto in proporzioni relativamente modeste.

Nel Paese senso di apprensione è alimentato anche da ambienti ebraici, che pur non riuscendo a turbare disciplina popolazione, diffondono accresciuta sfiducia nell'esito della guerra. Governo, che ha proibito riunione di carattere pseudo letterario organizzata da Partito Socialdemocratico per commemorazione poeta nazionale Petofi, intensifica sua propaganda per rafforzare compattezza e concordia nazionale.

Tanto Presidente del Consiglio che Reggente Horthy -ed in particolar modo quest'ultimo -manifestano ottimismo e contribuiscono con loro atteggiamento a rafforzare morale naturalmente turbato. Vari delegati ungheresi vengono attribuiti ad ex Presidente del Consiglio Bethlen e di recente si è detto che egli si era recato a Lisbona per compiere sondaggio presso potenze nemiche. Notizia è risultata infondata come quella fatta circolare tempo addietro che Bethlen si sarebbe recato a Roma latore di un messaggio di certi elementi politici magiari liberali e moderati.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «Gruppo indecifrabile».

530

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 407/34 R. Tirana, 21 gennaio 1943, ore 22 (per. ore 7,50 del 22).

Mio telegramma 32 (l).

Prima di mettere in esecuzione eventuali misure rigore per affrontare e possibilmente risolvere difficoltà del momento ho ritenuto necessario creare per così dire le premesse di ordine politico per eventuale mutamento di azione Governo. E cioè eliminare possibilità che ispiratori o autori di disordini possano far leva su zone opinione pubblica sotto maschera nazionalismo asserendo che attuali irrequetezze siano reazione mancato mantenimento delle promesso fatte dall'Italia all'atto dell'unione circa indipendenza albanese. Su desiderio espressomi da massimi esponenti politici mi sono così valso della autorizzazione datami da V. E. e secondo accordi con autorità militari di Roma per quanto concerne materiale militare e ho fatto annunziare:

1o -creazione gendarmeria albanese; 2° -costituzione di una Brigata Cacciatori d'Albania comandata da Generale albanese e con bandiera albanese; 3a -trasformazione della figura dei Consiglieri permanenti presso Ministeri in quella di Consulenti aventi compiti organizzativi e di studio. I provvedimenti n. l e 2 sono stati concretati in accordo con Comando Superiore forze Armate Albania e con questo Comando Carabinieri. Tali provvedimenti porranno Governo in posizione di presentarsi davanti opinione pubblica con notevole autorità di fronte al così detto nazionalismo al

S29 banese e dovrebbe rendere impossibile al sovversivismo a tinta comunista di continuare a sfruttare nazionalismo stesso in un fronte antitaliano.

Qualora perdurassero atti illegali e violenze essi rivelerebbero loro reale natura o comunista o di delinquenza comune o di perturbazione interna voluta dai nostri nemici esterni e si toglierebbe così aureola ideale patriottica a coloro che dovessero essere oggetto di misure repressive da parte del Governo o autorità militari.

Riservomi riferire circa ulteriori sviluppi situazione (1).

(l) Vedi D. 527.

531

L'INCARICATO D'AFFARI A BUENOS AIRES, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 427/56 R. Buenos Aires, 21 gennaio 1943, ore 23,04 (per. ore 7,30 del 22).

Circa reazione Argentina rottura delle relazioni Cile segnalo seguenti elementi:

1° -Dichiarazioni questo Presidente della Repubblica e Ministro degli Affari Esteri riportate Stefani Speciale 20; 2° -Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri confermato quanto riferito con mio telegramma n. 46 (2).

3° -Da varie fonti confidenziali ho appreso che qui si attende con molto interesse conoscere nostra reazione a decisione Cile; mi è stata inoltre manifestata impressione che decisiva risposta Tripartito costituirebbe indirettamente monito efficace questi fautori rottura delle relazioni e remora eventuali nuovi provvedimenti restrittivi da parte Governo argentino;

4° -Mi è stato riferito in via di assoluto segreto che nord americani esercitano con molto tatto forte pressione questa Transradio per sospensione comunicazioni cifra con Paesi Tripartito: Governo argentino intenderebbe comunque imporre compagnia continuare servizio.

532

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI

T. 2100/13 P. R. Roma, 21 gennaio 1943.

Questo Incaricato d'Affari Cile comunica oggi decisione suo Governo rompere relazioni con Tripartito.

Sarà consentito predetto Incaricato Affari telegrafare in chiaro suo Governo, naturalmente a condizione reciprocità. Ciò faciliterà accordi per scambio personale diplomatico italiano e cileno.

Cittadini cileni potranno restare indisturbati in Italia o partire insieme loro missioni se codeste autorità faranno altrettanto con i nostri connazionali. Misure che adotteremo nei confronti Ambasciata Cile saranno di semplice protezione sempre naturalmente a condizione reciprocità.

(l) -Vedi D. 551. (2) -Vedi D. 518.
533

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 485/025 R. Sofia, 21 gennaio 1943 (per. tl 26).

A quanto mi risulta, le conversazioni bulgaro-rumene relative alla pratica applicazione dell'Accordo di Craiova del 1940, relativo alla restituzione alla Bulgaria della Dobrugia meridionale, hanno portato ad un accordo che, con probabilità, sarà tra breve firmato a Bucarest. Per la Bulgaria la firma sarà apposta dal Ministro Bulgaro residente nella capitale rumena.

Con tale accordo dovrebbe definitivamente essere eliminata ed annullata la precedente richiesta di arbitrato.

534

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 21 gennaio 1943.

Il Ministro Peric ha rimesso da parte del Ministro degli Affari Esteri croato Lorkovic un lungo esposto circa il punto di vista croato nella questione delle bande cetniche e in quella della politica seguita a questo riguardo dalla Seconda Armata.

Si unisce un riassunto di tale esposto (l).

ALLEGATO.

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

RIASSUNTO DELL'ESPOSTO DEL MINISTRO LORKOVIC

l. -Fin dal giugno 1941 il Governo croato veniva a conoscenza dell'attività politica svolta nella Dalmazia italiana da parte di emigrati serbi. Contemporaneamente aveva inizio l'insurrezione cetnica nella Lika, nella Dalmazia settentrionale, nella Bosnia occidentale e nell'Erzegovina.

Già allora corsero voci di relazioni m:n:enute con i cetnici da alcuni comandanti di unità italiane in Croazia e nella Dalmazia annessa, voci confermate, tra gli altri. dai seguenti fatti: dichiarazioni di ufficiali italiani secondo le quali il movimento insurrezionale serbo in Croazia costituiva unicamente un problema interno croato; dichiarazione del comandante del presidio italiano di Knin che le sue truppe avrebbero agito contro i cetnici minaccianti tale località solo se direttamente attaccate e consiglio dato dallo stesso comandante alle Autorità croate di abbandonare la città; proibizione, nell'agosto 1941, da parte delle Autorità militari italiane, al generale croato Lukic di continuare nella Lika le sue operazioni contro i cetnici.

2. -Essendosi peggiorata la situazione, il Governo italiano fece presente al Governo croato la necessità di instaurare un regime di occupazione militare italiana nella fascia costiera adriatica col passaggio delle truppe croate agli ordini del Comando italiano e di effettuare altresì il trapasso dei poteri civili dalle Autorità croate a quelle militari italiane (1).

L'assunzione dei poteri da parte del Comando italiano, nel settembre 1941 (2), portò alla fucilazione di molti croati trovati illecitamente in possesso di armi. I cetnici continuarono a mantenere le proprie. Numerosi croati fuggirono allora nei territori non occupati dalle truppe italiane ed ebbe così inizio «il terrore contro i croati con aperta amicizia verso i Serbi ».

Tale situazione si andò ancora più accentuando con l'estensione dell'occupazione italiana fino alla linea di demarcazione con l'esercito tedesco (3).

3. --Con la nomina del Generale Roatta venne iniziata, fin dalla primavera del 1942, una collaborazione aperta con i capi cetnici (4). Fu solo con l'accordo del 19 giugno 1942 (5) che il Governo croato approvò l'organizzazione delle «bande anticomuniste>). Queste bande non dovevano però assumere il carattere di formazioni cetniche, quali organi del Governo emigrato jugoslavo, ma potevano tutt'al più essere composte anche da ortodossi i quali riconoscessero e rispettassero la sovranità dello Stato croato. Di tale riserva non fu tenuto conto da parte dell'Autorità militare italiana la quale continuò a sviluppare l'organizzazione di bande cetniche, richiamantesi all'autorità dell'ex Re Pietro di Jugoslavia e costituenti pertanto un vero esercito serbo facente parte dell'organizzazione militare di Draza Mihajlovic. Sono noti i rapporti con quest'ultimo dei principali capi cetnici in Croazia, quali il prete Djuic, Dobroslav Jevdevic e il Col. Trifunovic. 4. --Parallelamente venivano posti ostacoli alla attività dell'esercito croato e della milizia ustascia. Nel maggio del 1942, ad esempio, il colonnello ustascia Francetic, il quale era giunto nell'Erzegovina meridionale per proteggere quella regione dai partigiani montenegrini che avevano fatto irruzione nella zona, dovette ritirarsi per ordine dell'Autorità militare italiana: il che permise a sei brigate montenegrine agli ordini del noto capo partigiano «Tito » di penetrare in Erzegovina nell'estate, approfittando del fatto che nel frattempo le truppe italiane avevano anch'esse abbandonato la zona. 5. --Nei mesi di settembre e ottobre 1942 le bande cetniche effettuarono violenze e massacri contro le popolazioni croate della Bosnia meridionale, della Dalmazia centrale e, in misura minore, anche della Lika e del Gorski Kotar. In un convegno tenutosi il 15 ottobre 1942 (6) tra il Poglavnik e il Generale Roatta, fu allora deciso di effettuare il graduale disarmo delle formazioni cetniche e di procedere al loro ritiro immediato in territori popolati da ortodossi. Vennero invece continuati da parte italiana l'organizzazione e l'armamento delle bande cetniche, ed esse furono aumentate di numero. Le truppe croate che si apprestavano ad occupare, giusta i termini dell'accordo, le località di Nevesijne, Stolac e Ravno, presidiate dai cetnici, finirono invece con l'essere destinate ad occupare alcune località della Dalmazia centrale, evacuate dalle truppe italiane. 6. --Nel dicembre 1942 sono stati trasportati a Knin e a Gracac oltre duemila cetnici, ai quali seguirono molti altri, senza che fosse stata chiesta l'approvazione del Governo croato. In tali zone si possono ora leggere scritte del seguente tenore: «Viva Re Pietro», «Viva la grande Serbia », vengono cantati inni provocatori e pronunciate frasi come questa: « Mussolini nutre l'esercito che difende Re Pietro». Molte volte tali manifestazioni avvengono in presenza di ufficiali italiani. Sugli edifici sventolano le bandiere serba e jugoslava. 7. --Nei riguardi dei mussulmani, si notano tentativi specie in Erzegovina, circoscriz:one del VI Corpo d'Armata, di portare « i mussulmani a distaccarsi dai croati cattolici e ad unirsi ai serbi». Sintomatici a questo riguardo sono gli sforzi per costituire delle milizie cetniche mussulmane. Tali procedimenti dimostrano che « il Comando Supersloda conduce verso lo Stato croato una politica non sincera e sleale con mete incomprensibili». 8. --Nelle azioni svolte contro i partigiani da parte delle truppe italiane, queste, senza presentire le autorità croate, applicano sovente misure di rappresaglia contro gli abitanti dei villaggi, fucilandoli e asportando il loro bestiame e i loro averi. Tali metodi provocano la fuga delle popolazioni nelle montagne, ove vengono accolte dai partigiani e producono in esse l'effetto di disporle in senso più favorevole a questi ultimi. 9. --In conclusione:

a) la politica della II Armata ha impedito all'esercito croato e alla milizia ustascia qualsiasi possibilità di organizzarsi e di agire nelle zone occupate dalle truppe italiane; b) il prestigio dell'autorità croata è stato scosso nella zona litoranea: dondP-difficoltà ancora maggiori alla normalizzazione della situazione;

c) si è permesso lo sviluppo di un forte esercito di cetnici nella zona litoranea, che nella maggior parte è « armato, nutrito e pagato dal Supersloda » e il cui numero si aggira tra i 15 e 25 mila uomini;

d) in queste condizioni è stato possibile il raggruppamento a sud della linea di demarcazione di forze partigiane calcolate per lo meno a 30 mila uomini; e) sono quindi 50 mila gli armati militarmente organizzati agli ordini di Londra e di Mosca che si trovano nell'immediato retroterra della costa adriatica.

(l) Dal D. 579 si desume che questo documento venne trasmesso da Pietromarchl a Casertano con lettera del 22 gennaio, non rinvenuta.

(l) -Vedi Serle IX vol. VII, D. 479. (2) -Vedi Serie IX vol. VII, D. 538. (3) -Vedi Serie IX vol. VII, D. 584. (4) -Vedi Serie IX vol. VIII, D. 345. (5) -Vedi Serie IX vol. VIII, D. 631. (6) -Vedi D. 230.
535

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. 1107. Berlino, 21 gennaio 1943.

Nella mia lettera riservata a te diretta il 31 dicembre u.s. (l) ho fatto alcune osservazioni circa il modo con cui -sulla base di elementi realistici attuali e soprattutto per il riferimento alle ripetute precedenti assicurazioni poteva essere interpretata e valutata la situazione a te ampiamente e così ottimisticamente esposta dal Fiihrer in occasione della tua ultima visita al Quartier Generale (2).

A distanza di tre settimane, posso constatare come le mie riserve erano giustificate; e da tale constatazione posso dedurre e prevedere -soprattutto per ciò che riguarda gli attuali avvenimenti sul fronte russo -che la situazione non appare destinata a migliorare.

Tutto ciò, come scrivevo nella mir. predetta lettera, non vale e non varrà a cambiare minimamente, non dico la linea di condotta (che è del tutto comprensibile come esteriormente debba rimanere quale essa è stata fino a qui: cioè ispirata ad un senso di assoluto ottimismo), ma il modo di apprezzare le cose e gli avvenimenti.

I capi, anche i più alti -a cominciare dal FUhrer -si irrigidiscono psicologicamente verso una sola direzione, una sola meta, una sola possibilità: la vittoria.

Né importa che gli avvenimenti seguitino a svolgersi in modo diverso da quello che si proponevano. Di fronte ai capi stanno unicamente il miraggio, il proposito, la volontà della vittoria. E obbedienti a questa consegna, nutriti da questa convinzione, guidati da questa speranza, che attraverso ad un caratteristico processo psicologico, alla base del quale resta sempre una grande dose di buona fede, diventa un'assoluta certezza, si irrigidiscono in un'attitudine che impedisce loro di vedere e di sentire ciò che avviene intorno e di rendersi conto degli errori.

La formula «combattere per la vittoria», che è stata per tre anni il motivo fondamentale di tutta la propaganda tedesca, si è negli ultimi tempi mutata in quest'altra «resistere per vincere» od in quella «vincere per esistere». Cioè a dire che per i tedeschi non vi è, in modo assoluto, altra via di scampo o altra soluzione da scegliere che non sia la vittoria finale.

Un'alta personalità politica che ha di frequente occasione di avvicinare il Ftihrer -di cui io penso ripetesse il pensiero e le parole -mi diceva recentemente: «Per perdere la guerra noi dovremmo rinunciare a noi stessi. Siccome ciò non è ammissibile, dobbiamo necessariamente conseguire la vittoria».

Questa affermazione, che è evidentemente molto semplicistica e che, sul piano teorico, ha una sua logica conseguenza, può efficacemente aiutare a capire il complesso psicologico del popolo tedesco.

Può riuscire interessante esaminare i pubblici discorsi e gli articoli di personalità politiche di primo piano apparsi nella stampa tedesca in questi ultimi giorni come conferma e riprova della mutata direttiva della propaganda, che rimane però essenzialmente rivolta e diretta ad un unico scopo: la vittoria.

Parlando a Detmold il dott. Ley, Capo del Fronte del Lavoro, ha incitato alla resistenza il popolo tedesco che, sia sul fronte di combattimento che sul fronte interno, deve essere animato dalla fede nella santità dei suoi diritti. «Finché si vince, ha detto il dott. Ley, è facile credere, ma quando la lotta assume forme critiche, si rivela allora chi veramente crede. Soltanto la volontà può tutto. Se la Germania vuoi vincere questa guerra, deve condurla in modo totalitario ed ogni tedesco deve far sacrificio dei propri desideri particolari. Quando la guerra sarà vinta, tali desideri verranno soddisfatti in modo superiore alle speranze».

In un discorso tenuto domenica scorsa a Mtinster in Vestfalia, il Ministro Rosenberg, dopo aver constatato che la Germania nazionalsocialista non aveva altra possibilità di scelta che accettare la lotta decisiva contro i nemici che cercavano di sopraffarla, ha dichiarato: «La nazione tedesca ha rotto dietro di sé i ponti che in qualche modo potrebbero portare ancora una volta indietro. Ottanta milioni di tedeschi comprendono ora che si tratta di una lotta per il destino di tutto il popolo e che non abbiamo da attenderci alcuna specie di umanità da parte dei nostri nemici ».

Riassumendo in una «riunione di guerra» dei rappresentanti della stampa tedesca i compiti attuali dei giornalisti, il Capo della Stampa del Reich, dott. Dietrich, ha rilevato che la decisione del conflitto sta nelle mani dei singoli cittadini: nella loro forma di carattere e nella loro capacità di eroismo. Ogni giornalista tedesco deve essere un apostolo della fede, della volontà di vittoria, per mantenerle deste nelle masse con lo spirito della Patria.

Nel suo quarto anno di guerra -scrive Goebbels in un articolo dal titolo «La guerra totale» apparso nell'ultimo numero di Das Reich, la Germania affronta compiti infinitamente più difficili che non nel primo. La guerra si è trasformata in una lotta di proporzione mondiale nella quale non si affrontano più partiti, eserciti o ideologie, ma combattono popoli per la propria esistenza. È necessario l'impiego totalitario e senza eccezione di tutte le forze del popolo ed abbandonare quindi le concezioni ed i modi del tempo di pace tendendo con tutte le energie al conseguimento della vittoria, che sarà tanto più rapida quanto più radicalmente e totalmente verrà condotto il conflitto.

Noi non abbiamo altra scelta, dichiara nell'articolo il Ministro della Propaganda, se non quella di vincere ed è nell'interesse della salute e della morale del nostro popolo di impegnare tutte le forze disponibili per giungere quanto più rapidamente possibile alla auspicata pace vittoriosa. Chi non si rende conto di ciò, deve essere costretto ad intenderlo.

La Deutsche Allgemeine Zeitung, commentando in un editoriale la violenta ripresa degli attacchi aerei britannici contro le città del Reich, afferma che gli avversari errano, se credono di riuscire con ciò a diminuire la resistenza morale della popolazione tedesca. La comunanza di intenti fra plutocrazia e bolscevismo rammenta ai tedeschi, con chiarezza insuperabile, che la Germania non deve perdere la guerra se essa vuol vivere. Nessuno deve avere il minimo dubbio sull'importanza vitale della posta: non si tratta soltanto di erigere un ordine nuovo, ma di lottare per la propria esistenza.

Il Vòlkischer Beobachter, rilevando in una nota redazionale la violenza della battaglia difensiva che infuria da novembre sul fronte orientale, non inferiore per durezza alle più gravi lotte dello scorso anno, afferma che come allora è il morale superiore del soldato germanico e dei suoi alleati a contendere ogni palmo di terreno a un nemico preponderante di uomini e di materiale ed a fargli pagare con gravissime perdite ogni successo locale.

Il sobrio e contenuto linguaggio del comunicato ufficiale, continua il quotidiano, lascia pur riconoscere quale esempio e quale sprone costituiscano per la Patria i soldati tedeschi al fronte orientale. È questo un appello a tutto il popolo di considerare la guerra in più realistica interpretazione, cercando il successo là dove i tedeschi lo hanno sempre voluto trovare: nella lotta, nella solidarietà, nel lavoro, nella fiducia, prestando al senso crudo della realtà indomabile volontà di vita e di onore. Chi porta in sé questa abnegazione altissima, non può lasciarsi sfiorare da alcun dubbio nella certezza della vittoria, anche se questa possa venir preceduta ancora da gravi anni di lotta e di sacrifici.

Rivolgendosi al popolo tedesco, una nota redazionale della Deutsche Allgemeine Zeitung scrive: «Per il compito postoci vi è una direttiva pratica: fare il contrario del 1918. Nei venticinque anni trascorsi da quel fatale anno, abbiamo potuto studiare la storia, i metodi del nemico e le nostre deficienze. Dal riconoscimento di esse è sorto il Partito nazionalsocialista. Anche fra il 1914 ed il 1918 avevamo conquistato molte vittorie, ma tutto è andato perduto perché nell'ultimo, decisivo stadio della guerra non sapemmo spremerei, impegnarci con ogni risorsa possibile. L'armata combatté anche allora fino all'll novembre, ma il popolo non era conscio politicamente, come lo è invece ora, della grandezza della decisione. Oggi sappiamo quale è la posta: il Reich, l'Europa, «il tutto, il nostro avvenire per secoli». Ciò richiede da ciascuno Io sforzo, l'impegno massimo per la guerra totale, e poiché Ftihrer e popolo sono fusi in una lega d'acciaio, alla fine di questa guerra sarà la nostra vittoria».

Mentre il popolo tedesco si raccoglie in questa decisa volontà di resistenza, dando Io spettacolo di una solidarietà piena e perfetta che non manifesta incertezze o incrinature, e che -dal punto di vista tedesco -spiega un ulteriore inasprimento della lotta e delle persecuzioni contro gli ebrei nonché una ripresa dell'attività antireligiosa, può riuscire interessante gettare uno sguardo fuori dei confini della Germania per cercare di constatare come e quanto all'attività di guerra abbia corrisposto un'attività politica: per riassumere cioè i principali aspetti e le tendenze più caratteristiche che le relazioni diplomatiche della Germania hanno assunto nel corso degli ultimi dodici mesi.

Vorrei, insomma, non tanto riandare ai singoli aspetti e fasi dei rapporti fra il Reich e le potenze straniere, quanto cercare di trarre da un'analisi dl tali rapporti degli elementi atti a rispondere a due quesiti che hanno un interesse immediato ed attuale:

l) Quali scopi si prefigge la politica estera della Germania nella fase del conflitto che oggi si attraversa? 2) Quali sembrano le direttive di una futura politica internazionale del Terzo Reich?

Da un esame sommario dei rapporti tra la Germania e le potenze alleate passerò a quelli con gli Stati neutrali per toccare da ultimo alcuni aspetti delle relazioni con i paesi occupati.

Il Reich e le potenze alleate.

Tralasciando di esaminare in questa sede le relazioni fra la Germania e l'Italia, che hanno tono e carattere del tutto particolari, vanno considerate anzitutto quelle fra la Germania ed il Giappone.

L'annuncio della entrata in guerra dei giapponesi aveva, come è noto, provocato in Germania un senso di enorme soddisfazione ancora accresciuta dalle pronte notizie di strabilianti vittorie. L'intervento nipponico, verificandosi in un momento di crisi per le forze tedesche, lasciava sperare in un notevole allentamento della pressione avversaria sull'Asse; nello spostamento del teatro principale delle operazioni dall'Atlantico al Pacifico nonché in un probabile prossimo scontro fra il Giappone e la Russia.

Lo stato d'animo di profonda soddisfazione e di fiduciosa attesa nei confronti del nuovo e potente alleato doveva però subire nel corso dei mesi successivi un'interessante evoluzione.

Fin dal primo momento infatti il Governo germanico mostrò di concepire l'intervento giapponese come un nuovo apporto di forze in proprio favore e mostrò di assumere verso Tokio, in analogia a quanto andava facendo verso gli altri alleati, la direzione strategica delle operazioni. Si urtò tosto in una resistenza cortese quanto recisa: Tokio faceva la sua guerra e mostrava non soltanto di volere assolutamente fare a meno dei consigli e delle decisioni di Berlino, ma di tacere anche le mire stesse delle proprie azioni.

Ne derivò il sorgere nell'animo dei dirigenti tedeschi di un senso di disagio. Al quale si sostituiva poi una vera e propria preoccupazione per l'estensione inattesa delle occupazioni giapponesi in Asia ed in Australia e per le gravi conseguenze che tali avvenimenti già rilevavano per la situazione economica del grande Reich. Nel nome stesso di principi razziali e spaziali, del tutto simili a quelli banditi dal nazismo in Europa, i nipponici andavano infatti metodicamente scalzando gli stranieri, e quindi anche i tedeschi, dalle importanti posizioni commerciali mantenute in Estremo Oriente.

Altra delusione fu per la Germania l'occupazione nipponica delle Indie olandesi, sulle quali essa aveva tenuto l'occhio cupidamente fisso fin dal momento dell'occupazione dei Paesi Bassi. Non era mancato anche a Berlino chi affacciasse l'idea di assicurare all'Olanda una forma di sovranità che le permettesse di rivendicare almeno in linea di diritto il controllo sulle colonie. Una concessione del genere avrebbe messo la Germania medesima in condizione di particolare vantaggio nei confronti dei giapponesi e dato un carattere del tutto differente alla loro occupazione. Ma essa riusciva però troppo difficile per la mentalità tedesca ed il suo punto di vista circa i metodi di governo nei paesi occupati.

La inevitabile reazione di questi fatti è stata una sorda seppur ben celata irritazione di Berlino nei confronti di Tokio.

Tale atmosfera, che si è andata accentuando in seguito al notevole rallentamento nel ritmo delle operazioni nipponiche contro gli anglo-americani ed a causa del mancato intervento giapponese contro la Russia, è stata alleviata, almeno esteriormente, dal trattato di collaborazione economica, anche se, pel momento, esso non potrà avere una grande efficacia pratica.

Venendo ora all'Europa, nei confronti di due altre potenze alleate, la Romania e l'Ungheria, la Germania persegue una linea politica analoga e caratteristica. Con tale politica essa mira a sfruttare al massimo le risorse umane, agricole e industriali dei due paesi, controllandone fin dove possibile l'economia e la situazione interna, tentando di soffocare, momentaneamente almeno, con opportuni temporeggiamenti i gravissimi motivi di dissidio che li dividono. Al tempo stesso, però, il Governo germanico sembra assolutamente incapace di fornire a Budapest ed a Bucarest una qualunque assicurazione o promessa circa futuri acquisti territoriali a spese della Russia sovietica e sulla definitiva sistemazione dei due paesi.

Tutto quanto sembra oggi interessare il Reich, è il grano ungherese ed il petrolio romeno nonché un buon numero di divisioni dell'uno e dell'altro esercito. L'interesse dei due Stati anzidetti ad un assetto politico ed economico confacente alle proprie aspirazioni ed alle necessità europee non pare altrettanto interessare la Germania che, al di là delle forme propagandistiche, mostra di considerare questi Governi nella loro forma attuale come provvisori in attesa di una revisione radicale nel dopoguerra, che dovrebbe praticamente sottoporli al controllo più stretto di Berlino.

Poiché da talune manifestazioni questi intendimenti del Reich sono apparsi abbastanza chiari; poiché d'altronde il peso della guerra si fa sentire specialmente per la Romania in modo gravoso, ed in vista della incertezza dei fini per cui, astrazione fatta dal pericolo bolscevico, si combatte, è comprensibile come la caratteristica dei rapporti fra Berlino, Bucarest e Budapest sia in fondo una reciproca sfiducia, un senso di dubbio sulle altrui intenzioni piuttosto che di serena confidenza e di collaborazione senza riserve.

Analoghi, per quanto meno apparenti, sono i caratteri dei rapporti tra la Finlandia ed il Reich. Il pericolo bolscevico unisce questi due Stati nella lotta, ma anche recentemente da parte finlandese sono apparse chiare riserve per una totale adesione alla linea politica del Reich ed i timori per la insaziabile tendenza germanica al predominio.

Da ultimo, le relazioni fra Germania e Croazia.

Quest'ultima rappresenta senza dubbio il primo esempio di Stato sovrano sorto dalla guerra nel quadro delle vittorie dell'Asse. È pertanto oltremodo interessante osservare l'atteggiamento tenuto dalla Germania nei suoi confronti.

Il Reich non sembra credere nella stabilità e vitalità dello Stato croato: non ci crede, perché in fondo è ad esso contrario. Questo Stato lo ha accettato in quanto gli sembrava poter con ciò risolvere alla meno peggio una parte non indifferente del delicato problema della successione jugoslava. Ma anche sotto questa forma tale accettazione pare abbia per Berlino un carattere provvisorio connesso con la durata del conflitto.

Perché il Reich non è favorevole alla esistenza dello Stato croato? In primo luogo perché accordare la sovranità ad una parte sia pur ben definita di territorio europeo, garantendone l'indipendenza e assicurandogli l'ambiente ed i mezzi necessari per la sua esistenza, è considerato dalla Germania un pregiudicare ai propri danni e fuori tempo, quella sistemazione futura dell'intera Europa alla quale essa sola vorrebbe presiedere.

In secondo luogo, perché lo Stato croato è considerato pericoloso in quanto gravita nell'orbita italiana e mantiene all'Italia aperta la via della penetrazione nell'Europa centro-orientale.

Adattandosi peraltro a tollerarne momentaneamente almeno la esistenza, il Governo germanico nei confronti della Croazia ispira la propria politica ad una duplice direttiva. Cerca anzitutto, ai fini immediati della guerra, di sfruttarne al massimo le risorse sottraendo, sotto l'aspetto della collaborazione nelle sue varie forme, quanto più possibili forze produttive e quanto più possibili beni economici. Mira poi ad ostacolare il consolidamento ed il rafforzamento del nuovo Stato, sia rendendo ardua l'opera del suo Governo, sia impedendo la costituzione di un solido esercito, sia fornendo in Serbia un appoggio a tendenze che agitano rivendicazioni territoriali nei riguardi della Croazia.

Politica questa rispondente ai presupposti psicologici e dottrinari della diplomazia nazista, ma che non manca oggi di sollevare qualche critica in taluni ambienti dove si intravede l'utilità certo maggiore che per l'Asse rappresenterebbe una forte e fedele Croazia di fronte alla minaccia di complicazioni balcaniche provocate dagli anglo-americani, che va ora delineandosi.

Il Reich e le potenze neutrali.

Alcuni prindpi abbastanza chiaramente definibili sembrano guidare la condotta del Governo germanico nei confronti delle poche potenze rimaste finora estranee al conflitto: cercare di deciderle o forzarle all'intervento al suo fianco; ottenere almeno un intervento di fatto che autorizzi lo sfruttamento delle risorse del neutro ai fini della guerra tedesca; eliminarle occupandole a mano armata ove persistano in un atteggiamento dubbio od ostile.

Se la campagna di Russia non ne avesse completamente assorbito l'attenzione e le forze, senza dubbio la Germania non avrebbe resistito alla tentazione di marciare sulla Svizzera e forse anche sulla Svezia, tanto profonda è l'irritazione dei circoli dirigenti germanici per l'atteggiamento dei governi e delle opinioni pubbliche di quei due paesi verso di essa. Questa irritazione e le non velate minaccie di vendetta futura, lungi dal modificare l'atteggiamento di Berna e di Stoccolma, servono invece ad irrigidirlo aumentando ancora, se possibile, l'ostilità di Berlino con scarso profitto immediato delle due parti.

Il modello di Stato neutrale è per la Germania la Bulgaria che, pur non partecipando ancora con le armi al conflitto, può considerarsi praticamente alleata alla Germania. Ad essa il Reich ha assegnato la funzione di controbilanciare la Turchia, sorvegliandone l'atteggiamento con le armi al piede e trattenendola da eventuali avventure. Malgrado i sentimenti di simpatia e di amicizia che non manca occasione di manifestare a Sofia, il Governo tedesco, che pure è largo di appoggi ai desideri ed alle rivendicazioni bulgare, si irrigidisce talora di colpo allorché ha l'impressione che essa tenda a voler troppo sollecitamente tradurre in pratica le sue aspirazioni e le mezze promesse ottenute.

La linea di condotta del Reich nei confronti della maggiore potenza neutrale dell'occidente europeo, la Spagna, si basa su elementi principalmente negativi. Per ragioni dottrinarie la Germania si mostra apertamente ostile ad una restaurazione monarchica -che, verificandosi, assumerebbe quindi fatalmente l'aspetto di una manifestazione antitedesca; essa non intende pronunciarsi poi circa le rivendicazioni spagnole in Marocco. Protesta per la crescente penetrazione anglo-americana, ma non intende contribuire ad alleviare la gravosa situazione economica iberica che di tale penetrazione è una delle cause principali.

Con questi precedenti, che la Spagna possa ad un tratto abbandonare la neutralità più stretta per scendere in campo a fianco della Germania o !asciarne passare senza ostacolo le truppe, sembra piuttosto una illusione. In tale illusione i circoli responsabili germanici sembrano cullarsi pensando che Franco voglia far dimenticare il suo rifiuto ad agire nel gennaio 1941, non ricordando peraltro che tale rifiuto trovava i suoi motivi in atteggiamenti germanici oggi non ancora modificati: la scarsa volontà di alleviare il disagio economico del

paese; !"intendimento preciso di assicurarsi il controllo e lo sfruttamento delle risorse minerarie, agricole ed industriali della penisola iberica. Più complessa appare la situazione dei rapporti fra la Germania e la Turchia, ombreggiata da un chiaroscuro di alterne speranze e timori.

Posta fra la minaccia della espansione germanica nel medio oriente e il timore di un predominio britannico, la politica turca non poteva orientarsi se non nel senso di evitare nei limiti del possibile il netto prevalere di una delle due parti, aspettando una occasione propizia per favorire una soluzione di compromesso, mantenendo nel frattempo la più rigida neutralità.

La campagna contro l'U.R.S.S. portò ad un'identità di aspirazioni fra la Germania e la Turchia minacciata dal nazionalismo moscovita. Tale solidarietà, è evidente, sarebbe senz'altro venuta meno il giorno in cui i tedeschi fossero riusciti ad abbattere l'avversario, instaurando in Europa orientale e sul Mar Nero il loro predominio assoluto.

Questo non fu forse esattamente compreso dalla Germania che, illudendosi dall'atteggiamento più apertamente favorevole all'Asse assunto dalla Turchia agli inizi del 1942 di fronte all'intesa anglo-russa che ritenne decisa ai suoi danni, erroneamente interpretando le affermazioni dei governanti di Ankara sul fatto che una sconfitta sovietica avrebbe fatalmente provocato modificazioni all'atteggiamento turco, andò orientando i piani strategici nel senso di forzare il Caucaso e marciare successivamente con il consenso aperto o tacito della Turchia verso l'Anatolia alle spalle dello schieramento inglese nel medio oriente per risolvere da quella parte la campagna d'Egitto.

La situazione attuale e il perdurare della resistenza sovietica dovrebbero mantenere se non rafforzare la tacita solidarietà di interessi fra Germania e Turchia e formalmente così avviene. Senonché, mentre le illusioni sulla possibilità di un'attiva collaborazione da parte di Ankara con l'Asse vanno ormai scomparendo, incomincia a farsi strada· la sensazione che il trascorrere del tempo e l'intervento di elementi nuovi nella situazione mediterranea abbiano alquanto intaccata la corazza neutralista turca, aprendovi alcune fessure attraverso le quali l'avversario ha potuto svolgere opera corrosiva.

Le speranze germaniche per un intervento turco al proprio fianco, delineatesi all'inizio dell'anno scorso, hanno adunque dovuto modificarsi, agli albori dell'anno nuovo, nell'auspicio che il Governo di Ankara possa mantenere il più a lungo possibile la propria neutralità. È certo peraltro che, se la possibilità materiale per un attacco sussistesse, le forze tedesche non esiterebbero oggi a penetrare nel territorio turco dove temono vedere in un prossimo futuro i reggimenti nemici.

Il Reich e i paesi occupati.

Per quanto l'esame dei rapporti fra la Germania ed i territori occupati non rientri in una analisi sommaria sulla politica estera della potenza alleata, vale la pena rilevarne alcuni aspetti fondamentali, anzitutto perché essi possono indicare le direttive alle quali vorrebbe ispirarsi il Governo tedesco per l'edificazione di una nuova Europa; in secondo luogo perché il comportamento del Reich verso questi territori ha avuto ed ha tuttora una notevole influenza

sull'atteggiamento delle terze potenze nei confronti della Germania medesima.

Il regime cui sono soggetti i territori occupati è variamente graduato: da quello, ad esempio, in uso in Francia, dove si imposta sul principio della presunta collaborazione con la popolazione locale, a quello applicato nella ex-Polonia, che si fonda sull'assorbimento e sulla possibile eliminazione della popolazione medesima. Questa diversa graduazione sembra voler indicare il diverso destino che verrebbe riservato in avvenire ai differenti paesi: destinati gli uni al sussistere in futuro come entità nazionali più o meno autonome a seconda del minore o maggiore diretto interesse germanico su di essi; altri a scomparire come tali, annessi dal Reich e colonizzati da una popolazione germanica.

Ma se diversa è l'applicazione del regime di occupazione e probabilmente diversi i destini che loro vengono riservati, la pratica di governo si ispira in sostanza per tutti i territori occupati ad un identico concetto: quello cioè di considerare il territorio occupato come un territorio di sfruttamento ai fini della guerra tedesca. Ogni risorsa in esso esistente deve infatti venire posta alla immediata e discrezionale disposizione dell'occupante senza riguardo alcuno delle necessità della popolazione locale e della organizzazione del paese. Principio questo che ha avuto una conferma ufficiale nel discorso pronunciato il 30 settembre scorso dal Maresciallo Goering.

Questo regime di sfruttamento ed il trattamento indubbiamente duro inflitto a taluni gruppi etnici dei territori occupati; il razionale sfruttamento cui essi vengono sottoposti; l'incertezza assoluta circa l'avvenire hanno senza dubbio provocato fra i neutri e anche fra taluni degli alleati della Germania non poche incertezze ed apprensioni per il proprio futuro in caso di vittoria germanica. Incertezze ed apprensioni che hanno senza dubbio servito a trattenere taluni neutri dall'inclinare più nettamente per la causa dell'Asse e reso alquanto più esitanti certi alleati nel partecipare con tutte le proprie forze alla guerra.

La politica estera tedesca di cui ho dianzi cercato di esporre gli aspetti principali, è una espressione caratteristica della mentalità degli uomini che la dirigono e delle dottrine alle quali si ispirano. Appartenenti nella massima parte ad una classe che, a differenza di quanto è accaduto negli altri paesi europei, non ha in passato partecipato attivamente alla vita politica dello Stato tedesco, questi uomini sono giunti al potere senza pratica preparazione e sono andati maturandosi in base allo studio di trattazioni rigidamente dogmatiche. Trattazioni che stabilivano il diritto della razza germanica all'assoluto predominio sulle altre genti europee, da imporsi con la forza, escludendosi ogni possibilità di compromesso per una pacifica convivenza con gli altri popoli su un piede di parità e di equilibrio di interessi.

Per questi dirigenti di conseguenza solo la vittoria totale o la totale sconfitta sono pertanto possibili: ogni possibilità di compromesso o anche di semplice negoziato per favorire una vittoria con altro mezzo che non con le armi, è senz'altro esclusa come inconcepibile.

Al momento della prova, la classe dirigente tedesca ha concepito il conflitto come una «guerra tedesca » destinata a realizzare la propria dottrina egemonica. Per questo essa ha rivendicato il diritto assoluto alla suprema direzione stratcr;ica del conflitto, subordinando tutti gli interessi e le forze

che le era dato poter sfruttare --forze politiche, militari ed economiche, na ·

zionali e straniere -al conseguimento della vittoria per mezzo delle armi.

Nel far ciò, è andata esaurendo rapidamente le risorse dell'Europa, rendendo difficile il ravvivarle e il rinnovarle, col mantenere l'incertezza circa la progettata sistemazione futura e negando perfino a taluni popoli il diritto alla sovranità ed alla esistenza.

Questi concetti sono andati gradualmente esasperandosi e rafforzandosi, mentre gradualmente andavano accrescendosi le difficoltà: ciò che ha progressivamente creato una situazione particolarmente delicata, fatta di odio e di contenuta volontà di reazione.

Ho già segnalato nei miei precedenti rapporti come nei paesi occupati serpeggi una volontà di rivolta che solamente la paura della Gestapo contiene.

Ma ora che i paesi occupati vengono sguarnendosi di forze tedesche fino al limite massimo possibile per concentrarle sul fronte russo; ora che in questi paesi si ha la netta sensazione delle difficoltà in cui si trova la Germania; fino a quando tutto ciò potrà seguitare senza conseguenze?

Per verità, su questo punto -anche su questo punto -i tedeschi non hanno preoccupazioni. Essi --anche i capi responsabili -sono tranquilli ed ottimisti, soprattutto per il fatto che i paesi occupati non hanno assolutamente armi né, nelle attuali condizioni, uomini capaci di organizzare resistenze, reazioni o rivolte; né si domandano fino a quando i popoli dei paesi occupati accetteranno di subire questa pressione che -per le necessità della guerra tedesca -diventa sempre più dura, implacabile, e per cui hanno trovato e seguitano a trovare la morte centinaia e centinaia di migliaia di vite.

Se il nuovo ordine europeo, troppe volte retoricamente e platonicamente annunciato, fosse stato, secondo il preciso proposito del Duce, enunciato nei principi fondamentali ed almeno in parte realizzato, forse oggi le nazioni d'Europa sulle quali mi sono precedentemente intrattenuto, invece di costituire nel quadro generale della situazione un elemento negativo per la Germania e per l'asse, avrebbero potuto rappresentare un coefficiente per la conclusione vittoriosa del conflitto.

Ma di questi errori psicologici i tedeschi non si rendono conto, quasi per una incapacità organica e costituzionale. Ed ecco perché, anche sotto questo aspetto, la situazione si presenta delicata e difficile.

Caro Ciano, questa mia lettera non è e non vuole assolutamente essere pessimista. Essa è unicamente ispirata al proposito di fornire -forse ad abundantiam -tutti gli elementi che giudico necessari per offrire un quadro completo della situazione.

Ancora oggi un'alta personalità del Governo mi assicurava che la pressione sul fronte russo sarà dominata, che Rostow sarà a qualunque costo tenuta; che per metà febbraio, essendo terminato il concentramento già in via di attuazione delle truppe che sono state dislocate da varie parti, sarà iniziata la controffensiva tedesca contro l'armata sovietica; e che, poiché quest'ultima si trova in condizioni di esaurimento, il risultato non potrà essere che sicuramente vittorioso.

Non ho elementi per valutare la consistenza di tali dichiarazioni ed assicurazioni. che, per verità, sono condivise dai responsabili. Ma sorge spontanea nel mio spirito la riserva giustificata dal fatto che, durante questi tre anni

di guerra, mi sono sentito continuamente ripetere con una monotona ricor

renza le identiche assicurazioni, successivamente smentite dai fatti.

Questa non è una critica, è semplicemente una constatazione.

Sulla base di tale constatazione, e tenendo presente la parte sempre mag

giore di responsabilità e di sacrificio dell'Italia, polo meridionale dell'Asse

esposto in modo crescente alle insidie e alle offese del nemico, paese che non

può affrontare con le sole sue forze le proprie esigenze alimentari e di pro

duzione bellica (mentre si prevede che i rifornimenti da parte germanica su

biranno riduzioni giustificate dalle necessità di guerra -e ho già segnalato,

per quanto riguarda i cereali, che l'invio di duecento vagoni al giorno è stato

diminuito a settanta), si ha da chiedersi se l'Italia non possa pretendere a

buon diritto dalla Germania amica e alleata la più assoluta franchezza quan

to al cammino che, in tutte le evenienze, i Capi tedeschi intendono seguire.

Chiarezza e sincerità e realismo hanno guidato ogni fase dei rapporti italiani verso la Germania, e con piena fedeltà l'Italia ha accompagnato e continua ad accompagnare il Reich, anche nei momenti più difficili. Ma vale sempre la storica frase del Duce, e marciare insieme fino in fondo non vuol dire seguire. Camminando insieme, si ha diritto di sapere ogni sviluppo della strada, e quale sia l'atteggiamento da prendere allorché un ostacolo sbarri la via.

Ora, poiché il maggiore concentramento di forze, anche a scapito degli altri settori, si è avuto in quello orientale, e proprio qui l'ostacolo nemico sembra, allo stato attuale delle opera:.~ioni, insormontabile, può darsi che si ripresenti, peggiorata, una situazione come quella che il Duce e il Flihrer hanno esaminato nell'ultimo incontro di Salisburgo (1), dopo il difficile periodo invernale chiusosi con bilancio negativo e prima della offensiva estiva da cui i tedeschi si ripromettevano risultati definitivi.

In primavera -come si ha qui ferma fiducia -il valore dei soldati tedeschi, italiani e alleati impedirà all'avversario bolscevico di avanzare fino all'annullamento dei nostri precedenti successi; sarà necessario tuttavia rendersi conto realisticamente delle possibilità per il futuro: continuare cioè il sacrificio di sangue nell'attesa e nella speranza di spossare definitivamente il nemico sovietico, o non piuttosto cercare di raggiungere in questo settore una soluzione media, che ci garantisca a ogni modo il fianco orientale ridandoci libertà di manovra sugli altri?

Non sembra che i dirigenti tedeschi spingano lo sguardo al di là dal muro che si erge ad est di fronte alle loro armate, dallo scorso anno vi battono contro con tenace ostinazione.

Senza inutili critiche, ho ritenuto doveroso peraltro indicare esattamente tale stato di fatto, in cui il realismo mussoliniano, verso cui guardano indubbiamente forti correnti europee, anche dalla stessa Germania, può approfondire con nuovi elementi di maturazione un problema già affrontato presso il Flihrer, nel cui spirito deve essere quindi rimasto (2).

38 -Documenti diplomatici -Serie lX -Vol. IX

(l) -Vedi D. 454. (2) -Vedi DD. 418 e 430 (l) -Vedi serie IX, vol. VIII, DD. 475, 492, 495 e 503. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussol!ni.
536

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA

T. U. A MANO 2261 P.R. Roma, 22 gennaio 1943, ore 14,30.

La stampa cattolica, vaticana e diocesana, dopo il discorso natalizio del Sommo Pontefice ha svolto -e continua a svolgere -un'intensa campagna a carattere «sociale» diretta ad una generale promozione dei lavoratori alla «piccola proprietà».

Nessun cenno viene fatto alle innumerevoli realizzazioni sociali del Regime e devesi anche rilevare che questa è la prima volta, dopo molti anni, che le attività cattoliche, con una evidente parola d'ordine, prendono ad occuparsi diffusamente di problemi politici prospettando soluzioni programmatiche.

L'ignoranza nella campagna di stampa in questione di quanto il nostro Paese ha fatto nel corso degli ultimi venti anni in ogni campo sociale, ed in specie in quelli che toccano i precipui interessi dei lavoratori e la graduale generalizzazione della proprietà a vantaggio dei medesimi -tanto che l'Italia può oggi, senza tema di smentita, essere ritenuta all'avanguardia delle realizzazioni sociali -assume nella stampa cattolica un particolare significato che dà adito a dubbie interpretazioni.

Vogliate su quanto precede attirare l'attenzione del Cardinale Segretario di Stato, significandogli l'opportunità che la stampa cattolica non tralasci nei suoi commenti al discorso del Santo Padre le realizzazioni di ogni genere raggiunte dal nostro Paese a vantaggio dei lavoratori, mettendole obbiettivamente in giusto rilievo (1).

537

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 437/51 R. Bucarest, 22 gennaio 1943, ore 21 (per. ore 10 del 23).

Antonescu che ho visto questa sera appare attualmente molto preoccupato per la piega presa da offensiva russa. Mi ha detto avanguardie russe erano a ventotto chilometri da Rostoff e che sfondamento operato nel settore tenuto da armate ungheresi minacciava alle spalle attuale schieramento. Situazione pertanto truppe operanti Caucaso è assai precaria.

Antonescu mi ha detto che si sono verificati ritardi nella reazione germanica e che in due punti peraltro non essenziali dove è stata tentata sarebbe già fallita.

Egli ha definito attuale offensiva sovietica come «classica e magnificamente eseguita».

(l) Per la risposta di Guariglia vedi D. 545.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELL'UFFICIO DI COLLEGAMENTO CON IL COMANDO DELLA SECONDA ARMATA, CASTELLANI

T. 2265 P.R. Roma, 22 gennaio 1943, ore 24.

Vostro 90/6 (l).

Senza entrare nel merito della questione Vi comunico che questo Ministro Croazia ci ha informato che nel recente colloquio tra generale Roatta e Poglavnik (2) quest'ultimo si sarebbe dichiarato contrario arrivo montenegrini in Croazia. È stato risposto a Peric che a noi risultava il contrario. Peric allora ha osservato che purtroppo Poglavnik tiene atteggiamento impreciso che si presta interpretazioni in vario senso. È stato fatto presente a Peric che questo Ministero non può e non intende entrare in questioni di carattere esclusivamente militare e che perciò ogni chiarimento avrebbe dovuto aver luogo presso le Autorità militari (3).

539

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. 2347/42 R. Roma, 22 gennaio 1943, ore 24.

Vostri 32 e 34 (4).

Desidero sappiate che soluzione da Voi data crisi Governo albanese nonché direttive da Voi impartite e provvedimenti da Voi adottati in seguito trapasso poteri da Kruja a Libohova sono stati superiormente approvati.

Potete pertanto dare al più presto pratica esecuzione a provvedimenti stessi.

540

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2339/010 P.R. Berlino, 22 gennaio 1943 (per. il 24).

Vostro telegramma n. 44 del 12 gennaio u.s. (5).

Come riferito con mio rapporto 111 del 4 gennaio (6), la riconciliazione di recente avvenuta fra Gailani ed il Mufti ha per base, da una parte, la necessità sentita da ambedue le personalità arabe di non prolungare in tempi difficili una rivalità che si stava rivelando sempre più dannosa agli interessi

comuni, dall'altra la sensa"ione, avuto da Gailani dopo la caduta in disgrazia del Grobba, di sentirsi scivolare il terreno sotto i piedi e la paura dell'isola

mento.

Rimane ancora aperto il problema della costituzione del Comitato arabo sotto la presidenza del Mufti, costituzione che Gailani avrebbe approvata in linea di massima senza però scendere ai particolari soprattutto per quel che riguarda la figura e l'autorità del Presidente.

Ho l'impressione che il Mufti in questi ultimi giorni non voglia nei confronti di Gailani prendere iniziative né presentargli concrete proposte. Egli attende per far questo l'effettiva partenza del Grobba, il quale avrebbe dovuto lasciare Berlino il 10 corrente, ma ne è stato impedito da una caduta nella quale si è spezzato un braccio.

In ogni modo però da tutte le informazioni raccolte risulta che la riconciliazione fra il Mufti e Gailani è effettiva e sta consolidandosi attraverso visite e reciproci inviti a pranzi e colazioni.

Risulta inoltre completo l'accordo fra le due personalità arabe circa la necessità di una intensa propaganda fra gli arabi dell'Africa del Nord affinché questi neghino la loro collaborazione agli anglosassoni e si schierino invece dalla parte delle Potenze dell'Asse.

A base di tale propaganda tanto Gailani quanto il Mufti insistono si debbano porre dichiarazioni o promesse di indipendenza e di libertà, come codesto Ministero già conosce.

Il Mufti ha riferito poi, che si propone di interessare questo Ministero Esteri circa i seguenti punti: l) il fatto che in territori occupati dalle truppe bulgare si toglierebbe a persone musulmane il nome musulmano per imporre loro nomi bulgari; 2) la liberazione di ex militari jugoslavi musulmani.

(l) -Il telegramma In riferimento non è stato rinvenuto, ma trattasl chiaramente d! richiesta d! istruzioni sull'argomento da parte d! Castellani. (2) -Vedi D. 480. (3) -Con i due T. 466/117/11 R. del 24 gennaio 1943, ore 20, e 467/119/12 R. del 25 gennaio 1943. ore 11, non pubblicati, Castellani riferì che l'ordine di trasferimento delle truppe montenegrlne In Erzegovina era stato revocato. (4) -Vedi DD. 527 e 530. (5) -Vedi D. 461, nota 2, pag. 475. (6) -Vedi D. 461.
541

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 2778/33 P.R. Shanghai, 23 gennaio 1943, ore 10 (per. ore 7,30 del 26).

Tenendo presente le istruzioni di cui ai telegrammi di V. E. n. 13 e 24 (1), approfittando della simultanea presenza qui del Ministro Affari Esteri e dell'Ambasciatore del Giappone, ho iniziato con loro amichevoli scambi di vedute circa nostra rinunzia di principio alla Concessione di Tientsin ed ai nostri diritti extraterritorialità.

Mi è stato facile persuadere Ambasciatore del Giappone che era nostro reciproco interesse eliminare in Cina ogni interpretazione inesatta di una decisione di Governo definita con assoluta precisione nel comunicato apparso in Italia e in quello che avevo fatto qui diramare subito dopo mia comunicazione al Presidente stesso e che ogni intemperanza da parte di organi giapponesi non poteva non essere dannosa.

Nel corso della conversazione ho avuto indiretta conferma che gesto del farglielo (sic), anche astraendo dalla eccezionale situazione in Cina, è più che altro gesto politico e di propaganda nei riguardi di Nankino e di Ciung King. Che ad ogni modo esso sarebbe stato avviato attraverso il lungo e tortuoso cammino delle commissioni con quella «cautela e prudenza che la situazione richiedeva».

Quanto al Ministro Affari Esteri egli mi è venuto incontro assicurandomi che le voci diffuse a Nanchino nei primi momenti di entusiasmo erano già cadute. Nessuno più dei Governanti di Nanchino si rendeva conto di quanto difficile e delicato fosse oggi il portare sul terreno della realtà la decisione politica del Governo italiano, nella quale tuttavia vedeva (aveva ancora voluto dichiarare in una intervista alla Stefani) una delle più significative prove di amicizia.

Ho ad ogni buon fine creduto opportuno significare al Ministro Affari Esteri la ferma intenzione del R. Governo di tutelare adeguatamente il giorno in cui essa dovesse venire in discussione, la somma degli interessi da noi faticosamente creati.

Mi ha poi fatto comprendere di essere informato delle opinioni ventilate nei circoli politici cinesi: la prima che, se accordo cino-giapponese fosse applicato senza integrarlo con qualche elemento di reciprocità esso estenderebbe praticamente a tutti i territori cinesi quei diritti che i giapponesi godono nella cerchia delle concessioni soltanto, il severo controllo nipponico di oggi e di domani, passeranno secondo me a linea tra l'altra giudiziaria; la seconda interrogazione che pare nel vero interesse di Nanchino concilia le future trattative con l'Italia con perfetta comprensione degli interessi e con ogni cautela, in ogni caso prendendo tempo per poter meglio considerare quali e quanti effettivi vantaggi promettessero i lavori delle commissioni tecniche cino-giapponesi.

Vi assicuro, Eccellenza, che continuerò a nulla tralasciare per sostenere e chiarire nostro punto di vista, e per la migliore salvaguardia idonea nel delicato periodo che si apre, dei nostri interessi e del prestigio delle nostre Forze Armate.

Avendo Ambasciatore del Giappone manifestato desiderio rivedermi prima di lasciare Shanghai, siamo rimasti d'accordo per incontrarci domani (l).

(l) Vedi DD. 486 e 523.

542

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 2254/150 P.R. Berlino, 23 gennaio 1943, ore 14,15 (per. ore 15).

Telecorriere ministeriale 2091/C di avantieri e precedenti (2).

Notizie particolareggiate pervenute d:l Legazioni germaniche di Budapest e Bucarest circa distensione delineatasi tra Ungheria e Romania sono qui valutate con alquanto scetticismo circa possibilità sviluppi prossimi e concreti.

All'Auswartiges Amt si manifestò tuttavia avviso occasione sarebbe opportuna per presentare a Budapest e Bucarest raccomandazioni che Rogeri di Villanova e Hencke stanno elaborando.

Hencke sarà sollecitato oggi ultimare al più presto il rapporto. Si gradirebbe Rogeri di Villanova ricevere, ove possibile, analoga istruzione.

Anche qui si pensa converrebbe comunicare ai due governi interessati soltanto le raccomandazioni, contemporaneamente e integralmente; ma si attende, prima di pronunciarsi, di aver visione del rapporto.

(l) -Vedi D. 547. (2) -Con T. per corriere 2091/C P.R. del 21 gennaio 1942 e con T. per corriere 1378 P.R. del 15 gennaio 1942, non pubblicati, veniva ritrasmesso a Berlino il contenuto del DD. 473 e 517.
543

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 455/22 R Budapest, 23 gennaio 1943, ore 21 (per. ore 7,30 del 24).

A questo Ministero Affari Esteri mi è stato detto che prime notizie provenienti da Bucarest circa i colloqui di quel Ministro d'Ungheria con Mihai Antonescu non hanno eccessivamente soddisfatto. Al Ministro Nagy che gli ha comunicato intenzioni ungheresi di giungere ad un qualche risultato concreto per distendere atmosfera rapporti ungaro-romeni. Antonescu avrebbe risposto in modo alquanto evasivo, astenendosi dal dare affidamenti concreti e limitandosi a promettere un linguaggio moderato in occasione di un suo prossimo discorso. Si osserva in questi ambienti che atteggiamento Antonescu, contrastante con sue recenti spontanee aperture, conferma dubbi e riserve ungheresi circa possibilità serio sviluppo iniziativa romena. Si aggiunge che probabilmente indebolimento esercito ungherese verificatosi in questi ultimi giorni in seguito grandi perdite subite fronte russo ha fatto diminuire apprensioni esistenti in Romania nei riguardi Ungheria ed ha indotto Antonescu a ritornare in tutto o in parte... (l) continua infatti a ritenere che atteggiamenti Governo rumeno in materia di politica estera siano in diretta relazione con situazione interna e con situazione militare di quel paese.

544

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 459/110 R. Lisbona, 23 gennaio 1943, ore 21,10 (per. ore 16,30 del 24). Telegramma di V. E. n. 1775/c (2).

Da quanto può in generale rilevarsi dalla trattazione degli affari con queste autorità devesi senz'altro ritenere che sia da parte nord americana che britannica [vengano] esercitate pressioni su questo Governo per ostacolare relazioni con l'Italia e Germania. Tali pressioni si manifestano principalmente nel campo economico limitando coi noti mezzi i traffici marittimi quando del caso e esigendo negli scambi necessari a questo paese, contropartite che precipuamente hanno come scopo di sottrarre a questo mercato beni negoziabili con noi.

Non equalmente controllabili sono le pressioni politiche che in modo anche [occulto] potrebbero essere fatte su questo Governo il quale però con noi (come con la Germania) ha finora dimostrato volontà di negoziare e liberamente... (l) affari di rilevante importanza.

(1) -Nota dell'Ufficio cifra: «manca». (2) -Vedi D. 513.
545

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2413/38 P.R. Roma, 23 gennaio 1943 (per. il 25).

Telegramma di codesto Ministero 2261 P.R. del 22 corrente (2).

Ho fatto rilevare al Cardinale Maglione che da qualche tempo si va osservando nei giornali cattolici e non nel solo Osservatore Romano una specie di campagna sociale che, prendendo lo spunto dal discorso natalizio del Papa, assume delle proporzioni alquanto esagerate ed inopportune specialmente nell'attuale momento politico.

Detti giornali, d'altra parte, pur facendo grandi affermazioni circa la necessità di elevare le condizioni di vita delle classi lavoratrici, dimenticano quanto ha già fatto il Fascismo in questo senso e tacciono dell'opera costante che da venti anni a questa parte si è compiuta in Italia anche e soprattutto nel campo della legislazione sociale.

Il Cardinale Maglione ha riconosciuto ampiamente la giustezza delle mie osservazioni e mi ha promesso di fare il possibile perché la stampa cattolica metta in evidenza la realizzazioni fasciste nel campo sociale.

546

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

T. 16/39 R. Roma, 24 gennaio 1943, ore 15.

Qualora codesto Governo intendesse consegnarvi nota contenente dichiarazione di guerra dell'Iraq all'Italia siete autorizzato a non (dico non) accettare

nota Governo di Bagdad poiché Primo ]\1:inistro Gailani è stato da noi riconosciuto come legale Presidente del Consiglio Irachiano. Analoghe istruzioni sono state inviate dal Governo tedesco alla sua Rappresentanza diplomatica in Berna per quanto riguarda la Germania (1).

(l) -Parola llleggib!le per li deterioramento del documento. (2) -Vedi D. 536.
547

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 2777/39 P.R. Shanghai, 25 gennaio 1943, ore 0,03 (per. ore 13,30 del 27).

Mio telegramma n. 33 (2).

In lungo colloquio ho potuto con tutta calma chiarire ancora meglio all'Ambasciatore del Giappone nostro punto di vista attuale circa rinunzia alle concessioni ed ai diritti di extraterritorialità.

Soffermandomi sulla portata politica del nostro gesto immediato e sulla sua già grande risonanza, gli ho fatto comprendere che le possibilità di una sua futura trasformazione in misure effettive non potevano essere esaminate che in un secondo tempo in ogni caso con la lentezza che la complessa e delicata situazione comportava.

Ho accennato alle nostre Forze Armate ed alla loro collaborazione con quelle giapponesi, rilevando il danno delle voci corse di provvedimenti immediati nei loro riguardi.

Ambasciatore del Giappone mi ha detto essere d'accordo; trovava naturale che al gesto politico seguisse un periodo di attesa prima di passare allo studio del quando e come si potesse giungere ad una realizzazione pratica. Neppure per quel che riguardava il Giappone t<=tle passaggio appariva prossimo e facile; le commissioni non erano ancora costituite e il lavoro che le attendeva era difficile e complicato.

Quanto alle nostre Forze Armate gli appariva quanto mai opportuno che ad esse non si facesse il minimo accenno. Si trattava di Forze Armate in rapporti di alleanza con quelle giapponesi e cinesi e quindi su basi di reciproca collaborazione.

Avrebbe curato che verso tutte le questioni delle quali lo avevo intrattenuto venisse assunto dagli organi giapponesi atteggiamento di riserva che esse esigevano. Mi faceva però presente che le allarmistiche od esagerate voci erano da attribuire ad elementi irresponsabili e non ai suoi dipendenti.

Di ogni ulteriore sviluppo mi avrebbe con tutta franchezza tenuto al corrente.

(l) -Vedi D. 507. (2) -Vedi D. 541.
548

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 2563/54 P.R. Bucarest, 25 gennaio 1943, ore 17 (per. ore 11,35 del 26).

Per Ministro Bova Scappa (1).

Michele Antonescu mi ha fatto sr,pcre che 29 corrente farà delle dichiarazioni politiche che pare gli siano state chieste da Ribbentrop. Egli sarebbe molto grato per qualche « indicazione ~ da parte nostra. In occasione mia ultima visita Antonescu è tornato ad insistere sul suo

vivissimo desiderio incontrarsi con l'Ecc. il Conte Ciano e parlare con Lui della situazione generale dato incalzarsi degli avvenimenti che molto lo preoccupano.

Credo che farai cosa molto gradita al Presidente se potrai subito mettermi in grado di comunicargli qualche cosa in risposta alla sua domanda (2).

549

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. S.N.D. 491/107 R. Zagabria, 25 gennaio 1943, ore 21 (per. ore 12 del 26).

Mio 98 del 23 corrente (3).

Poglavnik mi ha chiamato stamane per comunicarmi quanto segue:

P -Sottolineare passo svolto da Lorkovic ieri l'altro per suo incarico, e cioè che gli sta a cuore << far conoscere a R. Governo che formazioni montenegrine non sono considerate amiche e alleate e che pertanto invio di esse in territorio croato non è desiderato;

2° -Darmi notizia di informazioni pervenutegli, e che egli non è in grado di controllare, secondo le quali formazioni cetniche da noi organizzate starebbero per essere trasferite dall'Erzegovina nella zona di Livlo e di Tomislavgrafd per esservi impiegate~. Le popolazioni di quelle zone -mi ha detto -sono tutte cattoliche e mussulmane, e perciò vi prego di far presente al R. Governo che non mi è gradito che formazioni cetniche (quindi ortodosse) vi siano impiegate per combattere o per presidiare;

3° -Mostrarmi un recente proclama del Generale tedesco Luthers che ordina il disarmo di bande cetniche della Bosnia risultate conniventi con for

mazioni comuniste e intima a tutti gli altri cetnici del luogo di sciogliersi, deporre le armi e tornare alla loro vita normale, se non vogliono essere considerati nemici (l).

(l) -Bova Scappa era a Roma per consultazioni: vedi D. 499. (2) -Vedi D. 552. (3) -Con T. s.n.d. 450/98 R. del 23 gennaio, ore 22, non pubblicato, Casertano riferiva la comunicazione di Lorkovlé in base alla quale l'arrivo d! formazioni montenegrine, considerate <<truppe straniere non desiderate», non era gradito al Governo croato.
550

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Budapest, 25 gennaio 1943.

Quanto è occorso all'armata ungherese in Russia è stato tanto rapido quanto grave, per alcuni irrimediabile: quasi tutto il materiale, messo insieme con tanta fatica, perduto, l'artiglieria scomparsa e la truppa, avvilita dalla sorpresa, condotta su nuove linee larghe ed insicure. Tu che conosci così bene il paese, sai quello che può essere qui successo: i borghesi, quei tanti che non sono ebrei hanno messo il muso, gli ebrei si sono stropicciate le mani e la classe dirigente, quell'esile gruppo politico che in Europa viene alla spiccia denominato feudale, ha cominciato a fare un esame di coscienza. Ne riproduco la parte essenziale con le parole che il Reggente ha servito a qualcuno che l'ha visto ancora ieri: «quale sorte viene riservata a noi Magiari in questo terribile duello tra slavi e tedeschi? E cosa finiremo per guadagnarci? Dovunque, ci arrivano dei colpi di coda senza che noi riusciamo a metterei in salvo».

Proseguendo nel suo bonario gergo absburgico, l'Ammiraglio ha continuato: «ci dicono che noi siamo un'appendice della Germania e va bene. Ma quando la Germania non sarà in grado di difenderci dagli slavi, cosa avverrà di noi? Avevo vagheggiato, in questi ultimi mesi, la continuità territoriale con l'Italia, una specie di ponte che ci unisse ai nostri Alleati. Non se n'è mai parlato ma non per questo io ho cessato di pensare che in questo mare magnum un confine con l'Italia potesse per noi rappre1:entare una certa garanzia. Comunque, noi continuiamo a combattere ma siamo morsi dall'inquietudine». Accompagnando il suo dire da ortodosse giaculatorie, l'Ammiraglio è riuscito, nel corso della conversazione, a pronunciare il suo bravo elogio della combattività e della cavalleria britannica ed a fare gli scongiuri quando si parlava del dominio germanico in Europa. In questo breve tratto c'è la faccia dell'Ungheria. Oggi, naturalmente, dalla nebbia opaca delle resistenze ideali, vengono fuori delle espressioni distinte, delle voci definibili. Ed in primo luogo: pratica l'Ungheria, come si mormora, dei sondaggi con gli anglo-americani? Io non ne so niente positivamente. Tutto mi fa pensare che è possibile. Una sola volta, Kallay, forse ingenuamente, mi ha detto una frase che suonava così: «a quanto mi risulta, l'Italia è il solo Paese in guerra con gli anglo-americani che non faccia dei sondaggi circa la pace che le sarebbe assicurata». Per esclusione, devo pensare che il Presidente li faccia per conto suo ma questo è forse soltanto un mio pensiero temerario perché Kallay ha, qualche volta, una singolare maniera di esprimersi. In ogni modo, l'atteggiamento diciamo pubblico dell'Ungheria

fa ritenere che essa si incammini al doppio giuoco. Ieri i socialisti, perché qui ci sono ancora dei preistorici socialisti, invitavano gli intellettuali a mettersi in schiera coi contadini e gli operai al servizio di un'Ungheria lavoratrice, oggi i liberali, perché ci sono dei liberali protetti nientemeno che da Petofi e perciò sacri, invitano dal loro giornale gli ungheresi a mettersi insieme per ricostruire la nuova Europa su basi umanitarie ed illuministiche. Tutto questo assieme sotto gli occhi del bravo Kallay, dello stesso Kallay che si prosterna telegraficamente e comizialmente davanti alla mistica autoritaria almeno due volte per settimana. Cosa vuol dii·e tutto questo? Che gli ungheresi agitano le loro piccole pertiche parlamentaristiche (il Parlamento c'è e funziona) dalle finestre dell'arca navigante sull'Europa in sangue con la speranza di sentire un po' di terra. E questa è la prima prova dell'esistenza di Dio, come dicevano gli scolastici. Ancora? Non c'è buon uomo che si occupi di politica a cui tu parli più di cinque minuti che non ti tiri da parte per chiederti:

« E l'Italia che fa? » Questo vuol dire: «Avete una buona raccomandazione per noi? La nostra alleanza vive oltre l'attuale destino dell'Europa? ». In questi interrogativi che io raffiguro teatralmente c'è beninteso di chi si domanda se gli slavi del sud e del nord non macellino i dieci o dodici milioni di magiari prima che una polizia militare inglese, americana, italiana o tedesca arrivi a metterli in salvo. Per raffigurare questo stato panico basti pensare a quanto è avvenuto in questi giorni: i bulli del Danubio, i cani e gatti della pianura carpatica, dico gli ungheresi e i romeni, avevano deciso di riconciliarsi accorgendosi di non essere né slavi né tedeschi e per paura di essere mangiati da questi. Adesso poi, avendo improvvisamente e dolorosamente notato a Budapest ed a Bucarest di essere rimasti entrambi senza esercito sono tornati nuovamente ad essere scontrosi sapendo che è impossibile far la guerra senza armi e pensando che forse l'odio è conforto alla miseria.

Come vedi, Eccellenza, situazione o~cura, ma che noi abbiamo il dovere di seguire da vicino, proprio perché non siamo né slavi né tedeschi. Le simpatie per noi sono intatte. A quanto mi raccontano, Mariassy manda qui dei rapporti piuttosto pessimistici sulla situazioll•] italiana. Ma le simpatie, ripeto, sono ancora operanti ed un'Italia ìorte della sua esperienza, idealmente preparata a difendere gli interessi europei, c con questi i suoi, nella dura contesa per l'assetto dell'Europa di domani, potrh utilmente servirsi delle amicizie ungheresi. Evidentemente come ho detto l'Ungheria annaspa e mentre una certa parte del paese continua a tirar la carretta senza presunzioni miracolistiche, un'altra anziché indovinare o rassegnarsi al destino cerca di correggerlo o quanto meno pilotarlo a vantaggio dell'Un3heria. Circa i metodi di cui ci si serve, ti ho detto quanto mi risulta, ma quel poco mi sembra abbastanza edificante. C'è abbastanza in tutto questo per parlar di dramma ma è sorte comune a tutti i popoli di Europa, più grave per i piccoli in ispecie come questi tanto orgogliosi. Tu che li conosci, sai cosa hanno fatto e pensi a quello che faranno per non perire, forti di una civiltà che a loro sembra tanto perfetta quanto è, purtroppo, pericolosamente polemica.

Concludendo all'interno non ci sono crepe gravi ma la preoccupazione è troppo acuta perché la classe dirigente non creda di trovare qualche rimedio prima che l'acqua entri nelle stive. In questi ultimi giorni i gesti sono stati disordinati e solo adesso subentra una certa correttezza. Ma fino a quando?

Questo volevo dire non al Ministro ma all'arbitro del Belvedere che ama, riamato, questo romantico gruppo di asiatici valorosamente asserragliati sul Danubio.

(l) Per il successivo svolgimento della questione vedi D. 538, nota 3.

551

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 500/40 R. Tirana, 26 gennaio 1943, ore 10 (per. ore 17).

Miei telegrammi n. 32 e 34 (l). Nuovo Governo sembra essere accolto favorevolmente da ambienti cosiddetti nazionalisti.

Occorrerà attendere di vedere se tale favore indichi loro reale volontà collaborazione o provenga da opinioni o meglio speranze che esso sia malleabile in armonia loro interessi.

Gabinetto è stato completato con nomina Ministro dell'Interno nella persona di Fiori Dine già tenente colonnello nell'esercito e personalità influente del Dibraho. È stato altresì nominato Sottosegretario di Stato all'Istruzione Namik Resuli, dottore federale di Tirana e nostro sicuro amico.

Libohova mi ha pertanto promesso usare energia nella repressione perturbamento ordine pubblico, atteggiamento che reputo ormai improrogabile.

Sta difatti che grande maggioranza nazione non (dico non) nutre avversione per l'Italia. Attuale sbandamento è dovuto in gran ,parte a contingenze che recenti avvenimenti militari Africa Settentrionale possono mettere alleati in grado di effettuare azioni nei Balcani. Successi Asse in Mediterraneo o fronte russo o possibilità concentrare qui maggiori forze militari schiarirebbe considerevolmente atmosfera. Fra alcuni giorni potrà dirsi se ed in quale misura autorità militari debbano essere chiamate assumere poteri in qualche regione più perturbata. A tale scopo Comando Superiore attende nuove unità dall'Italia ed in previsione eventuale passaggio poteri a militari in provincia Koritza che determinerebbe nuova distribuzione forze disponibili ha disposto che famiglie degli ufficiali colà residenti siano fatte rimpatriare anche allo scopo di evitare che famiglie stesse vengano a trovarsi separate da rispettivi capi famiglia.

(l) Vedi DD. 527 e 530.

552

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 2734/61 P.R. Bucarest, 26 gennaio 1943, ore 22 (per. ore 11,45 del 27).

Per Ministro Bova Scappa (1).

Seguito telegramma 54 del 25 (2). Michel Antonescu che ho visto stasera mi ha detto che discorso del 29 gennaio è stato richiesto direttamente con lettera di von Ribbentrop per celebrare decennale avvento nazional-socialismo. Sarà pronunciato in occasione inaugurazione nuova Sede Società romeno-tedesca. Antonescu si propone parlare brevemente della guerra della minaccia bolscevica e della necessità conservare supremazia dell'Europa. Accennerà alla questione sociale del dopoguerra.

Alla mia domanda se avrebbe toccato anche questioni di politica estera ha risposto che avrebbe «tenuto a farlo in quell'occasione ma che quella non gli sembrava sede più adatta per questioni politiche>>. Però mi ha reiterato preghiera farti sapere che attendeva da te qualche indicazione prima di regolare suo linguaggio su tali argomenti. Egli ti sarà gratissimo se potrai fargli sapere al più presto qualche cosa (3).

553

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. S.N.D. 2653/46 P.R. Roma, 26 gennaio 1943, ore 23.

Vostro telegramma n. 28 (4).

Sono stato informato che Comando Supremo ha disposto potenziamento nostre forze armate dislocate costà nonché avviamento dall'Italia di rinforzi. Vogliate riferirmi telegraficamente circa portata tali misure facendomi cono~ scere se esse possano essere considerate tali da modificare in nostro favore situazione militare di cui a Vostro telegramma citato in riferimento (5).

554

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 533/44 R. Tirana, 27 gennaio 1943, ore 21 (per. ore 7,30 del 28).

Situazione nel nord mantienesi tranquilla. Nelle regioni del Sud mentre accusasi in questi ultimi giorni diminuzione di atti criminosi, propaganda co~

munista appare per contro guadagnare terreno con aumento manifestazioni collettive a carattere bolscevizzante le quali, seppure organizzate e volute da pochi facinorosi, trovano acquiescenti anche molti pacifici cittadini per paura rappresaglie giacché autorità locali non hanno mezzi per prevenire e reprimere. Sempre nel Sud tale propaganda rivelasi anche per numerose diserzioni nei reparti [militari] tra altro Milizia e Guardia Finanza.

Mentre che Governo cerca anche mediante collaborazione cosidetti nazionalisti che hanno promesso loro appoggio, di ridare tranquillità al Sud del Paese, sopratutto evitando che nazionalisti vengano coinvolti in azioni criminose e in disordini dei comunisti, io mi adopero validamente coadiuvato da arcivescovo Monsignor Thaçi e con collaborazione espressamente confermatami di MarkaGjoni, Kruja, Koliqi, Bushati, Kol Bib e Sereggi, per mantenere nord tranquillo e fedele alla causa.

In vista eventuali nuovi torbidi nel Sud ho invitato Eccellenza Dalmazzo tenersi in ogni modo pronto assumere poteri Pubblica Sicurezza in alcune provincie. Egli mi ha detto che prima iniziare qualunque azione forza sarebbe bene attendere arrivo dei sei battaglioni promessi da Comando Supremo (un intero reggimento su tre battaglioni, due battaglioni Milizia, un battaglione mitraglieri). Non è possibile prevedere quando tali truppe potranno essere qui sia per scarsità mezzi trasporti sia per condizioni insicurezza in Adriatico. A titolo prudenziale sto intanto facendo apprestare elenco famiglie italiane che potrebbero utilmente essere rimpatriate in vista operazioni grande polizia regione del Sud.

(l) -Vedi D. 548, nota l. (2) -Vedi D. 548. (3) -Bova Scappa rispose con T. 3040/52 P.R. del 29 gennaio, ore 24, quanto segue: «Ti prego dire a Mihai Antonescu che non ho mancato di riferire a S.E. il Ministro l'oggetto della nostra ultima conversazione. Ritornerò fra pochi giorni >>. (4) -Vedi D. 512. (5) -Per la risposta di Jacomoni, vedi D. 558.
555

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 629/03 R. Stoccolma, 27 gennaio 1943 (per. il 2 febbraio).

Ho avuto ieri con Giinther lunga interessante conversazione della quale riferisco punti salienti:

l) -Situazione militare e capacità resistenza tedesca vengono considerate con fiducia. Nessuna persona responsabile in Svezia, ha aggiunto il Ministro, può augurarsi collasso militare tedesco. Anche ultime notizie circa stabilizzazione fronte Leningrado, cui sviluppi vengono qui seguiti naturalmente con particolare interesse, hanno prodotto favorevole impressione. Tuttavia Giinther non si dissimula gravità minaccia russa. Mi ha detto non ritenere probabile, in ogni eventualità, che Russia conti stabilirsi in Svezia, o attraverso essa, raggiungere porti norvegesi sul Mare del Nord. Ma anche sola presenza potenza russa alle frontiere finlandesi avrebbe incalcolabili conseguenze politiche strategiche sociali. Questa eventualità preoccupa enormemente svedesi.

2) -In Finlandia prossime elezioni presidenziali presentano notevole interesse anche da punto di vista internazionale. Ritiene che presidente sarà rieletto ma che in ogni modo seguirà ricomposizione gabinetto con eliminazione elementi tiepidi verso relazioni con America e ingresso di nuove personalità capaci di assicurare favorevole sviluppo tali relazioni eliminado fattori frizioni e contrasti. In questo riguardo appare particolarmente interessante notizia ritorno a Helsinki del Ministro Stati Uniti, recatosi recentemente in congedo, perchè si ritiene anche tale ritorno sia legato a reciproche assicurazioni date e ricevute. Svezia, per ragioni e interessi tradizionali resi ancora più attuali da recenti sviluppi militari, si interessa particolarmente a orientamento Finlandia della questione solidarietà nordica ed è felice poter constatare che tale orientamento negli ultimi tempi ha compiuto sensibili progressi nello Stato vicino.

3) -A proposito voci di azioni alleate dirette effettuare tentativo sbarco in Norvegia, Gunther mi ha detto non ritenere probabile tentativo, in relazione situazione generale. Ha aggiunto tuttavia aver ricevuto dal Ministro America, recentemente tornato Stoccolma dal congedo, assicurazioni che anche in caso sbarco sovranità territorio svedesi verrebbero rispettate da forze alleate.

4) -Relazioni con Germania sono attualmente in fase difficoltà, in conseguenza decisione Governo svedese di togliere sequestro a navi norvegesi nel porto Gotenburgo (mio telegramma per corriere n. 02 in data odierna) (1). Come ha riferito Germania ha protestato contro tale decisione facendo osservare che essa mutava basi sulle quali sinora governo Reich aveva accordato salvacondotto a bastimenti svedesi in traffico transoceanico, e che inoltre tale decisione era suscettibile di alterare relazioni con Svezia. Gunther si è mostrato preoccupato sebbene abbia espresso ripetutamente fiducia e speranza che questione navi norvegesi, che egli ha definito priva di reale importanza, non debba provocare crisi nei rapporti tedesco-svedesi e interrompere traffico salvacondotto che è nell'interesse generale. Ha espresso anche speranza che questione possa essere risolta con arrivo nuovo Ministro Germania atteso fra breve. Essendo già al corrente mie antiche relazioni di amicizia con Thomsen, mi ha pregato interporre se del caso miei buoni uffici personali. Ho evitato naturalmente di dare assicurazioni esplicite in materia.

556

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 628/04 R. Stoccolma, 27 gennaio 1943 (per. il 1° febbraio).

Vostro telegramma circolare n. 1775 (2).

Mio telegramma n. 6/6 del 25 gennaio (3).

In conversazione con Gunther, sulla quale riferisco a parte con telegramma per corriere odierno n. 03 (4), ho sondato cautamente circa eventuali pressioni da parte americana e inglese, in occasione nota missione Boheman per ostacolare relazioni commerciali con Italia.

Gtinther mi ha risposto con molta franchezza che tanto inglesi che americani avevano espresso preoccupazione circa destinazione ultima materie prime e manufatti importati da Svezia con navi in salvacondotto. Specialmente nuovi uffici americani per produzione bellica (Agencies) avevano mostrato notevole diffidenza.

Tuttavia, sempre secondo Giinther, non si sarebbe mai arrivati a pressioni

o proteste vere e proprie. D'altra parte Boheman avrebbe dato assicurazioni che, come per il passato, merci importate da America Latina erano destinate unicamente alla Svezia e che esse non entrano in lavorazione [con] prodotti forniti dall'Asse. Inoltre egli avrebbe fatto valere noti argomenti per cui, in situazione attuale blocco, vita economica questo Paese è inevitabilmente e indissolubilmente legata continente.

Ho tratto comunque impressione, già accennata con mio telegramma surriferito, che azione inglese americana sia stata diretta principalmente contro forniture svedesi alla Germania.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 513. (3) -Con tel~gramma (496/6 R. non pubblicato), Renzettl informava come da un prlmo sondaggio nulla risultasse circa pressioni inglesi e americane per ostacolare le relazioni commerciali con l'Italia. (4) -Vedi D. 535.
557

IL MINISTRO A COPENAGHEN, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 146/37. Copenaghen, 27 gennaio 1943 (per. il 2 febbraio).

Ho presentato ieri le Lettere Credenziali al Principe ereditario che, perdurando la malattia del Sovrano, ha le funzioni di Reggente. Il Principe mi ha trattenuto in breve colloquio esprimendosi con viva simpatia per l'Italia e parlandomi dei suoi frequenti soggiorni a Roma.

Tutti i giornali hanno pubblicato la cronaca del ricevimento e numerose fotografie del nuovo Ministro d'Italia che si reca in uniforme all'udienza reale. Altre numerose fotografie erano state pubblicate l'indomani del mio arrivo, e mi si dice che la stampa abbia voluto dare un certo rilievo all'arrivo del nuovo rappresentante diplomatico italiano, avvenimento nel quale questa opinione pubblica ravvisa una palese manifestazione della tuttora esistente sovranità del paese.

Questo sentimento mi è stato del resto chiaramente espresso dal Ministro degli esteri signor Scavenius, che mi ha detto essere vivamente compiaciuto del mio arrivo, e mi ha ripetuto due volte i suoi ringraziamenti al Governo italiano per avere con tanta sollecitudine provveduto all'accreditamento di un nuovo Ministro (l). Il signor Scavenius ha osservato che i rapporti fra Italia e Danimarca erano sempre stati cordialissimi, ma la presenza di un Ministro d'Italia a Copenaghen aveva in questo momento un particolare significato, come indice della ristabilita normalità di rapporti fra la Germania e la Danimarca. Gli incidenti dello scorso autunno erano oramai dimenticati e le relazioni fra i due Paesi erano ritornate normali e corrette, dimostrandosi dall'una e dalla altra parte buona volontà di collaborazione e spirito di comprensione per le

necessità dell'altro Stato. Il Plenipotenziario germanico non aveva invero carat

tere diplomatico, ma le relazioni con lui erano correttissime, ed il signor Sca

venius non disperava che in un avvenire non lontano si potesse addivenire a

qualche manifestazione di carattere protocollare (visita del Plenipotenziario Best

al Re) che agli occhi dell'opinione pubblica potesse far meglio risaltare la nor

malità dei rapporti fra i due Paesi.

Il Plenipotenziario del Reich, signor Best, che già aveva mandato il Ministro-Consiglte;re Dr. Barandon a salutarmi alla stazione all'arrivo mi ha accolto con cameratesca cordialità. Egli mi ha confermato la correttezza dei rapporti fra Germania e Danimarca e si è espresso in termini elogiativi nei riguardi del Ministro Scavenius, che ha detto essere uomo di larghe vedute e che si rendeva perfettamente conto delle necessità del momento. Minore comprensione dimostravano invece altri uomini politici e questa opinione pubblica in generale, che tutte le difficoltà politico-economiche volevano far risalire al fatto dell'occupazione. La situazione era peraltro calmissima in tutto il paese e nessun incidente si era mai verificato. Il signor Best da parte sua si era in questi ultimi giorni vivamente adoperato per assicurare il mantenimento della normale attività degli stabilimenti industriali, ed era lieto di avere ottenuto l'invio di un notevole quantitativo di carbone dalla Germania. Ciò corrispondeva all'interesse dei due Paesi, allontanando il pericolo della disoccupazione e permettendo all'industria di continuare a lavorare anche per l'esportazione in Germania.

Il signor Best, che dai primi contatti che ho avuto con lui mi è sembrato uomo di ingegno, di idee larghe e dotato di molto tatto, mi ha detto che le due questioni che lo interessavano erano: di assicurare la salvaguardia e tranquillità delle truppe germaniche e la regolare esportazione di prodotti industriali e di prodotti alimentari occorrenti per le esigenze belliche e per l'economia germanica; per il resto la Germania intendeva ingerirsi il meno possibile nella vita interna del paese, e dimostrare con i fatti lo spirito amichevole da cui era animata nei riguardi della Danimarca e come fosse sempre riconosciuto ed apprezzato l'atteggiamento da questa adottato nell'aprile 1940. Anche alla stampa veniva infatti lasciata una notevole libertà di linguaggio e veniva tollerata anche la pubblicazione di notizie da fonte nemica, a condizione naturalmente che esse non fossero tali da ledere gli interessi del Reich.

(l) Vedi D. 227.

558

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 557/45 R. Tirana, 28 gennaio 1943, ore 22,30 (per. ore 7,50 del 29).

Telegramma di V. E. n. 46 (1).

Forze attualmente disponibili in Albania costituite da quattro divisioni e da elementi non indivisionati, ammontano a 120 mila uomini molto frazionati e in massima parte dislocati in prossimità delle frontiere.

39 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Comando Superiore in vista esigenze anche dell'ordine e della sicurezza pubblica ha richiesto a Comando Supremo una nuova divisione fanteria, i necessari mezzi per costituire una divisione celere, i terzi reggimenti per le quattro divisioni già in Albania ed altri battaglioni non indivisionati.

Con tale complesso calcolato in vista prevedibili inderogabili necessità e nel preciso dovere non chiedere in questo momento alla Patria sforzi che non possa compiere, Comando Supremo Forze Armate ritiene essere in grado fronteggiare eventuali esigenze ordine e sicurezza all'interno paese e assicurare una sufficiente protezione frontiere.

Qualunque sarà decisione Comando Supremo circa entità rinforzi urgerebbe peraltro che almeno sei battaglioni fossero qui entro prima decade febbraio scopo parare a necessità derivanti da eventuali disordini in qualche provincia.

(l) Vedi D. 553.

559

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 582/72 R. Berna, 29 gennaio 1943, ore 15 (per. ore 22).

Nuovo Ministro di Svizzera (l) signor Vieli partirà da Berna mercoledì 3 febbraio p.v. ed arriverà a Roma giovedì mattina ore 8. Il Sig. Vieli mi ha detto di aver ricevuto un migliaio circa di telegrammi e di lettere, da persone per la maggior parte a lui sconosciute, che si felicitano per la sua destinazione e la normalizzazione dei rapporti con l'Italia. Ciò prova quanto attesa e gradita, contrariamente ai dubbi e ai timori del Consiglio Federale, fosse la incondizionata nomina del Ministro a Roma.

560

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 586/37 R. Budapest, 29 gennaio 1943, ore 20 (per. ore 7,30 del 30).

Mio telegramma n. 22 e precedenti (2).

Kàllay mi ha detto che ripresa delle conversazioni con Bucarest gli appare di mediocre portata, per lo meno non tale da corrispondere all'enfasi con cui _<\ntonescu ha auspicato una ripresa di contatti fra i due paesi. Ministro Nagy aveva ricevuto istruzioni di chiedere ad Antonescu un qualche pubblico gesto atto ad impressionare favorevolmente opinione ungherese e a creare atmosfera favorevole a qualche concreta intesa sul delicato terreno delle minoranze transilvane. Governo ungherese ritiene infatti di essere sotto questo riguardo creditore della Romania in quanto note concilianti dichiarazioni di Kallay del

19 marzo 1942 ebbero incidentale ma tuttavia contemporaneo riscontro in un discorso con Antonescu qui ritenuto particolarmente amichevole e intransigente. Sta comunque di fatto che Antonescu non avrebbe accolto proposte di Nagy con molto interesse e si sarebbe limitato, come ho già riferito, a promettere dichiarazioni genericamente conciliative -ma senza accennare esplicitamente ad Ungheria -in un suo prossimo discorso. Quanto alla possibilità di concreta intesa su problemi specifici, Antonescu sarebbe rimasto volutamente nel vago dando a Nagy impressione che suo zelo iniziale si è alquanto raffreddato.

Governo ungherese inviato a suo ministro a Bucarest istruzioni di chiedere ad Antonescu se egli è tuttavia animato da favorevoli disposizioni che sembravano ispirare sue precedenti aperture. Per quanto ci riguarda -mi ha detto Kàllay -benché non ci facciano soverchie illusioni sulle cause e sulle finalità del gesto di Antonescu, siamo sempre disposti a dar il nostro contributo per una distenzione di rapporti con la Romania e per l'alleggerimento della situazione in Transilvania.

(l) -Vedi DD. 42 e 368. (2) -Vedi DD. 543 e 517.
561

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. 1448. Berlino, 29 gennaio 1942.

Con specifico riferimento alla mia lunga lettera del 21 gennaio (1), riassumo sinteticamente alcuni elementi integratori balzati dalla situazione che quotidianamente, di fronte alla dura pressione del nemico su tutti i fronti, si precisa in Germania nel ricorso a tutte le forze disponibili ai fini esclusivi della guerra.

l) In considerazione di tale situazione, le manifestazioni che già si approntavano per la celebrazione del decennale dell'ascesa al potere del nazionalsocialismo sono state all'ultimo momento ridotte e contenute in limiti comprensibilmente discreti. Si sottolinea anzi non esservi un primo, un secondo, un terzo Reich, ma un'eterna Germania minacciata oggi come ieri da nemici implacabili del suo popolo e della sua grandezza. Non si imposta dunque un problema di regime, ma quello più vasto dell'esistenza nazionale e della sua difesa. Si entra in pieno nel clima della guerra totale e, se per più di tre anni si è cercato di far sentire il meno possibile al popolo il peso della guerra, ora si abbandona ogni riserbo ed ogni cautela, sferzandolo anzi con i richiami alla più dura realtà onde aizzarne il fanatismo.

2) Viene oggi annunziata la mobilitazione di tutte le forze, con l'obbligo del lavoro per gli uomini dai 16 ai 65 anni e per le donne dai 17 ai 45; mobilitazione che verrà attuata con il caratteristico metodo organizzativo tedesco portato fino all'esasperazione. Il criterio a cui si ispira tale mobilitazione totalitaria è efficacemente illustrata nelle parole di Goebbels, il quale ha dichiarato che

« nessuno più ha il diritto di pretendere per sè una libertà personale, la cui perdita nulla significa di fronte a una lontanissima possibilità che possiamo perdere la nostra libertà nazionale>>. Si può quindi prevedere facilmente -attraverso ai primi provvedimenti che già si conoscono (chiusura dei negozi non assolutamente indispensabili e dei ristoranti di lusso, ulteriore limitazione dell'uso delle automobili pubbliche, ecc.) -che nei suoi vari settori la vita normale sarà fortemente ridotta ed ostacolata. (Si era anche pensato in un primo tempo di chiudere teatri e cinematografi; ma per adesso vi si è rinunciato).

3) Sauckel, dittatore per l'impiego della mano d'opera, mi ha illustrato personalmente il criterio con cui sarà attuata una rigorosa revisione di tutti gli esoneri per fare affluire nelle forze armate nuovi elementi. Egli calcola nel giro di un anno di poter così mettere a disposizione due milioni di soldati e 115 mila ufficiali. Il rastrellamento inciderà necessariamente anche su categorie di specialisti. La lacune verrebero colmate sia col maggiore impiego di operai stranieri, sia col richiedere e pretendere un maggiore rendimento dagli operai tedeschi rimasti nel processo di produzione. Si tratterà di vedere l'effettivo rendimento di questi provvedimenti, nei confronti dei quali alcuni tecnici competenti sono piuttosto scettici, nel senso che tutto ciò si potrà in gran parte ridurre ad una partita di giro.

4) Di fronte a questo provvedimento che, ripeto, sarà attuato con la caratteristica mentalità tedesca priva di elasticità, con rigorosa minuzia capillare, con ferreo rigore, la popolazione -secondo i sintomi che sinora si hanno reagisce con volonterosa disciplina.

Dal momento che il pericolo esiste, ci si sente più forti per il fatto di esserne resi consapevoli. Si è anche concordi sulla necessità di impegnare il «tutto per il tutto » per ottenere una rapida decisione. Costi quel che costi. «Tanto più che -coma ha affermato l'organo delle SS nel suo ultimo numero -ciò non può costare più di quel che il nemico ha riservato per noi oggi come in passato: non può cioè costare più della morte».

5) La resistenza dei difensori di Stalingrado fino all'ultimo uomo è stata voluta personalmente dal Ftihrer: certamente per ragioni strategiche, ma si può pensare anche per ragioni interne. Infatti, mesi or sono, quando vi era la speranza e, ancor più la certezza di conquistare Stalingrado, si era proclamato che questo avvenimento avrebbe costituito una svolta nel corso della guerra. Ora che si prevede -salvo un miracolo -la perdita di Stalingrado, si è deciso che essa debba costituire l'inizio di una fase per il potenziamento del fronte interno. Dall'eroico, per quanto vano, sacrificio dei soldati tedeschi a Stalingrado si vuoi trarre argomento per premere sulla opinione pubblica affinchè, come pegno d'onore di fronte ai morti, si perseveri nella più accanita e decisa resistenza.

6) Mi consta in modo preciso per essermi stato riferito da persona che ha parlato giorni addietro lungamente con il Ftihrer -che Hitler conserva la sua incrollabile volontà di distruggere l'armata sovietica o per lo meno di renderla completamente inoffensiva. Animato da questa volontà e da questa certezza, che non è affatto indebolita dalle precedenti esperienze, il Ftihrer non ammette per il momento altre possibilità. Piegata la Russia, il Fiihrer si propone di portare l'offesa contro l'Inghilterra, che egli considera sempre come il nemico numero uno. Richiesto delle date sia pure approssimative, nelle quali egli si propone e ritiene possibile di attuare i suoi piani, il Flihrer ha risposto in forma evasiva, dichiarando che ciò naturalmente dipende dal corso degli avvenimenti. Ho sinteticamente rappresentato la situazione e fedelmente trasmessa l'ultima informazione, astenendomi da qualunque commento (1).

(l) Vedi D. 535.

562

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 620/54 R. Ankara, 30 gennaio 1943, ore 22 (per. ore 13,45 del 31).

Mio telegramma 52 odierno (2).

Parecchi elementi e indizi sembrano confermare informazioni circa incontro Ismet Inonu-Churchill. Questi circoli dirigenti mantengono tuttora il più assoluto riserbo. Nei circoli diplomatici di Ankara si mettono in rapporto con l'attuale incontro i viaggi dell'Ambasciatore Acikalin al Cairo e del Ministro Affari Esteri Menemencoglu a Smirne. Acikalin, Ambasciatore di Turchia a Mosca, nel viaggio di ritorno a Kuibivec iniziato il 22 corrente ha fatto una puntata al Cairo dove è stato ricevuto da Nahas Pascià. Anche Menemencoglu ha lasciato Ankara il 22 corrente adducendo motivi di riposo: si presume che egli abbia voluto sottrarsi alle richieste di informazioni da parte diplomatici e si dice che abbia ricevuto a Smirne personalità venute dall'Egitto.

Von Papen, come me, non (dico non) ha avuto dai turchi alcuna preventiva notizia di un incontro Ismet Inonu-Churchill. Egli si mostra peraltro assolutamente sicuro che il Governo turco respingerà non solo eventuali sollecitazioni ad una attiva partecipazione al confUto ma anche qualsiasi richiesta di facilitazioni per rifornimenti all'U.R.S.S.

Sta di fatto che il convegno di Casablanca non ha avuto qui favorevole stampa, che anzi si è tenuto a porlo in relazione con le divergenze esistenti fra inglesi e nazionalisti e fra anglo-americani e... (3); l'assenza di Stalin e di un suo rappresentante al convegno di Casablanca è stato interpretato come conferma della riluttanza sovietica ad assumere impegni politici in avvenire specie per il dopo guerra. Inoltre ha qui impressionato il commento della Washington alla conferenza di Casablanca, che nel parlare di «enormi ripercussioni» aggiunge essere « verosimile che una nuova offensiva diplomatica sarà messa in atto per attirare gli ultimi neutri nel g,ioco «tuttavia si continua a scrivere, come fa l'ufficioso Ulue di oggi, che la situazione militare presenti maggiori incognite e più imminenti pericoli per la penisola iberica.

(l) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -T. 612/52 del 30 gennaio 1943, ore 15,45, non pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio cifra: «Gruppo indecifrabile».
563

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (l) . Roma, 30 gennaio 1943.

Si presenta l'urgente problema delle nostre relazioni con gli Arabi del Nord Africa e particolarmente della Tunisia, in vista dell'opportunità di adottare verso di essi un atteggiamento che li incoraggi, in questo difficile momento, alla lotta contro i nostri nemici e li sottragga alle loro lusinghe presenti e future.

Tale problema incontra gravi difficoltà sia rispetto alla necessità di non pregiudicare le nostre rivendicazioni in Tunisia, sia rispetto alla politica tedesca di collaborazione con la Francia in genere ed in particolare in Tunisia dove le Autorità tedesche ritengono necessario mantenere l'amministrazione francese e d'altra parte conciliare l'opinione pubblica araba in vista dell'apporto che gli arabi del Nord Africa potrebbero dare alla guerra.

Per giungere a tali risultati i tedeschi non sembrerebbero rifuggire finanche dal favorire un miglioramento nei rapporti franco-tunisini ed una collaborazione degli elementi nazionalisti tunisini colla Francia.

Sintomo che sondaggi al riguardo sono in corso è il fatto che la stampa nazionalista tunisina, controllata dalle Autorità tedesche, informa che il Bey avrebbe in questi giorni presentato a Guilbaud -fiduciario del Governo di Vichy e strettamente legato al Ministro Rahn Rappresentante del Ministro Esteri tedesco in Tunisia -un programma delle rivendicazioni tunisine, e si augura, in contrasto coll'atteggiamento fino a poco tempo fa tenuto dai nazionalisti tunisini, che si giunga alla collaborazione tra i due Paesi.

È ovvio che se da tali sondaggi dovesse uscire un accordo tra Vichy ed il Bey, ne risulterebbe un rafforzamento della Francia in Tunisia, a tutto danno dell'Italia e delle nostre posizioni in Tunisia e, per riflesso, in tutti i Paesi di lingua araba, ora ed in avvenire.

Sembra pertanto urgente da parte nostra studiare quanto sia possibile fare per stabilire amichevoli intese con il Bey e i Desturiani circa la futura politica dell'Italia, anche per rafforzare cosi il loro atteggiamento di resistenza ad ogni collusione con la Francia.

Dai contatti finora avuti con Bourguiba questi è apparso intenzionato di impostare il suo movimento sulla base della estromissione definitiva della Francia e del riconoscimento dell'indipendenza formale della Tunisia sotto la sovranità del Bey in cambio di accordi che riconoscano gli interessi politici, strategici, economici e demografici dell'Italia.

Per poter approfondire queste intenzioni si dovrebbe addivenire ad uno scambio di idee con Bourguiba per accertare il suo programma e per rassicu

rarlo circa le nostre future intenzioni quando la situazione consentirà di dichiarare decaduto il protettorato francese, prendendo eventualmente in proposito accordi a carattere segreto, previa intesa al riguardo con Berlino.

Bourguiba potrebbe così allora, secondo il suo desiderio e quello espresso dal Bey al Console Generale Silimbani, essere autorizzato a rientrare in Tunisia.

Una nostra politica tendente ad un'intesa con il Bey e Bourguiba, anche se non dovesse portare per ora a risultati concreti potrà comunque valere a creare nei tunisini e nel mondo arabo una favorevole impressione circa la politica italiana e potrà avere favorevoli ripercussioni, ora ed in avvenire e qualunque sia lo svolgimento delle operazioni militari in Nord Africa, anche nei riflessi della difficile situazione della nostra comunità, oggi guardata con sospetto dai tunisini che vedono ora nei tedeschi (e potrebbero vedere domani anche negli americani) i più probabili loro patrocinatori di fronte alla Francia ed all'Italia.

(l) Questo appunto. versione definitiva di vari progetti predisposti da Mellini, venne preparato per le discussioni che dovevano aver luogo sull'argomento, in occasione della visita a Roma per consultazioni del console generale Silimbani. Secondo Ciano. Diario 1939-1943, vol. II, clt.• p. 247, Sillmbanl. convocato a Roma per consultazioni con T. 1799/49 P.R. del 19 gennaio 1943, ore 17, fu ricevuto da Mussolini il 29 gennaio ed avrebbe dovuto tornare da Mussolin! anche il 30. Sul risultati d! questi incontri non ci sono però documenti. E nemmeno l'originale di quest'appunto è vistato da Mussolini.

564

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Madrid, 30 gennaio 1943.

Aprovecho la marcha a ésa del nuevo Embajador Raimundo Fernandez Cuesta para enviaros con mi recuerdo fraterna! la expresiòn de mis inquietudes por los duros y heroicos sacrificios que la guerra hace pesar sobre el pueblo italiano.

La prolongaciòn de la campana del Est y la presencia de los americanos en el Continente africano han creado a Europa una situaciòn piena de inquietudes.

Las garantias que en este orden se han ofrecido a Espafia no tienen para nosotros mas que un mero valor formai. Si Espafia es respetada, lo sera por cuanto pueda pesar como enemiga. En este sentido se ha realizado nuestra movilizaciòn dentro de las posibilidades que el pais ofrece y nos esforzamos en reforzar nuestro armamento (1).

A ello también responde el estrechamiento de nuestras relaciones con Portugal, que afiance su solidaridad con Europa y refuerce la posiciòn de Salazar frente a las maquinaciones y los intentos de agitaciòn de los anglosajones (2).

No necesito encareceros con cuanta atenciòn sigo los episodios de esta lucha, en mi deseo constante de servicio al interés europeo que es el nuestro propio; y en ese mismo espiri tu se mueve nuestra diplomacia, partiendo de la confianza en la fortaleza del Eje y de que ni al interés de Europa, ni al de la propia Inglaterra conviene la prolongaciòn indefinida de una contienda en

que Norteamérica busca el aniquilamic:J.to de Europa y para cuyos prop6sitos Rusia constituye «la proa de su ataque l>. Con los mejores votos por el porvenir de vuestra Naciòn y los mas sinceros por vuestra personal ventura os envio con mi afecto un fraterna! abrazo.

TRADUZIONE.

Colgo l'occasione che mi offre la venuta costà del nuovo Ambasciatore Raimondo Fernandez Cuesta per inviarvi, insieme col mio fraterno ricordo, l'espressione della mia ansia per i duri ed eroici sacrifici che la guerra impone al popolo italiano.

Il prolungarsi della campagna d'oriente e la presenza degli americani nel continente africano hanno creato per l'Europa una situazione piena di inquietudine.

Le garanzie che a questo proposito sono state offerte alla Spagna non hanno per noi che un valore puramente formale. Se la Spagna sarà rispettata, lo sarà per quanto essa possa pesare come nemica. Ispirandosi a questo concetto è stata effettuata la nostra mobilitazione nei limiti delle possibilità offerte dal Paese e ci sforziamo di aumentare i nostri armamenti. Allo stesso fine risponde anche il raffo!!.'zamento delle nostre relazioni col Portogallo che consolida la sua solidarietà con l'Europa e rafforza la posizione di Salazar di fronte alle macchinazioni e ai turbolenti propositi degli anglosassoni.

Non ho bisogno di assicurarvi con quanta attenzione seguo gli episodi di questa lotta nel mio costante desiderio di se!!.'Vire l'interesse europeo che è il nostro proprio interesse; e in questo stesso spirito si muove la nostra diplomazione partendo dalla fiducia nella potenza dell'Asse e dal concetto che né all'interesse dell'Europa né a quello della stessa Inghilterra conviene il prolungarsi all'infinito di una contesa in cui l'America del Nord cerca l'annientamento dell'Europa e in cui la Russia costituisce per i suoi fini « la prua del suo attacco ».

Con i migliori voti per l'avvenire della vostra Nazione e i più sinceri auguri per la Vostra fortuna personale, vi invio col mio affetto un fraterno abbraccio.

(1) -Vedi DD. 327 e 343. (2) -Vedi DD. 435 e 444.
565

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S.N.D. 625/75 R. Tokio, 31 gennaio 1943, ore 8,40 (per. ore 22).

Secondo informazioni confidenziali pervenutemi da fonte competente sarebbe deciso in linea di massima prossimo richiamo del generale Oshima da Berlino.

Effettivamente Oshima ha da tempo perduto gran parte della considerazione di cui godeva al momento dela sua partenza dal Giappone.

Lo si considera troppo legato agli ambienti berlinesi e non più sufficientemente orientato per essere sicuro ed efficace interprete del pensiero di Tokio e delle speciali esigenze Governo di azione nipponico. Sarebbe in esame scelta del successore che nelle presenti circostanze non è facile.

Un nome che incontrerebbe speciale favore, ove fosse possibile suo spostamento, sarebbe quello di Shigemitsu.

566

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 637/51-52 R. Tirana, 31 gennaio 1943, ore 21 (per. ore 7 del 1 o febbraio).

Con miei telegrammi nn. 28 e 32 (l) ho riferito circa considerazioni che hanno determinato formazione Governo a carattere prevalentemente amministrativo anche in ragione rifiuto dei capi del nord di co!laborare con Bey del sud. D'altro canto tale forma, con formazione Ministero Libohova Ekrem, date simpatia che quest'ultimo aveva fra così detti nazionalisti, e collaborazione che, si attendeva, gli avrebbero dato i Bey, avrebbe altresì permesso al Governo, presentandosi con concessioni fatte in armonia con aspirazioni lavoratori religione ortodossa, di rivelare reali intendimenti di questi ultimi (mio telegramma

n. 34) (2). Con mio telegramma n. 40 (3) ho espresso dubbio che favore nazionalisti a Governo di Libohova Ekrem potesse ricercarsi, anziché in sincero spirito collaborazione, nel calcolo che Governo stesso potesse essere acquiescente loro non chiari intenti. Esperienza questi ultimi giorni mi induce ritenere non solo che collaborazione così detti nazionalisti non sia sincera, ma che Libohova Ekrem non riesca avere, sia nel campo dell'amministrazione sia rispetto Bey, sincera collaborazione e non abbia autorità e possibilità concrete necessarie. Alcuni membri del Gabinetto hanno intanto manifestato palese tendenza ad assumere atteggiamento di simpatia verso accesso nazionalismo cui margini si confondono con ambienti sostanzialmente avversi Italia.

Azione dei Bey d'altro canto e particolarmente di Vrioni e Verlaci si rivela intesa in realtà ad accrescere confusione e creare difficoltà tendenti a procacciarsi una contro-assicurazione nei riguardi dei comunisti, mostrando sicuramente così di essere convinti della sconfitta finale dell'Asse e di preoccuparsi principalmente dei loro personali interessi. Dati tali sviluppi prevedo pertanto che si renderà necessario, come risultato dell'esperimento che avrà apertamente rivelato mancanza buona fede da parte dei nazionalisti e Bey del sud, orientarsi con decisione anziché far compromessi con un nazionalismo dimostratosi infido, su promessa fedeltà dei Capi del nord e loro interessi più strettamente legati a quelli italiani, nonché su politica di forza nei confronti delle provincie meridionali. Sto provvedendo quindi fin da ora a prendere necessari contatti con esponenti nord in vista di tale mutamento di rotta. Debbo attendermi che nuovo gruppo vorrà assumere poteri recando al Paese per averne larga adesione un programma di marcata «autonomia», il quale potrebbe essere rappresentato nella formula che Italia farà in Albania soltanto quello che Albania non può fare, formula che potrebbe essere da noi accolta qualora non modificasse sostanzialmente lo stato delle cose.

Questo orientamento dovrebbe importare da parte nostra e del Governo atteggiamento fermo fino ultime conseguenze verso uomini, siano così anche

Vrioni e Verlaci, che per loro timori si rivelano verso di noi mal disposti ed infidi. Frattanto rendesi necessario valutare sviluppi di quel tanto che permetta portare a termine il già disposto rafforzamento qui delle nostre forze armate.

Mi riservo informare ulteriormente (l).

(l) -Vedi DD. 512 e 527. (2) -Vedi D. 530. (3) -Vedi D. 551.
567

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 659/59 R. Ankara, 1° febbraio 1943, ore 22,42 (per. ore 10,30 del 2).

Mio telegramma n. 58 (2).

Convegno Ismet Inonu-Churchill si è chiuso ieri. Per stasera o domani è atteso comunicato ufficiale relativo. Presidente e Ministri non sono ancora rientrati ad Ankara.

Pur mantenendosi tuttora in questi ambienti governativi massimo riserbo, in conversazioni a titolo personale alti funzionari del Ministero Affari Esteri intervenuti ad una colazione data in mio onore dal Segretario Generale Affari Esteri hanno oggi tenuto a mettere in rilievo con me e colleghi seguenti punti.

l) incontro non è stato voluto da Governo turco, il quale tuttavia non poteva esimersi dal ricevere Capo del Governo di un Paese «alleato »; 2) nessun sostanziale cambiamento di direttive può attendersi nella politica turca basata sulla volontà della Turchia di tenersi neutrale;

3) se le posizioni dell'Asse in Tunisia non resistessero momenti difficili potrebbero presentarsi anche per Turchia nel senso che pressioni anglo-americane assumerebbero consistenza e portata preoccupanti.

568

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, AMBROSIO

R. s. 103/S. Berlino, 1° febbraio 1943.

La resistenza dei 5 mila uomm1 circa che ancora rimangono a Stalingrado non potrà ormai essere a lungo protratta. Si chiuderà così questa grande pagina scritta dalla sa Armata, la quale soltanto in questi ultimi giorni è apparsa alla Nazione in tutta la sua importanza, non soltanto per l'eroismo del soldato tedesco, ma anche per gli errori che l'hanno determinata e nelle sue dannose conseguenze.

Per una prima, pur sommaria valutazione delle operazioni di Stalingrado occorre richiamare la concezione che ha guidato la grande offensiva germanica della scorsa estate.

Il Comando tedesco, rinunciando temporaneamente a obiettivi di grande risonanza quali Mosca e Leningrado, che pure nelle operazioni del 1941 erano sembrati prossimi a cadere, si proponeva come primo e principale obiettivo il raggiungimento del bacino petrolifero di Maikop e del Caucaso, il cui superamento avrebbe consentito sviluppi politici e militari di grande portata.

Queste operazioni, le quali conducevano a dirigere lo sforzo principale in direzione generale sud, richiedevano naturalmente una protezione verso nord. Di qui la necessità di costituire un fianco difensivo sul medio Don. Si spiega pertanto come il Comando germanico, prima di lanciare oltre il basso Don la massa offensiva ivi radunata, abbia sentito la necessità di eseguire una preliminare avanzata dalla regione del medio Donez verso quella del medio Don tra Woronesh e la grande ansa del Don stesso. A completamento della costituzione di questo fianco difensivo il Fiihrer ritenne necessario assicurarsi il controllo del Volga e occupare Stalingrado. Woronesh e Stalingrado avrebbero dovuto costituire i due pilastri di questo grande fianco difensivo sul Don e sull'istmo fra Don e Volga.

Non si può dunque disconoscere l'importanza di Stalingrado o meglio della regione di Stalingrado. Si può forse obiettare che l'occupazione stessa dell'Ucraina e della regione fra Don e Caucaso avrebbe notevolmente diminuito l'importanza del traffico sul Volga; si può anche considerare che per il controllo del Volga non era necessaria l'occupazione integrale del grande centro abitato di Stalingrado. Comunque è certo che questo obiettivo ha esercitato personalmente sul Fiihrer una grande attrazione, forse anche per l'intendimento chiaramente espresso da Stalin di difendere fino all'ultimo Stalingrado. È vero che questo stesso intendimento dava al Comando germanico la sicurezza che in direzione di questo obiettivo avrebbe potuto dare battaglia a una aliquota notevole delle forze sovietiche, ma si deve anche considerare che, se una tale battaglia doveva e poteva con grande rendimento essere affrontata nella regione di Stalingrado, non altrettanto chiara era la necessità di svolgere una battaglia anche nell'interno dell'enorme abitato, svolgentesi su una lunghezza di circa venti chilometri e una larghezza di una decina. Quivi la lotta avrebbe assunto un carattere di logoramento dannoso per l'esercito germanico, soprattutto contro un avversario particolarmente addestrato alla guerra negli abitati quale l'esercito sovietico; qui vi il rapporto delle perdite, così favorevole all'esercito germanico in campo aperto, sarebbe stato pareggiato, se non invertito.

Sono note le vicende della lotta per Stalingrado. Su questo obiettivo veniva diretta la 6a Armata, alla quale veniva subito ad aggiungersi la 4a Armata corazzata, che, avviata originariamente verso il Caucaso, veniva fatta deviare e impegnata in direzione di Stalingrado facendola avanzare da sudovest a cavallo della ferrovia che da Stalingrado conduce a Krasnodar.

Fin dal 2 settembre veniva raggiunto il Volga nella regione nord di Stalingrado e, costituito un fianco difensivo tra la grande ansa del Don e il Volga, veniva dato inizio alle operazioni vere e proprie contro Stalingrado. Questa lotta, iniziatasi sotto buoni auspici, veniva rapidamente rallentandosi e prolungandosi in una sanguinosa espugnazione dei singoli fabbricati, senza che fosse possibile ottenere l'occupazione totale della città. Parve bensì che la caduta della città dovesse considerarsi imminente, a metà settembre, quando le truppe sovietiche erano ridotte all'occupazione di una striscia di circa cinque chilometri di lunghezza e uno di larghezza. Il Comando germanico fu anzi sul punto di considerare già occupata la città e un comunicato straordinario avrebbe dovuto essere pubblicato; senonché il Comando stesso ne fu trattenuto dalla preoccupazione di smentite sovietiche quali quelle verificatesi nel 1941 allorché l'occupazione di Smolensk venne annunziata prima del suo completamento.

Mentre la lotta nell'interno di Stalingrado si protraeva a prezzo di gravi perdite e col logoramento successivo di numerose divisioni, sopravveniva nell'ultima decade di novembre la grande offensiva sovietica, la quale, movendo dalla grande ansa del Don e dalla regione a sud di Stalingrado, conduceva all'isolamento della 6• Armata germanica.

Parve, in questa situazione, che fosse possibile, dopo un primo arresto dell'offensiva sovietica, attuare rapidamente una controffensiva germanica, la quale, sboccando dalle posizioni sul fiume Tschir, avrebbe dovuto ristabilire il collegamento con la 6• Armata, conducendo anche all'annientamento di notevoli forze sovietiche. La distanza originariamente interposta di circa una cinquantina di chilometri faceva apparire l'operazione di non difficile esecuzione. Senonché la scarsità delle forze disponibili sul posto veniva ad assorbire le riserve occorrenti a mano a mano che esse arrivavano, così che l'operazlone venne a rendersi sempre più difficile. La perdita della testa di ponte di Rytschkow veniva ad aggravare la situazione, così che in definitiva fu soltanto possibile svolgere con quattro divisioni corazzate e motorizzate un tentativo di controffensiva a cavallo della ferrovia Kotelnikowo-Stalingrado. Questa controffensiva, la quale aveva ottenuto inizialmente qualche progresso, fu prontamente respinta. Intanto era venuta ad aumentare notevolmente la distanza tra le linee principali germaniche e la 6• Armata, così da rendere sempre più problematica la possibilità di una controffensiva.

Intorno al 20 dicembre, in occasione delle conversazioni italo-germaniche al Quartiere Generale tedesco (1), veniva dichiarato che la 6• Armata avrebbe potuto in qualunque momento aprirsi la strada per ricongiungersi allo schieramento principale, ma che si riteneva necessario mantenere il controllo sul Volga.

La 6• Armata germanica, condotta dal generale Paulus, si era trovata circondata in una zona fra Stalingrado e Volga, avente all'incirca le dimensioni di 40 x 60 chilometri. Mancano ancora notizie precise sulla sua costituzione, perché il Comando tedesco si è mantenuto molto riservato al riguardo. Risulta peraltro che essa comprendeva circa una ventina di divisioni, compresa una divisione romena. Insieme con le truppe era stata circondata una notevole quantità di personale civile; complessivamente circa 250 mila persone.

L'armata, organizzatasi prontamente a difesa in tutte le direzioni. si è trovata esposta a ininterrotti attacchi sovietici, sotto la cui pressione lo spa

zio si è venuto progressivamente riducendo, rendendo sempre più difficile la situazione. I rifornimenti sono stati eseguiti durante questi due mesi per via aerea, superando gravissimi ostacoli; è da tenere conto che nella regione di Stalingrado erano depositi importanti, i quali hanno agevolato il mantenimento dell'armata, ma occorre anche tener conto dell'imponente consumo di munizioni imposto dalla presenza delle forti masse di artiglieria opposte.

La situazione era, anche sotto questo riguardo, assai diversa da quella verificatasi nell'inverno 1941-42 per il II Corpo Armata germanico rimasto accerchiato nella regione di Demjansk. Questo corpo d'armata comprendeva cinque divisioni e combatteva in una regione boscosa e poco adatta all'impiego di molte artiglierie; si trattava quindi di forze più limitate e d'altra parte la loro distanza dai grossi non era così forte. L'esempio di Demjansk ha, probabilmente, contribuito a determinare una erronea valutazione della situazione e delle possibilità operative.

Le forze accerchiate nella regione di Stalingrado possono ormai considerarsi distrutte dopo una tenace eroica resistenza. I bollettini sovietici indicano in circa 50 mila la cifra dei prigionieri, ciò che attesta della eroica resistenza. Molte perdite sono dovute a congelamenti e malattie. Soltanto negli ultimi tempi si sarebbero verificati, sempre secondo i comunicati sovietici, alcuni casi di resa di reparti. In particolare è stato citato il caso della resa dei resti della 297a divisione, insieme col suo comandante generale Repke.

Risulterebbe che gradatamente sono stati tratti in salvo per via aerea, oltre il personale femminile e numerosi feriti, anche alcuni comandanti e ufficiali di Stato Maggiore, ma non è dato conoscere in quale misura ciò sia stato effettuato. Sembra che il generale Paulus, il quale era stato chiamato al Quartiere Generale per riferire e per ricevere la Fronda di Quercia, sia ritornato a Stalingrado, ma non è certo.

La stampa ha giustamente messo in risalto l'eroica resistenza della 6a Armata germanica, in contrasto però con la scarsità degli accenni alla resistenza delle truppe alleate sul Don. Sulla resistenza di Stalingrado si sono volutamente calcate le tinte, anche perché il magnifico esempio fornito dal soldato tedesco a Stalingrado deve costituire per la Nazione un monito a sopportare ogni sacrifizio che l'ora attuale richiede.

Si è anche voluto spiegare all'opinione pubblica che la resistenza della 6a Armata sul posto era indispensabile per fissare una forte aliquota delle forze sovietiche e facilitare così il ripiegamento dal Caucaso. Rimane tuttavia da domandare se tale protezione non avrebbe potuto essere meglio esercitata ritirando tempestivamente la 6a Armata. La situazione sul basso Don avrebbe forse così potuto essere garantita e in definitiva forse avrebbe potuto meglio proteggere le armate del Caucaso.

Comunque l'impressione sull'opinione pubblica è stata molto forte e le critiche sono molto diffuse a scapito del prestigio del Comando. Le perdite sono sensibili, in uomini e in materiali, particolarmente in un momento in cui le forze armate attraversano una crisi di effettivi e l'industria non riesce a raggiungere il ritmo di produzione necessario.

Stalingrado rappresenta uno degli aspetti più importanti e caratteristici delle operazioni germaniche del 1942. Soltanto in seguito si potrà giustamente valutare in quale misura abbiano contribuito all'esito sfortunato gli errori dl condotta e potranno forse anche valutarsene le conseguenze. Ma una cosa è certa ed è che il soldato tedesco ha dato ancora una prova luminosa del suo valore e del suo attaccamento al dovere.

(l) -Vedi D. 580. (2) -T. 644/58 R. del 31 gennaio 1943, ore 19, non pubblicato.

(l) Vedi DD. 418, 421. 422, 423 e 430.

569

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 680/64 R. Ankara, 2 febbraio 1943, ore 23 (per. ore 9 del 3).

Telegramma di V. E. n. 62 Cl). Menemencoglu ha voluto vedere stamane Von Papen al quale ha fornito le seguenti spiegazioni sull'incontro di Adana.

Mentre Saracoglu trovavasi a Smirne per ragioni di riposo ha ricevuto un telegramma con cui il Presidente Ismet Inonu chiedeva di conoscere il suo parere circa l'accettazione o meno di una richiesta di Churchill di incontrarsi in Turchia col Presidente stesso. Egli avrebbe consigliato di accettare, per poter così nel modo più autorevole ribadire i concetti basilari politica turca. Su espresso desiderio di Ismet Inonu i militari che accompagnavano Churchill hanno vestito in Turchia abiti borghesi. Quali che fossero le intenzioni iniziali di Churchill, nessuna domanda sarebbe stata da lui avanzata né di intervento attivo della Turchia né di concessioni di transito per materiale bellico destinato alla Russia. Ché disse a prevenire richieste del genere da parte inglese il Presidente Inonu avrebbe subito dichiarato che la Turchia intende restare neutrale, attenendosi strettamente alla convenzione Montreux e non esiterebbe a respingere con le armi qualsiasi violazione del suo territorio anche per semplice sorvolo di aeroplani. Churchill avrebbe assicurato Ismet Inonu che la politica di neutralità finora seguita dalla Turchia ha il completo consenso del Governo inglese il quale intende rafforzarla fornendo di mezzi adeguati l'esercito turco perché possa opporsi ad una eventuale discesa dei tedeschi verso il medio oriente attraverso la Turchia ora che la Germania ha perduto la speranza di arrivare dal Caucaso all'Iran e all'Irak.

Parlando del dopoguerra e della Russia le divergenti opinioni fra Ismet Inonu e Churchill sarebbero risultate evidenti. Churchill avrebbe cercato di tranquillizzare il suo interlocutore sulle pacifiche intenzioni della Russia nel dopoguerra e sulle limitate sue possibilità anche se vittoriosa; né Ismet Inonu né Menemencoglu sarebbero rimasti menomamente persuasi o rassicurati. Churchill avrebbe anche accennato vagamente a tre federazioni di Stati da costituire una nel nord Europa fra gli Stati Baltici, una nel centro Europa comprendente Polonia, Cekoslovacchia e Ungheria ed una nei Balcani comprendente anche la Turchia. Tali federazioni avrebbero il principale compito di tenere in ri

sn

spetto la Russia. Il progetto sarebbe parso ai dirigenti turchi tanto vago e impreciso quanto utopistico. Sembra infine che Churchill abbia parlato con vero livore dell'Italia asserendo essere intenzione sua e di Roosevelt di annientarla completamente.

Contemporaneamente alle conversazioni politiche i militari esaminavano la situazione bellica vari fronti ed i suoi possibili sviluppi. Primo scopo degli alleati nell'immediato futuro sarebbe di eliminare l'Asse dal Mediterraneo. In complesso Von Papen dalla sua conversazione con Menemencoglu avrebbe riportato l'impressione che alla messinscena del convegno di Adana non corrisponde nessun risultato soddisfacente e che Churchill ha dovuto accontentarsi di dare il suo benestare alla Turchia per la politica di neutralità fino ad ora seguita. Menemencoglu a sua volta avrebbe acquistato nel convegno di Adana la certezza che nessun compromesso transazionale è più possibile e che la guerra verrà proseguita ad oltranza. Egli avrebbe di nuovo dichiarato a Von Papen che anche se Asse fosse completamente battuto la Turchia non gli si schiererebbe contro.

Vedrò Menemencoglu questa sera (1).

(l) Riferimento errato.

570

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, E AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI

T. 3601/150 (Berlino), 58 (Parigi) P.R. Roma, 2 febbraio 1943, ore 24.

Questa Ambasciata di Germania ha formulato giorni or sono, a nome del suo Governo, una richiesta verbale per la quale si sollecita dal Governo italiano il rimpatrio entro il 31 marzo p.v. di tutti gli ebrei italiani che ancora rimangono nel territorio del Reich e del Protettorato nonché nel territorio dell'ovest della Europa occupata dalle truppe tedesche (Francia, Belgio, Olanda, Norvegia).

Qualora il Governo italiano non avesse creduto di accogliere tale proposta le autorità tedesche si riservavano di deportare detti ebrei nei territori polacchi.

Il R. Governo, di fronte a tale richiesta, ha deciso di rimpatriare in Italia detti ebrei entro il 31 marzo p.v. Con telegramma a parte (2) vengono impartite tutte le istruzioni necessarie che debbono essere diramate di urgenza agli uffici dipendenti in modo che il rimpatrio avvenga senza indugio e non oltre il termine stabilito. Tutti i beni mobili ed immobili appartenenti a detti israeliti dovranno essere considerati quali beni appartenenti a cittadini italiani.

Si richiama l'attenzione sulla importanza e la delicatezza della questione.

(l) -Vedi D. 574. (2) -Vertl D. 573.
571

IL MINISTRO A HELSINKI, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 107/40. Helsinki, 2 febbraio 1943 (per. il 16).

Come ho riferito con altro telespresso in data odierna (1), il Presidente della Repubblica, durante l'udienza privata concessami in occasione della presentazione delle credenziali, ha ricordato con gratitudine gli aiuti concreti in armi e munizioni che l'Italia concesse alla Finlandia durante la guerra invernale nel 1939-40. Egli ha accennato a forniture di aeroplani Fiat, di armi portatili e munizioni: ha precisato che, quale Presidente del Consiglio di allora, egli ebbe ad inviare a Roma una persona di sua fiducia per procedere all'acquisto di queste armi; e che, viste le difficoltà che la Germania faceva allora per il loro transito attraverso il territorio tedesco, il Governo finlandese noleggiò un apposito piroscafo che, partito dall'Italia, si trovava nel porto di Bergen al momento dell'occupazione tedesca della Norvegia. Su tale piroscafo -ha detto il Presidente -erano fra l'altro caricati dei cannoni navali venduti dall'Italia alla Finlandia, e che provenivano dalla ex-nave russa «Ammiraglio Wrangel » rimasta per molto tempo in disarmo a Biserta.

Riferisco a V. E. questi dettagli datimi dal Presidente Risto Ryti circa l'aiuto prestato dall'Italia alla Finlandia nell'inverno 1939-40, non solo per l'interesse che essi di per se stessi possono presentare, ma anche perché mi sembra che tali aiuti, alla gran massa del pubblico finlandese solo genericamente noti, siano stati da noi poco sfruttati dal punto di vista propagandistico, per mettere in valore l'atteggiamento amichevole dimostrato nel momento del pericolo dall'Italia verso questo Paese, e per ricavarne quindi un aumento delle simpatie finlandesi verso di noi.

Né oggi mi sembrerebbe troppo tardi per procedere a questa valorizzazione. La guerra invernale del 1939-40, considerata quasi l'epopea del popolo finlandese, è qui sempre viva e sentita; la guerra attuale -si dice qui -ne è la continuazione; ma quella fu combattuta dalla Finlandia da sola, e da una Finlandia con poche armi, quasi senza aeroplani, senza carri etc. Solo qualche aiuto dall'estero: dagli Stati Uniti e dall'Italia.

Mi sembra che potrebbe essere utile -ad ogni buon fine futuro -raccogliere elementi circa gli aiuti, particolarmente in forniture d'armi, che nell'inverno 1939-40 l'Italia concesse alla Finlandia. Tali elementi ritengo dovrebbero trovarsi presso il Ministero della Guerra.

Se a raccolta effettuata vi sarà sufficiente materiale, potrebbe pensarsi -eliminando beninteso, come ovvio, qualsiasi accenno alla politica tedesca dell'epoca -ad una pubblicazione in cui i dati raccolti potrebbero essere opportunamente elaborati e presentati, pubblicazione che potrebbe eventualmente essere preparata a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore.

Tradotto in finnico, tale opuscolo potrebbe poi essere qui opportunamente divulgato; il che indubbiamente contribuirebbe ad accrescere le simpatie del pubblico finlandese per l'Italia.

(l) Si riferisce al Telespr. 105/39 del 2 febbraio 1943, non pubblicato.

572

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. 3593/167 P.R. Roma, 3 febbraio 1943, ore 2.

Questa Ambasciata di Germania ha comunicato che da parte delle Autorità germaniche in Grecia si procede alla deportazione di tutti gli ebrei nei territori greci occupati dalle truppe germaniche e ha chiesto di conoscere quali analoghe misure vengano predisposte dalle nostre Autorità.

Converrà disporre che gli elementi ebraici di nazionalità greca dei territori di nostra occupazione vengano avviati in un campo di concentramento. Vogliate considerare la possibilità che tale campo di concentramento venga organizzato in una delle Isole Jonie, sia per la maggiore disponibilità di risorse delle Isole, sia per motivi di sicurezza. Perché tale iniziativa possa essere attuata converrà però disporre dei necessari mezzi di trasporto.

Vogliate intrattenere sulle disposizioni che precedono il Supergrecia e concordare con esso le più opportune misure di esecuzione telegrafando le modalità che verranno concordate in tal senso e i termini entro i quali esse saranno attuate.

Circa la possibilità di organizzare il campo di concentramento predetto nelle Isole Jonie vogliate far conoscere al più presto il Vostro punto di vista e ogni elemento di giudizio al riguardo per poter impartire le opportune disposizioni all'Ufficio Affari Civili Isole Jonie (l).

573

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, E AL PLENIPOTENZIARIO POLITICO A PARIGI, BUTI

T. 3602/C P.R. Roma, 3 febbraio 1943, ore 13.

Ragioni di opportunità politica hanno indotto questo Ministero ad agevolare rimpatrio di ebrei italiani residenti nel territorio del Reich germanico, compreso il Protettorato, come pure nei territori dell'Ovest occupati dalla Germania.

Intese preliminari al riguardo sono già avvenute col Governo germanico, col quale è stato stabilito che detto rimpatrio dovrà essere definitivamente ultimato entro il 31 marzo p.v.

Vogliate pertanto disporre affinché uffici dipendenti provvedano ad informare senza indugio connazionali di razza ebraica di tali disposizioni del R.

40 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Governo, invitandoli a dichiarare se desiderino rimpatriare ed avvertendoli che, qualora essi preferissero rimanere nell'attuale residenza dopo la data del 31 marzo, non potranno più invocare la nostra protezione per eventuali provvedimenti che potessero essere presi nei loro confronti dalle autorità germaniche.

Allo scopo di facilitare il movimento di rimpatrio entro il breve termine indicato, è opportuno che la relativa procedura non si discosti sostanzialmente da quelle attualmente in vigore per i rimpatri isolati. Tuttavia, considerata la necessità dl qualche cautela, i RR. Uffici vorranno segnalare i rimpatriandi, immediatamente dopo aver raccolto la loro dichiarazione, al Ministero dell'Interno Ufficio Passaporti, al Comando Supremo SIM, alle RR. Questure delle località di destinazione, corredando la segnalazione coi seguenti dati:

l) generalità complete; 2) località di destinazione, possibilmente indicazione delle persone presso cui si appoggeranno in Italia e recapito di queste ultime; 3) informazioni riservate sui precedenti, specie di carattere politico, del rimpatriando; 4) indicazione del valico di frontiera attraverso il quale avverrà il transito.

Coloro i quali sono in possesso di regolare passaporto valido potranno rimpatriare senza altre formalità.

Coloro i quali fossero invece in possesso di passaporti scaduti dovranno, prima di partire, ottenere che tale documento sia convalidato per il solo rimpatrio, convalida che non potrà essere concessa se non dopo che il Ministero dell'Interno abbia confermato telegraficamente di aver ricevuto la segnalazione di cui ai precedenti punti l, 2, 3 e 4.

Coloro i quali fossero infine sprovvisti di passaporto, non potranno partire se non dopo che avranno ottenuto tale documento, il quale sarà rilasciato soltanto su nulla osta telegrafico del Ministero dell'Interno.

Dovranno essere considerati appartenenti anche a quest'ultima categoria gli ebrei ex jugoslavi originari dei territori annessi all'Italia, ai quali, se autorizzati, dovranno essere rilasciati passaporti provvisori con le modalità di cui alla circolare del 5 febbraio 1942.

Per quanto riguarda ai beni immobili e mobili non trasportabili né trasferibili nel Regno, nonché le aziende commerciali appartenenti a detti ebrei, essi debbono essere considerati come beni appartenenti a cittadini italiani e pertanto sarà necessario che i RR. Uffici, in attesa che sia stipulata apposita convenzione finanziaria, provvedano a nominare, d'accordo con gli interessati, un procuratore di fiducia che avrà la cura di detti beni.

Gli interessati dovranno essere naturalmente facilitati a portare seco beni e valori che possano essere trasportati applicando, dove è possibile, le vigenti disposizioni intese a facilitare i rimpatri. Sarà opportuno richiamare l'attenzione degli uffici interessati sulla necessità che tutte le pratiche vengano condotte con la massima sollecitazione, data la ristrettezza del tempo. Vogliate assicurare (1).

Comunicato a Berlino, Parigi, Praga, Aja, Bruxelles, Oslo e, per conoscenza, Ministero dell'Interno Ufficio Passaporti, Comando Supremo SIM, Div. lo e 3°, Affari Commerciali, Servizio Affari Privati.

(l) Per la risposta di Ghigi vedi serie IX, vol. X, T. 816/136 R. dell'S febbraio 1943.

(l) Per la risposta di Alfieri, vedi D. 589. Buti rispose con T. 3759/56 P.R. del 4 febbraio 1943 assicurando di aver diramato le relative istruzioni.

574

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 697/67 R. Ankara, 3 febbraio 1943, ore 15,20 (per. ore 22,15).

Mio telegramma n. 64 (l).

Nelle conversazioni avute iersera da me e da funzionari della R. Ambasciata con i più alti esponenti della politica estera turca !'[esposizione] fattaci sulla portata del Convegno di Adana coincide più o meno con quello che Menemencoglu ha detto a Von Papen.

Due particolari vanno precisati: lo -il messaggio del Re d'Inghilterra rimesso al Presidente della Repubblica è consistito in un telegramma che Churchill aveva ricevuto al Cairo e di cui ha dato lettura a Ismet Inonu;

2° -A. Cadogan non partecipò alla Conferenza di Casablanca, che aveva dei caratteri militari, ma fu successivamente inviato in aereo a raggiungere Churchill per rappresentare il Foreign Office al Convegno di Adana, avente invece carattere prevalentemente politico.

Da attendibile fonte fiduciaria apprendo che Churchill avrebbe fra l'altro chiesto ai turchi di rafforzare in forma dimostrativa lo schieramento dell'esercito della Tracia in modo obbligare l'esercito tedesco a distrarre dalle sue riserve un certo numero di divisioni. Tale richiesta sarebbe stata categoricamente respinta dal Maresciallo Cakmak dichiarando che la Turchia non si sente minacciata né dalla Bulgaria né dalla Germania. Parecchie obiezioni -ma senza successo -sarebbero state fatte dai generali britannici ai recenti spostamenti di unità turche verso la frontiera orientale ed il Mar Nero.

575

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 694/221-222 R. Berlino, 3 febbraio 1943, ore 21,35.

Mio 213 di ieri (2).

Notizie fonte neutrale circa atteggiamento Turchia nell'ipotesi di occupazione alleati della Tunisia, riferite dal R. Ambasciatore ad Ankara (3) e comuni

cate da codesto R. Ministero all'Ambasciata di Germania in Roma, non risultano fin'ora confermate da elementi in possesso Governo tedesco. Von Papen per sua parte continua ad essere nettamente ottimista circa carattere stabile della neutralità turca.

Auswartiges Amt non sembra altrettanto sicuro che slittamento Turchia sia da escludere per tutta la durata della guerra; ma mostra ancora fiducia nella provata prudenza Ankara, che ricorrerebbe decisioni drastiche soltanto quando corso eventi apparisse inequivocabilmente segnato.

Von Papen ha qui riferito pure essere stato informato da Menemencoglu, durante colloquio esauriente, che nella conversazione di Adana era stata categoricamente esclusa dai turchi ogni collaborazione a fini bellici in favore della Russia, ed in particolare ogni trasporto di materiale; e che i turchi avevano ribadito fermo proposito di osservare impegni Montreux circa gli stretti, e di reagire ad eventuale infrazione neutralità aerea «non con proteste ma a cannonate l).

Ministro avrebbe al pari confermato all'Ambasciatore che Churchill si era assai adoperato a sedare preoccupazione Ankara circa aspirazioni russe e che Churchill aveva riconosciuto non aver la Germania perduto al fronte orientale la campagna, bensì una battaglia soltanto; affermando tuttavia che la guerra «o nel 1943 o nel 1944, tra 3 anni o tra 4 », sarebbe stata comunque vinta dagli alleati.

Churchill avrebbe infine tratteggiato idee britanniche circa futuro assetto europeo, basato sulla costituzione di Federazioni regionali distinte (Nordica, Centrale, Balcanica) con funzioni eminentemente equilibristiche di fronte Unione Sovietica. Sempre a detta di Menemencoglu, tali idee avrebbero trovato scarsa aderenza nei turchi. Ripetuti sarebbero stati accenni di Churchill al concetto che, anche per tale riguardo, era interesse alleati che la Turchia fosse forte.

In altre parole, diffidenza Governo britannico nei confronti quello Sovietico sarebbe stata questa volta evidente. Quanto precede per eventuale integrazione delle notizie fornite al R. Ministero per il tramite di codesta Ambasciata di Germania.

(l) -Vedi D. 569. (2) -T. 664/213 R. del 2 febbraio 1943, ore 18,30, non pubblicato. (3) -L'originale del telegramma da Ankara non è stato rinvenuto.
576

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 690/223 R. Berlino, 3 febbraio 1943, ore 21,45.

[Ministro] Ribbentrop ha diretto a Bucarest un telegramma molto energico per refutare voci recentemente diffuse secondo cui, in occasione recente visita due Antonescu al Quartiere Generale germanico, sarebbe stato affidato a costoro un qualche incarico di sondaggio pace.

Con altrettanta recisione per parte loro ... (l) smentiscono qui anche le insinuazioni radio Londra circa una missione che sarebbe stata affidata al Ministro della Falange Arrese, pure in occasione di recente incontro col Fuhrer,

o circa un parallelo incarico dato al nuovo Ambasciatore a Madrid Von Moltke.

577

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. 1686. Berlino, 3 febbraio 1943.

Le parole del Duce ai Legionari, riportate con rilievo da tutti l giornali tedeschi, hanno suscitato nell'opinione pubblica germanica un'impressione quale già si era potuta constatare dopo il discorso memorabile del 2 dicembre (2). Non si tratta soltanto di una estesa eco di stampa. Quanto dice Mussolini scende in profondità nell'anima tedesca. Le reazioni si avvertono subito, nei nostri contatti giornalieri con uomini di Governo e con diplomatici del Reich, ma anche con le persone di ogni ceto che si avvicinano per i normali contatti della vita quotidiana.

Il popolo, ormai drammaticamente risvegliato alla realtà della situazione, è sopratutto colpito dalla riaffermazione così autorevole e risoluta della fedeltà italiana. È un punto su cui non dovrebbero esistere dubbi, ma ribadirlo nei momenti in cui la guerra è più dura costituisce un atto di nobiltà per cui la Germania è profondamente grata. Al tempo stesso, il popolo tedesco si sente confortato dalla sensazione che il popolo italiano, affrontando sacrifici non minori dei suoi, conserva tuttavia la eguale saldezza e volontà di resistere fino in fondo.

Gli altri nostri interlocutori, quei circoli politici che sono attentissimi al sismografo degli amici e dei nemici, osservano come non soltanto l'Italia sia indefettibilmente fedele alla Germania, ma come il Duce sia fedele a se stesso. Ricordano le precedenti dichiarazioni, rilevano come Mussolini non abbia mai dato la sensazione che questa guerra fosse un'impresa facile e breve, ma al contrario abbia sempre richiamato il suo popolo alla necessità di essere pronto ad affrontare durezze e sacrifici; e vedono una garanzia di alta saggezza politica in tale coerenza non mai incrinata né dai successi né dai contraccolpi.

Bisogna anche dire come la nuova ritirata tedesca in Russia, parallela allo sgombero della Libia, abbia ristabilito quegli equilibri storici, i quali, ancor più che nella valutazione contingente, devono fissarsi nelle alterne vicende del presente conflitto per i giudizi venturi. La consapevolezza delle proprie difficoltà, in altre parole, accresce la comprensione di quelle italiane, e non si esagera affermando che il coraggio e lo spirito dimostrati ora dal popolo italiano superano le previsioni che si erano qui fatte.

In questi circoli politici si pensa che di tale situazione il merito è solo in parte dovuto alle qualità naturali del popolo italiano, non sempre abbastanza conosciute e apprezzate. Il merito principale è di Mussolini, che fin dal principio della guerra ha guidato questo popolo senza mai intorpidirlo nelle illusioni, senza prospettargli anticipazioni o previsioni sul corso delle battaglie e sapendo suscitare assieme al calore d'entusiasmo una ferma, serissima disciplina.

La personalità del Duce si accresce ancora, se possibile, in questa fase della guerra, nel concetto dell'opinione pubblica tedesca. Non occorre sottolineare perché -sulla base di confronti e paragoni -si approfondisca questo sentimento che vorrei definire, più che popolarità, profondo rispetto, e grandissima fiducia, e altissimo prestigio (l).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: <<Manca». (2) -Vedi D. 374.
578

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 1687. Berlino, 3 febbraio 1943.

Nel momento in cui il problema ebraico in Germania sembra essere ormai «risolto », val la pena di riassumerne la storia recente dalla fine del 1938 al 30 gennaio del 1943, decennale dell'avvento al potere del nazionalsocialismo.

Fu ai primi di novembre del 1938, dopo l'assassinio compiuto a Parigi da mano israelita del consigliere di legazione germanico von Rath, che le misure antiebraiche andarono assumendo aspetto di vera e propria persecuzione. Sino ad allora gli ebrei, pur se sottoposti alle severe leggi razziali di Norimberga e di conseguenza esclusi dai pubblici impieghi, dal giornalismo, dal teatro e dai posti direttivi del commercio e della finanza, potevano con qualche limitazione commerciare ed esercitare alcune professioni e godevano di relativa tranquillità. Sembrava quindi che, dopo cinque anni di governo, il nazionalsocialismo intendesse attenersi alle direttive ripetute dal Fiihrer in più discorsi e si limitasse a trattare gli ebrei come stranieri esclusi dai posti di comando in ogni settore della vita del paese. Gli episodi da « pogrom », già verificatisi in Austria ed a Vienna in particolare nel marzo 1938, nei giorni dell'« Anschluss », potevano ancora essere considerati eccezione non destinata a ripetersi. Lo stesso Gauleiter Burckel, noto come antisemita, enunciò a Vienna dopo l'annessione un programma relativamente moderato, contemplante accelerata emigrazione degli ebrei dalla Marca Orientale e permesso per i più anziani fra essi di rimanere nella loro residenza continuando le occupazioni abituali. E Seyss-Inquart, inaugurando pure a Vienna nell'agosto 1938 l'esposizione di propaganda detta dell'ebreo errante, disse che non si intendeva per nulla di precipitare nella rovina materiale individui e famiglie ebrei.

Dopo l'assassinio di von Rath gli elementi più estremisti del partito ebbero nell'intero Reich modo di realizzare una parte almeno delle minacce da tempo

ripetute nelle colonne di alcuni loro giornali, come Der Stilrmer di Streicher o Das schwarze Korps di Himmler. La notte tra il 10 e 1'11 novembre, con simultaneità ed organizzazione perfetta, in ogni grande o piccolo centro del Reich squadre poco numerose, composte perlopiù da giovani elementi del partito, misero disciplinatamente a sacco i negozi «non ariani » ed incendiarono sistematicamente le sinagoghe. Alle spontanee manifestazioni di popolo -ché questa fu la definizione allora datane da Goebbels; ma il popolo assisteva apatico e non pochi scuotevano il capo -seguirono misure governative, con il trasferimento in campi di concentramento di circa cinquantamila ebrei (le autorità.di polizia ammisero allora di aver compiuto soltanto ventimila arresti), l'imposizione al gruppo ebraico di un'ammenda di un miliardo di marchi, da prelevarsi a mezzo di imposta straordinaria pari al venti per cento del patrimonio (la contribuzione fu poi portata al venticinque per cento essendosi rivelata insufficiente la quota primitiva), l'<< arianizzazione >> di tutte le aziende, condotta in modo da non rimborsare che minimamente i proprietari, e il divieto di frequentare alberghi, locali pubblici, cinematografi, teatri e persino alcuni quartieri delle città.

Sembrava tuttavia che più in là non si dovesse andare e nel dicembre dello stesso anno, a un solo mese di distanza, si parlò di un «piano Schacht » per facilitare l'esodo degli ebrei dalla Germania e l'ex-direttore della Reichsbank si recò a Londra per condurre trattative al riguardo; mentre nel gennaio del 1939 l'americano Rublee, delegato del comitato di Evian per la soluzione della questione ebraica, venne a Berlino, fu ricevuto da Goering e in un colloquio con l'Ambasciatore Attolico affermò soddisfatto di aver raggiunto un accordo di massima.

Si tirò così innanzi, in periodo di stasi, sino al principio della guerra, che segnò nuove misure discriminatrici a danno degli ebrei. Questi dovettero consegnare gli apparecchi radio e, se ricevettero le stesse tessere viveri degli ariani, non ebbero diritto alle tessere per l'abbigliamento ed a quelle qui in uso per l'assegnazione di pollame, selvaggina, pesce ed altre distribuzioni straordinarie. Fu inoltre loro concesso di entrare soltanto a tarda ora, in genere nel pomeriggio, nei negozi, quando ormai già erano esauriti i generi non tesserati, come frutta e verdura.

Il Fiihrer annunciò che la prosecuzione della guerra avrebbe significato l'estirpazione e la distruzione totale della razza ebraica: e nel novembre del 1939 furono decise le prime deportazioni di alcune migliaia di persone verso i territori dell'ex-Polonia, in particolare nella regione di Lublino. Già esse non diedero più notizie di sè. A questo primo esperimento seguirono altri mesi di sosta, evidentemente impiegati da Himmler e dai suoi uffici -il Reichsfiihrer SS era stato nel frattempo nominato commissario per il consolidamento del popolo germanico e si occupava del trapiantamento di milioni di tedeschi e di slavi -nel preparare organici piani per il trasferimento. Finalmente, il 17 ottobre 1940, cominciò ad essere sistematicamente attuato un piano che originariamente prevedeva l'evacuazione di 150 mila ebrei dal Protettorato di Boemia e Moravia, 65 mila dalla Marca Orientale, 30 mila dalle nuove provincie annesse di Posen e della Prussia occidentale e 240 mila dal vecchio territorio del Reich. In tutto quindi circa mezzo milione di individui, da dirigersi verso Nisko sul San, località a sud-est di Lublino, e verso Lublino stessa e Varsavia,

ove sperimentati ufficiali dei reggimenti della testa di morto delle SS (SS Totenkopf-Standarten), prelevati dai noti campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen, pensarono alla organizzazione dei ghetti, provvedendo pure al concentramento ed alla sistemazione degli ebrei polacchi, calcolati a circa un milione e mezzo.

Circa le modalità si può ricordare che gli evacuati potevano portare con sè i capi di vestiario contenuti in una valigia ed in un sacco da montagna, nonché la somma di trecento marchi (di cui duecento subito prelevati per le spese di viaggio, e chi non li aveva veniva passato ai carri bestiame), che madri vennero separate dai figli e spose dal mariti, che i mobili e gli arredi e gli altri beni vennero sequestrati «per scopi sociali» -ma fu subito voce corrente che se ne appropriassero uomini del partito -che numerosi furono i suicidi e innumeri i decessi per l'esaurimento, le polmoniti ed il tifo causati da lunghi giorni trascorsi senza nutrimento, notti a dieci e più gradi sotto zero passate all'aperto, mancanza d'igiene, medici e medicinali. Anche questa volta e così pure in seguito più non giunse alcuna notizia degli evacuati.

Ancora una sosta segui nei primi mesi del 1941 -e non si seppe bene per qual ragione -mentre dal 15 settembre di quell'anno, data dell'istituzione dell'obbligo di portare la stella gialla per tutti gli ebrei, le deportazioni vennero intensificate e proseguite con metodo senza più interruzioni, in parte anche verso Theresienstadt -la fortezza sita al confine tra Reich e Protettorato -e, ultimamente, verso le miniere di carbone dell'Alta Slesia. Dall'ottobre del 1942 gli ebrei non hanno inoltre più avuto diritto a carne, salumi, uova, prodotti di farina di grano, latte, verdure, legumi e frutta, venendo compensati con l'assegnazione di mezzo chilo di rape la settimana. E se alla fine del 1942, secondo dati forniti da fonte attendibile si calcolava che di ebrei in Germania ve ne fossero ancora 35 mila, di cui 25 mila nella sola Berlino (più circa 30 mila altri, sposati con ariani, donne in maggioranza), ormai di «stelle gialle» più non se ne vedono, né a Berlino, né a Vienna, né a Francoforte, le tre città tedesche in cui più numerose erano le comunità israelitiche (ancora nell'aprile 1940, secondo statistiche ufficiali, gli ebrei ammontavano a 91 mila a Vienna, 83 mila a Berlino, 14 mila a Francoforte).

Non è facile il calcolo del numero degli ebrei cosi evacuati dal territorio germanico, sopratutto perché le statistiche tedesche, anche quella del censimento del maggio 1939, giudicano in base a confessioni religiose e non in base ad appartenenza razziale.

Secondo dati pubblicati nel 1938 dall'ufficio di politica razziale del partito nazionalsocialista, gli ebrei al cento per cento -e cioè, secondo le leggi di Norimberga, con almeno tre nonni pure ebrei -erano 475 mila nel vecchio Reich, nel 1933. Poiché gli emigrati da allora al 1939, anno in cui praticamente cessò per essi la possibilità di varcare le frontiere, furono circa 150 mila, si può calcolare che a fine '39 ne rimanessero poco più di 300 mila, cui vanno aggiunti i 150 mila rimasti nell'ex-Austria e i 50 mila delle altre provincie annesse. Risultano quindi essere circa 500 mila gli « evacuati» dall'attuale territorio del Reich.

Sulla sorte ad essi riserbata, come su quella cui sono andati e vanno incontro gli ebrei polacchi, russi, olandesi ed anche francesi, non possono nutrirsi

molti dubbi. Mentre queste autorità non hanno fatto e non fanno mistero degli scopi prefissi (e così Rosenberg, in un discorso tenuto alla fine dello scorso anno al congresso del fronte tedesco del lavoro, ha confermato la volontà di sterminare appieno la razza ebraica, qualificandone lo sterminio totale come azione umanitaria, perché tale da risanare i popoli europei) consta che i ghetti di Lublino e di Varsavia sarebbero andati rapidamente svuotandosi, sia per le epidemie e la fame, sia per le esecuzioni. La fonte cui già ho accennato riferiva giorni fa che dei 600 mila ebrei riuniti nel solo ghetto di Varsavia, in quartiere ove prima abitavano meno di centomila persone, ne sarebbero rimasti soli 53 mila.

Sulle esecuzioni in massa raccontano gli stessi SS: e persino una «Wochenschau », un anno fa circa, conteneva riprese di ebrei russi buttati vivi nelle fiamme. Or non è molto un documentario analogo sarebbe stato proiettato nei locali di questo comando superiore dell'esercito: e persona che vi ha assistito ricordava con raccapriccio alcune scene riproducenti esecuzioni con la mitragliatrice di donne e bambini ignudi allineati sull'orlo della fossa comune. Tra i racconti circolanti sulla gamma dei supplizi mi limito a citare quello fatto ad un mio collaboratore da un ufficiale delle SS, che ha confidato di aver lanciato contro un muro, sfracellandoli, bambini di sei mesi, per dare l'esempio ai suoi uomini, stanchi e scossi da una esecuzione particolarmente raccapricciante per il numero dei giustiziati.

Per il fanatismo che caratterizza tale azione, non appare probabile che l'attuale estremo bisogno di manodopera della Germania possa influire sulla sorte degli ebrei tedeschi ancora in vita o su quella degli altri sopravvissuti, cittadini dei paesi occupati del Reich.

È noto infine come da parte delle Autorità germaniche, tanto del centro quanto della periferia, si sia cercato di assimilare ai tedeschi, nei provvedimenti di persecuzione, gli ebrei cittadini di paesi non occupati. Sono noti pure i numerosi interventi effettuati dalle Rappresentanze estere perché venissero osservate le distinzioni necessarie.

Con la decisione del R. Governo in risposta all'alternativa di deportazione o rimpatrio posta dal Governo germanico, comunicata con il telegramma odierno

n. 150 (1), quest'ultimo problema -per quanto riguarda gli ebrei di cittadinanza italiana -è ormai avviato [alla] naturale sua soluzione (2).

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollm.

579

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO E TERRITORI OCCUPATI, PIETROMARCHI

L. R. P. Zagabria, 3 febbraio 1943.

Ti ringrazio della tua lunga ed esauriente lettera del 22 gennaio (3) che mi ha chiarito alcuni punti importanti del nostro lavoro ed altri me ne ha confermati sui quali già procedevamo d'accordo.

Mentre mi accingevo a risponderti, è venuta qui accentuandosi una pressione insistentissima, che ha come punto di partenza la questione dei cetnici, e si riflette su tutta la nostra azione militare in Croazia. È, come tu mi scrivi, «l'atto di accusa>> che ha formato l'oggetto del «·pro-memoria chilometrico» compilato da Lorkovic e a te consegnato da Peric, che si prolunga traendo motivo da fatti quotidiani, che ai croati non piacciono, e che -va detto non solo per nostra dignità ma anche per il vero -non giustificato per niente l'atteggiamento intollerabile assunto dai croati per giudicare noi che facciamo per essi la guerra. Quel che è peggio è il diverso atteggiamento che essi tengono coi camerati tedeschi, militari e politici. Insistono pure sui tedeschi, premono e scocciano, ma con altro tono e, per risolvere attriti, adottano forme di legiferazione autorizzando, come governo croato, ciò che i tedeschi applicano o intendono applicare (esempio: il decreto sullo stato d'assedio che, mutatis mutandis, autorizza l'assunzione di una specie di poteri civili da parte militare; altro esempio: un recente decreto, che non sono riuscito ancora bene a capire e sul quale riferirò, che autorizza l'espropriazione o la requisizione di qualsiasi bene mobile o immobile da parte dello Stato o dell'Esercito).

Come vedi, c'è una duplicità di contegno, la cui ragione è nell'animus di questi signori. Io ho assunto perciò una linea di condotta dignitosamente ferma, perché non intendo essere portato su una posizione di secondo piano per quanto si riferisce alle cose militari (che sono il 90 % degli affari che si trattano attualmente). Non faccio, parlando coi croati, paragoni tra noi e i tedeschi, ma con battute di arresto riconduco ogni discorso su un piano superiore,

o mi rifiuto di rimanere nell'argomento.

Lorkovic è il primo responsabile della tendenza che ti ho segnalata, in stretta intesa con Peric. Credo perciò che tu pure ti sarai accorto di questo deprecabile modo di fare.

Il Lorkovic, ricorre pure, attraverso suoi elementi fiduciari, all'irredentismo come a un motivo di pressione su di noi. Riunioni, confabulazioni, combutte, manifestazioni annunciate e poi sospese per mio intervento, altre autorizzate malgrado tutto. Ti riferirò su casi specifici.

Kosak sembra voglia mantenersi estraneo a tutto ciò; comunque preferisce non entrare in scena. Egli mi dice, e so che va dicendo ad altri, di essere sempre fermamente convinto che l'avvenire della Croazia dipende dai rapporti con l'Italia.

Non vorrei però che fosse troppo tardi, e che egli si facesse illusioni sulla nostra tolleranza. Sarebbe meglio -a mio avviso -che Kosak facesse intendere al suo collega che non approva il suo modo di procedere leggero e inconcludente. Che cosa si ripromettono i croati, sollevando questioni e provocando quotidiani incidenti, mostrandosi scontenti di tutto?

Sulle operazioni in corso, e che vanno bene anche per il nostro contributo, non una parola di compiacimento, congiura del silenzio da parte dei croati, come se tutto (anche i sacrifici di sangue) fosse ad essi dovuto.

Trovano invece sempre a ridire sul contegno delle nostre truppe nei paesi dove combattono, sulla gente, ribelli e popolazione, che muore (povera gente croata!), sulle case che vengono bruciate, e parlano di saccheggi e di vandalismi.

Si raccontano fra loro questi fatti, li drammatizzano, si esaltano, si indignano, creano insomma un'atmosfera di ostilità nei nostri riguardi, facendo partecipi del loro stato d'animo autorità ecclesiastiche e straniere.

Il mio pensiero sui rapporti italo-croati, in questo momento, è che per evitare di addivenire alla classica lite, e per non perdere via via terreno, bisogna essere duri, mostrando in un certo senso di non correr dietro a chi crede di non aver bisogno di noi nel presente e neppure nel futuro.

Copia di questa lettera ho mandato a Castellani per tenerlo al corrente.

(l) -Vedi D. 570. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini (3) -Non rinvenuta ma vedi D. 534, nota l.
580

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 735/64-65 R. Tirana, 4 febbraio 1943, ore 23 (per. ore 7 del 5). Mio telegramma n. 52 (l).

Miei contatti con esponenti del nord sui quali ho già riferito continuano e sembrano evolvere favorevolmente.

Situazione frattanto permane confusa anche in seno alla stessa compagine governativa. Mentre infatti Presidente sarebbe propenso cercare di scindere azione nazionalisti da quella comunisti alcuni membri del Governo subiscono pressioni nazionalisti estremisti che si confondono con sovversivismo comunista. Notansi d'altro canto varie tendenze di carattere nazionalista tra coloro che rendonsi conto pericolo solidarizzare con illegalità sovversiva. Qualora tali tendenze dovessero accentuare distacco nazionalisti da comunisti non è da escludere che quest'ultimi tentassero provocare con qualche episodio di maggior gravità nostra adeguata reazione al fine di ricostituire fronte comunista in funzione antitaliana.

Non sembra dubbio che agitazione e confusione attuale siano alimentate da sobillazione esterna secondo un piano che proponesi oggi Albania come obbiettivo della sua azione propaganda. Tale scopo potrebbe essere quello di creare [sic] dello schieramento dell'Asse in Grecia qualora azioni armate alleati dovessero tentarsi in quel settore. Azione propaganda nemica su Albania appare manifesta anche nelle regioni del Kossovo finora le più sicure nei nostri riguardi. Sfruttando ad arte con esagerazione e false notizie allarmantistiche recenti violenze tra montenegrini ed albanesi in zona mista n. 3 (mio telespresso n. 7/2433/C del 25 gennaio u.s. (2), cercasi ingenerare sfiducia nelle possibilità dell'Italia di controllare avvenimenti e nella vittoria finale dell'Asse. Comandante Superiore Forze Armate Albania è partito per Roma chiamato conferire.

(l) -Vedi D. 566. (2) -Non pubblicato.
581

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 799/014 R. Bucarest, 4 febbraio 1943 (per. 1'8).

Mentre per quanto riguarda il colloquio avuto dal Presidente Antonescu col locale Ministro d'Ungheria mi riferisco al mio telegramma segreto n. 42 del 20 gennaio (1), faccio presente, relativamente all'ultimo alinea del telegramma per corriere sopra citato, che il sig. Nagy mi ha detto di aver chiesto al suo Governo se doveva insistere con Michele Antonescu circa le note dichiarazioni conciliative, ma che ha ricevuto istruzioni di trattare argomenti di ordinaria amministrazione, evitando le questioni di politica generale.

582

IL MINISTRO A BUDAPEST, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 756/50 R. Budapest, 5 febbraio 1943, ore 20,50 (per. ore 7,50 del 6).

Mio telegramma per corriere n. 021 del 29 gennaio u.s. (2).

Capo dello Stato Maggiore della Honved è tornato ieri dalla sua visita al Ftihrer ed ha qui riferito in termini pacati ma piuttosto improntati a fiducia circa il prevedibile sviluppo delle operazioni sul fronte orientale. Il Ftihrer ha detto a Szombathely che armata del sud raccoglie adesso il frutto del sacrificio delle truppe di Stalingrado e che i movimenti di accorciamento del fronte si effettuano col minimo dispendio di forze e su linee che consentono oggi una buona difesa e domani un migliore impiego delle riserve.

Sembra scartato il primitivo progetto di rimpatriare almeno temporaneamente la quasi totalità delle truppe magiare anche per evitare che afflusso dei rimpatriati turbi il morale del paese. Ma, in linea di massima, si è deciso che salvo il normale... (3) invio di nuove unità divisionali magiare per il fronte russo: il che è stato qui accolto con una soddisfazione. Questo alleggerimento dei compiti dell'Ungheria sul fronte orientale è sopratutto determinato da serie considerazioni sui nuovi aspetti che potrà presentare la situazione balcanica della prossima primavera. Si è tenuto perciò conto della eventuale creazione di un fronte balcanico per quanto il Ftihrer sia d'avviso che gli anglo-americani non prenderanno una iniziativa di questa natura finché sia in corso la campagna in Tunisia. L'Ungheria, comunque, dovrà prepararsi a fronteggiare le sorprese balcaniche che l"incontro di Adana, qualsiasi interpretazione possa essergli data, rende più probabili.

Rlservandomi di riferire per corriere circa i particolari del colloquio devo aggiungere che Von Jagov mi ha confidenzialmente informato di avere appreso dal colonnello von Pappenheim, presente all'incontro, che durante la conversazione del Fuhrer col Capo dello Stato Maggiore della Honved, Hitler ha detto a Szombathely le seguenti testuali parole: «io non ho che un solo amico al mondo».

(l) -Vedi D. 524. (2) -Il T. per corriere s.n.d. 636/021 R. del 29 gennaio 1943 con l'annunzio della partenza del Capo di Stato Maggiore Generale Szombathelyi per l! Quartiere Generale tedesco, non À stato pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «manca».
583

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 770/71-72 R. Ankara, 5 febbraio 1943, ore 20,55 (per. ore 13,45 del 6). Miei telegrammi 62 (l) e 67 (2).

In successiva lunga ed approfondita conversazione avuta stamane con Menemencoglu egli mi ha detto quanto segue circa l'incontro di Adana. Ha premesso di aver consigliato Presidente della Repubblica ad aderire alla richiesta di incontro avanzata da Churchill non solo per aver occasione di far ripetere al Presidente del Consiglio dei Ministri inglese da parte degli uomini più inoppugnabili della Repubblica turca la ferma decisione della Turchia di rimanere fuori dal conflitto, ma anche per essere precisamente informato delle vere intenzioni dell'alleata Inghilterra nei riguardi della Turchia. Nelle conversazioni di indole politica svoltesi fra Ismet Pascià Inonu Saracoglu e Menemencoglu da una parte e Churchill, Cadogan e sir Knatchbull-Hugessen dall'altra, Churchill ha dichiarato che non aveva nulla da chiedere alla Turchia se non di mantenersi amica e neutrale. Era anzi sua intenzione di potenziare vieppiù la Turchia perché costituisse un saldo baluardo contro ogni velleità germanica di scendere ai petroli dell'Irak e dell'Iran attraverso Anatolia e perché divenisse un granitico bastione nel possibile sconvolgimento della penisola Balcanica in seguito sconfitta dell'Asse. Non escludeva Churchill che forze armate turche dovessero intervenire servendo anche ad arginare velleità bolsceviche nell'Europa Sud-Orientale, sebbene opinione del Primo Ministro inglese fosse che Russia dopo vittoria sull'Asse non accamperà pretese d'ordine territoriale nel settore degli Stretti. Nell'intento pertanto di potenziare vieppiù l'esercito turco Churchill offriva larga assistenza di mezzi bellici, d'intesa con Stati Uniti.

Ismet Pascià Inonu avrebbe personalmente risposto a Churchill che se l'offerta di copioso materiale guerra veniva fatta in applicazione delle intese già intercorse tre anni fa e non mai integralmente eseguite da parte inglese, la Turchia non aveva difficoltà ad accettare le offerte stesse; ma se esse costituivano contro-partite di qualunque genere o impegno da parte della Turchia, dovrebbe senz'altro rifiutarle dato che la Turchia non ha alcun interesse diretto in questa guerra e non intende menomamente deviare dalla sua posizione di

neutralità. Churchill avrebbe ribadito che non aveva nulla da chiedere alla

Turchia ed avrebbe poi cercato di rassicurare --senza riuscirvi -i suoi inter

locutori sulle intenzioni dell'URSS.

Menemencoglu aggiungeva aver egli stesso detto agli inglesi che la Turchia in nessun caso prenderà le armi contro l'Asse essendo contrario suo interesse che l'Italia e la Germania scompariscano dal novero delle Grandi Potenze. Egli avrebbe aggiunto che nell'interesse stesso dell'Inghilterra e per l'equilibrio europeo non converrebbe disarmare Italia e Germania, al che Churchill avrebbe risposto esser di parere assolutamente contrario e comunque aver deciso d'accordo con Stati Uniti di annientare completamente Asse.

Circa la futura sistemazione dell'Europa e la federazione di Stati da costituirsi nel futuro, Menemencoglu mi ha ripetuto quanto già mi è stato riferito da Von Papen.

Ho a mia volta posto a Menemencoglu le seguenti questioni.

l) Per quale ragione il comunicato ufficiale sul convegno di Adana desse tanto rilievo alla partecipazione dei militari dal momento che le conversazioni avevano carattere essenzialmente politico. Gli ho detto in proposito che benché io non dubiti della veridicità delle sue dichiarazioni sarebbe difficile fare credere all'opinione pubblica mondiale che l'aduno di tanti uomini d'armi abbia avuto come solo scopo un generico benestare inglese della politica turca e una promessa di rifornimenti bellici; tanto più che la parola «neutralità» non era stata neanche inscritta nel comunicato stesso.

2) Per quale ragione si è parlato nel comunicato ufficiale soltanto della politica seguita fino ad ora dalla Turchia. Ciò significava forse che la politica fino ad ora seguita dalla Turchia è soggetta a modifiche più o meno prossime?

3) Per quale ragione nello stesso comunicato è stata fatta menzione della identità di vedute stabilite tra la Turchia e l'Inghilterra nell'esame della situazione attuale in Europa e particolarmente nelle regioni in cui la Turchia ha un interesse diretto. Ciò non significava forse che la Turchia si è impegnata a avallare il punto di vista inglese su tali questioni il quale non può evidentemente coincidere con quello dell'Asse?

Menemencoglu ha così risposto.

È stato lui stesso a voler fare inserire nel comunicato ufficiale il nome di tutti gli intervenuti al Convegno di Adana appunto perché non si potesse poi dalle reticenze del comunicato dedurre sotterfugi o segrete intese. La parola neutralità non è stata inclusa perché la Turchia nel conflitto generale è volta a volta e contemporaneamente non belligerante, neutrale o addirittura indifferente (come nei riguardi del Giappone). Menemencoglu riconosce che il comunicato stesso così come è stato redatto può avere un effetto propagandistico ma desidera che noi riconosciamo a nostra volta che questa è la sola concessione che la Turchia fa ad una alleata molto generosa nei suoi riguardi.

L'aver ottenuto una esplicita dichiarazione di Churchill di approvazione della politica fino ad ora seguita dalla Turchia è un grande successo suo personale. In tale approvazione sono infatti inclusi (ed egli mi ha detto di averli infatti menzionati nelle conversazioni di Adana) il patto d'amicizia con la Germania e il trattato di neutralità e di conciliazione con l'Italia; accordi cne sono e resteranno in vigore. L'identità di vedute stabilite con l'Inghilterra sul «punti principali ~ della situazione in Europa e particolarmente nelle regioni di interesse diretto per la Turchia riguardo principalmente la penisola balcanica non concerne questioni di carattere territoriale ma si riferisce soltanto all'assistenza e alle prestazioni di ordine materiale a quelle popolazioni. Questo può divenire imperativo il giorno in cui per effetto di operazioni belliche l'Italia e la Germania dovessero ritirarsi nei loro territori su una linea strettamente difensiva.

Menemencoglu nervoso in tutta la conversazione è stato come di consueto cordialissimo mi ha formalmente dichiarato che non soltanto ha escluso che la Turchia prenderà le armi contro l'Asse ma che egli considererebbe una sventura per l'Europa se Asse dovesse soccombere.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 574.
584

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 754/166 R. Zagabria, 5 febbraio 1943, ore 22 (per. ore 7,40 del 6).

Generale tedesco Luters mi ha detto che avrà luogo 8 corr. riunione militare a Belgrado alla quale parteciperanno Addetto a Supersloda e generale Loher.

Durante colloquio Luters si è mostrato soddisfatto andamento operazioni e ha avuto parole di caldo riconoscimento del contributo che divisioni italiane stanno dando alle operazioni, superando difficoltà terreno e resistenza ribelli. Si è mostrato preoccupato della questione dei presidi da stabilire nei centri 3a zona a operazioni ultimate; è da ritenersi perciò che nella riunione Belgrado verrà trattato argomento.

Mentre richiamo contenuto mio telegramma n. 96 del 23 gennaio (1), faccio presente che, anche dagli elementi in possesso questa Missione Militare, risulta che Comando tedesco provvederà con sue truppe e con reparti croati e germanici, qualora da parte italiana non si manifesti possibilità presidiare regioni rastrellate contro ritorni di forze partigiani.

585

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 1817. Berlino, 5 febbraio 1943 (per. il 14).

Con la capitolazione dell'armata che difendeva Stalingrado, terminava la sera del 2 febbraio, dopo cinque mesi di lotta, l'episodio culminante della cam

pagna estivo-autunnale dell'anno 1942, senza dubbio uno dei più drammatici della guerra russo-tedesca.

Mentre con segnalazioni a parte ho riferito circa le prime ripercussioni tedesche all'avvenimento, desidero qui esporre alcune considerazioni ad esso relative.

l) L'intendimento di completare il fianco difensivo permanente disteso principalmente lungo il Don, con un caposaldo sul Volga destinato a controllare la navigazione sul fiume ed a dominarne l'intero bacino regionale spinse nella scorsa estate l'alto Comando germanico alla conquista di Stalingrado.

Malgrado la resistenza dell'avversario, tosto palesatasi oltremodo accanita, lo Stato Maggiore tedesco giudicò possibile condurre a termine l'operazione in un periodo assai breve, in tempo per procedere successivamente, prima dell'autunno, alla completa conquista del Caucaso settentrionale e principalmente del bacino petrolifero di Grosni. Lo stesso Fiihrer, ai primi di agosto (l), e ancora nel mese di settembre, ebbe ad esprimersi meco personalmente in tal senso.

Con notevole ritardo sul tempo e con impiego di forze superiori al previsto, buona parte delle quali già destinate ad altre operazioni, fu alla fine conquistata Stalingrado. L'occupazione del caposaldo e il rafforzamento della sua cortina di protezione risentirono tuttavia della debolezza generale in fatto di effettivi e di materiali che si faceva sentire su tutto il fronte.

La prima offensiva invernale sovietica, scatenata il 19 dicembre, superati gli ostacolo laterali riuscì quindi agevolmente a circondare l'intera VI Armata germanica forte di 220 mila combattenti oltre un certo numero di unità ausiliarie, con una quantità oltremodo ingente di materiali.

2) La situazione della VI Armata, in un primo momento almeno, non fu giudicata dall'Alto Comando germanico come particolarmente grave. Si ritenne infatti possibile ristabilire sollecitamente la fronte spezzata, liberare Stalingrado e battere le forze nemiche che l'accerchiavano.

A tale scopo, nella regione del medio Don venne ammassata e schierata una considerevole massa di manovra della quale facevano parte numerose unità romene.

Prima che questa massa potesse entrare in azione, i russi l'attaccarono con violenza costringendola a rapida ritirata. Aggravandosi la situazione, fu d'uopo ricorrere alle riserve dislocate in settori tenuti dai corpi taliano e ungherese.

Un secondo tentativo germanico diretto a liberare Stalingrado era in corso di preparazione allorché fra dicembre e gennaio, i russi intrapresero una nuova azione offensiva che investì questa volta i settori tenuti dalle truppe italiane e ungheresi indebolite dai recenti prelevamenti delle riserve.

3) Ogni speranza di liberare la VI Armata era per il momento perduta. Si offrivano allora due possibilità: a) ordinare lo sgombero di Stalingrado e dar modo alle Divisioni del Generale Paulus di aprirsi con le armi la via verso le linee tedesche; b) ordinare la resistenza e predisporre il rifornimento via aerea dei difensori della città.

Nella prima ipotesi sarebbe stato possibile recuperare un numero importante di Divisioni, ma si rendeva indispensabile abbandonare una grande quantità di prezioso materiale. La scomparsa del baluardo di Stalingrado avrebbe inoltre creato una situazione oltremodo difficile per le forze tedesche nel Caucaso, le quali sarebbero rimaste completamente esposte ad un attacco nemico sul fianco.

In favore della seconda ipotesi militava il precedente di Demiansk, dove sei divisioni rimaste circondate durante l'intero inverno 1941-42, con la loro resistenza erano riuscite a conservare una utilissima base per l'offensiva di estate.

Vi era di più. La VI Armata, si ritenne, avrebbe in Stalingrado potuto lungamente resistere attirando il peso principale delle offensive sovietiche in preparazione per i mesi di inverno.

Il Fiihrer personalmente -così egli stesso ebbe ad affermarmi al Quartier Generale -decise per la resistenza ad oltranza.

4) Malgrado l'altissimo spirito offensivo delle truppe del Generale Paulus, la violenza degli attacchi sovietici condotti senza risparmio di forze e la difficoltà di rifornire per via aerea una massa così ingente di uomini palesatesi più gravi del previsto, fecero tardivamente comprendere come la situazione di Stalingrado non avrebbe potuto prolungarsi oltremisura.

Nel frattempo il Comando germanico fu indotto a prendere la decisione grave ma indispensabile di sgomberare il settore caucasico ritirandosi su una linea più economica per proteggere Rostow.

Dopo una resistenza sanguinosa ed eroica, nel corso della quale soltanto pochi inevitabili segni di cedimento morale sembrano essersi da parte tedesca verificati, i superstiti difensori di Stalingrado, di cui solo qualche miglaio ha potuto essere sgomberato per via aerea -hanno piegato le armi fra il 31 gennaio e il 2 febbraio.

5) Nel quadro della guerra russo-tedesca, l'episodio di Stalingrado rappresenta più che una battaglia perduta. Esprimere in base ad esso giudizi e previsioni sfavorevoli sull'andamento dell'intera campagna, sarebbe tuttavia prematuro.

Questo episodio, ci si può peraltro domandare, ha corrisposto alle speranze che attorno ad esso si sono concepite? In altre parole, il sacrificio della VI Armata ha offerto all'Alto Comando tedesco il modo di sottrarsi al più grave pericolo di una offensiva sovietica a vasto raggio sul Don e sul Donez, attirando e fissando la massa nemica a ciò destinata?

Un risultato positivo della resistenza di Stalingrado è senza dubbio rappresentato dallo sgombero del Caucaso che i tedeschi hanno potuto agevolmente effettuare e che è terminato il giorno stesso della caduta della città in mano nemica.

Il compito strategico della eroica difesa sarebbe stato però assolto ln maniera completa, se nel frattempo i germanici avessero avuto modo dl far accorrere delle riserve schierandole su una salda linea difensiva tra Rostow e Voronesch per far fronte con successo agli ulteriori attacchi nemici.

41 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

Questo purtroppo non è avvenuto.

Mentre infatti Stalingrado ancora resisteva, altre ondate avversarie, pur con vigore diminuito, non cessavano di tormentare le linee tedesche nel medio e nel basso Don.

Riferendosi a questa serie di attacchi il Maresciallo Goering mi dichiarava il 16 gennaio scorso (mio telegramma n. 109) (l): «I prossimi otto giorni saranno importanti non nel senso che i russi potranno comunque raggiungere importanti risultati, ma perchè dalla loro condotta delle operazioni e dalla loro ulteriore aggressività dipenderà se le riserve che il Comando tedesco sta preparando per la prossima offensiva di primavera dovranno o meno essere impegnate subito~.

Queste riserve -o per meglio dire -le scarse riserve di armata e qualche divisione fatta affluire dalla Francia e dalla Norvegia è stato necessario impiegarle. Esse sono successivamente servite a colmare talune falle principali, a ristabilire talune situazioni più compromesse, a proteggere la ritirata. Secondo quanto anche da parte tedesca mi viene affermato, non sono state sufficienti a permettere la sistemazione di una linea difensiva sufficientemente guarnita sulla quale fondare una definitiva sicurezza di arrestare l'avversario.

«La nostra più sicura linea di resistenza -son queste parole di un ufficiale germanico di Stato Maggiore -è in questo momento rappresentata dalla stanchezza nemica, la quale esiste veramente».

Ma quale possa essere il rispettivo grado di stanchezza dei due avversari, è oltremodo difficile giudicare.

Si può comunque prevedere che le masse sovietiche, libere ora dall'ostacolo di Stalingrado, faranno sentire per molte settimane ancora il proprio peso sulle linee tedesche e che la situazione potrà essere dai germanici ristabilita soltanto nel momento in cui una massa di manovra veramente considerevole potrà venir posta in linea, non più per superare pericoli momentanei, ma per attaccare a sua volta efficacemente e decisamente.

Questa massa di manovra, a quanto si afferma, è in corso di organizzazione. Non sembra tuttavia dalle informazioni raccolte che essa possa far sentire il proprio peso prima della tarda primavera.

6) L'impressione provocato nell"interno del paese dalla conclusione della battaglia di Stalingrado è stata senza dubbio profonda. La Germania è in lutto.

Come ho già segnalato, il Governo ha voluto trarre occasione da questo episodio per suscitare da un lato una corrente di fervore patriottico; dal Iato opposto per varare e giustificare una serie di misure destinate -attraverso un ulteriore drenaggio degli uomini liberi dal servizio militare e la loro sostituzione con elementi femminili -a limitare ulteriormente la vita civile, rendendo più grave alla popolazione il peso dei sacrifici che già sopporta.

Durante dieci giorni, al termine dei quali i nuovi provvedimenti sono stati annunciati, la propaganda non ha avuto requie, attraverso la radio, i giornali, i discorsi, per convincere la massa del carattere inderogabile e urgente di tali

sacrifici, facendo valere l'imperativo morale di mostrarsi degni dei combattenti, il cui eroismo rifulgeva nella difesa di Stalingrado e agitando l'alternativa: o combattere per la vittoria a qualunque costo, o precipitar tutti nella catastrofe e nel bolscevismo.

Tale forma vistosissima di propaganda, se è senza dubbio servita a sottolineare il carattere drammatico dell'episodio di Stalingrado, non sembra finora aver suscitato nell'animo popolare quelle reazioni di slancio patriottico su cui si faceva assegnamento.

Questa massa, infatti, che accetta ogni sacrificio che le viene imposto con uno spirito di rassegnazione veramente encomiabile, sembra domandarsi perchè si sia dovuto inscenare così vaste azioni di propaganda per comunicare provvedimenti che da tempo si attendevano; e non sa rendersi conto delle ragioni per cui, nel corso di pochissimi giorni, una situazione che era costantemente presentata in maniera tranquillante sia stata improvvisamente descritta a colori così foschi ed impressionanti.

Piuttosto indifferente ieri agli annunci di vittoria in una guerra in cui, dopo i primi mesi, ha temuto veder ripetersi le vicende della prima guerra mondiale, la massa tedesca, di fronte alle cattive notizie ed agli appelli per suscitarne l'entusiasmo, sembra oggi chiusa in una forma di cupa rassegnazione.

Nel dramma di Stalingrado ogni cittadino sembra vedere riflesso non soltanto il dramma della patria, ma anche quello suo individuale. Ricorda i sacrifici passati e pare considerarli inutili; prevede quelli nuovi che ancora lo attendono e dubita della loro efficacia; constata che nessun vantaggio concreto gli è stato promesso in premio per la fine vittoriosa della guerra. Gli viene affermato che il bolscevismo sarebbe la conseguenza inevitabile di una sconfitta: di ciò è convinta e di tale eventualità è largamente diffusa la paura.

Questo timore, che è uno dei pochi elementi chiaramente affioranti dalla opaca uniformità dell'atmosfera tedesca nel momento attuale, non si concreta per il momento in alcuna pratica reazione. Si esprime forse tuttalpiù nell'auspicio di una sollecita cessazione della lotta.

Sotto il dominio di queste impressioni di rassegnazione e di timore, partono ora i contingenti reclutati fra coloro che durante questi quattro anni sono rimasti in patria.

Presi nell'ingranaggio della disciplina prussiana, questi nuovi contingenti (due milioni di uomini, a quanto pare) faranno indubbiamente il loro dovere. Ma dato l'ambiente da cui sono tratti ed il periodo forzatamente breve del loro addestramento, si comprendono i dubbi che in questi circoli militari vengono sollevati nei confronti del loro rendimento e della loro solidità morale, e che si aggiungono alla preoccupazione di un loro tempestivo impiego.

Per la massa ingente delle truppe che vi era impegnata, per le vicende epiche e tragiche che ad essa rimangono unite, per il significato e l'importanza che vi si erano attribuiti, la battaglia di Stalingrado rimarrà memorabile nella storia delle guerre e particolarmente di quella russo-tedesca.

Le conseguenze che da tale sfortunata battaglia potranno derivare è -come ho detto dianzi -difficile per ora prevedere. Intanto, senza menomamente voler anticipare giudizi su così importante avvenimento, sul quale indugeranno lungamente e faticosamente gli storici e gli studiosi di arte militare -e senza richiamare gli interrogativi posti e le riserve avanzate nei miei precedenti rapporti assai prima che la battaglia di Stalingrado si iniziasse -si deve fin d'ora registrare l'opinione di serie correnti dello Stato Maggiore tedesco, le quali sostengono che la battaglia, di per sè erroneamente impostata, avrebbe ancora potuto sortire un meno sfavorevole risultato se, anziché accanirsi su un unico piano, alla impostazione del quale avevano presieduto evidentemente motivi prevalentemente politici, fosse stata studiata una soluzione di ripiego su basi essenzialmente tecniche (l).

(l) Con tale telegramma (2469/96 del 23 gennaio 1943, ore 22,30, non pubblicato), Casertano comunicava l'evidente intenzione tedesca di costituire stabili presidi a sud della linea di demarcazione ed cv"ntualmente di spingersi fino alla costa.

(l) Vedi D. 23.

(l) Vedi D. 504.

586

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 780/74 R. Ankara, 6 febbraio 1943, ore 15,10 (per. ore 10,30 del 7).

Mio telegramma 72 (2). Aggiungo altri particolari della mia conversazione col Ministro degli Affari Esteri turco.

Menemencoglu mi ha detto di aver avuto l'impressione che Gran Bretagna faccia soprattutto affidamento sull'U.R.S.S. per vincere la guerra e che cerchi di approfondire l'intesa con i Sovieti. Parlando della situazione sul fronte Orientale, Churchill avrebbe fatto a Ismet Inonu un quadro molto nero per l'Asse; avendo il Presidente della Repubblica obiettato che la Germania ha perduto una battaglia ma non la guerra su quel fronte, Churchill avrebbe replicato che la situazione dei Sovieti è certamente molto grave specie per il vettovagliamento... (3) l'esercito sovietico batterà quello tedesco anche in considerazione degli aiuti alleati in materiale bellico. Menemencoglu ha detto a Churchill se la Turchia avrebbe potuto contare sul concorso militare inglese nel caso l'U.R.S.S. nel dopo guerra realizzasse le sue aspirazioni verso gli Stretti. Churchill avrebbe risposto con forza che «in tal caso l'Inghilterra si batterà contro l'U.R.S.S. con lo stesso accanimento che oggi mette nella guerra contro l'Asse». Menemencoglu si mostrava con me molto scettico circa tale affermazione del Primo Ministro Britannico.

587

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 786/75 R. Ankara, 6 febbraio 1943, ore 14 (per. ore 10,40 del 7).

In un ricevimento dato iersera in mio onore da questo Ministro degli Affari Esteri, ho avuto occasione di parlare a lungo con il Presidente del Consiglio dei

Ministri Saracoglu. Nel riferirmi le sue impressioni sul convegno di Adana e su Churchill egli mi ha detto fra l'altro che in parecchi momenti ha cercato di tastare il terreno per rendersi conto se l'Inghilterra fosse disposta a trattare una pace di arbitrato. Saracoglu ha anche insinuato in tono scherzoso a Churchill che si sarebbe potuto sentire Von Papen offrendosi lui stesso da tramite. Churchill avrebbe risposto negativamente allegando che Von Papen è responsabile dell'avvento al potere di Hitler ed avrebbe detto a Saracoglu che le Nazioni Unite non tratteranno né con Mussolini né con Hitler sebbene non abbiano intenzione di accanirsi contro i popoli italiano e tedesco. Saracoglu mostrava con me di aver rilevato il carattere propagandistico di tale osservazione.

(l) -Il presente documento reca 11 visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 583. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
588

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE ALL'ESTERO

T. 22/c R. Roma, 6 febbraio 1943, ore 15.

Nel momento di lasciare l'incarico di Ministro degli Affari Esteri desidero far gtungere a tutti il mio saluto cordiale e il mio vivo ringraziamento per la collaborazione prestatami.

589

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 3899/245 P. R. Berlino, 6 febbraio 194l, ore 19,45.

Telegramma ministeriale 3602/C del 3 febbraio (1).

Assicuro aver impartito telegrafiche disposizioni R. Consolati nel Reich (compreso Lussemburgo e Alsazia Lorena). Per quanto concerne Governatorato Generale Polonia attendo cortese risposta al mio telegramma n. 237 (2).

Da parte vari Uffici dipendenti sono già stati intanto sollevati alcuni quesiti circa applicazione pratica provvedimento e precisamente: a) quale criterio debba applicarsi per determinazione razza (legge italiana o tedesca); b) se provvedimento si estenda anche ad individui di sangue misto; c) quale sia situazione mogli ebree, ex tedesche o non, di cittadini italiani ariani (è questo 11 caso più frequente). Pregasi pertanto telegrafarmi d 'urgenza se tali aspetti

questione siano stati specificatamente esaminati nel corso trattative intercorse con codesta Ambasciata di Germania e quali siano comunque criteri da assumere al riguardo (1).

(l) -Vedi D. 573. (2) -Con T. 3771/237 P.R. del 5 febbraio 1943 Alfieri aveva chiesto se le disposizioni di cui al telegramma In oggetto si riferivano anche agli ex territori polacchi e al paesi baltici.
590

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. PER TELESCR. 772/248 R. Berlino, 6 febbraio 1943, ore 22,15.

Dopo prima impressione di sorpresa suscitata dalle modifiche nella compagine del Governo Fascista in Germania, dove non si sono registrati finora rimaneggiamenti cosi vasti, interesse di questi circoli politici si è concentrato sul significato delle stesse modifiche, nel senso che si ravvisa in queste una prova della fermezza con cui il Duce tiene fede ai propri principi, come conferma della sua volontà dinamica e anche della sua freschezza fisica e morale.

Le personalità oggi avvicinate manifestano particolare interesse per il fatto che il Duce -imprimendo al Governo un nuovo impulso quale scaturisce dal rinnovamento degli uomini, molti provenienti dal combattentismo e dallo squadrismo -abbia riservato a sé Ministero degli Affari Esteri. Si nota soprattutto, nella nuova compagine del Governo Fascista, un concentramento ancora maggiore di forze ai fini della guerra e della vittoria. In questo senso viene anche valutata elevazione a Ministero Sottosegretariato Fabbriguerra. La stampa tedesca significando i mutamenti con rilievo intonato a quello della stampa italiana aggiunge da parte sua alcuni brevi [commenti] ispirati ai concetti sopra esposti, illustrando soprattutto le loro qualità di vecchi fascisti e di combattenti, al tempo stesso i giornali berlinesi ricordano l'opera dei Ministri uscenti, e in specie quella del Conte Ciano per l'amicizia itala-tedesca e per l'alleanza dell'Asse, rilevando la sua nomina a membro del Gran Consiglio.

591

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 911/08 R. Stoccolma, 6 febbraio 1943 (per. tl 13).

Questo Ministro Affari Esteri che ho avuto occasione di incontrare ieri a

un pranzo offerto dal Ministro Culto mi ha lungamente intrattenuto circa

situazione.

Riferisco a parte per singoli argomenti.

Per quanto riguarda situazione militare fronte orientale Gtinther mi ha detto aver ricevuto rapporti confidenziali preoccupanti circa sintomi di stanchezza prevalenti fra truppe germaniche.

Avendo io replicato che comunicati ufficiali tedeschi prospettavano per contro resistenza decisa e potente su tutti i settori del fronte Svezia, Gtinther mi ha detto che sue informazioni risalivano a qualche tempo fa.

Comunque tale opinione appare degna di nota venendo da un uomo che ha sempre professato massima ammirazione e fiducia in forza militare germanica e che evidentemente è preoccupato da possibilità indebolimento tale resistenza.

(l) A tale richiesta ed a quella contenuta nel T. di cui alla nota 2, p. 595, rispose Bastianlnl con T. 5193/201 P.R. del 14 febbraio 1943, in pubbl!cazlone nel volume decimo.

592

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 1016/016 R. Ankara, 6 febbraio 1943 (per. a 18).

Mio telegramma n. 75 (l).

Nella conversazione avuta ieri sera con Saracoglu gli ho chiesto che cosa egli pensasse dell'invasione dei nord-americani nel Medio e Vicino Oriente. Egli mi ha detto che la questione è attentamente seguita dal suo Governo; per ora non può parlarsi di invasione, dato che a quanto gli risulta non vi sarebbero tra Irak, Iran, Siria e Palestina più di 15 mila nord-americani. Di più i suoi informatori gli dicono che in Siria ed in Palestina sono per ora sopratutto inviati militari feriti ammalati o convalescenti. Tuttavia Saracoglu non esclude che gli Americani intendano inviare rilevanti forze in quelle zone dove tecnici statunitensi stanno apprestando basi e linee di comunicazioni.

Parlandomi in via del tutto confidenziale delle attività militari e politiche statunitensi, Saracoglu mi ha lasciato chiaramente intendere che egli ne diffida sotto tutti i riguardi. Ha poi ammesso di aver tratto l'impressione che Churchill oggi sia alle complete dipendenze di Roosevelt.

593

IL MINISTRO A HELSINKI, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 145/56. Helsinki, 6 febbraio 1943 (per. a 16).

Il 26 gennaio u.s., in occasione della chiusura della Sessione 1942 del Parlamento, il Presidente della Repubblica, Risto Ryti, ha pronunciato nelle due lingue nazionali un discorso, di cui trasmetto qui unita la traduzione in lingua tedesca, distribuita a cura di questo Ufficio Informazioni (2).

Riesaminando la politica finlandese dello scorso anno il Presidente si è mostrato soddisfatto che, nelle questioni vitali, il Governo ed il Parlamento non abbiano mai avuto divergenze nella lunga e laboriosa sessione -che è la prima nella storia della Finlandia trascorsa continuamente in istato di guerra -e durante la quale il Governo ha dovuto emanare decreti e provvedimenti in base alla legge sui pieni poteri.

Riguardo alla guerra condotta dalla Finlandia, il Presidente ne ha sottolineato il carattere difensivo sulle posizioni raggiunte già nel 1941; tuttavia «la guerra di posizione è stata a volte interrotta unicamente a causa dei tentativi russi di sfondamento, eroicamente respinti dalle nostre truppe». Ha registrato con compiacimento come le perdite finlandesi nello scorso anno siano state più modeste di quelle sofferte nel 1941.

Riguardo allo stato di guerra esistente con la Gran Bretagna ed i suoi Dominions, ha rilevato come tale situazione di cose non abbia mai condotto a scontri armati.

Circa i rapporti cogli Stati Uniti d'America ha rilevato le delicate condizioni che conseguono alla alleanza degli Stati Uniti con l'URSS. «Il fatto che i nostri compagni d'armi nella lotta contro il bolscevismo si trovino in guerra contro gli Stati Uniti d'America ha influito sfavorevolmente sulle nostre relazioni con gli Stati Uniti, provocando l'interruzione delle relazioni consolari con nocumento per la tutela degli interessi dei finlandesi d'America». Il Presidente della Repubblica ha espresso il desiderio che le relazioni con gli Stati Uniti tornino buone e fiduciose, come sono sempre state nel passato.

Nessuna variazione -ha detto il Presidente -vi è stata nei rapporti con gli altri Stati stranieri; salvo che col Vaticano, presso il quale la Finlandia ha istituito una propria rappresentanza, «dato che la Santa Sede per la sua posizione e la sua neutralità, la sua obiettività e il suo amore della pace, rappresenta una potente forza morale ed un'autorità unica in un mondo di armi e di violenza in cui attualmente viviamo».

Trattando delle relazioni commerciali, ha citato gli scambi commerciali con la Germania che rappresentano il 70% di tutto il commercio estero della Finlandia; e, dopo la Danimarca e la Svezia ha anche accennato al notevole commercio con l'Italia e l'Ungheria.

Particolari espressioni di gratitudine sono state pronunciate verso quegli Stati (Svezia, Danimarca, Germania, Svizzera e Ungheria) che hanno prestato un aiuto umanitario disinteressato ai bambini ai mutilati ed agli invalidi finlandesi, in varie forme.

Il discorso del Presidente della Repubblica è stato favorevolmente commen

tato da tutta la stampa finnica che ha preso atto con compiacimento delle

dichiarazioni che si riferiscono agli sforzi della Finlandia per continuare a

mantenere e a migliorare possibilmente, nonostante le attuali condizioni di

guerra le relazioni con gli Stati Uniti d'America.

Che il Presidente Risto Ryti abbia accennato ai tradizionali rapporti d'ami

cizia con gli Stati Uniti, oltre a rispondere ad una esigenza di carattere parla

mentare particolarmente nell'imminenza della elezione del nuovo Presidente

della Repubblica, appare conforme alla direttiva politica verso gli Stati Uniti che la Finlandia ha mantenuto inalterata, anche dopo lo scoppio della attuale guerra contro l'URSS.

Da parte finlandese infatti si tiene a porre in ogni occasione in rilievo che l'URSS, e soltanto l'URSS, è il nemico della Finlandia; che questa combatte in piena lealtà ed in piena fraternità d'armi con la Germania la guerra antibolscevica, ma non ha, né desidera avere, altri nemici; la Finlandia è spiacente che la Gran Bretagna le abbia dichiarato guerra; e tiene a continuare a mantenere rapporti normali con gli Stati Uniti, pur rendendosi conto della delicata situazione che deriva dal fatto dell'alleanza fra gli Stati Uniti e l'URSS.

(1) -Vedi D. 587. (2) -Non pubblicata.
<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al 20 dicembre 1942)

AFGHANISTAN

KabuZ -QuARONI Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ANZILOTTI Enrico, primo segretario.

ARGENTINA

Buenos Aires -N.N., ambasciatore; GARBACCIO Livio, consigliere, incaricato d'affari a i.; SIMONE Nicola, primo segretario; SENSI, Federico, secondo segretario; CORNAGGIA MEDICI CASTIGLION! Gherardo, terzo segretario; FIORI Romeo, consigliere dell'emigrazione; PRATI R., capitano, addetto militare aggiunto; ZAMPARI C., capitano di corvetta, addetto navale; TEMPESTI C., colonnello, addetto aeronautico.

BOEMIA E MORAVIA (Protettorato di)

Praga -CARuso Casto, console generale; AILLAUD Enrico, vice console.

BULGARIA

Sofia -MAGISTRATI Massimo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, primo segretario; PÈREGO, Carlo Alberto, primo segretario; PROFILI Giacomo, secondo segretario; VINCI Piero, terzo segretario; Koçi Atlante, segretario per gli affari albanesi; CoRDERO di MONTEZEMOLO Cesare, colonnello, addetto militare ed aeronautico; BESTAGNO Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale.

Cll..E (l)

Santiago -DEL Rossi DE LION NERO Pier Filippo, ambasciatore; MIGNONE Bartolomeo, consigliere; NAVARRINI Guido, primo segretario; GUASTONE BELCREDI Enrico, secondo segretario; PRATI R., capitano addetto militare aggiunto; ZAMPARI C., capitano di ·corvetta, addetto navale; TEMPESTI C., colonnello, addetto aeronautico.

CINA

Nanchino -TALIANI DE MARCHIO Francesco Maria, ambasciatore; STRANEO Carlo Alberto, consigliere; SPINELLI Pier Pasquale, primo segretario; PRUNAS Pasquale, secondo segretario; FERRAJOLO Raffaele, primo commissario tecnico per l'oriente; PRINCIPINI 0., colonnello, addetto militare ed aeronautico.

CROAZIA

Zagabria -CASERTANO Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GIUSTINIANI Raimondo, primo segretario; FRANCO Fabrizio, primo segretario; CIMINO Carlo, secondo segretario; MEscHINELLI Giuseppe, terzo segretario; MANCA DI VILLAHERMOSA Enrico, quarto segretario; RE Giovanni Carlo, colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico.

DANIMARCA

Copenaghen -DIANA Pasquale (2), inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CAPOMAZZA DI CAMPOLATTARO Benedetto, primo segretario; ARCHI PiO Antonio, primo segretario; MARRAS Efisio, generale di divisione (residente a Berlino), addetto militare; DE ANGELIS Carlo, capitano di vascello, addetto navale; TEucci Giuseppe, colonnello (residente a Berlino), addetto aeronautico.

FINLANDIA

Helsinki -GuARNASCHELLI Giovanni Battista (3), inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SEGANTI Vittorio, primo segretario; MoNTANARI Franco, secondo segretario; ROERO DI CoRTANZE Giuseppe, colonnello di cavalleria (residente a Stoccolma), addetto militare; CINI DI PIANZANO Corrado, capitano di corvetta (residente a Stoccolma), addetto navale; KLINGER Luigi, tenente colonnello (residente a Stoccolma), addetto aeronautico.

(l) -Il 20 gennaio 1943 Il Cile ruppe le relazioni diplomatiche. (2) -Fino al 19 dicembre 1942: Giuseppe SAPuPPO. (3) -Fino al 19 novembre 1942: Vincenzo CICCONARDI.

FRANCIA

Parigi -BuTI Gino, plenipotenziario politico; ZoPPI Vittorio, consigliere; DEL BALZO DI PRESENZANO GiUliO, primo segretario; SOARDI Carlo Andrea, primo segretario; PAVERI FONTANA Alberto, primo segretario; GHENZI Giovanni, secondo segretario; TALLARIGO Paolo, terzo segretario; BIONDO G., commissario consolare; ToMMASINI M., consigliere dell'emigrazione.

GERMANIA

Berlino -ALFIERI Dino, ambasciatore; BALDONI Corrado, primo consigliere; FECIA DI CossATO Carlo, secondo consigliere; CASARDI Alberico; primo segretario; NICHETTI Carlo, primo segretario; LANZA Michele, secondo segretario; MIZZAN Ezio, terzo segretario; EMo CAPODILISTA Gabriele, terzo segretario; DEL ToRso, Germanico, quarto segretario; GIRETTI Luciano, quarto segretario; BoLLA Luigi, quinto segretario; BENAzzo Agostino, quinto segretario; VALDETTARO DELLA RoccHETTA Luigi, quinto segretario; PISANI Salvatore, commissario consolare; LAMPERTICO Gaetano, consigliere dell'emigrazione; MARRAS Efisio Luigi, generale di divisione, addetto militare e capo della missione militare italiana in Germania; DE ANGELIS Carlo, contrammiraglio, addetto navale; TEucci Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

GIAPPONE

Tokio -INDELLI Mario, ambasciatore; JANNELLI Pasquale, consigliere; MAccHI DI CELLERE PiO, primo segretario; PIGNATTI MORANO DI CUSTOZA Girolamo, secondo segretario; SIMONETTI Diego, terzo segretario; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; PRELLI Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GHIGI Pellegrino, plenipotenziario d'Italia per la Grecia; VENTURINI Antonio, primo segretario; PRATO Eugenio, primo segretario; TAssoNI EsTENSE Alessandro, primo segretario; DE BosDARI Girolamo, primo segretario; GAETANI DELL'AQUILA D'ARAGONA Massimo, secondo segretario; GIUSTI DEL GIARDINO Justo, secondo segretario; DE STROBEL DI FRATTA E CAMPOCIGNO Maurizio, terzo segretario; PURI PuRINI Giuseppe, terzo segretario; RrccARDI Roberto, quarto segretario; VARALDA Maurilio Guglielmo, quarto segretario.

ffiLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MALASPINA Folchetto, primo segretario.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO

Hsin King -NEYRONE Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BERTONI Guido, colonello (residente a Tokio), addetto militare; BRUNETTI Nerio, colonnello (residente a Tokio), addetto aeronautico.

NORVEGIA

Oslo -SETTI Giuseppe, primo segretario, gerente per gli affari consolari; MARRAS Efisio, generale di divisione (residente a Berlino), addetto militare.

PAESI BASSI

L'Aja -FORNARI Giovanni, primo segretario, gerente per gli affari consolari.

PORTOGALLO

Lisbona -FRANSONI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LA TERZA Pierluigi, consigliere; GIARDINI Renato, primo segretario; SILJ Francesco, primo segretario; DALLA RosA PRATI Rolando, secondo segretario; MAcCAFERRI Franco, terzo segretario; MANZINI Raimondo, quarto segretario; MoNICO Umberto, contrammiraglio, addetto navale; TERRAGNI Vittorio Emanuele, colonnello, addetto militare.

ROMANIA

Bucarest -BovA ScoPPA Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FORMENTINI Omero, primo segretario; TORRELLA DI ROMAGNANO Raimondo, primo segretario; ALorsr DE LARDEREL Folco, secondo segretario; DE LuiGI Pier Giuliano, terzo segretario; BODINI Giuseppe, colonnello, addetto militare; BESTAGNO Giuseppe, capitano di vascello (residente ad Angora), addetto navale; DEL PoRTO Cesare, tenente colonnello, addetto aeronautico.

SANTA SEDE

Roma -GUARIGLIA Raffaele, ambasciatore; BABuscro Rrzzo Francesco, consigliere; FERRETTI Raffaele, primo segretario; CLEMENTI DI SAN MICHELE Raffaele, secondo segretario.

SERBIA

Belgrado -MAMELI Francesco Giorgio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SPALAzzr Giorgio, primo segretario; Gozzr Giorgio, primo segretario; BETTELONI Giovanni Lorenzo, secondo segretario; CHrusr Carlo, colonnello, addetto militare; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PIRODDI Mario, colonnello, addetto aeronautico.

SLOVACCHIA

Bratislava -CoRTESE Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE VERA D'ARAGONA Carlo Alberto, primo segretario; REVEDIN DI SAN MARTINO Giovanni, primo segretario; MARRAS Efisio, generale di divisione (residente a Berlino), addetto militare.

SPAGNA

Madrid -LEQUIO Francesco, ambasciatore; FRACASSI RATTI MENTONE Cristoforo, consigliere; STRIGARI Vittorio, primo segretario; SANFELICE DI MONTEFORTI Antonio, secondo segretario; FAVRETTI Luciano, terzo segretario; SIOTTO PINTOR Aureliano, quarto segretario; CARNEVALE Ottavio, colonnello di fanteria, addetto militare e ·capo della missione militare italiana in Spagna; BoNA Aristotile, capitano di vascello, addetto navale; FERRI Jorte, colonnello, addetto aeronautico.

SVEZIA

Stoccolma -RENZETTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GumoTTI Gastone, primo segretario; MAJOLI Mario, primo segretario; COLONNA DI PALIANO Guido, secondo segretario; ROERO DI CORTANZE Giuseppe, colonnello, addetto militare; DE ANGELIS Carlo, capitano di vascello (residente a Berlino), addetto navale; TEuccr Giuseppe, colonnello (residente a Berlino), addetto aeronautico.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ALESSANDRINI Adolfo, consigliere; ScoLA CAMERINI Giovanni, primo segretario; ToFFOLo Giovanni Battista, primo segretario; BoMBASSE! Giovanni, secondo segretario; BoccHINI Marcello, terzo segretario; MAssANEI Alessandro, quarto segretario; BIANCHI Tancredi, generale di brigata, addetto militare; GHIGLIA Elbano, maggiore, addetto aeronautico.

42 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. IX

THAILANDIA

Bangkok -CRoLLA Guido, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BRUGNOLI Alberto, primo segretario; GHÈ Alberto, capitano di vascello, addetto navale.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO Ottavio, ambasciatore; GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere; Lo FARO Francesco, primo segretario; D'AQUINO Alfonso, secondo segretario; DE GIOVANNI Luigi, terzo segretario; ZAVATTARI Edmondo, tenente colonnello, addetto militare; PONTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale; TRIMBOLI, tenente colonnello, addetto aeronautico.

UNGHERIA

Budapest -ANFuso Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FERRARIIS SALZANO Carlo, primo segretario; FARACE Ruggero, secondo segretario; FERRONE CAPANO Carlo, terzo segretario; 0RLANDI CONTUCCI Corrado, quarto segretario; VoLI Emilio, colonnello, addetto militare; NANNINI U., colonnello, addetto aeronautico.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 21 luglio 1942)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAZzo conte Galeazzo, ambasciatore.

GABINETTO DEL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera dei Fasci e delle Ciorporazioni e del Corpo Diplomatico -Udienze

Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: LANZA D'AJETA Blasco, primo segretario di legazione di prima classe. Capo della Segreteria Particolare: NATALI Umberto, console generale di prima classe.

Ufficio del Gabinetto: SETTI Giuseppe, primo segretario di legazione di seconda classe; MAZIO Aldo Maria, LUCIOLLI Mario, DE NOVELLIS Gennaro, FARACE Alessandro, consoli di terza classe; POMPEI Gianfranco, vice console di seconda classe; PROFILI Mario, addetto consolare.

Ufficio della Segreteria: BELLIA Franco, console di seconda classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino; MaNDELLo Mario, vice consoli di seconda classe.

ALLE DIPENDENZE DEL GABINETTO DEL MINISTRO

Direttore generale per gli affari concernenti la Grecia, il Montenegro, la Dalmazia, la Slovenia, la Croazia, l'armistizio ed i confini: PIETROMARCHI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe.

Segretari: BALDONI Corrado, consigliere di legazione; CAVALLETTI Francesco, DE BOSDARI Girolamo, PLETTI Mario, consoli di seconda classe; CITTADINI CESI Gian Gaspare, THEODOLI Livio, CIRAOLO Giorgio, Ducci Roberto, consoli di terza classe; Russo Augusto, BAsso Maurizio, DE FERRARI Giovanni Paolo, PASCUCCI RIGHI Giulio, Vice consoli di prima classe; GUAZZARONI Cesidio, addetto consolare.

UFFICIO ALBANIA

Capo ufficio: CoRRIAS Angelino, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: SoLARI Pietro, console di seconda classe; STAMPA Guidobaldo, vice console di seconda classe; ToNci OTTIERI DELLA CIAIA Francesco, addetto consolare; CusANI Giovanni, vice segretario per i servizi tecnici.

A disposizione dell'ufficio: SADIK Hito, segretario di terza classe nel ruolo per gli affari albanesi; EvANGJELI Jani, vice segretario di seconda classe nel ruolo per gli affari albanesi; VRIONI Alì, addetto nel ruolo per gli affari albanesi.

CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Visite e passaggi di Capi di Stato e autorità estere -Elenco precedenze e Alte Dignità Nazionali -Lettere reali Credenziali -Exequatur -Pieni poteri -Gradimenti -Personale e Uffici consolari esteri in Italia -Elenchi del corpo diplomatico estero e dei consoli esteri nel Regno -Onorificenze nazionali, albanesi ed estere Franchigie doganali, immunità e privilegi -Passaporti diplomatici e di servizio stranieri -Passaporti diplomatici, di R. servizio e ordinari di nazionali -Autorizzazioni di espatrio -Carte di identità, carte annonarie ecc. per il Corpo Diplomatico ed i Consoli esteri nel Regno.

Capo del Cerimoniale a i.: BELLARDI Ricci Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Capo ufficio: PANSA Mario, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: SALLIER DE LA TouR CoRro Paolo, primo segretario di legazione di prima classe; DALLA RosA PRATI Rolando, console di seconda classe; MoNTANARI Franco, BARBOGLIO Francesco, MAYR Giovanni, MASSIMO LANCELLOTTI Paolo Enrico, addetti consolari; NATALE Antonio, segretario per i servizi tecnici.

A disposizione dell'ufficio: GUERRINI MARALDI Agostino, console di prima classe.

COLLEGAMENTO COMANDO SUPREMO STATO MAGGIORE GENERALE

ScAMMACCA Michele, consigliere di legazione; PALAZZI CATTANEO Ernesto, segretario per i servizi tecnici.

UFFICIO PUBBLICAZIONI ARCHIVIO STORICO E GENERALE, BIBLIOTECA

Pubblicazioni -Archivio storico -Archivio generale -Biblioteca.

Capo ufficio: ToscANI Angelo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe. Addetto all'ufficio: LANDINI Amedeo, console generale di prima classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI DI EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: VITETTI Leonardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe.

Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista (1), inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Addetti alla direzione generale: Rossi LONGHI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe; GALLI Guido, console generale di seconda classe; MEsSERI Girolamo, vice console di prima classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Portogallo -Protettorato di Boemia e Moravia San Marino -Spagna -Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo ufficio: CARISSIMO Agostino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Segretari: CoNFALONIERI Giuseppe Vitaliano, primo segretario di legazione di prima classe; SANFELICE Antonio, console di terza classe; DE MICHELIS Paolo, vice console di prima classe.

(l) Dal 20 novembre 1942 fu sostituito da Alberto Rossr LONGHI.

UFFICIO II

Bulgaria -Romania -Serbia -Slovacchia -Turchia -Ungheria -Affari concernenti le Isole italiane dell'Egeo.

Capo ufficio: BORGA Guido, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: DELLA CHIESA D'ISASCA Renato, console di terza classe; CERULLI IRELLI Giuseppe, console di terza classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana.

Capo ufficio: GUARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

Segretari: MELLINI PoNcE DE LEON Alberto, primo segretario di legazione di prima classe; CARACCIOLO Roberto, console di terza classe; FRANZI Mario, addetto consolare.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede

Capo ufficio: VANNI D'ARcHIRAFI Francesco Paolo, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretario: MACCHI DI CELLERE Francesco, primo segretario di legazione di seconda classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI

Diretore generale: PRUNAS Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Vice Direttore generale: FoRNARI Giovanni, primo segretario di legazione di prima classe.

UFFICIO I

Africa (eccetto i paesi di competenza di altri Uffici).

Capo ufficio: GOBBI Giovanni, console di prima classe. Segretario: N. N.

UFFICIO II

Asia (eccetto i paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania.

Capo ufficio: FoRNARI Giovanni, predetto. Segretari: BouNous Franco, GuADAGNINI Piero, consoli di terza classe.

UFFICIO III

America del Nord.

Capo ufficio: Muzi FALCONI Filippo, primo segretario di legazione di seconda classe.

Segretario: N. N.

UFFICIO IV

America Latina.

Capo ufficio: CONTI Mario, primo segretario di legazione di seconda classe. Segretario: ToscANI MILLO Antonio, vice console di prima classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VIDAU Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Vice Direttore generale: DE AsTIS Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO I

Istituti internazionali -Conferenze e congressi internazionali -Coordinamento culturale.

Capo ufficio: DE AsTis Giovanni, predetto. Segretari: MAcCOTTA Giuseppe, PIERANTONI Aldo, vice consoli di prima classe.

UFFICIO II

Coordinamento militare, navale ed aeronautico -Missioni militari -Commissione suprema di difesa -Materiali da guerra.

Capo ufficio: GALLINA Vitale, primo segretario di legazione di seconda classe. Segretari: MoLAJONI Paolo, addetto consolare.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo ufficio: LANZARA Giuseppe, console generale di seconda classe. Segretario: BENZONI Giorgio, console di prima classe.

UFFICIO IV

Affari riservati.

Capo ufficio: GUGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

Segretari: MoNTECCHI Romeo, console di prima classe; MARESCA Adolfo, vice console di prima classe; BEVILACQUA Michele, ispettore capo per i servizi tecnici; CoRsi Fernando, ispettore per i servizi tecnici.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Schedari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico -Sezione geografica.

Capo ufficio: MoscATI Riccardo, console di prima classe. Segretario: CHIUSANO Vittorio, console di terza classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno.

Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

UFFICIO I

Affari Generali -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congresst, Esposizioni.

Capo ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione.

Segretari: ANTINORI Orazio, console di seconda classe; LIBOHOVA Ali Neki, addetto consolare; VALLE Antonio, segretario per i servizi tecnici.

UFFICIO II

Commercio coi paesi di Europa e del Mediterraneo.

Capo ufficio: LA TERZA Pierluigi, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: Gozzi Giorgio, console di seconda classe; DAINELLI Luca, vice console di seconda classe.

UFFICIO III

Commercio transoceanico.

Capo ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto. Segretario: FoRMICHELLA Giovanni, console di prima classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore generale: DE Cwco Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe, Consigliere Nazionale, Segretario dei Fasci all'Estero

Vice Direttore generale: CAROSI Mario, console generale di seconda classe.

UFFICIO I

Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza -Soccorsi giornalieri alle famiglie, residenti all'estero, dei militari alle armi.

Capo ufficio: Lo SAVIO Pio, console di seconda classe. Segretario: TEDEsco Pietro Paolo, ispettore capo per i servizi tecnici.

UFFICIO II

Scuole all'estero -Attività culturali -Istituti di Cultura.

Capo ufficio: CAROSI Mario, predetto. Segretario: NASI Giovanni Maria, console di seconda classe.

UFFICIO III

Lavoro italiano all'Estero.

Capo ufficio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo per i servizi tecnici.

Segretari: MAsi Corrado, ispettore superiore per i servizi tecnici; MANCA Elio, ispettore capo per i servizi tecnici; CANNONE Niccolò, ispettore per i servizi tecnici; DINI Ottavio, ispettore per i servizi tecnici; LEONE Antonio, segretario per i servizi tecnici.

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Assistenza legale -Assistenza amministrativa e sociale -Danni di guerra e attari economici e valutari connessi -Consulenza giuridica -Legalizzazioni.

Capo servizio (1): MAccOTTA Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima classe.

(l) Con rango di Direttore Generale.

SEZIONE la

Affari Privati (esclusi quelli di competenza della Sezione 3a) relativi ai Paesi dell'Europa e del Mediterraneo.

Capo sezione: VATTANI Mario, console di seconda classe. Segretario: N. N. Addetto alla sezione:

SPAGNOLETTI Luigi, giudice.

SEZIONE 2a

Affari Privati (esclusi quelli di competenza della Sezione 3a) relativi ai Paesi Transoceanici.

Capo sezione: Dr RovAsENDA Vittorio, consigliere di legazione. Segretario: N. N.

SEZIONE 3a

Danni di guerra ed affari economici e valutari connessi -Pensioni del Governo italiano o di Enti italiani a connazionali all'Estero -Pensioni a carico di Governi nemici.

Capo sezione: MrNNITr Ettore, console di seconda classe. Segretario: VAGNETTI Leonida, ispettore superiore per i servizi tecnici. Addetti alla sezione:

ELES Emilio, console generale; ToRRES Oreste, commissario consolare di terza classe. Consulenza giuridica: BENEDETTI Dante, sostituto Procuratore generale di Corte d'Appello.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA

Direttore generale: DEL DRAGo Marcello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe. Vice Direttore generale: GRossARDr Antonio, console generale di prima classe. Consigliere giuridico: ALBERTAZZI Enrico, primo presidente onorario della Corte di Cassazione. Addetti alla Direzione generale: RosTAGNO Domenico, ispettore generale per i servizi tecnici; EMILIANI Luigi, commissario consolare di terza classe.

UFFICIO I

Ufficio del Personale

Questioni di carattere generale relative all'organizzazione ed al funzionamento del Ministero degli Affari Esteri, degli Uffici dell'Amministrazione Centrale, degli Uffici periferici del Regno, degli Uffici all'estero e delle carriere dipendenti.

Personale delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri (escluso il personale delle scuole italiane all'estero) -Personale appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio, salariato, cottimisti e di servizio.

Addetti militari, navali, aeronautici, commerciali, stampa e loro Uffici -Personale c,onsolare di seconda categoria -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatico-consolari.

Tesseramento P.N.F. -Premi squadrismo -Tessere riconoscimento -Passaporti diplomatici, di servizio ed ordinari (Ordine di servizio n. 6 del 1° aprile 1941-XIX) -Libretti e richieste ferroviarie.

Capo ufficio: CAPECE GALEOTA Giuseppe, primo segretario di legazione di prima classe.

Segretari: RoBERTI Guerino, PEscATORI Federico, consoli di seconda classe; ALVERÀ Pier Luigi, vice console di prima classe; SELVAGGI Vincenzo, vice console di seconda classe; lEZZI Alberto, addetto consolare; CIOTTI Luigi, segretario per i servizi tecnici.

UFFICIO II

Crittografico

Capo ufficio: MARZIANI Luigi, ispettore generale capo per servizi tecnici. Segretario: GRANDINETTI Eugenio, ispettore superiore per i servizi tecnici.

UFFICIO III

Edifici demaniali e non demaniali per uso dei RR. Uffici all'estero. Acquisto, vendita, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, miglioramento, arredamento, assicurazioni, inventari, contratti, ecc.

Capo ufficio: AssERETO Tommaso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di seconda classe.

Segretario: FossATI Mario, vice ispettore per i servizi tecnici.

UFFICIO IV

Ufficio amministrativo. Bilancio -Assegni ed indennità varie al personale del Ministero e carriere dipendenti -Interpretazione della tariffa consolare Fondazioni varie -Spese per Commissioni, Consigli e Comitati, missioni ed incarichi, contributi ad istituzioni diverse -Rimpatri militari e nazionali indigenti -Sussidi vari -Fitti, arredamento e manutenzione delle sedi allo estero, fitti locali Amministrazione Centrale e Uffici periferici -Spese per i servizi tecnici -Spese cancelleria, illuminazione e riscaldamento dei RR. Uffici all'estero -Revisioni relative contabilità -Contabilità speciali -Liquidazione fatture fornitori vari -Spese per corrispondenza postale e telegrafica; per trasferimenti; per missioni all'estero ed all'interno; per viaggi in corriere e trasporti; per contributi ad Enti vari; per congressi e conferenze Liquidazione di pensioni -Assicurazioni personale avventizio.

Capo ufficio: BoLLATI Attilio, console generale di seconda classe.

Segretari: LIVINALI Alessandro, ispettore dei commissari consolari; BLANDI Silvio, ispettore capo per i servizi tecnici.

UFFICIO STRALCIO AMMINISTRATIVO S.S.A.A.

Capo ufficio: BERTUCCIOLI Romolo, console generale di seconda classe. Segretario: CERACCHI Giuseppe, commissario consolare di prima classe.

UFFICIO V

Movimento della corrispondenza e dei valori, loro registrazione ed assegnazione -Valige e corrieri diplomatici -Viaggi del personale -Tipografia riservata.

Capo ufficio: GRossARDI Antonio, predetto. Segretario: Busi Gino, console di prima classe.

Tipografia riservata Direttore tecnico ed amministrativo: BERNI Fedele.

UFFICIO VI

Cifra

Capo ufficio: PERVAN Edoardo, console generale di prima classe.

Segretari: ToRNIELLI DI CRESTVOLANT Carlo Cesare, console di prima classe; LoGoLuso Antonio, CIMINO Carlo, consoli di terza classe; MANZO Ciro, commissario consolare di quarta classe; PoLLICI Dante, vice commissario tecnico per l'Oriente di prima classe; MARCHIONI Pietro, ispettore superiore per i servizi tecnici.

SERVIZIO INTENDENZA

Collegamenti con le Direzioni Generali del Ministero per l'assegnazione e l'organizzazione dei rispettivi uffici -Servizi tecnici ed amministrativi relativi alla gestione, alla manutenzione ed all'arredamento di tutti gli stabili ad uso dell'Amministrazione Centrale e 'degli Uffici dipendenti nel Regno -Esercizio e manutenzione degli automezzi -Ufficio del Consegnatario -Cust,odia ed arredamento della sede del Ministero -Telefoni -Marche consolari e passaporti -Deposito e distribuzione cancelleria, stampati e materiale vario -Magazzino -Uniformi di servizio del personale di ruolo.

Capo servizio: PATRIZI DI RIPACANDIDA Ernesto, console di seconda classe. Segretario: N. N.

UFFICIO STRALCIO DELL'EX SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI OPERE PUBBLICHE ED INDUSTRIALI

Capo ufficio: GIORGI Guido, ispettore generale del Ministero delle Corporazioni. Segretario: N. N.

RAGIONERIA CENTRALE

Direttore capo della ragioneria: CROCE Paolina.

UFFICIO AFFARI GENERALI E PERSONALE

Affari Generali -Personale della Ragioneria Centrale -Apertura e assegnazione del corriere -Esame dei provvedimenti da sottoporre al Ministero delle Finanze ed in genere di tutti quelli aventi comunque effetti finanziari -Documenti finanziari riepilogativi e situazioni periodiche -Riassunto degli elementi per la preparazione degli stati di previsione dell'entrata e della spesa e relative variazioni -Conto consuntivo, parte finanziaria e parte patrimoniale -Esame degli inventari -Riscontro del Giornale di cassa per le gestioni di bilancio ed extra bilancio -Conto corrente infruttifero col Tesoro dello Stato -Partitario dei depositi ricevuti dai privati -Contabilità speciali -Registrazione dei valori provenienti dall'estero, sia direttamente, sia a mezzo Banche corrispondenti -Riscontro dei valori non monetari e degli effetti in deposito, presso il Cassiere del Ministero Operazioni relative al finanziamento dei RR. Uffici all'estero; accettazLone delle tratte emesse dai titolari di essi e registrazione delle aperture di credito -Conto corrente con il Contabile del Portafoglio e conti dei relativi capitoli di entrata e di spesa della categoria -Movimento di capitali Servizio di archivio e copia.

Capo ufficio: DE ANNA Giuseppe, direttore capo divisione.

Capo Sezione: Tosi Emilio.

Segretario: ZICARI Eugenio, primo segretario.

DIVISIONE I

Revisione e controllo delle spese di competenza della Direzione Generale del Personale -Decreti, mandati, rendiconti -Competenze e pensioni relative a tutto il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri escluso quello delle Scuole italiane all'Estero -Liquidazione ed approvazione delle contatabilità per le spese relative agli uffici di emigrazione -Tenuta dei conti impegni e delle scritture partitarie e riassuntive relativi ai servizi suddetti -Emissione e registrazione dei mandati.

Direttore capo divisione: TARINI Ugo. Capo sezione: N. N. Segretari: OccHIONERO Matteo, primo segretario: URBANI FALLANI Velia, ragioniera.

DIVISIONE II

Scritture riguardanti il patrimonio dell'ex tondo dell'emigrazione -Revisione e controllo delle spese per la difesa dell'italianità all'estero, per la fondazione «Figli del Littorio » e per il rimpatrio degli Italiani all'estero -Riscontro degli atti aministrativi e servizio cambiario per le scuole italiane all'estero -Locali scolastici e demaniali all'estero -Gestioni speciali e scritture relative -Revisione, approvazione e liquidazione delle spese indicate nelle contabilità scolastiche mensili e varie -Tenuta degli impegni e scritture partitarie riassuntive per il servizio delle scuole italiane all'estero e per la difesa dell'italianità, ecc. -Monte pensione dei maestri elementari Emissione e registrazione dei mandati di pagamento relativi ai suddetti servizi.

Direttore capo divisione: Tuzì Alberto. Capo sezione: VoLPE Mario, consigliere (reggente). Segretario: GARGANO Guglielmo, primo segretario.

DIVISIONE III

Revisione, aprovazione e liquidazione delle contabilità dei RR. Uffici diplomatici e consolari all'estero, nonché di quelli di pubblica sicurezza di confine Contabilità degli agenti della riscossione -Conti giudiziali -Servizio marche consolari -Accertamento, riscossione e versamento delle entrate disposte dalla legge e dal regolamento dell'Emigrazione -Servizio delle marche da applicarsi sugli atti di arruolamento -Tenuta degli impegni relativi alle spese di funzionamento dei RR. Uffici all'estero, emissione e registrazione dei mandati di pagamento -Conti correnti del personale diplomatico e consolare in dipendenza delle gestioni all'estero -Esame dei rendiconti di spesa sulle aperture di credito e sugli ordini di accreditamento -Liquidazione dei conti delle Società di navigazione per il rimpatrio dei nazionali indigenti -Revisione bilanci e contabilità del Possedimento delle Isole Italiane dell'Egeo.

Diretore capo divisione: AsBOLLI Attilio, capo sezione (reggente).

Capo sezione: RoMANO Giuseppe, consigliere (reggente).

Segretari: CATANIA Antonino, primo segretario; MAURo Sebastiano, segretario.

DIVISIONE IV

Vigilanza e controllo sugli impegni e sui pagamenti riguardanti le spese di competenza dell'Ufficio Albania e Montenegro -Tenuta delle scritture relative -Competenze al personale della Luogotenenza Generale in Albania Revisione, liquidazione e approvazione delle contabilità delle spese dei RR. Uffici diplomatici e consolari e dei servizi scolastici interessanti l'Albania -Esame dei provvedimenti di carattere finanziario e delle proposte di variazioni relativi ai capitoli di spesa per l'Albania -Bilancio di previsione -Rendiconto consuntivo -Previsione di cassa e statistiche varie riguardanti le spese stesse.

Direttore capo divisione: BrscoNTI Alfredo, capo sezione (reggente). Capo sezione: N. N. Segretari: BALDI Leo, primo segretario; ASTARITA Adriano, vice segretario.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 31 dicembre 1942)

Afghanistan: Abdul SAMAD Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MoHAMMED ALì Khan, primo segretario.

Argentina: Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETC AsTENGo, consigliere; Horacio GARCIA Tu:NoN, colonnello, addetto militare ed aeronautico; Guido CoMoLLI, consigliere commerciale.

Bulgaria: Detchko KARADJOFF, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Anton KARANDJULOFF, consigliere; Ivan ENTCHEV, secondo segretario; Konstantin OzouNSKY, colonnello di S. M., addetto militare, aeronautico e navale; Vitan GHEORGHIEV, addetto per la stampa; Simeon BLAsKov, consigliere commerciale.

Cile (1): Ramon BRIONES Luco, ambasciatore; Jorge BARRIGA ERRAZURiz, consigliere; Osvaldo VALENCIA, colonnello, addetto militare; Adalberto FERNANDEZ, maggiore d'aviazione, addetto aeronautico; Miguel RiosEco, addetto; Vietar VILLAGRAN, addetto.

Cina: N. N.

Croazia: Stiepo PERié, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Antun SuGJA, consigliere; Nikola RusiNOVIé, consigliere; Janko VERNié, maggiore di cavalleria, addetto militare; Luigi SIMURINO, maggiore, addetto aeronautico; Ivan DuBRAVCié, addetto commerciale; Antun NIZETEO, segretario addetto speciale per le relazioni culturali; Josip ZAPPALORTO, segretario; Ante VIKARIO, segretario; Antun PETEK, segretario; Zvonimir CICHLAR, addetto stampa; Antonio BoROZAN, segretario.

(l) Il 20 gennaio 1943 !l Cile ruppe le relazioni diplomatiche.

Danimarca: Otto WADSTED, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Tage BULL, consigliere; Hans BERTELSEN, segretario.

Finlandia: Onni TALAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Olavi SAIKKU, segretario; Kuno JANARMO, tenente colonnello, addetto militare, incaricato delle funzioni di addetto navale e aeronautico.

Germania: Hans Georg von MACKENSEN, ambasciatore; Otto von BisMARCK, ministro plenipotenziario; Johann von PLESSEN, ministro plenipotenziario, consigliere; Max Ritter von POHL, generale di squadra aerea, addetto aeronautico; Enno von RINTELEN, generale di divisione, addetto militare; Werner LowiSCH, contrammiraglio, addetto navale; Wilhelm OTZEN, colonnello, secondo addetto militare; Herbert von VELTHEIM, colonnello, secondo addetto aeronautico; Bruno STILLER, consigliere di prima classe; Emil EHRICH, consigliere di prima classe; Hamilkar HOFMANN, consigliere di prima classe; Hans MoLLIER, consigliere di prima classe, addetto per la stampa; Giinther BocK, consigliere di prima classe; Ulrich DOERTENBACH, consigliere di prima classe; Gerhard PRETZELL, tenente colonnello, addetto militare aggiunto; Heinz HEGGENREINER, tenente colonnello, addetto militare aggiunto; Hubert ScHWENCKE, ingegnere con rango di tenente colonnello, addetto aeronautico aggiunto; Hans Joachim ritter von REICHERT, consigliere; Friedrich GRAEFF, consigliere, addetto commerciale; Harald LEITHE-JASPER, consigliere; Wolfang Mii'LLER-CLEMM, maggiore, addetto aeronautico aggiunto; Kurt HEINTZ, capitano di corvetta, addetto navale aggiunto; Walter von KAMPTz-BoRKEN, capitano di corvetta, addetto navale aggiunto; Herbert KAPPLER, maggiore della S. S., commissario; Cari Cristoph von BuLOw, maggiore, addetto militare aggiunto; Hans Joachim WENDENBURG, segretario; Fritz Wussow, segretario; Eberhard RITTER, segretario.

Giappone: Shiurokuro HIDAKA, ambasciatore; S. KAsE, consigliere; Moriakira SHIMizu, colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Kintaro MASE, primo segretario; Toyo MITUNOBU, capitano di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina; Masatake GoNno, tenente colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico per l'esercito aggiunto; Tokitj SAIDA, segretario commerciale; Mikio OHKAWA, tenente colonnello di S. M., addetto aeronautico per l'esercito e militare aggiunto; Yukio KADOOKA, tenente colonnello di S. M., addetto aeronautico per l'esercito e militare aggiunto; Dengo YAMANAKA, capitano di corvetta, addetto navale ed aeronautico per la marina aggiunto; Hiroto SHIBA, maggiore tecnico, addetto militare aggiunto; Kenso lNOUYE, terzo segretario; Masahide KANAYAMA, terzo segretario; Tomoyosi SIRAHATA, addetto; Noboru SUGIURA, addetto; Yoshikazu KANAKURA, addetto.

Irlanda: Michael MAc WHITE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Denis R. McDONALD, segretario.

Manciukuo: Lo CHEN PANG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Akio MISHIRO, consigliere; Atsushi l TOGA, segretario.

43 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. IX

Monaco: Fernand CoUGET, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Portogallo: José LoBo D'AviLA LIMA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; José PEDRoso DE LIMA, segretario.

Romania: Basilio GRIGORCEA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mihai CÀMÀRÀSCEscu, consigliere; Mihai CORBULEANU, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico; Nicolae ANTONEscu, capitano di fregata, addetto navale (residente a Berlino); Constantin ENEscu, consigliere commerciale e delegato della Romania al comitato permanente dell'Istituto Internazionale d'Agricoltura; Vladimir IoNEscu, consigliere di stampa; Sever PoP, consigliere culturale; Constantin CESIANU, segretario; Nicolae TIMIRAS, segretario; Horia GEORGEscu, segretario; Ion CRISTEscu, capitano di marina, addetto navale aggiunto; Leon HANTZIU, capitano pilota, addetto aeronautico aggiunto; Ion GHERGHEL, segretario di stampa; Virgil VÀTASANU, segretario culturale; Teodor IvANOVICI, addetto commerciale.

Santa Sede: monsignor Francesco BoRGONGINI DucA, areivescovo di Eraclea, n unzio apostolico; monsignor Ambrogio MARCHIONI, primo segretario; monsignor Giuseppe PAUPINI, secondo segretario.

Slovacchia: Bohdan GALVÀNEK, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Stefan JURECH, tenente colonnello, addetto militare; Jozef KrRsCHBAUM, consigliere; Frantisek STEVEK, addetto.

Spagna: N. N., ambasciatore; Eduardo GRorzARD, ministro plenipotenziario, consigliere, incaricato d'affari ad interim; José Mu:Noz VARGAS, conte di Bulnes, ministro plenipotenziario aggiunto; Rafael FoRNS, primo segretario; Ramon PADILLA, primo segretario; Fedro LoPEz GARCIA, primo segretario; Emilio HARnrssoN, secondo segretario; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di S. M., addetto militare; Alvaro EsPINOSA DE LOS MONTERos, capitano di vascello, addetto navale; Luis NAVARRO, tenente colonnello di aviazione, addetto aeronautico; Mario DRENA, maggiore di aviazione, addetto aeronautico aggiunto; Antonio MosQUERA, addetto commerciale; Rafael Mu:Noz, addetto commerciale aggiunto; Luis GoNZALES ALoNso, addetto per la stampa; Manuel CARRAsco, addetto culturale (residente a Bologna); José de la GANDARA, addetto; Manuel HALKON, addetto.

Svezia: Joen LAGERBERG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Torsten HAMMARSTROM, consigliere; Harry WESTER, maggiore di artiglieria, addetto militare e aeronautico; O. H. L. HAMMARGREN, capitano di corvetta, addetto navale ed aeronautico per la marina (assente); Goran RYDING, addetto; Cari Henrik VON PLATEN, addetto; S. 0. Olof LANDENIUS, tenente di artiglieria, addetto militare aggiunto.

Svizzera: Louis H. MrcHELI, consigliere, incaricato d'affari ad interim; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, comandante di brigata, addetto militare e aeronautico; Peter von SALIS, consigliere; Bernard MALLET, primo segretario; Max TROENDLE, primo segretario, incaricato degli affari commerciali; Arturo MARCIONELLI, segretario; Otto SEIFERT, segretario; Oscar ROSSETTI, addetto; Fritz BuRKHALTER, primo tenente, addetto militare aggiunto.

Thailandia: Bahiddha NAVARAJ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Mom SNIDVONGSSENI, colonnello di S. M., addetto militare, navale ed aeronautico; Phra VIcHITR NAVI, capitano di vascello, addetto navale Luang CHIARA WoLAKARN, capitano di vascello, addetto navale aggiunto; Khun BIBIDH VIRAJJAKAR, secondo segretario; Xem DIBAKOMUDA, terzo segretario.

Turchia: Huseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Nureddin VERGIN, primo segretario; Adnan KuRAL, primo segretario; Fuat lNAL, addetto commerciale; Arif KoRAL, capitano di S. M., addetto militare ed aeronautico aggiunto; Sadun TEREM, secondo segretario; Fuat KEPENEK, terzo segretario; Mahmut Nedim HAYIROGLU, addetto per la stampa.

Ungheria: Zoltan MARIAssY de Markus e Batizialva, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Gabriele PAPP DE OVAR, consigliere di seconda classe; Felice DE PoGRANYI-NAGY, consigliere di seconda classe; Dionisio DE NEMESTÒTHY, segretario di prima classe; Oberto PALLAVICINI, segretario; Stefano HuszKA, addetto per la stampa; Antonio PALL, addetto culturale; Vitéz Ladislao SzAsò, generale di S. M., addetto militare e aeronautico (assente); Ladislao RAKOLCAI, tenente colonello di S. M., addetto militare ad interim; Elemér TÒTH, tenente colonnello, addetto aeronautico aggiunto; Eugenio Vitez DE PuY, addetto militare aggiunto.